Luca 4:18: L’unzione dello Spirito Santo su Gesù Nel silenzio di un momento di riflessione, immaginiamo di essere ai margini di un villaggio polveroso della Galilea. Un uomo si alza per leggere le Sacre Scritture in una sinagoga. Le sue parole risuonano con una potenza che travalica i confini del tempo. Non è una semplice lettura: sono parole di speranza, di liberazione, di salvezza. Gesù sta dichiarando la Sua missione divina, per questo motivo lo Spirito, cioè lo Spirito Santo (cfr. per esempio Luca 3:22; 4:1; Atti 10:38) era su di Lui. L’unzione dello Spirito Santo, non era un dettaglio marginale, ma il cuore pulsante della Sua vita. Non era un accessorio, ma l’essenza stessa della Sua identità e del Suo ministerio. Ogni guarigione, ogni insegnamento, ogni momento profetico scaturiva dalla Sua immediata e continua unzione. Lo Spirito Santo non era una presenza passiva, ma una potenza dinamica ed efficace.
2 Cronache 7:14: La via della benedizione di Dio.
"se il mio popolo, sul quale è invocato il mio nome, si umilia, prega, cerca la mia faccia e si converte dalle sue vie malvagie, io lo esaudirò dal cielo, gli perdonerò i suoi peccati, e guarirò il suo paese".
Queste parole sono una risposta alla preghiera di Salomone (2 Cronache 6:26-31). Salomone terminò di costruire il tempio del Signore. Poi il Signore gli apparve e gli disse che quando non avrebbe mandato la pioggia (a causa dei loro peccati 2 Cronache 6:26), quando avrebbe mandato le locuste per divorare il paese, o la pestilenza (2 Cronache 7:11-13), se il suo popolo si umilierà, pregherà, cercherà la sua faccia e si convertirà dalle sue vie malvagie, Dio lo esaudirò dal cielo, gli perdonerà i suoi peccati, e guarirà il suo paese.
Dio promette di esaudire la preghiera, il perdono dei peccati, e la guarigione del paese (benedizione, pace e prosperità).
Questo è meraviglioso, ma ci sono delle condizioni. Il v. 14 ci parla dell'intensità e della sincerità con cui il popolo di Dio deve desiderare e cercare Dio. Dio non approva, non si fa trovare e benedice chi lo cerca con forme esteriori, con rituali formali (cfr. Isaia 1:10-15; Geremia 7:1-15; Amos 5:21-24; Michea 3:9-12).
Queste istruzioni servono a chiarire che il popolo di Dio deve andare al di là del ritualismo, del formalismo religioso.
In primo luogo vediamo che il popolo di Dio deve umiliarsi.
Questo significa riconoscere il peccato e riconoscere la nostra dipendenza totale da Dio (2 Cronache 12:1, 6-7; 32:26; 33:12-20; Matteo 18:4; Giacomo 4:6,10; 1 Pietro 5:5-6).
In secondo luogo il popolo di Dio deve pregare.
Questo termine generico è spesso associato per invocare Dio per chiedere aiuto nel momento del bisogno (2 Cronache 14:8-11; 18:31; 20:6-24; Efesini 6:18; Filippesi 4:6; 1 Tessalonicesi 5:17).
In terzo luogo il popolo di Dio deve cercare la faccia di Dio.
“Cercare” ha una connotazione di culto e di ricerca del favore di Dio con tutto il cuore ( 2 Cronache 11:16; 15:3-4,15;20:4).
Dio deve essere cercato e messo al primo posto (Matteo 6:33; Esodo 20:2-3).
In quarto luogo il popolo deve convertirsi dalle sue vie malvagie.
La devozione a Dio deve essere dimostrata con una vita trasformata. La conversione è allontanarsi dal male e un atto di svolta verso qualcuno, in questo caso verso Dio (2 Cronache 15:4; 24:19; 30:6; Atti 3:19; 26:18-20).
Noi possiamo trovare in questo versetto un ammonimento e incoraggiamento. Dio è severo verso il peccato e giudica i peccatori, ma nello stesso tempo se ci umiliamo davanti a Lui, se lo preghiamo, se cerchiamo la sua faccia sinceramente, se ci convertiamo veramente a Lui, c’è la Sua benedizione.