Luca 17:7-10:La parabola del servo devoto.
Gesù continua a rivolgersi ai discepoli (Luca 16:1; 17:1), alla presenza dei farisei (Luca 16:14) che potevano ancora ascoltare ciò che diceva in questa parabola.
Gesù ha in mente quegli scribi e farisei che erano ossessionati dall'essere onorati (cfr. Matteo 23:5-7; Luca 20:46-47).
Ma, questa parabola è un’esortazione per i Suoi discepoli.
C'era il pericolo che i Suoi potessero diventare arroganti e orgogliosi.
Allora, Gesù ha detto questa parabola come un avvertimento contro l'orgoglio spirituale.
Gesù prima aveva parlato di non scandalizzare i piccoli, aveva parlato di perdono, e poi risponde alla richiesta degli apostoli di aumentare loro la fede.
Gesù dice loro che se avessero fede quanto un granello di senape, possono sradicare con la parola un sicomoro e piantarlo nel mare (Luca 17:1-5).
Riferendosi a questa fede e a questa parabola Leon Morris scrive: “Quando si ha una tale fede si può essere tentati di cadere nell’orgoglio spirituale. Gesù insegna l’umiltà ricordando qual era il normale modo di agire verso gli schiavi.”
Quindi nell’avere quella fede che ci fa compiere azioni importanti per Dio, ci può essere il grande pericolo dell’orgoglio spirituale, il pericolo di ricercare l’onore, o il pretendere un riconoscimento.
Così Gesù richiama all’umiltà, e chi è umile rifiuta l'onore degli uomini.
Gesù in questa parabola usa una situazione sociale che i suoi ascoltatori ben conoscevano: uno schiavo che apparteneva e lavorava per un padrone ogni giorno (“ara” e “bada” sono al presente attivo).
Gesù non fa commenti sull'ingiustizia dell'istituzione della schiavitù, ma semplicemente attinge da questa realtà quotidiana per presentare una verità spirituale, per insegnare ai Suoi discepoli l’umiltà.