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Bibbia

"La Bibbia, l'intera Bibbia e nient'altro che la Bibbia è la religione della chiesa di Cristo".
C. H. Spurgeon

La Parola incarnata


Giovanni 1:14-18: La Parola incarnata.

Una notte d'inverno rigido un agricoltore sentì un suono martellante contro la porta della cucina. Andò alla finestra a guardare e vide dei passeri infreddoliti che cercavano di entrare in casa  perché attratti dal calore interno. L'agricoltore si è coperto uscì e cercò di togliere la neve fresca per aprire la stalla per fare entrare quegli uccelli in difficoltà. Accese le luci, gettò un po’ di fieno in un angolo, e disseminò una scia di cracker sbriciolati verso il fienile per farli entrare, ma i passeri nascosti nel buio avevano paura di lui. Ha tentato varie tattiche: spingerli da dietro verso la stalla, gettando le briciole in aria verso di loro, ritirandosi a casa sua per vedere se andavano nella stalla da soli. Niente ha funzionato, gli uccelli erano terrorizzati e non riuscivano a capire che l’agricoltore stava cercando di aiutarli. Si ritirò a casa sua a guardare i passeri attraverso una finestra e mentre guardava quei passeri, un pensiero lo ha colpito come un fulmine a ciel sereno azzurro: "Se solo avessi potuto diventare un uccello, uno di loro, solo per un attimo, non si sarebbero spaventati, e gli avrei indicato la strada per il calore e la sicurezza." Nello stesso tempo ebbe un altro pensiero folgorante: aveva afferrato l'intero principio dell'incarnazione di Cristo: Dio fatto uomo per comunicare con noi! 
Dopo aver parlato della preesistenza, coesistenza ed essenza della Parola, dopo aver parlato della testimonianza di Giovanni Battista riguardo la Parola e chi lo riceve, diventa figlio di Dio, ora l’evangelista Giovanni parla della sua incarnazione.

Gesù risorto appare sulla via per Emmaus


Luca 24:13-35:Gesù risorto appare sulla via per Emmaus.
Era l’anno 1534, in Scozia sotto il regno di Enrico VIII furono uccisi per la verità del Vangelo David Stratton e Norman Gourlay. Quando arrivarono al punto fatale, entrambi si misero in ginocchio e pregarono per un po’ con grande fervore. Poi si alzarono, Stratton, rivolgendosi agli spettatori, li esortò a mettere da parte le loro idee superstiziose e idolatriche, e a impiegare il loro tempo nel cercare la vera luce del Vangelo. Avrebbe detto di più, ma gli è stato impedito dai funzionari che erano vicini a loro. La loro condanna è stata poi eseguita. È vero che loro morirono, ma questi uomini erano convinti della salvezza della loro anima e della loro futura resurrezione per vivere per l’eternità con Dio con un corpo glorificato, per i meriti del loro Redentore Gesù Cristo che morì e risuscitò per la loro salvezza! Riguardo la resurrezione di Gesù Gérard Rossè:  “Nessuna delle narrazioni evangeliche finisce con la morte e la sepoltura di Gesù. La morte non è l’ultima parola. La buona novella, infatti, risuona: Gesù è risorto.”  La resurrezione di Gesù è stato l’evento centrale della storia dell’umanità! Gesù ha trasformato i nostri tramonti in albe! (Clemente di Alessandria). Secondo lo studioso Leon Morris questo racconto è uno dei più amati fra tutti quelli relativi alla resurrezione di Gesù.

Vediamo:
I LA RIUNIONE CON GESÙ. (VV.13-16)
In primo luogo notiamo:
A) La Conversazione di due discepoli di Gesù.
vv.13-14: "Due di loro se ne andavano in quello stesso giorno a un villaggio di nome Emmaus, distante da Gerusalemme sessanta stadi;  e parlavano tra di loro di tutte le cose che erano accadute". “Due di loro” si riferisce a “tutti gli altri” che erano con gli undici apostoli di Luca 24:9, discepoli della cerchia più larga di Gesù. Mentre “In quello stesso giorno” collega la narrazione con altri fatti accaduti nel giorno della resurrezione. Due dei discepoli di Gesù stavano andando verso un villaggio di nome Emmaus che dista da Gerusalemme circa 11 chilometri (60 stadi). 
Questi discepoli parlavano delle cose che erano accadute riguardo la morte di Gesù, della Sua tomba vuota, dei due uomini in vesti risplendenti davanti la tomba (angeli) che videro e raccontarono le donne  (Luca 23:55-24:8). I due “parlavano tra di loro” (homiléō) significa conversare con qualcuno e il verbo (imperfetto) dà l’idea di una lunga discussione. 
Quindi discutevano da diverso tempo mentre camminavano riguardo ciò, che era accaduto a Gesù. Nel verbo seguente del v.15 “discutevano” ( suzētéō) ha lo stesso significato di “parlavano tra di loro, ma in più ha il senso di una conversazione vivace, animata, emotiva, intensa e con una sfumatura di esaminare, ragionare o investigare anche abbastanza. Quindi i due discepoli cercano di capire il significato dei vari avvenimenti che si sono verificati, che Luca aveva già precedentemente raccontato riguardo la  morte e la tomba vuota di Gesù.

In secondo luogo notiamo:
B) La Cecità dei due discepoli di Gesù.
vv.15-16: "Mentre discorrevano e discutevano insieme, Gesù stesso si avvicinò e cominciò a camminare con loro.  Ma i loro occhi erano impediti a tal punto che non lo riconoscevano". Gesù stesso si avvicina. “Stesso” (autós) è enfatico come per dire:”loro parlavano di Gesù e Gesù si è avvicinato a loro”. 
Gesù cominciò a camminare con loro. Ma loro non lo riconobbero perché i loro occhi erano impediti (kratéō), incapaci, avevano un velo davanti i loro occhi. Il verbo “erano impediti” è al passivo, come il “furono aperti” e lo riconobbero del v.31. Questo indica che c’è una responsabilità al di fuori di loro. Qualcosa impediva loro di riconoscere il Signore o li ha resi incapaci di riconoscerlo (epiginóskō). Per quale motivo? Perché Dio ha reputato che non era il momento giusto. 
In diverse occasioni il Gesù risorto non fu riconosciuto in un primo momento (Matteo 28:17; Giovanni 20:14; 21:4). Questa mancanza di riconoscimento ha permesso a Gesù di insegnare la necessità della sua morte e risurrezione e di mostrare come questo è stato il compimento delle Scritture (Luca 24:25-27). Perciò, in qualche modo, fu impedito loro di riconoscere Gesù, inseguito Gesù si farà riconoscere (Luca 24:30-31). 
Questo ci fa capire che senza la rivelazione di Dio noi non possiamo riconoscere Gesù! (Giovanni 6:44; Matteo 11:25-27) . A. W. Tozer: “  Il Vangelo è luce, ma solo lo Spirito può dare la vista”.

C) La Curiosità di Gesù. (V.17).
v.17: "Egli domandò loro: 'Di che discorrete fra di voi lungo il cammino?'" Ed essi si fermarono tutti tristi. La loro reazione alla domanda di Gesù è semplice: smettono di camminare e la loro tristezza (skythrōpoi) è evidente. Una tristezza dovuta al fatto che veniva a mancare la loro speranza v.21. Questi discepoli sapevano che la tomba era vuota, ma non hanno capito che Gesù era risorto ed erano pieni di tristezza. Nonostante la testimonianza delle donne, che è stata verificata da altri discepoli e nonostante le profezie bibliche di questo evento, i due ancora non credevano.  Gesù sapeva di che cosa stessero parlando, ma ha posto la domanda con lo scopo di suscitare il loro interesse e di fornire l'opportunità per spiegare ciò che i discepoli avevano bisogno di sapere. Noi vediamo in questo un modello di approccio evangelistico. 
(1) Gesù ha camminato con loro, si è unito a loro. 
(2) Gesù ha parlato con loro, chiedendo, interessandosi di ciò che parlavano. 
(3) Gesù utilizzata la verità della Scrittura. 
(4) Gesù in seguito  ha condiviso un pasto con loro. Gesù non si isolava!

II LA RISPOSTA A GESÙ. (VV.18-24).
A) Riguardo l’identità e la crocifissione di Gesù.
vv.18-21: "Uno dei due, che si chiamava Cleopa, gli rispose: 'Tu solo, tra i forestieri, stando in Gerusalemme, non hai saputo le cose che vi sono accadute in questi giorni?'  Egli disse loro: 'Quali?' Essi gli risposero: 'Il fatto di Gesù Nazareno, che era un profeta potente in opere e in parole davanti a Dio e a tutto il popolo; come i capi dei sacerdoti e i nostri magistrati lo hanno fatto condannare a morte e lo hanno crocifisso.  Noi speravamo che fosse lui che avrebbe liberato Israele; invece, con tutto ciò, ecco il terzo giorno da quando sono accadute queste cose....'"

In questi versetti notiamo:
(1) Lo Stupore di Cleopa.
Cleopa uno dei due discepoli, riteneva che i fatti, riguardo la crocifissione di Gesù fossero di dominio pubblico anche per i numerosi pellegrini che si trovavano a Gerusalemme per la Pasqua; era stupito che qualcuno che si trovasse a Gerusalemme durante gli ultimi giorni, non sapesse nulla della crocifissione di Gesù. Non può credere che chi viene da Gerusalemme non sa cosa sia successo, questo forestiero pensò Cleopa, è l’unico che non sappia nulla a riguardo le cose che sono accadute in quei giorni. Si trattava evidentemente di un argomento che era sulla bocca di tutti a Gerusalemme.

(2) La Storia di quei giorni.
Gesù chiede quali fatti sono accaduti. Cleopa continua dicendo il fatto di Gesù Nazareno un profeta potente in opere e in parole davanti a Dio e al popolo che i capi dei sacerdoti e magistrati lo hanno fatto condannare a morte (dai Romani, Luca 22:71; 23:21-23; Atti 4:25-27 ) e lo hanno crocifisso come Gesù aveva previsto (Luca 9:22,44; 18:32; Matteo 17:22 = Marco 9:31; Matteo 20:18-19 = Marco 10:33 -due volte-, Matteo 26:2 = Marco 14:41; Matteo 26:45).

(3) La Speranza delusa di Cleopa.
Cleopa pensava che Gesù fosse un profeta ed era rimasto impressionato dalle Sue opere potenti. Gesù come profeta (prophétēs) lo vediamo in altre parti degli scritti di Luca (Luca 4:24; 6:23; 7:16; 7:39; 13:33-34; Atti 3:22-23; 7:37). Così anche delle opere potenti (Luca 4:36; 5:17; 6:19; 8:46; 9:1; 10:13; 10:19; 19:37; Atti 2:27). 
Noi vediamo anche che Cleopa e altri (probabilmente gli altri discepoli o l’altro discepolo) avevano sperato che Gesù avrebbe liberato (lytroomai) Israele, lo avevano creduto il liberatore promesso, ma era il terzo giorno da quando Gesù è stato condannato e crocifisso. Questa aspettativa si rifà al tema della redenzione (nome lytrōsis), accennato in Luca 1:68 e Luca 2:38. Il Signore è la speranza di Israele come dice Geremia 14:8! Si spera che per mezzo di Gesù, Dio avrebbe operato per la nazione e che avrebbe inaugurato una nuova era di libertà. 
Cleopa sperava in una liberazione politica dal dominio Romano. Avevano sperato ardentemente che Gesù, che era stato così potente in opere e in parole, che aveva eseguito tali opere meravigliose di liberazione (la guarigione dei malati, e risuscitando i morti), e che aveva insegnato con tanta autorità, potesse liberare Israele. 
Avevano sperato che Egli, avrebbe agito con forza e avrebbe liberato il popolo da tutti i nemici terreni e spirituali, e avrebbe rivelato la sua gloria. Ma ora era stato effettivamente rifiutato e crocifisso dai capi del popolo e per di più era già il terzo giorno dopo la sua morte, in modo che sembrava non esserci più alcuna speranza. 
Il Signore è il Redentore (Isaia 41:14; 43:14; 44:22-24) . “Liberato” nel Nuovo Testamento compare in Tito 2:14 e 1 Pietro 1:18  con un significato spirituale. Gesù ha dato se stesso per liberarci da ogni iniquità e purificarsi un popolo che gli appartenga zelante nelle opere buone. Dio ha liberato i credenti dal vano modo di vivere. Il senso della parola "liberato" è quella di liberare pagando un prezzo, il prezzo è la vita di Gesù come è scritto in Tito 2:14: "Egli ha dato sé stesso per noi per riscattarci da ogni iniquità e purificarsi un popolo che gli appartenga, zelante nelle opere buone". Pietro parla del prezioso sangue di Gesù 1 Pietro 1:18-19: "sapendo che non con cose corruttibili, con argento o con oro, siete stati riscattati dal vano modo di vivere tramandatovi dai vostri padri,  ma con il prezioso sangue di Cristo, come quello di un agnello senza difetto né macchia". Pertanto Gesù va al di là delle loro aspettative! Così ancora oggi molte persone pensano di Gesù, (è anche corretto) come un maestro, un modello da seguire, ma Gesù non è solamente questo, Gesù il Signore! È il Salvatore del mondo! (Giovanni 20:28; 4:42).

Ma vediamo ancora la risposta di Gesù:
B) Riguardo la Sua resurrezione.
Vv.22-24: "È vero che certe donne tra di noi ci hanno fatto stupire; andate la mattina di buon'ora al sepolcro,  non hanno trovato il suo corpo, e sono ritornate dicendo di aver avuto anche una visione di angeli, i quali dicono che egli è vivo.  Alcuni dei nostri sono andati al sepolcro e hanno trovato tutto come avevano detto le donne; ma lui non lo hanno visto". Il discepolo continua ancora a parlare di quello che è accaduto riguardo le donne che hanno trovata vuota la tomba di Gesù e che sono ritornate dicendo di aver avuto una visione di angeli e che Gesù è vivo. Alcuni dei discepoli (Giovanni e Pietro- Giovanni 20:2-) sono andati e hanno trovato tutto come avevano  detto le donne, ma Gesù non c’era. “Stupire” (exístēmi) è un’espressione forte, il senso è che sono stati sorpresi e confusi. Quei discepoli erano perplessi e dubbiosi riguardo il racconto delle donne.

III IL RIMPROVERO DÌ GESÙ. (VV.25-27).
A) L’ignoranza dei due discepoli riguardo le Scritture.
V.25: "Allora Gesù disse loro: 'O insensati e lenti di cuore a credere  a tutte le cose che i profeti hanno dette!'"  Quelle parole provocarono un rimprovero da parte di Gesù.

(1) I due discepoli non conoscevano bene le Scritture.
“Insensati” (anóētos) indica ottusi, senza comprendonio, stolti. La parola greca veniva usata dai filosofi per indicare coloro che non avevano una giusta prospettiva delle cose. Quei discepoli non avevano una prospettiva corretta della verità perché non hanno considerato le Scritture. Gesù era sorpreso e li ha rimproverati perché avrebbero dovuto conoscere meglio le Scritture e porre attenzione alla rivelazione di Dio riguardo a al Messia. Quindi vediamo che il credere in Gesù è legato a ciò che è scritto nelle Sacre Scritture, non ci sono altri modi!

(2) I due discepoli non credevano a tutto ciò che dicevano le Scritture.
v.25: "…O insensati e lenti di cuore a credere  a tutte le cose che i profeti hanno dette!".  Essi sono stati lenti a credere ai profeti, pensando che ciò che la Scrittura chiaramente dichiarava era assurdo. I loro cuori (sede dell’intelligenza, emozioni e volontà) non erano più di tanto, convinti della verità degli scritti profetici e anche degli scritti di Mosè (Luca 24:27). 
Questi discepoli erano riluttanti a credere alle Sacre Scritture che parlavano proprio di Gesù e quindi non credevano che Gesù potesse risorgere dai morti, il loro atteggiamento sarebbe stato diverso se avessero avuto una conoscenza e una fede profonda in tutte le Scritture, ma anche ovviamente, è implicito una fiducia piena in quelle Scritture. 
Se avessero accettato quello che i profeti avevano detto, avrebbero creduto a ciò che le donne avevano detto riguardo la tomba vuota. Sono stati sciocchi perché non sono riusciti a credere che il cammino della gloria del Messia doveva attraversare la sofferenza. Forse conoscevano qualche cosina, ma non avevano una giusta prospettiva della verità. 
La parola “tutte” (pás) è molto importante, indica che questi discepoli credevano solo a una parte degli scritti delle Scritture. Avevano creduto nelle previsioni della gloria del Messia, ma non aveva preso a cuore le previsioni circa la sofferenza, la morte e alla resurrezione del Messia. Dunque Gesù mette in rilievo che alla base della loro distorta prospettiva spirituale vi era la mancanza di conoscenza e di accettazione della Sacre Scritture. 
I profeti avevano parlato abbastanza chiaro, ma loro non conoscevano bene e non afferravano il significato delle profezie. Se avessero conosciuto le Scritture e creduto a tutto ciò che è rivelato nelle Scritture, avrebbero creduto sia alla morte e alla resurrezione di Gesù. Nella loro carenza spirituale che avevano visto e creduto in parte alle profezie messianiche. Per questo motivo la  crocifissione e la morte di Gesù aveva causato loro disperazione.

B) L’interpretazione di Gesù riguardo le Scritture di ciò che lo riguardava.
vv.26-27:   "Non doveva il Cristo soffrire tutto ciò ed entrare nella sua gloria?".
In primo luogo vediamo:
(1) La necessità della morte di Cristo.
Utilizzando una domanda retorica che attende una risposta positiva, Gesù afferma che quei viaggiatori avrebbero dovuto sapere dai profeti che era necessario per il Cristo soffrire ed entrare nella sua gloria. La sofferenza del Cristo del Messia era profetizzata nell’Antico Testamento Salmi 118 ; Isaia 53, ecc. 
“Non doveva” (deí) indica necessario. A proposito Leon Morris dice: “Quindi la passione non era soltanto una possibilità che poteva o non poteva prendere corpo, diventare realtà, a seconda di come andavano le cose:era un elemento necessario. Essendo essa scritta nelle profezie doveva succedere. Il Cristo doveva soffrire. Ma quella non sarebbe stata la fine, perché doveva anche entrare nella sua gloria. Dio non è sconfitto, anzi trionfa per mezzo delle sofferenze del suo Cristo.”  La necessità era basata nella profezia (Luca 22:37), che era secondo il decreto di Dio, infatti, dietro la profezia c’era la volontà di Dio e il piano di salvezza per il genere umano. Questa è stata la volontà di Dio per Gesù. È stato il piano di Dio che la sofferenza deve precedere l’entrare nella sua gloria.

In secondo luogo vediamo:
(2) La necessità di Cristo di entrare nella Sua gloria.
V.26: "Non doveva il Cristo soffrire tutto ciò ed entrare nella sua gloria?". Quei due discepoli dovevano sapere secondo le Scritture la realtà della risurrezione, ma non lo sapevano, ora Gesù gli è lo rivela.  Luca aveva fatto riferimento in precedenza riguardo la gloria di Gesù alla trasfigurazione (Luca 9:32). 
“Gloria” (doxa) si riferisce allo stato dell’ essere nella vita nell’aldilà, anche se con la resurrezione in qualche modo, già lo era (secondo alcuni studiosi, perché “entrare” nel greco è un aoristo). 
“Gloria” si riferisce allo splendore di essere in presenza di Dio o nel caso di Gesù a fianco di Dio. “Gloria” descrive la sua esaltazione, essere alla presenza gloriosa di Dio (Atti 7:2,55), alla destra di Dio attraverso la resurrezione (Atti 2:30-36; 5:30-31; Filippesi 2:5-11; 1 Timoteo 3:16; 1 Pietro 1:11,21). Questa era la gloria che Gesù aveva prima che il mondo esistesse presso il Padre Giovanni 17:5 . 
“Gloria” indica potenza, governo e autorità regale (Luca 22:69; sfondo è Salmi 110 e Daniele 7:14) che sarà manifestata quando ritornerà (Luca 9:26; 21:27). Entrare nella gloria alla destra di Dio era necessario per garantire la salvezza dei credenti. (Romani 4:24-25; 8:34;eccetera).

In terzo luogo vediamo:
(3) La necessità di una spiegazione di Cristo ai due discepoli.
v.27: "E, cominciando da Mosè e da tutti i profeti, spiegò loro in tutte le Scritture le cose che lo riguardavano". “Spiegò” ( diermēneúō) significa spiegare chiaramente e precisamente. Significa spiegare a fondo il significato di qualcosa che è particolarmente difficile da comprendere. Luca non accenna nessun passo, dice solo che Gesù spiegò loro le cose che lo riguardavano in tutte le Scritture per riportarli ad avere una corretta comprensione della verità. Ma l’aspetto interessante che troviamo in questo versetto è la continuità storica progressiva del piano di redenzione di Dio, di cui Gesù è il realizzatore, la svolta, il centro e l’apice (Ebrei 1:1-3). L’Antico Testamento è animato dall’attesa intensa di Cristo. Gesù è il compimento della promessa dell’Antico Testamento!  (Matteo 5:17-18).  Mentre il Nuovo Testamento, è la testimonianza di Gesù che si è fatto carne, rende nota la vita di Gesù e ciò che ha fatto, spiegandone il significato per la vita degli uomini.  Perciò possiamo dire che: La Bibbia è un complesso organico unitario orientato a Cristo, che converge a Cristo. (Luca 24:27-32 , 44-47; Giovanni 5:39) .

IV IL RICONOSCIMENTO DÌ GESÙ. (VV.28-35).
A) Il Momento chiave. (VV.28-31 a.)
Il momento chiave è stato:
(1) L’invito a casa per Gesù.
vv.28-29: "Quando si furono avvicinati al villaggio dove andavano, egli fece come se volesse proseguire.  Essi lo trattennero, dicendo: 'Rimani con noi, perché si fa sera e il giorno sta per finire'. Ed egli entrò per rimanere con loro".  Quando i due erano vicini al loro viaggio, mentre probabilmente stavano svoltando da qualche parte, Gesù stava proseguendo il Suo cammino, i due lo trattennero chiedendogli di rimanere con loro perché era quasi sera. 
Al buio, Gesù non avrebbe visto la strada e poi vi era anche il pericolo di imbattersi in qualche rapinatore o animale pericoloso, ma sicuramente i due furono colpiti dalla spiegazione di Gesù delle Scritture e si sentivano attratti da Lui e volevano probabilmente continuare a parlare di argomenti spirituali, avevano forse delle domande da fargli. Così Gesù entrò in una casa con loro. Interessante che la parola “trattennero” (parabiázomai) ha il senso di fare pressione, costringere, di insistere, sollecitare con forza come anche viene usato in Atti 16:15 . Gesù rimase con loro.

Noi vediamo che c’è stata:
(2) L’illuminazione nel conoscere Gesù.
vv.30-31: "Quando fu a tavola con loro prese il pane, lo benedisse, lo spezzò e lo diede loro. Allora i loro occhi furono aperti e lo riconobbero, ma egli scomparve alla loro vista".  Luca non spiega oltre, sul perché i due discepoli riconobbero Gesù quando prese il pane, lo benedisse, lo spezzò e lo diede a loro. 
Il v.35 dice che era stato loro riconosciuto nello spezzare il pane, forse perché hanno visto i segni delle ferite dei chiodi. I due discepoli non erano presenti all’Ultima Cena (Luca 22:14; Marco 14:17), perciò non avrebbero potuto ricordare le azioni compiute da Gesù in quella occasione. “I loro occhi furono aperti” è al passivo, il che indica che Dio gli aprì gli occhi, Dio ha tolto il velo dai loro occhi. Dio scelse questo momento per far riconoscere loro Gesù.
La stessa parola “aperti” (dianoígō) la troviamo al v. 45 dove è scritto che Gesù aprì la mente agli apostoli per capire le Scritture e in Atti 16:14 dove è scritto che il Signore aprì il cuore a una certa Lidia per renderla attenta ad ascoltare la predicazione di Paolo. A ogni modo lo riconobbero e mentre ciò accadevo, Gesù scomparve dalla loro vista, letteralmente sparì dalla loro vista, una scomparsa soprannaturale aveva avuto luogo in quel momento.

Dopo il momento chiave, vediamo:
B) La Meditazione dei due discepoli. (V.32).
v.32: 32 Ed essi dissero l'uno all'altro: «Non sentivamo forse ardere il cuore dentro di noi mentr'egli ci parlava per la via e ci spiegava le Scritture?» Uno dei segni della vera conversione è il modo in cui il cuore di una persona è cambiato per Cristo. Verità ed eventi che una volta sembravano irrilevanti o addirittura che ci davano fastidio assumono un significato nuovo. Un cuore morto e freddo comincia a sciogliersi per la realtà calda rigeneratrice dello Spirito Santo, Luca 3:19 che dimora nel convertito. Anche il predicatore metodista John Wesley diceva che il suo cuore era "stranamente riscaldato" così anche i due discepoli di Emmaus dicevano l’uno all’altro che il loro cuore ardeva mentre Gesù parlava con loro! L’idea di ardere (kaiō) indica gioia, speranza, conforto, piacere, interesse eccitazione. Salmi 39:3 ; Geremia 20:9 . Il tuo cuore brucia per la presenza di Dio? Brucia quando leggi la Bibbia? Brucia per la presenza del dello spirito del Signore?

Infine vediamo:
C) La Missione dei due discepoli. (VV.33-35).
Vv.33-35: "E, alzatisi in quello stesso momento, tornarono a Gerusalemme e trovarono riuniti gli undici e quelli che erano con loro,  i quali dicevano: 'Il Signore è veramente risorto ed è apparso a Simone'.  Essi pure raccontarono le cose avvenute loro per la via, e come era stato da loro riconosciuto nello spezzare il pane". Come reazione immediata, i due discepoli andarono a raccontare l’accaduto agli apostoli sorretti e mossi dallo straordinario entusiasmo della realtà della resurrezione di Gesù! 
Quei discepoli pensavano di ritirarsi a casa per andare a dormire, ma la gioia della resurrezione di Gesù era troppo grande per tenersela per se! Ritornano a Gerusalemme a condividere la buona notizia!  Una volta arrivati, prima che potessero raccontare la loro esperienza, alcuni presenti, dicevano loro che Gesù era veramente risorto ed era apparso a Simone. 
Se crediamo veramente nella resurrezione di Cristo non possiamo rimanere in silenzio riguardo la testimonianza della morte e della resurrezione di Gesù! Se rimaniamo in silenzio forse la resurrezione di Gesù per noi non è una realtà! Questo significherebbe che i nostri peccati non sono stati perdonati e quindi ci aspetta l’ira futura di Dio! (Romani 5:8-11) .

CONCLUSIONE.
Questo passo ha diversi messaggi per noi.
1) La resurrezione di Gesù risuscita e rinvigorisce la nostra speranza.
Dio sembra specializzarsi nel consentire ai nostri sogni di morire, per riportarli poi in uno stato nuovo e in una maniera sorprendente! I due discepoli avevano perso ogni speranza con la morte di Gesù, ma con la resurrezione presero nuova linfa vitale! Con la resurrezione di Gesù anche, la loro speranza morta, che li aveva resi abbattuti, risuscitò! Noi non dobbiamo mai perdere la speranza in Dio!  Quando siamo depressi, quando siamo tristi e senza speranza guardiamo alla resurrezione di Gesù, affinché la speranza riprenda nuovo vigore. Sei abbattuto? Sei depresso? Triste? Guarda alla resurrezione di Gesù! Giovanni Calvino: “ Quando la speranza ci anima è un vigore in tutto il corpo”.

2) Noi non possiamo conoscere Gesù, se prima Dio non si rivela a noi.
I due discepoli erano impediti nel conoscere il Cristo risorto, ma poi i loro occhi furono aperti, nel momento in cui ha voluto Dio.  Conoscere Dio è la cosa più importante per l’uomo perché riguarda la vita eterna (Giovanni 17:3). Per questo C. H. Spurgeon disse: “La conoscenza di Dio è la grande speranza dei peccatori”. Lo scopo della nostra esistenza è conoscere Dio, ma Dio non si trova mai accidentalmente, perché la Sua conoscenza fa parte di un Suo progetto, proprio come ha fatto con i due discepoli sconosciuti al momento che Lui ha prestabilito. La conoscenza di Dio è un Suo dono gratuito che toglie il velo dalle nostre menti che ci impedisce di conoscerlo.

3) Gesù si rivela agli umili.
Gesù si è rivelato a due semplici sconosciuti discepoli. Matteo 11:25:  "In quel tempo Gesù prese a dire: 'Io ti rendo lode, o Padre, Signore del cielo e della terra, perché hai nascosto queste cose ai sapienti e agli intelligenti, e le hai rivelate ai piccoli.'"  I piccoli a cui si riferisce Gesù sono quelli che dal mondo sono ritenuti insignificanti in quanto sono umili, Dio si rivela agli umili a coloro che si affidano completamente a Dio che dipendono da Dio come fanno i bambini con i genitori (Matteo 5:3; 18:3-4; Giacomo 4:6 . 
John Piper  a riguardo dice: “I piccoli sono coloro che si riconoscono impotenti e indegni di qualsiasi bene venga da Dio. Essi hanno rinunciato a qualsiasi orgoglio e vanto. Non sentono di avere le risorse per conoscere Dio e per salvarsi dal giudizio a venire.”  
Tu conosci Dio? Il tuo cuore arde dentro di te? La resurrezione di Gesù è una realtà presente in te? Lo puoi sapere se si è realizzato in te! ( 2 Corinzi 13:5-6; Galati 2:20).
Se Conosci Dio, non ti inorgoglire, ma loda il Signore umilmente. M. Lloyd-Jones: “ Io, la creatura pigmea di tempo, posso conoscere Dio, l'infinito, l'assoluto e l'eterno”. È davvero straordinario che possiamo conoscere Dio solo ed esclusivamente per la sua grazia sovrana!

Il richiamo alla consacrazione

Romani 12:11: Il richiamo alla consacrazione.
Edith Stein era una suora cattolica di origine ebraiche, morì in una camera a gas in un lager nazista. Ha scritto diversi libri, in uno dei suoi libri è scritta una lettera  indirizzata ad una carmelitana; in questa lettera  scritta questa preghiera di  consacrazione:
“Signore, dammi tutto ciò che conduce a Te. (i mezzi)
Signore, prendi tutto che mi distoglie da Te. (gli ostacoli)
Signore, strappa me da me stessa e dammi tutta a Te”. (abnegazione di sé).
Questa preghiera ci fa riflettere riguardo la consacrazione alla quale tutti i cristiani sono chiamati. Paolo ci richiama alla consacrazione in tre modi diversi.

Luca 2:8-20: Dio rivela la Sua gloria ai pastori

Luca 2:8-20: Dio rivela la Sua gloria ai pastori
Nel mondo antico, se qualcuno avesse chiesto se ci fosse una persona più importante di Cesare, l'imperatore e sovrano del vasto impero romano, la risposta sarebbe stata sicuramente: “No!”.
Eppure, benché Gesù nacque  in un villaggio rurale della Giudea, in un posto così umile, quel Gesù che ha diviso la storia, certamente era più importante di Cesare!

Le circostanze della nascita di Gesù sono così umili che sono difficili d’apprezzare, infatti, le figure regali nascono con una grande cerimonia e celebrazione, nei grandi palazzi, ma non quella di Gesù.

Dio ha progetti

Isaia 55:8-11:  Dio ha progetti.
Qualche anno fa, non appena un satellite della Russia entrò nello spazio, una rivista di Mosca, scrisse: “ La creazione, da un punto di vista comunista, è finalmente sotto nuova gestione”. Questa frase ci fa  sorridere, ma a volte anche i credenti vivono come se Dio non governasse veramente l’universo e quindi nella propria vita, con tutte le implicazioni negative che questo comporta. La Bibbia più volte afferma che Dio governa l’universo secondo i suoi progetti eterni (Salmi 33:10-11; Isaia 37:26; Efesini 3:11; 2 Timoteo 1:9; Tito 1:2), progetti che molte volte non capiamo, non accettiamo e ci permettiamo di criticare! Quando le cose ci vanno bene, quando abbiamo un buon e bel lavoro, una buona salute, una bella chiesa, una moglie o un marito meraviglioso, figli esemplari e così via, il problema non sussiste, il problema c’è quando nei progetti di Dio e nelle sue azioni verso di noi, noi soffriamo sia fisicamente, o emotivamente, o spiritualmente. Ma come dobbiamo reagire a queste circostanze della vita spiacevoli? Cosa dobbiamo imparare e ricordare per non cadere nella trappola del diavolo nel pensare che Dio è un Dio che delude? Oppure un Dio che non c’è? Oppure un Dio che non è in grado di governare? In questi versetti di Isaia vediamo tre aspetti dei progetti di Dio che noi dobbiamo imparare e sempre ricordare.

Lo Spirito Santo e la preghiera

Romani 8:26-27: Lo Spirito Santo e la preghiera.
Durante la seconda guerra mondiale, un contingente di truppe americane in Normandia, che tenevano prigionieri alcuni soldati tedeschi, erano molto stanchi e sentivano di non resistere ancora a lungo, ma ricevettero un messaggio di conforto: altri soldati americani erano vicini a loro. Che grande consolazione sapere che nel nostro pellegrinaggio, nella lotta spirituale, abbiamo un grande aiuto! In questi versetti vediamo l’Entità dell’aiuto, l’Essenzialità dell’aiuto e l’Efficacia dell’aiuto.

Dio è immutabile

Dio è immutabile.
In termini di spazio, di tempo, di cultura, di epoca storica, il mondo biblico è lontano e molto diverso dal nostro, ma l’Iddio che si è rivelato nella Bibbia è lo stesso, oggi è lo stesso, non è cambiato! Il motivo per cui Dio non può cambiare è perché è il Signore! Malachia 3:6:  "Poiché io, il SIGNORE, non cambio; perciò voi, o figli di Giacobbe, non siete ancora consumati". “Signore” (Yahweh) è il nome con cui si è presentato a Mosè in Esodo 3:14-15 . “Signore” (Yahweh) vuol dire “Colui che è”! (Viene dalla parola Io Sono del v.14-hā∙yā). Implica diversi significati importanti come auto-esistente, essere una realtà attiva e presente, che subentra in scena, infatti, si è presentato a Mosè per intervenire nella vita del Suo popolo per liberarli dalla schiavitù in Egitto. Ma implica anche la Sua immutabilità. 
Questo nome è una dichiarazione dell’esistenza autonoma, indipendente di Dio e della Sua eterna immutabilità, serve a ricordare agli uomini che Dio ha vita in se stesso e che quello che è Egli è ora, sarà in eterno! Se vogliamo dare una definizione dell’immutabilità di Dio si può dire che: Dio è quello che è in tutto l’infinito e costante pienezza del Suo essere, è l’auto-esistente e indipendente; Egli non invecchierà, non crescerà o diminuirà nel Suo essere da eternità in eternità. Perciò Dio non cambia nella Sua vita, nel Suo carattere, nella verità, nei progetti, ma agisce e prova emozioni in modo diverso in risposta a situazioni diverse. R. B. Kuiper: “ Negare l'immutabilità di Dio è negare che egli è Dio”. Se Dio non fosse immutabile, non sarebbe Dio! L’immutabilità fa parte dell’Essere di Dio, perciò Egli non può essere mutevole perché è Dio!

Dio è santo

Dio è santo
Un teologo, qualche anno fa una volta disse in classe: “Questa è l'essenza della religione americana mi piace peccare e Dio ama perdonare, e il mondo è ben messo insieme”. 

Oggi purtroppo, viene messa in evidenza così tanto l’amore di Dio, da dimenticare gli altri attributi, come questo della santità che invece la Bibbia lo mette in evidenza! 

I risultati di questo oscuramento sono evidenti nella chiesa, non c’è santificazione secondo come la vuole Dio. 
Infatti considerare in maniera superficiale la santità di Dio, conduce a considerare superficialmente il peccato e la necessità dell’espiazione dei peccati, quindi del sacrificio di Cristo sulla croce. 

Dio nella Sua essenza da sempre e per sempre è immutabilmente Santo! 
Tom Shenton riguardo la santità di Dio scrive: “Dio non ha mai ricevuto né acquisito la sua perfetta santità da nessuna fonte al di fuori di se stesso. Poiché egli è eternamente e immutabilmente santo, perfettamente in armonia con il suo stesso modello di santità. Nella sua natura impeccabile e infinita non ci sono gradi, mancanze o difetti, né la sua santità può aumentare o diminuire. Egli è un'incomprensibile totalità di purezza eterna, la cui essenza non può subire il minimo cambiamento. Poiché egli è l'immutabile Dio fin dall'eternità, allo stesso modo è immutabilmente santo per l'eternità”. 

In questa predicazione vedremo il significato di santità e le implicazioni pratiche per noi. 

Dio è saggio


Alle 9,15 minuti del 21 ottobre 1966, appena gli allievi si erano accomodati in classe per la prima lezione, la discarica di una miniera di carbone del Galles del Sud si è rovesciata sulla tranquilla comunità di Aberfan, una località mineraria della regione. La melma nera è scivolata sul fianco della collina confluendo nei locali della scuola, intrappolati nella scuola morirono cinque insegnanti e centonove alunni. Un prete intervistato dalla BBC al momento della sciagura rispondendo all’inevitabile domanda su Dio disse: "Ebbene,..suppongo occorra ammettere che questa sia una di quelle occasioni in cui l’Onnipotente ha commesso un errore". Un cristiano autentico rimane sorpreso davanti una simile dichiarazione, ma a volte davanti certe circostanze alcuni credenti pensano che forse Dio si sia sbagliato! Dio non sbaglia mai perché Dio è un Dio saggio! Dio è unico in saggezza! Romani 16:27 . La saggezza è uno degli attributi di Dio e i teologi l’hanno classificata tra gli attributi intellettuali di Dio o comunicabili, comunicabili nel senso che in una certa misura Dio la trasmette a noi uomini. Vogliamo vedere oggi: le prove,le particolarità e il proposito della saggezza di Dio.

Gesù è Dio


Giovanni 1:1-5 Gesù è Dio.
Una giovane ragazza di nome Linda, nata e cresciuta in una famiglia cristiana era rimasta indietro con la scuola e così è stata aiutata dalla moglie del pastore per recuperare. Un giorno Linda ha visto su un libro una foto che rappresentava Gesù e disse alla moglie del pastore: “ Come faccio a capire la differenza tra Gesù e Dio? Entrambi sono uguali per me” Linda aveva capito giustamente che Gesù è Dio! A differenza degli altri Vangeli che cominciano la loro storia riguardo a Gesù sia col ministero di Giovanni Battista (Marco) o con i racconti sulla nascita di Gesù (Matteo e Luca), il Vangelo di Giovanni invece inizia nel dire che Gesù era più di un semplice uomo e quindi non perde tempo nel presentare chi è Gesù. I versetti introduttivi del capitolo 1 sono stati scritti da Giovanni per sottolineare che l’intero suo libro è da leggere alla luce di questi versetti e cioè che  i gesti e le parole di Gesù sono le azioni e le parole di Dio!

Il ministero di Gesù.


Marco 1:14-15. Il ministero di Gesù.
William Taylor della Chiesa Metodista è stato un eroico cristiano che andò in California durante la corsa all'oro del 1849 e si stabilì a San Francisco. Venne a sapere che non c'era nessuna chiesa dove poter predicare e non molte persone che lo volevano ascoltare. Quindi, la Domenica mattina, rotolava una botte di legno fino a un angolo di strada, salirci sopra e gridare: “Che c'è di nuovo?” Allora, le persone di passaggio e i locali, si fermavano vicino a lui e ascoltavano il predicatore che diceva: “Grazie a Dio, miei fratelli, ho una buona notizia per voi questa mattina!” Così Lui cominciava a predicare. Questo uomo seguì l’esempio di Gesù il predicatore per eccellenza. Marco non ci racconta cosa fece Gesù tra il periodo della tentazione e il ministero in Galilea. Dopo il battesimo, che ha segnato l’avvio formale del ministero di Gesù e la tentazione superata con successo, ora vediamo che Gesù ritorna in Galilea. In questi versetti Marco racconta il ministero della predicazione di Gesù in Galilea nel Suo complesso e fornisce una sintesi del Suo messaggio. In questi versetti vediamo, quindi l’inizio del ministero pubblico di Gesù in Galilea.

La vittoria di Gesù sulla tentazione.


Marco 1:12-13 La vittoria di Gesù sulla tentazione.
Edward Schweizer disse: “La via di Gesù porta fin dall’inizio non allo splendore celeste, ma al deserto dove c’è Satana”. Come il racconto del battesimo è una dichiarazione teologica su Gesù, lo è anche la storia della tentazione, infatti ci fornisce informazioni vitali su Gesù che ci permetteranno di comprendere meglio le narrazioni che seguono in questo Vangelo, ci fanno capire la dimensione soprannaturale della missione di Gesù e il conflitto a venire, non tanto con le persone, ma con le forze delle tenebre, contro Satana e il suo esercito. In questo conflitto sovrannaturale contro il potere demoniaco, Gesù è vittorioso!! A differenza di Matteo e di Luca, Marco non racconta il contenuto delle tentazioni vissute da Gesù, ma si concentra sul confronto tra Gesù e Satana e riporta ciò che non riportano gli altri due evangelisti, il fatto cioè che Gesù stava tra le bestie selvatiche.

Il battesimo di Gesù: la Trinità in azione


Marco 1:9-11 Il battesimo di Gesù: la Trinità in azione.
Insieme alla tentazione, il battesimo ha una funzione importante per tutto il Vangelo. Se il Vangelo di Giovanni inizia con la preesistenza di Gesù (la Parola di Dio) e i Vangeli di Matteo e Luca, con le circostanze della Sua nascita, Marco comincia la storia di Gesù con il Suo battesimo come l'evento inaugurale del ministero salvifico di Gesù. Il battesimo è certamente l’evento inaugurale del ministero pubblico di Gesù. Noi nel battesimo di Gesù vediamo la Trinità in azione, vediamo tutti e tre i membri della Trinità insieme: Dio-Padre, Dio- Figlio e Dio Spirito Santo. La dottrina della Trinità significa che Dio è tre persone e ancora uno nell'essenza. Dio è uno, ma in tre persone contemporaneamente. In questo passo, tutti e tre le persone della Trinità sono presenti e attivi. Dio Padre parla, Dio-uomo il Figlio è battezzato, Dio lo Spirito Santo scende su Gesù. Questa della Trinità è uno dei misteri di Dio incomprensibile. Altri riferimenti biblici che parlano del Padre, Figlio e Spirito Santo sono (Matteo 28:19, Luca 1:35, Giovanni 15:26; 1 Corinzi 12:4-13; 2 Corinzi 13:14; Efesini 2:18; 1 Tessalonicesi 1:2-5; 1 Pietro 1:2).

Il ministero potente


Marco 1:4-8 Il ministero potente.
Il predicatore scozzese John Knox (1514-1572),considerato uno dei predicatori più potenti del suo tempo,  cominciò a predicare dal pulpito all'età di 40 anni e i biografi concludono che gran parte del fuoco e l'energia della sua predicazione era dovuto al fatto che la fiamma era stata così a lungo repressa nel suo petto. 
Al di là che questa interpretazione dei biografi possa essere giusta o meno, rimane il fatto che questo uomo di Dio era un predicatore formidabile questo perché era infuocato per Dio. 
Qualche anno più tardi un altro predicatore efficace Charles H. Spurgeon (1834-1892) riguardo l’efficacia del conquistare le anime per Cristo disse: “ Se si chiedesse a me quale sia la qualità più indispensabile che assicuri a un ministro cristiano il successo nel conquistare anime a Cristo, io risponderei: ‘ il fervore’. E se me lo si chiedesse per una seconda o una terza volta, non cambierei risposta, perché l’osservazione personale mi porta alla conclusione che, di regola, il vero successo è direttamente proporzionale al fervore del predicatore”. 
Ora anche Giovanni Battista era appassionato, bruciava per Dio, infatti era una lampada ardente e splendente (Giovanni 5:35), e il suo ministero è stato efficace. Noi in questi versetti di Marco 1:4-8 vediamo la predicazione dell’araldo, il prodotto dell’araldo e la persona dell’araldo.

La buona notizia di Dio!

Marco 1:1-3 La Buona notizia di Dio!
Martin Luther King pastore Battista nel 1957 fonda la “Southern Christian Leadership Conference” (Sclc), un movimento che si batteva per i diritti di tutte le minoranze e che si fondava su ferrei precetti legati alla non-violenza suggerendo la nozione di resistenza passiva. Il culmine del movimento si ha il 28 agosto 1963 durante la marcia su Washington quando King pronunciò il suo discorso più famoso “I have a dream....” (Ho un sogno). Il suo discorso elettrizzò la nazione e la marcia su Washington si è rivelata un punto di svolta per i diritti degli uomini.
Questi versetti del Vangelo di Marco in qualche modo parlano di un “sogno” (promessa o profezia) realizzato: la promessa che Dio avrebbe agito di nuovo nella storia per salvare il Suo popolo.

Il grande dimenticato!


Matteo 1:24-25. Il grande dimenticato.
Una volta qualcuno chiese al famoso direttore d'orchestra della Filarmonica di New York, Leonard Bernstein, quale fosse lo strumento più difficile da suonare. La sua risposta fu: “il secondo violino”. Giuseppe come secondo violino, ha svolto un ruolo essenziale nella nascita di Gesù e “ha suonato molto bene”. Giuseppe è spesso descritto come l'uomo dimenticato del Natale, eppure è una figura importante perché ha sostenuto e protetto, Maria e Gesù, in tempi difficili (cfr. Matteo 2:13-23). Oggi vogliamo mettere i riflettori su Giuseppe e imparare dal suo comportamento. Rispetto al Vangelo di Luca, nel racconto dell'infanzia di Gesù, che evidenzia il ruolo di Maria (cfr. Luca 1:26-56; Luca 2:19; Luca 2:34-35), Matteo dedica particolare attenzione a Giuseppe. Che cosa impariamo dal comportamento di Giuseppe? Giuseppe era un uomo giusto, quindi obbediente al Signore. 

La rivelazione dell'angelo del Signore a Giuseppe


Matteo 1:20-23. La rivelazione dell’angelo a Giuseppe.
Natale, dovrebbe essere un giorno di gioia, di pace e di riflessione, ma in realtà è un giorno deprimente per la maggior parte delle persone. Un articolo scritto da un direttore del Dipartimento di Igiene Mentale, della California diceva così: "Il tempo di Natale è caratterizzato da un maggiore stress emotivo e ci sono più atti di violenza in questo periodo che in qualsiasi altro periodo dell'anno". Per alcuni il Natale, è una scusa per ubriacarsi e mangiare tanto, o per festeggiare, o per non lavorare, o per non andare a scuola, o per spendere soldi, o per fare regali, ecc. , ma per la chiesa, per un vero credente, il Natale, benché non sia la vera data della nascita di Gesù, deve essere occasione per ringraziare Dio per il dono del Figlio all’umanità, per ricordare, per meditare e per esaltare Gesù Cristo in mezzo a un mondo che non è in sintonia con il Suo nome. Noi in questi versetti vediamo la rivelazione dell’angelo a Giuseppe.

Il concepimento miracoloso di Gesù!


Matteo 1:18-19. Il concepimento miracoloso di Gesù.
Ci risiamo, come ogni anno, nel mese di Dicembre c’è una corsa per comprare i regali di Natale, ma a Natale molti dimenticano che Gesù è il regalo di Dio per la salvezza dei peccatori. Nel 1952 alunni di una scuola pubblica di New York sono stati invitati dal loro insegnante a menzionare cose associate al Natale. I bambini risposero spontaneamente: "Babbo Natale", "Renna", "Alberi di Natale", poi una bambina un po’ pensierosa disse: "Il compleanno di Gesù". "Oh, no", rispose in fretta il maestro, "non è quello il significato". Molti di coloro, che festeggiano il Natale oggi, le cose non sono cambiate, il Natale è tutto tranne che ricordare la nascita di Gesù, cene. 
Matteo racconta la storia della nascita di Gesù dal punto di vista di Giuseppe, piuttosto che da quello di Maria, come fa Luca. Matteo 1:18-25, parla del concepimento miracoloso di Gesù in Maria da parte dello Spirito Santo, il proponimento di Giuseppe di lasciarla perché pensava che Maria avesse commesso adulterio, la rivelazione dell’angelo riguardo, la natura del concepimento e i progetti di Dio riguardo a Gesù, e poi la reazione di Giuseppe, quella cioè di non lasciare Maria per come gli aveva ordinato l’angelo. In questa sezione, Matteo rivela che Gesù non era il figlio biologico di Giuseppe perché è stato concepito per opera dello Spirito Santo, ma diventa il figlio legale di Giuseppe, quindi della linea della genealogia di Davide (Matteo 1:16,25). Se la genealogia indica che Giuseppe, quindi anche Gesù, discendeva dal re Davide, questo racconto spiega in che senso questo figlio di Davide (Matteo 1:20) è diventato legalmente padre di Gesù.

La Genealogia di Gesù.


Matteo 1:1-17. La genealogia di Gesù da parte di Matteo. 
Il Vangelo secondo Matteo si apre con l'albero genealogico di Gesù, questo potrebbe sembrare strano a un lettore moderno e potrebbe essere scoraggiante presentare fin dall'inizio una lunga lista di nomi! Per un Giudeo questa era la cosa più naturale e interessante, e il modo più importante per iniziare.  Le genealogie avevano una certa importanza per i Giudei. Ci sono genealogie sin dall’inizio della Bibbia (Genesi 5;10; Genesi 11:10-32; Genesi 35:2-26; Genesi 36; Genesi 46:8-27; Esodo 6:14-25; Numeri 1:2,18; 1 Cronache capp.1-9, ecc.). Studi recenti indicano che, lo scopo delle genealogie antiche Semitiche, era di preservare la stirpe pura, ma potevano servire contemporaneamente ad altri scopi, come per mostrare l'identità e il dovere, per dimostrare credenziali  per autorità e per proprietà, per organizzare la storia,ecc. Un esempio dell’importanza delle genealogie nella società Israelita, la troviamo in Esdra 2:62 ed Esdra 8:1-16, vediamo che alcuni uomini non furono scelti come sacerdoti  perché cercando i loro titoli sacerdotali nelle genealogie, non li trovarono, Esdra fu costretto a cercarli altrove. In Neemia 7:5 è scritto che Neemia fece il censimento e andò a vedere il registro delle genealogie chi era ritornato in Gerusalemme la prima volta dall’esilio Babilonese, questo aveva un valore storico e organizzativo. Pertanto la genealogia era necessaria per l’accertamento minuzioso per la successione alla corona, alla carica di sacerdote, alla direzione di una tribù, di una famiglia e la stessa appartenenza al popolo eletto. 

Deuteronomio 2:7: Dio è fedele al Patto (2)

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