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Bibbia

"La Bibbia, l'intera Bibbia e nient'altro che la Bibbia è la religione della chiesa di Cristo".
C. H. Spurgeon

1 Samuele 3:10: L’atteggiamento giusto davanti a Dio

1 Samuele 3:10: L’atteggiamento giusto davanti a Dio 
“Il SIGNORE venne, si fermò accanto a lui e chiamò come le altre volte: ‘Samuele, Samuele!’ E Samuele rispose: ‘Parla, poiché il tuo servo ascolta’”. 

Ci sono degli aspetti nella preghiera che trascuriamo, una di queste è l’ascoltare Dio per obbedirgli.
Samuele c’insegna ad ascoltare Dio per fare la Sua volontà!

In questo modo la preghiera non sarà antropocentrica, cioè prego così Dio soddisfa le mie preghiere, ma prego affinché io possa soddisfare le Sue aspettative!

La chiamata di Samuele è certamente una delle storie più famose che viene raccontata ai bambini per indicare che Dio li ama, oppure che può chiamare anche loro benché siano ancora piccoli.

In verità, tuttavia, questa non è solo una storia per i bambini, lo è anche per gli adulti.

Samuele rappresenta la speranza di un nuovo inizio in una fase della storia d’Israele buia. 

Giovanni 21:6: L’obbedienza a Gesù porta risultati

 Giovanni 21:6: L’obbedienza a Gesù porta risultati (Lucca)
“Ed egli disse loro: ‘Gettate la rete dal lato destro della barca e ne troverete’. Essi dunque la gettarono, e non potevano più tirarla su per il gran numero di pesci”.

Giovanni 21 inizia dopo che il Gesù risorto era già apparso ai discepoli due volte. 
Eppure i discepoli sembrano ancora smarriti, sono tornati alla pesca, a loro vecchio lavoro; non sapevano cos’altro fare di se stessi, non avendo ancora ricevuto nuovi ordini di marcia. 

Gesù quindi, si manifestò di nuovo, la terza volta ai discepoli presso il mare di Tiberiade. Simon Pietro, Tommaso detto Didimo, Natanaele di Cana di Galilea, i figli di Zebedeo e due altri dei suoi discepoli vanno a pescare, ma non pescarono nulla quella notte. 
La mattina Gesù si presentò sulla riva; i discepoli però non sapevano che fosse Gesù; Gesù disse loro se avevano pescato, alla loro risposta negativa, Gesù disse di gettare la rete dal lato destro della barca che avrebbero trovato i pesci. 

Essi dunque la gettarono, e non potevano più tirarla perché era piena di pesci. 
Allora il discepolo che Gesù amava disse a Pietro che quell’uomo era il Signore. 

Una volta tirata la rete a terra, contarono centocinquantatré grossi pesci; e, benché ce ne fossero tanti, la rete non si strappò. 

Quali lezioni impariamo da questa storia?

Matteo 14:17: La potenza miracolosa di Gesù

 Matteo 14:17: La potenza miracolosa di Gesù
“Non abbiamo qui altro che cinque pani e due pesci”.
Gesù salì in barca per andare in un luogo solitario, in disparte; le folle, saputolo, lo seguirono a piedi dalle città.  
Gesù, sceso dalla barca, vide una gran folla; ne ebbe compassione e ne guarì gli ammalati.
Facendosi sera, i suoi discepoli si avvicinarono a Lui e gli dissero che erano in un luogo dove non c’era nessuno, ed era tardi, così consigliano Gesù di lasciare andare la folla nei villaggi per comprarsi da mangiare.
Ma Gesù dà una risposta strana, disse loro: “Non hanno bisogno di andarsene; date loro voi da mangiare!” 
Perché Gesù risponde così?
In primo luogo:
(1) Per rafforzare la fede dei discepoli
Gesù sapeva che i discepoli non avrebbero capito, ma Lui ha lanciato la sfida per ottenere la loro attenzione e per rendere evidente il miracolo che stava per fare, e quindi affinché loro potessero imparare ad avere fiducia in Lui.
Questo miracolo, perciò, è una lezione per la formazione dei discepoli.
La preparazione dei Suoi discepoli era un compito di grande importanza per il ministero futuro per l’espansione del regno di Dio.
A volte Dio ci mette in certe condizioni difficili per creare, o rafforzare la nostra fede mostrando la Sua potenza in quell’occasione particolare! 

Giudici 10:16: La rimozione degli idoli

 Giudici 10:16: La rimozione degli idoli
“Allora tolsero di mezzo a loro gli dèi stranieri e servirono il SIGNORE, che si addolorò per l'afflizione d'Israele”.
A causa dei peccati d’idolatria (v.6), Israele fu punito da Dio consegnandolo nelle mani dei Filistei e degli Ammoniti che li angariarono e oppressero (cfr.vv.6-8). 
Gli Israeliti gridarono al Signore per liberarli, ma Dio in un primo momento gli disse di andare a gridare dagli dèi che avevano scelto, il popolo non si scoraggia e riconosce che ha peccato (vv.13-15), e tolse di mezzo gli dèi stranieri che avevano e servirono il Signore che si è addolorato per l’afflizione d’Israele. 
Così in questo versetto vediamo il cambiamento e la consacrazione del popolo, e il cuore di Dio.
Prima di tutto vediamo:
Il cambiamento del popolo
Già al v.15, il popolo aveva pregato il Signore riconoscendo di aver peccato e riconoscendo la Sua Signoria, cioè che faccia loro tutto ciò che gli piace e gli chiedono la liberazione.
Israele dimostrò la genuinità del suo ravvedimento rimuovendo gli idoli che stava adorando e la disposizione a tornare a Dio alle Sue condizioni.
Ora con C. Macaulay possiamo affermare: “Il ravvedimento può essere antiquato, ma non è datato finché c'è il peccato”.

1 Samuele 2:12: Servire il Signore non significa conoscerlo

 1 Samuele 2:12: Servire il Signore non significa conoscerlo
“I figli di Eli erano uomini scellerati; non conoscevano il Signore”.
Il sacerdozio in Israele era ereditario, un ruolo che era destinato solo ai discendenti di Aaronne. 
Così i due figli giovani (1 Samuele 2:17) di Eli stavano servendo come sacerdoti come aveva fatto il loro padre, ma non erano obbedienti a Dio, e ignorarono il rimprovero del padre perché ciò che facevano era malvagio e non dava buona testimonianza al popolo (vv.23-25). Sicuramente Eli poteva fare di più, per esempio rimuoverli dal servizio sacerdotale, ma non lo fece. Dio giudicherà i figli di Eli con la morte (1 Samuele 2:34; 4:11,17). 
In questo versetto vediamo due aspetti dei figli di Eli, Ofni e Fineas ( 1 Samuele 4:11): erano scellerati e non conoscevano il Signore.
Cominciamo a vedere che erano uomini scellerati
“Uomini Scellerati”, letteralmente "figli di Belial" (bĕnê belîyaʿal), questa frase è idiomatica indica “buono a nulla”, o “uno che è senza valore” che si disinteressa del Signore (cfr. 1 Samuele 1:16).
Indica qualcuno che non ha valore, in questo caso per quanto riguarda il comportamento retto, giusto davanti al Signore, non conforme alla Sua retta misura, e quindi esprime il concetto di malvagità, depravazione (Giobbe 34:18; Proverbi 6:12; Naum 1:11). 
Quindi i figli di Eli come scellerati, erano senza legge, o non conformi alla legge di Dio, alla Sua volontà, non riconoscevano l'autorità morale di Dio sul loro comportamento; rifiutavano di conformarsi alle richieste della legittima autorità di Dio, quindi erano ribelli a Dio e moralmente degenerati.

2 Re 19:19: Lo scopo della preghiera

2 Re 19:19: Lo scopo della preghiera
“Ma ora, SIGNORE nostro Dio, salvaci, te ne supplico, dalla sua mano, affinché tutti i regni della terra riconoscano che tu solo, SIGNORE, sei Dio!”
Lo scopo della tua vita è glorificare Dio (cfr. per esempio Isaia 43:7; 1 Corinzi 10:31)
Così lo devono essere anche tutte le tue preghiere!
In un momento difficile, d’impotenza militare, l’Assiria ha invaso la Giudea e la conquista, il re Ezechia si sottomette al re Assiro Sennacherib (2 Re 18:13-16).
Il re Ezechia è sotto pressione perché più volte è stato attaccato verbalmente con certe parole arroganti e minacciose degli Assiri, che cercarono di scoraggiare la fede in Dio dei Giudei, dicendo che nessuna divinità ha potuto resistere loro altrove, e così nemmeno il Signore potrà liberare Gerusalemme dalle loro mani (2 Re 18:17-35; 19:10-14). 
Soffermarsi esplicitamente sulle caratteristiche del Dio che preghiamo rafforza la fede, così è stato per Ezechia.
Ezechia allora prega Dio riconoscendo che è il solo Dio di tutti i regni della terra, Colui che ha fatto il cielo e la terra, chiede al Signore di considerare gli insulti del re Sennacherib proprio al Dio vivente.
Ezechia riconosce che è vero che gli Assiri hanno devastato le nazioni e hanno dato alle fiamme i loro dèi, perché quelli non erano veramente divinità, ma solo opera di mano d’uomo fatti con legno e pietra e sono stati distrutti (2 Re 19:10-18).
A questo punto ecco il v.19 che conclude la preghiera di Ezechia: “Ma ora, SIGNORE nostro Dio, salvaci, te ne supplico, dalla sua mano, affinché tutti i regni della terra riconoscano che tu solo, SIGNORE, sei Dio!”
Ezechia prega per la salvezza.

Salmo 86:1-4: Una preghiera di dipendenza (1)

 Salmo 86:1-4: Una preghiera di dipendenza (1)
Juanita Ryan scrive: “Ci piace pensare a noi stessi come indipendenti e autosufficienti, ma non lo siamo. Abbiamo bisogno di Dio. È vitale che riconosciamo il nostro bisogno perché è il punto di partenza della nostra relazione con lui”.

Che ci piaccia o no, abbiamo bisogno di Dio! 

Abbiamo bisogno di Lui per vivere fisicamente e spiritualmente.

Ogni giorno dovremmo iniziare la giornata con una dichiarazione di dipendenza. 
Appena ci scegliamo la mattina dovremmo dire: "Signore non sono in grado di affrontare da solo quello che farò oggi, o ciò che dovrò affrontare: decisioni, tentazioni, conflitti, problemi. Aiutami dipendo completamente da Te".

Ora in questo salmo vediamo la preghiera di Davide che ci fa capire come dipendeva da Dio.

Il re Davide descrive un periodo della sua vita davvero difficile, molto serio: la sua vita era a rischio perché persone superbe e violente erano insorte contro di lui per ucciderlo, dunque era una situazione angosciante (vv.7,13-14,17).

Vediamo allora alcune caratteristiche della preghiera di Davide.

Salmo 62:8 Dio è il nostro RIFUGIO

 Salmo 62:8 Dio è il nostro RIFUGIO
Frances J. Roberts disse: “Considera sacra ogni esperienza”.

Ogni esperienza che viviamo su questa terra è da considerarsi importante perché da queste possiamo imparare tanto per poi condividerlo con gli altri come fece Davide riguardo il suo rapporto con Dio.

Davide aveva sperimentato Dio nella sua vita, infatti dal personale dei vv.1-7, esorta poi il popolo a confidare in Dio (v.8; cfr.v.10) e ad aprire il suo cuore in Sua presenza perché è il loro rifugio!

Il Salmo 62 è una dichiarazione di fiducia in Dio e di affermazione personale riguardo chi è Dio.
I nemici di Davide si sono scagliati contro di lui e cercano di abbatterlo, ma confida in Dio, il salmista dichiara con calma assoluta fiducia nella protezione di Dio.

Prima di tuto vediamo l’esortazione:

Giudici 7:2: Tutta la gloria deve essere di Dio

 Giudici 7:2: Tutta la gloria deve essere di Dio
“Il SIGNORE disse a Gedeone: ‘La gente che è con te è troppo numerosa perché io dia Madian nelle sue mani; Israele potrebbe vantarsi di fronte a me, e dire: -È stata la mia mano a salvarmi-’".

Nulla può impedire al Signore di salvare con molta, o poca gente! (1 Samuele 14:6).
Gedeone fu chiamato da Dio a capo d’Israele e quindi a combattere contro i Madianiti e i loro alleati (Giudici 6:33) che si preparavano ad attaccare ancora una volta gli Israeliti. Il popolo di Dio non aveva il numero, l'esperienza, o l'equipaggiamento militare per competere contro il suo nemico, ma la vittoria non era in discussione, perché la vittoria non era militare, ma teologica: a Dio appartiene la vittoria! (cfr. 2 Re 5:1; Proverbi 21:31; Salmo 33:10-22).
Dio chiama Gedeone per sconfiggere i più numerosi Madianiti (Giudici 6:5,14-16; 8:10). Ma come avrebbe interpretato Israele la vittoria se con Gedeone ci sarebbe stato tutto il contingente di uomini: 32.000 che hanno risposto alla sua chiamata?
Il Signore conosce quando il cuore dell’uomo sia orgoglioso (cfr. per esempio Deuteronomio 8:11-17; Daniele 4:30-32; 5:18-21; Atti 12:21-23).
Gli Israeliti potevano confidare orgogliosamente in se stessi e avrebbero potuto pensare che la vittoria fosse opera loro invece che di Dio, si sarebbero presi il merito della vittoria, come dice il nostro testo.
Il Signore non condivide la Sua gloria con nessuno! (cfr. Isaia 42:8; 48:11). Quindi l'esercito di Gedeone doveva essere ridotto, così per volontà di Dio, 22.000 andarono via e ne rimasero 10.000. Ma questo non bastava; “il SIGNORE disse a Gedeone: ‘La gente è ancora troppo numerosa; falla scendere all'acqua dove io li sceglierò per te. Quello del quale ti dirò: Questo vada con te, andrà con te; e quello del quale ti dirò: Questo non vada con te, non andrà’” (Giudici 7:4).

Matteo 6:19-21: Il vero valore di un tesoro

 Matteo 6:19-21: Il vero valore di un tesoro
Il vero valore del tesoro è determinato dalla natura della sua collocazione, questo è ciò che vediamo in questi versetti.

Gli esseri umani hanno un istinto ad accumulare cose che ritengono abbia un valore duraturo, sono naturalmente orientati, fortemente inclini a ricercare e a godere i beni materiali. 

John Stott disse: " Le ambizioni mondane hanno un forte fascino per noi. L'incantesimo del materialismo è molto difficile da rompere ".

Il materialismo è un idolo, ci sono diversi motivi per cui la gente accumula ricchezze sulla terra: sicurezza nella vita, valore personale, potere, indipendenza, piacere.

Ma quali ricchezze dobbiamo ricercare?

Atti 12:5: L’importanza della preghiera comunitaria

 Atti 12:5: L’importanza della preghiera comunitaria “Pietro, dunque era custodito nella prigione, ma fervide preghiere a Dio erano fatte pe...

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