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Visualizzazione dei post con l'etichetta vanità

Salmo 107:4-5: Smarriti e ritrovati (1)

 Salmo 107:4-5: Smarriti e ritrovati (1) Il GPS di Dio nel deserto della vita  Immaginate una carovana smarrita e affamata nel buio del deserto, dove la disperazione opprime ogni cuore. Circondata solo da sabbia e da un’oscurità impenetrabile, la sua unica speranza di sopravvivenza risiede nel ritrovare la pista.  La fame e la sete li consuma, l’anima si affievolisce e la paura impedisce persino di dormire. La notte si fa sempre più cupa e l’umidità penetra le tende, gelando i viaggiatori.  Questa doveva essere la situazione dei viaggiatori descritti nel Salmo 107:4-7:  “Essi vagavano nel deserto per vie desolate; non trovavano città dove poter abitare. Soffrivano la fame e la sete, l’anima veniva meno in loro. Ma nella loro angoscia gridarono al SIGNORE ed egli li liberò dalle loro tribolazioni. Li condusse per la retta via, perché giungessero a una città da abitare”. In questa prima parte della nostra serie sul “GPS divino”, esploreremo la condizione di chi si...
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Salvatore

Ecclesiaste 1:14-15: La conclusione

 Ecclesiaste 1:14-15: La conclusione La musicista statunitense Paula Cole lamenta la sua perdita di fede: “Da bambina sentivo quello che chiamiamo Dio, quello spirito, quell'energia. Poi la società ti ha educato e io ho razionalizzato l'idea che non esistesse. Mi ha reso profondamente infelice il fatto che non ci fosse un significato, una logica, un'unità di tutta la vita”, ed è quello che pensava anche Salomone. L’applicazione devota di Salomone a cercare a investigare ciò che si fa sotto il cielo l’ha portato alla conclusione che leggiamo nei vv.14-15: “Io ho visto tutto ciò che si fa sotto il sole: ed ecco tutto è vanità, è un correre dietro al vento. Ciò che è storto non può essere raddrizzato, ciò che manca non può essere contato”. Dunque, la conclusione della ricerca dell’ecclesiaste è: tutto ciò che si fa sotto il sole non porta a nulla! Prima di tutto vediamo:

Ecclesiaste 1:9-10: Niente di diverso!

 Ecclesiaste 1:9-10: Niente di diverso! La vanità del mondo umano La vita è come un orologio a pendolo che scandisce il tempo in modo ripetitivo. Oppure come un disco rotto!  Vi ricordate quei dischi in vinile danneggiati o graffiati, che ripetevano continuamente la stessa parte della registrazione. O ancora un “déjà vu”, in francese che letteralmente significa "già visto".  Immaginate di rivivere la stessa giornata, in un loop infinito, cioè in una sequenza di azioni, eventi o processi che si ripetono ciclicamente o continuamente. Svegliarsi, fare colazione, andare al lavoro, tornare a casa, cena, sonno. E poi di nuovo, e ancora, e ancora. Un “déjà vu” che pervade ogni aspetto della nostra esistenza. I vv.4-11 sono la spiegazione, o l’illustrazione, e rispondono alla domanda del v.3: “Che profitto ha l'uomo di tutta la fatica che sostiene sotto il sole?” Nei vv.4-11, l’ecclesiaste enfatizza la monotonia della natura, l’attività ripetuta e continua. L’ultima volta, commen...

Ecclesiaste 1:11: Nessuno sarà ricordato!

 Ecclesiaste 1:11: Nessuno sarà ricordato! La vanità del mondo umano "Lei è da invidiare più di chiunque altro io conosca", disse un giovane a un milionario. "Perché?", rispose il milionario. "Non conosco alcun motivo per cui dovrei essere invidiato".  "Cosa, signore!", esclamò il giovane sorpreso.  "Perché, lei è un milionario! Pensi alle migliaia di euro che le sue entrate portano ogni mese!".  "E allora?" rispose il milionario. "Tutto ciò che ne ricavo è il cibo e i vestiti, e non posso mangiare più della paghetta di un uomo e indossare più di un vestito alla volta. Anche tu puoi fare quanto me, non è vero?".  "Sì, ma pensi alle centinaia di belle case che possiede e agli affitti che le fruttano", ribadì il giovane. "A cosa mi serve?" rispose il ricco. "Posso vivere in una sola casa alla volta. Quanto al denaro che ricevo per gli affitti, non posso mangiarlo né indossarlo; posso solo usarl...

Ecclesiaste 1:8: Niente soddisfa

  Ecclesiaste 1:8: Niente soddisfa La vanità del mondo umano L’ecclesiaste, Salomone dai vv.2-11 sta parlando della vanità della vita. I vv.4-11 sono la spiegazione, o l’illustrazione, e rispondono alla domanda del v.3: “Che profitto ha l'uomo di tutta la fatica che sostiene sotto il sole?” Dai vv.8-11 vediamo tre aspetti della vanità della vita, oggi vediamo il primo aspetto nel v.8: niente soddisfa. Non ci sono prove che il filosofo francese Alber Camus abbia affermato di essere stato direttamente influenzato da Salomone, tuttavia, è interessante notare che entrambi affrontano il tema del significato della vita e dell'assurdità dell'esistenza. L’insegnante di filosofia e scrittore Jonny Thomson su di lui scrive: “Camus, esponente dell’esistenzialismo francese, partì dalla tesi secondo cui non esistono regole oggettive che possono guidare la nostra vita. L’uomo non ha alcun ‘fine’ a cui tendere (come sosteneva invece Aristotele), non esiste una legge morale (come riteneva ...

Ecclesiaste 1:4-7: La vanità del mondo naturale

 Ecclesiaste 1:4-7: La vanità del mondo naturale Papa Adriano VI, noto per la sua austerità e il suo rigore morale, era solito ripetere: "Ho conosciuto tre imperatori, Carlo V, Massimiliano e Ferdinando, e ho imparato che nulla è più vano della vanità". Poco prima di morire, guardando le sue mani scarne e pallide, esclamò: "Ecco a cosa si riducono le ambizioni e le vanità umane!". L'Ecclesiaste è un libro sapienziale dell'Antico Testamento che affronta il tema della vanità della vita. I vv.4-11 sono la spiegazione, o l’illustrazione, e rispondono alla domanda del v.3: “Che profitto ha l'uomo di tutta la fatica che sostiene sotto il sole?” Nei vv.4-11, l’ecclesiaste enfatizza la monotonia della natura, l’attività ripetuta e continua. A riguardo James Bollaghen scrive: “L'uso predominante dei participi in 1:4–11 serve per enfatizzare l'attività continua o ripetitiva e quindi la monotonia di questo mondo. Questi participi sono meglio presi al presen...

Ecclesiaste 1:3: La vanità della vita

 Ecclesiaste 1:3: La vanità della vita Quando aveva ottantanove anni, un anno prima di morire, il politico inglese Sir Leonard Woolf (1880 – 1969) disse: "Il mondo di oggi e la storia del formicaio umano degli ultimi cinquantasette anni, sarebbero esattamente gli stessi se avessi giocato a ping-pong invece di sedere in commissioni, scrivere libri e memorandum. Devo quindi fare questa ignominiosa confessione a me stesso e a chiunque legga queste parole: in questa lunga vita ho macinato 150.000-200.000 ore di lavoro perfettamente inutile". Leonard Wolf ha considerato tutte quelle ore di lavoro qualcosa d’inutile! Salomone, riconosce la monotonia dell'attività frenetica della vita e l'inutilità della fatica umana, si chiede quale profitto ha l’umanità di tutta la fatica che compie su questa terra.  Questo sarà illustrato nei vv.4-11. Il ritmo incessante delle generazioni umane (Ecclesiaste 1:4), i cicli del sole (Ecclesiaste 1:5), i movimenti del vento (Ecclesiaste 1:6) ...

Ecclesiaste 1:1-2: L’autore del libro “Ecclesiaste” e il suo scopo

 Ecclesiaste 1:1-2: L’autore del libro “Ecclesiaste” e il suo scopo Ecclesiaste 1:1 dice: “Parole dell'Ecclesiaste, figlio di Davide, re di Gerusalemme.  Vanità delle vanità, dice l'Ecclesiaste, vanità delle vanità, tutto è vanità”. Il libro dell’Ecclesiaste è una lettura difficile, e questo lo puoi capire quando cominci a leggerlo e ti viene difficile interpretarlo; poi prendi un commentario che dovrebbero aiutarti a capirlo e nell’introduzione trovi scritto frasi tipo: "Questo libro è uno dei libri più difficili di tutta la Bibbia, uno che nessuno ha mai completamente padroneggiato"; oppure: "Duemila anni di studi e interpretazioni hanno completamente fallito nel capire ciò che voleva dire veramente l’autore quando parlava di vanità". David Guzik scrive: “Il libro dell'Ecclesiaste è uno dei libri più insoliti e forse più difficili da capire della Bibbia. Ha uno spirito di disperazione senza speranza; non ha lode né pace; sembra promuovere comportamenti...

L'acqua viva

Giovanni 4:13-14: L'acqua viva. Gesù lasciò la Giudea e se ne andò di nuovo in Galilea, doveva passare per la Samaria. Gesù venne nel mondo per morire in croce per salvare i peccatori, ma c’era un’ora un momento, secondo il piano di Dio, che Lui doveva morire, perciò evitava gli scontri diretti con i capi religiosi fino a quando non doveva arrivare quell’ora, perciò dovette lasciare per questo motivo come leggiamo nei vv.1-2, la Giudea per la Galilea perché i capi religiosi seppero che faceva più discepoli di Giovanni  Battista, in questo momento non voleva uno scontro diretto.  Ora per andare in Galilea a piedi, con i Suoi discepoli, doveva passare per la Samaria. Verso mezzogiorno, il caldo, la stanchezza lo costringono a fermarsi, in una città della Samaria di nome Sicar, vicino a un pozzo, il pozzo di Giacobbe. Giacobbe era un patriarca di Israele vissuto centinaia di anni prima. Gesù, dunque,  si ferma vicino questo pozzo, mentre i suoi discepoli sono and...