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Bibbia

"La Bibbia, l'intera Bibbia e nient'altro che la Bibbia è la religione della chiesa di Cristo".
C. H. Spurgeon

La natura di Dio – Attributi comunicabili (3)

 La natura di Dio – Attributi comunicabili (3)
Stephen Olford diceva: “Mentre contempliamo l’auto-rivelazione del Suo carattere e dei Suoi attributi, tutto il nostro essere dovrebbe riversargli gratitudine, onore e gloria. Questo è il culto cristiano”.
Non possiamo dare a Dio il culto che merita se non studiamo la Sua natura, quindi i Suoi attributi.
Siamo arrivati all’ultima parte della natura di Dio che riguarda i Suoi attributi comunicabili, cioè quegli attributi che trasmette in una certa misura all’umanità. 

Leggi e rispondi alle domande

1. Pace
La “pace” non è stata tradizionalmente classificata come un attributo di Dio, ma potrebbe certamente essere considerata come un attributo di Dio. 
In 1 Corinzi 14:33 Paolo dice: "Perché Dio non è un Dio di confusione, ma di pace”.
Dio non è caratterizzato dal disordine, ma è caratterizzato dalla pace, pertanto vuole che le cose siano fatte in modo ordinato e pacifico.
Questa pace non implica certo inattività, perché Dio è all’opera continuamente come Sovrano e Salvatore in questo mondo con un'attività ordinata e controllata (cfr. per esempio Giovanni 5:17; Efesini 1:11).
Duqnue, il Dio della pace non sonnecchia e nemmeno dorme (Salmo 121:4).
Wayne Grudem da questa definizione di pace: “La pace di Dio significa che nell'essere di Dio e nelle sue azioni egli è separato da ogni confusione e disordine, eppure è continuamente attivo in innumerevoli azioni ben ordinate, completamente controllate e simultanee”.

1 Samuele 12:23: La risposta di Samuele al popolo d’Israele

 1 Samuele 12:23: La risposta di Samuele al popolo d’Israele
In questo versetto vediamo la risposta di Samuele al popolo d’Israele.
Gli Israeliti timorosi davanti alla manifestazione potente di Dio attraverso la natura con tuoni e pioggia, chiesero a Samuele di pregare per loro - non è stata l’unica volta (1 Samuele 7:8) - affinché non morissero a causa dei loro peccati, soprattutto quello di chiedere un re (vv.18-19) come le altre nazioni (1 Samuele 12:19), che implicava il rifiuto con disprezzo del Signore come Re, ma anche di Samuele stesso.
Samuele riaffermò i loro peccati, ma li incoraggiò a essere fedeli al Signore, e il Signore non li avrebbe abbandonati perché è piaciuto a Lui di fare d’Israele il Suo popolo.
Ecco che ora ritorna alla loro richiesta d’intercessione e così risponde che non cesserà d’intercedere per loro, anzi gli mostrerà la buona e diritta via.
Samuele non era solo un giudice, cioè un governante d’Israele (cfr. per esempio 1 Samuele 7:15-17), era anche un sacerdote figlio di Elcana (1 Samuele 1:1-27), della stirpe di Cheat (1 Cronache 6:16–28,33) e un profeta (1 Cronache 9:22; 2 Cronache 35:18; Atti 3:24;13:20; Ebrei 11:32).
Samuele si dedica alle proprie responsabilità come sacerdote e profeta del Signore sia per la preghiera d’intercessione e sia per insegnare le vie del Signore.
Intercessione (pregare) e istruzione (insegnare) sono i due ruoli importanti di Samuele come sacerdote e profeta del Signore.
I L’ESCLAMAZIONE 
“Quanto a me, lungi da me il peccare contro il Signore”. 
“Quanto a me” (gam ʾānōkî) enfaticamente indica il pronome personale “Io”, e mostra la determinazione di Samuele a essere fedele, anche se gli altri non lo saranno.
Lo stesso atteggiamento lo vediamo in Giosuè quando dice al popolo d’Israele: “E se vi sembra sbagliato servire il SIGNORE, scegliete oggi chi volete servire: o gli dèi che i vostri padri servirono di là dal fiume o gli dèi degli Amorei, nel paese dei quali abitate; quanto a me e alla casa mia, serviremo il SIGNORE” (Giosuè 24:15).

Al di sopra dei problemi! Sbarazzati della tua preoccupazione!

 Al di sopra dei problemi! Sbarazzati della tua preoccupazione!
Ci sono delle sane preoccupazioni, nel senso di essere attenti e vigili riguardo l’educazione dei figli, per l’opera del Signore, di curare i rapporti interpersonali, la pianificazione del lavoro, e così via.
Ma in questa predicazione vedremo la preoccupazione nel senso negativo. 
Viviamo in un’epoca piena di ansie e preoccupazioni a livello internazionale, sia per la salute, sia per l’economia e per la politica, non ci sono certezze, o punti di riferimento stabili, viviamo in una società instabile, incerta, una società liquida diceva il sociologo Zygmunt Bauman dove: “La convinzione che il cambiamento è l'unica cosa permanente e che l'incertezza è l'unica certezza”.
Ora, la preoccupazione è un pensiero che occupa la mente determinando uno stato di inquietudine, di apprensione, incertezza, timore. 
Gianni Cesana da questa definizione a riguardo: “Preoccupazione è ciò che occupa la mente in modo non piacevole, che impensierisce, che rende inquieti”. 
Quindi possiamo dire che la preoccupazione è un pensiero non piacevole che occupa la mente tanto da tormentarla, che rende inquieti, timorosi.
Gesù in Matteo 6:25 dice: “Perciò vi dico: non siate in ansia per la vostra vita, di che cosa mangerete o di che cosa berrete; né per il vostro corpo, di che vi vestirete. Non è la vita più del nutrimento, e il corpo più del vestito?”  
Il verbo “non siate in ansia” (merimnate – presente attivo imperativo) indica un divieto e un comando a smettere di preoccuparsi se lo stanno facendo. 
La parola greca per preoccupazione è usata in senso positivo nel darsi pensiero (merimnaō) alle cose del Signore (1 Corinzi 7:32), oppure la stessa parola è tradotta per la cura dei membri della chiesa (1 Corinzi 12:25). 

Salmo 77:7-10: Il lamento di Asaf. I dubbi di Asaf

 Salmo 77:7-10: Il lamento di Asaf. I dubbi di Asaf
David Hubbard scrive: “Niente come il silenzio di Dio di fronte all'angoscia porta il sentimento di disperazione che affonda”.

Questo è quello che è avvenuto ad Asaf, e avviene oggi anche ai cristiani più spirituali.

Dai vv.1-6 abbiamo visto la depressione spirituale di Asaf perché si è sentito abbandonato da Dio, perché non ha risposto alla sua richiesta di essere liberato dall’afflizione.

La dissonanza nella mente di Asaf tra ciò che ha vissuto nel passato e ciò che sta affrontando nel presente, suscita in lui una serie di domande che evidenziano i suoi dubbi (vv.7-9), con una deduzione sbagliata (v.10).

Cominciamo a vedere:
I LE DOMANDE DI ASAF (vv.6-9) 
Leggiamo nel v.6: “Durante la notte mi ricordo dei miei canti; medito, e il mio spirito si pone delle domande”.

Asaf, durante le notti insonni, ricordava le canzoni che aveva scritto, o cantato e che in precedenza confortavano il suo cuore. 

Ma guardare indietro ai tempi più felici, non fece che peggiorare la sua depressione!

Durante la notte, mentre ricorda i canti sacri, medita, dubbioso si pone delle domande su Dio; sconcertato e perplesso, discute con se stesso cercando di dissipare i suoi dubbi.

“Il salmista è sconcertato e perplesso, e le domande esprimono i suoi reali dubbi sull’atteggiamento di Dio verso il suo popolo” (Bratcher, R. G., & Reyburn, W. D.).

Il ricordare il passato felice lo rende depresso nel presente, perché Dio non sta operando come lui si aspetta.

Atti 12:5: L’importanza della preghiera comunitaria

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