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Bibbia

"La Bibbia, l'intera Bibbia e nient'altro che la Bibbia è la religione della chiesa di Cristo".
C. H. Spurgeon

Dio è geloso.

Dio è geloso.
Quando pensiamo alla gelosia, pensiamo a una di quelle emozioni poco attraenti, pensiamo a qualcosa di brutto, di solito considerato un tratto negativo piuttosto che positivo.
Così possiamo trovare difficile l'idea che Dio sia geloso.

In questa predicazione sulla gelosia di Dio vediamo: la prova, la particolarità e la pratica.

I LA PROVA. 
La gelosia di Dio è affermata più volte nella Bibbia.

Cominciamo a vedere:
A) Nell’Antico Testamento.
La gelosia esprime un'emozione molto forte.
I termini ebraici tradotti per “gelosia” vengono da una radice (qnʾ) che significa "essere zelanti" o "essere invidiosi".

Quindi possiamo dire che c’è un aspetto positivo della gelosia e uno negativo, o peccaminoso.
Per quanto riguarda Dio, la gelosia non è peccaminosa perché in Lui non c’è peccato in quanto è santo (per esempio Isaia 6:3; Giacomo 1:13). 

Principi della fede cristiana. La comunione.

Principi della fede cristiana.
La comunione.
In Atti 2:42 leggiamo: “Ed erano perseveranti nell'ascoltare l'insegnamento degli apostoli e nella comunione fraterna, nel rompere il pane e nelle preghiere”.
Una delle caratteristiche della chiesa primitiva era la comunione fraterna, i credenti erano perseveranti in questo.

Possiamo dire che la comunione è letteralmente un segno distintivo della chiesa cristiana, e dovrebbe essere una realtà nella vita di ogni persona che si dice essere un cristiano. 

Che cos’è la comunione?
La parola del Nuovo Testamento per "comunione" è koinōnia, significa stretta associazione reciproca (1 Corinzi 1:9; 1 Giovanni 1:3;); partenariato (Filippesi 1:5); condivisione (2 Corinzi 8:4; Filemone 6; Ebrei 13:16); dare un contributo (Romani 15:26).

Possiamo affermare che la comunione è un'associazione e condivisione che coinvolge stretti rapporti.

Il credente è unito alla morte e alla resurrezione di Cristo (Romani 6:3-5; 1 Corinzi 10:16); conosce la comunione delle Sue sofferenze (Filippesi 3:10).

Grazie all’unione con Cristo, il cristiano ha diritti e privilegi spirituali. 
Cristo condivide con i Suoi discepoli, che ha adottato nella Sua famiglia, ciò che Gli appartiene (Efesini 2:19; 1 Timoteo 3:15).

Salmo 46:1-3: La promessa di aiuto.

Salmo 46:1-3: La promessa di aiuto 
L'anno 1527, probabilmente è stato l’anno più difficile del riformatore Martin Lutero. Dopo dieci anni impegnativi di lotte e guida riguardo la riforma, il 22 Aprile di quell’anno fu colto da forti vertigini mentre stava predicando tanto che fu costretto a smettere di predicare. 
Lutero temeva per la sua vita. Il 6 luglio, mentre mangiava a cena con gli amici, sentì un acuto ronzio nell'orecchio e si appoggiò, ancora una volta convinto che fosse la fine della sua vita, questa convinzione fu anche alimentata da problemi cardiaci e dalle complicazioni intestinali gravi. Di questa prova, Lutero scrisse: “Ho trascorso più di una settimana in morte e in inferno. Tutto il mio corpo era dolorante e tremavo. Completamente abbandonato da Cristo, ho lavorato nella titubanza, nelle tempeste di disperazione e di blasfemia contro Dio”.
Quel che era peggio, era la terribile peste nera che era entrata in Germania e si diffuse a Wittenberg. Molte persone fuggirono, temendo per la loro vita. Eppure Lutero e sua moglie Katy rimasero, credendo che fosse loro dovere prestare attenzione ai malati e a coloro che morivano. Anche se Katy era incinta del loro secondo figlio, la casa di Lutero fu trasformata in un ospedale dove ha visto molti amici morire. Anche il figlio di un anno, Hans, era in una situazione disperata. Con la morte che lo circondava da ogni lato, Lutero fu spinto a cercare rifugio in Dio come mai prima. Il salmo 46 divenne la forza della sua anima.
Lutero scrisse un inno ispirato dal Salmo 46: "Una forte fortezza è il nostro Dio", per questo è chiamato il salmo di Lutero che cantava quando si trovava nei guai, quando i tempi erano bui; quando i nemici della verità sembravano trionfare; quando il disastro sembrava avvicinarsi a causa del suo impegno e di coloro che lo appoggiavano per la riforma, quando erano scoraggiati e tristi, diceva ai suoi compagni: “Venite cantiamo il salmo 46”.

Matteo 1:1: La fedeltà di Dio.

Matteo 1:1: La fedeltà di Dio.
“Genealogia di Gesù Cristo, figlio di Davide, figlio di Abraamo”.
Nella genealogia di Gesù vediamo la fedeltà di Dio.
Quando la Bibbia parla di fedeltà di Dio si riferisce al fatto che Dio è fedele a se stesso e fedele al Suo popolo.
Iniziamo con Dio è fedele a se stesso.
Anche se noi possiamo essere infedeli, Dio comunque rimane fedele, perché non può rinnegare se stesso dice 2 Timoteo 2:13. Rinnegare se stesso significa rifiutare se stesso, essere falso con se stesso, cioè non essere coerente con quello che Dio è, con i Suoi piani e con la Sua Parola data. Vediamo che Dio agisce nella storia com'è scritto in Ezechiele 20:14 per amore del suo nome affinché il suo nome non sia profanato, quindi Dio agisce per glorificare se stesso (Isaia 42.8; Isaia 43:7).

Romani 10:14-17: La logica del Vangelo della salvezza.

Romani 10:14-17: La logica del Vangelo della salvezza. 
Il testo di Romani 10:14-17 dice: “Ora, come invocheranno colui nel quale non hanno creduto? E come crederanno in colui del quale non hanno sentito parlare? E come potranno sentirne parlare, se non c'è chi lo annunzi? E come annunzieranno se non sono mandati? Com'è scritto: ‘Quanto sono belli i piedi di quelli che annunziano buone notizie!’ Ma non tutti hanno ubbidito alla buona notizia; Isaia infatti dice: ‘Signore, chi ha creduto alla nostra predicazione?’  Così la fede viene da ciò che si ascolta, e ciò che si ascolta viene dalla parola di Cristo”.

Il tema centrale di questo passo è: lo scenario della salvezza inizia con la proclamazione del predicatore che è stato inviato dal Signore e chi ascolta per fede invoca il Signore per essere salvato.

Matteo 1:11: La severità dei Dio.

Matteo 1:11: La severità dei Dio. 
“Giosia generò Ieconia e i suoi fratelli al tempo della deportazione in Babilonia”.

In Romani 11:22 leggiamo: “Considera dunque la bontà e la severità di Dio…..”
Come Dio è buono, è anche severo. Nella Scrittura troviamo che Dio è buono, lento all’ira, ma nello stesso tempo è severo: Dio è fermo nel Suo carattere Santo e Giusto, perciò non è indifferente al peccato! Nella genealogia di Matteo vediamo la severità di Dio con la deportazione del popolo giudaico a Babilonia per opera dei babilonesi. 
Prima di tutto vediamo l’aspetto storico della deportazione. 
La deportazione in Babilonia fu predetta più volte dai profeti (Isaia 6:11-12; Michea 4:10). Nel 605 a.C. Nabucodonosor s'impadronì di Gerusalemme e portò via i vasi del tempio e i giovani di sangue reale (2 Cronache 36:2-7; Daniele 1:1-3). Nel 598 a.C. Nabucodonosor deportò Ioiachin (Ieoconia) la madre, le mogli, i suoi eunuchi, i notabili del paese, tutti i capi, tutti gli uomini valorosi adatta alla guerra, in numero di diecimila, tutti i falegnami e i fabbri; non vi rimase che la parte più povera della popolazione (2 Re 24:14-16). Pensate al dolore della gente che veniva strappata dalle loro case (Salmi 137), ma anche il dolore dei più poveri che rimanevano; in Lamentazioni 1:11-12 è scritto che non c’era da mangiare, tanto che molti bambini morivano per la carestia (Lamentazioni 4:4-5; 2 Re 25:3).

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