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Luca 4:18-19: La missione di Gesù

 Luca 4:18-19: La missione di Gesù Immagina di entrare in un luogo avvolto dall’oscurità, pieno di disperazione, dolore e sconforto.  Un mondo dove gli emarginati vengono dimenticati, dove la speranza sembra un lusso irraggiungibile.  È in questo contesto che Gesù proclama la sua missione rivoluzionaria, un messaggio che non è semplicemente un annuncio, ma una trasformazione radicale della realtà umana. In Luca 4:18-19, Gesù proclama di essere venuto per portare la buona novella ai poveri, il recupero della vista ai ciechi e per liberare gli oppressi.  Questo brano non è solo un testo storico, ma un manifesto vivente della grazia di Dio.  Rivela un Dio che non rimane distante dalla sofferenza umana, ma si immerge nelle nostre fragilità, spezzando le catene che ci tengono prigionieri e ridonando dignità a ogni persona. Non si è limitato a trasmettere un messaggio: era l’incarnazione della speranza stessa.  Il contesto di questi versetti è che Gesù si trova n...
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Salvatore

Matteo 1:11: La severità dei Dio.

Matteo 1:11: La severità dei Dio. 
“Giosia generò Ieconia e i suoi fratelli al tempo della deportazione in Babilonia”.

In Romani 11:22 leggiamo: “Considera dunque la bontà e la severità di Dio…..”
Come Dio è buono, è anche severo. Nella Scrittura troviamo che Dio è buono, lento all’ira, ma nello stesso tempo è severo: Dio è fermo nel Suo carattere Santo e Giusto, perciò non è indifferente al peccato! Nella genealogia di Matteo vediamo la severità di Dio con la deportazione del popolo giudaico a Babilonia per opera dei babilonesi. 
Prima di tutto vediamo l’aspetto storico della deportazione. 
La deportazione in Babilonia fu predetta più volte dai profeti (Isaia 6:11-12; Michea 4:10). Nel 605 a.C. Nabucodonosor s'impadronì di Gerusalemme e portò via i vasi del tempio e i giovani di sangue reale (2 Cronache 36:2-7; Daniele 1:1-3). Nel 598 a.C. Nabucodonosor deportò Ioiachin (Ieoconia) la madre, le mogli, i suoi eunuchi, i notabili del paese, tutti i capi, tutti gli uomini valorosi adatta alla guerra, in numero di diecimila, tutti i falegnami e i fabbri; non vi rimase che la parte più povera della popolazione (2 Re 24:14-16). Pensate al dolore della gente che veniva strappata dalle loro case (Salmi 137), ma anche il dolore dei più poveri che rimanevano; in Lamentazioni 1:11-12 è scritto che non c’era da mangiare, tanto che molti bambini morivano per la carestia (Lamentazioni 4:4-5; 2 Re 25:3).
Nel 587 a.C. i Babilonesi incendiarono il tempio, distrussero le case, portarono via altri del popolo (2 Re 25:2-21) e nel 582 a.C deportarono altri Giudei (Geremia 52:30). Finalmente per grazia di Dio ritornano nel 539 a.C. a Gerusalemme, perché l’amore di Dio è eterno (Isaia 54:10; Geremia 31:3), Dio usò il re Ciro per farli ritornare a Gerusalemme, per riportare gli utensili del tempio che i Babilonesi avevano rubato, e ordinò la ricostruzione del tempio (Levitico 26:44; Deuteronomio 30:3; Esdra 1:1-11; Isaia 44:28; Isaia 45:1).
In secondo luogo riflettiamo sull’aspetto teologico della deportazione. 
Dio aveva promesso le benedizioni al popolo di Israele, ma secondo il patto mosaico in caso di disubbidienza Dio avrebbe applicato le sanzioni del patto, cioè le maledizioni e quindi il popolo sarebbe stato disperso fra le nazioni (Levitico 26:33; Deuteronomio 28:64; 30:3-4). Quindi i Babilonesi furono uno strumento del giudizio di Dio, giudizio a causa dei peccati d'Israele (Lamentazioni 1:5-8,12-18; 3:4-6,13, 40-42,49; 5:21; 2 Re 23:26-27; 24:3). È chiaro che Dio voleva risparmiare il Suo popolo e la casa del re, ma questi si beffarono, disprezzarono e schernirono i Suoi messaggeri, i profeti (2 Cronache 36:15-17). Non pensare che dove il peccato abbonda, la grazia di Dio sovrabbonda. Benché questa sia una verità biblica (Romani 5:20-21), lo è anche il fatto che Dio non tollera il peccato, Lui è santo (Genesi 6:5; 18:20; 19:23-25; Romani 1:18; Efesini 5:6; Colossesi 3:6; Apocalisse 14:10-19; 15:1-7;16; ecc.).

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