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Bibbia

"La Bibbia, l'intera Bibbia e nient'altro che la Bibbia è la religione della chiesa di Cristo".
C. H. Spurgeon

Giovanni 4:1-6: I movimenti di Gesù

 Giovanni 4:1-6: I movimenti di Gesù 
In Giovanni 4 il regno di Dio si diffonde oltre i confini della Giudea, in Samaria. 
Nel capitolo precedente Giovanni ha riportato il dialogo tra Gesù e Nicodemo sulla necessità della nuova nascita per vedere ed entrare nel regno di Dio, al capitolo 4 Gesù incontrerà i Samaritani che lo sperimenteranno come il Salvatore del mondo che dona la vita eterna.
Sulla via del ritorno in Galilea Gesù incontra prima una singola donna in un pozzo in Samaria (4:1–26), e poi in un intero villaggio (vv. 27–42). 
Parla prima alla donna dell'acqua che disseta e della vita eterna, poi della vera adorazione, e la donna diventa messaggera per gli abitanti del suo villaggio, che alla fine imparano che Gesù è il Salvatore del mondo (v. 42). 

Cominciamo a vedere:
I LA PARTENZA DI GESÙ (vv.1-3)

Nella partenza di Gesù vediamo:
A) L’informazione
Nei vv.1-3 leggiamo: “Quando dunque Gesù seppe che i farisei avevano udito che egli faceva e battezzava più discepoli di Giovanni (sebbene non fosse Gesù che battezzava, ma i suoi discepoli), lasciò la Giudea e se ne andò di nuovo in Galilea)”.

Consideriamo prima di tutto:
(1) La conseguenza dell’informazione
Di conseguenza al fatto che Gesù venne a conoscenza (seppe – egnō – aoristo attivo indicativo) che era diventato popolare, lasciò la Giudea per ritornare di nuovo in Galilea (cfr. Giovanni 1:43-2:12).

I farisei avevano investigato su Giovanni Battista (Giovanni 1:19-27), ora cominciano a esaminare quelle di Gesù, sono più interessati a Gesù che non solo aveva da poco purificato il tempio dai mercanti con autorità (Giovanni 2:13-22) ma aveva più successo di Giovanni Battista (cfr. anche Giovanni 3:26), e a differenza di Giovanni, Gesù era stato dichiarato l’Agnello di Dio che toglie il peccato del mondo (Giovanni 1:29,35), già cominciava a essere riconosciuto come il Messia (Giovanni 1:41,49), e aveva compiuto miracoli (Giovanni 2:1-11,23; 3:2) e molti hanno creduto nel suo nome (Giovanni 2:23).

1 Samuele 7:3: La condizione per la liberazione

 1 Samuele 7:3: La condizione per la liberazione
“Allora Samuele parlò a tutta la casa d'Israele, e disse: ‘Se davvero tornate al SIGNORE con tutto il vostro cuore, togliete di mezzo a voi gli dèi stranieri e gli idoli di Astarte, volgete risolutamente il vostro cuore verso il SIGNORE e servite lui, lui solo. Allora egli vi libererà dalle mani dei Filistei’”.

Israele è in guerra contro i Filistei. Samuele dice a tutto il popolo che la condizione per la liberazione dai nemici è la consacrazione. Al v.4 è scritto che i figli di Israele tolsero via gli idoli di Baal e di Astarte e servirono il Signore soltanto; al v.5 Samuele intercede per il popolo, al v.6 il popolo fece cordoglio per il peccato con un digiuno. Samuele offrì in sacrificio un agnello e pregò per Israele, il Signore l’esaudì e umiliò i Filistei liberando così Israele (vv.7-14).
Dunque la condizione per la liberazione, per la salvezza quindi per l’esaudimento alla preghiera è la consacrazione.
Vediamo quattro aspetti della consacrazione al Signore in questo versetto.
Prima di tutto c’è il:
1) Ritornare al Signore
“Se davvero tornate al SIGNORE con tutto il vostro cuore”.
Il popolo si era allontanato dal Signore, ora è esortato a ritornare al Signore con tutto il cuore.
In ebraico, “con tutto il vostro cuore” è prima nella frase e quindi è enfatizzata. 
“Il cuore” (lē·ḇāḇ) nella Bibbia, è la parte più intima di una persona; è la sede dei pensieri, della volontà, delle emozioni e della coscienza di una persona.
In primo luogo il riferimento “con tutto il vostro cuore” sottolinea la necessità di motivi sinceri come fondamento dell'azione 
L'espressione “con tutto il vostro cuore” si concentra sulla dimensione interiore del pentimento come fondamento per azioni appropriate (cfr. per esempio 1 Re 8:48; 2 Re 23:25; Gioele 2:12-13).
In secondo luogo “con tutto il vostro cuore” sottolinea la necessità di un impegno interiore totale verso Dio (cfr. per esempio Deuteronomio 6:5; Matteo 22:37). 

1 Samuele 6:19: Il giudizio di Dio sugli abitanti di Bet-Semes

  1 Samuele 6:19: Il giudizio di Dio sugli abitanti di Bet-Semes

“Il SIGNORE colpì gli abitanti di Bet-Semes, perché avevano guardato dentro l'arca del SIGNORE; colpì settanta uomini fra i cinquantamila del popolo. Il popolo fece cordoglio, perché il SIGNORE l'aveva colpito con un grande flagello”.

L’arca del Signore era stata presa in battaglia dai Filistei e ora rimandata agli Israeliti. Arrivata a Bet-Semes, una città Giudaica, la popolazione offrì i sacrifici al Signore, ma a un certo punto, quando settanta Israeliti guardarono curiosamente all’interno dell'arca, cioè l’aprirono per vedere che cosa ci fosse, Dio li colpì e morirono. Perché questo grande flagello? Come i due figli di Eli avevano mostrato disprezzo per Dio ignorando le regole del culto (1 Samuele 3:12-17,22-25), così questi uomini giudicati dal Signore, gli mostrarono disprezzo trattando la Sua arca, una cosa santa, come se fosse un oggetto ordinario; queste persone non hanno avuto il giusto atteggiamento verso Dio!

Marco 1:35: Gesù un uomo di preghiera

 Marco 1:35: Gesù un uomo di preghiera 
Una volta una cara sorella nella fede si lamentava della sua vita cristiana dicendomi che non aveva una vita abbondante come aveva promesso Gesù in Giovanni 10:10.

Penso che non sia l’unica a sperimentare questo!

A volte si ha quella sensazione che quei fiumi di acqua viva dello Spirito Santo non scorrono in noi (Giovanni 7:38), sembra che dentro di noi ci sia acqua stagnante!
Certamente la colpa non è dello Spirito Santo!

A volte ci chiediamo come mai la nostra vita cristiana sia deprimente, sterile, ci sentiamo stanchi e svuotati spiritualmente. 

Ci possono essere diversi motivi, uno di questi è la mancanza di una vita quotidiana di preghiera!

C. H. Spurgeon credeva molto nella preghiera, disse: “Non potrei dubitare dell'efficacia della preghiera più di quanto potrei non credere alla legge di gravità”.

Anche Gesù credeva nell’efficacia della preghiera!

La preghiera era vitale per Gesù e faceva di tutto per andare in disparte per pregare privatamente nonostante i Suoi impegni missionari.

Trovare il tempo per pregare, in questa vita frenetica, non è facile, ma la preghiera è fondamentale per la nostra vita come lo era per Gesù, ecco perché dobbiamo fare di tutto per ritagliarci uno spazio di tempo ogni giorno per la preghiera privata, e il momento migliore è la mattina quando ci alziamo dal letto!

In questo versetto vediamo quattro aspetti.

Filippesi 3:20-21: L’attesa del ritorno di Gesù Cristo

 Filippesi 3:20-21: L’attesa del ritorno di Gesù Cristo
Con il passare degli anni, spesso ci troviamo deboli e indifesi, e possiamo essere scoraggiati nel vedere i nostri corpi che stanno invecchiando, decadendo e avvicinando alla morte. 

Al pensiero della morte moltissime persone ne sono angosciate, ma la speranza dei veri cristiani è la loro cittadinanza eterna nei cieli da dove verrà anche il Salvatore e Signore Gesù Cristo che trasformerà i nostri corpi rendendoli gloriosi.

La glorificazione è la trasformazione radicale sia del corpo che dell'anima dei credenti, perfezionandoli nella santità, e quindi adattandoli alla vita eterna in perfetta comunione con il Dio uno e trino. 

Questi versetti ci dicono perché dovremmo dirigere la nostra attenzione alle cose celesti.

Prima di tutto vediamo:
I L’ATTESA IMPAZIENTE  
Nel v. 20 leggiamo: “La nostra cittadinanza è nei cieli, da dove aspettiamo anche il Salvatore, Gesù Cristo, il Signore”.

La cittadinanza dei veri cristiani è nei cieli da dove aspettano impazientemente il ritorno di Gesù!

Il cielo non è solo uno stato mentale, è anche un luogo reale, tangibile dove vive Gesù l'uomo risorto con un corpo glorificato.
 
“Da dove” (ex hou) indica l’origine da dove proviene Gesù, quindi dai cieli e non dalla terra, indica la Sua provenienza trascendente.

“Anche” (kai) si riferisce al fatto che non solo i cieli è dove hanno la cittadinanza i veri cristiani, ma indica che da lì aspettano il loro Salvatore, Gesù Cristo il Signore.

Gesù era in cielo prima di venire sulla terra (cfr. Giovanni 1:1-3; 3:16; 17:3-5), venne in assoluta umiltà e obbedienza al Padre, per morire e salvare i peccatori (cfr. per esempio Filippesi 2:6-8; 1 Timoteo 1:15).

1 Samuele 5:9: Il flagello del Signore sui Filistei

 1 Samuele 5:9: Il flagello del Signore sui Filistei
“Così trasportarono a Gat l'arca del Dio d'Israele. E quando l'ebbero trasportata, la mano del SIGNORE fu contro la città che si fece prendere da un grande panico. Il SIGNORE colpì gli uomini della città, piccoli e grandi, e un flagello d'emorroidi scoppiò in mezzo a loro”.
La pratica di catturare gli dèi di un nemico come un trofeo, era comune nelle guerre nell'antico Medio Oriente.
L’arca del Dio d’Israele era l’arca del patto, dove il Signore rivelava la Sua volontà ai Suoi servi (Esodo 25:22; 30:36; Levitico 16:2; Giosuè 7:6), in questo modo serviva come simbolo della presenza divina che guidava il Suo popolo (1 Samuele 4:21-22; 6:19-20).
I Filistei sconfiggono gli Israeliti in battaglia e presero l’arca del patto (1 Samuele 5:10-11) e la trasportarono ad Asdod nel tempio della loro divinità nazionale “Dagon” (cfr. Giudici 16:23; 1 Cronache 10:10). 
Forse i Filistei pensavano di dargli sinceramente adorazione e onore accanto al loro dio Dagon, di arruolarlo per un futuro aiuto offrendogli lo stesso status di Dagon. Ma il Signore non era il "dio dei Filistei", né avrebbe accettato l'adorazione insieme a nessun'altra divinità (cfr. per esempio Esodo 20:2-3; 23:13; Atti 15:29; 1 Giovanni 5:21). L’arca di Dio apparteneva al popolo che aveva scelto e redento dall'Egitto, doveva essere portato nella terra che aveva promesso ad Abraamo.
Oppure gli oggetti presi ai nemici e portati nel tempio potevano servire come doni di gratitudine al proprio dio per la vittoria riportata. 
Mettere l'arca del Signore nel tempio di Dagon poteva essere un segno di ringraziamento a Dagon per la vittoria su Israele.

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