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Bibbia

"La Bibbia, l'intera Bibbia e nient'altro che la Bibbia è la religione della chiesa di Cristo".
C. H. Spurgeon

Efesini 5:20: Un cuore riconoscente a Dio!

Efesini 5:20: Un cuore riconoscente a Dio!
Siamo ormai quasi alla fine di quest’anno e come di solito facciamo un po' tutti riflettiamo su quello che è accaduto in questi ultimi dodici mesi.

Alcuni di noi si concentrano sulle brutte circostanze che hanno vissuto e allora dicono che è stato un anno brutto e si lamentano contro Dio Padre.

Altri si concentrano sui fatti belli e allora ringraziano, forse, Dio Padre!

Dico forse perché i nove lebbrosi guariti da Gesù non ritornarono a ringraziarlo!

Siamo inclini a dimenticare le benedizioni che Dio ci ha dato e ci dà, e anche il fatto che comunque Dio controlla tutte le circostanze sempre per il nostro bene anche se in apparenza va tutto storto!

Quindi tutto quello che ci è accaduto in questo anno passato e tutto quello che accadrà per il prossimo, è stato e sarà per il nostro bene!

Questo è quello che sanno molto bene quelli che amano Dio, cioè i credenti.

Romani 8:28 ce lo dice chiaramente: “Or sappiamo che tutte le cose cooperano al bene di quelli che amano Dio, i quali sono chiamati secondo il suo disegno”.

Anche se non capiamo quello che ci è accaduto, o ci accadrà, dobbiamo fidarci di Dio!

La nostra vita è come una serie di punti neri incomprensibili come in quei disegni per bambini che una volta collegati l’uno con l’altro con una linea viene fuori un un’animale, un’automobile, un aereo, una stella e così via!

Galati 4:4-5: La puntualità di Dio!

 Galati 4:4-5: La puntualità di Dio!
“Ma quando giunse la pienezza del tempo, Dio mandò suo Figlio, nato da donna, nato sotto la legge, per riscattare quelli che erano sotto la legge, affinché noi ricevessimo l'adozione”.

Charles Haddon Spurgeon disse:"Cristo è il grande fatto centrale della storia del mondo. A Lui tutto guarda in avanti o indietro. Tutte le linee della storia convergono su di Lui. Tutti i grandi propositi di Dio culminano in Lui. Il fatto più grande ed epocale che la storia del mondo registra è la sua nascita". 
Eppure non gli diamo l’importanza e l’onore che merita, nemmeno il giorno di Natale!
Quando si pensa al Natale si pensa ai regali, a Babbo natale, a fare l’albero di Natale, al presepe, i più preparati giustamente pensano alla nascita di Gesù, i più spirituali a ciò che ha significato, o comportato quella nascita: la rivelazione di Dio (cfr. per esempio Giovanni 1:1-18; 14:1-6; 1 Timoteo 2:5), per essere un modello di vita da assomigliare(cfr. per esempio Giovanni 13:15; 1 Pietro 2:21; 1 Giovanni 2:5-6); per salvarci dal peccato (cfr. per esempio Giovanni 3;16; 1 Timoteo 1:15)e quindi adottarci come Suoi figli(cfr. per esempio Galati 4:4-6); per essere il mediatore tra Dio e l’uomo(1 Timoteo 2:5); per simpatizzare con noi(cfr. per esempio Ebrei 4:145-16).
Molti si concentrano su Maria, la madre di Gesù, poco e niente su Giuseppe il padre adottivo di Gesù.
Ma a Natale pochi si ricordano anche di Dio, e tra questi pochi si ricordano il fatto che Dio ha mandato Gesù perché ci ama.
Ma voglio ricordarvi due aspetti di Dio che molti di noi trascurano e che il Natale invece ci ricorda e che sono di conforto per noi.
Prima di tutto il Natale ci parla che Dio è sempre puntuale, arriva al momento giusto!
“Ma quando giunse la pienezza del tempo, Dio mandò suo Figlio”
“La pienezza del tempo” (to plērōma tou chronou) si riferisce al tempo giusto, opportuno, che era stato preordinato da Dio Padre per l'invio del suo Figlio.
Non so a voi, ma a me dà fastidio fare tardi a un appuntamento, e ancora più dà fastidio aspettare il ritardo di qualcun altro all’appuntamento.
E molte volte siamo infastiditi con Dio quando non risolve subito i nostri problemi, o ritarda a rispondere alle nostre preghiere.
Viviamo in una società frenetica dove possiamo avere quasi tutto a casa ordinandolo nel web, è la società del tutto e subito!
Con Dio non è così! 

1 Corinzi 15:57: La vittoria delle vittorie!

 1 Corinzi 15:57: La vittoria delle vittorie!
“Ma ringraziato sia Dio, che ci dà la vittoria per mezzo del nostro Signore Gesù Cristo”.
Sembrerebbe assurdo ed è certamente difficile parlare di vittoria in un momento drammatico e doloroso come la morte di una persona fedele a Dio che conosciamo.
Come possiamo parlare di vittoria davanti la cessazione di una vita, quando un nostro caro muore, quando fisicamente non c’è più, quando non sentiremo più la sua voce, la sua risata, i suoi consigli, o quando non toccheremo più il suo volto, o le sue mani, o non vedremo più i suoi occhi che incrociano i nostri?
Come possiamo parlare di vittoria per la morte di un nostro caro, quando non vedremo più il suo sorriso, o sentiremo più il suo amore, o anche dargli il nostro amore?
Come possiamo parlare di vittoria per la morte di un nostro caro quando è strappato dalla nostra presenza per sempre, quando lascia un vuoto incolmabile?
La morte è qualcosa che tocca tutti!
Lo scrittore e poeta Argentino Jorge Louis Borges (1899 -1986) disse: “La morte è un’usanza che tutti, prima o poi, dobbiamo rispettare”.
La morte è una terribile realtà universale per tutti: adulti, vecchi, giovani, bambini, maschi e femmine, ricchi e poveri!
La morte è un potente efficace livellatore universale che abolisce ogni distinzione, o discriminazione!
Sappiamo benissimo che l’uomo con la sua tecnologia e scienza può vincere la legge di gravità, ma non la morte! La può ritardare in certi casi, ma non la può vincere!
Quando arriva, arriva con una forza a cui nessun potere sulla terra può resistere, tanto che rimaniamo scioccati quando muore una persona forte fisicamente, o in giovane età!
È davvero assurdo e difficile parlare di vittoria in un funerale, ma secondo la logica di Dio e quindi quella cristiana non lo è!

La dottrina di Dio: La conoscibilità di Dio (Prima parte)

 La dottrina di Dio: La conoscibilità di Dio (Prima parte)
Grant M. Sutherland riguardo la conoscibilità di Dio scrive: “La conoscibilità di Dio si riferisce alla misura e ai mezzi con cui l'umanità può conoscere Dio. Tutta la Scrittura proclama che Dio Uno e Trino si è fatto conoscere, che è conoscibile, e che il mezzo e il fine della salvezza è proprio conoscerlo”.
Ciò che vediamo nella Bibbia è che Dio si è fatto conoscere. Noi nella Bibbia vediamo che Dio può essere conosciuto (cfr. per esempio Geremia 9:23-24; Giovanni 14:7; 17:3; Galati 4:9; 1 Giovanni 2:3,13; 4:8; 5:20), e quando parla di conoscere Dio.
Quindi vediamo che c’è la possibilità di conoscere Dio e questo è lo scopo della nostra esistenza secondo James I. Packer quando dice: “Per quale scopo siamo stati creati? Per conoscere Dio. Quale obiettivo dovremmo prefiggerci nella vita? Conoscere Dio”. 
Dio è veramente conoscibile, ma non completamente comprensibile! Come già detto nello studio sull’incomprensibilità di Dio non possiamo comprendere pienamente Dio sia per la Sua natura e sia per la nostra natura limitata e peccaminosa, ma questo non significa che non lo possiamo conoscere, noi lo possiamo conoscere nella misura in cui si è rivelato attraverso la Bibbia. “La Bibbia rende Dio conoscibile agli esseri umani, nella misura in cui il contenuto della Bibbia rivela la verità su di lui” (John MacArthur e Richard Mayhue). 
Conoscere Dio è la cosa più importante per l’umanità! L'umanità ha bisogno di conoscere Dio più di qualsiasi altra cosa! C.H. Spurgeon disse: “La conoscenza di Dio è la grande speranza dei peccatori”.
Cosa significa conoscere Dio?
Conoscere Dio non è solo consapevolezza. La consapevolezza nel senso che sei certo che Dio esiste da qualche parte e avere qualche informazione su di Lui, o credere per logica che Dio esiste. Conoscere Dio va oltre questo.
Conoscere Dio non è solo cultura. Avere una conoscenza culturale per sentito dire ed essere preparati sull’argomento dai libri. Per esempio sapere tutto di una città, delle sue strade, dei suoi negozi, monumenti, ma tutto questo può essere una conoscenza acquisita dai libri. Così anche per Dio, ne possiamo avere una conoscenza come chi studia la teologia, e ha la sua importanza, ma la conoscenza di Dio non è solo questa. Anche i più grandi teologi possono avere questo tipo di conoscenza scolastica, pur tuttavia non essere credenti, o non aver nessun rapporto con Dio!

La dottrina di Dio: l’incomprensibilità

La dottrina di Dio: l’incomprensibilità
Dio è Dio e noi siamo creature limitate, questo ci ricorda l’importante dottrina della rivelazione di Dio. Scott Oliphint scrive: “Nel rivelare se stesso e le sue vie nel mondo a noi, Dio ci sta indicando i nostri limiti come creature. Ci sta ricordando che Lui è Dio e noi non lo siamo”.
Ma Dio non ci ha rivelato tutto! (Deuteronomio 29:28).
L'essere stesso di Dio è così trascendente (cfr. per esempio 1 Cronache 29:11; Isaia 57:15), cioè al di sopra di noi e al di fuori del genere umano e delle divinità pagane (cfr. per esempio Esodo 15:11; Geremia 10:6), è il Totalmente Altro, cioè Colui che ha una natura completamente diversa dalla nostra, che tutti i nostri sforzi per arrivare a una comprensione completa di Lui sono destinati fin dall'inizio al fallimento. Nessuno è pari a Dio! 
Il mistero di Dio fa parte della teologia! (cfr. per esempio Giobbe 37:23; Salmo 97:2; Isaia 45:15; 1 Timoteo 6:16). 
Herman Bavinck afferma che "il mistero è la linfa vitale della dogmatica", cioè quella parte della teologia dedicata allo studio dei dogmi nel loro carattere teorico. Il teologo olandese continua ancora dicendo: “In verità, la conoscenza che Dio ha rivelato di se stesso nella natura e nella Scrittura supera di gran lunga l'immaginazione e la comprensione umana. In questo senso è tutto mistero quello di cui si occupa la scienza della dogmatica, poiché non si occupa di creature finite, ma dall'inizio alla fine guarda oltre tutte le creature e si concentra sull'Uno eterno e infinito stesso. Fin dall'inizio delle sue fatiche, affronta l'Uno incomprensibile”.
Dio per l’unicità della Sua natura, nonostante la rivelazione della Sua Parola, la Bibbia, rimane un Essere misterioso sia nella Sua essenza che per il fatto che ha una logica diversa dalla nostra (cfr. per esempio Isaia 55:8-9)

Esodo 33:17-20: La manifestazione della gloria di Dio in relazione alla preghiera

 Esodo 33:17-20: La manifestazione della gloria di Dio in relazione alla preghiera
Il teologo J. I. Packer disse: “L'unica cosa che Dio è tenuto a fare è proprio ciò che ci richiede: glorificare se stesso”.
Questo è lo scopo di Dio ed è il motivo per cui ci ha creati (cfr. per esempio Isaia 43:7; 1 Corinzi 10:31), e quindi quello che dobbiamo ricercare anche nella preghiera.
In questa predicazione vedremo tre aspetti riguardo la preghiera.
Cominciamo a vedere:
I LA SITUAZIONE DELLA PREGHIERA 
In Esodo 33:17-18 è scritto: “Il SIGNORE disse a Mosè: 'Farò anche questo che tu chiedi, perché tu hai trovato grazia agli occhi miei, e ti conosco personalmente'.  Mosè disse: 'Ti prego, fammi vedere la tua gloria!'”
 C’è un dialogo tra Dio e Mosè. 
Mosè chiede a Dio indicazioni riguardo i suoi piani. 
Dio rispose promettendo a Mosè la sua presenza e dicendo che ha trovato grazia ai Suoi occhi e che lo conosce personalmente (ʾēdoʿăkā bĕšēm), cioè c’è una relazione speciale intima basata sull’elezione (cfr. per esempio Genesi 18:19; Esodo 32:12,17; Geremia 1:5; Amos 3:2) e quindi la speciale presenza personale di Dio con Mosè e il popolo d’Israele; questo tipo di conoscenza e presenza di Dio sono inseparabili.
Anche i singoli veri cristiani sono conosciuti da Dio (cfr. per esempio Giovanni 10:14; Romani 8:28-30; Galati 4:8-9), eletti a salvezza in Cristo per grazia Dio prima della creazione (cfr. per esempio Atti 13:48; 1 Corinzi 1:26-31; Efesini 1:4; 2 Tessalonicesi 2:13; 2 Timoteo 1:9), questo ci deve dare un grande conforto perché apparteniamo a Dio e nessuno ci potrà allontanare da Lui!! (cfr. per esempio Giovanni 10:27-30; Romani 8:31-39).
Questo rassicurò Mosè poiché non vedeva nessuna luce nell'ingresso di Israele in Canaan come popolo di Dio se la Sua presenza non fosse stata in mezzo a loro (Esodo 33:12-16).
Quando non vedi nessuna luce, ricordati la tua posizione in Cristo: ”Sei conosciuto personalmente da Dio!”
Pertanto la tua vita è nelle Sue mani!
La risposta di Dio incoraggiò Mosè a chiedere ancora di più. 

La dottrina di Dio: Le argomentazioni per l'esistenza di Dio

 La dottrina di Dio: Le argomentazioni per l'esistenza di Dio
La Bibbia presuppone semplicemente che Dio esiste; infatti il primo versetto della Bibbia dice: “Nel principio Dio creò i cieli e la terra” (Genesi 1:1), e questo indica che la Sua esistenza è presupposta, non c’è nessuna traccia di provarne la Sua esistenza, è ovvia!
Questo ci fa capire che l’esistenza di Dio è reale e oggettiva, cioè non dipende se abbiamo un rapporto personale con Lui, o se può, o non può essere provato. Dio non esiste solo all’interno della fede, per coloro che credono, l’esistenza di Dio è oggettiva, concreta e non teoretica. Credere in Lui è fondamentale per il nostro tempo, per la nostra società malata, ed è assurdo vivere senza di Lui. 
Se Dio esiste in modo come la Bibbia dice, la Sua esistenza implica molto di più di un consenso intellettuale, implica il glorificarlo gioendo in Lui, ubbidendogli, adorandolo (cfr. per esempio Salmo 16:11; Matteo 4:10; 1 Corinzi 10:31), perciò non si tratta solo di credere con la testa. 
Nella Bibbia la fede in Dio è un coinvolgimento intellettivo, emotivo e volitivo, pertanto l’esistenza di Dio non è solo una questione concettuale, ma anche pastorale.
Tutte le persone hanno il senso interiore che Dio esiste (Romani 1:19). Coloro che rifiutano l’esistenza di Dio ne rifiutano le prove, si convincono che Dio non c’è (Salmo 10:4; 14:1).
Questo c’introduce alle argomentazioni sull’esistenza di Dio, chiamate anche prove e quindi la fede in Dio non è una fede cieca.
La domanda allora è: come può essere provata l’esistenza di Dio? Quali sono le argomentazioni che dimostrano l’esistenza di Dio?
Il primo argomento è la Bibbia.
La prova che Dio esiste la troviamo nella Bibbia. La Bibbia è la Parola di Dio mediante la quale Dio si è rivelato. Gli uomini che scrissero la Bibbia erano ispirati da Dio. 
La Bibbia, nell'Antico Testamento, abbonda di affermazioni come: "Così dice il Signore: ...", "La Parola del Signore mi fu rivolta, dicendo ...", e affermazioni simili. 
Nei libri profetici (Isaia, Geremia, ecc.) ci sono più di 1.300 citazioni di questo tipo! 

Introduzione alla dottrina di Dio

 Introduzione alla dottrina di Dio
La dottrina di Dio comprende la descrizione cristiana dell'essere, o della natura del Dio Uno e Trino, della Sua esistenza, i Suoi attributi, titoli, decreti, opere come descritti nella Bibbia.
La dottrina di Dio a volte è chiamata anche “teologia vera e propria” nel senso che la teologia (dal greco antico ‘theos’ - Dio - e ‘logos’ -parola, o discorso, o indagine) sta effettivamente parlando della dottrina di chi è Dio.
Che lo studio della dottrina di Dio è importante lo vediamo dalle parole del teologo James I. Packer:”La scienza più sublime, la congettura più alta, la filosofia più profonda, che possano mai impegnare l’attenzione di un figlio di Dio, sono il nome, la natura, la persona, l’opera, gli atti e l’esistenza del grande Dio che egli chiama suo Padre”.
La dottrina di Dio è centrale nella Bibbia, perché da essa dipendono tutte le altre dottrine. 
Senza la dottrina di Dio, le altre dottrine della Bibbia non avrebbero senso, significato, o scopo, ecco perché è importante studiarla. Per esempio non ha senso considerare la dottrina della salvezza, né la dottrina del peccato, a meno che non abbiamo iniziato con la dottrina di Dio.
Studiare la dottrina di Dio è importante perché non possiamo avere una relazione, e un’adorazione come Dio vuole. È importante conoscerlo per come si è rivelato nella Bibbia e quindi per come vuole che noi ci avviciniamo a Lui.
Studiare la dottrina di Dio è importante per la nostra vita.
A. W. Tozer disse: “Quello che pensi di Dio è la cosa più importante di te”.
Probabilmente questo perché da ciò che pensiamo e crediamo di Dio dipenderà la nostra vita su questa terra e anche quella dopo la morte (cfr. per esempio Giovanni 17:3).
Conoscere Dio significa fare l’esperienza della Sua potenza, significa essere trasformati da Lui (cfr. per esempio 2 Corinzi 3:18). 
La conoscenza di Dio è una forza dinamica vitale capace di trasformare coloro che la possiedono e che ne sono guidati e controllati!

Introduzione alla Bibbia: La sufficienza

Introduzione alla Bibbia
La sufficienza
La Bibbia è tutto per un vero cristiano! Thomas Brooks disse: “La Parola del Signore è una luce per guidarvi, un consigliere per consigliarvi, un consolatore per confortarvi, un bastone per sostenervi, una spada per difendervi e un medico per guarirvi. La Parola è una miniera per arricchirvi, una veste per vestirvi e una corona per incoronarvi”. 
Oggi, la sufficienza della Bibbia viene rinnegata in molti modi sia apertamente che in modo subdolo.
La sufficienza delle Sacre Scritture, quindi della Bibbia, viene minata anche nelle nostre chiese con tre pericolosi errori: quello di aggiungere qualcosa con rivelazioni extrabibliche alla Bibbia; la sostituzione della Parola di Dio con visioni umanistiche psicologiche e filosofiche è il secondo pericolo; infine il terzo pericolo è mettendo da parte, o relegandola a qualche minuto durante il culto dove al centro viene messo altro.
Tutti e tre i pericoli minano e negano la sufficienza della Bibbia, la dottrina secondo cui la Parola di Dio è la guida sufficiente. 
La sufficienza della Bibbia è completa! Abbiamo tutto ciò che ci serve per avere una relazione con Dio, per sapere come comportarci in ogni area della nostra vita e per servirlo in modo che possa essere glorificato! Tutto ciò che dobbiamo sapere per la gloria di Dio è scritto nella Bibbia, la Parola del Signore.
La Bibbia è sufficiente per la nostra vita, è una luce per il nostro cammino! (Salmo 19:7–11; 119:105); c’insegna cosa credere e quale dovere Dio richiede all'umanità.
La Bibbia è più affidabile delle esperienze spirituali più straordinarie (Luca 16:27-31; 2 Pietro 1:17–20). 
È sufficiente per condurre una persona alla fede salvifica (2 Timoteo 3:15), e quindi un mezzo per trasformare, per renderle nuove persone (Giacomo 1:18; 1 Pietro 1:23) e santificarle (Giovanni 17:17).
La Bibbia istruisce tutte le categorie di persone, dal professionista religioso al credente comune (Deuteronomio 6:4; Marco 12:37; Filippesi 1:1). 

Ebrei 11:13: La risolutezza della fede

 Ebrei 11:13: La risolutezza della fede 
Qualcuno ha detto:
“Un fuggitivo è colui che sta scappando da casa,
Un vagabondo è colui che non ha casa;
Un estraneo è uno lontano da casa,
E un pellegrino sta tornando a casa”. 
La vita di fede cristiana è la vita di uno straniero e pellegrino su questa terra!
Il vero cristiano è un estraneo e un pellegrino sulla terra; la sua fede risoluta è proiettata verso il cielo, la sua patria celeste.
Tozer a riguardo diceva: “Se siamo cristiani genuini, impegnati, intenti a camminare per fede con nostro Signore Gesù Cristo, allora confessiamo continuamente che siamo pellegrini e stranieri! Lo Spirito Santo, che è il vero autore di questa lettera agli Ebrei, usa i termini pellegrini e stranieri per ricordare ai primi cristiani che non erano ancora nella loro dimora definitiva. Il messaggio è ancora lo stesso oggi. I pellegrini cristiani stanno viaggiando per fede da un'antica città maledetta e minacciata di giudizio a una città benedetta e celeste dove dimora l'Emmanuele!”

Cantico dei Cantici 2:15: Il pericolo delle piccole volpi

 Cantico dei Cantici 2:15: Il pericolo delle piccole volpi 
“Prendeteci le volpi, le volpicine che guastano le vigne, poiché le nostre vigne sono in fiore!”
Il Cantico dei Cantici parla di amore di un uomo, probabilmente il re Salomone con una bellissima ragazza di campagna chiamata "la Sulamita". 
L'amore della Sulamita e del suo amato è descritto come vigne in fiore, quindi prima che il frutto esca, sono nei suoi primi stadi e quindi molto fragile e vulnerabile ai danni che le volpi possono fare.
La coppia, o la ragazza chiede ad altri di catturare le volpi che rovinano le vigne.
Nel mondo antico, le volpi erano famose riguardo al fatto che andavano a mangiare l’uva direttamente dai vigneti.
Nella commedia “Cavalieri” (424 a.C.)  di Aristofane, Demo e un venditore di salsicce stanno discutendo sull'interpretazione di un oracolo riguardante il "cane-volpe". Demos chiede: "Perché l'oracolo allora non dice 'cane' invece di 'cane-volpe'?" Il venditore di salsicce risponde: "Perché paragona i soldati alle giovani volpi che, come loro, mangiano l'uva nei campi". 
In un poema di Teocrito di Comata del 275 a.C. circa è scritto: "Odio le volpi dalla coda a spazzola, che non appena il giorno declina / vengono strisciando a vendemmiare i vigneti del buon uomo Micon". 
Aristotele (384 - 322 a.C) considerava la volpe "maliziosa e astuta".
Anche F. Landy a riguardo sottolinea: “Le volpi sono creature astute ed enigmatiche nelle favole e nei proverbi; e quindi paragonabile al serpente astuto”. 
Gesù usa la volpe come metafora dell'astuzia per Erode (Luca 13:32).
Dunque le volpi erano considerate animali astuti e distruttivi che potevano danneggiare preziose vigne (cfr. Giudici 15:4; Salmo 63:10; Ezechiele 13:4). 
Ora metaforicamente, le volpi sono tutto ciò che potrebbe ostacolare il rapporto tra la coppia e rovinare lo sbocciare del loro amore.

1 Corinzi 10:13: Dio ci darà una via di uscita!

 1 Corinzi 10:13: Dio ci darà una via di uscita!
L'incrocio più pericoloso per gli incidenti negli Stati Uniti tra il 1999 e il 2000 è stato l'angolo tra Flamingo Road e Pines Boulevard a Pembroke Pines, in Florida, appena a nord di Miami.
Così ha riferito “State Farm Insurance” nel 2001. 
Durante il periodo di due anni, ci sono stati 357 incidenti segnalati in questo incrocio, che è circondato da tre centri commerciali e dal CB Smith Park. Secondo le statistiche di State Farm, quasi 90.000 auto passano attraverso l'incrocio ogni giorno. 
L'incrocio ha una media di quasi un incidente automobilistico ogni due giorni, con un costo di oltre 1 milione di dollari in danni alla proprietà ogni anno.
Ora la vita è piena di incroci pericolosi, piena di tentazioni per la nostra vita morale e spirituale! 
Ma abbiamo la promessa che il Dio fedele è con noi e ci aiuta contro le tentazioni!
“Nessuna tentazione vi ha còlti, che non sia stata umana; però Dio è fedele e non permetterà che siate tentati oltre le vostre forze; ma con la tentazione vi darà anche la via d'uscirne, affinché la possiate sopportare”.
Questo versetto è uno dei più famosi e amati della Bibbia, molte persone vi hanno trovato e trovano conforto e pace, ed è probabile che si riferisca a coloro che sono abbattuti e rassegnati che pensano sia inutile combattere contro il potere della tentazione.
In questo versetto vediamo l’esperienza, l’entità e l’esito della tentazione.

1 Samuele 12:20: Chiamati a essere completamente consacrati al Signore!

1 Samuele 12:20: Chiamati a essere completamente consacrati al Signore!
La grazia di Dio è uno dei temi principali della Bibbia, ma è anche unica tra tutte le religioni del mondo che ci sono state e ci sono.
A riguardo Gilbert Bilezikiam scrive: “Nessun altro sistema di pensiero religioso, passato, o presente, contiene un'enfasi sulla grazia divina paragonabile a quella della Bibbia”.
Che cos’è la grazia di Dio?
La grazia è il favore immeritato di Dio verso gli esseri umani!
Tim Shenton scrive: “La grazia è un atteggiamento favorevole verso gli indegni e gli empi, il favore concesso con generosità a chi non possiede alcun merito per ottenerlo. È l'esercizio dell'amore verso chi è in posizione inferiore e di dipendenza, che può essere chiamato ‘favore immeritato’. La grazia di Dio consiste nella sua bontà liberamente elargita a coloro che ne sono immeritevoli e che sono, per natura, sottoposti ad un giudizio di morte eterna”.
Ogni giorno siamo i destinatari della grazia di Dio!
Tutto quello che abbiamo e che possiamo fare è per grazia di Dio!
Dio non ci deve nulla, meritiamo solo l’inferno perché siamo peccatori, pertanto i beni che abbiamo, o quello che possiamo fare è tutto merito della Sua grazia!
Sempre Gilbert Bilezikiam scrive: ”La grazia è la dimensione dell'attività divina che permette a Dio di affrontare l'indifferenza e la ribellione umana con una capacità inesauribile di perdonare e di benedire”.
Dio nella Sua grazia perdona, prende l'iniziativa, si abbassa per abbracciare i peccatori e si adopera per comunicare loro il Suo perdono e le Sue benedizioni. 
Allora la grazia di Dio è davvero stupefacente, e lo è di più se pensiamo che è anche ricca (Efesini 1:7; 2:7) e abbondante verso i peccatori (Romani 5:15,17,20).
Quindi la grazia di Dio è la Sua disposizione favorevole verso le Sue creature che non meritano nulla da Lui!
Questa disposizione trova la sua suprema espressione in Gesù Cristo.

Salmo 42:5: L’auto-esortazione a sperare in Dio

 Salmo 42:5: L’auto-esortazione a sperare in Dio 
Il salmista, descrive la situazione, probabilmente la sua, con una similitudine tratta dalla natura, per trasmettere con forza la sua sete di Dio.
Si paragona a un cervo assetato in un posto arido che desidera i corsi d’acqua, così desidera stare alla presenza di Dio nel tempio, da cui è lontano (vv.3-4,6). 
Questo salmo è il lamento di un fedele che si trova nel nord d’Israele che desidera tornare alla casa di Dio, manifestando il suo desiderio con una fede risoluta e speranza in Dio. 
Così la motivazione e il significato della sete di Dio, mentre soffre piangendo, è da ricercare nel v.3 (anche v.10), dove leggiamo di gente che lo schernisce dicendogli: “Dov’è il tuo Dio?” e nel v.9, dove troviamo scritto che l’autore dice che Dio lo ha dimenticato e questo nella sostanza indica che è oppresso dal nemico, probabilmente è in esilio, comunque lontano forzatamente da Gerusalemme e dal culto nel tempio (vv.9-10). 
Il disprezzo e l’oppressione dei suoi nemici non fanno altro che mettere alla luce la sua situazione difficile. 
Non è difficile, anche per noi oggi, essere depressi, o scoraggiati come questo fedele e questo per varie ragioni: la perdita di un lavoro, una malattia, un lutto, quindi l’assenza di significato nella vita, e così via. 
Ora una delle cause, se non la causa di una depressione, o dello scoraggiamento, è non avere risposte alle preghiere, il fatto che Dio non interviene per cambiare le circostanze, sentiamo che ci ha dimenticati perché le cose non cambiano; a questo si aggiunge anche l’indifferenza, o il disprezzo, o il giudizio delle persone che ci sono vicine. 
È una condizione che è stata chiamata "la notte oscura dell'anima". 
Una condizione di scoraggiamento e di tristezza, senza forze e motivazioni! 
Esiste un rimedio? 
Nel Salmo 42 leggiamo che comunque il salmista si concentra su Dio ed esorta la propria anima a sperare in Dio (Salmo 42:5,11). 

Salmo 86:11-12: Una preghiera di dipendenza (4)

 Salmo 86:11-12: Una preghiera di dipendenza (4)
Continuiamo la nostra serie di predicazioni su questo salmo meraviglioso che ci fa capire come la preghiera è la dichiarazione che dipendiamo da Dio.
Davide si trova in grande difficoltà, la sua vita è a rischio (vv.7,13-14,17), ma comunque ha fede, loda il Signore (vv.8-10), e richiede aiuto al Signore per la consacrazione.
In questo salmo vediamo che la preghiera è una richiesta di aiuto per la consacrazione in una situazione difficile.
Quanto più siamo consapevoli della natura di Dio, tanto più questo rifletterà e influenzerà anche i nostri desideri. 
I vv.11-12 si riferiscono al desiderio di formare delle giuste abitudini, al desiderio di avere uno sviluppo di una mentalità le cui decisioni saranno sempre più in linea con quelle di Dio.
James Montgomery Boice riguardo questi versetti scriveva: “La maggior parte di noi, quando preghiamo, è preoccupata per la liberazione, l'aiuto, la guida e cose simili. Ma non siamo così preoccupati di essere istruiti sulla via di Dio e di essere aiutati a servirlo con un cuore indiviso. In altre parole, vogliamo le benedizioni della salvezza senza i doveri. Vogliamo prosperità e sicurezza personale mentre comunque andiamo per la nostra strada. Davide non era così. Conosceva il suo cuore, quanto fosse incline ad allontanarsi da Dio. Ma sapeva anche che doveva seguire la via di Dio se voleva prosperare spiritualmente. Quindi chiede a Dio questa grande benedizione”.
Quando siamo sotto pressione siamo provati e tendiamo a comportarci a modo nostro e non secondo ciò che vuole il Signore per trovare una rapida soluzione.
Il salmista sotto pressione era forse influenzato dalle sue circostanze quotidiane difficili, è probabile che avesse la tentazione di riporre la sua fiducia in fonti di forza diverse da Dio, o di cercare rimedi non secondo la volontà di Dio per risolvere i suoi problemi.

Luca 19:9-10: La comunicazione di Gesù riguardo la conversione di Zaccheo

Luca 19:9-10: La comunicazione di Gesù riguardo la conversione di Zaccheo
Jerry, i cui genitori possedevano un allevamento di pecore, ogni primavera si assentava spesso dal lavoro per andare a cercare le pecore. 
Gli fu chiesto perché dovesse andare a cercare le pecore. La risposta fu che ogni volta che una pecora gravida entra in travaglio, si mette subito a sedere. Ma se quando si siede è rivolta verso il basso, rimarrà in quella direzione, lottando contro la gravità per spingere l'agnello fuori dal grembo. Se nessuno l’aiutasse, morirebbe in quella posizione piuttosto che girarsi.
Jerry raccontava che ogni sera la sua famiglia doveva contare attentamente le pecore gravide, e quando mancava anche una sola pecora, tutta la famiglia usciva a cercarla.
La riportavano a casa, o restavano con lei fino alla fine del travaglio. Se il tempo era rigido, dovevano costruire un riparo intorno a lei, usando i loro corpi per tenerla al caldo.

Gesù, il buon (Giovanni 10:11) e sommo pastore delle anime nostre (1 Pietro 5:4) è venuto nel mondo per cercare salvare “le pecore” perdute, cioè i peccatori! 

Nelle precedenti predicazioni abbiamo visto il contesto della conversione di Zaccheo e la conversione, oggi vediamo la comunicazione di Gesù riguardo la salvezza di Zaccheo.
 
In questa predicazione vediamo tre aspetti riguardo Zaccheo: La dichiarazione riguardo la salvezza di Zaccheo, la motivazione della salvezza di Zaccheo e infine la spiegazione della salvezza di Zaccheo.

Luca 19:6-8: La conversione di Zaccheo

 Luca 19:6-8: La conversione di Zaccheo 
Un uomo è stato salvato grazie al lavoro della Wycliffe Bible Translators in Brasile, dove un team di linguisti aveva finito di tradurre il vangelo di Luca in una lingua di una popolazione locale e aveva iniziato a registrare la colonna sonora per il film “Jesus”.
Quando arrivò il momento di registrare la sezione in cui Gesù chiamò Zaccheo, l'unico uomo disponibile a leggere la parte di Zaccheo era qualcuno che era conosciuto come un mascalzone, un uomo che era sempre alla ricerca su come trarre profitto a spese degli altri. 
Quando quest'uomo registrò la parte della storia in cui Zaccheo si pentì dei suoi peccati, non riuscì a pronunciare le parole "ho frodato", ma invece disse "ha frodato". 
Quando gli è stato fatto notare, ha negato di aver commesso un errore e si è rifiutato di registrare nuovamente la sua parte.
Questa è la difficoltà che tutti abbiamo: è così difficile per noi ammettere il nostro peccato. 
Ma alla fine, dopo molte discussioni, l'uomo ha ceduto e ha accettato di registrare correttamente la sua parte. 
Quando la registrazione fu terminata, l'intero villaggio si accalcò nella scuola per vedere il film. Ogni occhio rimase incollato allo schermo per tutte le due ore. Verso la fine, quando il film mostra Gesù che lotta sotto la pesante croce, mostrando il prezzo che ha pagato per i nostri peccati, l'uomo che aveva letto la parte di Zaccheo fu visto in mezzo alla folla con le lacrime che gli rigavano il viso. 
Il cuore ladro dell'uomo fu toccato e la sua vita fu trasformata dal Salvatore che morì per i suoi peccati.

Così è stato anche per Zaccheo!

Luca 19:1-5: Il contesto della conversione di Zaccheo

 Luca 19:1-5: Il contesto della conversione di Zaccheo 
L'incontro di Gesù con Zaccheo giunge al termine del viaggio verso Gerusalemme.

La conversione di Zaccheo illustra il frutto (la salvezza) del pentimento e della fede, come anche la folla come un ostacolo per vedere Gesù, come lo era la cecità per il cieco che Gesù ha guarito prima di entrare a Gerico (Luca 18:35-43). 

L'enfasi in questo racconto della conversione di Zaccheo è un’illustrazione che le cose impossibili agli uomini come la salvezza di una persona ricca, è possibile per Dio, come vediamo nell’incontro del giovane ricco con Gesù (Luca 18:18-30).

La conversione di Zaccheo ci parla dell'iniziativa di Gesù nel cercare e trovare appunto Zaccheo per salvarlo (Luca 19:10).

La storia di Zaccheo è il secondo evento di Gerico che descrive gli elementi della conversione, o del ravvedimento, l’altro è del figliol prodigo.

Nel contesto della conversione di Zaccheo vediamo prima di tutto:

Osea 2:6-7: La logica conclusione delle azioni idolatriche d’Israele

Osea 2:6-7: La logica conclusione delle azioni idolatriche d’Israele
Una strana pianta chiamata “nardoo” (marsilea) cresce nei deserti dell'Australia centrale. È come una felce, e gli indigeni mangiano i suoi semi quando non possono ottenere altro cibo. Una proprietà peculiare è che soddisfa e produce una piacevole sensazione di benessere, ma non nutre.
Un gruppo di esploratori, attraversando questo deserto centrale, una volta rimase senza cibo. Il loro leader, il capitano King, raccomandò il nardoo poiché sapeva che i nativi lo mangiavano. Giorno dopo giorno se ne cibavano. All'inizio si sentivano soddisfatti, ma presto le loro forze cominciarono a venir meno. Alla fine li ha uccisi. L’unico sopravvissuto è stato trovato sotto un albero e ha raccontato la storia.

Gli idoli possono dare una parvenza di benessere, ma portano alla morte spirituale! Non nutrono veramente la nostra anima!

In risposta alla dichiarata determinazione di seguire altre divinità, il Signore decide di opporsi ai movimenti ribelli d’Israele; gli impedisce di trovare i suoi amanti spirituali in modo che il Suo popolo ribelle capisca la futilità dell'idolatria.

"I messaggi espliciti di Osea sono quelli di una divinità sconcertata" (Landy).

Dio era sconcertato per l’idolatria, o l’adulterio spirituale del Suo popolo!

Esodo 17:8-13 La vittoria d’Israele su Amalec

 Esodo 17:8-13 La vittoria d’Israele su Amalec 
Molti pensano alla preghiera come ultima risorsa, una sorta di ultimo disperato sforzo quando tutto il resto fallisce e si conclude con la frase: "Non ci rimane altro da fare che pregare”.
Come ci ricorda questa storia la preghiera è un’azione che va fatta subito, o prima e durante di ogni cosa!
John Blanchard scrive: “Abbiamo bisogno di più cristiani per i quali la preghiera è la prima risorsa, non l'ultima”.
Subito dopo aver superato la difficoltà della carenza d'acqua si presenta un'altra difficoltà: l’attacco degli Amalechiti.
Di punto in bianco, Israele si trova sotto attacco nel deserto.
Questo episodio è la dimostrazione della presenza protettiva e di sostegno di Dio nei momenti di avversità per coloro che lo invocano con fede.
Partiamo con ordine, consideriamo:
I LA VENUTA DEL CONFLITTO (v.8) 
Prima di tutto vediamo:
A) Le persone del conflitto (v.8)
Nel v.8 leggiamo: “Allora venne Amalec per combattere contro Israele a Refidim”.
Israele non risponde fuggendo come aveva fatto in Egitto, ma è costretto a difendersi combattendo contro l'aggressore per garantire la sua sopravvivenza. 
Amalec descrive i suoi discendenti, o nazione (cfr. per esempio Numeri 24:20; Deuteronomio 25:17).
Gli Amalechiti, spesso con altri gruppi, continuarono ancora a molestare gli Israeliti anche dopo che si stabilirono nel paese di Canaan (cfr. per esempio Giudici 3:13; 6:3; 10:12; 1 Samuele 14:48).
Gli Amalechiti erano nomadi discendenti di Esaù; infatti Amalec, il padre degli Amalechiti, era un nipote di Esaù (Genesi 36:12). 
Non temevano Dio (Deuteronomio 25:18) e si dimostrarono di essere un serio nemico, era un popolo potente secondo Balaam (Numeri 24:20). 
Non si capisce il motivo di questo attacco contro il popolo di Dio.

1 Samuele 1:10: Il punto di riferimento di una persona devota

 1 Samuele 1:10: Il punto di riferimento di una persona devota
Non possiamo fare a meno di avere punti di riferimento, sono importanti per orientarsi e non perdersi.

Wikipedia riguardo un punto d riferimento dice: “Un punto di riferimento è un elemento ben riconoscibile del paesaggio, naturale o artificiale, utile per la navigazione e i viaggi in generale, ben distinto nel proprio ambiente e spesso ben visibile da lontano”.

Il punto di riferimento può essere una montagna, un albero, un monumento, un edificio.

Ma ci sono punti di riferimento che si riferiscono agli ideali, ai valori, o una persona, e così via.

Per un cristiano il punto di riferimento è il Dio della Bibbia, e lo è anche in tempi difficili, di crisi, di sofferenza.

La vita è fatta di sofferenze e anche i credenti praticanti possono soffrire! (cfr. per esempio Isaia 40:10; Romani 8:18).

È stato detto sui benefici della sofferenza da parte di statisti, filosofi e anche la Bibbia ne parla tanto.

La sofferenza, tra i vari benefici, è la messaggera di Dio per chiamarci all'incontro con Lui.

La sofferenza può essere uno strumento nelle mani di Dio per farci sperimentare la Sua gloria (cfr. per esempio Giovanni 11:40), e questo è avvenuto ad Anna, madre del profeta Samuele.

Ma come si devono comportare i credenti quando sono dentro la sofferenza?

I credenti hanno due opzioni in definitiva: aggrapparsi a Dio con fede e speranza, oppure no!

Noi vediamo tre aspetti di Anna: la sofferenza, il soggetto, cioè chi pregava e i sentimenti.

1 Samuele 4:7,12-22 La gloria nell’arca del patto

1 Samuele 4:7,12-22: La gloria nell’arca del patto
L'arca dell'alleanza affascina anche i non credenti, che la considerano un talismano per accedere al potere divino, o magico. 

In una scena del famoso film di Spielberg: “I predatori dell'arca perduta”, Indiana Jones e il suo collega Marcus Brody spiegano ai servizi segreti dell'esercito perché Hitler stesse cercando l'arca. Brody afferma minacciosamente: " Un esercito che porta l'arca davanti a sé è invincibile". 

Tuttavia, i tragici eventi di 1 Samuele 4 mostrano che non è così!
La presenza dell'arca di Dio non garantiva affatto la vittoria!
Infatti, gli Israeliti persero contro i Filistei!

La vittoria non è dovuta a un oggetto sacro, ma dipende dal Signore (Proverbi 21:31). 

Vediamo:
I IL SIMBOLO DELL’ARCA DEL PATTO (v.7) 
Nel v.7 leggiamo:“I Filistei ebbero paura, perché dicevano: ‘Dio è venuto nell'accampamento’. Ed esclamarono: ‘Guai a noi! Poiché non era così nei giorni passati’”.

La frase dei Filistei: “Dio è venuto nell'accampamento” si riferisce all’arca del patto (1 Samuele 4:1-5).

L’arca del patto del Signore (v.3) era l'oggetto più sacro nella religione di Israele. 

Questo oggetto a forma di scatola, era ricoperto d'oro e conteneva memoriali dell'esodo, in particolare le tavole di pietra contenenti i dieci comandamenti e un contenitore di manna. 
Due cherubini erano montati sul suo coperchio, le loro ali si toccavano sul suo centro dove stava il Signore degli eserciti, dove ogni anno il sommo sacerdote spruzzava sangue sacrificale nel giorno dell'espiazione. 
L'arca doveva essere custodita nella stanza interna del tabernacolo (cfr. per esempio Esodo 25:10-22; 30:6; 37:1-9; Deuteronomio 10:1-5; Ebrei 9:4). 

L'arca era pensata come il trono del Signore (cfr. per esempio Geremia 3:16-17) o, più probabilmente, come il suo sgabello (1 Samuele 4:4; 2 Samuele 6:2; 1 Cronache 28:2; Salmo 99:5; 132:7; Lamentazioni 2:1). 

2 Re 5:14-17: Naaman riconosce il Dio d’Israele come il solo Signore

 2 Re 5:14-17: Naaman riconosce il Dio d’Israele come il solo Signore
La narrazione della guarigione di Naaman è una delle più grandi storie della Bibbia, anche Gesù ne ha parlato nel Vangelo (Luca 4:27).

Questi versetti ci parlano della grazia di Dio.
La grazia di Dio è un atteggiamento favorevole verso i peccatori, il favore concesso con generosità a chi non possiede alcun merito per ottenerlo, può essere chiamato "favore immeritato". 
Dio si abbassa per abbracciare i miseri e i meno amabili, e per concedere benefici agli ingiusti, ai peccatori.

Dio ha mostrato la Sua grazia al pagano Naaman.

Naaman era il generale dell’esercito di Siria molto stimato dal suo re perché uomo vittorioso, forte e coraggioso.
Non era un adoratore del Signore, ma di altre divinità!
 
Quest’uomo si ammalò di lebbra, sua moglie aveva una schiava Israeliana che era stata fatta prigioniera.
Era normale a quei tempi fare schiavi i prigionieri (cfr. per esempio Numeri 31:9; Giudici 5:30; 1 Samuele 4:9).

Questa schiava, incoraggiò la sua padrona a parlare con il marito per andare in Samaria dove c’era il profeta (Eliseo) che lo avrebbe guarito.

Non è sbagliato pensare che le schiave venivano regolarmente maltrattate dai loro padroni (cfr. per esempio Genesi 16:1–6; 21:8–14). 

Certamente questa giovane schiava aveva molte ragioni per non aiutare il suo padrone; eppure lei è stata il fattore iniziale per la sua guarigione!!

Salmo 86:8-10: Una preghiera di dipendenza (3)

 Salmo 86:8-10: Una preghiera di dipendenza (3)
Stiamo meditando su questo salmo e abbiamo visto che la preghiera è la dichiarazione che dipendiamo da Dio. 
Abbiamo visto che la preghiera è la richiesta urgente di un uomo fedele e la voce della fiducia in Dio (v.2), la richiesta urgente e perseverante di un uomo angosciato che richiede la grazia di Dio (vv.1,3,7), è l’elevazione dell’anima a Dio (v.4).  
Nei vv.8-10 troviamo che la preghiera è concentrarsi su Dio.
Anche nell’angustia, Davide è in pericolo di vita (vv.7,13-14,17), ha fede e adora il Signore.
È certamente un segno di buona salute spirituale riflettere sulla grandezza di Dio e adorarlo, anche quando siamo in grande sofferenza, quindi non essere immersi e risucchiati dai propri problemi!
Dividiamo la preghiera in adorazione, intercessione, confessione, supplicazione, ma noi vediamo che in questo salmo la supplicazione è mischiata con l’adorazione.
Davide va umilmente davanti a Dio, ma esprime la sua fede in Dio non solo con la supplicazione, ma anche con l’adorazione. 
Le nostre preghiere dovrebbero esprimere la fiducia in Dio e allo stesso modo dichiarare a Dio perché ci fidiamo di Lui mentre adoriamo la Sua natura, il Suo carattere!
Per fare questo, però, dobbiamo prima conoscere bene Dio!
Philip Ryken scrive: “Devi avere una teologia prima di poter avere una vita di preghiera. Conoscere il carattere di Dio precede l'avere intimità con lui attraverso la preghiera. Troppe preghiere sono superficiali nella loro comprensione del carattere di Dio. Invece, dovrebbero essere sature della lode dei suoi gloriosi attributi”.
L’adorazione per l’unicità e la grandezza del Signore nei vv. 8-10 funziona come una confessione di fede in questo salmo. 
Nell’adorazione del Signore vediamo tre aspetti.

1 Samuele 1:10: Chi è il nostro punto di riferimento?

 1 Samuele 1:10: Chi è il nostro punto di riferimento?
“Lei aveva l'anima piena di amarezza e pregò il SIGNORE dirottamente”.
Anche i credenti praticanti possono soffrire! 
Allora la domanda è: “Come si devono comportare quando le circostanze della vita sono davvero difficili?”
I credenti devono aggrapparsi a Dio con fiducia e speranza!
Noi vediamo tre aspetti di Anna: la sofferenza, il soggetto, cioè chi pregava e i sentimenti.
Prima di tutto vediamo la sofferenza di Anna
Anna, madre del profeta Samuele, prima di partorirlo era una donna sterile.
La sterilità era una vergogna per la società di allora (Luca 1:25). 
Nell'antica mentalità, avere figli era vicino alla ragione stessa dell'esistenza di una donna. 
La fertilità era considerata una benedizione divina (cfr. per esempio Salmo 127:3) e l'infertilità era intesa in gran parte come una maledizione divina (cfr. per esempio Giobbe 15:34).
Se oggi alcune donne scelgono di non avere figli, una scelta del genere sarebbe stata inconcepibile per una donna di quel tempo. 
Anche oggi, è una grande sofferenza per una donna che vuole avere figli essere sterile.
Anna dentro di lei era piena di amarezza.
La parola Ebraica per “amarezza” (mārat) indica che Anna era infelice, scontenta, amareggiata, aveva un grande dolore, sofferenza, una grande angoscia, profonda tristezza (cfr. per esempio Genesi 27:34; 1 Samuele 22:2; Ester 4:1; Ezechiele 3:14; 27:31; Amos 8:10; Giobbe 3:20; 7:11; 10:1; 21:25; Isaia 38:15) per il fatto che era sterile e ciò che comportava socialmente.

Lamentazioni 3:19-24: L’approccio alla sofferenza

 Lamentazioni 3:19-24: L’approccio alla sofferenza 
Nonostante ci sono delle gioie, la vita è dura e poi moriamo!
La sofferenza fa parte della nostra vita in questo mondo peccaminoso, forse l’abbiamo da poco attraversata, o ci siamo in mezzo, o presto ci passeremo!
Ma come la dobbiamo affrontare?
In questi versetti vediamo l’approccio alla sofferenza che dobbiamo avere.
Il contesto di queste parole è che Gerusalemme è stata attaccata e distrutta per mano di Nabucodonosor, strumento di giudizio di Dio (cfr. per esempio 2 Cronache 36:11-21; Lamentazioni 1:5-22).
Queste parole, dunque, sono state dette in circostanze davvero drammatiche di guerra. 
Potete immaginare cosa porti la guerra: distruzione, dolore, morte, fame, malattie, feriti e così via. 
Ma nonostante il Suo giudizio, il Signore rimane un Dio di grazia, di compassione e di fedeltà. 
Il profeta nella drammaticità della situazione, in questi versetti, ha parole di conforto, guarda al Signore ricordando ciò che è! 
Il carattere di Dio, come rivelato attraverso l'esperienza passata d’Israele, è il fondamento della speranza dell'uomo.
Cominciamo a vedere:

1 Samuele 12:21: La motivazione per non allontanarsi dal Signore

 1 Samuele 12:21: La motivazione per non allontanarsi dal Signore
“Non ve ne allontanate, perché andreste dietro a cose vane, che non possono giovare né liberare, perché sono cose vane”.

Il profeta Samuele, dopo aver esortato il popolo d’Israele a non allontanarsi dal Signore (v.20), ora lo ribadisce di nuovo e dice la motivazione specificando e sottolineando due volte che andrebbero dietro a cose vane, che non possono giovare né liberare.
“Allontanarsi” (sûr) indica “deviare” “cambiare direzione”, soprattutto in relazione all'abbandono di un corso o di un percorso prestabilito (cfr. per esempio Giudici 14:8; 1 Samuele 6:12), in questo caso significa lasciare il Signore, voltarsi indietro e andare via da Lui, quindi abbandonarlo (cfr. 2 Cronache 25:27; Geremia 6:23; 17:5; Ezechiele 6:9) e seguire altro, che Samuele chiama “cose vane”.
“Cose vane” (hattōhû) si riferisce a cose senza valore, inconsistenti, inutili, vuote, che non c’è niente come un deserto (cfr. per esempio Isaia 24:10; 34:11; 45:18).
Per alcuni studiosi “cose vane” non può essere limitato solo agli idoli, ma si riferisce a tutte le tentazioni che deviano dal patto con cui il popolo era legato al Signore.
“Cose vane” si riferisce a ciò che non è funzionale e non produttivo, e in quanto tale è un termine appropriato per descrivere gli idoli (cfr. 1 Corinzi 8:4).
Infatti, alcuni studiosi sono convinti si riferisca agli idoli secondo Isaia 41:29; 44:9, e questo era stato il problema di Israele (cfr. per esempio 1 Samuele 12:10).
L'idolatria è proprio come il nulla, niente di sostanziale; è un'entità vuota che premia colui che in essa confida solo con la vanità, o il vuoto.

Giovanni 4:7-15: L’incontro di Gesù con la Samaritana

 Giovanni 4:7-15: L’incontro di Gesù con la Samaritana
Nel 1509, Don Diego Colombo arrivò sull'isola di Hispaniola per governare come governatore spagnolo nelle Indie Occidentali. Don Diego, figlio del grande esploratore Cristoforo Colombo, arrivò con diversi parenti, un grande seguito di cavalieri e con molte di donne inviate per sposare i principali coloni della Nuova Spagna. Tra quei coloni c'era Juan Ponce de Leon, governatore di Porto Rico. Ponce si era distinto in battaglia ed era venerato come compagno personale di Cristoforo Colombo. Sebbene fosse un uomo anziano, era animato dalle ambizioni della giovinezza. Guardò con frustrazione mentre i giovani cortigiani prendevano le loro giovani mogli e partivano per la ricchezza e la fama. Una biografia racconta: "Il godimento della vita era sempre stato un piacere squisito per lui, e il suo desiderio di prolungare la sua esistenza terrena in vigore era intenso".
A causa di questo desiderio, Ponce fu ispirato da leggende che aveva sentito parlare di "acque cristalline che sgorgano da sorgenti viventi ... dove colui che faceva il bagno sarebbe stato immediatamente dotato di giovinezza immortale e di grande bellezza". 
Organizzò una piccola flotta e iniziò a cercare questa "Fontana della Giovinezza" alle isole Bahamas, dove fece il bagno in ogni ruscello e lago. Deluso, estese la sua ricerca a nord-ovest. 
La domenica di Pasqua approdò in quello che oggi è Saint Augustin, dopo essere stato attirato lì dal profumo dei fiori che si diffondevano sull'oceano. Credendo di aver scoperto il paradiso, rivendicò la terra per la Spagna e la chiamò Florida in onore dei fiori. 
Pensava che la “Fontana della Giovinezza” doveva essere tra i ruscelli di questo posto incantevole che Ponce cercò seriamente, ma anche invano. Frustrato per non aver trovato la fontana, Ponce tornò a Porto Rico.

Ponce, certamente guadagnò una fama immortale per aver scoperto la Florida, ma non ha trovato la “Fontana della Giovinezza”, quindi della vita eterna.

Se Ponce de Leon si fosse fidato della sua Bibbia invece delle leggende native, avrebbe appreso che la fonte della vita eterna non si trova alle Bahamas o in Florida, ma in Gesù Cristo!

Filippesi 4:4: Un imperativo ben sottolineato

 Filippesi 4:4: Un imperativo ben sottolineato
A Franz Joseph Haydn, il grande compositore austriaco di musica classica (Rohrau, 31 marzo 1732 – Vienna, 31 maggio 1809), fu chiesto una volta perché la sua musica di chiesa era così allegra; lui rispose: “Quando penso a Dio, il mio cuore è così pieno di gioia che le note danzano e saltano, per così dire, dalla mia penna, e poiché Dio mi ha dato un cuore allegro, mi sarà perdonato di servirLo con spirito allegro".

La gioia è un tema chiave di questa epistola (Filippesi 1:4,18,25; 2:2,17-18,28-29; 3:1; 4:1,4,10).

La lettera ai Filippesi sottolinea la gioia nonostante sia stata scritta da Paolo mentre era in prigione e i credenti di Filippi stavano attraversando prove molto dure; quindi Paolo aveva bisogno di porre l'accento sulla gioia per timore che si fissassero sulla loro situazione e diventassero negativi distogliendo lo sguardo dal Signore.

Per alcuni studiosi, Paolo con il v.4 inizia una nuova sezione, per altri Paolo riprende il suo argomento di Filippesi 3:1, e anche se non è direttamente connesso comunque ci può essere un collegamento con Filippesi 4:3. 

Se Filippesi 4:4 doveva essere letto in relazione alla situazione descritta in Filippesi 4:2–3 del conflitto tra Evodia e Sintìche, il punto di Paolo allora era: "Sostituisci i litigi con la gioia". 

I Filippesi devono lasciarsi alle spalle le contese e di trovare di nuovo la gioia.

Paolo ha in mente non solo la loro vita individuale, ma anche comunitaria, non solo una gioia individuale, ma anche comunitaria.

Luca 1:5: Dio è all’opera anche nei momenti più bui!

 Luca 1:5: Dio è all’opera anche nei momenti più bui!
“Che i miei tempi siano nelle mani di Dio è un dato di fatto, che me ne renda conto e lo sperimenti oppure no” dice E. F. Hallock.
La mano invisibile di Dio è sempre all’opera nella storia dell’umanità!
Infatti, la Bibbia ci presenta Dio come Colui che guida la storia!
Dio non è spettatore nella storia dell’umanità, ma guida la storia dell’umanità per realizzare i Suoi progetti!
In questa predicazione mediteremo che Dio opera efficacemente anche nelle situazioni più difficili, Dio guida gli eventi e realizza i Suoi progetti, e infine Dio è più grande di qualsiasi circostanza.
Cominciamo a vedere che:
I DIO OPERA EFFICACEMENTE ANCHE NELLE SITUAZIONI PIÙ DIFFICILI
Più è buio più si vedono le stelle!
Nella mia giovinezza andavo in spiaggia di sera e nel buio più totale potevo osservare le miriadi di stelle! Uno spettacolo straordinario!
Dio si compiace di mostrare la Sua potenza anche nelle situazioni più difficili, nelle circostanze buie!
Dio si compiace di fare grandi opere quando le condizioni sono peggiori in modo che la Sua potenza sarà meglio vista, riconosciuta e onorata. 
Come è accaduto anche con la resurrezione di Lazzaro, infatti Gesù ha aspettato che la sua salute peggiorasse fino a morire per fare il grande miracolo della resurrezione dell’amico suo in modo tale che il nome di Dio fosse glorificato (Giovanni 11:1-45).
Al v.5 leggiamo: "Al tempo di Erode, re della Giudea".
L'espressione "Al tempo di Erode", secondo alcuni studiosi indica un periodo oscuro, minaccioso e disastroso nella storia della nazione Ebraica. 
Su questo sfondo cupo, Luca racconta la storia dell'alba del nuovo giorno nella vita dell'umanità, della venuta di Cristo, che è stato preparato da Dio di cui Giovanni Battista era il precursore (cfr. per esempio Matteo 3:1-3; Marco 1:2-3; Luca 1:17; 3:1-6).
Il mondo in cui Giovanni venne era un mondo senza Dio, nelle tenebre (cfr. per esempio Luca 1:79), tanto è vero che gli tagliarono la testa per aver denunciato il peccato di Erode Antipa governatore della Galilea (Matteo 14:1-12).

Romani 8:32: L’amore provvidente di Dio

 Romani 8:32: L’amore provvidente di Dio 
Questo passo ci parla dell’amore provvidente di Dio.
Spurgeon disse: “Non ci sono cambiamenti nell'amore del Signore, anche se ci possono essere cambiamenti nei modi di mostrarlo”.
Dio essendo immutabile nel Suo carattere (cfr. per esempio Malachia 3:6), ed eterno (cfr. per esempio Isaia 40:28), il Suo amore non cambierà e non finirà mai e lo mostra in modi diversi!
Prima di tutto in questo versetto vediamo che:
I DIO HA PROVVEDUTO IL FIGLIO 
Infatti:
A) Dio non ha risparmiato il proprio Figlio
“Colui che non ha risparmiato il proprio Figlio”
La frase greca comincia con una particella enclitica intensiva (ge) che aggiunge enfasi, richiama particolare attenzione sulla frase e aggiunge una sfumatura emotiva.
Il senso è “veramente”, o “certamente”, come traduce la “Nuova Diodati”.
Quindi Colui, cioè Dio (vv.28,30) veramente, certamente non ha risparmiato il proprio Figlio!
Paolo sta parlando di un dato di fatto, di qualcosa che è accaduta veramente nella storia!
“Risparmiato” (epheisato - aoristo medio indicativo) è astenersi dal danneggiare, dal nuocere, dal distruggere, ebbene Dio non lo ha fatto nel senso che non ha impedito, non ha evitato che Gesù soffrisse e venisse ucciso sulla croce.
Dio non ha impedito a Gesù la sofferenza in croce, era il Suo piano preparato prima della creazione del mondo che morisse per i peccatori (cfr. per esempio Atti 2:23; 4:27-28; 1 Pietro 1:19-20).

1 Samuele 7:12: Il Dio del finora è il Dio dell’ora in poi!

1 Samuele 7:12: Il Dio del finora è il Dio dell’ora in poi! 
Possiamo affermare che il Dio del finora è il Dio dell’ora in poi!

Il Signore (Yahweh) è il Soccorritore, l’Aiutatore del Suo popolo! 

È Colui che fornisce aiuto, o assistenza a coloro che confidano in Lui!

Davide nel Salmo 28:7 dice: “Il SIGNORE è la mia forza e il mio scudo; in lui s'è confidato il mio cuore, e sono stato soccorso; perciò il mio cuore esulta, e io lo celebrerò con il mio canto”.

Nel Salmo 54:4 Davide dice: “Ecco, Dio è il mio aiuto; il Signore è colui che sostiene l'anima mia”.

In Ebrei 13:6 è scritto: “Il Signore è il mio aiuto; non temerò. Che cosa potrà farmi l'uomo?”

Così l’autore di Ebrei 4:16 c’incoraggia dicendo: “Accostiamoci dunque con piena fiducia al trono della grazia, per ottenere misericordia e trovare grazia ed essere soccorsi al momento opportuno”.

La verità che Dio è santo e maestoso alla luce di ciò che siamo, ci potrebbe schiacciare e scoraggiare a invocarlo per essere soccorsi, ma quando consideriamo che è anche un Dio di grazia e misericordioso, possiamo accostarci a Lui in Cristo, il nostro Sommo Sacerdote, per essere soccorsi non quando noi vogliamo, ma al momento opportuno, cioè nel momento giusto in cui l’aiuto è necessario.

In 1 Samuele 7:12 possiamo vedere tre verità che riguardano il soccorso del Signore.

1 Samuele 12:20: Chiamati a servire il Signore con tutto il cuore!

 1 Samuele 12:20: Chiamati a servire il Signore con tutto il cuore!
Samuele rispose al popolo: ‘Non temete; è vero, voi avete fatto tutto questo male; tuttavia non allontanatevi dal SIGNORE, ma servitelo con tutto il vostro cuore’”.
Il popolo era consapevole dei suoi peccati e a questi aveva aggiunto anche il peccato di chiedere un re come le atre nazioni (1 Samuele 12:19), che implicava il rifiuto con disprezzo del Signore come Re!
Samuele conferma i peccati del popolo, ma li rassicura dicendogli di non temere (il giudizio di Dio), e li esorta a non allontanarsi dal Signore, ma a servirlo con tutto il cuore.
Samuele li rassicura perché, sebbene abbiano peccato, rimane la possibilità di un nuovo inizio con il Signore, in cui il popolo è chiamato a vivere nella fedeltà, non voltando le spalle, ma dando se stesso completamente nel servizio fedele.
Così Samuele non minimizza il peccato degli Israeliti; tuttavia, non voleva che si soffermassero sui loro peccati, ma che svoltassero per camminare con il Signore fedelmente!
Enfaticamente Samuele ricorda loro che hanno peccato contro il Signore, ma questo tuttavia era nel passato, da ora in poi non devono allontanarsi dal Signore, ma servirlo con tutto il cuore!
Israele aveva peccato, ma questa non è la fine della storia, perché Dio è misericordioso; la possibilità del pentimento è ancora aperta per un nuovo inizio, quello di essere consacrati al Signore.
C’è sempre una nuova possibilità, un ricominciare con il Signore grazie alla Sua misericordia, non ci sono peccati che Lui non possa perdonare (cfr. Luca 15:11-24; Timoteo 1:13-16).
Non possiamo fare niente per come ci siamo comportati nel passato, se non pentirsi e chiedere perdono al Signore.
Ciò che conta in questo momento è non allontanarsi da Lui e servire solo Lui con tutto il cuore!
Satana ama quando viviamo nel passato, quando facciamo qualsiasi cosa tranne che servire il Signore con tutto il nostro cuore!
D. L. Moody disse: “A Satana non importa ciò che adoriamo, finché non adoriamo Dio”.

Salmo 86:2,5-7,15: Una preghiera di dipendenza (2)

 Salmo 86:2,5-7,15: Una preghiera di dipendenza (2)
“C'è solo una cosa nel mondo che vale davvero la pena perseguire: la conoscenza di Dio” (Robert H. Benson).

È proprio così non solo perché nel conoscere Dio si ha la vita eterna (cfr. per esempio Giovanni 17:3), ma anche perché dalla conoscenza di Dio dipende la nostra salute spirituale e anche il modo come preghiamo.

Il Salmo 86 è una preghiera che dichiara la dipendenza dal Signore.

Nella precedente predicazione di questo salmo abbiamo visto che la situazione di Davide era davvero brutta a causa di certi nemici che lo volevano morto (vv.7,13-14,17).

Continuiamo a meditare su questo salmo che dichiara la dipendenza di Dio, considerando che la preghiera è la voce della fiducia in Dio e la motivazione della preghiera fiduciosa. 

I LA PREGHIERA È LA VOCE DELLA FIDUCIA IN DIO (v.2)
Al v.2 leggiamo: “Salva il tuo servo che confida in te”.

Questa preghiera di Davide è:

Giovanni 6:27: Adoperatevi per il cibo che dura in vita eterna

 Giovanni 6:27: Adoperatevi per il cibo che dura in vita eterna
Il teologo del IV secolo Giovanni Crisostomo disse: "Gli uomini sono inchiodati alle cose di questa vita". 
È proprio così l’umanità pensa ed è legata alle cose di questa vita! Alle cose materiali!
Tra queste persone ci sono anche coloro che cercano Gesù Cristo per soddisfare i loro bisogni materiali! Hanno una fede per cose materiali.
Queste parole sono rivolte a chi cerca Gesù per motivi materiali, a quelle persone che cercavano Gesù perché avevano visto fargli segni miracolosi come la moltiplicazione dei pani e furono saziati.
Così Gesù esorta queste persone a non adoperarsi per il cibo che perisce, quindi per le cose materiali che non durano per sempre, ma ad adoperarsi per il cibo che dura in vita eterna, per le cose spirituali che durano per sempre.
In questo versetto vediamo prima di tutto:
I IL COMANDO CHE RIGUARDA IL CIBO 
“Adoperatevi non per il cibo che perisce, ma per il cibo che dura in vita eterna”.
Il comando “adoperatevi” (ergazesthe – presente medio imperativo) indica che ogni giorno noi dobbiamo adoperarci non per il cibo che perisce, ma per il cibo che dura in vita eterna.
“Adoperatevi” significa impegnarsi, sforzarsi attivamente facendo un lavoro per uno scopo, o per necessità, indica attività che implica impegno e lavoro, quindi spendere le proprie energie (cfr. per esempio 1 Corinzi 9:6; 1 Tessalonicesi 4:11; 2 Tessalonicesi 3:8; 3 Giovanni 5).
Questo verbo significa impegnarsi in un'attività che comporta un notevole dispendio di energie.

1 Samuele 8:6: Il desiderio sbagliato di volere un re

 1 Samuele 8:6: Il desiderio sbagliato di volere un re
“A Samuele dispiacque questa frase: ‘Dacci un re che amministri la giustizia in mezzo a noi’…”.

Ai tempi dell'Antico Testamento i re controllavano tutte le funzioni di governo: quello legislativo, esecutivo e giudiziario. 
Il popolo doveva fedeltà totale al suo sovrano, e il sovrano a sua volta proteggeva il suo popolo guidandoli in guerra e in pace.
Come originariamente concepito, Israele era una teocrazia, un popolo il cui Re era Dio. Secondo il Patto Mosaico, Dio s’impegnava a combattere le battaglie di Israele e a far prosperare la nazione. A loro volta il popolo doveva obbedire alle Sue leggi e dare la loro fedeltà completamente a Lui (Levitico 26; Deuteronomio 28-30). Quando gli anziani d’Israele chiedono a Samuele di nominare un re che amministrasse la giustizia in mezzo a loro come tutte le altre nazioni (1 Samuele 8:5), chiaramente hanno in mente più di un semplice cambio di leader, vogliono un cambio di istituzioni; vogliono un cambiamento fondamentale della costituzione nazionale. Potrebbe anche esserci una motivazione personale del dispiacere di Samuele, era ancora giudice d’Israele e aveva nominato i due figli Ioel e Abia come giudici, si è sentito respinto, rifiutato, ma il dispiacere più grande di Samuele è che il volere di tutti gli anziani d’Israele (responsabili delle comunità locali coinvolti in importanti decisioni religiose e sociali) di avere un re come tutte le altre nazioni (1 Samuele 8:5,20) che amministri la giustizia in mezzo a loro, la richiesta di un re, implicava il rifiuto con disprezzo del Signore come Re! (1 Samuele 8:7; 10:19; 12:12), il Re (cfr. Salmo 49; 93; 96-99) che lo era da sempre! (cfr. Salmo 29:10; Daniele 4:34-35). Gedeone consapevole di questo anni prima, aveva rifiutato di essere re alla richiesta degli uomini d’Israele, in Giudici 8:23 leggiamo: “Ma Gedeone rispose loro: ‘Io non regnerò su di voi, né mio figlio regnerà su di voi; il SIGNORE è colui che regnerà su di voi!’ (cfr. 1 Samuele 12:12).

Geremia 29:11: Dio ha un piano per te

Geremia 29:11: Dio ha un piano per te
In una scena del film Wonderful Life, Dio ha una conversazione con un goffo angelo di nome Clarence.
    CLARENCE: "Mi ha mandato a chiamare, Signore?"
    DIO: “Sì, Clarence. Un uomo sulla terra ha bisogno del tuo aiuto”.
    CLARENCE: “Splendido! È malato?"
    DIO: “No, peggio. È scoraggiato".
Possiamo dire che lo scoraggiamento è una brutta bestia!
Ti toglie energie, voglia di vivere, voglia di fare e così via!
Tutti siamo caduti, cadiamo e cadremo nello scoraggiamento!
Billy Graham una volta disse: “La vita cristiana non è un entusiasmo costante. Ho i miei momenti di profondo sconforto. Devo andare a Dio in preghiera con le lacrime agli occhi e dire: 'Aiutami'".
Siamo scoraggiati anche quando siamo giudicati dal Signore; infatti abbiamo bisogno di sapere che si prende ancora cura di noi, come in questo caso di Geremia 29:11.
I Giudei in esilio per punizione di Dio (cfr. per esempio 2 Cronache 36:11-21; Geremia 25:9-11) avevano bisogno di ricordare i piani di Dio per loro.
Queste parole fanno parte di una lettera scritta da Geremia agli esuli Giudei in cattività a Babilonia.
Geremia scrisse loro che la deportazione era opera del Signore e dovevano pensare a vivere la loro vita a Babilonia, a costruire case e ad abitarle, a coltivare la terra e a mangiarne i frutti, a prendere moglie a generare figli, quindi a moltiplicarsi (Geremia 29:1-6).
Gli esuli sono esortati a cercare il bene della città dove si trovavano e di pregare per essa (Geremia 29:7). 

1 Samuele 7:12: Come il Signore ci ha soccorsi fino a oggi farà anche nel futuro!

1 Samuele 7:12: Come il Signore ci ha soccorsi fino a oggi farà anche nel futuro!
“Allora Samuele prese una pietra, la pose tra Mispa e Sen, e la chiamò Eben-Ezer, e disse: ‘Fin qui il SIGNORE ci ha soccorsi’”.
Dopo la sconfitta dei Filistei da parte del Signore, Samuele prese una pietra (pietra memoriale), per ricordare il potente intervento del Signore nella storia in favore del Suo popolo.
Quando Dio aprì una via attraverso il fiume Giordano per il passaggio di Israele, Giosuè innalzò dodici pietre per sottolineare l'evento (Giosuè 4:20–24). Alla fine della vita di Giosuè, quando Israele si riunì per rinnovare il patto a Sichem, Giosuè eresse una pietra come testimonianza (Giosuè 24:26).
Secondo Gordon Keddie: "L'idea di questi memoriali era che fossero una testimonianza permanente di ciò che Dio aveva fatto in passato per il suo popolo e di ciò che avrebbe fatto nel tempo a venire".
Questa pietra commemorativa Samuele la pose tra Mispa e Sen, apparentemente nel punto in cui i Filistei erano stati respinti, e la chiamò Eben-Ezer, cioè “pietra del soccorso”, e disse “Fin qui il SIGNORE ci ha soccorsi”. 
Joyce Baldwin a riguardo scrive: “Non si poteva permettere che una liberazione così straordinaria sprofondasse nell'oblio, da qui la pietra commemorativa di Samuele, posta come i nostri monumenti ai caduti in un posto prominente. Ma la pietra di Samuele non ricordava i nomi dei morti, ma il Signore Dio vivente, l'Aiutatore del suo popolo”.
“Fin qui” ('ad-hēnnāh) ha un significato temporale di “fino a ora” (cfr. per esempio Numeri 14:19; Giudici 16:13; 1 Samuele 1:16; Salmo 71:17); cioè fino a quel momento, a quel tempo della storia d’Israele il Signore lo ha soccorso.

Isaia 50:10: Nelle tenebre continua a fidarti di Dio!

 Isaia 50:10: Nelle tenebre continua a fidarti di Dio!
Immaginati di essere dentro un tunnel molto buio che non si vede niente, ma proprio niente, sei con una persona che ha poteri sovrannaturali e conosce benissimo quel tunnel, quindi è in grado di vedere e di portarti fuori sano e salvo, tu che cosa fai? 
Certamente ti fiderai di lui e ti appoggerai a lui per uscirne fuori.

In questo versetto di Isaia vediamo che una persona consacrata a Dio può camminare nelle tenebre, ma questa è esortata a confidare in Dio e ad appoggiarsi su di Lui!

Dal contesto, “le tenebre” si riferiscono alla persecuzione del servo (vv.6-9).

Quindi le tenebre in questo contesto si può riferire alla sofferenza per la persecuzione del servo del Signore, e i vv.10-11 si possono riferire agli esiliati in Babilonia che erano perplessi di ciò che Dio stava facendo, ma possiamo applicarlo a tutti i tipi di sofferenza.

Questo versetto ha una serie di ripetizioni per sottolineare le verità in questione: temere e ascoltare; tenebre e privo di luce; confidi e appoggiarsi.

1 Samuele 7:9: Il Signore esaudisce la preghiera

 1 Samuele 7:9: Il Signore esaudisce la preghiera
“Samuele prese un agnello da latte e l'offrì intero in olocausto al SIGNORE; e gridò al SIGNORE per Israele, e il SIGNORE l'esaudì”.
C’è una guerra in corso tra Filistei e gli Israeliti, ci si prepara a una battaglia, e i soldati d’Israele hanno paura dei loro nemici e chiedono al profeta (1 Samuele 3:20, 21; 4:1), giudice d’Israele (1 Samuele 7:15–17) e sacerdote Samuele di non cessare di pregare per loro affinché Dio li salvi (cfr. per esempio 1 Samuele 4:3; Esodo 14:13; Giudici 2:18; 6:37; 7:7; 10:12-13) dalle mani dei Filistei (1 Samuele 7:8). Samuele allora, come vediamo in questo versetto, offrì un sacrificio al Signore e pregò il Signore con grande intensità e insistenza (gridò - yizʿaq) per chiedere aiuto per il popolo.
Samuele stava supplicando Dio come intercessore, era come un generale a capo dell’esercito di Dio che affrontava la guerra con il sacrificio e la preghiera! 
Così Samuele offrì interamente un agnello da latte (non prima degli otto giorni - Esodo 22:30; Levitico 22:27) in olocausto e pregò il Signore per Israele e il Signore l’esaudì; infatti mentre Samuele stava offrendo l’olocausto, i Filistei si avvicinarono a Israele per assalirlo, il Signore fece rimbombare dei tuoni così forte contro di loro tanto che furono sconfitti davanti Israele che li seguirono e li batterono fin sotto Bet-Car (1 Samuele 7:10-11).
In questa sconfitta finale dei Filistei è dimostrato e affermato ancora una volta la potenza di Dio. A Dio appartiene la vittoria! (cfr. per esempio Deuteronomio 2:33; 3:3; 2 Samuele 23:10; Proverbi 21:31).
I sacrifici venivano offerti per l’espiazione dei peccati (cfr. per esempio Levitico 1:4).
Ora l’agnello era una prefigurazione di Gesù Cristo (cfr. per esempio Giovanni 1:29; Apocalisse 5:6,9; Ebrei 9:9-12). Gesù è venuto per espiare i peccati del popolo (Ebrei 2:17); Gesù è il sacrificio che ci rende Dio favorevole (cfr. per esempio Romani 3:25, 1 Giovanni 2:2).
Grazie al sacrificio di Gesù i nostri peccati possono essere perdonati (cfr. per esempio Atti 10:43; 13:38-39; Efesini 1:7; Ebrei 9:28; Apocalisse 1:5) e quindi avere una relazione con Dio per l’intercessione di Gesù alla Sua destra (cfr. per esempio Giovanni 14:6; Romani 8:32-34; 1 Timoteo 2:5; Ebrei 7:25).

Giovanni 4:1-6: I movimenti di Gesù

 Giovanni 4:1-6: I movimenti di Gesù 
In Giovanni 4 il regno di Dio si diffonde oltre i confini della Giudea, in Samaria. 
Nel capitolo precedente Giovanni ha riportato il dialogo tra Gesù e Nicodemo sulla necessità della nuova nascita per vedere ed entrare nel regno di Dio, al capitolo 4 Gesù incontrerà i Samaritani che lo sperimenteranno come il Salvatore del mondo che dona la vita eterna.
Sulla via del ritorno in Galilea Gesù incontra prima una singola donna in un pozzo in Samaria (4:1–26), e poi in un intero villaggio (vv. 27–42). 
Parla prima alla donna dell'acqua che disseta e della vita eterna, poi della vera adorazione, e la donna diventa messaggera per gli abitanti del suo villaggio, che alla fine imparano che Gesù è il Salvatore del mondo (v. 42). 

Cominciamo a vedere:
I LA PARTENZA DI GESÙ (vv.1-3)

Nella partenza di Gesù vediamo:
A) L’informazione
Nei vv.1-3 leggiamo: “Quando dunque Gesù seppe che i farisei avevano udito che egli faceva e battezzava più discepoli di Giovanni (sebbene non fosse Gesù che battezzava, ma i suoi discepoli), lasciò la Giudea e se ne andò di nuovo in Galilea)”.

Consideriamo prima di tutto:
(1) La conseguenza dell’informazione
Di conseguenza al fatto che Gesù venne a conoscenza (seppe – egnō – aoristo attivo indicativo) che era diventato popolare, lasciò la Giudea per ritornare di nuovo in Galilea (cfr. Giovanni 1:43-2:12).

I farisei avevano investigato su Giovanni Battista (Giovanni 1:19-27), ora cominciano a esaminare quelle di Gesù, sono più interessati a Gesù che non solo aveva da poco purificato il tempio dai mercanti con autorità (Giovanni 2:13-22) ma aveva più successo di Giovanni Battista (cfr. anche Giovanni 3:26), e a differenza di Giovanni, Gesù era stato dichiarato l’Agnello di Dio che toglie il peccato del mondo (Giovanni 1:29,35), già cominciava a essere riconosciuto come il Messia (Giovanni 1:41,49), e aveva compiuto miracoli (Giovanni 2:1-11,23; 3:2) e molti hanno creduto nel suo nome (Giovanni 2:23).

1 Samuele 7:3: La condizione per la liberazione

 1 Samuele 7:3: La condizione per la liberazione
“Allora Samuele parlò a tutta la casa d'Israele, e disse: ‘Se davvero tornate al SIGNORE con tutto il vostro cuore, togliete di mezzo a voi gli dèi stranieri e gli idoli di Astarte, volgete risolutamente il vostro cuore verso il SIGNORE e servite lui, lui solo. Allora egli vi libererà dalle mani dei Filistei’”.

Israele è in guerra contro i Filistei. Samuele dice a tutto il popolo che la condizione per la liberazione dai nemici è la consacrazione. Al v.4 è scritto che i figli di Israele tolsero via gli idoli di Baal e di Astarte e servirono il Signore soltanto; al v.5 Samuele intercede per il popolo, al v.6 il popolo fece cordoglio per il peccato con un digiuno. Samuele offrì in sacrificio un agnello e pregò per Israele, il Signore l’esaudì e umiliò i Filistei liberando così Israele (vv.7-14).
Dunque la condizione per la liberazione, per la salvezza quindi per l’esaudimento alla preghiera è la consacrazione.
Vediamo quattro aspetti della consacrazione al Signore in questo versetto.
Prima di tutto c’è il:
1) Ritornare al Signore
“Se davvero tornate al SIGNORE con tutto il vostro cuore”.
Il popolo si era allontanato dal Signore, ora è esortato a ritornare al Signore con tutto il cuore.
In ebraico, “con tutto il vostro cuore” è prima nella frase e quindi è enfatizzata. 
“Il cuore” (lē·ḇāḇ) nella Bibbia, è la parte più intima di una persona; è la sede dei pensieri, della volontà, delle emozioni e della coscienza di una persona.
In primo luogo il riferimento “con tutto il vostro cuore” sottolinea la necessità di motivi sinceri come fondamento dell'azione 
L'espressione “con tutto il vostro cuore” si concentra sulla dimensione interiore del pentimento come fondamento per azioni appropriate (cfr. per esempio 1 Re 8:48; 2 Re 23:25; Gioele 2:12-13).
In secondo luogo “con tutto il vostro cuore” sottolinea la necessità di un impegno interiore totale verso Dio (cfr. per esempio Deuteronomio 6:5; Matteo 22:37). 

1 Samuele 6:19: Il giudizio di Dio sugli abitanti di Bet-Semes

  1 Samuele 6:19: Il giudizio di Dio sugli abitanti di Bet-Semes

“Il SIGNORE colpì gli abitanti di Bet-Semes, perché avevano guardato dentro l'arca del SIGNORE; colpì settanta uomini fra i cinquantamila del popolo. Il popolo fece cordoglio, perché il SIGNORE l'aveva colpito con un grande flagello”.

L’arca del Signore era stata presa in battaglia dai Filistei e ora rimandata agli Israeliti. Arrivata a Bet-Semes, una città Giudaica, la popolazione offrì i sacrifici al Signore, ma a un certo punto, quando settanta Israeliti guardarono curiosamente all’interno dell'arca, cioè l’aprirono per vedere che cosa ci fosse, Dio li colpì e morirono. Perché questo grande flagello? Come i due figli di Eli avevano mostrato disprezzo per Dio ignorando le regole del culto (1 Samuele 3:12-17,22-25), così questi uomini giudicati dal Signore, gli mostrarono disprezzo trattando la Sua arca, una cosa santa, come se fosse un oggetto ordinario; queste persone non hanno avuto il giusto atteggiamento verso Dio!

Marco 1:35: Gesù un uomo di preghiera

 Marco 1:35: Gesù un uomo di preghiera 
Una volta una cara sorella nella fede si lamentava della sua vita cristiana dicendomi che non aveva una vita abbondante come aveva promesso Gesù in Giovanni 10:10.

Penso che non sia l’unica a sperimentare questo!

A volte si ha quella sensazione che quei fiumi di acqua viva dello Spirito Santo non scorrono in noi (Giovanni 7:38), sembra che dentro di noi ci sia acqua stagnante!
Certamente la colpa non è dello Spirito Santo!

A volte ci chiediamo come mai la nostra vita cristiana sia deprimente, sterile, ci sentiamo stanchi e svuotati spiritualmente. 

Ci possono essere diversi motivi, uno di questi è la mancanza di una vita quotidiana di preghiera!

C. H. Spurgeon credeva molto nella preghiera, disse: “Non potrei dubitare dell'efficacia della preghiera più di quanto potrei non credere alla legge di gravità”.

Anche Gesù credeva nell’efficacia della preghiera!

La preghiera era vitale per Gesù e faceva di tutto per andare in disparte per pregare privatamente nonostante i Suoi impegni missionari.

Trovare il tempo per pregare, in questa vita frenetica, non è facile, ma la preghiera è fondamentale per la nostra vita come lo era per Gesù, ecco perché dobbiamo fare di tutto per ritagliarci uno spazio di tempo ogni giorno per la preghiera privata, e il momento migliore è la mattina quando ci alziamo dal letto!

In questo versetto vediamo quattro aspetti.

Filippesi 3:20-21: L’attesa del ritorno di Gesù Cristo

 Filippesi 3:20-21: L’attesa del ritorno di Gesù Cristo
Con il passare degli anni, spesso ci troviamo deboli e indifesi, e possiamo essere scoraggiati nel vedere i nostri corpi che stanno invecchiando, decadendo e avvicinando alla morte. 

Al pensiero della morte moltissime persone ne sono angosciate, ma la speranza dei veri cristiani è la loro cittadinanza eterna nei cieli da dove verrà anche il Salvatore e Signore Gesù Cristo che trasformerà i nostri corpi rendendoli gloriosi.

La glorificazione è la trasformazione radicale sia del corpo che dell'anima dei credenti, perfezionandoli nella santità, e quindi adattandoli alla vita eterna in perfetta comunione con il Dio uno e trino. 

Questi versetti ci dicono perché dovremmo dirigere la nostra attenzione alle cose celesti.

Prima di tutto vediamo:
I L’ATTESA IMPAZIENTE  
Nel v. 20 leggiamo: “La nostra cittadinanza è nei cieli, da dove aspettiamo anche il Salvatore, Gesù Cristo, il Signore”.

La cittadinanza dei veri cristiani è nei cieli da dove aspettano impazientemente il ritorno di Gesù!

Il cielo non è solo uno stato mentale, è anche un luogo reale, tangibile dove vive Gesù l'uomo risorto con un corpo glorificato.
 
“Da dove” (ex hou) indica l’origine da dove proviene Gesù, quindi dai cieli e non dalla terra, indica la Sua provenienza trascendente.

“Anche” (kai) si riferisce al fatto che non solo i cieli è dove hanno la cittadinanza i veri cristiani, ma indica che da lì aspettano il loro Salvatore, Gesù Cristo il Signore.

Gesù era in cielo prima di venire sulla terra (cfr. Giovanni 1:1-3; 3:16; 17:3-5), venne in assoluta umiltà e obbedienza al Padre, per morire e salvare i peccatori (cfr. per esempio Filippesi 2:6-8; 1 Timoteo 1:15).

1 Samuele 5:9: Il flagello del Signore sui Filistei

 1 Samuele 5:9: Il flagello del Signore sui Filistei
“Così trasportarono a Gat l'arca del Dio d'Israele. E quando l'ebbero trasportata, la mano del SIGNORE fu contro la città che si fece prendere da un grande panico. Il SIGNORE colpì gli uomini della città, piccoli e grandi, e un flagello d'emorroidi scoppiò in mezzo a loro”.
La pratica di catturare gli dèi di un nemico come un trofeo, era comune nelle guerre nell'antico Medio Oriente.
L’arca del Dio d’Israele era l’arca del patto, dove il Signore rivelava la Sua volontà ai Suoi servi (Esodo 25:22; 30:36; Levitico 16:2; Giosuè 7:6), in questo modo serviva come simbolo della presenza divina che guidava il Suo popolo (1 Samuele 4:21-22; 6:19-20).
I Filistei sconfiggono gli Israeliti in battaglia e presero l’arca del patto (1 Samuele 5:10-11) e la trasportarono ad Asdod nel tempio della loro divinità nazionale “Dagon” (cfr. Giudici 16:23; 1 Cronache 10:10). 
Forse i Filistei pensavano di dargli sinceramente adorazione e onore accanto al loro dio Dagon, di arruolarlo per un futuro aiuto offrendogli lo stesso status di Dagon. Ma il Signore non era il "dio dei Filistei", né avrebbe accettato l'adorazione insieme a nessun'altra divinità (cfr. per esempio Esodo 20:2-3; 23:13; Atti 15:29; 1 Giovanni 5:21). L’arca di Dio apparteneva al popolo che aveva scelto e redento dall'Egitto, doveva essere portato nella terra che aveva promesso ad Abraamo.
Oppure gli oggetti presi ai nemici e portati nel tempio potevano servire come doni di gratitudine al proprio dio per la vittoria riportata. 
Mettere l'arca del Signore nel tempio di Dagon poteva essere un segno di ringraziamento a Dagon per la vittoria su Israele.

1 Samuele 4:22: La gloria si è allontanata da Israele

 1 Samuele 4:22: La gloria si è allontanata da Israele
“La gloria si è allontanata da Israele, perché l'arca di Dio è stata presa”.
Queste sono le parole della moglie del sacerdote Fineas, figlio di Eli, quando udì la notizia che l’arca di Dio era stata presa in battaglia dai filistei, dove sia il cognato e il marito morirono. Questa donna era incinta e a queste brutte notizie, partorì prematuramente. Chiamò il figlio “Icabod” che significa “senza gloria”, o “non più gloria”.
Cosa era accaduto? Vi era stata una battaglia tra i filistei e gli israeliti, gli anziani d’Israele dissero di portare l’arca del patto in battaglia così il Signore li avrebbe salvati dai nemici (1 Samuele 4:1-3). Pensando di portare l’arca, il simbolo della presenza del Signore avrebbero vinto. Ma così non è stato! Il Signore non può essere manipolato affinché concede il Suo favore! Dio non è un portafortuna e non dovrebbe mai essere trattato come tale, e nemmeno pensare che certi simboli religiosi possono essere usati magicamente come talismani per la protezione.
L'obbedienza è la chiave per sperimentare il favore di Dio, come chiarisce l'antico elenco di benedizioni e maledizioni dell'alleanza (cfr. per esempio Deuteronomio 28) e come Gesù insegna ai suoi discepoli (Giovanni 15:1–17).
L’arca era il simbolo della presenza di Dio (cfr. per esempio Esodo 25:10–22; 29:43; 37:1–9; 40:34-35; Deuteronomio 5:24; 1 Re 8:11; Ezechiele 10:18; Osea 10:5). Quindi, con la perdita dell’arca, si vuole indicare la presenza stessa di Dio che va via da Israele. 
“Gloria" (kabod) si riferisce alla presenza gloriosa del Signore, allo splendore tremendo della presenza invisibile di Dio; rappresenta la presenza di Dio che dimora nel tabernacolo (cfr. per esempio Esodo 25:8; 29:44–46; Salmo 26:8).

Filippesi 3:20: L’appartenenza differente

 Filippesi 3:20: L’appartenenza differente
Come cristiani, cosa ci rende diversi dalle persone di questo mondo?
È la nostra appartenenza: la nostra cittadinanza è nei cieli!

I veri cristiani hanno prospettive migliori di chiunque altro: la certezza di andare in cielo perché la loro cittadinanza è nei cieli!!
Questa certezza influenza e determina il loro comportamento, cioè vivono sulla terra secondo la loro cittadinanza celeste!

Se sei un vero cristiano ti sei scontrato diverse volte con le persone di questo mondo sui valori, sulla visione, sull’etica, e ti sei sentito a volte scoraggiato, o frustrato, o non accettato a causa della tua identità in Cristo.

Lo scontro di culture, visioni e comportamenti tra il Regno di Dio e il regno di questo mondo può essere demoralizzante per noi credenti, ma questo conflitto è un segno che la nostra cittadinanza è nei cieli, prova il nostro rapporto con Gesù Cristo. 

Il mondo ama ciò che è suo, e tu come discepolo di Gesù Cristo, non fai più parte del mondo (cfr. per esempio Giovanni 15:19).

In questo versetto vediamo, la causa, la contrapposizione e la cittadinanza.

1 Samuele 4:7: Il simbolo dell’arca del patto

 1 Samuele 4:7: Il simbolo dell’arca del patto
“I Filistei ebbero paura, perché dicevano: ‘Dio è venuto nell'accampamento’. Ed esclamarono: ‘Guai a noi! Poiché non era così nei giorni passati’.
La frase dei filistei: “Dio è venuto nell'accampamento” si riferisce all’arca del patto.
L’arca del patto era l'oggetto più sacro nella religione di Israele. Questo oggetto a forma di scatola, era ricoperto d'oro e conteneva memoriali dell'esodo, in particolare le tavole di pietra contenenti i dieci comandamenti e un contenitore di manna. Due cherubini erano montati sul suo coperchio, le loro ali si toccavano sul suo centro, dove ogni anno il sommo sacerdote spruzzava sangue sacrificale nel giorno dell'espiazione. L'arca doveva essere custodita nella stanza interna del tabernacolo (cfr. per esempio Esodo 25:10-22; 30:6; 37:1-9; Deuteronomio 10:1-5; Ebrei 9:4), ed era dove il Signore rivelava la sua volontà ai suoi servi (Mosè: Esodo 25:22; 30:36; Aronne: Levitico 16:2; Giosuè: Giosuè 7:6), in questo modo serviva come simbolo della presenza divina che guidava il Suo popolo (1 Samuele 4:4,21-22; 6:19-20; 2 Samuele 6:2).
Filistei e israeliti sono in guerra. Sono schierati per la battaglia, vincono i filistei uccidendo quattromila uomini. Gli anziani d’Israele accreditano la loro sconfitta al Signore; così decidono di andare a prendere l’arca del patto e portarla in mezzo all’esercito israelita con lo scopo che il Signore li salvasse dai nemici. 
Così gli israeliti presero e portarono l’arca del patto del Signore degli eserciti con Ofni e Fineas, i figli di Eli, sacerdoti corrotti in mezzo al loro esercito (cfr. 1 Samuele 2:12-25).
Quando i filistei seppero dell’arca del patto ebbero paura perché, secondo loro, ora non affronteranno un esercito umano, ma il potere del dio associato all'idolo, che combatterà contro i loro nemici.
I filistei riconoscevano l’arca in qualche modo, come l’equivalente di un’immagine, o di un idolo (cfr. 1 Samuele 5:2) che aveva una presenza potente divina, infatti supponevano che Dio fossero gli dèi (cfr. per esempio 1 Samuele 4:8). I filistei avevano sentito dire della potenza di Dio (secondo loro dèi), di ciò che aveva fatto agli egiziani (anche altre nazioni sono state profondamente colpite da questo - Giosuè 2:9; 5:1; 2 Re 5:15; Giona 1:14), la Sua presenza faceva la differenza, nei giorni passati della loro vittoria non era così, Dio non c’era e loro avevano vinto. 

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