Dedicato a chi desidera conoscere Dio e la Bibbia. Sito di predicazioni legate alla vita cristiana.
Fai una donazione per il sito
Cerca nel blog
Bibbia
Efesini 5:20: Un cuore riconoscente a Dio!
Galati 4:4-5: La puntualità di Dio!
1 Corinzi 15:57: La vittoria delle vittorie!
Sembrerebbe assurdo ed è certamente difficile parlare di vittoria in un momento drammatico e doloroso come la morte di una persona fedele a Dio che conosciamo.
Come possiamo parlare di vittoria davanti la cessazione di una vita, quando un nostro caro muore, quando fisicamente non c’è più, quando non sentiremo più la sua voce, la sua risata, i suoi consigli, o quando non toccheremo più il suo volto, o le sue mani, o non vedremo più i suoi occhi che incrociano i nostri?
Come possiamo parlare di vittoria per la morte di un nostro caro, quando non vedremo più il suo sorriso, o sentiremo più il suo amore, o anche dargli il nostro amore?
Come possiamo parlare di vittoria per la morte di un nostro caro quando è strappato dalla nostra presenza per sempre, quando lascia un vuoto incolmabile?
La morte è qualcosa che tocca tutti!
Lo scrittore e poeta Argentino Jorge Louis Borges (1899 -1986) disse: “La morte è un’usanza che tutti, prima o poi, dobbiamo rispettare”.
La morte è una terribile realtà universale per tutti: adulti, vecchi, giovani, bambini, maschi e femmine, ricchi e poveri!
La morte è un potente efficace livellatore universale che abolisce ogni distinzione, o discriminazione!
Sappiamo benissimo che l’uomo con la sua tecnologia e scienza può vincere la legge di gravità, ma non la morte! La può ritardare in certi casi, ma non la può vincere!
Quando arriva, arriva con una forza a cui nessun potere sulla terra può resistere, tanto che rimaniamo scioccati quando muore una persona forte fisicamente, o in giovane età!
È davvero assurdo e difficile parlare di vittoria in un funerale, ma secondo la logica di Dio e quindi quella cristiana non lo è!
La dottrina di Dio: La conoscibilità di Dio (Prima parte)
Ciò che vediamo nella Bibbia è che Dio si è fatto conoscere. Noi nella Bibbia vediamo che Dio può essere conosciuto (cfr. per esempio Geremia 9:23-24; Giovanni 14:7; 17:3; Galati 4:9; 1 Giovanni 2:3,13; 4:8; 5:20), e quando parla di conoscere Dio.
Quindi vediamo che c’è la possibilità di conoscere Dio e questo è lo scopo della nostra esistenza secondo James I. Packer quando dice: “Per quale scopo siamo stati creati? Per conoscere Dio. Quale obiettivo dovremmo prefiggerci nella vita? Conoscere Dio”.
Dio è veramente conoscibile, ma non completamente comprensibile! Come già detto nello studio sull’incomprensibilità di Dio non possiamo comprendere pienamente Dio sia per la Sua natura e sia per la nostra natura limitata e peccaminosa, ma questo non significa che non lo possiamo conoscere, noi lo possiamo conoscere nella misura in cui si è rivelato attraverso la Bibbia. “La Bibbia rende Dio conoscibile agli esseri umani, nella misura in cui il contenuto della Bibbia rivela la verità su di lui” (John MacArthur e Richard Mayhue).
Conoscere Dio è la cosa più importante per l’umanità! L'umanità ha bisogno di conoscere Dio più di qualsiasi altra cosa! C.H. Spurgeon disse: “La conoscenza di Dio è la grande speranza dei peccatori”.
Cosa significa conoscere Dio?
Conoscere Dio non è solo consapevolezza. La consapevolezza nel senso che sei certo che Dio esiste da qualche parte e avere qualche informazione su di Lui, o credere per logica che Dio esiste. Conoscere Dio va oltre questo.
Conoscere Dio non è solo cultura. Avere una conoscenza culturale per sentito dire ed essere preparati sull’argomento dai libri. Per esempio sapere tutto di una città, delle sue strade, dei suoi negozi, monumenti, ma tutto questo può essere una conoscenza acquisita dai libri. Così anche per Dio, ne possiamo avere una conoscenza come chi studia la teologia, e ha la sua importanza, ma la conoscenza di Dio non è solo questa. Anche i più grandi teologi possono avere questo tipo di conoscenza scolastica, pur tuttavia non essere credenti, o non aver nessun rapporto con Dio!
La dottrina di Dio: l’incomprensibilità
Esodo 33:17-20: La manifestazione della gloria di Dio in relazione alla preghiera
Questo è lo scopo di Dio ed è il motivo per cui ci ha creati (cfr. per esempio Isaia 43:7; 1 Corinzi 10:31), e quindi quello che dobbiamo ricercare anche nella preghiera.
In questa predicazione vedremo tre aspetti riguardo la preghiera.
Cominciamo a vedere:
I LA SITUAZIONE DELLA PREGHIERA
In Esodo 33:17-18 è scritto: “Il SIGNORE disse a Mosè: 'Farò anche questo che tu chiedi, perché tu hai trovato grazia agli occhi miei, e ti conosco personalmente'. Mosè disse: 'Ti prego, fammi vedere la tua gloria!'”
C’è un dialogo tra Dio e Mosè.
Mosè chiede a Dio indicazioni riguardo i suoi piani.
Dio rispose promettendo a Mosè la sua presenza e dicendo che ha trovato grazia ai Suoi occhi e che lo conosce personalmente (ʾēdoʿăkā bĕšēm), cioè c’è una relazione speciale intima basata sull’elezione (cfr. per esempio Genesi 18:19; Esodo 32:12,17; Geremia 1:5; Amos 3:2) e quindi la speciale presenza personale di Dio con Mosè e il popolo d’Israele; questo tipo di conoscenza e presenza di Dio sono inseparabili.
Anche i singoli veri cristiani sono conosciuti da Dio (cfr. per esempio Giovanni 10:14; Romani 8:28-30; Galati 4:8-9), eletti a salvezza in Cristo per grazia Dio prima della creazione (cfr. per esempio Atti 13:48; 1 Corinzi 1:26-31; Efesini 1:4; 2 Tessalonicesi 2:13; 2 Timoteo 1:9), questo ci deve dare un grande conforto perché apparteniamo a Dio e nessuno ci potrà allontanare da Lui!! (cfr. per esempio Giovanni 10:27-30; Romani 8:31-39).
Questo rassicurò Mosè poiché non vedeva nessuna luce nell'ingresso di Israele in Canaan come popolo di Dio se la Sua presenza non fosse stata in mezzo a loro (Esodo 33:12-16).
Quando non vedi nessuna luce, ricordati la tua posizione in Cristo: ”Sei conosciuto personalmente da Dio!”
Pertanto la tua vita è nelle Sue mani!
La risposta di Dio incoraggiò Mosè a chiedere ancora di più.
La dottrina di Dio: Le argomentazioni per l'esistenza di Dio
Questo ci fa capire che l’esistenza di Dio è reale e oggettiva, cioè non dipende se abbiamo un rapporto personale con Lui, o se può, o non può essere provato. Dio non esiste solo all’interno della fede, per coloro che credono, l’esistenza di Dio è oggettiva, concreta e non teoretica. Credere in Lui è fondamentale per il nostro tempo, per la nostra società malata, ed è assurdo vivere senza di Lui.
Se Dio esiste in modo come la Bibbia dice, la Sua esistenza implica molto di più di un consenso intellettuale, implica il glorificarlo gioendo in Lui, ubbidendogli, adorandolo (cfr. per esempio Salmo 16:11; Matteo 4:10; 1 Corinzi 10:31), perciò non si tratta solo di credere con la testa.
Nella Bibbia la fede in Dio è un coinvolgimento intellettivo, emotivo e volitivo, pertanto l’esistenza di Dio non è solo una questione concettuale, ma anche pastorale.
Tutte le persone hanno il senso interiore che Dio esiste (Romani 1:19). Coloro che rifiutano l’esistenza di Dio ne rifiutano le prove, si convincono che Dio non c’è (Salmo 10:4; 14:1).
Questo c’introduce alle argomentazioni sull’esistenza di Dio, chiamate anche prove e quindi la fede in Dio non è una fede cieca.
La domanda allora è: come può essere provata l’esistenza di Dio? Quali sono le argomentazioni che dimostrano l’esistenza di Dio?
Il primo argomento è la Bibbia.
La prova che Dio esiste la troviamo nella Bibbia. La Bibbia è la Parola di Dio mediante la quale Dio si è rivelato. Gli uomini che scrissero la Bibbia erano ispirati da Dio.
La Bibbia, nell'Antico Testamento, abbonda di affermazioni come: "Così dice il Signore: ...", "La Parola del Signore mi fu rivolta, dicendo ...", e affermazioni simili.
Nei libri profetici (Isaia, Geremia, ecc.) ci sono più di 1.300 citazioni di questo tipo!
Introduzione alla dottrina di Dio
La dottrina di Dio a volte è chiamata anche “teologia vera e propria” nel senso che la teologia (dal greco antico ‘theos’ - Dio - e ‘logos’ -parola, o discorso, o indagine) sta effettivamente parlando della dottrina di chi è Dio.
Che lo studio della dottrina di Dio è importante lo vediamo dalle parole del teologo James I. Packer:”La scienza più sublime, la congettura più alta, la filosofia più profonda, che possano mai impegnare l’attenzione di un figlio di Dio, sono il nome, la natura, la persona, l’opera, gli atti e l’esistenza del grande Dio che egli chiama suo Padre”.
La dottrina di Dio è centrale nella Bibbia, perché da essa dipendono tutte le altre dottrine.
Senza la dottrina di Dio, le altre dottrine della Bibbia non avrebbero senso, significato, o scopo, ecco perché è importante studiarla. Per esempio non ha senso considerare la dottrina della salvezza, né la dottrina del peccato, a meno che non abbiamo iniziato con la dottrina di Dio.
Studiare la dottrina di Dio è importante perché non possiamo avere una relazione, e un’adorazione come Dio vuole. È importante conoscerlo per come si è rivelato nella Bibbia e quindi per come vuole che noi ci avviciniamo a Lui.
Studiare la dottrina di Dio è importante per la nostra vita.
A. W. Tozer disse: “Quello che pensi di Dio è la cosa più importante di te”.
Probabilmente questo perché da ciò che pensiamo e crediamo di Dio dipenderà la nostra vita su questa terra e anche quella dopo la morte (cfr. per esempio Giovanni 17:3).
Conoscere Dio significa fare l’esperienza della Sua potenza, significa essere trasformati da Lui (cfr. per esempio 2 Corinzi 3:18).
La conoscenza di Dio è una forza dinamica vitale capace di trasformare coloro che la possiedono e che ne sono guidati e controllati!
Introduzione alla Bibbia: La sufficienza
Ebrei 11:13: La risolutezza della fede
“Un fuggitivo è colui che sta scappando da casa,
Un vagabondo è colui che non ha casa;
Un estraneo è uno lontano da casa,
E un pellegrino sta tornando a casa”.
La vita di fede cristiana è la vita di uno straniero e pellegrino su questa terra!
Il vero cristiano è un estraneo e un pellegrino sulla terra; la sua fede risoluta è proiettata verso il cielo, la sua patria celeste.
Tozer a riguardo diceva: “Se siamo cristiani genuini, impegnati, intenti a camminare per fede con nostro Signore Gesù Cristo, allora confessiamo continuamente che siamo pellegrini e stranieri! Lo Spirito Santo, che è il vero autore di questa lettera agli Ebrei, usa i termini pellegrini e stranieri per ricordare ai primi cristiani che non erano ancora nella loro dimora definitiva. Il messaggio è ancora lo stesso oggi. I pellegrini cristiani stanno viaggiando per fede da un'antica città maledetta e minacciata di giudizio a una città benedetta e celeste dove dimora l'Emmanuele!”
Cantico dei Cantici 2:15: Il pericolo delle piccole volpi
1 Corinzi 10:13: Dio ci darà una via di uscita!
Così ha riferito “State Farm Insurance” nel 2001.
Durante il periodo di due anni, ci sono stati 357 incidenti segnalati in questo incrocio, che è circondato da tre centri commerciali e dal CB Smith Park. Secondo le statistiche di State Farm, quasi 90.000 auto passano attraverso l'incrocio ogni giorno.
L'incrocio ha una media di quasi un incidente automobilistico ogni due giorni, con un costo di oltre 1 milione di dollari in danni alla proprietà ogni anno.
Ora la vita è piena di incroci pericolosi, piena di tentazioni per la nostra vita morale e spirituale!
Ma abbiamo la promessa che il Dio fedele è con noi e ci aiuta contro le tentazioni!
“Nessuna tentazione vi ha còlti, che non sia stata umana; però Dio è fedele e non permetterà che siate tentati oltre le vostre forze; ma con la tentazione vi darà anche la via d'uscirne, affinché la possiate sopportare”.
Questo versetto è uno dei più famosi e amati della Bibbia, molte persone vi hanno trovato e trovano conforto e pace, ed è probabile che si riferisca a coloro che sono abbattuti e rassegnati che pensano sia inutile combattere contro il potere della tentazione.
In questo versetto vediamo l’esperienza, l’entità e l’esito della tentazione.
1 Samuele 12:20: Chiamati a essere completamente consacrati al Signore!
Salmo 42:5: L’auto-esortazione a sperare in Dio
Si paragona a un cervo assetato in un posto arido che desidera i corsi d’acqua, così desidera stare alla presenza di Dio nel tempio, da cui è lontano (vv.3-4,6).
Questo salmo è il lamento di un fedele che si trova nel nord d’Israele che desidera tornare alla casa di Dio, manifestando il suo desiderio con una fede risoluta e speranza in Dio.
Così la motivazione e il significato della sete di Dio, mentre soffre piangendo, è da ricercare nel v.3 (anche v.10), dove leggiamo di gente che lo schernisce dicendogli: “Dov’è il tuo Dio?” e nel v.9, dove troviamo scritto che l’autore dice che Dio lo ha dimenticato e questo nella sostanza indica che è oppresso dal nemico, probabilmente è in esilio, comunque lontano forzatamente da Gerusalemme e dal culto nel tempio (vv.9-10).
Il disprezzo e l’oppressione dei suoi nemici non fanno altro che mettere alla luce la sua situazione difficile.
Non è difficile, anche per noi oggi, essere depressi, o scoraggiati come questo fedele e questo per varie ragioni: la perdita di un lavoro, una malattia, un lutto, quindi l’assenza di significato nella vita, e così via.
Ora una delle cause, se non la causa di una depressione, o dello scoraggiamento, è non avere risposte alle preghiere, il fatto che Dio non interviene per cambiare le circostanze, sentiamo che ci ha dimenticati perché le cose non cambiano; a questo si aggiunge anche l’indifferenza, o il disprezzo, o il giudizio delle persone che ci sono vicine.
È una condizione che è stata chiamata "la notte oscura dell'anima".
Una condizione di scoraggiamento e di tristezza, senza forze e motivazioni!
Esiste un rimedio?
Nel Salmo 42 leggiamo che comunque il salmista si concentra su Dio ed esorta la propria anima a sperare in Dio (Salmo 42:5,11).
Salmo 86:11-12: Una preghiera di dipendenza (4)
Davide si trova in grande difficoltà, la sua vita è a rischio (vv.7,13-14,17), ma comunque ha fede, loda il Signore (vv.8-10), e richiede aiuto al Signore per la consacrazione.
In questo salmo vediamo che la preghiera è una richiesta di aiuto per la consacrazione in una situazione difficile.
Quanto più siamo consapevoli della natura di Dio, tanto più questo rifletterà e influenzerà anche i nostri desideri.
I vv.11-12 si riferiscono al desiderio di formare delle giuste abitudini, al desiderio di avere uno sviluppo di una mentalità le cui decisioni saranno sempre più in linea con quelle di Dio.
James Montgomery Boice riguardo questi versetti scriveva: “La maggior parte di noi, quando preghiamo, è preoccupata per la liberazione, l'aiuto, la guida e cose simili. Ma non siamo così preoccupati di essere istruiti sulla via di Dio e di essere aiutati a servirlo con un cuore indiviso. In altre parole, vogliamo le benedizioni della salvezza senza i doveri. Vogliamo prosperità e sicurezza personale mentre comunque andiamo per la nostra strada. Davide non era così. Conosceva il suo cuore, quanto fosse incline ad allontanarsi da Dio. Ma sapeva anche che doveva seguire la via di Dio se voleva prosperare spiritualmente. Quindi chiede a Dio questa grande benedizione”.
Quando siamo sotto pressione siamo provati e tendiamo a comportarci a modo nostro e non secondo ciò che vuole il Signore per trovare una rapida soluzione.
Il salmista sotto pressione era forse influenzato dalle sue circostanze quotidiane difficili, è probabile che avesse la tentazione di riporre la sua fiducia in fonti di forza diverse da Dio, o di cercare rimedi non secondo la volontà di Dio per risolvere i suoi problemi.
Luca 19:9-10: La comunicazione di Gesù riguardo la conversione di Zaccheo
Luca 19:6-8: La conversione di Zaccheo
Luca 19:1-5: Il contesto della conversione di Zaccheo
Osea 2:6-7: La logica conclusione delle azioni idolatriche d’Israele
Esodo 17:8-13 La vittoria d’Israele su Amalec
Come ci ricorda questa storia la preghiera è un’azione che va fatta subito, o prima e durante di ogni cosa!
John Blanchard scrive: “Abbiamo bisogno di più cristiani per i quali la preghiera è la prima risorsa, non l'ultima”.
Subito dopo aver superato la difficoltà della carenza d'acqua si presenta un'altra difficoltà: l’attacco degli Amalechiti.
Di punto in bianco, Israele si trova sotto attacco nel deserto.
Questo episodio è la dimostrazione della presenza protettiva e di sostegno di Dio nei momenti di avversità per coloro che lo invocano con fede.
Partiamo con ordine, consideriamo:
I LA VENUTA DEL CONFLITTO (v.8)
Prima di tutto vediamo:
A) Le persone del conflitto (v.8)
Nel v.8 leggiamo: “Allora venne Amalec per combattere contro Israele a Refidim”.
Israele non risponde fuggendo come aveva fatto in Egitto, ma è costretto a difendersi combattendo contro l'aggressore per garantire la sua sopravvivenza.
Amalec descrive i suoi discendenti, o nazione (cfr. per esempio Numeri 24:20; Deuteronomio 25:17).
Gli Amalechiti, spesso con altri gruppi, continuarono ancora a molestare gli Israeliti anche dopo che si stabilirono nel paese di Canaan (cfr. per esempio Giudici 3:13; 6:3; 10:12; 1 Samuele 14:48).
Gli Amalechiti erano nomadi discendenti di Esaù; infatti Amalec, il padre degli Amalechiti, era un nipote di Esaù (Genesi 36:12).
Non temevano Dio (Deuteronomio 25:18) e si dimostrarono di essere un serio nemico, era un popolo potente secondo Balaam (Numeri 24:20).
Non si capisce il motivo di questo attacco contro il popolo di Dio.
1 Samuele 1:10: Il punto di riferimento di una persona devota
1 Samuele 4:7,12-22 La gloria nell’arca del patto
2 Re 5:14-17: Naaman riconosce il Dio d’Israele come il solo Signore
Salmo 86:8-10: Una preghiera di dipendenza (3)
Abbiamo visto che la preghiera è la richiesta urgente di un uomo fedele e la voce della fiducia in Dio (v.2), la richiesta urgente e perseverante di un uomo angosciato che richiede la grazia di Dio (vv.1,3,7), è l’elevazione dell’anima a Dio (v.4).
Nei vv.8-10 troviamo che la preghiera è concentrarsi su Dio.
Anche nell’angustia, Davide è in pericolo di vita (vv.7,13-14,17), ha fede e adora il Signore.
È certamente un segno di buona salute spirituale riflettere sulla grandezza di Dio e adorarlo, anche quando siamo in grande sofferenza, quindi non essere immersi e risucchiati dai propri problemi!
Dividiamo la preghiera in adorazione, intercessione, confessione, supplicazione, ma noi vediamo che in questo salmo la supplicazione è mischiata con l’adorazione.
Davide va umilmente davanti a Dio, ma esprime la sua fede in Dio non solo con la supplicazione, ma anche con l’adorazione.
Le nostre preghiere dovrebbero esprimere la fiducia in Dio e allo stesso modo dichiarare a Dio perché ci fidiamo di Lui mentre adoriamo la Sua natura, il Suo carattere!
Per fare questo, però, dobbiamo prima conoscere bene Dio!
Philip Ryken scrive: “Devi avere una teologia prima di poter avere una vita di preghiera. Conoscere il carattere di Dio precede l'avere intimità con lui attraverso la preghiera. Troppe preghiere sono superficiali nella loro comprensione del carattere di Dio. Invece, dovrebbero essere sature della lode dei suoi gloriosi attributi”.
L’adorazione per l’unicità e la grandezza del Signore nei vv. 8-10 funziona come una confessione di fede in questo salmo.
Nell’adorazione del Signore vediamo tre aspetti.
1 Samuele 1:10: Chi è il nostro punto di riferimento?
Lamentazioni 3:19-24: L’approccio alla sofferenza
La sofferenza fa parte della nostra vita in questo mondo peccaminoso, forse l’abbiamo da poco attraversata, o ci siamo in mezzo, o presto ci passeremo!
Ma come la dobbiamo affrontare?
In questi versetti vediamo l’approccio alla sofferenza che dobbiamo avere.
Il contesto di queste parole è che Gerusalemme è stata attaccata e distrutta per mano di Nabucodonosor, strumento di giudizio di Dio (cfr. per esempio 2 Cronache 36:11-21; Lamentazioni 1:5-22).
Queste parole, dunque, sono state dette in circostanze davvero drammatiche di guerra.
Potete immaginare cosa porti la guerra: distruzione, dolore, morte, fame, malattie, feriti e così via.
Ma nonostante il Suo giudizio, il Signore rimane un Dio di grazia, di compassione e di fedeltà.
Il profeta nella drammaticità della situazione, in questi versetti, ha parole di conforto, guarda al Signore ricordando ciò che è!
Il carattere di Dio, come rivelato attraverso l'esperienza passata d’Israele, è il fondamento della speranza dell'uomo.
Cominciamo a vedere:
1 Samuele 12:21: La motivazione per non allontanarsi dal Signore
Giovanni 4:7-15: L’incontro di Gesù con la Samaritana
Filippesi 4:4: Un imperativo ben sottolineato
Luca 1:5: Dio è all’opera anche nei momenti più bui!
La mano invisibile di Dio è sempre all’opera nella storia dell’umanità!
Infatti, la Bibbia ci presenta Dio come Colui che guida la storia!
Dio non è spettatore nella storia dell’umanità, ma guida la storia dell’umanità per realizzare i Suoi progetti!
In questa predicazione mediteremo che Dio opera efficacemente anche nelle situazioni più difficili, Dio guida gli eventi e realizza i Suoi progetti, e infine Dio è più grande di qualsiasi circostanza.
Cominciamo a vedere che:
I DIO OPERA EFFICACEMENTE ANCHE NELLE SITUAZIONI PIÙ DIFFICILI
Più è buio più si vedono le stelle!
Nella mia giovinezza andavo in spiaggia di sera e nel buio più totale potevo osservare le miriadi di stelle! Uno spettacolo straordinario!
Dio si compiace di mostrare la Sua potenza anche nelle situazioni più difficili, nelle circostanze buie!
Dio si compiace di fare grandi opere quando le condizioni sono peggiori in modo che la Sua potenza sarà meglio vista, riconosciuta e onorata.
Come è accaduto anche con la resurrezione di Lazzaro, infatti Gesù ha aspettato che la sua salute peggiorasse fino a morire per fare il grande miracolo della resurrezione dell’amico suo in modo tale che il nome di Dio fosse glorificato (Giovanni 11:1-45).
Al v.5 leggiamo: "Al tempo di Erode, re della Giudea".
L'espressione "Al tempo di Erode", secondo alcuni studiosi indica un periodo oscuro, minaccioso e disastroso nella storia della nazione Ebraica.
Su questo sfondo cupo, Luca racconta la storia dell'alba del nuovo giorno nella vita dell'umanità, della venuta di Cristo, che è stato preparato da Dio di cui Giovanni Battista era il precursore (cfr. per esempio Matteo 3:1-3; Marco 1:2-3; Luca 1:17; 3:1-6).
Il mondo in cui Giovanni venne era un mondo senza Dio, nelle tenebre (cfr. per esempio Luca 1:79), tanto è vero che gli tagliarono la testa per aver denunciato il peccato di Erode Antipa governatore della Galilea (Matteo 14:1-12).
Romani 8:32: L’amore provvidente di Dio
Spurgeon disse: “Non ci sono cambiamenti nell'amore del Signore, anche se ci possono essere cambiamenti nei modi di mostrarlo”.
Dio essendo immutabile nel Suo carattere (cfr. per esempio Malachia 3:6), ed eterno (cfr. per esempio Isaia 40:28), il Suo amore non cambierà e non finirà mai e lo mostra in modi diversi!
Prima di tutto in questo versetto vediamo che:
I DIO HA PROVVEDUTO IL FIGLIO
Infatti:
A) Dio non ha risparmiato il proprio Figlio
“Colui che non ha risparmiato il proprio Figlio”
La frase greca comincia con una particella enclitica intensiva (ge) che aggiunge enfasi, richiama particolare attenzione sulla frase e aggiunge una sfumatura emotiva.
Il senso è “veramente”, o “certamente”, come traduce la “Nuova Diodati”.
Quindi Colui, cioè Dio (vv.28,30) veramente, certamente non ha risparmiato il proprio Figlio!
Paolo sta parlando di un dato di fatto, di qualcosa che è accaduta veramente nella storia!
“Risparmiato” (epheisato - aoristo medio indicativo) è astenersi dal danneggiare, dal nuocere, dal distruggere, ebbene Dio non lo ha fatto nel senso che non ha impedito, non ha evitato che Gesù soffrisse e venisse ucciso sulla croce.
Dio non ha impedito a Gesù la sofferenza in croce, era il Suo piano preparato prima della creazione del mondo che morisse per i peccatori (cfr. per esempio Atti 2:23; 4:27-28; 1 Pietro 1:19-20).
1 Samuele 7:12: Il Dio del finora è il Dio dell’ora in poi!
1 Samuele 12:20: Chiamati a servire il Signore con tutto il cuore!
Il popolo era consapevole dei suoi peccati e a questi aveva aggiunto anche il peccato di chiedere un re come le atre nazioni (1 Samuele 12:19), che implicava il rifiuto con disprezzo del Signore come Re!
Samuele conferma i peccati del popolo, ma li rassicura dicendogli di non temere (il giudizio di Dio), e li esorta a non allontanarsi dal Signore, ma a servirlo con tutto il cuore.
Samuele li rassicura perché, sebbene abbiano peccato, rimane la possibilità di un nuovo inizio con il Signore, in cui il popolo è chiamato a vivere nella fedeltà, non voltando le spalle, ma dando se stesso completamente nel servizio fedele.
Così Samuele non minimizza il peccato degli Israeliti; tuttavia, non voleva che si soffermassero sui loro peccati, ma che svoltassero per camminare con il Signore fedelmente!
Enfaticamente Samuele ricorda loro che hanno peccato contro il Signore, ma questo tuttavia era nel passato, da ora in poi non devono allontanarsi dal Signore, ma servirlo con tutto il cuore!
Israele aveva peccato, ma questa non è la fine della storia, perché Dio è misericordioso; la possibilità del pentimento è ancora aperta per un nuovo inizio, quello di essere consacrati al Signore.
C’è sempre una nuova possibilità, un ricominciare con il Signore grazie alla Sua misericordia, non ci sono peccati che Lui non possa perdonare (cfr. Luca 15:11-24; Timoteo 1:13-16).
Non possiamo fare niente per come ci siamo comportati nel passato, se non pentirsi e chiedere perdono al Signore.
Ciò che conta in questo momento è non allontanarsi da Lui e servire solo Lui con tutto il cuore!
Satana ama quando viviamo nel passato, quando facciamo qualsiasi cosa tranne che servire il Signore con tutto il nostro cuore!
D. L. Moody disse: “A Satana non importa ciò che adoriamo, finché non adoriamo Dio”.
Salmo 86:2,5-7,15: Una preghiera di dipendenza (2)
Giovanni 6:27: Adoperatevi per il cibo che dura in vita eterna
1 Samuele 8:6: Il desiderio sbagliato di volere un re
Geremia 29:11: Dio ha un piano per te
CLARENCE: "Mi ha mandato a chiamare, Signore?"
DIO: “Sì, Clarence. Un uomo sulla terra ha bisogno del tuo aiuto”.
CLARENCE: “Splendido! È malato?"
DIO: “No, peggio. È scoraggiato".
Possiamo dire che lo scoraggiamento è una brutta bestia!
Ti toglie energie, voglia di vivere, voglia di fare e così via!
Tutti siamo caduti, cadiamo e cadremo nello scoraggiamento!
Billy Graham una volta disse: “La vita cristiana non è un entusiasmo costante. Ho i miei momenti di profondo sconforto. Devo andare a Dio in preghiera con le lacrime agli occhi e dire: 'Aiutami'".
Siamo scoraggiati anche quando siamo giudicati dal Signore; infatti abbiamo bisogno di sapere che si prende ancora cura di noi, come in questo caso di Geremia 29:11.
I Giudei in esilio per punizione di Dio (cfr. per esempio 2 Cronache 36:11-21; Geremia 25:9-11) avevano bisogno di ricordare i piani di Dio per loro.
Queste parole fanno parte di una lettera scritta da Geremia agli esuli Giudei in cattività a Babilonia.
Geremia scrisse loro che la deportazione era opera del Signore e dovevano pensare a vivere la loro vita a Babilonia, a costruire case e ad abitarle, a coltivare la terra e a mangiarne i frutti, a prendere moglie a generare figli, quindi a moltiplicarsi (Geremia 29:1-6).
Gli esuli sono esortati a cercare il bene della città dove si trovavano e di pregare per essa (Geremia 29:7).
1 Samuele 7:12: Come il Signore ci ha soccorsi fino a oggi farà anche nel futuro!
Isaia 50:10: Nelle tenebre continua a fidarti di Dio!
1 Samuele 7:9: Il Signore esaudisce la preghiera
Giovanni 4:1-6: I movimenti di Gesù
1 Samuele 7:3: La condizione per la liberazione
1 Samuele 6:19: Il giudizio di Dio sugli abitanti di Bet-Semes
1 Samuele 6:19: Il giudizio di Dio sugli abitanti di Bet-Semes
“Il SIGNORE colpì gli abitanti di Bet-Semes, perché avevano guardato dentro l'arca del SIGNORE; colpì settanta uomini fra i cinquantamila del popolo. Il popolo fece cordoglio, perché il SIGNORE l'aveva colpito con un grande flagello”.
L’arca del Signore era stata presa in battaglia dai Filistei e ora rimandata agli Israeliti. Arrivata a Bet-Semes, una città Giudaica, la popolazione offrì i sacrifici al Signore, ma a un certo punto, quando settanta Israeliti guardarono curiosamente all’interno dell'arca, cioè l’aprirono per vedere che cosa ci fosse, Dio li colpì e morirono. Perché questo grande flagello? Come i due figli di Eli avevano mostrato disprezzo per Dio ignorando le regole del culto (1 Samuele 3:12-17,22-25), così questi uomini giudicati dal Signore, gli mostrarono disprezzo trattando la Sua arca, una cosa santa, come se fosse un oggetto ordinario; queste persone non hanno avuto il giusto atteggiamento verso Dio!
Marco 1:35: Gesù un uomo di preghiera
Filippesi 3:20-21: L’attesa del ritorno di Gesù Cristo
1 Samuele 5:9: Il flagello del Signore sui Filistei
1 Samuele 4:22: La gloria si è allontanata da Israele
Queste sono le parole della moglie del sacerdote Fineas, figlio di Eli, quando udì la notizia che l’arca di Dio era stata presa in battaglia dai filistei, dove sia il cognato e il marito morirono. Questa donna era incinta e a queste brutte notizie, partorì prematuramente. Chiamò il figlio “Icabod” che significa “senza gloria”, o “non più gloria”.
Cosa era accaduto? Vi era stata una battaglia tra i filistei e gli israeliti, gli anziani d’Israele dissero di portare l’arca del patto in battaglia così il Signore li avrebbe salvati dai nemici (1 Samuele 4:1-3). Pensando di portare l’arca, il simbolo della presenza del Signore avrebbero vinto. Ma così non è stato! Il Signore non può essere manipolato affinché concede il Suo favore! Dio non è un portafortuna e non dovrebbe mai essere trattato come tale, e nemmeno pensare che certi simboli religiosi possono essere usati magicamente come talismani per la protezione.
L'obbedienza è la chiave per sperimentare il favore di Dio, come chiarisce l'antico elenco di benedizioni e maledizioni dell'alleanza (cfr. per esempio Deuteronomio 28) e come Gesù insegna ai suoi discepoli (Giovanni 15:1–17).
L’arca era il simbolo della presenza di Dio (cfr. per esempio Esodo 25:10–22; 29:43; 37:1–9; 40:34-35; Deuteronomio 5:24; 1 Re 8:11; Ezechiele 10:18; Osea 10:5). Quindi, con la perdita dell’arca, si vuole indicare la presenza stessa di Dio che va via da Israele.
“Gloria" (kabod) si riferisce alla presenza gloriosa del Signore, allo splendore tremendo della presenza invisibile di Dio; rappresenta la presenza di Dio che dimora nel tabernacolo (cfr. per esempio Esodo 25:8; 29:44–46; Salmo 26:8).
Filippesi 3:20: L’appartenenza differente
1 Samuele 4:7: Il simbolo dell’arca del patto
La frase dei filistei: “Dio è venuto nell'accampamento” si riferisce all’arca del patto.
L’arca del patto era l'oggetto più sacro nella religione di Israele. Questo oggetto a forma di scatola, era ricoperto d'oro e conteneva memoriali dell'esodo, in particolare le tavole di pietra contenenti i dieci comandamenti e un contenitore di manna. Due cherubini erano montati sul suo coperchio, le loro ali si toccavano sul suo centro, dove ogni anno il sommo sacerdote spruzzava sangue sacrificale nel giorno dell'espiazione. L'arca doveva essere custodita nella stanza interna del tabernacolo (cfr. per esempio Esodo 25:10-22; 30:6; 37:1-9; Deuteronomio 10:1-5; Ebrei 9:4), ed era dove il Signore rivelava la sua volontà ai suoi servi (Mosè: Esodo 25:22; 30:36; Aronne: Levitico 16:2; Giosuè: Giosuè 7:6), in questo modo serviva come simbolo della presenza divina che guidava il Suo popolo (1 Samuele 4:4,21-22; 6:19-20; 2 Samuele 6:2).
Filistei e israeliti sono in guerra. Sono schierati per la battaglia, vincono i filistei uccidendo quattromila uomini. Gli anziani d’Israele accreditano la loro sconfitta al Signore; così decidono di andare a prendere l’arca del patto e portarla in mezzo all’esercito israelita con lo scopo che il Signore li salvasse dai nemici.
Così gli israeliti presero e portarono l’arca del patto del Signore degli eserciti con Ofni e Fineas, i figli di Eli, sacerdoti corrotti in mezzo al loro esercito (cfr. 1 Samuele 2:12-25).
Quando i filistei seppero dell’arca del patto ebbero paura perché, secondo loro, ora non affronteranno un esercito umano, ma il potere del dio associato all'idolo, che combatterà contro i loro nemici.
I filistei riconoscevano l’arca in qualche modo, come l’equivalente di un’immagine, o di un idolo (cfr. 1 Samuele 5:2) che aveva una presenza potente divina, infatti supponevano che Dio fossero gli dèi (cfr. per esempio 1 Samuele 4:8). I filistei avevano sentito dire della potenza di Dio (secondo loro dèi), di ciò che aveva fatto agli egiziani (anche altre nazioni sono state profondamente colpite da questo - Giosuè 2:9; 5:1; 2 Re 5:15; Giona 1:14), la Sua presenza faceva la differenza, nei giorni passati della loro vittoria non era così, Dio non c’era e loro avevano vinto.
2 Cronache 20:12: Dalla debolezza alla forza, come la preghiera di Giosafat può ispirarci
2 Cronache 20:12: Dalla debolezza alla forza, come la preghiera di Giosafat può ispirarci “Dio nostro, non vorrai giudicarli? Poiché noi si...
Post più popolari dell'ultima settimana
-
Dai frutti si riconosce l’albero (Matteo 7:16-20). Dai frutti si riconoscono i falsi profeti. Come fai a sapere se qualcuno è un falso ...
-
Matteo 6:34: A ogni giorno il suo affanno. Non siate dunque in ansia per il domani, perché il domani si preoccuperà di sé stesso. Basta a...
-
2 Cronache 20:12: Dalla debolezza alla forza, come la preghiera di Giosafat può ispirarci “Dio nostro, non vorrai giudicarli? Poiché noi si...
-
Isaia 41:10: La motivazione a non aver paura e a non smarrirsi. “Tu, non temere, perché io sono con te; non ti smarrire, perché io sono il t...
-
Benevolenza e bontà (Galati 5:22). Continuiamo la nostra serie di predicazioni sul frutto dello Spirito Santo. La benevolenza e la b...