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Salmo 71:19: Quando Dio riscrive la tua storia (1)

 Salmo 71:19: Quando Dio riscrive la tua storia (1) La maestà: la grandezza incomparabile di Dio “Anche la tua giustizia, Dio, è eccelsa; e tu hai fatto cose grandi; o Dio, chi è simile a te?” C’è una scena nel film “Il gladiatore” dove Massimo, prima della battaglia, dice ai suoi uomini: “Ciò che facciamo in vita riecheggia nell’eternità.”  Ecco un’eco simile attraversare i secoli dal cuore del salmista: “Anche se sono vecchio, anche se ho visto dolori, ancora canterò”. Questo è un salmo di vecchiaia e vittoria, di prova e perseveranza, di memoria e musica.  È la testimonianza di un credente che ripensa alla sua lunga vita e ricorda come i malvagi lo abbiano sempre osteggiato.  Ma c’è qualcosa di straordinario: proprio come Dio lo ha protetto fin dall’infanzia, così continuerà a farlo ora. La vita del salmista è stata un esempio costante di due realtà intrecciate: la fiducia del credente e la fedeltà di Dio.  Non vuole che nessuno abbia motivo di accusare né lu...
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1 Samuele 8:6: Il desiderio sbagliato di volere un re

 1 Samuele 8:6: Il desiderio sbagliato di volere un re
“A Samuele dispiacque questa frase: ‘Dacci un re che amministri la giustizia in mezzo a noi’…”.

Ai tempi dell'Antico Testamento i re controllavano tutte le funzioni di governo: quello legislativo, esecutivo e giudiziario. 
Il popolo doveva fedeltà totale al suo sovrano, e il sovrano a sua volta proteggeva il suo popolo guidandoli in guerra e in pace.
Come originariamente concepito, Israele era una teocrazia, un popolo il cui Re era Dio. Secondo il Patto Mosaico, Dio s’impegnava a combattere le battaglie di Israele e a far prosperare la nazione. A loro volta il popolo doveva obbedire alle Sue leggi e dare la loro fedeltà completamente a Lui (Levitico 26; Deuteronomio 28-30). Quando gli anziani d’Israele chiedono a Samuele di nominare un re che amministrasse la giustizia in mezzo a loro come tutte le altre nazioni (1 Samuele 8:5), chiaramente hanno in mente più di un semplice cambio di leader, vogliono un cambio di istituzioni; vogliono un cambiamento fondamentale della costituzione nazionale. Potrebbe anche esserci una motivazione personale del dispiacere di Samuele, era ancora giudice d’Israele e aveva nominato i due figli Ioel e Abia come giudici, si è sentito respinto, rifiutato, ma il dispiacere più grande di Samuele è che il volere di tutti gli anziani d’Israele (responsabili delle comunità locali coinvolti in importanti decisioni religiose e sociali) di avere un re come tutte le altre nazioni (1 Samuele 8:5,20) che amministri la giustizia in mezzo a loro, la richiesta di un re, implicava il rifiuto con disprezzo del Signore come Re! (1 Samuele 8:7; 10:19; 12:12), il Re (cfr. Salmo 49; 93; 96-99) che lo era da sempre! (cfr. Salmo 29:10; Daniele 4:34-35). Gedeone consapevole di questo anni prima, aveva rifiutato di essere re alla richiesta degli uomini d’Israele, in Giudici 8:23 leggiamo: “Ma Gedeone rispose loro: ‘Io non regnerò su di voi, né mio figlio regnerà su di voi; il SIGNORE è colui che regnerà su di voi!’ (cfr. 1 Samuele 12:12).
Dunque, la richiesta del popolo d’Israele di un re era il rifiuto del Re eterno, come d'altronde ha fatto sempre da quando il Signore lo liberò dall’Egitto per servire altri dèi (1 Samuele 8:8); quindi sperimentare la potenza e la salvezza del Signore da tutti i mali e da tutte le angosce (cfr. 1 Samuele 10:19) non significa automaticamente essergli grati e fedeli! 
Certo la richiesta degli anziani del popolo di voler un re potrebbe sembrare ragionevole perché Samuele era già vecchio e prossimo alla morte, e i Suoi figli nominati da lui come giudici, guide del popolo erano corrotti (1 Samuele 8:1-3), quindi vi era incertezza.
Mosè aveva predetto che un giorno Israele avrebbe avuto un re (cfr. Genesi 49:10; Numeri 24:17; Deuteronomio 17:14-20), ma i tempi e il motivo degli anziani di Israele che chiesero a Samuele di nominare un re era sbagliato, cioè per essere come le altre nazioni!
Samuele ha avvertito Israele mostrando cosa significasse il sistema pagano di monarchia. I re chiedono tasse, prendono il meglio della nazione per servire le loro amministrazioni e persino trasferiscono la proprietà dei cittadini ai loro servitori (1 Samuele 8:10-18). Ma il popolo ha insistito, voleva disperatamente essere come tutte le altre nazioni, con un re che amministrasse la giustizia e marciasse davanti a esso e condurre le sue guerre (1 Samuele 8:19-20).
Così Samuele unse Saul come re in privato (1 Samuele 9:1-10: 8), e in seguito lo presentò pubblicamente come la scelta di Dio (1 Samuele 10:9-27). Dopo che Saul guidò Israele alla vittoria sugli Ammoniti (1 Samuele 11:1-11), il popolo confermò Saul come sovrano (1 Samuele 11:12-15). Ora con un re, Samuele si dimette dalla leadership politica, ma avverte Israele di obbedire a Dio e ha promesso di pregare costantemente per loro (1 Samuele 12:1-25).
Come gli antichi Israeliti, i cristiani oggi sono tentati a rivolgersi a soluzioni secolari soprattutto in tempi di incertezza come lo era il popolo ai tempi di un vecchio Samuele. Pur di risolvere i problemi noi credenti oggi possiamo ricercare soluzioni umane e non quelle divine tracciate nella Sua Parola! Quando affrontiamo l'incertezza, dobbiamo cercare la risposta di Dio, piuttosto che adottare le soluzioni del mondo ed essere come tutti gli altri. In questo modo rifiutiamo il Signore come nostro Re come fa oggi il mondo e come ha fatto il popolo d’Israele nel periodo della vecchiaia di Samuele! 
Un altro errore, o peccato del popolo era che nonostante la sua apparente attrattiva, la richiesta degli anziani d’Israele conteneva almeno un aspetto che violava un principio fondamentale della legge: Israele doveva distinguersi dalle nazioni, era il popolo speciale di Dio con un rapporto speciale messo a parte per Dio! (cfr. Esodo 6:7; 19:5-6; Levitico 20:26; Numeri 23:9), ma ora il popolo d’Israele non vuole esserlo più!
Bill Arnold scrive a riguardo: “Questa dichiarazione allarmante rivela una profonda insoddisfazione per chi sono come popolo. Sono stati costituiti come popolo di Dio, stabilito in un patto sul monte Sinai, informato dall'istruzione della Torah e guidato e protetto da giudici religiosi divinamente ordinati. Ora questa stessa identità è in dubbio. Cercano uno status al livello dei loro nuovi vicini, i cananei. Hanno vissuto in mezzo a loro per almeno due secoli e ora vogliono diventare come loro. Si sono stancati di essere unici; cercano conformità e sicurezza”.
Anche per la chiesa oggi è la stessa cosa! Come il popolo ai tempi di Samuele possiamo essere stanchi di essere quello che siamo, di essere diversi dagli altri perché apparteniamo a Dio, e allora possiamo avere la tentazione a conformarci alla mentalità di questo mondo per non apparire diversi! Invece di diventare sale e luce per il mondo, spesso diventiamo come il mondo, bisognosi di sale e di luce noi stessi (Matteo 5:13–16). Invece di distinguerci dalla società seguendo i principi e gli insegnamenti della Bibbia (cfr. per esempio Romani 12:1-2), sottomettendoci a Gesù il Signore (cfr. per esempio Salmo 2:11; Luca 6:46; Giovanni 14:15; Romani 10:9) cosa che non hanno voluto fare i Giudei quando era sulla terra come ci ricorda Gesù con la parabola delle mine (Luca 19:14), noi ci conformiamo allo spirito dei tempi, o ne siamo influenzati pesantemente! Invece di servire nel mondo come controcultura cristiana, come Israele, tendiamo a rinunciare alla signoria di Gesù per diventare come tutti gli altri!
La vera fede cristiana va contro corrente, contro il flusso, la visione ideologica ed etica moderna in sottomissione a Gesù il Re dei re (Apocalisse 17:14).
Fin dai tempi di Adamo ed Eva, l’umanità non vuole avere Dio come Re a cui dargli conto e obbedirgli! E questo avviene anche oggi, c’è sempre il rischio di conformarsi al mondo, o di fondere principi spirituali e carnali pur di non apparire diversi! 

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