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Bibbia

"La Bibbia, l'intera Bibbia e nient'altro che la Bibbia è la religione della chiesa di Cristo".
C. H. Spurgeon

Filippesi 4:4: Un imperativo ben sottolineato

 Filippesi 4:4: Un imperativo ben sottolineato
A Franz Joseph Haydn, il grande compositore austriaco di musica classica (Rohrau, 31 marzo 1732 – Vienna, 31 maggio 1809), fu chiesto una volta perché la sua musica di chiesa era così allegra; lui rispose: “Quando penso a Dio, il mio cuore è così pieno di gioia che le note danzano e saltano, per così dire, dalla mia penna, e poiché Dio mi ha dato un cuore allegro, mi sarà perdonato di servirLo con spirito allegro".

La gioia è un tema chiave di questa epistola (Filippesi 1:4,18,25; 2:2,17-18,28-29; 3:1; 4:1,4,10).

La lettera ai Filippesi sottolinea la gioia nonostante sia stata scritta da Paolo mentre era in prigione e i credenti di Filippi stavano attraversando prove molto dure; quindi Paolo aveva bisogno di porre l'accento sulla gioia per timore che si fissassero sulla loro situazione e diventassero negativi distogliendo lo sguardo dal Signore.

Per alcuni studiosi, Paolo con il v.4 inizia una nuova sezione, per altri Paolo riprende il suo argomento di Filippesi 3:1, e anche se non è direttamente connesso comunque ci può essere un collegamento con Filippesi 4:3. 

Se Filippesi 4:4 doveva essere letto in relazione alla situazione descritta in Filippesi 4:2–3 del conflitto tra Evodia e Sintìche, il punto di Paolo allora era: "Sostituisci i litigi con la gioia". 

I Filippesi devono lasciarsi alle spalle le contese e di trovare di nuovo la gioia.

Paolo ha in mente non solo la loro vita individuale, ma anche comunitaria, non solo una gioia individuale, ma anche comunitaria.

Il Salmista diceva: “Ecco quant'è buono e quant'è piacevole che i fratelli vivano insieme!” (Salmo 133:1).

Coloro che hanno vissuto esperienze di conflitti sia all’esterno che all’interno della chiesa, sanno benissimo che la gioia nel Signore è una delle prime cose che si perde. 

Uno spirito amaro e bellicoso allontana le persone e le priva della gioia.

A Filippi c'era opposizione dall'esterno (Filippesi 1:27–30) e contesa all'interno (Filippesi 4:2–3), allora avevano bisogno di rinnovare la loro gioia nel Signore.

Oppure può è possibile che la menzione ai nomi scritti nel "libro della vita" alla fine del v. 3, possa aver suscitato l’esortazione di Paolo a gioire, che ricorda le parole di Gesù in Luca 10:20: “Tuttavia, non vi rallegrate perché gli spiriti vi sono sottoposti, ma rallegratevi perché i vostri nomi sono scritti nei cieli”.

In questo versetto vediamo tre aspetti che riguardano la gioia: la sottolineatura della gioia, la stagione della gioia, la stimolazione alla gioia.

Partiamo con:
I LA SOTTOLINEATURA ALLA GIOIA 
“Rallegratevi sempre nel Signore. Ripeto: rallegratevi”.

Una bambina parlò di Principal Rainy dicendo che credeva che andasse in paradiso ogni sera perché era così felice ogni giorno.
Principal Rainy una volta ha usato una bella metafora sulla gioia del cristiano, disse: "La gioia è la bandiera che sventola dal castello del cuore quando il Re vi risiede".

Quando il Signore regna nel cuore di una persona, quella persona è gioiosa!

“Rallegratevi” (chairete – presente attivo imperativo) è un comandamento e implica una gioia piena, piacere ed esultanza.

In questo versetto per ben due volte, Paolo sottolinea che i Filippesi, e quindi tutti i credenti, devono rallegrarsi.

La gioia è un fattore così vitale nella vita cristiana che Paolo ripete due volte il suo comando per enfatizzare che dobbiamo rallegrarci.

La gioia nel Signore non è un sentimento, ma un'attitudine, e come tale può essere comandata positivamente (Levitico 23:40; Deuteronomio 12:7,12; 16:11,14; Sofonia 3:14; Gioele 2:23; Sofonia 9:9; Filippesi 2:18; 3:1; 4:4; Romani 12:12,15; 1 Tessalonicesi 5:16).

Il presente attivo imperativo “rallegratevi” (chairete), indica che ogni giorno, continuamente e abitualmente dobbiamo rallegrarci, questo è un ordine.

La gioia non è un beneficio facoltativo della vita cristiana, è un ordine!

Rallegrarsi non è solo una risposta emotiva, perché è inutile che Paolo lo comandi se fosse così!

Secondo Paolo, la gioia non è solo un sentimento, ma anche un'azione di fede che si sceglie (cfr. Romani 12:15).

La gioia di cui parla Paolo è una questione di volontà e si basa più sulla logica che sull'emozione, anche se non passerà molto tempo prima che la gioia biblica riscaldi anche le nostre emozioni!

La gioia deve far parte di noi ogni giorno!

Un altro aspetto interessante in questa sottolineatura è il verbo “ripeto” (erō) che nel greco è: “Ancora ripeterò” (palin erō), quindi il verbo è inequivocabilmente al futuro (erō - futuro attivo indicativo).

Si racconta di un predicatore che ha predicato lo stesso messaggio tre volte consecutivamente perché la chiesa non aveva capito le due predicazioni precedenti!

Anche Paolo ripete per ben due volte che i Filippesi dovevano rallegrarsi!

Quello che sta dicendo Paolo con una enfatica determinazione è: "L'ho detto una volta, e lo dirò una seconda volta", oppure “lasciami dire di nuovo”.

Questa doppia ripetizione serve per rafforzare l'esortazione di Paolo e per togliere ogni dubbio su chi potesse chiedersi: “Che cosa? Dobbiamo rallegrarci anche nelle afflizioni?” Paolo risponde: “Si dovete rallegrarvi!”

Affinché non ci siano membri recalcitranti della chiesa che resistano all'imperativo di rallegrarsi nel Signore anche nelle prove più dure, Paolo dice: “Ripeto: rallegratevi”.

Raddoppia il comando nel caso ci sia chi obietta che rallegrarsi in un momento di sofferenza sia inappropriato.

Questa ripetizione, dunque indica, che nonostante le loro difficoltà, i Filippesi e anche noi oggi, dobbiamo rallegrarci nel Signore, e indica anche che Paolo ha riflettuto seriamente su questa questione.

In secondo luogo vediamo:
II LA STAGIONE DELLA GIOIA
“Rallegratevi sempre nel Signore”.

Come in Filippesi 2:18 e 3:1, Paolo chiama i Filippesi a una profonda e sincera gioia nel Signore in mezzo a circostanze difficili. 

Anche in 1 Tessalonicesi 5:16 Paolo esorta la stessa cosa: “Siate sempre gioiosi”.

Quando dobbiamo rallegrarci? Paolo è categorico: SEMPRE!!!

Come già detto per togliere ogni dubbio, ogni opposizione del rallegrarsi anche nelle difficoltà, Paolo esorta dicendo “sempre”!

“Sempre” sottolinea ciò che è già implicito nel verbo “rallegratevi”: i filippesi devono “sempre” gioire!

Paolo esorta che dobbiamo sempre (palin – avverbio temporale) rallegrarci, cioè in ogni momento, tutto il tempo e quindi in ogni circostanza indipendentemente da quello che ci può cadere addosso, o trovare dietro l’angolo.

“Sempre” ci parla di una continua condizione di gioia che dobbiamo avere.

Oswald Chambers disse:”La felicità dipende da ciò che accade; la gioia no”.

Secondo questo punto di vista siamo felici se tutto va bene, se siamo soddisfatti a livello materiale, psicologico, fisico, non così per la gioia!

“Sempre” indica che la gioia non dipende da circostanze specifiche!

Un cristiano può essere gioioso dentro di sé quando all'esterno tutto è oscuro e deprimente. 

La gioia del cristiano non è una qualità passeggera!

La gioia non deve essere riservata a momenti speciali di adorazione, o lode, o di riunioni di preghiere, o ritiri spirituali, o quando tutto va bene, deve essere costante, ininterrotta, ogni giorno in qualsiasi circostanza!

La gioia in mezzo alle afflizioni è possibile dice Paolo! (cfr. per esempio 2 Corinzi 8:2; 1 Tessalonicesi 1:16-17).

La gioia secondo la Bibbia, non è semplicemente uno stato d'animo, o un'emozione; non dipende e non deve dipendere dal successo, o dal benessere, o dalle circostanze (cfr. Filippesi 2:17; 2 Corinzi 6:10; Colossesi 1:24; Giacomo 1:2; 1 Pietro 4:13). 

La gioia è invece un orientamento fondamentale e costante della vita cristiana, frutto dello Spirito Santo e prova della relazione con il Signore (Romani 14:17; Galati 5:22). 
Forse per questo che Jerry Bridges diceva: “La vera gioia cristiana è sia un privilegio che un dovere”.

Markus Bockmuehl parlando che la gioia è una caratteristica dei cristiani come ricorre in tutta la lettera e anche in altre parti del Nuovo Testamento dove le chiese stavano soffrendo afferma: “L'esortazione di Paolo, qui come altrove, non è una formalità; né è un consiglio disinvolto e stucchevole di ‘tirare su di morale’ o ‘passare una bella giornata’”. 

Dobbiamo ricordare che Paolo scrisse queste parole mentre era agli arresti!
Paolo era un uomo che conosceva la persecuzione, i dolori, le fatiche e le delusioni (cfr. per esempio 2 Corinzi 11:23–33). 

In un’altra occasione, qualche anno prima, quando Paolo, insieme a Sila era in prigione a Filippi pregavano e cantavano inni a Dio (Atti 16:25).

Quando esorta i Filippesi e indirettamente anche noi a rallegrarci sempre, indipendentemente dalle circostanze, Paolo ci dà “un calice” dal quale egli stesso ha bevuto profondamente.

Paolo si trovava agli arresti a Roma per il Vangelo, quindi non era una situazione piacevole; eppure poteva dire che dobbiamo rallegraci sempre, cioè indipendentemente dalle circostanze, include i tempi cattivi così come quelli buoni (cfr. Giacomo 1:2–5).

Quindi, la gioia non deve essere solo quando tutto va bene, ma anche quando le cose non vanno per come noi vogliamo!!

Così in qualunque circostanza ti trovi, o ti troverai sei chiamato a rallegrarti nel Signore!

Infine vediamo:
III LA STIMOLAZIONE ALLA GIOIA
“Rallegratevi sempre nel Signore”.

In un modo simile nel Salmo 97:12 leggiamo: “Gioite nel SIGNORE, giusti, e lodate il suo santo nome!”

Max Anders scrive:”I cristiani dovrebbero essere conosciuti come persone gioiose. Tale gioia non risiede nelle circostanze, o negli atteggiamenti positivi verso la vita. La gioia regna nel cuore solo quando Cristo è Signore della vita. La gioia è sempre nel Signore”.

Paolo non sta dicendo di gioire in qualsiasi cosa, o persona, ma nel Signore!

Abbiamo detto che la gioia non dipende dal successo, o dal benessere, o dalle circostanze favorevoli, qui vediamo che deve essere “nel Signore”.
 
I Filippesi avevano dei nemici (Filippesi 1:28), si trovavano in mezzo a un mondo ostile (Filippesi 2:15), con conflitti interni (Filippesi 2:1-4; 4:2), per questo Paolo li esorta comunque a rallegrarsi.

Come già detto, anche Paolo vive la stessa lotta dei Filippesi, infatti è carcerato per il Vangelo (Filippesi 1:30), come già aveva vissuto a Filippi stesso nella prima visita quando fu imprigionato, ma che affrontò con gioia (Atti 16:19-25).

Come potevano i Filippesi e anche noi rallegrarci con tanti problemi e pensieri che abbiamo?

Come possiamo rallegrarci nei lutti, nelle malattie, nei problemi di vario genere?
Nelle cose? Nelle persone? No! Solo nel Signore!
Paolo non sta esortando quelli di Filippi a vedere il lato positivo delle circostanze anche in quelle più brutte; né sta parlando di una gioia speciale che condivideranno coloro che muoiono per il Vangelo, o per il timore che non avrebbero più visto Paolo… niente di tutto questo!

La gioia non dipende, dalle persone, dalle cose, o da come abbiamo visto dalle circostanze, è nel Signore!

Se la nostra gioia dipende dalle circostanze, sarebbe come il tracciato di un elettrocardiogramma, perché quando le cose vanno bene, che abbiamo soldi, successo, salute, allora ecco che saremo contenti.

Non è così semplice rallegrarsi quando siamo stati convocati perché ci hanno chiamato dall’ospedale riguardo la nostra radiografia, o analisi del sangue perché hanno trovato qualcosa che indica una cattiva salute, o che ci chiama il direttore della banca perché i nostri conti non vanno bene!

Le persone di questo mondo gioiscono quando tutto va bene: quando non c'è malattia, quando c’è un bel conto in banca, quando tutto va bene ed è piacevole con loro, quando il vento soffia dalla loro parte.

Ma il cristiano è diverso!
Il cristiano si rallegra non delle sue circostanze, ma nel Signore!

Quindi, ciò che rende significativo il doppio appello: “Rallegratevi”, specialmente quando ci si trova di fronte a situazioni difficili e dolorose, è il Signore!

La gioia cristiana non dipende dalle nostre circostanze mutevoli. Dipende da chi non cambia! Cioè il Signore! (Malachia 3:6; Ebrei 13:8).

Gerard Chrispin scrive: “Solo perché dobbiamo 'rallegrarci nel Signore' possiamo vedere la logica del comando di rallegrarsi. Non cambia mai. Lui è sempre lo stesso. E così, anche se i nostri sentimenti salgono e si tuffano in un'incertezza fluttuante che a volte ci sorprende, la sua costanza nel suo amore, misericordia, perdono, potenza, aiuto e grazia - tutti a nostra disposizione - ci danno ragioni logiche e bibliche per rallegrarci quando semplicemente non ne abbiamo voglia. Quando il nostro spirito si abbassa, dovremmo continuare a ‘guardare Gesù’ ed essere pronti a ‘considerarlo’. Ciò alimenterà la nostra gioia e, alla fine, rafforzerà i nostri spiriti afflitti”.

Le circostanze di questa vita ci possono scoraggiare e deprimere se non abbiamo fede nel Signore nel considerare certe circostanze, o perché siamo preoccupati per un qualche motivo, o non sappiamo cosa ci aspetta durante il giorno, o domani. 

“Signore” (kuriō) si riferisce a Gesù Cristo (Filippesi 1:2; 2:9; 3:8,20; 4:23), e indica la Sua sovranità suprema; colui che esercita un'autorità soprannaturale su tutte le creature e il creato, infatti è il Signore dei signori, il Re dei re (Apocalisse 17:14), a cui le persone si devono inginocchiare! (Filippesi 2:11).

“Nel Signore” (en kuriō – dativo locativo) indica il luogo della gioia.

Ora nel Signore è stato interpretato in quattro modi diversi, ma che non si escludono a mio avviso, possono essere anche tutte e quattro.

“Nel Signore”:
1) Indica l'oggetto della gioia, cioè gioire per il Signore 
I credenti devono rallegrarsi in quello che è il Signore Gesù nella Sua natura, per esempio che è amorevole, benefattore, potente e così via, così anche delle benedizioni che si hanno in Lui e che possano avere comunione con Lui. 

Devono rallegrarsi del fatto che hanno la salvezza dai peccati (cfr. per esempio Matteo 1:21; 1 Timoteo 1:15) e dall’ira di Dio in Gesù (cfr. per esempio Giovanni 3:16,36; Romani 3:23-25; 5:5-11).

Gesù è il Salvatore del mondo (Giovanni 4:42; Atti 4:12) e i veri cristiani lo hanno sperimentato.

In questo senso implica anche gratitudine per quello che Gesù ha fatto per noi ed è quello che è più che sufficiente per ogni situazione! E questo ci libera da ogni ansia.

Dennis Johnson parlando di questo passo scrive: “’Rallegrarsi nel Signore’” significa resistere all'istinto di concentrarsi sui piaceri e sui problemi visibili. Significa concentrare deliberatamente la nostra mente sul tesoro del Signore Gesù Cristo, concentrare il pensiero sulla sua maestà e misericordia, sulla sua purezza e potenza, ‘vedere e assaporare la gloria di Dio nel volto di Cristo’ finché i nostri cuori non siano profondamente persuasi che è davvero tutto ciò di cui abbiamo bisogno in ogni situazione”.

Abbiamo detto prima che la gioia è una questione di volontà e si basa su ciò che dice la Bibbia riguardo a Gesù Cristo!

La paura dell'ignoto è una delle maggiori cause della nostra ansia, ecco perché Paolo dice di rallegrarsi sempre nel Signore!

Dobbiamo rallegrarci perché Gesù è immutabile (Ebrei 13:8), quindi stabile e affidabile come una roccia nei secoli dei secoli degno di fiducia (cfr. Isaia 26:4), si prende cura di noi perché ci ama e ci ama a tal punto che è morto per noi prendendo la maledizione e la punizione per i nostri peccati che dovevamo prendere noi per riconciliarci con Dio e condurci a Dio (cfr. per esempio Romani 5:8-11; Galati 2:20; 3:13-14; 1 Pietro 3:18)

Dobbiamo rallegrarci perché Gesù è il Signore che creato ogni cosa e ha in controllo ogni cosa, guida la storia dell’umanità e la tua storia (Colossesi 1:16-17; Apocalisse 1:8), e perché verrà di nuovo con grande potenza per instaurare il Suo regno nella Sua pienezza, risusciterà e trasformerà i nostri corpi naturali e corruttibili in corpi spirituali e incorruttibili, infine ci porterà in cielo la nostra patria (cfr. per esempio Matteo 25:31-46; 1 Corinzi 15:1258; Filippesi 3:20-21). 

Così ci rallegriamo della Sua volontà sovrana e perfetta, che trionferà secondo il Suo orario prestabilito!

Quindi dobbiamo porre la nostra attenzione e volontà di gioire anche quando non ne abbiamo voglia di gioire, quando tutto sembra che ci vada contro, gioire nel Signore Gesù e per quello che abbiamo in Lui, per ciò che ha fatto per noi, per le benedizioni che abbiamo in Lui! 

Dunque la giusta conoscenza, o consapevolezza del Signore e la fede in Lui, è la chiave per rallegrarsi anche in momenti difficili!

Così profonda era la conoscenza degli apostoli del carattere e dei propositi di Dio che la sofferenza per Gesù Cristo (furono percossi) era motivo di gioia: “Essi dunque se ne andarono via dal sinedrio, rallegrandosi di essere stati ritenuti degni di essere oltraggiati per il nome di Gesù” (Atti 5:41).

Così quando non abbiamo voglia di gioire, se ci rallegriamo nel Signore, concentrandoci su ciò che è e ha fatto per noi gioiremo e le nostre emozioni si riscalderanno tanto da gioire sempre di più nel Signore!

Gerard Chrispin a riguardo scrive: “Paradossalmente, è dopo che abbiamo deciso di rallegrarci per ciò che Cristo ha fatto per noi, e chi è Lui, che vediamo le nostre emozioni recuperare più tardi e iniziamo a sentire ciò che già sappiamo”. 

Nei Salmi vediamo come le persone sperimentano la sofferenza e gridano in lamento, ma alla fine gioiscano e lodano Dio con un cuore grato (per esempio, Salmo 5:11; 13:5; 14:7; 20:5; 27:6; 31:7; 32:11; 33:1, 9; 47:1; 64:10; 66:1; 67:4; 70:4; 95:1-2, 11-12; 97:1, 12; 98:4, 6, 8; 100:1; 118:24; 126:5; 149:2).

Oppure “nel Signore”:
2) Indica la sfera della loro esistenza, risultato dell'essere stati incorporati a Cristo 
I credenti sono uniti e identificati con Cristo, che governa il regno a cui appartengono. 

Il fatto che i cristiani sono nel Signore fornisce la base della loro gioia, cioè rallegrarsi per ciò che il Signore ha fatto per loro, fornisce l'oggetto della loro gioia, cioè rallegrarsi per quello che è, e infine è la fonte della loro gioia, cioè rallegrarsi con la gioia che fornisce. 

Oppure:
3) Indica la circostanza in cui devono gioire, cioè rallegrati vivendo in unione con il Signore 
La gioia cristiana è indipendente da tutte le cose sulla terra perché ha la sua fonte nella continua presenza di Cristo.

Solo quando sono uno con Cristo, i credenti possono essere completamente gioiosi.

Il Signore è la fonte inesauribile della gioia, ed è solo mantenendo la più stretta unione possibile con Lui che i cristiani potranno vivere una gioia ininterrotta.

Il nostro rapporto con il Signore è così centrale e determinante nella nostra vita che tutti gli altri fatti, circostanze anche brutte, non possono scuotere la nostra gioia nel Signore. 

Gordon Fee scrive: “La gioia cristiana non è di tipo temporale, che va e viene con le circostanze; piuttosto, si basa interamente sulla propria relazione con il Signore, ed è quindi una qualità di vita duratura e profondamente spirituale”.

Oppure “nel Signore”:
4) Indica i motivi per esortarli a gioire, cioè gioire per il Signore per fede
È la loro fede nel Signore che permette di gioire in mezzo alla sofferenza.

I credenti possono gioire anche nelle sofferenze, conoscendo i benefici spirituali che producono (cfr. per esempio Romani 5:3–5; Giacomo 1:2). 

“Nel Signore” è il fattore determinante nell'esortazione ed è un appello alla fede nonostante le circostanze brutte. 

È la fede nel Signore dei Filippesi che fa della gioia in una circostanza difficile, che può essere di persecuzione, o di salute, o di problemi di vario genere, una possibilità gloriosa, come commenta Bonnard: “Gli appelli paolini alla gioia non sono mai semplici incoraggiamenti; essi costringono le chiese afflitte a concentrarsi sul loro Signore; sono soprattutto appelli alla fede”.

La gioia è la profonda fiducia nel governo di Dio!

John MacArthur scrive: “Alcuni, identificando erroneamente la gioia come un'emozione puramente umana, trovano sconcertante il comando ripetuto due volte da Paolo di rallegrarsi. Come, chiedono, si può comandare alle persone di produrre un'emozione? Ma la gioia non è un sentimento; è la profonda fiducia che Dio ha il controllo di tutto per il bene del credente e la Sua gloria, e quindi tutto va bene, indipendentemente dalle circostanze”. 

Lo voglio sottolineare ancora: La gioia è una disciplina che dipende dalla conoscenza, o consapevolezza e fede nel Signore e non un'emozione che dipendente dalle circostanze.

Una visione alta del Signore produce gioia traboccante, ma una visione bassa del Signore produce poca gioia.

CONCLUSIONE
Agostino disse: “Il cristiano dovrebbe essere un alleluia dalla testa ai piedi”.

La gioia è uno dei segni che facciamo parte del regno di Dio e che lo Spirito santo è in noi, eppure molte volte non l’abbiamo, non siamo costanti nella gioia!

Gordon Fee dice: “La ‘gioia’, la gioia assoluta e sconfinata, è, o almeno dovrebbe essere, il segno distintivo del credente in Cristo Gesù. L'abito nero e il viso lungo, che tante volte giunsero a caratterizzare alcune espressioni successive della pietà cristiana, sono del tutto estranei alla versione paolina; Paolo, il teologo della grazia, è anche il teologo della gioia”.

Questa gioia non deve riflettere le nostre circostanze esteriori. 

Paolo era pieno di gioia anche nelle situazioni difficili perché era consapevole di chi era Gesù, era il Signore!

È facile scoraggiarsi per circostanze spiacevoli, ma dobbiamo concentrarci sul Signore e gioire in Lui!

La gioia costante, quindi anche nei problemi, è impossibile se la nostra attenzione non è su Gesù Cristo. 

Paolo aveva una ricca teologia, una conoscenza profonda di Dio ecco perché era inebriato di gioia che gli permetteva di affrontare con gioia la sofferenza!

In questo modo ci concentreremo sul Signore e non su ciò che stiamo vivendo!
Questa sarà la nostra forza dice Neemia 8:10 e un buon rimedio, cioè una buona medicina dice Proverbi 17:22.

La gioia è dunque paradossale, non ci si aspetta di gioire nella sofferenza!

Ma questo è possibile per fede come abbiamo visto nella vita di Paolo e come ci ricorda anche Abacuc 3:17-18: “Infatti il fico non fiorirà, non ci sarà più frutto nelle vigne; il prodotto dell'ulivo verrà meno, i campi non daranno più cibo, le greggi verranno a mancare negli ovili, e non ci saranno più buoi nelle stalle; ma io mi rallegrerò nel SIGNORE, esulterò nel Dio della mia salvezza”.

Anche se dovessimo avere situazioni difficili come quella economica, Abacuc ci fa capire che possiamo rallegrarci in Dio, esultare nel Dio della salvezza!

La gioia non è solo paradossale, ma è anche la gioia nel Signore della nostra salvezza!

Qualsiasi cosa ci possa accadere comunque dopo la morte ci aspetta il cielo se siamo veri cristiani! 
È nei cieli la cittadinanza dei cristiani (Filippesi 3:20), dove sono scritti i loro nomi (Luca 10:20).

Infine ci possiamo rallegrare insieme come chiesa compatti, uniti per gioire insieme nel Signore nella lode e nell’adorazione! (cfr. per esempio Atti 2:42-47; Efesini 5:18-21).

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