Salmo 71:22: Quando Dio riscrive la tua storia (3) Melodia: la nostra risposta di lode “Allora ti celebrerò con il saltèrio, celebrerò la tua verità, o mio Dio! A te salmeggerò con la cetra, o Santo d’Israele!” In questa serie “Quando Dio riscrive la tua storia”, esplorato la maestà di Dio e la Sua misericordia. Abbiamo visto chi è Dio e come interviene nelle nostre difficoltà. Ma c’è una domanda finale che rimane: “E adesso? Come rispondiamo?” Ludwig van Beethoven compose alcune delle sue sinfonie più grandiose, inclusa la celebre Nona Sinfonia, quando era completamente sordo. Non poteva sentire le note che scriveva, non poteva udire l’orchestra che dirigeva, eppure creò capolavori che ancora oggi commuovono il mondo. Com’è stato possibile? Forse perché la vera musica non nasce dalle orecchie, ma dall’anima. Non è quello che senti fuori, ma quello che porti dentro. Il salmista anziano ci insegna lo stesso principio: la vera lode non dipende dalle circostanze esterne c...
Salmo 71:22: Quando Dio riscrive la tua storia (3)
Melodia: la nostra risposta di lode
“Allora ti celebrerò con il saltèrio, celebrerò la tua verità, o mio Dio! A te salmeggerò con la cetra, o Santo d’Israele!”
In questa serie “Quando Dio riscrive la tua storia”, esplorato la maestà di Dio e la Sua misericordia. Abbiamo visto chi è Dio e come interviene nelle nostre difficoltà. Ma c’è una domanda finale che rimane: “E adesso? Come rispondiamo?”
Ludwig van Beethoven compose alcune delle sue sinfonie più grandiose, inclusa la celebre Nona Sinfonia, quando era completamente sordo. Non poteva sentire le note che scriveva, non poteva udire l’orchestra che dirigeva, eppure creò capolavori che ancora oggi commuovono il mondo.
Com’è stato possibile? Forse perché la vera musica non nasce dalle orecchie, ma dall’anima. Non è quello che senti fuori, ma quello che porti dentro.
Il salmista anziano ci insegna lo stesso principio: la vera lode non dipende dalle circostanze esterne che “sentiamo”, ma dalla consapevolezza interiore di chi è Dio e di cosa ha fatto per noi.
Beethoven non smise di comporre perché aveva perso l’udito. Il salmista non smise di cantare perché aveva attraversato sofferenze.
Entrambi avevano scoperto che la melodia più profonda viene da una fonte che nessuna circostanza può toccare.
Oggi concludiamo la nostra serie scoprendo come trasformare la maestà di Dio e la Sua misericordia in melodia, in una risposta di adorazione che risuona indipendentemente dalle stagioni della vita.
Perché, quando Dio riscrive la tua storia, non solo cambia il contenuto della tua vita, ma anche la colonna sonora.
Se hai attraversato questo viaggio con noi in queste predicazioni, ora è il momento di imparare come ogni esperienza di vita - gioia e dolore, vittoria e sconfitta - può diventare una nota nella grande sinfonia di lode che Dio sta componendo attraverso la tua esistenza.
Il Salmo 71 descrive la preghiera fiduciosa di un perseguitato, una persona anziana (v.9,18), la preghiera per la liberazione dai nemici, dagli empi.
Il salmista anziano conclude il salmo lodando Dio con arpa, cetra e labbra.
Charles A. Briggs disse: “Finché viviamo sulla terra, le nostre sofferenze non hanno fine; ma la giustizia, la potenza e la bontà di Dio non cessano mai di manifestarsi. La nostra fede deve appoggiarsi esclusivamente su questo solido fondamento di salvezza. Questo ci spinga ad esso con preghiera, lode e ringraziamento! Così confesseremo nella vecchiaia ciò che abbiamo imparato in gioventù. Canteremo nei giorni difficili come in quelli buoni: Non lascerò Dio, perché Dio non mi abbandona.”
Il salmo si conclude con un crescendo di lode, non un finale sommesso, ma un’esplosione di adorazione che coinvolge strumenti musicali.
Quando contempli la fedeltà di Dio, non puoi fare a meno di esplodere in lode!
Nella risposta di lode vediamo:
I GLI STRUMENTI DELLA LODE
“Allora ti celebrerò con il salterio…A te salmeggerò con la cetra” (v.22).
Martin Lutero (1483-1546) disse: “Accanto alla teologia, do alla musica il posto e l’onore più alti. La musica è l’arte dei profeti, l’unica arte che può placare le agitazioni dell’anima; è uno dei doni più magnifici e deliziosi che Dio ci abbia fatto.”
È quello che vediamo nella Bibbia, come anche in questi versetti: la musica ha un ruolo importante nel culto a Dio.
Il verbo “celebrerò” (ʾôdĕkā - hifil imperfetto iussivo attivo) indica un’azione voluta, deliberata e intenzionale.
È un’azione intensa, che possiamo dire appassionata, che continuerà nel tempo. Non si tratta di un singolo atto, ma di un’attitudine costante di adorazione.
La parola esprime la propria stima, o approvazione (cfr. per esempio Genesi 49:8; Salmo 49:19).
Lode, gratitudine, o mostrare apprezzamento in questo caso a Dio (Salmo 9:1; 45:17; 57:9; 67:3, 5; 86:12; 108:3; 109:30; 111:1; 118:19, 28; 138:1), o il Suo nome (44:8; 54:6; 142:7), per i Suoi vari attributi, per la giustizia, o giusti giudizi (Salmo 7:17; 119:7,62); per la bontà e misericordia eterna (cfr. per esempio Salmo 54:6; 107:1, 8, 15, 21, 31); per la fedeltà (cfr. per esempio, Salmo 57:10; 86:11; Isaia 25:1; 38:18-19); per la santità (Salmo 30:4; 97:12). Per la Sua grandezza (Salmo 99:3); per le opere meravigliose di Dio (cfr. per esempio 1 Cronache 29:13; Salmo 75:1; 105:1; 139:14).
Per la liberazione, salvezza, o benefici ricevuti (cfr. per esempio 2 Samuele 22:50; 1 Cronache 29:13; Salmo 28:7; 42:5, 11; 43:5; 52:9; 107:8-9,15-16,20-21, 31; 118:21; 139:14 140:14; Isaia 38:18-19).
La celebrazione a Dio è parte integrante del culto (cfr. per esempio 2 Cronache 7:3), da fare sempre (cfr. per esempio Salmo 52:9), anche nei momenti difficili come atto di fede (cfr. per esempio Salmo 42:5; 43:5), che tutti i popoli dovrebbero fare (cfr. per esempio Salmi 67:3-5, 145:10).
Numerosi versetti collegano la celebrazione all’uso di strumenti musicali (cfr. per esempio 1 Cronache 16:4,7-8; Salmi 33:2, 43:4 57:10).
Vediamo gli strumenti della lode:
A) Il salterio
“Con il saltèrio” dice il salmista nel v.22.
Il “salterio” è strumento di arpa (biklî nebel), uno strumento usato principalmente per celebrare Dio festosamente (cfr. per esempio 1 Samuele 10:5; 2 Samuele 6:5 1 Cronache 15:20), è legata all’orchestra e alla liturgia del tempio (1 Cronache 13:8; 15:16,20,28; 16:5; 25:1,6; 2 Cronache 5:12; 20:28; 29:25).
Il salterio non era solo un accompagnamento, ma un veicolo di comunicazione emotiva con Dio.
Era uno strumento che permetteva un dialogo che andava oltre le parole, toccando direttamente il cuore e le emozioni nella relazione con il divino.
“L’importante posto dato alla musica nel culto di Dio mostra che Egli risponde favorevolmente alla comunicazione dell’uomo con Sé attraverso la musica e che comunica con l’uomo non solo cognitivamente ma anche attraverso le sue emozioni” (Louis Goldberg).
“Salmeggerò” (ʾăzammĕrâ -piel coortativo imperfetto attivo) indica la volontà, la risoluzione personale, l’impegno attivo e intensivo del salmista nel lodare Dio, cioè una lode con tutto il cuore.
La parola “salmeggiare” (zāmar) è lodare Dio come atto di adorazione in un canto, o in una melodia, con la voce come strumento (cfr. per esempio 2 Samuele 22:50; Salmo 9:2).
Oppure suonare note su uno strumento, cioè, fare musica (cfr. per esempio Salmo 33:2; 98:4; 144:9; 147:7; 149:3); questo potrebbe essere solo l’accompagnamento di uno strumento al centro dell'attenzione delle parole cantate.
Oppure cantare lodi accompagnate da strumenti musicali, o entrambi.
Esprime una lode gioiosa attraverso la musica, che coinvolge creatività e abilità; l’atto di lodare Dio attraverso la musica strumentale e il canto.
È una forma di adorazione che utilizza l’arte come veicoli per esprimere devozione.
Un altro strumento per lodare Dio è:
B) La cetra
“Con la cetra” dice ancora l’anziano salmista nel v.22.
Anche la “cetra” (kinnor) è uno strumento a corde, probabilmente il più antico menzionato nella Bibbia.
Indica uno strumento a corde con una cassa, o una tavola acustica incorporata (cfr. per esempio Genesi 4:21; 31:27).
Era usata per la musica sacra (cfr. per esempio 1 Samuele 10:5; 2 Samuele 6:5; 1 Cronache 13:8; 25:1,3,6), o profana (cfr. per esempio Isaia 24:8).
Nel Salmo 71:22, il suo uso indica un’espressione di gioia e gratitudine.
Gli strumenti musicali menzionati: il salterio e la cetra erano strumenti a corda usati nell’adorazione del tempio.
Rappresentano un simbolo di adorazione pubblica, visibile, coinvolgente.
Il salmista non si limita a un’adorazione interiore, ma esprime la sua gratitudine attraverso creatività e forme esteriori.
E ancora in secondo luogo, vediamo:
II LA SOSTANZA DELLA LODE
“Celebrerò la tua verità, o mio Dio!”
Il salmista celebra la verità di Dio, cioè la Sua fedeltà; infatti “tua verità” (ʾămittĕkā) si riferisce alla Sua fedeltà (ʾemeṯ - cfr.per esempio Salmo 33:4; 54:5,7; Isaia 38:18-19), quindi alla certezza, alla costanza e all’affidabilità (cfr. per esempio Genesi 24:27; Esodo 18:21; Neemia 7:2; Isaia 16:5) di Dio del Suo carattere (cfr. per esempio Malachia 3:6; 1 Timoteo 2:13; Tito 1:2), parole (cfr. per esempio Numeri 23:19; Giosuè 21:45; 23:14; 1 Re 8:56) e azioni (cfr. per esempio Isaia 48:9,11 Ezechiele 20:9,14,22; 36:22-23) in favore del Suo popolo come ci ricorda lo studioso John Goldingay: “La fedeltà di Dio si esprime non solo nell’essere una costante presenza, ma anche nell’agire per conto di Israele quando è necessario agire.”
Dunque, nel Salmo 71:22, il termine “verità” non indica semplicemente la veridicità delle parole divine, ma l’affidabilità assoluta del carattere di Dio stesso, che libera il salmista - quella stabilità immutabile su cui ogni credente può costruire la propria speranza e da cui scaturisce ogni autentica lode.
“Mio Dio” (ʾǎnî ʾělō·hîm) indica l’appartenenza e la relazione che il salmista aveva con il Signore.
Innanzitutto:
A) Era una relazione personale, diretta e intima
Non è un Dio generico o distante, ma il proprio Dio, a cui il salmista si rivolge con confidenza e familiarità quando dice: “Mio Dio”.
Ancora:
B) Era una relazione esclusiva
Non si rivolge ad altre divinità (cfr. per esempio Esodo 20:3), ma al Signore (v.1). Riconosce in Dio la Sua Sovranità assoluta.
Allo stesso modo:
C) Era una relazione di totale fiducia
Il salmista, come già accennato, è un anziano che ha affrontato molte avversità e ha sperimentato l’aiuto e la liberazione di Dio nel corso della sua vita.
Riconosce quindi che Dio è stato fedele nella sua vita.
“Mio Dio” è quindi un’affermazione della sua fiducia incrollabile che Dio continuerà a sostenerlo e a salvarlo anche nella vecchiaia.
Inoltre:
D) Era una relazione di lode e gratitudine
L’espressione “mio Dio” qui è collegata alla lode e al ringraziamento per la fedeltà di Dio.
È un’esclamazione di gratitudine per le opere potenti e la costante presenza di Dio nella sua vita.
Infine, vediamo:
III LA SPECIFICAZIONE DELLA LODE
Il v.22 si conclude con: “O Santo d’Israele!”
La santità di Dio si manifesta nel modo in cui redime il Suo popolo e sarà sempre menzionata nei canti dei redenti (cfr. per esempio Esodo 15:11; Apocalisse 15:3–4).
“Santo d’Israele” (qŏdôš yiśrāʾēl) ha un significato profondo nell’Antico Testamento.
Indica:
A) La santità trascendente di Dio
“Santo” (qŏdôš) indica la trascendenza e maestà divina; significa “separato”, “messo a parte”, “puro”, “perfetto”, “distinto”.
Dio è intrinsecamente puro, senza macchia, e infinitamente superiore a tutto ciò che è creato.
La Sua santità è la base del Suo carattere e di tutte le Sue azioni (cfr. per esempio Salmo 30:4; 89:35; 103:1; Isaia 6:3; Apocalisse 4:8).
“Santo d’Israele” indica:
B) La santità come unico e incomparabile
La santità di Dio lo rende unico. Non c’è nessun altro Dio come Lui. Dio è il Santo sopra gli altri in modo unico, esclusivo e assoluto!
Nessuno è uguale a Lui! Dio è imparagonabile! (Esodo 15:11; 1 Samuele 2:2; Isaia 40:18,25).
Solo Dio è santo, questo vuol dire che la santità caratterizza solo ed esclusivamente Dio in modo unico e perfetto!
Come “santo”, Dio è un essere a parte unico nel Suo genere (Salmo 22:3; Isaia 6:3; 57:15), libero e distinto dalle caratteristiche dell’umanità decaduta e dei suoi idoli (Giosuè 24:19; Osea 11:9).
Questo è un tema ricorrente nella Bibbia, specialmente in Isaia, dove Dio sfida gli idoli e le divinità pagane, affermando la Sua esclusività e potenza (Isaia 40:18-20; 44:6-7,9-10; 45:5-6: 46:5-7).
Il nome “Santo d’Israele” riafferma che Lui è l’unico vero Dio e il solo degno di adorazione.
“Santo d’Israele” riflette la supremazia del Signore su qualsiasi concorrente e il Suo essere eterno.
Inoltre, afferma che Egli è e deve essere l’unico oggetto della devozione di Israele.
“Santo d’Israele” è:
C) La santità come relazione con Israele
L’aggiunta di “d’Israele” non limita la santità di Dio, ma la specifica in relazione al Suo popolo scelto.
Significa che questo Dio trascendente e santo ha scelto di stabilire un patto speciale con Israele (cfr. per esempio Esodo 19:5-6; Levitico 11:44-45; Deuteronomio 7:6).
Egli è il Dio che si è rivelato a Israele, li ha liberati dalla schiavitù e ha fatto di loro il Suo popolo.
La Sua santità è il fondamento della loro identità e della loro relazione con Lui.
Non sottolinea soltanto il carattere santo di Dio, ma anche che ha condotto Israele a una dedizione esclusiva a Sé Stesso come Suo popolo; in questo senso, Israele è un popolo “santo”, che adora e serve solo il Signore.
“Santo d’Israele” indica il possesso di Israele da parte del Signore (Yahweh) e la Sua pretesa sul popolo per la sua obbedienza.
“Santo d’Israele” mette in contrasto i peccati del popolo di Giuda con la perfezione morale di Dio (cfr. per esempio Isaia 30:12) ed esprime la separazione assoluta di Dio dal male (cfr. per esempio Isaia 17:7).
Se Dio è il “Santo d’Israele”, allora anche Israele è chiamato a riflettere la Sua santità (cfr. per esempio Levitico 11:44-45; 19:2; Numeri 15:40; 1 Pietro 1:15-16).
Ciò implica una condotta morale e rituale che sia in linea con il carattere di Dio. Spesso, nei profeti, il richiamo alla santità di Dio è accompagnato da un rimprovero per l’infedeltà di Israele e da un invito a pentirsi e tornare a una vita santa.
“Il Santo d’Israele”, che coniuga la perfezione morale della natura divina con la Sua trascendenza e maestà, insegnando così agli uomini a comprendere interiormente la sovrana volontà divina come l’autorità del bene e a farla propria, quindi a temerlo, perché la santità di Dio costituisce una terribile minaccia per coloro che sono indegni (cfr. per esempio Isaia 1:4; 30:11-12).
Horst Dietrich Preuss scrive: “Si fa conoscere come il Santo quando dimostra di essere santo con la sua giustizia punitiva (Isaia 5:16) e quando non perdona i peccati (Giosuè 24:19).”
Dio dimostra la Sua santità sia negli atti di giudizio e nella punizione del Suo popolo (cfr. per esempio Levitico 10:3; Isaia 5:16; Ezechiele 28:22; Ebrei 12:29), sia negli atti di liberazione (cfr. per esempio Esodo 15:11-13; Salmo 98:1-3; Isaia 41:14,16; 43:14-15).
Il Santo d’Israele è esaltato sia nel giudizio che nella salvezza, e chiede conto sia a Israele che alle nazioni.
Infine “Santo d’Israele” indica:
D) La santità come fonte di salvezza e redenzione
Come già detto, nonostante l’infedeltà di Israele, il “Santo d’Israele” è anche il suo Salvatore e Redentore.
In Isaia, in particolare, questo titolo è spesso associato alle promesse di liberazione, restaurazione e consolazione per il popolo (cfr. per esempio Isaia 41:14; 43:3; 47:4; 48:17; 54:5).
Questo indica che la santità di Dio non è solo un motivo di timore reverenziale, ma anche la garanzia della Sua fedeltà e del Suo impegno a salvare il Suo popolo, un motivo di gioia ed esultanza (cfr. per esempio Isaia 12:6).
Il salmista qui si riferisce alla relazione di fedeltà del Signore al patto e che è il Dio che salva, quindi un Dio trascendente, ma anche immanente, un paradosso, o tensione al centro della spiritualità Biblica.
Il Totalmente Altro, eppure vicino al Suo popolo!
Il salmista ci mostra un segreto: quando Dio diventa il centro gravitazionale della tua vita, non solo la domenica, ma ogni giorno, allora hai sempre una ragione per sperare.
La lode non è un’attività, è un modo di vivere.
Il salmista ci ricorda chi lodare e perché.
Seguendo il suo esempio, la melodia della nostra vita dovrebbe essere una risposta continua alla maestà e alla misericordia di Dio.
Non una lode occasionale nei momenti di gioia, ma un’adorazione costante che scaturisce dalla consapevolezza di chi è Dio e di ciò che ha fatto per noi anche in mezzo al dolore.
Il cuore del credente è uno strumento che Dio accorda anche attraverso il dolore, perché canti melodie che il mondo non può ignorare.
Come ha detto qualcuno: “Non aspettare che la tempesta passi. Impara a lodare sotto la pioggia.”
Non aspettare che tutto vada bene per cantare lodi a Dio. Canta perché Dio è buono, non perché tutto è facile!
Chi ha una fede che canta, ha una forza che non si spegne! E troverà sempre, anche nella notte più buia, una canzone che aspetta di essere cantata.
Come durante la guerra del Vietnam, i prigionieri americani svilupparono un sistema di comunicazione attraverso colpi sulle pareti. Ma la cosa più straordinaria era che ogni domenica, simultaneamente, iniziavano a cantare inni cristiani. Le loro voci unite attraversavano i muri della prigione, trasformando un luogo di disperazione in una cattedrale di fede.
La lode trasforma le prigioni in palazzi e i deserti in giardini, insieme alla fede dà al cuore ali con cui volare in alto verso Dio.
Ma affinché queste siano pronte a spiccare in volo, il cuore deve essere saldamente radicato alle promesse di Dio nella Sua Parola.
Paradossalmente, quando il cuore affonda le sue radici nella verità della Parola di Dio, questo può dispiegare le ali con fiducia.
È stato detto: “La lode è il linguaggio nativo del cielo, e noi dovremmo iniziare a praticarlo qui sulla terra.”
La lode non è semplicemente un rituale religioso, ma l’espressione autentica di un cuore trasformato dalla grazia.
Dietrich Bonhoeffer disse: “La lode è la forma più pura della libertà cristiana.”
Una frase attribuita a Martin Luther King Jr. dice: “Se non puoi volare, allora corri. Se non puoi correre, allora cammina. Se non puoi camminare, allora gattona, ma qualunque cosa fai, devi continuare a muoverti in avanti.”
Allo stesso modo, la nostra melodia di lode può assumere forme diverse nelle varie stagioni della vita - a volte è un grido di gioia, altre volte un sussurro nella tempesta - ma deve continuare, deve persistere, deve risuonare.
Qualcuno ha detto: “Canta, anche se il tuo cuore è spezzato. Dio mette insieme i pezzi attraverso la melodia.”
CONCLUSIONE
Il Salmo 71:22 ci ha portato al culmine di un viaggio straordinario - quello di una fede che trova la sua voce più autentica nella lode.
Come Beethoven che compose le sue sinfonie più grandiose nella sordità, anche noi possiamo scoprire che la melodia più profonda della vita nasce non dalle circostanze perfette, ma dalla consapevolezza di chi è Dio.
Quando Dio riscrive la tua storia, non cambia solo gli eventi, trasforma la colonna sonora della tua esistenza.
Il salmista anziano, segnato dalle battaglie della vita, non ci lascia con un finale sommesso, ma con un’esplosione di adorazione che coinvolge ogni fibra del suo essere.
Come i prigionieri di guerra che trasformarono le celle in cattedrali attraverso il canto, anche noi possiamo scoprire che la lode ha il potere di trasformare le prigioni in palazzi, convertire i deserti in giardini, dare al cuore ali per volare verso Dio.
Non aspettiamo che la tempesta passi per lodare Dio, impariamo a lodare anche nella tempesta!
Non cantiamo perché tutto va bene, ma perché Dio è buono anche quando tutto è difficile.
Oggi, mentre concludiamo questo viaggio attraverso il Salmo 71, l’invito è semplice ma profondo: permetti a Dio di accordare il tuo cuore come uno strumento.
Anche attraverso il dolore, anche nelle difficoltà, lascia che la tua vita diventi una melodia che il mondo non può ignorare.
Perché, quando Dio riscrive la tua storia, la più bella colonna sonora è quella di un cuore che ha imparato a cantare, non perché tutto è perfetto, ma perché Lui è fedele.
Canta, anche se il tuo cuore è spezzato. Dio mette insieme i pezzi attraverso la melodia.
Che la tua vita diventi una sinfonia di lode che risuona per l’eternità.