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Bibbia

"La Bibbia, l'intera Bibbia e nient'altro che la Bibbia è la religione della chiesa di Cristo".
C. H. Spurgeon

Ecclesiaste 1:3: La vanità della vita

 Ecclesiaste 1:3: La vanità della vita
Quando aveva ottantanove anni, un anno prima di morire, il politico inglese Sir Leonard Woolf (1880 – 1969) disse: "Il mondo di oggi e la storia del formicaio umano degli ultimi cinquantasette anni, sarebbero esattamente gli stessi se avessi giocato a ping-pong invece di sedere in commissioni, scrivere libri e memorandum. Devo quindi fare questa ignominiosa confessione a me stesso e a chiunque legga queste parole: in questa lunga vita ho macinato 150.000-200.000 ore di lavoro perfettamente inutile".

Leonard Wolf ha considerato tutte quelle ore di lavoro qualcosa d’inutile!

Salomone, riconosce la monotonia dell'attività frenetica della vita e l'inutilità della fatica umana, si chiede quale profitto ha l’umanità di tutta la fatica che compie su questa terra. 

Questo sarà illustrato nei vv.4-11.
Il ritmo incessante delle generazioni umane (Ecclesiaste 1:4), i cicli del sole (Ecclesiaste 1:5), i movimenti del vento (Ecclesiaste 1:6) e i corsi d’acqua (Ecclesiaste 1:7), parlano di movimento costante senza risultati, o cambiamenti. 
Questi cicli rispecchiano l’incapacità dell’umanità di realizzare qualcosa che sia in definitiva nuova, duratura o soddisfacente (Ecclesiaste 1:8–11).

Dai vv.3-11 vediamo allora la vanità della vita: nel v.3 - la vanità che riguarda il profitto; dai vv.4-7 - la vanità che riguarda il mondo naturale; dai vv.8-11 - la vanità che riguarda il mondo umano.

In questa predicazione consideriamo la vanità che riguarda il profitto (v.3).

Prima di tutto vediamo:
I IL CONTENUTO DELLA DOMANDA RETORICA 
Salomone inizia con una domanda per dimostrare il suo punto principale che tutto è vanità (v.2), leggiamo nel v.3: “Che profitto ha l'uomo di tutta la fatica”.

Cominciamo con:
A) La domanda che riguarda il profitto
Per celebrare l’anniversario del trecentesimo anno del cittadino più famoso di Filadelfia, in onore dello scienziato e politico statunitense Benjamin Franklin (1706 –1790), la Philadelphia Orchestra ha incaricato Daniel Kellogg di scrivere una nuova opera musicale. 
Quando la sua commissione fu annunciata durante un’anteprima pubblica dell’orchestra nella stagione 2006, il compositore chiese al pubblico alcuni suggerimenti per descrivere con una parola un'opera musicale appropriata per Franklin.
Qualcuno disse: “Rivoluzionario!”, pensando al ruolo centrale di Franklin nella liberazione degli Stati Uniti dalla tirannia inglese. 
Un altro rispose: "Elettrico!", pensando al famoso esperimento con l'aquilone, la chiave e il fulmine.
Infine la descrizione che suscitò un po' di risate è stata: “Redditizia!”. 

A riguardo Philip Graham Ryken scrive: “Dopotutto, cosa c'è di più in linea con lo spirito imprenditoriale di Benjamin Franklin che guadagnare un po' di soldi? Molte delle famose massime di Franklin promuovono un buon capitalismo onesto. 
Ha commentato il valore del denaro: ‘Nient'altro che il denaro è più dolce del miele’. Ha elogiato la virtù del duro lavoro: ‘Andare a letto presto e alzarsi presto rende un uomo sano, ricco e saggio’. 
Incoraggiò a essere frugali: ‘Attenzione alle piccole spese; una piccola falla affonderà una grande nave’. 
Poi c’è il suo proverbio più famoso: ‘Un soldo risparmiato è un soldo guadagnato’. Come uomo d'affari di successo, questi erano tutti i principi che metteva in pratica. Se c’era qualcuno che sapeva come realizzare un profitto, quello era Benjamin Franklin”.

Il genere umano ricerca un profitto dalle sue varie attività!

Ma l'idea sconvolgente che troviamo in questo versetto dell’ecclesiaste è: “Dopo che una persona ha investito una grande quantità di tempo ed energia nel suo duro lavoro, si aspetta un certo ritorno sul suo investimento. Ma sarà veramente così?”.

La parola “profitto” (yitrôn) la troviamo solo nel libro dell’Ecclesiaste (Ecclesiaste 1:3; 2:11, 13; 3:9; 5:9,16; 7:12; 10:10-11).

La parola Ebraica per “profitto” (yitrôn) ha uno sfondo nel mondo commerciale con il significato di guadagno.
Originariamente descriveva tutto ciò che una persona guadagnava dal lavoro, per esempio un uomo d'affari che traeva profitto dalla vendita di beni.

Commercialmente, il profitto si riferiva all’eccedenza, al sovrappiù, a qualcosa che rimaneva dopo che tutte le spese erano state pagate. 

Infatti, “profitto” letteralmente significa “ciò che rimane”, o “ciò che è rimasto”.

Questo è l’obiettivo pragmatico di coloro che lavoravano e lavorano nel mondo degli affari: il guadagno dal proprio lavoro, il ritorno dell’investimento per il duro lavoro.

Ora nel v.2 Salomone aveva detto: “Tutto è vanita”, e come abbiamo visto in un’altra predicazione, “vanità” indica “fugace”, “fragile”, “temporaneo”, come illustrato dal vapore (cfr. per esempio Giobbe 7:16; Salmo 39:5-6; 78:33; 144:4; Giacomo 4:14), e sempre come il vapore, la parola può combinare i concetti di essere inconsistente, privo di significato e insoddisfacente.
Secondo l’ecclesiaste nella vita tutto è vanità!
Anche l’apostolo Paolo parla di vanità, scrive che le creature sono soggette alla vanità in questo mondo (Romani 8:20). 

Secondo Salomone, tutta la fatica di una persona che fa in questa vita, non dà alcun beneficio, vantaggio significativo, soddisfacente e duraturo!

Per l’Ecclesiaste, “profitto” si può riferire a una compensazione adeguata (cfr. per esempio Ecclesiaste 2:11; 3:9; 5:15; 10:11); oppure al compenso, al guadagno con l’implicazione del vantaggio finale (Ecclesiaste 2:13), del beneficio derivante da qualche evento, o azione, in questo caso il risultato benefico finale della propria fatica. 

Per esempio, in Ecclesiaste 2:12-21 vediamo che l’ecclesiaste ha esaminato e valutato la saggezza e ha scoperto che ha dei vantaggi. 
Ecclesiaste 2:13 afferma che la saggezza è più vantaggiosa sulla stoltezza come la luce è più vantaggiosa sulle tenebre. 
Tuttavia, in Ecclesiaste 2:14-16, Salomone giunge a riconoscere che sia il saggio che lo stolto hanno la stessa sorte.
Ora il fatto che la morte capiti a entrambi, indica che i benefici della saggezza sono relativi e non assoluti. 

A riguardo Robert V. McCabe scrive:”La saggezza ha un vantaggio in questa vita, ma non fornisce il vantaggio finale nel trovare un senso alla vita”. 

Quindi il senso del v.3 è: “Che beneficio finale, o vantaggio finale, abbiamo dalle nostre fatiche in modo permanente, significativo e soddisfacente? Che cosa rimane veramente per sempre?".

L’umanità lavora duramente nei vari campi, discipline collettive, o per avere successo, o potere, o per accumulare beni, o per lasciare un segno, e così via. 

Ma secondo l’ecclesiaste alla fine che cosa rimane veramente di tutto ciò?

Persone come Salomone, come vedremo più avanti in questo libro, a Dio piacendo, raggiungeranno i loro obbiettivi, avranno successo, ma alla fine che cosa rimarrà per loro?

Nel Salmo 90:10 è scritto: “I giorni dei nostri anni arrivano a settant'anni; o, per i più forti, a ottant'anni; e quel che ne fa l'orgoglio, non è che travaglio e vanità; perché passa presto, e noi ce ne voliam via”.

Quale profitto c'è per coloro che si affannano diligentemente e duramente per tutta la vita, ma viene poi rapidamente sopraffatto dal tempo che passa inesorabile e da certe circostanze avverse come le malattie, o la morte, che in definitiva non può controllare?
Come già detto:
B) La domanda riguarda la fatica dell’umanità
v.3: “Che profitto ha l'uomo di tutta la fatica che sostiene sotto il sole?”

“L’uomo” (lāʾādām) si riferisce al genere umano, all'umanità in generale (sia Ebrei che i Gentili), si riferisce a tutte le persone create da Dio senza riguardo alla nazione, razza, etnie, sesso, età, posizione sociale, che è distinta dagli animali, dalle piante, o anche dagli esseri celesti (cfr. per esempio Genesi 1:26; 9:5; Ecclesiaste 7:14; 8:15; Lamentazioni 3:36).

La parola “fatica” (ʿămālô) è una parola chiave di questo libro (Ecclesiaste 1:3; 2:10-11,18-22, 24; 3:13; 4:4,6,8,9; 5:15,18-19; 6:7; 8:15; 9:9; 10:15); ricorda un linguaggio simile nella maledizione di Genesi 3 a causa del peccato di Adamo ed Eva (Genesi 3:17-19), dove Dio nel Suo giudizio disse loro che il travaglio sarebbe stato doloroso, sebbene Genesi 3:17 usi una parola Ebraica diversa (ʿiṣṣāḇôn) per “fatica”. 

In Ecclesiaste 1:3, la parola “fatica” (ʿămālô) designa lavoro duro, difficile, faticoso, affannoso, fastidioso, doloroso che richiede grande sforzo fisico, o mentale, o emotivo (o tutte tre) di una persona per raggiungere un obbiettivo (cfr. per esempio Deuteronomio 26:7; Giobbe 3:10; 16:2; Salmo 25:18; 73:16; 107:12; Ecclesiaste 2:11,18,19-20, 21-22; 3:9; 4:9; 5:15,18; 8:17; 9:9; Isaia 53:11).

Potrebbe riferirsi anche alle “tensioni della vita in generale” (Michael Fox), o anche al risultato di un’attività (cfr. per esempio Ecclesiaste 2:10,22; 10:15).

Brian Currie riguardo questa parola scrive: “Questa parola ha l'idea di faticare fino alla stanchezza, di rimanere insoddisfatti e infelici. La domanda che si pone è quindi: ‘Quando la fatica, il dolore, le preoccupazioni e il travaglio di un uomo sono terminati e vengono valutati, che cosa rimane, o che cosa eccelle?’. Che cosa è rimasto dopo il dispendio di energie? Quando considera la vita di un uomo e la guarda da un punto di vista naturale, sembra tutto così futile e fugace. Ciò è in accordo con la sua conclusione espressa nel v. 2”; cioè che tutto è vanità.

“Tutta” (kōl) si riferisce a tutte le attività della vita; dunque la somma di tutte le attività sono senza profitto!

Sembrerebbe che Salomone dica qualcosa che non corrisponda alla verità, perché molti hanno un profitto dalle loro attività, ma dobbiamo tener presente che Salomone, oltre a riferirsi al vantaggio finale, a qualcosa di significativo, soddisfacente e duraturo, sta parlando alla luce del rapporto con Dio!

“Sostiene” è il verbo (ʿămōl – qal imperfetto attivo) della stessa parola di “fatica”, quindi: “Che profitto ha l'uomo di tutta la fatica che fatica sotto il sole?”
Oppure: "Che profitto ha l'uomo del suo duro lavoro che lavora sodo sotto il sole".

Questa ripetizione serve a sottolineare che la fatica non porta il vero profitto, un beneficio finale, qualcosa di significativo, soddisfacente e duraturo nel tempo!

Infine:
C) La domanda riguarda l’attività umana nella vita terrena 
“Sotto il sole” (taḥat haššāmeš) è una frase importante in Ecclesiaste (Ecclesiaste 1:3,5,9,14; 2:11,17,18,19,20,22; 3:16; 4:1,3,7,15; 5:13,18; 6:1,5,12; 7:11; 8:9,15; 9:3,6,9,13; 10:5; 11:7; 12:2).

Gli esseri umani nelle loro attività quotidiane lavorano duramente, e Salomone si chiede se qualsiasi sforzo umano, per quanto faticoso, porti profitto!

“Sotto il sole” limita la ricerca del “profitto” all’ambito dell’attività umana entro gli orizzonti di questa vita terrena senza tener presente Dio… Dio è lasciato fuori.

Indica che Salomone sta guardando la questione da una prospettiva terrena, restringe le sue osservazioni alle fatiche umane, a quello che avviene su tutta la terra, o in questa vita per tutta l’umanità sparsi in tutto il mondo, ma senza tener conto di Dio, della Sua rivelazione, del Suo orientamento e delle realtà celesti. 

Salomone sta ragionando dalla prospettiva solo terrena.

H.C. Leupold parlando di “sotto il sole” scrive: "Bisogna sempre tenere presente che con questa frase l'autore esclude tutti i valori e le realtà spirituali superiori e utilizza solo le risorse e i doni che questo mondo offre. L'uso di questa frase equivale a tracciare una linea orizzontale tra le realtà terrene e quelle celesti, e a escludere tutto ciò che si trova al di sopra di questa linea, cioè tutti i valori superiori”. 

E Sidney Greidanus riferendosi a questo insegnamento di Salomone, dice: "’Sotto il sole’ è un qualificatore importante. L’insegnante guarda alla vita umana al di fuori di Dio. Egli imposta la sua argomentazione da una prospettiva secolare.... Oltre a Dio, gli uomini non traggono alcun vantaggio da tutte le loro fatiche".

Da una prospettiva terrena senza Dio, le persone non guadagnano nulla da tutta la loro fatica!

Senza Dio non c’è alcun vantaggio finale dalle proprie fatiche!

Perciò Salomone non si occupa di Dio e di ciò che c’è “al di sopra del sole”, ma delle opere che sono sotto il sole, delle opere che noi svolgiamo in questa vita fisica e terrena!

Salomone si riferisce alla persona senza alcun riguardo per Dio, che vive senza Dio, e quindi come se le realtà celesti e i Suoi tesori spirituali non fossero vere, o del tutto inaccessibili, si riferisce alla persona che non crede che questo mondo sia la creazione di Dio.

Ci può essere anche il riferimento alle attività su una terra corrotta dal peccato.

James Bollhagen scrive: “L'autore sta limitando la sua prospettiva, per ora, a quella dell'uomo naturale, che ignora Dio, o che al massimo potrebbe rilevare scarse (o addirittura ostili) prove della presenza e dell'opera di Dio attraverso la rivelazione generale nella creazione ora pervertita dal peccato”.

“Sotto il sole”, allora indicherebbe l'esperienza comune a tutta l’umanità, si riferisce all’esistenza universale e all'esperienza umana in questo mondo corrotto dal peccato, e quindi maledetto, separato da Dio, che include il duro lavoro, la delusione, l'ingiustizia, la tensione, la vita travagliata, la sofferenza e la morte inevitabile come conseguenza del peccato (Genesi 3:14–19).

Douglas Sean O’Donnell parlando di “sotto il sole” lo limita solo al mondo corrotto dal peccato - dove vivono sia credenti e non credenti - che è soggetto alle vicissitudini del tempo, dice: “Questa frase designa non la vita secolare (la vita senza riferimento a Dio), ma il mondo decaduto che sia i secolari che i non secolari condividono come peccatori sotto la maledizione di Dio, il suo fedele adempimento della punizione promessa ad Adamo. Ciò che si trova sulla terra — il terreno infestato da spine e cardi, la nostra fatica sudata sotto il sole, i nostri corpi che muoiono e ritornano alla terra — non si trova con Dio in cielo. Noi siamo ‘sotto il sole’, lui è al di sopra”.

Così, “che profitto ha l'uomo di tutta la fatica che sostiene sotto il sole?” è in relazione a vivere in un mondo maledetto a causa del peccato di Adamo ed Eva come ci ricorda Genesi 3. 

Secondo sempre James Bollhagen “sotto il sole”, può avere anche un’altra sfumatura, dice: “Esprime il punto di vista di un universo chiuso in cui il genere umano è permanentemente bloccato e oltre il quale non può vedere. Trasmette anche la durezza della vita, considerando il caldo implacabile del sole in Israele (come lamentano gli operai in Matteo 20:12)”.

In secondo luogo vediamo:
II LA RISPOSTA ALLA DOMANDA RETORICA 
Non c’è una risposta diretta alla domanda, ma la risposta implicita è ovvia, Salomone si aspetta una risposta negativa.

Dunque alla domanda del v.3: “Che profitto ha l'uomo di tutta la fatica che sostiene sotto il sole?”, la risposta implicita è: “Nessun profitto! Non c'è profitto nella vita! Non rimane nulla!”

Nella risposta alla domanda consideriamo che:
A) La vita non ha senso senza Dio
Nella commedia “Amore e guerra” di Woody Allen, il personaggio di Allen, Boris, e quello di Diane Keaton, Sonia, hanno il seguente scambio di parole:
Boris: “Sonia, e se non ci fosse Dio?”
Sonia: “Boris Demitrovich, stai scherzando?”
Boris: “E se fossimo solo un gruppo di persone assurde che se ne vanno in giro senza una logica o un motivo”.
Sonia: “Ma se non c'è Dio, allora la vita non ha senso. Perché continuare a vivere? Perché non suicidarsi?”
Boris: “Beh, non diventiamo isterici; potrei sbagliarmi. Non vorrei farmi saltare il cervello e poi leggere sui giornali che hanno trovato qualcosa”.

Evidentemente, Salomone crede che c'è un Dio al di sopra del sole (Ecclesiaste 1:13; 2:24, 26; 3:10-11,13–15,17-18; 5:1-2,6-7,18–20; 6:2; 7:13, 14, 18, 26, 29; 8:2, 12, 13, 15, 17; 9:1, 7; 11:5, 9; 12:7, 13, 14;), e noi oggi, mediante la rivelazione della Sua Parola, possiamo conoscerlo!

Tutto è vanità senza Dio dice Salomone!

A riguardo H. C. Leupold scrive: “Niente è più vero del fatto che la nostra vita naturale, la nostra ordinaria esistenza umana con tutto ciò che ha da offrire al di fuori di Dio, è assolutamente vana, inutile e insoddisfacente”.

Certo la considerazione di Salomone potrebbe risultare non vera, o sconcertante, o frustrante oggi, ma il lato positivo è che ci libera da quel pragmatismo schiacciante, dai risultati a tutti i costi, e di conseguenza recherebbe serenità e gioia!

Come già detto nella predicazione di Ecclesiaste 1:1-2, in Ecclesiaste 12:15 alla fine di tutto il discorso: “Ascoltiamo dunque la conclusione di tutto il discorso:
Temi Dio e osserva i suoi comandamenti, perché questo è il tutto per l'uomo”. 

Questo è lo scopo di tutto il ragionamento e del libro dell’Ecclesiaste!

Salomone parte dal punto di vista umano per mostrare la vanità della vita senza Dio, per poi concludere che il senso e il significato della vita è vivere in obbedienza a Dio!

Richard Belcher scrive: “La visione pessimistica della vita è il risultato del fatto che Dio è stato lasciato fuori dall'argomento. Invece di partire dal timore di Dio come premessa, Qohelet parte da un punto di vista umanista per mostrare che un tale punto di partenza porta all'insignificanza della vita. Ma poi Dio viene introdotto e il pessimismo lascia il posto alla gioia e allo scopo”.

L’ecclesiaste sta guardando alla vita umana separata da Dio; imposta la sua argomentazione da una prospettiva senza Dio per arrivare poi a Dio!

Salomone offre il ritratto pessimistico di un mondo che soffre sotto la maledizione a causa del peccato e senza la realtà di Dio, che non è citato al momento come soluzione ai suoi problemi come anche di questa società senza speranza!

“Il pessimismo permea il libro perché Qohelet adotta un approccio ‘sotto il sole’, una prospettiva umana limitata che non tiene conto delle realtà celesti” (Richard Belcher).

Dunque, le deprimenti osservazioni di Salomone sono in relazione alla vita lontana, o alienata da Dio!

La vita in questo mondo senza Dio è avvilente!

“Non esiste inferno sulla terra paragonabile alla vita orizzontale senza Dio” (Charles Swindoll).

Tutte le fatiche umane sono inutili se non abbiamo una relazione con Dio, il nostro Creatore che ci ha creati per la Sua gloria! (cfr. per esempio Isaia 43:7; Romani 11:36; 1 Corinzi 10:31). 

Dio ci ha creati per Lui (cfr. per esempio Salmo 24:1-2; 100:1-2), e se non lo abbiamo in noi, cercheremo di riempirci con altro, ma quel vuoto a forma di Dio che solo Lui può riempire, rimarrà sempre!

Fino a quando Dio non è in te, nulla ti soddisferà!

L’umanità non guadagna nulla da tutta la sua fatica, da tutte le sue attività senza Dio! 

La nostra cultura proclama costantemente il messaggio che tutto ciò che conta ruota intorno a noi, e che attraverso l’istruzione, il duro lavoro e l’intuizione creativa, le persone possono trovare un significato e un senso nella vita.

Gli esseri umani, lottano per vivere, per avere successo, ma alla fine tutto è vanità! (Ecclesiaste 1:2).
 
La ragione per cui siamo stati creati è Dio-centrica!

Dall’ingresso del peccato nella vita dell'uomo da Adamo ed Eva (Genesi 3; Ecclesiaste 7:29), l'uomo ha scelto di essere egocentrico e autonomo, indipendente piuttosto che avere una vita Dio-centrica, guidata, dipendente e sottomessa a Dio!

Di conseguenza nella sua vita, il genere umano senza Dio, il suo Creatore, non ha senso, significato perché ha perso la chiave, o la motivazione della sua esistenza!

Cerchiamo sempre una ragione nel fare le cose, e molti si chiedono quando gli viene chiesto di fare qualcosa: “Che cosa ci guadagno?”

Eppure, non ci poniamo questo tipo di domande sul significato, o senso della nostra vita!

Dovremmo chiederci: “Qual è il mio vero senso e significato in questa vita?“

La risposta è: “Vivere per Dio!” Per questo siamo stati creati!

In Romani 11:36 è scritto: “Perché da lui, per mezzo di lui e per lui sono tutte le cose. A lui sia la gloria in eterno. Amen”.

Dio è la sorgente (da), il sostenitore (per mezzo) e lo scopo finale (per lui) della creazione!

Abbiamo visto che da un punto di vista terreno, a parte Dio, le persone non guadagnano nulla da tutta la loro fatica! 

Ma dobbiamo fare ancora un’altra considerazione, nella risposta alla domanda vediamo:
B) La vita non ha senso senza una prospettiva eterna!
Molte persone credono che non esiste un’altra vita oltre questa, con la morte finisce tutto; ma come ha detto un autore sconosciuto: “La vita è un viaggio, non una destinazione”.
Siamo di passaggio su questa terra!

Se questa vita è tutto ciò che c'è e poi moriremo, allora qual è il profitto di tutta la nostra esistenza, delle attività, dei successi, dei piaceri, dei nostri beni, della nostra conoscenza senza Dio?

Michael Eaton scrive: “Se la nostra visione della vita non va oltre ‘sotto il sole”, tutti i nostri sforzi avranno un sottofondo di miseria”.

La speranza dei veri cristiani non è “sotto il sole”, ma ben al di sopra di esso!
 
Riguardo il profitto, Gesù dirà qualcosa del genere in un modo diverso: "E che giova all'uomo se guadagna tutto il mondo e perde l'anima sua?" (Marco 8:36). 

La risposta è: "Non guadagni niente!", perché puoi avere tutto quello che vuoi in questa vita, ma è inutile se non hai Gesù Cristo perché senza di Lui, la tua anima sarà persa per l’eternità all’inferno (cfr. per esempio Matteo 25:31-46; Luca 16:19-31; 2 Tessalonicesi 1:6-10; Apocalisse 20:11-15) anche se guadagnerai tutto il mondo!

Se perdiamo la nostra anima, l'essenza del nostro essere per l’eternità che cosa ci rimane? Che cosa abbiamo guadagnato?

Carlo Magno, si dice, diede istruzioni di essere sepolto nella postura regale di un re sul suo trono, con i Vangeli aperti sulle ginocchia, la spada accanto a lui e la corona in testa.
Quando in seguito la sua tomba fu scoperta, la corona era ancora posata sul cranio e un dito ossuto poggiava su Marco 8:36: "E che giova all'uomo se guadagna tutto il mondo e perde l'anima sua?" 

Gesù Cristo ci ha redenti dalla vanità di cui parla Salomone! 

Douglas Sean O’Donnell afferma: “La vita senza Dio è inutile. Ma per il credente, redento dal sangue di Cristo, la vita acquista senso, e c'è speranza per tutte le difficili domande della vita”.

Proprio quel Gesù che è nato sotto il sole, che ha faticato sotto il sole, che ha sofferto sotto il sole, che morì sotto il sole, che decise sotto il sole di essere maledetto per salvarci dai peccati! (Galati 3:13).

John Butler scrive: “Questo mondo non vi darà altro che vanità se la vostra anima è perduta. Tutto il profitto del mondo non vi servirà a nulla se sarete senza Gesù Cristo come vostro Salvatore. Il lamento di Salomone è un lamento senza Cristo”.

A questo possiamo aggiungere anche le religioni, le filosofie e così via, ma senza Dio, senza Gesù Cristo, la vita è vanità!

Neil Anderson scrive: “Siamo incompleti senza Cristo e nulla di ciò che possiamo fare con i nostri sforzi umani ci renderà completi”.

Dovremmo chiederci come Salomone: “Che profitto ha l'uomo di tutta la fatica che sostiene sotto il sole?” “Che profitto ho nell’esistenza che sto vivendo senza Gesù Cristo?”

Se questa vita è tutto ciò che c'è, allora quale valore, o vantaggio duraturo ha la tua vita?

Daniel e Jonathan Akin scrivono: “Se questo mondo è tutto ciò che c'è – se non c'è Dio, non c'è aldilà e non c'è giudizio finale – allora tutto è privo di significato”. 

Gesù racconta la parabola del ricco stolto e avaro che viveva egoisticamente, viveva senza Dio e senza prospettiva eterna, confidando nelle sue ricchezze pensando che gli avrebbero dato la vita, ma una volta morto avrebbe perso tutto (Luca 12:16-20), Gesù conclude: "Così è di chi accumula tesori per sé e non è ricco davanti a Dio” (Luca 12:21).

Considerando questo avvertimento, dovremmo tener presente l’esortazione di Gesù ad avere nel nostro cuore l’eternità servendo Dio quando dice: "Non fatevi tesori sulla terra, dove la tignola e la ruggine consumano, e dove i ladri scassinano e rubano; ma fatevi tesori in cielo, dove né tignola né ruggine consumano, e dove i ladri non scassinano né rubano. Perché dov'è il tuo tesoro, lì sarà anche il tuo cuore. La lampada del corpo è l'occhio. Se dunque il tuo occhio è limpido, tutto il tuo corpo sarà illuminato; ma se il tuo occhio è malvagio, tutto il tuo corpo sarà nelle tenebre. Se dunque la luce che è in te è tenebre, quanto grandi saranno le tenebre! Nessuno può servire due padroni; perché o odierà l'uno e amerà l'altro, o avrà riguardo per l'uno e disprezzo per l'altro. Voi non potete servire Dio e Mammona" (Matteo 6:19–24). 

E ancora, sempre Gesù ci esorta: “Adoperatevi non per il cibo che perisce, ma per il cibo che dura in vita eterna e che il Figlio dell'uomo vi darà; poiché su di lui il Padre, cioè Dio, ha apposto il proprio sigillo” (Giovanni 6:27).

Paolo in 1 Corinzi 15:19 scrive ai cristiani di Corinto: “Se abbiamo sperato in Cristo per questa vita soltanto, noi siamo i più miseri fra tutti gli uomini”.

Il vero cristiano sa e crede che la sua vita si sta muovendo verso una conclusione per un inizio glorioso e lo dimostra con una vita consacrata, mettendo Dio e la Sua promessa della via eterna sopra ogni cosa!

La vita dopo la morte continua! Non finisce tutto con la morte! (cfr. per esempio Apocalisse 20-22).

CONCLUSIONE 
Jean-Paul Sartre disse: “Tutto è stato capito, tranne come vivere”.
Ma la Bibbia ci rivela come vivere!

In questo versetto, come in tutto il libro, Salomone è pessimista, ma è di fondamentale importanza comprendere il suo scopo; vuole che siamo consapevoli che la vita su questa terra che geme ed è in travaglio a causa del peccato, che tutto quello che facciamo senza Dio è vanità, è senza profitto, questa è la triste realtà! (Romani 8:19-23).

Salomone si riferisce all’umanità che cerca di realizzarsi in un mondo maledetto a causa del peccato, che cerca un senso e un significato al di fuori di Dio in molti modi per poi scoprire che tutte le fatiche, scopi, o significati umani sono vanità, non hanno un vantaggio finale!

In un certo senso, la domanda di Salomone nel v.3, è una domanda esistenziale sul senso, il significato e lo scopo della vita!

Il motivo per cui allora Salomone fa questa domanda: “Che profitto ha l'uomo di tutta la fatica che sostiene sotto il sole?” con l’implicazione di una risposta negativa, è perché ci vuole mostrare l’illusione che possiamo trovare il vero senso, la soddisfazione e il vero significato della vita nelle cose terrene, quindi la vanità di vivere “sotto il sole” senza Dio!

Ma possiamo vivere su questa terra “al di sopra del sole”, cioè credendo in Dio e vivendo in obbedienza a Dio per la Sua gloria con gratitudine e godendo di quello che ci dona! (cfr. per esempio Ecclesiaste 2:24-26; 3:12-13; 12:15).

T. M. Moore scrive: “Sebbene Salomone intenda far capire ai suoi lettori che la vita sotto il sole è un dono di Dio e come tale va accolta e goduta, egli si preoccupa di mostrarci che la vita vista solo da questa prospettiva non sembra mai avere senso. L'espressione ‘sotto il sole’ sottolinea ripetutamente la futilità e l'insensatezza della vita vissuta solo per se stessi e per il momento, senza gratitudine, o considerazione per Dio e le sue vie”.

Questo devono sapere coloro che non credono in Dio, che gli sono ribelli e non vivono per la Sua gloria.

Ma anche il credente, anche chi lo conosce, deve sempre ricordare l'insensatezza della vita vissuta egocentricamente e quindi senza Dio, per non essere tentato di allontanarsi da Lui, di cercare il profitto, il senso, il significato e la soddisfazione nelle cose di questo mondo!

Non cadere nell’illusione, e quindi nella tentazione, che i vari sostituti di Dio ti porteranno a un appagamento vero e duraturo!

Siamo stati creati da Dio per vivere per Lui, per vivere una vita Dio-centrica! (cfr. per esempio Romani 11:36; Colossesi 1:16), amandolo con tutto noi stessi (cfr. per esempio Matteo 22:37), quindi a non amare e seguire la visione esistenziale di questo mondo che è diversa da quella di Dio (cfr. per esempio Romani 12:1-2; 1 Giovanni 2:15-17).

Questo mondo detronizza Dio per seguire i suoi idoli! 
Non fare questo errore, questo peccato!

È necessario fare una scelta tra Dio e gli idoli, tra il Creatore e la filosofia di questo mondo!

Ci sono persone che pensano che puoi vivere come ti pare poi alla fine Dio salverà tutti, la Bibbia dice che non è così (cfr. per esempio Matteo 25:31-46; Luca 16:19-31; 2 Tessalonicesi 1:6-10; Apocalisse 20:11-15).

Come già detto: senza Gesù Cristo la nostra anima è persa per l’eternità all’inferno!

Meditiamo costantemente sulla valutazione di Dio che ha di questo mondo e della situazione umana, e che la vita dopo la morte continua affinché possiamo essere motivati a servirlo con gioia!

Medita ogni giorno la Bibbia, prega costantemente e frequenta attivamente la chiesa per alimentare la tua fede e la tua speranza in Dio e nelle Sue promesse!

 

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