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Luca 4:18-19: La missione di Gesù

 Luca 4:18-19: La missione di Gesù Immagina di entrare in un luogo avvolto dall’oscurità, pieno di disperazione, dolore e sconforto.  Un mondo dove gli emarginati vengono dimenticati, dove la speranza sembra un lusso irraggiungibile.  È in questo contesto che Gesù proclama la sua missione rivoluzionaria, un messaggio che non è semplicemente un annuncio, ma una trasformazione radicale della realtà umana. In Luca 4:18-19, Gesù proclama di essere venuto per portare la buona novella ai poveri, il recupero della vista ai ciechi e per liberare gli oppressi.  Questo brano non è solo un testo storico, ma un manifesto vivente della grazia di Dio.  Rivela un Dio che non rimane distante dalla sofferenza umana, ma si immerge nelle nostre fragilità, spezzando le catene che ci tengono prigionieri e ridonando dignità a ogni persona. Non si è limitato a trasmettere un messaggio: era l’incarnazione della speranza stessa.  Il contesto di questi versetti è che Gesù si trova n...
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Salvatore

1 Samuele 3:10: L’atteggiamento giusto davanti a Dio

1 Samuele 3:10: L’atteggiamento giusto davanti a Dio 
“Il SIGNORE venne, si fermò accanto a lui e chiamò come le altre volte: ‘Samuele, Samuele!’ E Samuele rispose: ‘Parla, poiché il tuo servo ascolta’”. 

Ci sono degli aspetti nella preghiera che trascuriamo, una di queste è l’ascoltare Dio per obbedirgli.
Samuele c’insegna ad ascoltare Dio per fare la Sua volontà!

In questo modo la preghiera non sarà antropocentrica, cioè prego così Dio soddisfa le mie preghiere, ma prego affinché io possa soddisfare le Sue aspettative!

La chiamata di Samuele è certamente una delle storie più famose che viene raccontata ai bambini per indicare che Dio li ama, oppure che può chiamare anche loro benché siano ancora piccoli.

In verità, tuttavia, questa non è solo una storia per i bambini, lo è anche per gli adulti.

Samuele rappresenta la speranza di un nuovo inizio in una fase della storia d’Israele buia. 

La scelta del ragazzo da parte di Dio, riprende l'enfasi precedente sulla sovranità di Dio di 1 Samuele 2:6-10.

In un periodo in cui la rivelazione della parola del Signore e le visioni erano rare, Dio si manifestò a Samuele.
Non viene detta l’età, probabilmente Samuele era un adolescente, un ragazzo (cfr. Genesi 19:4; 22:12; 1 Samuele 20:21).

Erano lontani i giorni in cui Dio li guidava Israele in modo visibile con la nuvola e il fuoco (Esodo 13:21-22).

Anche i capi di grande valore, come Mosè e Giosuè, erano solo un ricordo. 

Era un periodo di decadenza spirituale per Israele: i sacerdoti erano corrotti (1 Samuele 2:12-17,22-25); l’idolatria era diffusa nel paese (1 Samuele 7:3-4), e i giudici erano iniqui (1 Samuele 8:2-3).

È interessante notare che la notte della chiamata di Samuele, è scritto che la lampada di Dio non era ancora spenta e il ragazzo dormiva nel santuario vicino l’arca di Dio (v.3).

La lampada in questione era la menorah d'oro, il candelabro a sette bracci (cfr. Esodo 25:31-37); secondo Esodo 27:20-21, i sacerdoti dovevano accendere una lampada (alimentata con olio di oliva) che doveva rimanere accesa dalla sera al mattino nel santuario (cfr. Levitico 24:2-4; 2 Cronache 13:11).

Dire allora, che la lampada non si era ancora spenta può essere semplicemente un modo per indicare che la chiamata di Dio a Samuele giunse poco prima dell'alba. 

Ma la lampada di Dio, oltre a illuminare, secondo alcuni studiosi, era anche un segno della costante presenza di Dio nel santuario, e quindi, nel più ampio contesto religioso e sociale ai tempi di Samuele, con le rare rivelazioni e visioni di Dio, possiamo vedere sia l'angoscia e la speranza nelle parole: “La lampada di Dio non era ancora spenta” (v.3).

Il Signore come altre tre volte aveva chiamato il piccolo Samuele, ma Samuele pensava che fosse stato il sacerdote Eli a chiamarlo, così il sacerdote consigliò a Samuele, di dirgli appunto: ”Parla, Signore, poiché il tuo servo ascolta” (v.9).

Allora, Samuele si andò a coricare e quando il Signore lo chiamò per la quarta volta, rispose come gli aveva detto di dire Eli.

Il Pastore chiama per nome le Sue pecore e attira la loro attenzione (cfr. Giovanni 10:3,14).

La doppia invocazione: ”Samuele! Samuele!”; come: “Abramo! Abramo!" (Genesi 22:11); "Giacobbe! Giacobbe!" (Genesi 46:2) e "Mosé! Mosé!" (Esodo 3:4), può avere un significato speciale, quella di una chiamata nei momenti cruciali della vita di una persona.

Ma questa doppia invocazione ha anche un senso di urgenza e scopo per coloro che sono chiamati da Dio, uno scopo a servirlo.

Dunque, Samuele risponde al Signore dicendo: “Parla, poiché il tuo servo ascolta”.

La parola “servo” (ʿeḇeḏ) indica uno che è di proprietà di un altro (cfr. per esempio Genesi 39:17).
Il servo per natura non apparteneva a sé stesso, ma a un altro!     

Il servo (cfr. per esempio Levitico 25:39; Deuteronomio 5:15) era quindi uno schiavo, una persona che apparteneva a qualcun altro e faceva ciò che voleva il padrone.

Lo schiavo era uno che non era libero, era sotto padrone (Matteo 13:27; Luca 14:21; 1 Timoteo 6:1). 

Samuele è servo del Signore e indica che non ha nessun diritto, ma che Dio, il Signore, ha tutti i diritti su di lui!

Il termine “servo” si applica anche a coloro che adorano Dio (Neemia 1:10; Isaia 56:6).
Il “servo” (‘eḇeḏ) nell’Antico Testamento era chiamato colui che Dio sceglieva per usarlo come Suo strumento. 

Essere chiamato “servo di Dio” significava conferirgli un titolo di onore. 

Erano chiamati servi: Mosè (Esodo 14:31; Numeri 12:7); Giosuè (Giosuè 24:30); il re Davide (2 Samuele 7:5); i profeti (Geremia 25:4); la nazione di Israele (Isaia 49:3).

Tutti i cristiani sono servi di Dio (cfr. per esempio Giacomo 1:1; 1 Pietro 2:16; Giuda 1; Apocalisse 1:1), siamo di Sua proprietà e apparteniamo totalmente a Lui come Sue creature con lo scopo di vivere per Lui! (cfr. per esempio Romani 11:36).

Inoltre, come cristiani, siamo servi di Dio come riscattati, cioè siamo stati comprati da Lui a caro prezzo con il sangue di Gesù Cristo per fare parte del popolo di Dio (cfr. per esempio 1 Corinzi 6:19-20; Tito 2:14; 1 Pietro 1:18-19). 

La parola "ascoltare" in ebraico (šā·mǎʿ) è molto significativa, non è solo l'atto fisico, ma implica prestare attenzione, credere, elaborare e rispondere sulla base, o in conformità a ciò che viene detto (cfr. per esempio Esodo 4:1; Geremia 11:3-4,6-7), quindi prestare attenzione con l’intenzione di obbedire al Signore, nel fare ciò che è chiesto, o richiesto (cfr. per esempio 1 Samuele 12:14; 2 Samuele 22:45; Isaia 1:19; 50:10). 

Così quando Samuele disse a Dio, consigliato dal sacerdote Eli: "Parla, poiché il tuo servo ascolta", espresse la sua volontà di rispondere a tutto ciò che Dio diceva, era la prontezza ad accogliere la comunicazione divina per fare la Sua volontà.

Qui lo scrittore di 1 Samuele, fa emergere il contrasto tra l'atteggiamento di Samuele verso Dio e quello dei figli di Eli, che non diedero ascoltato al rimprovero del padre, ma hanno continuato a peccare (1 Samuele 2:22-25). 

Non c'è nulla di più significativo, per chiunque desideri essere usato da Dio, dell’atteggiamento di sottomissione verso di Lui come quello di Samuele!

Ora davanti a Dio, come Suoi servi dobbiamo avere l’atteggiamento di Samuele, quello cioè di prestare attentamente attenzione al Signore con l’intenzione di essergli obbedienti!

Quindi dobbiamo ascoltare con attenzione ciò che Dio ha da dirci, ma anche ritenerlo nel cuore per obbedirgli!

Colui che è effettivamente chiamato dal Signore, si tappa le orecchie a tutte le altre chiamate che lo distoglierebbero da Lui!!

Che possiamo fare nostra la preghiera di Tozer: “Signore, insegnami ad ascoltare. I tempi sono rumorosi e le mie orecchie sono stanche dei mille suoni rauchi che continuamente le assalgono. Dammi lo spirito del ragazzo Samuele quando ti ha detto: ‘Parla, poiché il tuo servo ascolta’. Lascia che ti senta parlare nel mio cuore. Fammi abituare al suono della tua voce, affinché i suoi toni possano essere familiari quando i suoni della terra si estingueranno e l'unico suono sarà la musica della tua voce parlante. ‘Parla, perché il tuo servo ascolta’. Amen”.

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