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Luca 4:18-19: La missione di Gesù

 Luca 4:18-19: La missione di Gesù Immagina di entrare in un luogo avvolto dall’oscurità, pieno di disperazione, dolore e sconforto.  Un mondo dove gli emarginati vengono dimenticati, dove la speranza sembra un lusso irraggiungibile.  È in questo contesto che Gesù proclama la sua missione rivoluzionaria, un messaggio che non è semplicemente un annuncio, ma una trasformazione radicale della realtà umana. In Luca 4:18-19, Gesù proclama di essere venuto per portare la buona novella ai poveri, il recupero della vista ai ciechi e per liberare gli oppressi.  Questo brano non è solo un testo storico, ma un manifesto vivente della grazia di Dio.  Rivela un Dio che non rimane distante dalla sofferenza umana, ma si immerge nelle nostre fragilità, spezzando le catene che ci tengono prigionieri e ridonando dignità a ogni persona. Non si è limitato a trasmettere un messaggio: era l’incarnazione della speranza stessa.  Il contesto di questi versetti è che Gesù si trova n...
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Salvatore

Romani 2:4: Dio è paziente.

Romani 2:4: Dio è paziente.
“Della sua pazienza e della sua costanza”. 


Paolo, dopo aver parlato dei peccati dei pagani e della conseguente ira di Dio su di loro, si rivolge a quell’uomo (giudeo moralista e presuntuoso) che  pensa (logizē), cioè valuta erroneamente la propria peccaminosità e colpa, di scampare al giusto giudizio di Dio. Paolo mette a nudo la sua ipocrisia: giudica gli altri (i pagani peccatori), ma fa le stesse cose! (vv.1-3). Paolo continua dicendo che se non è una valutazione sbagliata, forse è perché disprezza (kataphroneis), cioè  sottovaluta, o non considera la ricchezza della bontà, la pazienza e la costanza di Dio. Una persona non può pensare, o sottovalutare, di poter peccare e tuttavia evitare il giudizio di Dio! Il giudeo a cui si rivolge Paolo, non riconosce che la bontà di Dio spinge al ravvedimento, anzi s’indurisce e non si pente, e in questo modo sta accumulando contro se stesso, un tesoro d’ira per il giorno del giusto giudizio di Dio (vv.5-6). Quello su cui vogliamo riflettere è la pazienza di Dio, ma questa non sarà per sempre! Paolo usa due parole: “pazienza” e “costanza”, che insieme esprimono che Dio per la sua bontà è lento nell'eseguire la sua ira infliggendo una giusta e meritevole punizione.
“Pazienza” (anochēs) indica la tolleranza e il ritardo dell’ira di Dio; viene da una parola (anochē) che significa “trattenere”, ed era usata a volte per indicare una tregua, che comportava, tra due parti in guerra, la cessazione delle ostilità. Così Dio è in tregua con una persona a causa del peccato; non punisce subito la persona quando pecca, è paziente per la sua grazia. Ma la pazienza, non è il perdono, è la sospensione della pena, questa può essere inflitta in seguito. Non significa, quindi, che l'ira non sarà più eseguita, certamente Dio giudicherà, a meno che non ci sia un ravvedimento. Dio trattiene il suo giudizio in modo da dare al peccatore un intervallo di tempo in cui può pentirsi davanti a Dio. La “pazienza” è una tregua, non è una pace, è temporanea, è una cessazione che ha un limite (cfr. Ecclesiaste 8:11). Se il peccatore non fa altro che peccare, se rifiuta l'invito a pentirsi, allora al tempo stabilito da Dio, sarà giudicato. 

Similmente “costanza” (makrothumias) significa avere pazienza con le persone, la capacità di sopportare a lungo. Dio sopporta con pazienza il continuo fallimento dei peccatori, come per esempio del suo popolo. Indica il prolungamento all’esistenza, per esempio d’Israele, nonostante la sua ribellione perseverante a Dio. Era un termine che indicava un capo potente che non si vendicava, o puniva un criminale. Come in Romani 9:22, qui è collegato all'ira di Dio. Dio è arrabbiato con tutti i malvagi, ma nella sua pazienza offre alle persone ampie opportunità di pentirsi.  
Così riepilogando possiamo dire che la pazienza di Dio ha due aspetti: 
1)La sopportazione di ciò che è spiacevole.
La pazienza è il potere di auto-controllarsi che Dio esercita su di sé e gli permette di sopportare i peccatori e aspettare prima di punirli e lo farà se non si pentono! Il Signore è lento all’ira (Esodo 34:6-7; Numeri 14:18; Salmo 103:8; Naum 1:3), per la sua grande potenza è in grado di sopportare coloro che si ribellano a lui, i peccatori impenitenti, coloro che ripetutamente ignorano i suoi comandamenti, le sue riprensioni e i suoi avvertimenti. La sua potenza è tanto grande sia per punire i peccatori e sia per risparmiarli. Dio ha il pieno controllo su se stesso, non è sottoposto alle passioni, come lo sono gli uomini, bensì egli può contenere la sua ira di fronte alle azioni peccaminose che prevedrebbero di esercitarla (Atti 13:18; Romani 9:22). 
Ma come vediamo anche nella storia biblica, Dio è paziente anche con il suo popolo ribelle (Neemia 9:17; Salmo 78:38-39; Ezechiele 20:17; Abacuc 1:2-3; Matteo 23:37). 
Un altro aspetto della pazienza è:
2) La perseveranza nel ricercare il bene per le sue creature. 
La pazienza di Dio, può essere vista come un aspetto della sua divina bontà, o come la dimostrazione, o il risultato della sua misericordia. Dio nella sua pazienza sopporta pazientemente una moltitudine di peccati provvedendo nella sua grazia immeritati benefici anche a coloro che lo ignorano e l’offendono (Matteo 5:43-48; Atti 14:16-17). Così, nonostante gli uomini siano ribelli a Dio, lui continua a fare loro del bene nella sua bontà e misericordia, è paziente verso di loro.
Inoltre la sua pazienza, come manifestazione della sua bontà, è un’opportunità per il pentimento e la salvezza. (Salmo 86:14-15; 2 Pietro 3:9,15).
Non possiamo che ringraziare Dio per la sua pazienza, e se stai vivendo nel peccato, ricorda che Dio non sarà per sempre paziente, la sua ira potrebbe infiammarsi contro di te in questa vita (1 Corinzi 11:30, Ebrei 12:4-6), e sicuramente se non ti ravvedi e non credi in Gesù Cristo, andrai all’inferno nell’altra vita (Luca 16:19-31; Matteo 25:46; Romani 3:23-26; 5:1-11).

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