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Bibbia

"La Bibbia, l'intera Bibbia e nient'altro che la Bibbia è la religione della chiesa di Cristo".
C. H. Spurgeon

La parabola del ricco e di Lazzaro (Luca 16:23-31).(3 Parte). Le petizioni.

La parabola del ricco e di Lazzaro (Luca 16:23-31).(3 Parte).
Le petizioni.
Un giornale londinese portava questa inserzione: “Padre di tre figli desidera una figlia. Qualcuno può inviare suggerimenti?” Furono ricevute più di mille risposte, incluso il consiglio di un americano di  “continuare a provare”. 

Questo non è un desiderio così importante come quelli del ricco di questa parabola.

Il ricco all’inferno aveva dei desideri e li chiede ad Abraamo.

Ma come avviene nella vita, non tutti i desideri saranno soddisfatti, così anche quelli del ricco, e ci sono delle valide motivazioni.

Fino ad ora, abbiamo visto i personaggi della parabola e il posto dove sono andati per rimanerci sempre secondo la volontà di Dio.

Come abbiamo visto, le persone nell’aldilà avranno capacità anche di parlare.

In questa predicazione vediamo le petizioni del ricco.



Consideriamo la: 
I PRIMA PETIZIONE DEL RICCO (vv.23-24).

Prima di tutto vediamo:
A)La richiesta nello specifico (vv.23-24).
Nei vv.23-24 leggiamo: “E nel soggiorno dei morti, essendo nei tormenti, alzò gli occhi e vide da lontano Abraamo, e Lazzaro nel suo seno;  ed esclamò: ‘Padre Abraamo, abbi pietà di me, e manda Lazzaro a intingere la punta del dito nell'acqua per rinfrescarmi la lingua, perché sono tormentato in questa fiamma.’”

COLUI CHE DURANTE LA SUA VITA TERRENA NON AVEVA AVUTO PIETÀ  DEL POVERO, ORA CHIEDE DI AVERE PIETÀ!

Il ricco chiede ad Abraamo di avere pietà di lui, che ordini a Lazzaro di rinfrescarlo con una sola goccia di acqua affinché abbia un po' di sollievo nella sua tremenda condizione tra le fiamme.

La sete, a volte nella Bibbia, è un'immagine del giudizio di Dio (Isaia 5:13; 50:2; 65:13; Osea 2:3).

Il ricco ha riconosciuto Lazzaro che stava vicino ad Abraamo, infatti lo chiama per nome,  conosceva la sua miseria perché stava davanti l’ingresso di casa sua, ma non aveva fatto nulla per lui, non aveva fatto nulla per alleviare le sue sofferenze!

Il ricco ha un atteggiamento rispettoso verso Abraamo, infatti lo chiama “padre” e formula, fino a questo momento, la richiesta in modo umile verso il patriarca.

Abramo occupa una posizione di autorità e importanza perché è il padre d’Israele, così essendo ebreo, il ricco parla al padre della sua razza con cui ha fatto un patto (Genesi 12:1-3; Luca 1:72-73; 3:8; Giovanni 8:39).

Questo per il ricco è la base su cui egli ritiene di poter fare la sua petizione ed essere ascoltato.

Ma questo non significa che fosse un vero credente, infatti è importante che ci siano “frutti degni di ravvedimento” (Luca 3:8; cfr. Giovanni 8:33-47).

Se il ricco ha rispetto verso il patriarca, non ce l’ha verso Lazzaro, lo vede ancora come una classe sociale inferiore, e prende per scontato arrogantemente, che il povero possa essere mandato da Abraamo per rinfrescarlo con l’acqua perché sta soffrendo tra le fiamme.

Come risponde il patriarca? Vediamo dunque:
B)Il rifiuto di Abraamo (vv.25-26).
Nei vv.25-26 leggiamo: “Ma Abraamo disse: ‘Figlio, ricòrdati che tu nella tua vita hai ricevuto i tuoi beni e che Lazzaro similmente ricevette i mali; ma ora qui egli è consolato, e tu sei tormentato.  Oltre a tutto questo, fra noi e voi è posta una grande voragine, perché quelli che vorrebbero passare di qui a voi non possano, né di la si passi da noi.’” 

DIO NON TIENE CONTO DELLA RICCHEZZA TERRENA, O DELLO STATO SOCIALE DI UNA PERSONA, IL RICCO NON POTRÀ USARE QUESTO NELL’ALDILÀ!

Il ricco pensava di essere ancora sulla terra e pretende di avere ciò gli serve; pensava che i valori della terra siano validi anche nell’ades.

Agisce come se nulla fosse cambiato nonostante il suo attuale posto di sofferenza dove si trova. 

Abraamo risponde dicendo che non è possibile la sua richiesta di aiuto. 

IL RICCO DESIDERA LA MISERICORDIA, MA NON LA RICEVE: IL TEMPO DELLA GRAZIA È  FINITO (cfr. Luca 12:20, 39-40,58; 13: 8-9).

Il giusto giudizio di Dio (Salmo 7:11; Romani 2:5) è senza misericordia per chi non ha usato misericordia! (Giacomo 2:13).

La richiesta del ricco era piccola, ma ricorda anche la piccola richiesta di Lazzaro bramoso di sfamarsi degli avanzi del cibo del ricco.

Come non c'era pane per Lazzaro, non ci sarà acqua per il ricco!

C)Le ragioni del rifiuto (vv.25-26).
La prima ragione è:
(1)L’inversione giusta(v.25). 
Nel v.25 è scritto:“Ma Abraamo disse: ‘Figlio, ricòrdati che tu nella tua vita hai ricevuto i tuoi beni e che Lazzaro similmente ricevette i mali; ma ora qui egli è consolato, e tu sei tormentato.” 

Ryle diceva a riguardo: “Il ricordo delle cose precedenti sarà una delle peggiori cose dell'inferno.” 

C’è un capovolgimento: i beni ricevuti nella sua vita si sono tramutati in sofferenza, e la sofferenza di Lazzaro in consolazione.

Il modo come Abraamo si rivolge al ricco (figlio), è affettuoso, lo riconosce che è della sua stirpe, che è un Israelita, ma questo non significa che chiude gli occhi al suo comportamento indifferente nei riguardi di Dio e ai bisogni del prossimo, un comportamento peccaminoso.

Pertanto questo privilegio di essere parte d’Israele, non cambia il suo destino eterno. 

LA RELAZIONE FISICA NON HA DIRITTO AL FAVORE DI DIO!
(Cfr. Giovanni 1:12-13; Romani 9:6-13).

IL DESTINO DEL RICCO È STATO DETERMINATO DALLA SUA MANCANZA DI FEDE PRATICANTE: EGLI HA AVUTO  QUELLO CHE HA SCELTO!!

Avrebbe potuto mettere Dio al primo posto e non i suoi beni, occuparsi delle dell’opera di Dio, fare del bene al prossimo, ma non lo ha fatto!

Al posto di pensare ai vestiti di porpora e di bisso, ai banchetti lussuosi, poteva prendere piacere in Dio e aiutare i bisognosi.

Dunque, l’uomo ricco non è condannato perché è ricco, ci sono anche dei ricchi in paradiso come Abraamo (Genesi  13:2); Lot (Genesi 13:5-6); Isacco  (Genesi 26:13-14); Giacobbe  (Genesi 32:5,10); Giuseppe (Genesi 45:8,13); Giuseppe di Arimatea (Matteo 27:57); Zaccheo (Luca 19:2), ma non è andato in paradiso perché non era un vero credente, come dimostrato dal fatto che non ha messo Dio al primo posto e poi il suo prossimo (Matteo 22:37-39; Luca 12:33-34; 14:12-13; 16:9; 18:22), perché era insensibile a Dio e alle sofferenze attorno a lui.

IL RICCO HA USATO LE SUE RICCHEZZE SOLO PER I SUOI PIACERI! 

I CREDENTI DEVONO USARE CIÒ CHE DIO HA DATO LORO PER PROMUOVERE IL SUO REGNO E AIUTARE I BISOGNOSI! 
(cfr. per esempio Deuteronomio 15:11; Isaia 58:7; 1 Giovanni 3:17)

SIAMO SEMPLICEMENTE AMMINISTRATORI DI CIÒ  CHE DIO CI HA DATO  (cfr. 1 Cronache 29:10-14). 

Le priorità sbagliate del ricco: il suo “io”, la ricchezza, la bella vita, la mancanza di compassione  sulla terra, lo hanno portato alla povertà spirituale e a non ricevere misericordia dopo la morte, per l'eternità. 

NON C’È PIETÀ NELL’ALDILÀ PER COLORO CHE NON MOSTRANO COMPASSIONE IN QUESTA VITA!!

Il ricco aveva scelto quello che voleva:il suo piacere e ora ne paga le conseguenze! 

IL RICCO È STATO VITTIMA DELLE SUE STESSE SCELTE! 

Le persone sono responsabili delle loro relazioni con i loro simili (Levitico 19:18; Matteo 22:39; Luca 10:27), e in ultima analisi sono responsabili delle loro azioni con Dio (Ebrei 9:27).

IL RICCO HA RACCOLTO CIÒ CHE AVEVA SEMINATO!

Si è attuato il principio: quello che uno semina raccoglie (Galati 6:7-8); con la misura con cui misuriamo sarà rimisurato a noi (Luca 6:38).

GIUSTIZIA È STATA FATTA!

Queste parole descrivono ciò che Gesù ha dichiarato in Luca 6:20,24, riguardo le beatitudini per i poveri e i guai per i ricchi.

La seconda ragione del rifiuto di Abraamo è: 
(2)L’impossibilità giusta(vv.23,26). 
Nel v. 23 leggiamo che il ricco vide da lontano Abraamo, e Lazzaro nel suo seno.
Nel v.26 scritto: “Oltre a tutto questo, fra noi e voi è posta una grande voragine, perché quelli che vorrebbero passare di qui a voi non possano, né di la si passi da noi.” 

(a)  È una situazione irreversibile.
Gesù dice: “Oltre a tutto questo” (en pais toutois) per indicare che non solo c’è una giusta inversione di condizione secondo la giustizia retributiva di Dio, ma c’è anche una netta divisione tra chi va in paradiso e all’inferno, e quindi è impossibile passare da una parte all’altra! 

È IMPOSSIBILE CAMBIARE LE COSE!

LA SITUAZIONE È IRREVERSIBILE!

IL GIUDIZIO DI DIO È  IRREVOCABILE, NON VI  È ALCUN SUGGERIMENTO DI UN PURGATORIO!!

“Grande voragine” (mega chasma) è  un abisso incolmabile, invalicabile, impercorribile in un senso e nell’altro, tra il luogo della beatitudine, il paradiso, e quello del tormento, l’inferno. 

“Perché” (hopos) indica lo scopo che Dio aveva nel fissare la voragine tra i due posti e cioè che non si passa da una parte all’altra.

Non solo è giusto che Lazzaro goda per sempre delle beatitudini, ma è impossibile passare da una parte all’altra.

Leon Morris a riguardo scrive: “Si tratta senza dubbio di un particolare pittoresco, ma significa l’impossibilità, nell’aldilà di passare da una condizione all’altra (dal testo greco risulta che è proprio questo lo scopo e non semplicemente la conseguenza della grande voragine). Il ricco è in grado di sapere in quale condizione si trova Lazzaro (e viceversa), ma non c’è alcuna possibilità di attraversare l’abisso, né in una direzione né nell’altra”.

UNA VOLTA CHE UN’ANIMA PERDUTA VA ALL’INFERNO, IL SUO DESTINO ETERNO È SIGILLATO. 

NON C’È SPERANZA CHE UNO ALL’INFERNO VADA IN PARADISO, E VICEVERSA!

NON C’È NESSUN PONTE SOPRA LA VORAGINE, TRA PARADISO E INFERNO!

Molti oggi pensano che un Dio amorevole cambierà idea in cielo e garantirà la vita eterna a molti che non lo onorano ora.

Dicono che non vi è alcun giudizio permanente o, condanna da parte di Dio.
Ma questo testo ci dice che non è così!

Le cose più terribili dell’inferno oltre alla sofferenza sono: l’assenza di Dio e non ci sarà via di scampo!

L'inferno, come è stato da detto, è il "grande divorzio" - una separazione eterna da Dio (2 Tessalonicesi 1:7-9). 

(b) È una situazione stabilita da Dio.
“Posta” (estēriktai - perfetto passivo indicativo), il verbo (perfetto) indica che questa è una situazione permanente, saldamente fissata e che è stata stabilita da Dio (posta è un passivo divino).
Questo verbo afferma che Dio ha creato l'aldilà in modo tale che i giusti e gli ingiusti non si mescolano! 

LA SEPARAZIONE TRA QUELLI CHE SONO ALL’INFERNO E QUELLI CHE SONO IN PARADISO, È STABILITA DA DIO E NON PUÒ ESSERE ALTERATA!

LA DECISIONE DI DIO SULLA MORTE È DEFINITIVA. 

(c) È una situazione che dobbiamo stimare attentamente.

C'È SOLO UNA VITA SU QUESTA TERRA, E QUESTO È IL MOMENTO DELLA DECISIONE!!

NON DOBBIAMO ESSERE INCREDULI E DISOBBEDIENTI!!

In Ebrei 4:7 leggiamo: “Oggi, se udite la sua voce, non indurite i vostri cuori!”

OGGI È  IL TEMPO FAVOREVOLE PER LA SALVEZZA (2 Corinzi 6:1-2).

LE PERSONE NON POSSONO ASPETTARE FINO ALL’ETERNITÀ  PER RENDERE LA LORO RELAZIONE GIUSTA CON DIO, PERCHÈ SARÀ TROPPO TARDI!! 

Il giudizio sarà fatto sulla base delle loro scelte in questa vita, e sarà irreversibile nell’aldilà!

Vista la sua importanza voglio ancora sottolineare che questa immagine ci fa capire che il modo in cui rispondiamo in questa vita è decisivo per il luogo in cui staremo nella prossima!!

Se i giusti e gli ingiusti non si mescolano nell'aldilà, allora viene esclusa la possibilità di essere salvati dopo la morte! 

Passiamo ora alla:
II SECONDA PETIZIONE DEL RICCO (vv.27-31). 
Il ricco, per la prima volta, in questa parabola, dimostra un interesse per gli altri: per la sua famiglia.

Dopo che la sua prima petizione non è stata ascoltata, il ricco ne fa un’altra.

Vediamo:
A) La richiesta (vv.27-28).
Nei vv.27-28 è scritto: “Ed egli disse: ‘Ti prego, dunque, o padre, che tu lo mandi a casa di mio padre, perché ho cinque fratelli, affinché attesti loro queste cose, e non vengano anche loro in questo luogo di tormento.’”

Il ricco ha imparato la lezione, ha realizzato dove si trova, la realtà della sua condizione, ma è troppo tardi per aiutare se stesso.

Ora vuole aiutare la sua famiglia, i suoi fratelli in modo che possano evitare i suoi errori con le implicite conseguenze tragiche.

Il ricco sa che i suoi fratelli hanno bisogno di pentirsi. 

La richiesta ad Abraamo è di mandare Lazzaro a casa di suo padre perché ha cinque fratelli in vita - il suo senso di superiorità rimane immutato - per testimoniare loro di ciò che c’è dopo la morte, così non vanno a finire anche loro nei tormenti dell’inferno!

Così l’uomo ricco sta affermando l’esistenza dell’inferno e riconosce che la sua vita è stata peccaminosa, che I SUOI PECCATI HANNO UNA RILEVANZA ETERNA!
Desidera perciò che i suoi fratelli non abbiano il suo stesso destino che era già irreversibilmente determinato dalla sua vita terrena.

Come se stesse dicendo: “Padre Abraamo non lasciare che facciano lo stesso errore che ho fatto io. Avvertili in modo tale che non vengano in questo posto di tormento!”

Il ricco pensava che solo un avvertimento da parte di qualcuno che era morto e che aveva scoperto la realtà del paradiso e dell’inferno, poteva salvarli da un simile destino.

Forse pensava che Lazzaro potesse apparire ai cinque fratelli in una visione o in un sogno, o per evocazione (cfr. 1 Samuele 28:6-19; 2 Re 21:6; Isaia 8:19), oppure, Lazzaro sarebbe risorto dai morti per andare da loro; è molto probabile che sia questa la giusta interpretazione: la resurrezione.

“Attesti” (diamartyretai – presente passivo, o medio congiuntivo) è avvertire, rendere testimonianza solenne su qualcosa, esortare, o sollecitare con autorità e urgenza in questioni di straordinaria importanza. 

Luca usa questa parola per indicare la testimonianza resa alla resurrezione di Gesù (per esempio Esodo 19:10; Atti 2:40, 42; 8:25, 40,42; 18:5, 20:21, 24; 1 Timoteo 5:21; 2 Timoteo 2:14; 4: 1;ecc.).

Allora, la testimonianza di Lazzaro doveva avere lo scopo di avvertire i fratelli di ciò che li attende, la condivisione del suo stesso tragico destino.

È implicito che i fratelli conducessero lo stesso tipo di vita del ricco quando era in vita, e che quindi avevano bisogno di pentirsi e di essere avvertiti dove sarebbero andati a finire!

Voleva avvertirli che c'era una vita dopo la morte e che ci sarebbe stata una punizione, un luogo di tormento ad attenderli per la condotta peccaminosa, avevano bisogno di ravvedersi per non finire dove stava lui. 

Quindi il senso è: se qualcuno dai morti risuscita e va da loro per testimoniare quello che c’è dopo la morte, affinché non vengano in questo luogo di tormento.

Il ricco pensava che un simile avvertimento avrebbe impedito loro di arrivare nel luogo di tormento in cui era finito. 

B) La risposta di Abraamo (v.29) 
Nel v.29 è scritto: “Abraamo disse: ‘Hanno Mosè e i profeti; ascoltino quelli’".
La risposta di Abraamo ci fa capire la validità delle Sacre Scritture (cfr. vv.16-18), della Bibbia.

Il ricco ha un secondo rifiuto!

Abramo risponde che un avvertimento di chi è morto non è necessario, perché Dio aveva già parlato della questione nell'Antico Testamento: “Mosè e i profeti” si riferisce ai libri dell’Antico Testamento (v.16). 

NON C’È BISOGNO DI UN MORTO CHE RISUSCITI PER TESTIMONIARE COME COMPORTARSI E PER AVVERTIRE I VIVENTI SU QUELLO CHE C’È NELL’ALDILÀ. 

I FRATELLI, HANNO A DISPOSIZIONE LE SACRE SCRITTURE E QUINDI TUTTI QUANTI NOI, NON ABBIAMO SCUSE PER NON CREDERE!

Anche la seconda risposta di Abraamo ci fa capire che per il paradiso ci dobbiamo pensare mentre siamo su questa terra.

Abraamo dice che i fratelli del ricco hanno a disposizione le Sacre Scritture, e queste sono chiare e sufficienti per conoscere la volontà di Dio, per come vivere in relazione a Dio e alle persone, e alla situazione  definitiva che c’è nell’aldilà, quindi come andare in paradiso. 

QUALSIASI MESSAGGIO CHE QUALCUNO DAI MORTI POTEVA E PUÒ PORTARE NON SAREBBE PIÙ CHIARO DI QUELLO CHE AVEVANO GIÀ.

“Ascoltino” (akousatōsan - aoristo attivo imperativo -) è “prestare attenzione”, “ascoltare e conformarsi a ciò che si ascolta”, quindi “obbedire”. (Esodo 16:20; Deuteronomio 11:27; 2 Cronache 20:14; Isaia 48:18; Matteo 11:15; 13:9,13; 17:5; Atti 3:22). 

DIO È “IMPRESSIONATO” SOLO DALL’OBBEDIENZA CHE PROVIENE DA UN CUORE SINCERO!! 
(cfr. 1 Samuele 15:22; 16:7; Matteo 15:7-9; 1 Pietro 1:14-16).

Leon Morris scrive: “La Bibbia, ragiona Abraamo, dà ai fratelli del ricco tutto quello di cui hanno bisogno. Ciò sottintende che la spiacevole situazione nella quale si trova il ricco è causata non dalle sue ricchezze (dopo tutto, anche Abraamo era stato ricco), ma dal fatto di non essersi curato dalle Scritture e di quanto esse insegnano.”

La risposta di Abraamo ci fa capire che:
SI PUÒ CREDERE ANCHE SENZA VEDERE!

SE SI CREDE NELLA PAROLA DI DIO, NON È NECESSARIA UNA RESURREZIONE PER GENERARE LA FEDE!

C) La replica del ricco (v.30). 
Nel v. 30 leggiamo: “Ed egli: ‘No, padre Abraamo; ma se qualcuno dai morti va a loro, si ravvedranno.’”

Nella replica del ricco vediamo:
(1)La convinzione.
Il ricco non si arrende, non gli è piaciuta la risposta di Abraamo, irrispettosamente la contesta riaffermando l’importanza, secondo lui, di mandare uno dei morti ai suoi fratelli nella vita terrena.

Non è d'accordo sul fatto che Mosè e i profeti siano sufficienti, infatti, lui stesso non ha dato loro ascolto.

È convinto che uno che viene dall’aldilà, sarà un segno più efficace della parola di Dio.

Gesù aveva già messo in guardia contro la pretesa di avere dei segni per credere (Luca 11:16, 29-32).

Il ricco, erroneamente, mette un’apparizione dei morti prima della parola di Dio, uno che viene a testimoniare dell’aldilà, pensa che sia più convincente, o abbia più autorità della rivelazione di Dio.

IL DISPREZZO DELLA PAROLA DI DIO CHE QUEST’UOMO AVEVA SULLA TERRA, LO SEGUÌ ALL’INFERNO!

Secondo, il ricco, la Parola di Dio, non è sufficiente per il ravvedimento e per salvare gli uomini, devono avere qualcosa in più. 

Il ricco conosceva troppo bene i suoi fratelli, che il suggerimento che loro dovevano ascoltare la Parola di Dio, non avrebbe avuto successo.

Probabilmente per le stesse ragioni per cui l'uomo ricco stesso non aveva mai prestato attenzione agli avvertimenti che le Sacre Scritture contenevano, valeva anche per i fratelli.

Nella replica del ricco vediamo:
(2)L’illusione.
La risposta del ricco insistente e polemica, mostra l’illusione dell’uomo: se qualcuno dei morti va ai suoi fratelli in vita, saranno spinti a ravvedersi!

Ciò indica che il destino del ricco non era dovuto al fatto di essere ricco, ma alla sua mancanza di pentimento.

Anche se il modo di ravvedersi è sbagliato, comunque il ravvedimento è necessario per la salvezza!

“Si ravvedranno” (metanoēsousin -  futuro attivo indicativo) è la risposta che deve dare chi ascolto la parola di Dio predicata da un profeta (Luca 10:13; 11:32; 13:3-5; 15:7-10).

Il ravvedimento è un elemento importante nella predicazione di Giovanni il Battista (Luca 3:3,8), di Gesù (Luca 5:32, 13:3-5; 24:47), e nella predicazione della chiesa primitiva (Atti 2:38; 5:31; 8:22; 11:18; 26:20).

Indica “cambiare mente”, cambiare il modo di pensare e agire, cambiare il proprio stile di vita rivolgendosi a Dio per fare la Sua volontà 

Il fatto che il ricco dica così, anche se non dava il primato alla Parola di Dio, ammette che è giusto ravvedersi e che ha sbagliato a non averlo fatto mentre era in vita.

Infine c’è:
D) Il responso di Abraamo (v.31). 
Nel v.31 leggiamo: “Abraamo rispose: ‘Se non ascoltano Mosè e i profeti, non si lasceranno persuadere neppure se uno dei morti risuscita’”. 

Certamente abbiamo incontrato uno scettico che ci ha detto: “Se viene qualcuno dalla tomba a dirci dell’inferno e del paradiso credo.”

Abraamo ci dice che non è così!

UN RIBELLE INCREDULO RIMANE SEMPRE INCREDULO!

Un incredulo che non presta attenzione alla Parola di Dio, non si lascerà convincere (persuadere - peisthēsontai futuro passivo indicativo) nemmeno da uno che è risorto dai morti…troverà sempre scuse!

Così “non ascoltano” (akouosin – presente attivo indicativo) Mosè e i profeti, implica la scelta a non credere, anche se venisse uno dai morti! 

“Persuadere” è pentirsi e implica credere nella verità e quindi alla salvezza.

CHI NON SI RAVVEDE IN VIRTÙ  DEGLI INSEGNAMENTI DELLLA BIBBIA, NON LO FARÀ NEMMENO SE QUALCUNO RISORTO DAI MORTI GLI VA A DIRE CIÒ CHE C’È DOPO LA MORTE! 

LA LORO VOLONTÀ IMPEDISCE LORO DI CREDERE ALLE PROVE EVIDENTI, PERCHÈ NON VOGLIONO CREDERE!

Ciò è confermato in Giovanni quando un altro Lazzaro fu portato in vita da Gesù, alcuni hanno creduto (Giovanni 11:45, 12:11), mentre i nemici di Gesù hanno continuato a non credere! (Giovanni 11:47-53; 12:10-11).

COLORO CHE SONO SCETTICI ALLA PAROLA DI DIO, SARANNO SCETTICI A OGNI MANIFESTAZIONE DELLA VERITÀ DIVINA, ANCHE SE È UN MIRACOLO!

Come osserva giustamente Howard Marshall: “I miracoli non convinceranno coloro i cui cuori sono moralmente ciechi e impenitenti”.

LA PERSUASIONE VIENE DALLA PAROLA DI DIO, OVVIAMENTE PER LA POTENZA DELLO SPIRITO SANTO (Giovanni 16:8-11; 1 Corinzi 2:6-16). 

LA SALVEZZA NON È IL RISULTATO DI UNO SPETTACOLO, O DI UN SEGNO, MA DI UNA RISPOSTA DI FEDE ALLA PAROLA DI DIO!

I fratelli, e quindi tutte le persone, per non finire all'inferno, dovranno iniziare ad ascoltare la Parola di Dio. 

Se non lo fanno, nient'altro li porterà al pentimento. 

“Le Scritture contengono tutto ciò che abbiamo bisogno di sapere per essere salvati, e un messaggero del mondo oltre la tomba non potrebbe aggiungere nulla a loro” (Ryle).

CONCLUSIONE.
Quello che ci ricordano questi versetti di questa parabola è:
1) L’autorità della Bibbia. (cfr. 2 Timoteo 3:16-17; 2 Pietro 1:19-21).

La Sacre Scritture, vanno credute e obbedite, perché è parola ispirata, vera, infallibile e affidabile di Dio, il nostro Creatore e Signore, e quindi rivestita di autorità.

In secondo luogo questi versetti ci ricordano:
2) La sufficienza della Bibbia.
La Bibbia contiene tutte le parole divine necessarie per ogni aspetto della vita umana.

Ma voglio sottolineare, nel nostro caso, è sufficiente per la nostra speranza (Romani 15:4), e per la nostra salvezza (cfr. 2 Timoteo 3:15), per credere in Dio!

SE VOGLIAMO SAPERE CIÒ CHE DIO VUOLE, PER RAVVEDERCI E CREDERE IN LUI, È  NELLA BIBBIA CHE DOBBIAMO CERCARE!

LA VERA FEDE, IL RAVVEDIMENTO, E LA SALVEZZA NASCONO DALLA PAROLA DI DIO PER LA SUA SOLA GRAZIA!!

LA BIBBIA, ALLORA, È DEGNA NON SOLO DELLA NOSTRA LETTURA, MA ANCHE DI MEDITARLA, STUDIARLA, MEMORIZZARLA, PRATICARLA!!

Attraverso di essa vediamo il cuore di Dio per la salvezza.

La Bibbia è la guida  permanente per governare la nostra condotta in questo mondo.

Questa parabola c’insegna che gli esseri umani devono agire in base alle Sacre Scritture, la Bibbia e non chiedere segni soprannaturali per credere, o agire (cfr. Luca 11:29; Matteo 12:39, 16:4).

Questa parabola ci fa capire che se la Bibbia è insufficiente, lo saranno anche tutte le altre cose che pensiamo siano determinanti per credere, come i miracoli.

3) I miracoli non hanno alcun valore se il cuore non è predisposto.

LA DUREZZA DEL CUORE NON PUÒ ESSERE SUPERATA NEMMENO DAI MIRACOLI!
(La resurrezione di Lazzaro). 

SOLO UN CUORE SENSIBILE E SINCERO PER GRAZIA DI DIO, ASCOLTERÀ IL MESSAGGIO DI DIO E RISPONDERÀ ALLE SUE GRANDI OPERE!

Bock, D. L. scrive: “Una mancanza di segni non è il motivo per cui le persone rifiutano Gesù. Piuttosto, la gente lo rifiuta volontariamente. Il cuore non può vedere ciò che non sta cercando.”

Quindi, questa parabola ci parla anche di quanto può essere duro il peccato!

L'incapacità di vedere ciò che Dio sta facendo si applica non solo a non vedere la Sua rivelazione, ma a non vedere anche le Sue prove.


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