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Bibbia

"La Bibbia, l'intera Bibbia e nient'altro che la Bibbia è la religione della chiesa di Cristo".
C. H. Spurgeon

La visione della gloria di Dio: Isaia.


La visione della gloria di Dio: Isaia. (Isaia 6:1-13).
Noi nella Bibbia troviamo i profeti, i messaggeri di Dio che a volte sono chiamati davanti il trono di Dio. Per questo motivo non siamo sorpresi, poi, che molti di loro parlano spesso della gloria di Dio. Gli studiosi non sono concordi se questo capitolo si riferisca alla chiamata iniziale di Isaia, quindi ad un’esperienza iniziale  oppure se si riferisca ad una commissione, quindi ad un’esperienza successiva, ma al di là di quale possa essere la giusta interpretazione, quello che noi vediamo in questi versetti è la dinamica della consacrazione in seguito alla visione e alla purificazione che Isaia ebbe della gloria di Dio. La domanda è: perché molti che si dicono credenti non sono consacrati al Signore? La risposta è perché o non sono veri credenti oppure non sono veramente consapevoli della gloria di Dio! La qualità della vita cristiana dipende dalla consapevolezza che abbiamo della gloria di Dio. Molti credenti non hanno una vita consacrata perché non hanno la giusta conoscenza di Dio!

In primo luogo vediamo:
I LA VISIONE DELLA GLORIA DI DIO.
La scena avviene nel tempio come indica il v. 1. Se Isaia si consacrò al Signore è perché divenne consapevole della gloria di Dio, perché conobbe Dio, entrò nel cuore di Dio. L'affermazione che Isaia vide il Signore v.1 non contraddice le dichiarazioni che è impossibile vedere Dio (Genesi 32:30; Esodo 19:21; 33:20; Giudici 13:22) o che nessun uomo ha visto e né può vedere (Giovanni 1:18; 1 Timoteo 6:15-16). 
La Bibbia riferisce che diverse persone "hanno visto " manifestazioni di Dio come Agar (Genesi 16:9-13); Giacobbe (Genesi 28:13-15); Mosè, Aaronne, Nadab e Abihu, e i settanta anziani sul monte Sinai (Esodo 24:9-11); il profeta Micaia (1 Re 22:19). 
Dio è in realtà uno spirito invisibile di gloria indicibile, quindi è impossibile per l'occhio umano vedere la piena manifestazione dell'essenza della sua divinità. Molto probabilmente ci sono diverse manifestazioni della gloria di Dio che l’uomo può vedere. Questa, come le altre, è stata una vera manifestazione di Dio, ma limitata e adattata secondo la capacità di osservazione e di comprensione mentale umana limitata in una visione (rā˒āh) per percepire l’incomprensibile gloria di Dio.
La visione era genuina e reale, è stato qualcosa visto con gli occhi, una rappresentazione chiara di qualcosa di reale che è nascosto, vale a dire la gloria di Dio. (V.1).
Dio si rivelava anche in visione ai profeti (Numeri 12:6; 1 Samuele 9:19-20; 2 Re 5:26; Isaia 1:1 ; 30:10; Naum1:1).
In modo misterioso la potenza di Dio si avvicinò e si rivelò al profeta Isaia. È interessante che Isaia non dice nulla circa il volto di Dio o il naso, invece descrive dove Dio è, ciò che stava accadendo intorno a lui e quello che veniva detto. 

Ma Isaia rimase sconvolto dalla gloriosa maestà di Dio fu toccato profondamente dalla:
A) Maestà di Dio.

Noi infatti vediamo che Dio:
(1) È il Signore (adonai vv.1,8,11).
a) Signore significa Padrone.

b) Signore esprime autorità e diritto.
Autorità significa la facoltà legittima di comandare. Il diritto significa che può fare e pretendere dall’uomo ciò che vuole senza dare conto a nessuno, infatti siamo stati creati da Lui e per Lui. La cosa interessante che vediamo che l’evangelista Giovanni dice che era Cristo e questo dimostra la divinità di Gesù (Giovanni 12:41).

Ancora notiamo nella maestà di Dio che Dio:
(2) È il Re glorioso.
In questo vediamo:
a) Il Potere di Dio: La sovranità.
• Dio è sovrano sopra ogni cosa.
Dio stava seduto sopra “un trono alto, molto elevato” dice il v.1. "Trono" (kese˒) è il luogo dove siede un re o un giudice (Salmi 2:4-5; 29:10). “Alto, molto elevato” indica la Sua supremazia, il Suo dominio, la Sua sovranità sopra ogni cosa, ma anche la Sua trascendenza. Isaia 57:15"Infatti così parla Colui che è l'Alto, l'eccelso, che abita l'eternità, e che si chiama il Santo. 'Io dimoro nel luogo eccelso e santo, ma sto vicino a chi è oppresso e umile di spirito per ravvivare lo spirito degli umili, per ravvivare il cuore degli oppressi'".

Al v.5 non sorprende che Isaia dice che ha visto il Re, quindi:
• Dio è sovrano su tutta la terra.
Il re umano di un impero era l'autorità dominante più potente, quindi è naturale che Dio si rivela come il grande re sovrano su tutta la terra. “Il Re” è un concetto che sintetizza in termini umani molte funzioni di Dio come venivano descritti i re umani. Creatore, protettore, salvatore, legislatore, capo guerriero e giudice. (Salmi 24; 47; 95-99). Ma a differenza dei re umani che lo sono di una parte del mondo, Dio lo è di tutta la terra! 
Salmi 47:1-2: "Battete le mani, o popoli tutti; acclamate Dio con grida di gioia!  Poiché il SIGNORE, l'Altissimo, è tremendo, re supremo su tutta  la terra". ( Cfr. Salmi 95:3; 99:1-2).
Salmi 103:19: "Il SIGNORE ha stabilito il suo trono nei cieli, e il suo dominio si estende su tutto".

b) La Proporzione: la grandezza di Dio.
L’altezza del trono molto elevato e l’enorme ampiezza dei lembi del mantello che riempivano il tempio, significa una figura gigantesca che annulla ogni dimensione terrena. Queste parole non riescono a descrivere la grandezza di Dio. Dio è totalmente fuori dalle nostre categorie. Infatti la Sua grandezza non può essere contenuta in nessun edificio terreno. 
Isaia 66:1: "Così parla il Signore: 'Il cielo è il mio trono e la terra lo sgabello dei miei piedi, quale casa potreste costruirmi?'" (cfr. Salmi 9:5; 132:7; Lamentazioni 2:1).

c) La Presenza di Dio in mezzo al suo popolo.
I lembi del mantello che riempivano il tempio indica anche che il Signore è presente in tutta la Sua maestà in mezzo al Suo popolo. Il tempio è la residenza di Dio dove Dio si incontra con il Suo popolo. (Salmi 132:7). Il Dio maestoso è presente in mezzo al Suo popolo!

Nella maestà di Dio vediamo che Dio è:
(3) È il Signore degli eserciti (vv.3,5,11).
a) Vediamo il significato della parola “Signore” (Yahwe).
La parola “Signore” qui è diversa dai vv.1,8,11; significa: Dio è Autoesistente, non è stato causato da nessuno. Eternamente presente, non è astratto, esiste. Subentra in scena, nella scena degli uomini. 
Con questo nome si presentò a Mosè per la liberazione del Suo popolo dalla schiavitù in Egitto: Dio vede le afflizioni del Suo popolo e li libera (Esodo 2:25; 3:14-15).

b) Vediamo il significato “degli eserciti”.
• Significa che usa come Suoi strumenti ciò che ha creato: uomini, popoli, natura, angeli, è il capo degli eserciti terreni e celesti (1 Samuele 17:45; 1 Re 22:19).
In Isaia è scritto che Dio usa i popoli per attuare i Suoi piani. Dio guida la storia degli uomini: è l’Iddio controlla e guida la storia. 
In Isaia 10:5-6,15 è scritto che il popolo Assiro è come una verga, come una scure strumento di giudizio nelle mani di Dio o Ciro il persiano strumento nelle mani di Dio per ricostruire Gerusalemme. (Isaia 45:13).

• Significa che Dio combatte per il Suo popolo (Isaia 31:4-5; 37:16).
Dio ha combattuto e vinto contro l’Egitto, Amorei, Moabiti, Ammoniti,ecc. 

Isaia è stato toccato non solo dalla maestà, ma anche dalla:
B) Santità di Dio.
v.3: "L'uno gridava all'altro e diceva: 'Santo, santo, santo è il SIGNORE degli eserciti! Tutta la terra è piena della sua gloria!'". I serafini si coprivano davanti la Santità di Dio, non potevano guardarlo per lo splendore che Dio ha! Non si capisce bene chi sono i serafini, secondo alcuni sono una categoria di angeli, secondo altri serpenti alati o dragoni che si trovano alla presenza di Dio che lo adorano e lo servono (Isaia 14:29; 30:6). 
“Serafini” (sarap) significa coloro che ardono, che bruciano. Così dovrebbe bruciare per il Signore ogni credente sia nell’adorazione e sia nello zelo a servirlo come leggiamo anche in Romani 12:11: "Quanto allo zelo, non siate pigri; siate ferventi nello spirito, servite il Signore". 
La continua occupazione dei serafini è benedire, pregare e adorare Dio!

Cosa significa che Dio è santo?
(1) In primo luogo santo (qados) indica l’assenza assoluta del male e del peccato, la perfezione morale del Suo carattere.
Pertanto Dio non sopporta la vista del male (Abacuc 1:13); perciò per la Sua Santità si indigna e consuma tutto ciò che suscita la Sua indignazione, cioè il peccato giudicandolo, Lui è un fuoco consumante. (Deuteronomio 4:24; Ebrei 12:28). Fuoco è simbolo sia della santità e del giudizio di Dio, infatti si presentò sul Sinai in mezzo al fuoco. (Esodo 3:2; 19:18). Santo si riferisce a un comportamento di giustizia e senza peccato! (Isaia 5:16; 1 Pietro 1:14-15; 1 Giovanni 1:5-10).

(2) In secondo luogo santo vuol dire che Dio appartiene esclusivamente a se stesso.
La santità definisce la divinità, e ciò che appartiene alla divinità,  separato dall’ordinario, dal comune, totalmente perfetto separato dalla Sua creazione. Per santità di Dio si intende ciò che è veramente Dio nella Sua natura e non si confonde o identifica o accomuna con il creato, è distinto da tutte le altre cose. 
Santo significa separato, distinto dalla realtà circostante, perciò Dio è separato da ciò che è terreno come ha detto qualcuno è il Totalmente altro, completamente diverso dall’umano, dalla creazione. Dio è splendido nella Sua santità e incomparabile! (Esodo 15:11; Isaia 40:25). La santità è parte del carattere distintivo di Dio che si rivela in tutta la sua attività! 1 Samuele 2:3  Dio non è solo santo, ma santo, santo, santo! 
Questa triplice ripetizione sottolinea la suprema o la completa santità, un qualcosa di superlativo. La ripetizione di una parola in lingua ebraica è un modo di esprimere un'idea superlativa (2 Re 25:15). Quindi i serafini enfatizzano ciò che Dio è in natura:Santo in modo superlativo, unico, assoluto! Questa triplice espressione indica che Dio nella Sua Santità è unico e assoluto, non ha pari! Sottolinea che la Santità di Dio è ben oltre ogni immaginazione umana, è trascendente.

(3) In terzo luogo santo indica che è di carattere inaccessibile e tremendo per la Sua diversità.
Questo lo capirono gli abitanti di Bet-Semes quando alcuni di loro guardarono dentro l’arca del Signore e ne morirono puniti dal Signore settanta. L’arca era una cassa che simboleggiava la presenza inaccessibile di Dio dove Dio incontrava solo il rappresentante del Suo popolo (Esodo 30:6; Numeri 7:89). 1 Samuele 6:20: "Quelli di Bet-Semes dissero:'chi può resistere in presenza del Signore,  di questo Dio Santo?'".
Cosa implica la santità di Dio per noi? 
Il carattere di Dio determina il carattere di ciò che gli appartiene, infatti: Esodo 19:5–6 dice: "Dunque, se ubbidite davvero alla mia voce e osservate il mio patto, sarete fra tutti i popoli il mio tesoro particolare; poiché tutta la terra è mia;  e mi sarete un regno di sacerdoti, una nazione santa". Levitico 19:1: "Siate santi, perché io, il Signore vostro Dio, sono santo". Siamo chiamati a servire il Signore in modo santo, senza compromessi, per questo, per servirlo è necessaria la santificazione. 

Infatti vediamo in conseguenza alla gloria,(maestà e santità) di Dio come reagì Isaia vediamo:
II LA PURIFICAZIONE DI ISAIA.
A) Isaia conobbe e sperimentò la presenza di Dio.
v.4: "Le porte furono scosse fin dalle fondamenta dalla voce di loro che gridavano, e la casa fu piena di fumo". La presenza di Dio, in mezzo agli uomini a volte era accompagnata da scossoni; per esempio quando Dio scese sul Sinai il monte tremò (Esodo 19:18). Così anche il fumo che riempie la casa è la nuvola di Gloria di Dio, la manifestazione della presenza di Dio. Quella nuvola che guidò Israele nel deserto (Esodo 13:21;16:10); quella nuvola che riempì il tempio di Salomone all’inaugurazione (1 Re.8:10-11).

B) Chi conosce e sperimenta Dio ha una forte convinzione di giudizio.
v.5: "Guai a me sono perduto".
Isaia vede la sua situazione  molto disperata! Così disperata che non si impegna nemmeno a chiedere di essere purificato o liberato, ma riconosce di essere in una situazione tragica a causa del proprio peccato e perché ha visto il Re,il Signore degli eserciti. (V.5  Cfr. Giudici 6:22 ; Giudici 13:22). Isaia è convinto del suo peccato e del fatto che per Dio è una cosa seria.

(1) La convinzione di giudizio nasce perché ci confrontiamo con la maestà di Dio.
Confrontandoci con Dio ci sentiamo piccoli, peccatori! Molte persone fanno l’errore di paragonarsi ad altre persone che eticamente sono peggio di loro e quindi non si sentono peccatori! Davanti la gloria di Dio noi siamo un niente,vediamo ciò che siamo in realtà!

(2) La convinzione di giudizio nasce perché siamo sopraffatti dalla Sua santità.
Di fronte a questo Dio Santo siamo nettamente separati allora abbiamo questa convinzione di giudizio.

(3) La convinzione di giudizio nasce dal timore di Dio.
a) Il timore di Dio nasce dalla consapevolezza del nostro peccato e dalla consapevolezza di chi è Dio.

b) Il timore di Dio è il senso di creaturalità di fronte alla maestà di Dio e alla sua santità.
Perciò possiamo dire con Tozer: "Il timore di Dio è il terrore dell’anima colpevole davanti a un Dio Santo.” Se non c’è questo non so fino a che punto una conversione sia vera! 

Ma ancora vediamo che:
c) Il timore di Dio nasce perché siamo alla presenza di Dio e quando questa presenza è tangibile come lo è stato per Isaia.
Qui noi vediamo che Isaia vide la gloria di Dio, che non è stata semplicemente un’esperienza fatta in un luogo di culto, nel tempio, ma che Dio aprì la saracinesca del cielo e gli fece vedere la Sua gloria!

C) Chi conosce e sperimenta Dio ha una forte convinzione di peccato.
V.5: "Sono un uomo dalle labbra impure". 
Il primo passo necessario prima di ogni vera confessione del peccato è avere una comprensione della gloria di Dio, del Dio Onnipotente e santo che governa il cielo e la terra e sperimentare questo. Il potere trasformante di questa visione non era perché Isaia per la prima volta aveva compreso che Dio è santo o che ora finalmente ha capito che Dio è un Re onnipotente che governava il mondo. 
Queste erano le concezioni tradizionali di Dio conosciute dal popolo di Dio come leggiamo nel pentateuco. La cosa sconvolgente, che ha cambiato la vita  di Isaia e quindi la sua forte convinzione di peccato, è stato che in questa visione Isaia stesso ha sperimentato un incontro personale profondo e potente con Dio che gli ha permesso di avere un assaggio in prima persona del regno soprannaturale e quindi la consapevolezza di chi è veramente Dio. 
Isaia fu sopraffatto dall’esperienza travolgente e sconvolgente della maestà gloriosa di Dio che sperimentò in modo chiaro e reale!

Vedendo tutto questo, Isaia subito fu consapevole della propria indegnità! 
(1) Isaia aveva un peccato di lingua.
La maldicenza, bugie, critica, non lo sappiamo. Se mentre dalla bocca dei serafini uscivano parole di lode, Isaia sa che le sue labbra, essendo state create per lodare Dio, in realtà non lo stava facendo, non stava utilizzando le sue labbra in tale servizio! Come stiamo usando la nostra bocca? Noi siamo chiamati di essere veri adoratori di Dio e non maldicenti, criticoni, offensivi, scurrili e via dicendo.

(2) Forse le labbra impure designano l’impurità dell’intera persona di Isaia.
Ciò che esce dalla bocca viene dal cuore dice Gesù nel Vangelo. (Matteo 15:18-20). Così le labbra sembrano rappresentare le espressioni di un cuore peccatore che non è puro. Fino a quel momento Isaia non era consapevole del suo peccato, il suo incontro con Dio cambiò il suo modo di vedersi. Alla luce della grandezza di Dio vediamo quando siamo peccatori. Giobbe quando sperimentò Dio si pentì dei suoi peccati (Giobbe 42:5-6). Pietro  disse Luca 5:8: "Signore allontanati da me perché sono un peccatore". Davanti a Dio e solo davanti alla Sua luce riesci a vedere ciò che sei veramente. Se non hai una giusta consapevolezza di Dio non l’avrai nemmeno di te stesso!
Giovanni Calvino: " L’uomo non perviene mai alla conoscenza pura di se stesso fino a quando non abbia contemplato la faccia di Dio e da questa sia sceso a guardare se stesso”.

D) Chi conosce e sperimenta Dio confessa il proprio peccato ed è purificato. (vv.6-7).
La purificazione avviene con l’esperienza della maestosa superiorità e della purezza di Dio e grazie all’ammissione e confessione del nostro peccato. La purificazione segue la confessione e la confessione viene dalla convinzione di peccato di fronte al Dio Santo e giusto giudice. Prima siamo convinti di peccato, poi lo confessiamo e Dio ci purifica. (1 Giovanni 1:7-10).
Un serafino toglie con le molle dall’altare un carbone ardente gli toccò la bocca e gli disse che l’iniquità è tolta e il peccato è espiato.

(1) Il carbone ardente.
Per aiutare a capire concretamente che Dio stava rimuovendo la colpa di Isaia, Dio voleva che Isaia fosse visivamente consapevole di quello che stava accadendo e lo fece con un’azione simbolica. Un serafino prende un carbone dall’ altare e toccò le labbra impure di Isaia. 
C’è chi dice (Gray) che questo carbone ardente veniva dall'altare dei sacrifici bruciati. Mentre altri (Wildberger) pensano che è un carbone tratto dall'altare di incenso, perché era all'interno del tempio. Mentre altri ancora (Gary V. Smith) pensano che è più probabile vedere questi come il carbone da sotto il trono di Dio, i carboni stesso che Ezechiele vide nella sua seconda visione (Ezechiele 10:2). Comunque sia questi carboni non erano magici, piuttosto un simbolo, rappresentano figurativamente la realizzazione miracolosa della purificazione gratuita di Dio e del
Suo perdono. (Cfr. Malachia 3:2-3). 

Quindi un serafino toglie con le molle un carbone ardente:
(2) Dall’altare.
L’altare ricorda il luogo dove venivano offerti i sacrifici per l’espiazione dei peccati, i sacrifici venivano bruciati con il fuoco (Levitico 6:2). Solo Dio può purificarci dai nostri peccati! Questo è stato un atto di grazia di Dio, Isaia non ha fatto nulla per compiere la sua espiazione. Solo Dio è l'autore dell’espiazione e il serafino non è che il Suo messaggero!
Il carbone ardente è simbolo di tutto ciò che rappresenta l’altare, si riferisce alla purificazione e al fatto che la pena per il peccato è stata pagata da un sostituto offerto al posto del peccatore, la vittima sacrificale. Il sacrifico veniva posto sull’altare e tramite questo sacrificio sostitutivo, Dio veniva soddisfatto ed il peccato espiato. (Levitico 17:11). 
L’espiazione (Kipper) è una dottrina importante nella Bibbia e significa nascondere, coprire i nostri peccati e la colpa viene rimossa. Tramite l’espiazione Dio restituisce al peccatore la posizione di giusto e lo assicura del Suo perdono e Dio è soddisfatto. La rimozione della colpa indica che la punizione conseguente non sarà effettuata come giustamente credeva Isaia. 
L'espiazione significa che l'ira di Dio e il peccato sono rimossi e che la comunione con Dio è ora possibile per servirlo. Cristo è la nostra espiazione, è stato dato sull’altare della croce per l’espiazione dei nostri peccati. Gesù è il sacrificio propiziatorio! (Romani 3:23:26; 1 Giovanni 2:1-2). 
Isaia si vide senza speranza a causa del peccato, come del resto noi, ma vediamo che Dio mostra la Sua profonda e immensa grazia, e questo lo portò insieme alla maestà e alla santità di Dio, alla consacrazione. 
Isaia era ora pronto a servire il Signore. Per coloro che pensano che Isaia già serviva il Signore, questo atto di purificazione serve affinché Isaia possa servire Dio in una misura migliore di quanto avesse fatto fino a quel momento, o elevarlo alla dignità superiore in modo tale che avrebbe avuto un’influenza maggiore sul suo popolo. Sappiamo che se evangelizziamo, ma non viviamo ciò che predichiamo non ha molta influenza sui nostri ascoltatori!

III LA CONSACRAZIONE.
Isaia 6 è l'unico caso di una chiamata profetica dove non c'è chiamata diretta da parte di Dio. In questo senso sembra che in questa circostanza Isaia fu un soldato volontario e non di leva per una missione importante! Egli non prende  scuse come Mosè o Geremia (Esodo 3:11; 4:1,10; Geremia 1:6) , ma si da volontariamente per servire Dio. 
L’esperienza sconvolgente della gloria prepara Isaia per il suo difficile compito profetico di richiamare l’Israele peccaminoso di nuovo ad un giusto rapporto con Dio. Isaia avrebbe avuto da quel momento in poi un ministero di predicare la gloria di Dio, il potere sovrano di Dio e il suo giudizio ad un popolo ribelle, ma anche alle nazioni. 
L'intera scena si addice alla solennità del messaggio che darà Isaia, l'attenzione è diretta al Signore, come Colui che solo è sovrano, che può creare e distruggere, e nelle cui mani è la storia di tutti gli uomini e le nazioni. 

Quindi vediamo la consacrazione di Isaia e dalla sua consacrazione impariamo che:
A) La consacrazione nasce dalla comunione con Dio.
Isaia udì la voce di Dio e si consacrò nel servizio dopo che mise a posto la sua vita morale. v.8: "Poi udì la voce del Signore…".
Ci sono credenti che chiudono le orecchie alla voce di Dio, ma il vero discepolo apre l’orecchio a Dio e non è ribelle, non si tira indietro dice Isaia 50:4-5 . Dopo aver risolto il problema del peccato, ora Isaia può sentire la voce di Dio e consacrarsi a Dio, quel Dio che ha conosciuto e di cui è rimasto sconvolto. 
Il peccato ci indurisce ci rende sordi alla voce di Dio. Non sto parlando ovviamente di sentire in senso materiale la voce di Dio, ma nel senso che ci fa capire quale è la Sua volontà, la Sua passione. Tante volte Dio non ci parla, ma altre volte siamo noi che non lo sentiamo a causa del peccato e non lo serviamo perché siamo induriti dal peccato! 
Geremia si rivolge ai Giudei chiedendo che possano ascoltare e dice tra le altre cose che hanno orecchi, ma non odono. Sapete perché? Perché avevano peccato allontanandosi da Dio seguendo altri dèi! (Geremia 5:20-21). È impossibile essere consacrati al Signore se non siamo in comunione con Dio e per essere in comunione con Dio dobbiamo mettere a posto la nostra vita! È impossibile avere comunione con Dio se camminiamo nelle tenebre !
1 Giovanni 1:5-6 : "…Dio è luce è in Lui non ci sono tenebre. Se diciamo che abbiamo comunione con Lui e camminiamo nelle tenebre, noi mentiamo e non mettiamo in pratica la verità".

B) La consacrazione è donazione di se stessi.
Romani 12:1: "Vi esorto dunque, fratelli, per la misericordia di Dio, a presentare i vostri corpi in sacrificio vivente, santo, gradito a Dio; questo è il vostro culto spirituale". Donare se stessi completamente a Dio in un modo vivente. 
Dio vuole che noi andiamo da Lui con il chiaro intento che desideriamo e serviamo solo Lui! Se lo amiamo veramente ci doneremo a Lui completamente, tutti gli altri desideri saranno sottoposti a questo e a promuovere la gloria di Dio in ogni campo della nostra vita! 
Questa deve essere la motivazione a servire il Signore:l’amore per Lui per la Sua gloria! Non è solo quello che fa un uomo che determina se il suo lavoro è sacro o profano, ma perché lo fa. Il motivo è tutto! Potremmo avere motivazioni carnali! 
Da quel momento in poi Isaia si donò e servì il Signore, secondo alcuni fu condannato al martirio dal re Manasse. Giustino Martire (100-165d.C.) scrisse che Isaia fu tagliato a pezzi con una sega.

C) La consacrazione è identificazione.
Ci sono credenti che sono presi da tante preoccupazioni: lavoro, famiglia, sport,ecc, ma non per l’opera di Dio per gli interessi di Dio! 
Identificazione significa sentirsi tutt’uno con un’altra persona, implica che:
(1) Le sofferenze e le gioie dell’uno sono dell’altro.
(2) I progetti dell’uno sono dell’altro.
(3) C’è fedeltà.
(4) L’uno vive per l’altro.
(5) Si è preoccupati per l’onore dell’altro.
Dio fece una domanda v.8: "Chi manderò e chi andrà per noi?".
Dio non ordinò ad Isaia di andare a predicare al Suo popolo, ma Isaia che conobbe Dio, si coinvolse nei piani di Dio e disse: "Eccomi manda me."

D) La consacrazione è azione.
v.8: "Eccomi manda me".
Isaia ha conosciuto il Signore, è stato purificato e si mise a servirlo! Se abbiamo conosciuto veramente il Signore e se siamo stati purificati allora dovrebbe essere una cosa normale servirlo. La suocera di Pietro è stata guarita dalla febbre da Gesù e si mise a servirlo. (Matteo 8:14-15). 
Possiamo fare tante preghiere di consacrazione, possiamo sentire il peso delle anime perdute, il peso per Dio, il desiderio che il Suo nome sia conosciuto tra le genti, ma tutto ciò è nullo se non c’è la tua azione la dove Dio ti ha messo. 
Il credente è unito a Cristo, ora se siamo uniti a Cristo dovremmo essere uniti nell’azione con Lui che è quello di salvare le anime per la Sua gloria, perché Lui è impegnato in questa opera! Inoltre possiamo dire: "Si Signore manda me! Ti voglio servire!" Ma siamo davvero disposti a fare ciò che Lui ci chiama a fare? Siamo disposti a servire il Signore anche senza successo? 
La missione di Isaia era quello di predicare senza che il popolo doveva capire! (VV.9-13).
Una missione di giudizio senza che nessuno si doveva convertire. Invece di portare la convinzione, umiltà, e la confessione dei peccati, la predicazione di Isaia doveva avere l'effetto primario di indurimento  delle persone. Perché questo? Sembra che queste persone hanno più volte scelto di rifiutare di seguire Dio, dunque, Dio ha deciso che questo è il momento opportuno per punire queste persone indurite. 
Per la maggior parte di loro è passato il tempo del pentimento, il tempo del giudizio è vicino. Ora non è più il momento per loro di vedere, capire, e di essere guarito, tale possibilità è stata offerta, ma ora è passata. Ora accadrà il giudizio. Coloro che pensano di Dio come colui che offre solo la grazia e la misericordia può avere difficoltà ad accettare questa immagine di Dio. 
Il popolo aveva avuto molte opportunità di pentirsi in passato, quando il pentimento era  possibile, così Dio non è ingiusto nel punire loro a questo punto. Ma Dio aveva, da questo giudizio, comunque dei piani quello di tirare fuori una discendenza santa con il giudizio degli Assiri e dei Babilonesi.( vv. 11-13 cfr. 2 Re 17:24-25). Dopo, quando il bosco sarà stato abbattuto e anche i ceppi rimanenti saranno bruciati, uno di quei ceppi avrà ancora vita in esso, una discendenza santa verrà fuori! O si riferisce a una parte del popolo secondo la promessa fatta ad Abramo (Genesi 12:1-3), oppure a Gesù (Isaia 4:2; 11:1). 
Isaia accetta un compito difficile, non si tira indietro e noi grazie alla sua fedeltà,  abbiamo  oggi il suo libro importante oggi ventisette secoli dopo. 
La nostra chiamata è essere fedeli anche nelle difficoltà  (2 Corinzi 6:4-10). 
La nostra chiamata non è avere successo, ma essere fedeli a Dio! 1 Corinzi 4:1-2: "Così, ognuno ci consideri servitori di Cristo e amministratori dei misteri di Dio. Del resto, quel che si richiede agli amministratori è che ciascuno sia trovato fedele".

CONCLUSIONE.
Da questo esempio si potrebbe proporre il principio teologico che la chiarezza e la consapevolezza della gloria di Dio è direttamente legata alla chiarezza della chiamata e alla disponibilità a sottomettersi umilmente e servire Dio come Dio vuole. 
Se non è chiara e se non siamo consapevoli della gloria di Dio, sarà confusa o compromessa anche il nostro servizio! Questo racconto inizia con una visione di Dio (Isaia 6:1-4), in cui viene enfatizzato la sua maestà, la trascendenza e di santità. Poi segue il grido di disperazione di Isaia, dovuta alla consapevolezza dei propri peccati  davanti l’Iddio glorioso (Isaia 6:5). 
Ma, sorprendentemente, Dio nella Sua grazia non è disposto a consumare Isaia,  perché uno dei ministri fiammeggiante di Dio viene al profeta con un carbone ardente dall'altare e lo purifica dai peccati (Isaia 6:6-7). Solo allora la voce di Dio può essere sentita ed Isaia si coinvolge volontariamente per l’opera di Dio rendendosi disponibile per la missione di Dio (vv.8-10). L’esperienza reale e personale della gloria di Dio (maestà e santità) fu così forte per Isaia nel profondo del suo essere che si consacrò a Dio! 

Abbiamo noi mai avuto un incontro con Dio nel nostro cuore? Lo puoi vedere se stai servendo Dio e come lo stai servendo! Alcuni pur dicendosi credenti non sono consacrati a Dio, conoscono la verità, ma non hanno avuto una reale esperienza con Dio, i loro cuori sono vuoti. 
Tozer parlando della vera esperienza cristiana che deve includere un reale incontro con Dio dice: “Senza di esso, la religione non è che un’ombra, un riflesso della realtà, una brutta copia di un originale posseduto un tempo da qualcuno di cui abbiamo udito parlare”. 

Noi dobbiamo pregare che possiamo avere un’esperienza profonda con Dio, in modo tale da essere consapevoli della Sua gloria! Indubbiamente ci sarebbe più timore, più consacrazione, più santificazione! Inoltre guardando la Sua gloria possiamo essere rinnovati spiritualmente da Dio! 
Se sei scarico, spiritualmente fiacco guarda alla gloria di dio e sarai rinnovato, risvegliato, ristabilito! Ma dobbiamo stare attenti come oggi viene interpretato il concetto di avere un rapporto intimo e personale con Dio! Molti anni fa J. B. Phillips ha scritto un libro dal titolo: “Il tuo Dio è troppo piccolo.” Il titolo dice tutto. Phillips ha sostenuto che soprattutto gli evangelici con i loro accento corretto sulla realtà di un rapporto intimo e personale con Dio sono in pericolo di creare un Dio che esiste solo per servire loro. Nei cinquant'anni successivi dal momento che il libro uscì, la tendenza è andata, sempre più, in senso contrario da quello che Phillips diceva, compreso oggi. 
Abbiamo fatto di Dio il nostro buon amico nel cielo o di un nonnetto saggio, di una specie di Babbo Natale che fa sempre buoni doni, che ci deve sempre servire come noi desideriamo ad ogni nostra richiesta. Ma Dio non viveva per Isaia, ma Isaia cominciò a vivere per Dio! 

Noi oggi abbiamo bisogno di riscoprire e di fare una vera esperienza, un incontro personale e reale con l’Iddio glorioso che sconvolse Isaia senza confondere o illudersi che questa esperienza o rapporto personale significhi che Dio diventi il nostro maggiordomo! Dio è l’Iddio glorioso, maestoso, santo che non dipende da nessuno e che a nessuno deve dare conto!

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