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Bibbia

"La Bibbia, l'intera Bibbia e nient'altro che la Bibbia è la religione della chiesa di Cristo".
C. H. Spurgeon

Il grande mandato


Matteo 28:16-20: Il Grande mandato.
La sconfitta apparente sulla croce del Golgota a Gerusalemme, si trasforma in trionfo in Galilea……Gesù è risorto! Su questo trionfo si basa la missione dei primi discepoli e della chiesa, infatti, queste parole sono per tutti i discepoli di Gesù e i discepoli di tutti i tempi. Sono per coloro che hanno girato le spalle al peccato per seguire Cristo, riconosciuto come il proprio Signore e il proprio Salvatore. Anche voi, perciò se avete Cristo, siete discepoli di Cristo per lavorare con altri discepoli (cristiani) per condurre gli uomini alla fede e renderli discepoli confortati dal sostegno di Cristo il Signore! Questo è noto come grande mandato ed è ripetuto, altre quattro volte, oltre ai quattro vangeli (Marco 16:15-16; Luca 24:44-49; Giovanni 21:21-23), anche in Atti 1:8, questo denota una certa importanza, un compito da non trascurare. In questa predicazione vedremo il grande mandato descritto da Matteo.

Noi in questi versetti vediamo: 
I L’AUTORITÀ DÌ GESÙ. 
vv.16-18: "Quanto agli undici discepoli, essi andarono in Galilea sul monte che Gesù aveva loro designato. E, vedutolo, l'adorarono; alcuni però dubitarono. E Gesù, avvicinatosi, parlò loro, dicendo: 'Ogni potere mi è stato dato in cielo e sulla terra'". 
Il “monte” che Gesù aveva designato è sconosciuto, non abbiamo modo d’identificare quale sia, tuttavia, i monti sono importanti in Matteo in connessione con la rivelazione di Dio (la tentazione Matteo 4:8, il sermone sul Monte Matteo 5:1, la trasfigurazione Matteo 17:1). Il grande mandato, la missione mondiale, è data dove la missione di Gesù è iniziata, nella Galilea dei pagani su un monte Matteo 4:12-17; Matteo 28:10. Mentre alcuni degli undici discepoli (Giuda era morto Matteo 27:3-10) adorarono Gesù, altri dubitarono, quando lo videro in Galilea dove Gesù aveva detto loro di andare (Matteo 26:32; 28:10). 
L’adorazione è stata la risposta naturale della consapevolezza di chi fosse Gesù sia per la Sua identità, che ministero terreno, una consapevolezza accresciuta con la resurrezione (Atti 2:29-36; Romani 1:1-4).  
Il fatto che “l’ adorarono”(proskunéō) e che Lui non rifiutò l’adorazione indica che Gesù è Dio, infatti la stessa parola viene usata per l’adorazione a Dio (Matteo 4:10; Giovanni 4:20,24). 
L’adorazione va fatta solo a Dio (Esodo 20:2-5; Deuteronomio 5:6-7; Isaia 42:8). Gesù non è un’appendice dell’unico Dio e nemmeno un secondo Dio, Egli è la manifestazione dell’unico e vero Dio (Isaia 43:10; 44:8; Giovanni 1:1-3,14-18; Colossesi 1:15; 2:9).
“Altri dubitarono,” non significa che alcuni rifiutarono di credere definitivamente nella resurrezione di Gesù, ma che alcuni come Tommaso, ci misero più tempo a credere (Giovanni 20:24-28, Luca 24:10-11) oppure non erano certi che quello che videro fosse Gesù, infatti non era vicino, o forse pensavano che era una visione o un fantasma (Luca 24:36-38). 
Quindi era possibile che quest’incertezza nasceva dal fatto che il Gesù risorto, non venne riconosciuto subito (Luca 24:16; Giovanni 21:4-14). 
Inoltre alcuni studiosi dicono che questi che dubitarono, non erano necessariamente parte degli undici discepoli, forse con loro vi erano altri discepoli della cerchia più larga. Comunque sia, il verbo “dubitarono”(distázō) non indica un’incredulità definitiva, una mancanza di fede assoluta, ma esitazione, incertezza, indecisione o una mente divisa, come quando Pietro dubitò mentre camminava sull’acqua  e sprofondò (Matteo 14:31). 
In questa occasione, non è che Pietro mise in dubbio il potere di Gesù, ma ha esitato o era indeciso. 
Questa esitazione, sottolinea il fatto che la resurrezione di Gesù, non è stato un episodio che i discepoli si aspettavano, benché Gesù lo avesse detto loro diverse volte (Marco 8:31; 9:31-32;  10:33-34). 
Questi credenti esitanti, non sono da biasimare, i discepoli erano ancora in crescita nella fede e comprensione e non avevano ancora raggiunto la maturità. 
Ci sono alcuni credenti la cui fede è stagionata e matura, e ci sono quelli che ancora devono crescere, in ogni chiesa ci sono vari gradi di fede. Questi ancora, dovevano crescere. Tutto era successo troppo in fretta per essere in grado di assimilarlo, di farlo proprio per alcuni discepoli, questi si sono trovati in una situazione straordinaria e discordante con ciò che avevano visto: la crocifissione, la morte e la sepoltura in un sepolcro. Vedere Gesù vivo avrebbero avuto qualche difficoltà a crederlo.
Quindi non è certo sorprendente, la loro incertezza, nessuno ha una fede perfetta! Ora nessun cristiano è cresciuto nella fede senza qualche dubbio, i dubbi sono una parte normale e sono necessari per la crescita spirituale perché non solo rendono più umili, ma sono opportunità per una maggiore riflessione, per approfondire e radicarsi di più nella verità di Dio. 
Pertanto quando avete dei dubbi, non scoraggiatevi!! Ma pregate! (Marco 9:24), e rafforzatevi con la Parola di Cristo (Romani 10:17). Questo passo si riferisce a una comune esperienza psicologica(la lotta tra fede ed esitazione) che dà speranza a noi. Se Gesù ha affidato il grande mandato di fare discepoli a queste persone, che sono ben lontani da essere perfetti, noi,che non siamo tanto diversi, possiamo essere incoraggiati, consapevoli della grazia di Dio nell’usarci per il progresso del Suo regno. Dio non chiama e non usa persone perfette, ma persone normali con i propri limiti. 
La vitalità non sta nei guanti, ma nelle mani che indossano i guanti! Gesù si avvicinò ai discepoli per rassicurarli come aveva fatto in un'altra occasione, nella trasfigurazione con i tre discepoli che si portò con sé in Matteo 17:7.
Gesù fa loro una grande dichiarazione: “Ogni potere mi è stato dato in cielo e sulla terra”. 
Per capire questo testo è importante sapere che la parola tradotta con “potere” (exousía) fra i greci indicava il potere che aveva il re, il padre, un possessore oppure un funzionario o un ambasciatore. “Potere” significa avere potere su persone e cose, dominare, regnare, avere autorità. Questa parola significa avere la possibilità incondizionata e la libertà di azione, poi il potere di disporre, il diritto di fare qualcosa, in questo contesto indica il potere assoluto. 
Dunque prima di ordinare il grande mandato, Gesù ha posto le basi per la buona riuscita del loro futuro ministero: “Ogni potere mi è stato dato in cielo e sulla terra”. Senza l'autorità del Messia, la missione dei discepoli e la nostra missione, oggi, sarebbe destinato al fallimento.

In questa dichiarazione vediamo tre aspetti importanti:
A) La Persona che ha Autorità.
In queste parole vi è un’allusione a Daniele 7:13-14 che parla appunto profeticamente di Gesù: "Io guardavo, nelle visioni notturne, ed ecco venire sulle nuvole del cielo uno simile a un figlio d'uomo; egli giunse fino al vegliardo e fu fatto avvicinare a lui; gli furono dati dominio, gloria e regno, perché le genti di ogni popolo, nazione e lingua lo servissero. Il suo dominio è un dominio eterno che non passerà, e il suo regno è un regno che non sarà distrutto". 
“È stato dato" (dídōmi) mostra questa autorità / potere proviene da Dio stesso, ed è stato chiamato, da alcuni studiosi come l'intronizzazione del Messia come Sovrano e Giudice. Gesù aveva autorità, lo ha mostrato in diverse occasioni.

La Sua autorità è un aspetto della Sua regalità.  
(1) In primo luogo Gesù aveva Autorità sui demoni.
Gesù è venuto per distruggere il potere del diavolo (1 Giovanni 3:8). Gesù liberò diverse persone indemoniate e le persone erano prese da stupore (Luca 4:36; Matteo 17:18).

(2) In secondo luogo Gesù aveva autorità nel perdonare i peccati e quindi sulle malattie.
Anche in questo caso Gesù suscitava stupore e glorificazione a Dio (Matteo 9:6-8; 10:1; Marco 2:1-12).

(3) In terzo luogo Gesù aveva autorità nel Suo insegnamento.
Anche in questo caso Gesù suscitava stupore (Matteo 7:28-29; Marco 1:22,27).

(4) In quarto luogo ha autorità sulla Sua vita, morte e resurrezione (Giovanni 10:17-18). 
Gesù ha, anche risuscitato dei morti (Marco 5:21-43; Luca 5:11-17; Giovanni 11).

(5) In quinto luogo ha l’autorità sugli agenti atmosferici (Luca 8:24-25).

(6) In sesto luogo ha l’autorità di giudicare (Giovanni 5:22-27).

(7) In settimo luogo Gesù ha autorità di dare la vita eterna (Giovanni 12:30-32; 17:2; Atti 5:30-31).
Possiamo dire che come autorità Gesù operava come il Padre (Giovanni 5:17-19).

Ma vediamo:
B) Il Posto dove esercita l’Autorità.
v.18: "…. in cielo e sulla terra".
 “Cielo e terra” indica autorità globale, universale, su tutto l’universo. 
Durante il suo ministero terreno, Gesù aveva autorità, ma il suo esercizio è stato limitato in una zona perché aveva i limiti di un corpo umano. Nella sua condizione di Risorto esercita il suo dominio assoluto su tutto: cielo e terra. 
Alcuni uomini, seppur potenti, furono sovrani, in alcune parti della terra, ma non su tutta la terra e soprattutto non in cielo, riguardo cioè agli esseri spirituali, in particolar modo in riferimento ai demoni (Efesini 1:20-23; 6:12).
Gesù è di rango regale (Matteo 1:1-17; 2:1-12; 21:1-11), è il Re dei re, il Signore dei signori Apocalisse 19:16. Il senso è che l’autorità di Gesù è superiore a tutte le altre autorità spirituali, tranne che al Padre da cui ha ricevuto questa autorità (Giovanni 3:35; 1 Corinzi 15:27-28; Filippesi 2:9-10; Colossesi 1:15-20; 1 Pietro 3:22). 
La sua risurrezione dimostra la sua autorità su ogni potere che può essere immaginato. Di conseguenza, non dobbiamo aver paura di Satana o di chiunque altro, mentre noi siamo impegnati nel servizio Gesù. 
L’autorità di Gesù è anche sulla terra sia sui credenti che anche sui non credenti. Solo, perché tutto il potere in cielo e sulla terra appartiene a Cristo, abbiamo il coraggio di andare fra le genti a predicare il Vangelo consapevoli che il successo non è nelle mani degli uomini o dei demoni. 
Solo perché il potere di Gesù è universale, noi abbiamo la certezza che la salvezza degli uomini è un’opera interamente Sua, i discepoli sono solo strumenti nelle sue mani Giovanni 6:44; Atti 2:14-41; 16:14; Romani 8:28-30). Questo diede coraggio ai discepoli che affrontarono anche le persecuzioni. Noi possiamo confidare che momento dopo momento, giorno dopo giorno, dovunque ci troviamo nell’evangelizzazione, Gesù ha autorità su tutto e tutti!

Vediamo ancora:
C) La Priorità nell’Autorità.
Riconoscere Gesù come Signore non è difficile per i cristiani di oggi, il problema è riconoscerlo come Signore con l’obbedienza. 
Una cosa è chiamarlo Signore in preghiera o anche cantarlo, l’altra cosa è dimostrarlo con l’obbedienza! 
Quando la fede diventa obbedienza, allora è davvero vera fede (Giacomo 2:14-26). La fede è legata con l’obbedienza. A. W. Tozer: "La Bibbia non riconosce che la fede non porta all’ obbedienza, né riconosce alcuna obbedienza che non nasce dalla fede. Fede e obbedienza sono due facce della stessa medaglia". 
 La Signoria di Cristo non è facoltativa e nemmeno negoziabile. Hugh C. Burt: “ Gesù non può essere il nostro Salvatore, se non è prima, nostro Signore”. (Atti 16:31; Romani 10:9-10). Non è possibile avere i doni di Cristo senza la Signoria di Cristo! Non possiamo ricevere da Gesù ciò che ci fa comodo.  Il dottor Martyn Loyd Jones diceva: “Non è possibile ricevere Cristo a pezzi e bocconi.” 
Non possiamo ricevere Gesù solo come Salvatore senza riceverlo anche come Signore!
John Bunyan: “Cristo, Salvatore non è diviso. Chi non lo accoglie tutto, non avrà alcuno dei Suoi benefici relativi alla salvezza”. 
Gesù non sarà il Salvatore di una persona che si rifiuta di piegarsi a Lui come Signore! Come Cristo è la radice da cui un vero credente nasce e cresce, così Gesù è la norma con cui il vero credente cammina. 
Se Gesù è l’autorità, quindi il Signore, implica che noi dobbiamo dare la priorità ai Suoi ordini, quindi alla Sua chiamata in questo caso del grande mandato. Gesù è il Signore! Questo significa che dobbiamo ubbidirgli Luca 6:46: "Perché mi chiamate: 'Signore, Signore!' e non fate quello che dico?".   
Invece molti che si dicono cristiani danno la priorità ad altro, poi se c’è il tempo, quello che rimane lo donano a Gesù! Dio vuole che lo amiamo con tutto noi stessi! Matteo 22:37. Dio vuole che lo mettiamo sopra ogni cosa! Come Creatore e Signore ne ha il diritto!

Ma ora consideriamo:
II L’ASSEGNAZIONE DÌ GESÙ. 
vv.19-20: "Andate dunque e fate miei discepoli tutti i popoli battezzandoli nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo,  insegnando loro a osservare tutte quante le cose che vi ho comandate. Ed ecco, io sono con voi tutti i giorni, sino alla fine dell'età presente". 

Primariamente vediamo che:
A) L’assegnazione è Planetaria.
v.19: "Andate dunque e fate miei discepoli tutti i popoli". 
Come è descritto in Daniele 7:14, il regno richiede gente di ogni popolo, lingua e nazione, dunque l’assegnazione è planetaria, universale, questo indica l’alba di una nuova era, l’era del Nuovo Patto. Gesù ora assegna l’ordine e rende possibile per la Sua resurrezione, la missione universale ai discepoli di fare altri discepoli in tutti i popoli e non più come troviamo al capitolo 10 che era una missione tra gli ebrei Matteo 10:1-6. 
Il “dunque” indica due aspetti: 1) Gesù è l’autorità a cui dobbiamo ubbidire. 2) Sulla base della Sua autorità universale, i discepoli possono essere incoraggiati e avere fiducia che il loro Signore ha il controllo sovrano universale!
“Popoli”( éthnos) non si riferisce che tutte le persone dei popoli saranno discepoli, infatti la realtà non è così, ma “popoli” è la parola per indicare i Gentili, coloro che non sono Giudei (Matteo 4:15; 6:32, 10:5,18; 12:18,21; 20:19,25; Romani 15:10-11) come viene indicato dalle profezie messianiche di (Isaia 11:9-10; 42:6; 49:6). 
Questo non significa che i Giudei sono esclusi, piuttosto indica di allargare la loro missione (Luca 24:47; Atti 3:12-26; 13:39-48; 20:21; 28:17-31; Romani 1:14-17; Efesini 2:11-16). 
A riguardo R.T. France afferma: “…Mandare i discepoli dai Gentili, significa estendere il raggio di azione della loro missione, e non necessita implicitamente la cessazione della missione a pro d’Israele già comandata e che ora poteva essere ritenuta come data per certa”.  
Tutti i discepoli, anche noi oggi (tutti i credenti sono discepoli di Gesù e non solo i dodici (Luca 6:13; Atti 6:1,7; 14:21) sono chiamati ad andare per fare discepoli.  “Andate” è l'atto operativo, i discepoli non potevano più rimanere a Gerusalemme, ma sono stati chiamati a fare discepoli in tutte le nazioni senza distinzione.

Secondariamente vediamo che:
B) L’Assegnazione è precisa.
vv.19-20: "fate miei discepoli tutti i popoli battezzandoli nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo, insegnando loro a osservare tutte quante le cose che vi ho comandate". 
L’enfasi è messa sull’imperativo: “fate miei discepoli”. È importante notare che il comando non è quello solo di evangelizzare e fare credenti, ma eseguire il compito più ampio e più profondo quello del discepolato e quindi fare discepoli. 
Una chiesa che trascura il discepolato non avrà quella testimonianza forte e viva del vero cristianesimo, sarà solo una brutta copia fuorviante e non da gloria a Dio (Romani 2:24; 1 Timoteo 6:1; Tito 2:5,9-10; 1 Pietro 2:12). 
“Fate miei discepoli” (mathēteúō), non significa solo imparare, ma affezionarsi al proprio maestro e diventare Suo seguace nella dottrina e nella condotta di vita (Matteo 11:28-30; 13:52). 
Un discepolo è una persona che impara a vivere secondo l’insegnamento e la vita del Suo maestro, quindi è più di conoscere l’insegnamento, è assomigliare al Maestro Matteo 10:24-25;Giovanni 13:13-17; Romani 8:28-29; 2 Corinzi 3:18; Efesini 4:11-16;1 Giovanni 2:6.
Lo scopo del discepolo di Gesù è di assomigliare sempre di più a Gesù. Juan Carlos Ortiz:“La realizzazione di un discepolo: la creazione di un duplicato”, in questo caso un duplicato di Gesù. 
“Discepolo” significa mettere Gesù sopra ogni cosa, anche della propria vita, perciò comporta rinunciare a sé stessi, essere disposti al sacrificio per Gesù  (Luca 14:26-27,33). Giovanni Calvino: “ Nessun uomo è qualificato per essere un discepolo di Cristo, fino a che non si è spogliato di sé”. 
Quindi il discepolo è colui che fa altri discepoli e, questo implica più dell’evangelizzazione (che non va oltre la comunicazione dell’opera Cristo), piuttosto, significa essere uno strumento nelle mani dello Spirito Santo e insegnare la Parola di Dio aiutando il credente nel processo di trasformazione in immagine di Gesù nel discepolato permanente (2 Corinzi 3:18, 1 Tessalonicesi 2:13). 
 È importante notare che Gesù ci dice di fare discepoli a Lui, quindi che le persone seguano Lui e non colui che discepola! Diversi, purtroppo usano il nome di Gesù, per attirare a se stessi le persone per i propri interessi! In questa assegnazione precisa o compito preciso, noi vediamo in cosa consiste fare discepoli o il modo di fare discepoli e cioè battezzandoli e insegnando loro.

Questi due aspetti sono essenziali.
In primo luogo nel discepolato vediamo:
(1) Il Battesimo.
Il battesimo non va visto come un qualcosa di rituale e nemmeno come qualcosa di superficiale, è qualcosa di significativo nella vita del credente, qualcosa che ricorderà per tutta la vita. 
Il battesimo come l’ubbidienza caratterizza il discepolo, è una caratteristica del discepolo. Quindi uno che dice di essere un discepolo di Gesù si battezzerà.  I primi credenti erano e si facevano battezzare. 
Coloro a cui Pietro predicò si fecero battezzare, Atti 2:41: "Quelli che accettarono la sua parola furono battezzati; e in quel giorno furono aggiunte a loro circa tremila persone". Ci sono molti altri passi che parlano che coloro che ascoltavano il lieto messaggio della salvezza in Gesù, credevano e venivano battezzati, il battesimo era una cosa normale (Atti 8:12,35-39; 9:18; 10:47; 16:14-15, 33-34; 18:8; 19:4-5).

a) Il Significato del Battesimo.
Il battesimo non è un passo verso la salvezza.
Se lo fosse stato per la salvezza Paolo lo avrebbe detto (1 Corinzi 1:14-18). 
Il battesimo senza fede e ravvedimento non serve a niente! (Atti 20:17-21; 8:35–38; 10:47; 16:31–33).
 Il battesimo in acqua non ci salva e non ci perdona i peccati, Gesù ci salva per la Sua grazia (Matteo 26:28; Atti 20:28; Efesini 1:7; Ebrei 9:12,22. 
Dio ha deciso di salvare gli uomini tramite la predicazione di Cristo e sono salvati coloro che si ravvedono davanti a Dio e credono nel Signore Gesù. Questo era lo scopo della predicazione apostolica. 
Con il battesimo si testimonia che questa salvezza si è realizzata nella propria vita. a persona battezzata comunica che è entrato a far parte di una relazione personale con Gesù, che Gesù è il proprio Salvatore e Signore.    

Il battesimo simboleggia l'identificazione dei credenti con Cristo e il corpo di Cristo la Sua chiesa.
Indica un nuovo stile di vita e di fede, un’espressione esteriore di una trasformazione che si è verificata interiormente. 
Il battesimo in acqua è l’espressione, il simbolo visibile del battesimo spirituale, dello Spirito Santo tramite il quale il credente viene unito al corpo di Cristo (1 Corinzi 12:12-13) e a Cristo nella Sua morte, seppellimento e resurrezione.
Romani 6:3-5: "O ignorate forse che tutti noi, che siamo stati battezzati in Cristo Gesù, siamo stati battezzati nella sua morte? Siamo dunque stati sepolti con lui mediante il battesimo nella sua morte, affinché, come Cristo è stato risuscitato dai morti mediante la gloria del Padre, così anche noi camminassimo in novità di vita. Perché se siamo stati totalmente uniti a lui in una morte simile alla sua, lo saremo anche in una risurrezione simile alla sua". 
L’essere battezzati in Cristo significa essere uniti a Cristo, quindi nella Sua morte,  nella Sua sepoltura e nella Sua resurrezione. Grazie a questa unione, non solo il credente è salvato dai peccati, cioè perdonato da Dio, ma anche libero dal dominio del peccato per condurre una nuova vita. 
Quindi il battesimo in acqua simboleggia il morire ed essere sepolti al peccato con Cristo quando vai sotto acqua; e il riemergere indica un risorgere con Cristo il camminare in novità di vita, cioè non come prima della conversione che vivevamo dominati dal peccato, ma un nuovo stile di vita secondo il modello del nostro Maestro che è Gesù nella giustizia e santificazione grazie alla potenza di Gesù a cui siamo uniti!
La parola “uniti” (súmphutos) è interessante indica un crescere insieme, come l’immagine di una sola pianta che cresce e nella quale la vita del tronco comunica forza  vitale e fruttifica i tralci, ma è una sola pianta.
I discepoli di Gesù, quindi i veri cristiani, sono una sola cosa con Gesù! Grazie a questa unione la vita e la potenza di Gesù scorre in loro! Gesù stesso ha detto che Lui è la vera vite e i credenti sono i Suoi tralci e senza di Lui non possono portare frutto (Giovanni 15:1-7). Il cristiano è stato innestato a Cristo e la Sua linfa vitale scorre in loro affinché possano portare frutto perché Lui stesso sarà in loro! 
Quindi il simbolismo del battesimo ci fa capire che il battesimo fa fatto per immersione, ma anche la parola greca per battesimo (baptízō) indica immersione, infatti, la parola ha il senso di immergere, sommergere, affondare come una nave che faceva naufragio sommersa completamente dall’acqua o di una stoffa immersa nella tinta nel colore.        

Il battesimo è prendere un impegno davanti a Dio di consacrazione.
Il battesimo è un primo passo di obbedienza a Cristo che deriva dalla decisione di una fede personale in Cristo.
L’apostolo Pietro parlando del battesimo dice che è la richiesta di una buona coscienza, 1 Pietro 3:21-22:21: "Quest'acqua era figura del battesimo (che non è eliminazione di sporcizia dal corpo, ma l'impegno di una buona coscienza verso Dio). Esso ora salva anche voi, mediante la risurrezione di Gesù Cristo, che, asceso al cielo, sta alla destra di Dio, dove angeli, principati e potenze gli sono sottoposti".  
La parola “richiesta” (eperó̄tēma) nel greco indicava domanda, una richiesta, la promessa, la dichiarazione di impegno, di una decisione o risoluzione. 
Questa parola era usata nella stipulazione di un contratto in forma ufficiale, formale e si rispondeva con un impegno, con una promessa alle condizioni o alle richieste dell’accordo. La stessa cosa avveniva nella chiesa dei primi secoli, ci sono testimonianze sulla chiesa primitiva intorno al terzo secolo, che nel battesimo includeva una professione di fede come risposta a una specifica domanda: del tipo perché vuoi essere battezzato? Ma la domanda è: che tipo di impegno prende il credente con il battesimo? L’impegno di una buona coscienza, “buona coscienza” è l’atteggiamento a vivere in modo gradito a Dio  (1 Pietro 2:16; 3:16).
 “La richiesta di una buona coscienza” intende dire che colui che si sta battezzando prende un impegno, fa una promessa a Dio di camminare fedelmente in sottomissione , in modo gradito a Dio per tutta la vita, questo è confermato dal contesto di 1 Pietro 4:1-3.
Il credente con il battesimo acconsente di essere fedele a Dio per tutta la vita! Dunque il battesimo in acqua è un segno di ubbidienza sia per chi battezza e sia per chi si fa battezzare, simboleggia l’unione con Cristo e con il Suo corpo, popolo di Dio, un impegno a vivere secondo la volontà di Dio. Si tratta di vedere di nuovo se stessi come cittadini del regno di Dio, come figli di Dio, come fratelli e sorelle del Messia, e come fratelli e sorelle con il resto della famiglia dei credenti.

b) La Specificità del Battesimo.
Nel nome del Dio Trino.
La specificità del battesimo cristiano è che deve essere fatto come dice il v.19: "nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo". 
Questa formula afferma implicitamente la divinità, la distinzione, l'uguaglianza e l'unità del Padre, del Figlio e dello Spirito. Notate dice “nel nome”, al singolare e non nei nomi, perché Dio è uno in tre persone distinte! 
L'uso del nome singolare implica chiaramente che questo elenco di tre persone dovrebbe essere pensato come unico nome al singolare, non può essere diversamente perché esiste un unico Dio, (Deuteronomio 6:4-5; Isaia 44:6). 
Benché il nome Trinità non appare nella Bibbia, descrive, però molto bene l’esistenza di un Dio unico che esiste in tre persone distinte: Padre, Figlio e Spirito Santo, (Romani 8:11; 1 Corinzi 12:4-6; 2 Corinzi 13:14; Galati 4:6; Efesini  4:4-6; 2 Tessalonicesi 2:13). 
 Il Padre ricorda la grazia nel mandare il Figlio, quindi il decreto nel salvare, il Figlio Colui che ha realizzato il piano di salvezza, lo Spirito Santo è Colui con il quale il credente è sigillato e quindi che garantisce questa salvezza decretata e realizzata.
“Nel nome” letteralmente è dentro il nome. “Nel nome” indica l’entrata di un nuovo rapporto con l’Iddio.

Nel nome indica l’entrata di un nuovo rapporto con l’Iddio trino.
È un rapporto di identificazione e appartenenza (1 Corinzi 10:2). Nel senso che chi si battezza appartiene a Dio, è stato adottato da Dio per essere suo figlio, membro del corpo di Cristo, la chiesa, il Suo popolo. Perciò colui che si battezza viene identificato e si identifica come adottato da Dio per appartenergli. ……Che grande privilegio far parte della famiglia, della chiesa e del popolo di Dio. Questo tutto per grazia e non per opere! (Efesini 2:8-10; Galati 2:16).

Nel nome indica sottomissione e fedeltà alla Signoria di Dio. 
Colui che si battezza, si sottomette alla persona di Dio per essergli fedele. Già l’atto del battesimo è un atto di sottomissione e fedeltà, in questo modo chi si battezza riconosce in Dio l’autorità, perché Dio ci comanda di battezzarsi. 
Dall’altra parte chi battezza lo fa sotto l’autorità di Dio, nel nome di Dio. In base al fatto che la persona crede viene battezzato sotto l’autorità di Dio e non per la nostra autorità!

(2) L’Insegnamento.
v.20: "insegnando loro a osservare tutte quante le cose che vi ho comandate".
I discepoli assumono il ruolo di insegnanti, questo è avvenuto come vediamo dall’esempio di Atti 2:42: "Ed erano perseveranti nell'ascoltare l'insegnamento degli apostoli e nella comunione fraterna, nel rompere il pane e nelle preghiere". 
Se il battezzare descrive l’attività con cui un nuovo discepolo si identifica con Gesù e la sua comunità, insegnare (didáskō) introduce le attività con le quali il nuovo discepolo cresce nel discepolato. 
I nuovi convertiti sono chiamati a vivere la loro nuova vita sotto l'autorità dell’insegnamento. 
Prima della loro conversione, i credenti erano schiavi della loro natura peccaminosa, ora sono liberi dal dominio del peccato per legarsi volentieri e vivere sotto l’autorità di Gesù che li ha salvati morendo in croce per loro. 
Ma “Fate miei discepoli” non è un’opera completa se non conduce ad osservare (tēréō- obbedire, Matteo 19:17; Giovanni 14:15) ciò che Gesù ha comandato.

In primo luogo vediamo: 
a) La Persistenza dell’Insegnamento di Gesù.
Matteo 24:35: "Il cielo e la terra passeranno, ma le mie parole non passeranno". L’insegnamento di Gesù è stabile, vero e utile per tutte l’età. Gesù non prevede un momento in cui una qualsiasi parte del suo insegnamento sarà giudicato come inutile, obsoleto, superato o non veritiero.

Ne consegue quindi:
b) Il Passaggio dell’Insegnamento di Gesù.
Il riferimento è al passaggio dell’insegnamento di Gesù di generazione in generazione, tramandato da discepoli a discepoli. Questo principio è confermato in 2 Timoteo 2:1-2: "Tu dunque, figlio mio, fortìficati nella grazia che è in Cristo Gesù, e le cose che hai udite da me in presenza di molti testimoni, affidale a uomini fedeli, che siano capaci di insegnarle anche ad altri". 
Gesù vuole che i discepoli più maturi insegnino ai nuovi "a osservare tutto ciò che Lui ha comandato”. 
Ma oggi è così? Oggi sembra essere l'opposto! Nella nostra epoca estremamente superficiale e secolare, invece d’insegnare a osservare tutto ciò che Cristo ha ordinato, molti stanno cercando di eliminare dal suo insegnamento il più possibile, concentrandosi su cose che sono di facile comprensione e popolari, che fanno piacere e che sono comode per l’ IO delle persone pur di riempire le chiese! 
Allora si predica l'amore senza giustizia, la salvezza senza l'obbedienza, e il trionfo senza sofferenza. Così le chiese sono pieni di membri, ma senza veri discepoli! Gesù non sta parlando di fare membri o di credenti, ma di discepoli!

c) Il Proposito dell’Insegnamento di Gesù. 
Il proposito, lo scopo dell’insegnamento è metterlo in pratica. Quindi coloro che fanno discepolato, coloro che insegnano, i più maturi che aiutano i nuovi discepoli, devono ascoltare l’insegnamento, ma sono anche chiamati a metterli in pratica.  Vi è un’enfasi fortemente etica. 
L'enfasi non è semplicemente di acquisire conoscenze, la caratteristica distintiva è sempre che i discepoli devono obbedire o conformare la loro vita all'insegnamento e dare la nostra volontà alla volontà di Gesù! 
L'obbedienza è il segno distintivo dei discepoli di Gesù (Matteo 12:49-50). Gesù ci ha incaricato di insegnare non solo i contenuti, ma di formare persone obbedienti a quei contenuti! (Giosuè 1:8). Chi dice di essere credente, ma non mette in pratica la Parola di Dio non è un vero discepolo di Gesù, s’illude di esserlo, si sta ingannando! (Giacomo 1:22).
Questo sarà fatto per amore di Gesù e non per i propri interessi, convenienza e comodità! (Giovanni 14:15,21).

d) La Possibilità dell’insegnamento di Gesù.
Un vero discepolo di Gesù persevera (ménō) dimora, vive nella Sua Parola, si muove nella sfera della Parola di Gesù e da essa non si allontana (Giovanni 8:31). 
Alcuni rabbini negavano alle giovani ragazze l’istruzione anche le basi della legge di Dio. Ma Gesù rompe ancora una volta tutte le barriere, tutti i suoi discepoli donne e uomini, Gentili ed Ebrei, poveri e ricchi possono essere Suoi discepoli (Galati 3:27-28) e a loro volta discepolare altri anche per le donne (Atti 18:24-26; Tito 2:3-5). 
Oggi molti erroneamente usano la parola “discepolo” per riferirsi a una persona che è più impegnata di altri cristiani nel servizio cristiano o per coloro che sono coinvolti in speciali “programmi di discepolato”. 
Ma si può vedere dal grande mandato,dall’assegnazione di Gesù, che tutti i cristiani sono  discepoli.
Solo che alcuni sono obbedienti discepoli, mentre altri non lo sono,il dubbio allora è sono veri cristiani. Tutti i credenti sia maschio che femmina, ricco e povero se sono cristiani sono discepoli di Gesù!

III L’ASSICURAZIONE DÌ GESÙ. 
v.20: “ Ed ecco, io sono con voi tutti i giorni, sino alla fine dell'età presente”. 
In questo vediamo che:
A) La Presenza di Gesù è incoraggiante.
Noi dobbiamo ricordare che quando Gesù disse queste parole, i discepoli erano pochi, oltre gli undici,erano poche centinaia (1 Corinzi 15:6) e dovevano affrontare numerose persecuzioni. 
Che balsamo queste parole! Quei discepoli sconvolsero quella zona della terra! Miracolosamente i discepoli si sono moltiplicati e oggi il cristianesimo è diffuso in tutto il mondo nonostante le persecuzioni dai tempi degli apostoli fino a oggi…. umanamente parlando sarebbe stato impensabile! Gesù è l’Emmanuele, cioè Dio con noi! (Matteo 1:23).
Questo indica la gloria e la divinità di Gesù, quindi la Sua Onnipresenza, perché è con tutti i discepoli in ogni parte del mondo! 
Ma questo non significa che sia una presenza passiva, la Sua è una presenza attiva, quindi di aiuto, di assistenza, di protezione, di conforto. Gesù è con noi nella missione che ci ha affidato! Davanti un impegno così grande, il fare discepoli, possiamo esserne schiacciati e sentirci incapaci, Gesù, però, sarà sempre con noi! Sarà con noi e ci aiuterà nei problemi, nelle prove, nelle sfide, nelle scelte importanti. Ci darà saggezza quando non sappiamo che dire o che fare, forza e potenza quando saremo fiacchi, coraggio quando avremo paura, determinazione quando saremo indecisi, conforto quando saremo sconfortati.
Qualunque possa essere la difficoltà, noi dobbiamo ricordare che Gesù è più grande e più forte della difficoltà ed è proprio affianco a noi e dentro di noi!!!! Un postino una volta disse: "Ho il massimo senso di sicurezza nel consegnare la posta. Tutte le risorse del governo sono impegnate a sostenermi nello svolgimento del mio lavoro. Se ho solo una piccola busta di posta nella mia borsa, nessun uomo osa molestarmi. Tutti i poteri di polizia degli Stati Uniti sarebbe subito in azione, se fosse necessario, per garantire la consegna sicura di quella busta”. 
Se un postino può avere tale sicurezza, a maggior ragione noi la dobbiamo avere, riguardo il consegnare la Parola di Dio per coloro che Dio vuole. Possiamo essere sicuri che Dio sarà con noi, perché prima di essere fedeli a noi, Dio è fedele a se stesso e alla Sua parola e vigilerà per mandarla ad effetto secondo i Suoi piani!! (Isaia 55:8-11; Geremia 1:12).

B) La Presenza di Gesù è Indispensabile.
v.20: "Io sono con voi". 
Io è messo in enfasi,quindi non sarà un angelo, non sarà qualcun altro, ma Gesù Colui che ha l’Autorità a sostenerci!
Oltre che a essere incoraggiante, la presenza di Gesù è necessaria, indispensabile per la missione. Non possiamo farne a meno. 
La promessa della presenza di Dio accompagnava la missione dei Suoi servi (Esodo 3:12; Giosuè 1:5; Isaia 41:10; 43:5; Geremia 1:4-10,19). Ci è stato dato un compito molto grande, ma non abbiamo bisogno di cercare nella nostra forza per servirlo, in Gesù è la forza!
Senza Gesù non possiamo portare frutto (Giovanni 15:5). 
Noi abbiamo la potenza del Signore che opera dentro di noi così come la sua promessa di essere con noi! Con Gesù possiamo fare ogni cosa! (Filippesi 4:13; 2 Corinzi 3:5).

C) La Presenza di Gesù è Incessante.
v.20: “tutti i giorni sino alla fine dell'età presente”. 
Questo ricorda le parole di Giovanni 14:16-17 dove Gesù dice che non ci avrebbe lasciato orfani. Gesù sarà ogni giorno con i Suoi discepoli!!! 
Anche le persone più care a noi vengono a mancare e anche se sono ancora vive, benché possano amarci, quando ci spostiamo in un altro posto a volte non saranno sempre con noi e poi non hanno l’autorità che ha Gesù!

Questo indica due aspetti: 
(1) La presenza di Cristo è con il credente in ogni momento nel corso della Sua storia umana, tutti i giorni.
(2) La presenza di Cristo con il credente sarà fino alla fine del mondo.
“Età presente” indica la conclusione di ogni era, la fine della storia (Matteo 13:39-40, 49; 24:3). Fino a quel momento Gesù sarà con il Suo popolo!  

CONCLUSIONE.
Questo passaggio costituisce il culmine del Vangelo di Matteo e lega insieme i suoi temi più centrali, in particolare l'identità di Gesù e la sua assegnazione o missione per i suoi discepoli. 
In primo luogo riguardo l'identità di Gesù vediamo che Gesù è il Re e perciò ha autorità su tutti(tranne sul Padre) e tutto. Inoltre abbiamo visto che è Dio, è Onnipresente, ha promesso la Sua presenza ai discepoli per il compito che ha affidato loro. 
In secondo luogo i discepoli, la chiesa oggi, come ieri ha il compito di fare discepoli.
I discepoli non sono solo dalla nazione di Israele, ma anche da tutte le altri nazioni (Apocalisse 5:9-10). Il discepolato consiste nel battezzare e insegnare a osservare ciò che Cristo ha comandato agli uomini che hanno vissuto con Lui in quei tre anni di ministero culminato con la morte, con la resurrezione e quindi con l’ascensione. 
Chi conosce veramente Cristo, chi è stato scelto e salvato veramente da Lui non può rimanere indifferente alla missione di fare discepoli. 
Questo implica essere preparati per preparare gli altri ad essere discepoli. Non possiamo rimanere fermi, siamo chiamati ad agire, non possiamo rimanere in silenzio, quello che ci ha rivelato lo dobbiamo predicare pubblicamente! (Matteo 10:27; 1 Corinzi 9:16-17). 
Convinti della verità eterna di Dio, salvati dal sangue del suo Figlio Gesù e riempiti con il Suo Santo Spirito, siamo lieti di assumere il compito che Cristo ci ha affidato, obbedienti e  assicurati dalla Sua autorità e dalla sua presenza con noi e dentro di noi, andremo a fare discepoli, fino a quando non saremo  nella dimora celeste fino a quando non staremo con Lui nella gloria, allora ci ricompenserà, non per i nostri successi, ma per la nostra fatica (1 Corinzi 3:8). 
Se non potremmo andare, pregheremo, doneremo e incoraggeremo, pur di vedere il nome di Dio onorato nella salvezza perduti e quindi nel loro discepolato.  

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