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Bibbia

"La Bibbia, l'intera Bibbia e nient'altro che la Bibbia è la religione della chiesa di Cristo".
C. H. Spurgeon

La Natura di Dio (Seconda parte).


La Natura di Dio (Seconda parte).
In questo studio vedremo alcuni aspetti dell’essenza di Dio:
1. Dio è Amore.
2. Dio è Luce.
3. Dio è un Fuoco Consumante.

Nella Bibbia è detto che Dio è Spirito (Giov.4:24), e questo lo abbiamo visto in uno studio precedente. Dio è anche Amore(1 Giov.4:8,16), Luce (1 Giov.1:5), Fuoco Consumante (Ebr.12:29; Deut.4:24). Tutto ciò non si ferisce alle virtù peculiari, tra i molti che sono in Dio, ma che Dio stesso è esattamente ciò che questi termini esprimono, sono espressioni della natura di Dio. Questo significa l’impossibilità per Dio di essere diversamente da quello che è nella sua natura.

Dio è amore (1 Giov.4:8,16).
L’amore fa parte dell’essenza di Dio, non è solo un attributo, anche se l'attributo manifesta l'essenza di Dio; non è facile fare una netta distinzione. Dio è amore significa qualcosa di più che “Dio ama”, significa che la natura di Dio è essenzialmente amore, non solo che Dio ama la sua creazione e il suo popolo, o che Dio è pieno di amore, significa che nel suo stesso essere è amore. Perciò Dio non è solo fonte, o sorgente di tutto il vero amore, Dio è amore nel suo essere più intimo. Dio ama non perché trova in noi qualcosa di amabile, ma perché nella sua natura, Dio è amore, egli ama perché è un Dio fatto così!! Dio ama perché il suo amore è intrinseco, cioè inerente alla sua natura più intima da sempre! L’amore di Dio è eterno e immutabile, Dio non è mai stato separato dal suo amore perfetto, è sempre stato amore, anche prima di manifestare il suo amore alle sue creature! 

1. Il significato dell’amore di Dio.
a. L’amore di Dio è generosamente altruista.
L’amore di Dio implica una responsabile e fedele dedizione per il benessere fisico e spirituale delle sue creature. Egli desidera il bene di tutti e dona gratuitamente senza lamenti o rimpianti (Giac.1:5), e nella persona del Figlio, ha donato se stesso come è scritto in Giovanni 15:13. 

b. L’amore di Dio è libero e spontaneo.       
Nella nostra società, si tende ad amare coloro, che sono simpatici, gradevoli, da cui si riceve solo il bene e non certo le persone che non sono desiderabili! Non così l’amore di Dio. L’amore di Dio è libero, spontaneo, e non trova alcuna causa fuori da Lui stesso; è libero da qualsiasi costrizione. Dio ha scelto di amarci nonostante la nostra ribellione e il nostro peccato, il Suo amore, nasce dalla volontà di amare e non dal valore o dall’amabilità di chi ne beneficia.  
L’amore di Dio va al di là, dell’amabilità della persona che Lui ama! Egli ama le sue creature perché ha scelto di amarle, non perché esse attraggano il Suo amore, infatti, in noi non abita “alcun bene” (Rom.3:12,23; 5:6-8; 7:18). “Non abbiamo nessun diritto sul suo amore, non meritiamo un solo granello della bontà che Dio ha verso di noi”.  Dio ci ama, non perché siamo in grado di amarlo, o perché siamo piacevoli, ma perché è amore, perché si diletta ad amarci (cfr. Deut.7:7-8; Giov.15:16; 1 Cor.1:26-29). Infatti, la parola “amore” (1 Giov.4:7-9 agape) indica il sentimento di chi vuole il bene dell’oggetto amato senza che questi sia, desiderabile e meritevole.

c. L’amore di Dio è attivo e pratico.
L’amore è l’auto-rivelazione e comunicazione di Dio, il Dio che si rivela in modo pratico per il bene di coloro, che ama. Donald W. Burdick parlando dell’amore di Dio afferma: “L’agape non è un semplice sentimento, né si limita a esprimersi in parole, per quanto eloquenti possano essere. Di certo coinvolge i sentimenti e si esprime in parole, ma essenzialmente, è un atteggiamento dell’animo che spinge la persona che ama, ad agire per soddisfare i bisogni della persona amata”.  L’esempio per eccellenza dell’amore di Dio è Gesù dato per il mondo, per l’umanità peccatrice (Giov.3:16; 1 Giov.3:16-18).

d. L’amore di Dio è sacrificio.
1 Giovanni 3:16 l’apostolo Giovanni scrive: “Da questo abbiamo conosciuto l’amore: egli ha dato la sua vita per noi; anche noi dobbiamo dare la nostra vita per i fratelli”. Così anche 1 Giovanni 4:9-10 dice che l’amore di Dio si è manifestato con la morte del Figlio Gesù Cristo per i nostri peccati! Giovanni sta pensando a un amore in azione, pratico, piuttosto che all’amore in astratto, sta pensando a un amore che si sacrifica! La croce è la prova oggettiva e inequivocabile dell’amore di Dio.   

2. Considerazioni sul fatto che Dio è amore.
a. Dio è amore indica che Dio è vivente, personale e attivo.
Dio non è una divinità astratta come mostrato più volte nella Bibbia sia nell’Antico, che nel Nuovo Testamento, e soprattutto con Gesù con il suo sacrificio per i peccatori (Rom.8:32; 1 Giov.3:16-18; 4:9-10). 

b. Dio è amore non significa spersonalizzare Dio.
Non significa ridurre Dio a una forza, a un principio o a un’energia cosmica, a una sensazione. Dio è un essere personale con dei sentimenti, con una volontà, con un’intelligenza che ha dei piani, dei progetti.

c. Dio è amore non significa ignorare, o escludere gli attributi del Suo essere.
Il fatto che “Dio è amore” non intende esprimere tutto quello che Dio è, infatti, Dio è anche fedele, giusto, santo, immutabile,ecc. L’amore di Dio non sminuisce o annulla i Suoi attributi! Negare qualsiasi attributo di Dio significa negare il Dio rivelato nella Bibbia! L’amore di Dio va insieme con i Suoi attributi, le qualità peculiari del Suo carattere. 
“Dio è amore” non significa che, amare per Dio sia una delle Sue molte attività, ma piuttosto che tutte le Sue attività sono permeate di amore. L’amore di Dio non è in contraddizione con certi suoi attributi come per esempio: la giustizia, la verità, la santità e l’ira (cfr. Sal. 89:14; Deut. 32:4; Rom. 3:21-26; Giov.17:17; 1 Pie.1:15-16;Rom.1:18; 2:1-5). 
Il giudizio di Dio, quindi anche la sua ira è tanto una realtà come il suo amore (cfr. Is. 54:8; Apoc. 6:12-17). Queste caratteristiche non possono essere opposti l’una all’altro. Tali caratteristiche di Dio come la Sua giustizia, la Sua verità, Santità e Ira in ultima analisi, sono legati alla Sua natura essenziale come l’amore, anzi le danno un significato più profondo, la innalzano! Questo ci fa capire che l’amore di Dio non è sdolcinato, o sentimentale, non è un sentimento che esiste senza principi morali. 
Il mondo, con la sua vista superficiale ed egoista di amore, ha trasformato e contaminato il vero senso dell’amore di Dio. Il mondo pensa che l’amore sia ciò che fa sentire una persona buona, e che sia giusto sacrificare i principi morali e i diritti altrui, al fine di ottenere tale “amore”, ma questo è l’opposto del vero amore, questo è egoismo. Il vero amore, quello di Dio è santo, giusto e perfetto! 
  
3. Le implicazioni dell’amore di Dio per noi.

La prima implicazione è:
a. La riconoscenza.
Se noi guardiamo chi siamo alla luce della santità, giustizia e ira di Dio, non possiamo che essere riconoscenti a Dio per la sua salvezza e perdono in Gesù Cristo (Is. 38:17; Giov.3:16; Rom.5:8; Ef.2:1-5).

La seconda implicazione è:
b. Il conforto.
L’amore di Dio non viene mai meno (Is.54:10), anche quando affligge(Lam.3:32), lo fa per il nostro bene per perfezionarci(Rom.8:28-29; Ebr.12:5-11). Dio sarà sempre con noi, anche nei momenti difficili (Is.41:10-14; 43:2; 63:9). Dio non dimentica i suoi (Is.49:15-16). Niente e nessuno, può separare i figli di Dio da Lui (Rom.8:35-39). Se Dio non ha risparmiato il proprio Figlio, non donerà ai suoi eletti tutte le cose con lui? (Rom.8:32). 
Quando si è tentati di dubitare dell’amore di Dio, pensiamo al fatto che ha dato il Figlio a morire in croce per noi. A proposito Jerry Bridges scrive: “Se Dio mi ha amato tanto da dare suo Figlio a morte per me, quando ero suo nemico, tanto più mi ama da prendersi cura di me adesso che sono suo figlio; avendomi amato fino all’estremo, sulla Croce, non è possibile che manchi di farlo nel momento in cui mi tocca la sventura; avendomi dato suo Figlio quale dono inestimabile, sicuramente mi donerà anche tutto ciò che sia conforme alla sua gloria e al mio bene”. 

La terza implicazione è:
c. Il modello.
L’amore di Dio per noi peccatori è il modello di amore per amare gli altri. Come Dio ci ama, così siamo chiamati ad amarci gli uni gli altri (Ef.5:1-2; 1 Giov.3:16-18). John Stott: a riguardo scrisse: “Il dono del Figlio di Dio non solamente ci assicura dell’amore di Dio per noi, ma ci pone davanti a un obbligo. Nessuno, che sia andato alla croce e abbia visto l’amore incommensurabile, e immeritato di Dio ivi manifestato, può ritornarsene a una vita di egoismo”.  

La quarta implicazione è:
e. Il segno.
L’amore è un segno che si è discepoli di Gesù (Giov.13:34-35). È un segno della nuova nascita, e del fatto che di conoscere Dio (1 Giov.4:7-12), e che Dio sta operando attraverso di lui (1 Giov.4:7). 

Dio è luce.
Dio è luce, com’è spirito, com’è amore e com’è fuoco consumante. Dio è luce è una descrizione importante dell’essere e della natura di Dio. In 1 Giovanni 1:5 è scritto:  “Questo è il messaggio che abbiamo udito da lui e che vi annunziamo: Dio è luce, e in lui non ci sono tenebre”. Dio luce e tenebre si escludono, le tenebre, in Dio, non sono presenti e non possono essere presenti. Le parole “luce”(phos) e “tenebre” (skotia/skotos), nel Nuovo Testamento, sono usate più spesso in modo metaforico e non in modo letterale. 

1. L’uso nella Bibbia.
Nel Nuovo Testamento sono utilizzati i seguenti significati per luce e tenebre: (1) la vita e la morte (Matt. 4:16; Luca 1:79; Giov.1:4). (2)La luce della testimonianza (Matt.5:14-16; Luca 8:16; 11:33; Giov.5:35; Atti 13:47). (3)Gesù, la luce della rivelazione al mondo (Luca 2:32; Giov.1:7-8, 8:12; 9:5; 12:35-36,46; cfr. 2 Cor.4:4-5). (4) Un buon comportamento e il male, l’immoralità (Matt.6:23, Luca 11:35, 22:53, Giov.1:5; 3:19-21; Rom. 13:12; 2 Cor. 6:14; Ef.5:8-14; 1 Giovanni 2:8-11. (5) La rivelazione e il segreto (Matt.10:27; Luca 12:3; 1 Cor. 4:5); (6) La verità e la menzogna (Giovanni 1:9, 8:12; 2 Cor.11:14; Giac. 1:17); (7) Il regno di Dio e il regno del diavolo (Luca 16:8; Atti 26:18, 23; Ef. 6:12; Col. 1:12-13; 1 Tess.5:4-5; 1 Pie.2:17). (8) L’oscurità della punizione eterna (Matt.8:12; 22:13, 25:30; Giuda 13). (9) La luce della gloria di Dio e della sua manifestazione  (1 Tim. 6:16; Apoc. 21:23-24; 22:5; 2 Cor.4:6). 
Nell’Antico Testamento Dio è paragonato con la luce (Sal. 27:1; 36:9; Is.60:19-20), è rivestito di luce, per indicare il Suo splendore (Sal.104:1-2) e la Sua manifestazione (Es.13:21; Is.60:1-2). Dio è il creatore della luce (Gen. 1:3-5; Is. 45:5-7), quindi della vita e della salvezza(Sal.27:1; 36:9; Is.49:6). 
In una preghiera, Davide ha esaltato la luce spirituale di Dio che dissipa le tenebre (2 Sam. 22:29). 
La Parola di Dio è una lampada al piede, una luce sul sentiero, illumina la via da percorrere (Sal.119:105,130), è la guida (Sal.78:14). 
La luce di Dio fa rivivere lo spirito di una persona (Esd.9:8; cfr. 1 Sam. 14:29; Is.13:3). Dio avrebbe fatto del suo servo la luce delle nazioni (Is.42:6-7; 49:6; cfr. Luca 2:30-32; Atti 13:46-47; 26:18,23). Poi troviamo luce come simbolo della giustizia (Is.5:20). 
Possiamo riassumere i riferimenti alla luce dell’Antico Testamento in tre categorie principali. (1)La luce è vita, senza luce non c’è vita. Così prima di creare ogni cosa, Dio crea luce (Gen. 1:3-5; cfr. Sal. 36:9). Dio è la fonte della vita umana(Gen.1:1-31). (2)La luce caratterizza la gloria e l’auto-manifestazione di Dio (Sal.104:2; Es.13:21-22). Un simbolo appropriato per Colui, che è puro, giusto e santo. (3)La rivelazione di Dio attraverso la rivelazione con la Sua parola dà luce per camminare secondo come vuole Lui. La Sua Parola offre una guida morale e la direzione per vivere secondo la Sua volontà e giustizia (Sal.119:105,130; 43:3; 56:13, Prov.6:23; Giob.24:13;29:3; Is.2:5; 5:20; Dan. 5:11,14). Proprio come la luce mostra la gente dove camminare quando è buio così Dio, mostra il modo in cui gli esseri umani devono camminare. (4)La luce simboleggia la salvezza di Dio (Sal.27:1; 18:28; Is.9:1; 58:8; 58:10; 60:1; 60:19-20). La luce è un’immagine per descrivere l’attività salvifica di Dio. (5) La luce è usata per indicare il servo del Signore (Is.42:6-7; 49:6; cfr. Luca 2:30-32; Atti 13:46-47; 26:18,23). 
Così “tenebre”, indica l’opposto della luce. Per evitare qualsiasi malinteso, Giovanni in altre parole, afferma con forza in questo modo, che Dio è luce pura! Dio è luce pura, non diluita, o miscelata in alcun modo con il male, l’odio, la menzogna, l’ignoranza. In questo contesto la dichiarazione: “Dio è luce”, può significare che Dio nella sua natura è assoluto nella sua gloria, è lo splendore puro, nessuno è glorioso come Dio (la connotazione fisica della luce), è assoluto nella verità, verità che ha  rivelato(connotazione intellettuale), è assoluto nella sua santità e giustizia (connotazione morale, perfezione morale). La luce mette in risalto, quindi, lo splendore e la gloria, la verità e la purezza di Dio. 

2. Considerazioni riguardo la realtà che Dio è luce.
a. Dio è luce indica che Dio è completamente diverso dalla sua creatura! (Diversità)
Dio è luce pura! Dio è perfetto, in lui non c’è ombra di peccato, di menzogna. Noi uomini e donne siamo peccatori, Dio è santo, è totalmente diverso da noi (Is.6:3). Dio è completamente perfetto, privo di ogni sorta di male e di peccato; non c’è niente in Lui qualcosa che oscuri o danneggi lo splendore puro del Suo carattere, non c’è la più piccola macchia di peccato, Dio splende come il sole. 
           
b. Dio è luce indica che Dio è concreto e personale (Personalità).
Dio non è una definizione astratta e impersonale, Dio nella sua natura è luce, ma si è rivelato e si fa conoscere, è intervenuto, interviene e interverrà nella storia per salvare, per farsi conoscere e per far conoscere la sua volontà, per rinnovare lo spirito delle persone, per chiamare al suo servizio, eccetera.

c. Dio è luce indica che Dio è inaccessibile. (Inaccessibilità).
Dio abita una luce inaccessibile, nessun uomo l’ha visto e può vedere! (1 Tim.6:16).

d. Dio è luce indica che Dio è indispensabile (Indispensabilità).
senza di lui non ci può essere vita fisica e spirituale. La nostra vita dipende da Lui (1 Sam.2:6-8; Giov.1:12-13).

3.Le implicazioni che Dio è luce.

In primo luogo:
a. Siamo chiamati ad adorare e a ringraziare Dio. 
Se noi pensiamo che Dio sia luce, quindi glorioso e santo, e come tale ha una luce inaccessibile, quindi che è distante, separato dal peccato, e il credente può avere una relazione con Lui ed entrare alla Sua presenza grazie a Gesù (Rom.5:6-11; Ebr.10:19-22; 1 Giov.2:1-2), non possiamo fare altro che adorarlo e ringraziarlo per quello che è e per la possibilità di avere comunione con Lui. Inoltre il ringraziamento va a Dio perché in Lui c’è la salvezza (Sal.27:1; 18:28). 
Questo implica anche l’avvertimento, e cioè che senza di Lui non c’è salvezza dai peccati! Senza Dio, noi non lo possiamo conoscere per avere la salvezza. Come la luce indica la strada di notte, così anche in virtù della rivelazione di Dio e della Sua grazia, siamo in grado di conoscerlo, e di conoscere il percorso dove dobbiamo camminare, il sentiero, la via da percorrere che conduce a Lui per avere la vita eterna (Giov.17:3). 

In secondo luogo:
b. Siamo chiamati a conoscere e a camminare nella verità.
La luce è anche simbolo di verità. Dio è la fonte e l’essenza della verità. Dio desidera che conosciamo la verità che ha rivelato e vuole che la mettiamo in pratica. Questa verità, è rivelata nella Sua parola, la Bibbia (Sal.119:105;Giov.8:31-32; 17:17; Giac.1:18-25; 2 Pie.1:19). Grazie alla luce possiamo vedere come sono realmente le cose. Anche se non possiamo vedere il sole chiaramente, grazie alla luce del sole possiamo vedere tutto il resto! Così anche se non riusciamo a vedere Dio, grazie a Dio siamo in grado di vedere, capire e interpretare la vita correttamente alla luce della Parola di Dio. Alla luce di Dio, siamo in grado di discernere e seguire la via della giustizia e della verità, della salvezza e della vera vita.

In terzo luogo: 
c.  Siamo chiamati a camminare nella luce, a comportarci come vuole Dio che è Luce.
L’autore affermando che Dio è luce, vuole fornire un’applicazione etica 1 Giov.1:6-2:11). L’enfasi principale che Dio è Luce è collegata all’etica e quindi Dio essendo puro, o santo, i credenti sono chiamati a essere santi come lui (cfr. 1 Pie.1:15-16), in questo modo ci sarà comunione (1 Giov.1:6-7). Siamo chiamati a non comportarci immoralmente (cfr. Rom.13:12; Ef.5:7-12). Un vero cristiano cammina nella luce (santità e verità) e non nelle tenebre (peccato e menzogna). 
La luce e le tenebre sono incompatibili nel cristiano come lo sono in Dio. Dio non ha comunione con le tenebre, perché Dio è pura luce, pertanto i figli di Dio camminano nella luce e non nelle tenebre. I credenti non possono peccare e avere comunione con Dio allo stesso tempo, eppure alcuni dei lettori di Giovanni pensavano che ciò fosse possibile. 
Giovanni contrasta tale falso insegnamento senza mezzi termini (1 Giov.1:6; cfr. Is.59:1-2). Avere comunione con Dio e camminare nelle tenebre è impossibile! Camminare nella luce significa modellare tutto il nostro essere, tutte le nostre azioni, tutte le nostre decisioni, tutti i pensieri, e le nostre convinzioni secondo la volontà di Dio, secondo la realtà che è luce! Camminare nella luce significa vivere per Dio, cercare di piacere a Dio, dipendere da Dio, camminare seguendo Dio in conformità con la sua volontà, carattere e cuore! 

d. Siamo chiamati a testimoniare perché come figli di Dio siamo la luce di questo mondo.
I credenti, come servi di Dio e discepoli di Gesù, sono la luce di questo mondo e sono chiamati a fare luce con le buone opere, cioè quello che riflette la mente e la volontà di Dio. Inoltre siamo chiamati a fare luce con la predicazione del Vangelo (Matt.5:14-16; Luca 8:16; 11:33; Giov.5:35; Atti 13:47). Come luce di questo mondo, i cristiani, sono chiamati a distinguersi dalla società che li circonda per carattere, azioni, reazioni, convinzioni, desideri, perché rispecchiano la volontà di Dio. Significa esternare la fede e le convinzioni senza compromessi con le tenebre. 
La nostra fede e le nostre convinzioni devono essere evidenti e ben visibili. Non esiste una cosa come un credente invisibile! Il cristianesimo è qualcosa pensato per essere visto! Non ci può essere un cristianesimo segreto! Il tuo cristianesimo deve essere perfettamente visibile a tutti gli uomini, la visibilità di Dio nella nostra vita dovrebbe estendersi ben oltre la chiesa!

Dio è un fuoco consumante. 
Ebr.12:29: “Perché il nostro Dio è anche un fuoco consumante”. “Fuoco consumante” (pur katanaliskon) indica che Dio nella sua natura è un fuoco consumante. Questo non vuol dire che Dio sia la personificazione di un elemento, ma che veglia su di obbedienza alla sua volontà con zelo ardente. Vi è una chiara allusione a Deuteronomio 4:24. Queste parole sono state pronunciate da Mosè quando esorta gli Israeliti a non dimenticare il patto che Dio ha stabilito con il popolo d’Israele servendo gli idoli. 

1. Concetto.
Significato di fuoco consumante.
a. Fuoco consumante indica il giudizio di Dio. 
La descrizione di Dio come un fuoco consumante (Deut. 4:24; cfr. Deut.9:3; Is. 33:14; Mal.4:1) denota il giudizio di Dio (Fuoco a volte è simbolo di giudizio per esempio Sal 21:9; Lam. 2:3; Am.5:6; eccetera). 
Fuoco consumante esprime la gloria di Dio che si rivela nel giudizio, è il sacro fuoco dell’ira, della giustizia, della santità e della gelosia di Dio che punisce, consuma tutto ciò che è degno di se stesso, che è inadatto per la sua presenza. 
Questo fuoco non è la fiamma di una candela, ma è l’esplosione di un furioso incendio che consuma ogni cosa sul suo cammino, un incendio devastante che divora tutto, brucia tutto senza ostacoli. 

b. Fuoco consumante implica la santità, la giustizia, gelosia di Dio.
Fuoco evoca la santità di Dio come rivelato nella manifestazione sul monte Sinai (Es.19:18-21; Deut.4:10-20; Ebr.12:18-21). È stato opportuno in questa epistola agli Ebrei, ricordare la rivelazione del Sinai sotto l’Antico Patto, perché il carattere santo di Dio rimane inalterato sotto il Nuovo Patto. L’autore suggerisce che ciò che è stato detto su Dio nell’Antico Testamento, è ancora vero per i cristiani. “Fuoco” indica la santità e la giustizia retributiva di Dio (Deut. 4:24). 
La santità è la purezza morale, l’essere pulito, non solo nel senso di assenza di ogni macchia morale, libero dalla corruzione, ma di compiacenza in ogni bene morale. Dio non è indifferente al peccato (Sal.5:4-6; 11:5-7;15; 33:5; 95:10; Prov.3:31-32;1 5:9,26; Ger.44:4; Abac.1:13; Zacc.8:17). Dio essendo santo non può fare altro che punire il peccato (Gen.2:17; 3:6-24; Es.34:6-7; Lev.10:1-2; Num. 20:12, 27:14, Deut. 1:37;3:26-27; Atti 5:1-11, eccetera). 
Per la sua santità, Dio s’indigna e consuma tutto ciò che suscita la Sua indignazione, cioè il peccato giudicandolo secondo la Sua giustizia! Dio essendo giusto (Deut.32:4; Esd.9:15; cfr. Nee.9:8; Sal. 7:9; Is.45:21; Ger.12:1; Lam.1:18; Giov. 2:1,29;3:7), come giusto giudice (Sal.7:11; 2 Tim.4:8; cfr. Sal.89:14),  che ama la giustizia (Is.61:8), da il giusto giudizio (Rom.2:5), punisce il peccato perché la punizione è intrinsecamente corretta, mentre il peccato è intrinsecamente sbagliato. 
Siccome, Dio è giusto, la punizione dei peccatori è giusta, perché essi ricevono la giusta pena dovuta per il loro peccato. 
Quando la legge di Dio è violata, la pena deve essere inflitta, la giustizia esige la punizione del peccatore. Fuoco consumante implica anche che Dio è geloso(Ez. 36:5; Sof. 1:18; 3:8). Noi, infatti, leggiamo in Deuteronomio 4:23-24: “ Guardatevi dal dimenticare il patto che il SIGNORE, il vostro Dio, ha stabilito con voi e dal farvi una scultura che sia immagine di qualsiasi cosa che il SIGNORE, il tuo Dio, ti ha proibita.Poiché il SIGNORE, il tuo Dio, è un fuoco che divora, un Dio geloso”. 
Per l’essenza stessa del patto, la verità è che vi è un solo Dio, il Signore (Deut.6:4-5), il riconoscimento e l’adorazione di qualsiasi altro, è un’infedeltà a Dio, un adulterio spirituale, una violazione del patto. La “gelosia” (qanna?) di Dio non è qualcosa di meschino, egoista e invidioso, ma del suo diritto al riconoscimento e al culto esclusivo in virtù della Sua sovranità ed elezione del Suo popolo del patto. 

(1) Dio è geloso nel preservare il rapporto con il Suo popolo. 
La gelosia è lo zelo nel proteggere un rapporto di amore o nel vendicarlo quando si spezza. La gelosia è una devozione intensa nel curare e proteggere ciò che si ama, è la giusta sollecitudine di mantenere un rapporto integro! Dio pensa allo stesso modo per il suo popolo. Il suo impegno per il popolo è totale. Il suo amore è esclusivo, appassionato, intenso… in una parola, geloso. Anche il Suo popolo è chiamato ad avere un amore esclusivo e radicale con Dio. Il popolo era chiamato a non seguire e farsi degli idoli (Es.20:5; 34:12-14; Num.25:11; Deut.6:14-15; 29:20; 32:16,21. 

(2) Dio è geloso nel preservare la Sua gloria. 
La gelosia di Dio è il Suo zelo nel preservare la Sua gloria. La gelosia di Dio significa che Dio cerca continuamente di proteggere il proprio onore. Dio, giustamente, è protettivo verso il proprio onore! (Cfr. Is.42:8;  48:11), se è sbagliato per gli uomini, per Dio è cosa giusta perché l’onore, la gloria appartiene solo a Dio (1 Cor. 4:7; Apoc.4:11). 
L’idolatria, o qualsiasi altro tipo di violazione o disubbidienza del patto, attira il severo giudizio di Dio (cfr. Lev. 10:2; Num. 16:35). La gelosia di Dio è il Suo desiderio di preservare ciò che è giustamente è Suo, ciò che gli appartiene! Così, fuoco consumante indica che Dio veglia con zelo ardente affinché il Suo popolo sia conforme, oppure obbedisca alla sua volontà. Dio non deve essere confuso con qualsiasi parte della Sua creazione, Lui custodisce con cura la propria natura. Se si definisce geloso in questo modo (Deut.4:23-24), è perché Egli desidera ardentemente che il Suo popolo lo conosca veramente, che è vivo, che va preso seriamente, che ci tiene alla fedeltà! 

2. Conseguenze.
Implicazioni pratiche che Dio è un fuoco consumante.

La prima implicazione è:
a. Atteggiamento.
Offrire a Dio un culto gradito con riverenza e timore (Ebr.12:28)
La realtà di Dio come fuoco consumante dovrebbe spingerci ad accostarci a Lui in modo che gradisce, che gli fa piacere, accettabile e a servirlo con riverenza e timore.

La seconda implicazione è di:
b. Avvertimento. 
Sapendo che Dio è un fuoco consumante al quale dobbiamo dare, e daremo conto, siamo chiamati a essergli fedeli, obbedienti, per Lui il peccato è una cosa seria. Dio è un fuoco consumante è un avvertimento che riguarda a non disubbidire a Dio, a non essergli ribelli (Ebr.12:25; cfr. Ebr.10:26-31). 
La dichiarazione conclusiva di Ebrei 12:14-29 fornisce un avvertimento forte contro coloro, che rigettano la voce divina e richiamano la nostra attenzione a non trascurare Dio per seguire gli idoli (cfr. Deut.4:23-31), ad amare e servire solo Lui!  

Domande.
1. Quali sono le considerazioni che Dio è amore?
2. Quali sono le implicazioni che Dio è luce?
3. Cosa indica e implica che Dio è un fuoco consumante?


Bibliografia.
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