Luca 4:28-30: La conclusione drammatica Abbiamo visto in Luca 4:23-27 come Gesù abbia portato alla luce i veri pensieri che avevano nel cuore le persone che erano presenti nella sinagoga di Nazaret dove Lui aveva appena parlato. Il Suo intervento è stato provocatorio, sfidando profondamente le convinzioni nazionalistiche ed esclusiviste dei Suoi ascoltatori. Ora in Luca 4:28-30, vediamo la conclusione drammatica di questa storia. Fu come un terremoto che scosse le fondamenta delle certezze religiose: dal celebrare Gesù (Luca 4:22), si passa al tentativo di ucciderlo! La verità di Dio sfidò i loro confini mentali, culturali e teologici, ora vediamo come reagirono a questa verità che non corrispondeva alle loro aspettative. Questo momento finale del testo è come un dramma in tre atti che si consuma con la velocità di un fulmine. Prima di tutto troviamo:
Numeri 23:19-20: Dio è fedele. Dio non è un uomo, da dover mentire, né un figlio d'uomo, da doversi pentire. Quando ha detto una cosa non la farà? O quando ha parlato non manterrà la parola? Ecco, ho ricevuto l'ordine di benedire; egli ha benedetto; io non posso contraddire. Balac re di Moab aveva assoldato l’indovino Balaam per maledire il popolo d’Israele, ma Dio si rivelò all’indovino dicendo che non doveva andare a maledire Israele perché il suo popolo è benedetto! Al momento della maledizione; davanti un meravigliato e confuso Balac, Balaam al posto di maledire il popolo, lo benedice (Numeri 22:12; 23:7-10). Poi Balac ci prova un’ altra volta con l’indovino e Balaam pronunziò il suo secondo oracolo da parte di Dio (Numeri 23:11-24). Numeri 23:19-20 fa parte del secondo oracolo. Balaam dice a Balac da parte di Dio (Numeri 23:16-18) che non è un uomo da dover mentire e da doversi pentire (Cfr. 1 Samuele 15:29), ciò che Lui ha detto farà, manterrà. Dunque Balaam non p...