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Luca 4:18: L’unzione dello Spirito Santo su Gesù

 Luca 4:18: L’unzione dello Spirito Santo su Gesù Nel silenzio di un momento di riflessione, immaginiamo di essere ai margini di un villaggio polveroso della Galilea. Un uomo si alza per leggere le Sacre Scritture in una sinagoga.  Le sue parole risuonano con una potenza che travalica i confini del tempo. Non è una semplice lettura: sono parole di speranza, di liberazione, di salvezza. Gesù sta dichiarando la Sua missione divina, per questo motivo lo Spirito, cioè lo Spirito Santo (cfr. per esempio Luca 3:22; 4:1; Atti 10:38) era su di Lui. L’unzione dello Spirito Santo, non era un dettaglio marginale, ma il cuore pulsante della Sua vita. Non era un accessorio, ma l’essenza stessa della Sua identità e del Suo ministerio. Ogni guarigione, ogni insegnamento, ogni momento profetico scaturiva dalla Sua immediata e continua unzione. Lo Spirito Santo non era una presenza passiva, ma una potenza dinamica ed efficace. 
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Salvatore

Giobbe 19:26-27: La certezza di vedere Dio dopo la morte.

Giobbe 19:26-27: La certezza di vedere Dio dopo la morte.
“E quando, dopo la mia pelle, sarà distrutto questo corpo, senza la mia carne, vedrò Dio. Io lo vedrò a me favorevole; lo contempleranno i miei occhi, non quelli d'un altro ”.

Giobbe era sicuro dell’esistenza di Dio e della vita dopo la morte! Nonostante la sofferenza, per fede ha una prospettiva certa per il futuro. Giobbe non ha sempre parlato in questo modo. La sofferenza l’ha quasi sopraffatto, vedeva solo morte e tenebre. Ma ora le nubi del dubbio e dello sconforto si sono dissolte e Giobbe ha una certezza: un giorno vedrà Dio. Nessuna circostanza, non importa quanto male provasse, non avrebbe intaccato questa certezza! 
Giobbe dice dopo la mia pelle. Il senso è dopo che la sua pelle sarà scorticata, consumata dalla malattia, dalle piaghe (aveva un’ulcera maligna su tutto il corpo, Giobbe 2:7; 7:5; 30:30), o il senso può essere la pelle consumata dai vermi nella tomba (Giobbe 17:14; 24:20) e quindi senza il suo corpo, senza la carne vedrà Dio. 
Quando il credente muore va alla presenza di Dio. Quando Gesù morì, c’erano due ladroni con lui: uno riconosceva che quella pena era giusta per loro, ma non per Gesù e disse a Gesù Luca 23:42-43: “… ‘Gesù, ricordati di me quando entrerai nel tuo regno!’Gesù gli disse: ‘Io ti dico in verità che oggi tu sarai con me in paradiso’”. Il corpo quando muore rimane nella tomba, ma l’anima va in cielo in attesa della resurrezione (2 Corinzi 5:6-9; Filippesi 1:23-24).
Noi vediamo che Giobbe ha la certezza che contemplerà Dio.
La parola “contempleranno” (rā˒āh) nell’Antico Testamento è usata con vari significati: per vedere in modo che si può imparare a conoscere un'altra persona (Deuteronomio 33:9); per prestare attenzione (Geremia 2:31); trovare piacere in una situazione (Salmi 22:17; 59:10).
Sicuramente “contempleranno” è trovare piacere di stare alla presenza di Dio e imparare a conoscerlo! Nell’Antico Testamento vedere il volto, vale a dire: essere ammesso a vedere Dio, era un privilegio (Esodo 24:10; 33:20), ed era anche pericoloso per la vita (Genesi 16:11; 32:30; Giudici 13:22; Isaia 6:5).       
Noi, i figli di Dio, lo vedremo senza pericolo di morire! Gesù in Matteo 5:8: “Beati i puri di cuore, perché vedranno Dio”. Così in 1 Giovanni 3:2 leggiamo: “Carissimi, ora siamo figli di Dio, ma non è stato ancora manifestato ciò che saremo. Sappiamo che quand'egli sarà manifestato saremo simili a lui, perché lo vedremo com'egli è”. (Salmi 11:7; 17:15; Isaia 33:17; 1 Corinzi 13:12; Apocalisse 22:1-4).
Noi vediamo che la contemplazione di Giobbe è personale.
“Io lo vedrò a me favorevole; lo contempleranno i miei occhi, non quelli d'un altro”.
Giobbe per fede è consapevole che lui personalmente e non con gli occhi di un altro contemplerà Dio. 
Che meraviglia il vero credente, potrà contemplare Dio e avere così un’esperienza personale diretta e non per sentito dire da un altro! Questo è solo possibile per il sacrificio e la mediazione di Gesù (Romani 8:32-34; 1 Timoteo 2:5-6), solo possibile per chi ha fiducia in Lui (Giovanni 3:16), per chi si pente dei propri peccati (Atti 3:19).

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