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Luca 4:18: L’unzione dello Spirito Santo su Gesù

 Luca 4:18: L’unzione dello Spirito Santo su Gesù Nel silenzio di un momento di riflessione, immaginiamo di essere ai margini di un villaggio polveroso della Galilea. Un uomo si alza per leggere le Sacre Scritture in una sinagoga.  Le sue parole risuonano con una potenza che travalica i confini del tempo. Non è una semplice lettura: sono parole di speranza, di liberazione, di salvezza. Gesù sta dichiarando la Sua missione divina, per questo motivo lo Spirito, cioè lo Spirito Santo (cfr. per esempio Luca 3:22; 4:1; Atti 10:38) era su di Lui. L’unzione dello Spirito Santo, non era un dettaglio marginale, ma il cuore pulsante della Sua vita. Non era un accessorio, ma l’essenza stessa della Sua identità e del Suo ministerio. Ogni guarigione, ogni insegnamento, ogni momento profetico scaturiva dalla Sua immediata e continua unzione. Lo Spirito Santo non era una presenza passiva, ma una potenza dinamica ed efficace. 
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Salvatore

1 Tessalonicesi 4:9-10: Amatevi sempre di più!

1 Tessalonicesi 4:9-10: Amatevi sempre di più!
“Quanto all'amore fraterno non avete bisogno che io ve ne scriva, giacché voi stessi avete imparato da Dio ad amarvi gli uni gli altri, e veramente lo fate verso tutti i fratelli che sono nell'intera Macedonia. Ma vi esortiamo, fratelli, ad abbondare in questo sempre di più”.

Cosa dovrebbe contraddistinguere i cristiani dal resto della società? Due particolarità distinguevano i cristiani nel periodo del Nuovo Testamento: la santità e l’amore. In questo passo vediamo che Paolo parla di amore fraterno.
“L’amore fraterno” (philadelphia), tra i greci si riferiva, all’amore familiare, all’amore che univa i figli di uno stesso padre, e nel Nuovo Testamento si riferisce all’amore che unisce i cristiani l’uno all’altro, quindi un amore che unisce i fratelli, figli di uno stesso Padre, cioè Dio.
Quelli di Tessalonica avevano imparato da Dio ad amarsi gli uni gli altri; Paolo non aveva bisogno di scrivere riguardo quest’argomento, la chiesa già ne era a conoscenza, per il dono e l’opera dello Spirito Santo (1 Tessalonicesi 4:8; cfr. Romani 5:5; Galati 5:22). Alla conversione, i cristiani ricevono lo Spirito Santo (Atti 2:38-39; 15:8; 1 Corinzi 12:13), e sono abilitati (Giovanni 14:16-17; Romani 8:11; Efesini 1:13-14; 5:18; 2 Timoteo 1:14; 1 Giovanni 2:27;cfr. Ezechiele 36:27). Lo Spirito Santo insegna loro ad amare (cfr. Giovanni 14:26; 16:13; 1 Corinzi 2:10).  Se l’odio non ha bisogno di essere insegnato, basta solo che sia provocato, l'amore deve essere appreso e imparato. Amare i fratelli della chiesa non è naturale, non fa parte della nostra natura umana decaduta, ma chi ha conosciuto Dio, chi è nato di nuovo, amerà (1 Pietro 1:22-23; cfr.1 Giovanni 4:7-8). Chi non ama non è nella luce, ma nelle tenebre (1 Giovanni 2:9-10; 3:14; 4:7-8, 12). Perciò è impossibile per i credenti non amare! (Giovanni 13:34-35; 1 Giovanni 3:17; 4:20-21; 5:1). L’amore fraterno è generato nell’intimo di un cristiano nel momento in cui diventa un figlio di Dio, il suo amore è rivolto verso coloro che fanno parte della famiglia di Dio. Quelli di Tessalonica amavano tutti i fratelli della regione, Paolo ne era a conoscenza, infatti dice: “veramente lo fate”. L’amore si dimostra con fatti concreti e questi cristiani lo facevano costantemente, infatti, “lo fate” (poieite- presente attivo) indica un’azione continuata, abituale. Questi cristiani non amavano a intermittenza, ma regolarmente, sempre. Non possiamo dire di amare senza mostrarlo praticamente (1 Giovanni 3:16-17; 4:9-11), e non possiamo amare solo quando le cose ci vanno bene, o quando è nei nostri interessi farlo, o quando non costa nessun sacrificio, siamo chiamati ad amare sempre! Paolo, però li esorta ad abbondare sempre di più in questo! Egli è desideroso che i Tessalonicesi continuino ad amarsi sempre di più, ad abbondare in questo. Non possiamo accontentarci che già amiamo, nell’amore fraterno dobbiamo abbondare sempre di più! Ci sono sempre nuovi bisogni per esercitare l’amore fraterno, ma è importante essere presenti, vivere una vita comunitaria per poterlo fare.

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