Passa ai contenuti principali

Luca 4:28-30: La conclusione drammatica

 Luca 4:28-30: La conclusione drammatica Abbiamo visto in Luca 4:23-27 come Gesù abbia portato alla luce i veri pensieri che avevano nel cuore le persone che erano presenti nella sinagoga di Nazaret dove Lui aveva appena parlato. Il Suo intervento è stato provocatorio, sfidando profondamente le convinzioni nazionalistiche ed esclusiviste dei Suoi ascoltatori. Ora in Luca 4:28-30, vediamo la conclusione drammatica di questa storia. Fu come un terremoto che scosse le fondamenta delle certezze religiose: dal celebrare Gesù (Luca 4:22), si passa al tentativo di ucciderlo! La verità di Dio sfidò i loro confini mentali, culturali e teologici, ora vediamo come reagirono a questa verità che non corrispondeva alle loro aspettative. Questo momento finale del testo è come un dramma in tre atti che si consuma con la velocità di un fulmine. Prima di tutto troviamo:
Il tuo sostegno è importante!

Dietro www.predicheonline.com c'è un impegno costante: ore di studio biblico, ricerca approfondita e costi per tenere il sito sempre aggiornato. Il mio obiettivo è rendere accessibile a tutti la ricchezza della Parola di Dio, un messaggio che può trasformare e migliorare la vita. Aiutami a continuare questo ministero con una donazione (anche il prezzo di un caffè); il tuo contributo, piccolo o grande che sia, rappresenta un incoraggiamento concreto per il mio lavoro, e mi permetterà di continuare a scrivere e condividere senza barriere, e di trasformare altre idee in parole da donarti.

Grazie di cuore per la tua generosità.
Salvatore

Luca 4:28-30: La conclusione drammatica

 Luca 4:28-30: La conclusione drammatica
Abbiamo visto in Luca 4:23-27 come Gesù abbia portato alla luce i veri pensieri che avevano nel cuore le persone che erano presenti nella sinagoga di Nazaret dove Lui aveva appena parlato.
Il Suo intervento è stato provocatorio, sfidando profondamente le convinzioni nazionalistiche ed esclusiviste dei Suoi ascoltatori.

Ora in Luca 4:28-30, vediamo la conclusione drammatica di questa storia.
Fu come un terremoto che scosse le fondamenta delle certezze religiose: dal celebrare Gesù (Luca 4:22), si passa al tentativo di ucciderlo!

La verità di Dio sfidò i loro confini mentali, culturali e teologici, ora vediamo come reagirono a questa verità che non corrispondeva alle loro aspettative.

Questo momento finale del testo è come un dramma in tre atti che si consuma con la velocità di un fulmine.

Prima di tutto troviamo:
I L’IRA DELLA FOLLA 
Nel v.28 è scritto: “Udendo queste cose, tutti nella sinagoga furono pieni d’ira”. 

Nel 1883 ci fu un’eruzione violentissima del vulcano Krakatoa (oggi chiamato anche Krakatau) in Indonesia.
Questo vulcano che in quegli anni era silente, si risvegliò e si autodistrusse durante la sua eruzione catastrofica. Questa violentissima eruzione provocò una serie di esplosioni così potenti che distrussero circa due terzi dell’isola vulcanica. 
Il vulcano letteralmente esplose e collassò su sé stesso, creando una caldera sottomarina. L’evento causò tsunami devastanti che uccisero più di 36.000 persone nelle aree costiere circostanti.
L’eruzione del Krakatoa è considerata una delle più violente della storia moderna e produsse un boato così forte che fu udito a migliaia di chilometri di distanza.

Quelle persone nella sinagoga in quel momento erano tranquille e meravigliate di Gesù e delle Sue parole (v.22), ma dopo le Sue affermazioni che abbiamo considerato prima, la loro ira empia e indignata esplose proprio come un vulcano dormiente che improvvisamente si risveglia! 
La loro ammirazione si trasformò in rabbia omicida.

Plummer commentava così: “Essi vedono il senso delle Sue illustrazioni; li ha paragonati a quei pagani che erano giudicati meno degni dei benefici divini. È questo che li fa infuriare, proprio come fece infuriare i Giudei a Gerusalemme quando Paolo disse che i pagani avrebbero ricevuto le benedizioni che essi disprezzavano (Atti 13:46, 50, 22:21-22).”

Le parole di Gesù furono considerate estremamente provocatorie.

“Furono pieni” (eplēsthēsan – aoristo passivo indicativo) significa essere completamente colmi, un riempimento totale, e suggerisce un’intensità totale.
Indica che l’ira occupò interamente le persone, non lasciando spazio ad altre emozioni o al ragionamento razionale: queste persone furono completamente controllate dall’ira.

La forma passiva indica che le persone furono “riempite” di ira come se fosse una forza esterna che le ha invase, piuttosto che un’emozione che hanno attivamente generato. L’ira si era impadronita di loro.

Troviamo un parallelismo con l’essere riempiti di Spirito Santo, come lo sarebbe stato Giovanni Battista (Luca 1:15), o sua madre Elisabetta (Luca 1:41), e suo padre Zaccaria (Luca 1:67), che ebbero tutti parole di benedizione.

C’è un contrasto tra l’essere ripieni di ira, dunque dal lasciarsi influenzare, o controllare dall’ira e l’essere ripieni dello Spirito Santo: il primo è distruttivo, il secondo è costruttivo.

“Ira” (thymou) è un sentimento di rabbia intensa con l’implicazione di esplosioni passionali, si riferisce a un movimento impetuoso, violento.

Indica un’emozione che va oltre il semplice disaccordo intellettuale, suggerendo una risposta emotiva profonda e irrazionale.

Ciò che vediamo in primo luogo è che: 
A) L’ira della folla è la violenza come risposta all’apparente blasfemia 
Gesù viene respinto da coloro che si considerano difensori della tradizione religiosa. 
È un’ira che nasce dal sentirsi minacciati nelle proprie convinzioni più profonde.

Anche in altre occasioni Gesù sarà accusato di blasfemia e per questo motivo cercheranno di ucciderlo (Giovanni 5:17-18; 8:59; 10:31-33).

La rabbia e la violenza sono l’ultima difesa di coloro che sono costretti ad affrontare la verità della propria tradizione che hanno a lungo difeso e abbracciato. 

La comunità religiosa reagisce con violenza a quello che percepisce come un affronto al sacro. 

Nel capitolo 4 di Luca, Gesù ha fatto affermazioni messianiche che la folla considera blasfeme, e la loro risposta violenta è motivata dalla difesa dell’ordine religioso secondo il loro punto di vista. 

L’ira della folla è stata chiamata: “Furore sacro”, quello che gli antropologi chiamano “violenza sacra”.

La violenza sacra è un concetto che si riferisce all’uso della violenza giustificata o legittimata da contesti religiosi o rituali.  

Come osserva René Girard, è il tipico meccanismo del capro espiatorio che si mette in moto: la comunità si unisce contro colui che ha osato minare le sue certezze religiose. 

N.T. Wright osserva: “L’ira religiosa è la più pericolosa perché si autogiustifica come zelo per Dio, mentre in realtà è spesso solo un attaccamento ossessivo ai propri privilegi.”

In secondo luogo:
B) L’ira della folla è inversione del sacro
Secondo la folla di Nazaret presente nella sinagoga, Gesù è una minaccia, rappresentante di un nuovo ordine sacro, così diventa il bersaglio della violenza religiosa tradizionale. 

Questo prefigura il tema centrale dei vangeli: Gesù che dice di essere il Figlio di Dio viene respinto da coloro che si considerano difensori della tradizione religiosa.

In questa vicenda vediamo uno scontro tra due interpretazioni diverse della stessa tradizione religiosa. 
Gli interlocutori di Gesù, i Suoi concittadini, non erano irreligiosi, erano devoti frequentatori della sinagoga. 
Ma la loro comprensione dell’identità e della missione di Dio era così rigida che, quando Gesù propose un’interpretazione più inclusiva, reagirono con violenza. 

Non riconoscevano che lo stesso Dio che aveva stabilito l’elezione di Israele potesse anche estendere la Sua grazia oltre i confini nazionali.

Dietrich Bonhoeffer, pastore e teologo luterano tedesco che si oppose a Hitler, scrisse: “Non abbiamo il diritto di essere sorpresi quando la verità è odiata dai mentitori, o quando l'amore è odiato dagli odiatori, o quando la luce è odiata dai figli delle tenebre.” 

Come la folla a Nazaret, spesso le persone reagiscono con rabbia quando la verità minaccia il loro senso di privilegio o sicurezza.

Durante l’inquisizione spagnola, i presunti eretici venivano spesso pubblicamente umiliati e poi eliminati per “purificare” la comunità. 

L’ironia, naturalmente, è che stavano cercando di eliminare proprio la verità che avrebbe potuto salvarli. 
La stessa dinamica era presente quando la folla cercò di gettare Gesù dalla rupe.

Anche se non troviamo la stessa parola per ”ira”, troviamo comunque la stessa reazione di quella folla che lapidò Stefano, in Atti 7:54-58 è scritto:” Essi, udendo queste cose, fremevano di rabbia in cuor loro e digrignavano i denti contro di lui.  Ma Stefano, pieno di Spirito Santo, fissati gli occhi al cielo, vide la gloria di Dio e Gesù che stava alla destra di Dio, e disse: ‘Ecco, io vedo i cieli aperti e il Figlio dell'uomo in piedi alla destra di Dio’.  Ma essi, gettando grida altissime, si turarono gli orecchi e si avventarono tutti insieme sopra di lui; e, cacciatolo fuori dalla città, cominciarono a lapidarlo. I testimoni deposero i loro mantelli ai piedi di un giovane, chiamato Saulo”.

Dopo aver ripercorso la storia d’Israele, enfatizzando come il popolo Ebreo avesse ripetutamente rifiutato i messaggeri di Dio, dopo averli chiamati gente di collo duro e incirconciso di cuore e di orecchi, resistenti allo Spirito Santo, dopo aver accusato direttamente i leader religiosi di aver tradito e ucciso il “Giusto” – cioè Gesù, dopo averli criticati per non aver osservato la legge, Stefano è stato lapidato.

Un servitore del Signore quando predica con franchezza e fedelmente la Parola di Dio, può aspettarsi una reazione di critica, di rifiuto, e a volte questa reazione può portare a conseguenze molto gravi fino a essere ferito, o addirittura ucciso. 
Questo avviene ancora oggi.

In terzo luogo:
C) L’ira della folla è rivelazione del suo cuore 
Che cosa aveva quella folla nel suo cuore?

Prima di tutto c’era:
(1) La presunzione spirituale
Facendo l’esempio della vedova Fenicia di Sarepta e di Naaman il comandante dell’esercito Siriano, Gesù aveva fatto capire loro che erano peggiori delle vedove Fenicie e dei lebbrosi Siriani. 

Le illustrazioni di Gesù, implicavano che il popolo era meno degno delle benedizioni di Dio rispetto ai pagani perché Egli non ha fatto miracoli come da loro richiesto e lo disprezzavano come profeta. Questo li ha fatti infuriare.

Gesù ha sfidato la presunzione spirituale dei presenti nella sinagoga e loro lo rifiutarono perché non volevano ammettere il loro bisogno spirituale.

Si consideravano persone rispettabili, spiritualmente piene di risorse, genitori gentili, cittadini leali, onesti commercianti, assidui frequentatori della sinagoga. 

Come ci ricorda Philip Graham Ryken: “Questi cittadini di Nazaret si consideravano ebrei devoti, osservanti della legge, non bisognosi della salvezza che Gesù offriva ai 'poveri, ciechi e prigionieri'.”

C’è un altro motivo che ha fatto infuriare la folla:
(2) Il pregiudizio nazionale
Lasciando intendere che Gesù era venuto anche per i Gentili, Egli toccava sempre un nervo scoperto del patriottismo Ebreo.

L’atteggiamento dei Nazareni cambiò drasticamente non quando Gesù parlò di salvezza, ma quando suggerì che questa salvezza potesse estendersi oltre i confini d’Israele, facendo loro capire che avrebbe operato tra i non Giudei, cioè tra coloro che lo avrebbero accolto e non rifiutato.

Questo era qualcosa che non accettavano anche se lo sapevano.
Come osserva Fred B. Craddock: “Il fatto che queste due storie erano nelle loro Scritture e abbastanza familiari forse spiega in parte l’intensità della loro ostilità. La rabbia e la violenza sono l’ultima difesa di coloro che sono costretti ad affrontare la verità della propria tradizione che hanno a lungo difeso e abbracciato. Imparare ciò che già sappiamo è spesso dolorosamente difficile.”

Secondo Craddock, spesso siamo più resistenti alle verità che emergono da ciò che già conosciamo, perché ci costringono a rimettere in discussione le nostre interpretazioni consolidate e a fare i conti con le nostre eventuali chiusure mentali o pregiudizi.
Riconoscere una nuova prospettiva su qualcosa che crediamo di sapere già bene può essere doloroso perché implica ammettere una precedente cecità o parzialità.

La folla di Nazaret, ben conoscendo le Scritture, colse immediatamente il sottinteso di quelle analogie.

Il confronto con episodi Biblici ben noti ha reso ancora più acuta questa percezione, portando la folla a una reazione violenta.

Darrell Bock scrive: “Il paragone di Gesù con i ministeri di Elia ed Eliseo non portò una reazione positiva. La folla conosceva la loro storia biblica e ha capito il punto. L’idea che Gesù potesse tendere la mano agli estranei produceva rabbia. In effetti, Gesù stava dicendo che i Nazareni erano peggio dei lebbrosi siriani e delle vedove fenicie.”

Un terzo motivo dell’ira della folla era:
(3) La pretesa notevole
L’orgoglio nazionale e religioso dei Nazareni, unito alla frustrazione di non vedere Gesù compiere miracoli nella loro città come altrove, deve aver reso il suo messaggio ancora più indigesto.

Le persone in posti come Nazaret volevano credere che Dio fosse solo per loro e non per gli altri. 
Erano offesi dall’idea che Dio avrebbe condiviso la Sua grazia con persone che non la meritavano nemmeno. 
Così, quando Gesù iniziò a parlare di persone bisognose non Giudei, si arrabbiarono. 
Erano risentiti dell’idea che i Gentili avrebbero ricevuto qualcosa che essi stessi non avevano ricevuto sia ai tempi di Elia ed Eliseo, e sia nel loro presente con Gesù che non fece i miracoli che i Suoi concittadini si aspettavano. 

Gesù stava dichiarando una priorità divina più ampia rispetto a quella rivolta solo a Israele. 
Una priorità che andava oltre i confini di Israele e si estendeva a coloro che erano considerati esterni.

Le parole e le non azioni miracolose di Gesù a Nazaret, sono state prese come destabilizzanti per le aspettative del Suo tempo. 

L’idea che la salvezza e la guarigione (che fra l’altro non fece ai Nazareni), non fossero un’esclusiva di Israele, ma destinate anche ad altri popoli (cfr. per esempio Matteo 8:5-13; Marco 7:24-30), ha generato un forte risentimento e opposizione.

David Hill commenta: “Gesù, rifiutando di fare miracoli per il suo popolo e con le sue parole, sta affermando che la sua accettabilità a Dio, il suo posto nel proposito di Dio, gli richiede di portare sollievo e liberazione a coloro che sono al di fuori di Israele, ed è stato questo che ha veramente creato il risentimento e l’antagonismo."

Infine, quarto motivo dell’ira della folla era:
4) La persistenza inflessibile
Le persone nella sinagoga reagirono come Agostino dirà secoli dopo: “Amano la verità quando li illumina, ma odiano la verità quando li accusa.”

Davanti alle parole di verità di Gesù, i Nazareni reagirono in modo inflessibile.

Philip Graham Ryken scrive: “La gente ama gli eroi della loro città natale, ma non i loro profeti locali. I profeti hanno un modo di affrontare il peccato e l’incredulità, come fece Gesù, e questo non è certo il modo per diventare popolari.”

Quelle persone della sinagoga, riconobbero che Gesù li aveva accusati di aver rifiutato il profeta di Dio, e li aveva considerati estranei a ciò che Dio stava facendo. 

Gesù fece loro capire che avrebbe avuto risultati migliori tra persone diverse dai Suoi concittadini che erano come quelli che perseguitavano i profeti dell’antichità.

Quelle persone potevano agire in modo devoto fino a quando qualcuno non faceva loro vedere i peccati e allora sono diventate così cattive tanto da volerlo uccidere.

Rispecchiano quelle persone che ancora oggi non tollerano che qualcuno faccia presente i loro peccati.

Una persona, quando le fai vedere i suoi peccati, o ti amerà o ti odierà, dipende da ciò che hanno in cuore.

La reazione di una persona alla correzione o alla riprensione rivela molto del suo carattere, la persona saggia l’accetta, lo stolto no! (cfr. per esempio Proverbi 9:8-9; 12:1; 15:31-32).

Quando il profeta Natan confrontò Davide con il suo peccato con Bat-Seba, Davide riconobbe: “Ho peccato contro il Signore" invece di reagire con rabbia (2 Samuele 12:13; cfr. Salmo 51:1-3). 

Questa è una potente dimostrazione di come un cuore giusto risponde alla correzione. 

Quando Giovanni Battista rimproverò Erode per aver sposato la moglie di suo fratello. Erode, invece di pentirsi, imprigionò Giovanni e alla fine lo decapitò (Marco 6:17-29). 

Anche questa è una potente dimostrazione della correzione, ma nel senso negativo di una persona a cui non interessa fare la volontà di Dio.

Questo ci porta a considerare ora:
II LO SCOPO DELLA FOLLA  
Nel v. 29 è scritto: “Si alzarono, lo cacciarono fuori dalla città, e lo condussero fin sul ciglio del monte sul quale era costruita la loro città, per precipitarlo giù”. 
Che stranezza! Gesù venne, senza peccato e senza fare altro che il bene a tutti, ma volevano ucciderlo!

La folla lo porta fuori dalla città sul ciglio della montagna sulla quale era costruita la loro città.

La città di Nazaret in Israele è situata in una regione collinare della Galilea, con diverse zone caratterizzate da pendii ripidi e dirupi naturali.
La topografia della zona è caratterizzata da colline calcaree con pendii scoscesi e alcune aree con piccoli precipizi naturali, tipici del paesaggio della Galilea.

Il luogo esatto di questo incidente non è noto - Luca non lo specifica - ma ce n’è uno in particolare, noto come “Monte del Precipizio”, che secondo la tradizione cristiana è proprio questo di cui ci parla Luca; questo sito si trova a circa 2 km a sud del centro della moderna Nazaret.

Ciò che accadde a Nazaret, secondo alcuni, fu una premonizione della croce, o una prefigura della Sua futura crocifissione; la scena anticipa già il Golgota, creando un parallelo tra il rifiuto della Sua città e quello che avverrà a Gerusalemme.
Già qui vediamo che il Salvatore è disprezzato e abbandonato dagli uomini (Isaia 53:3). 

Non era la prima volta che qualcuno cercava di uccidere Gesù, e non sarebbe stata l’ultima, dal tentativo di Erode quando era bambino (Matteo 2:13-15) fino alla crocifissione (cfr. per esempio Matteo 27:1-38), la vita di Gesù fu segnata dal rifiuto.

È il culmine del loro risentimento contro un profeta di cui non hanno apprezzato le parole e che non ha fatto nulla per giustificare le Sue affermazioni come richiedevano, cioè i miracoli (Luca 4:23).

Ora però c’è da fare un chiarimento: è vero che la Legge di Mosè prevedeva un’esecuzione contro i falsi profeti (cfr. per esempio Levitico 24:13-16; Deuteronomio 13:1-11; 17:12; 18:20; 21:21), e questo forse li ha motivati a farlo, ma qui non si trattava né di un’esecuzione formale, senza processo, era un’azione impulsiva di massa, e né di un falso profeta che predicava di seguire altre divinità e non il Signore il loro Dio che li ha fatti uscire dalla schiavitù Egiziana! 

Non si trattava nemmeno di lapidazione, anche se ci sono studiosi che pensano che lo avrebbero fatto dopo averlo buttato giù dal dirupo.

Quindi, come scrive H. Leo Boles: “Questo non era il modo abituale di punizione tra gli ebrei, ma a volte facevano cose avventate (2 Re 9:33; 2 Cronache 25:12). Era contrario a un canone ebraico infliggere punizioni di sabato; il popolo di Nazaret era diventato in quel momento una folla furiosa; dimostrarono la verità che un profeta non era onorato fra il suo popolo.”

Il precipizio diventa simbolo del tentativo di cancellare non solo la persona, ma anche il Suo messaggio scomodo. 

Infine, vediamo:
III LA SCONFITTA DELLA FOLLA 
Nel v.30 è scritto: “Ma egli, passando in mezzo a loro, se ne andò”.

Gesù non ha aggirato la folla passando dove c’erano poche persone! 
Passò proprio in mezzo alla folla!
Come acqua che non si può afferrare con le mani, Gesù passando in mezzo alle persone se ne andò indisturbato!

Immaginate la scena tutto il popolo lo guardò, ma non osò toccarlo.

Com’è possibile una cosa del genere visto che erano pieni di ira?

Semplicemente perché secondo il piano di Dio, non ancora era il momento di morire.

“Se ne andò” (eporeueto) è un verbo che è stato chiamato: “il verbo teologico” (François Bovon) perché è il verbo usato per il viaggio di Gesù dalla Galilea a Gerusalemme (Luca 9:51; 17:11; 19:28; cfr. Luca 13:22) dove doveva morire per la salvezza dei peccatori.

La sezione del viaggio di Gesù in Luca 9:51-19:28, mostra la determinazione di Gesù nel compiere la volontà del Padre, un viaggio non solo geografico, ma che indica il percorso che riguarda la missione di salvezza di Gesù che doveva compiere.

Ora, il fatto che Gesù se ne andò passando in mezzo alla folla senza che gli facessero male, è stato e quindi, può essere interpretato in diversi modi.

Alcuni pensano che sia stato:
A)  Come un evento miracoloso
Alcuni studiosi vedono qui un atto soprannaturale in cui Gesù, usando un potere divino, riesce a passare invisibilmente, o intangibilmente attraverso la folla ostile. 
Questo tipo di interpretazione sottolinea la natura divina di Gesù.
Passare in mezzo a loro e andarsene, mostra realmente la potenza di Cristo.

Gesù non pronunciò alcuna parola e nemmeno fece un miracolo spettacolare, semplicemente camminò tra la folla senza che lo toccassero per fargli male, questo è stato un miracolo di per sé, certamente non il tipo di miracolo che i Nazareni volevano!

Questo è il parere di John MacArthur: “Erano una folla di linciatori fuori controllo, intenta a uccidere colui che conoscevano così bene e che aveva insegnato loro la verità della Parola di Dio. Ma il tempo di Gesù non era ancora giunto (cfr. Giovanni 7:30; 8:20), e così, passando in mezzo a loro, se ne andò. Alla fine, la folla ottenne un miracolo, anche se non era quello che stavano cercando, poiché Gesù sfuggì in modo soprannaturale al loro tentativo di ucciderlo (cfr. Giovanni 7:30; 8:59; 10:39).”

La seconda interpretazione è:
B) Come un evento naturale
Un evento più ordinario, in cui Gesù, grazie alla Sua presenza carismatica o autorevole, riesce a calmare la situazione, o ad attraversare la folla senza che nessuno osi fermarlo.

Secondo questa interpretazione, l’uso del verbo “passare” (diérchomai) in greco suggerisce non tanto una fuga quanto un cammino sovrano, come quando un re attraversa una folla che non può toccarlo.

In questo senso, Gesù non “fugge” dalla folla inferocita, ma piuttosto “passa attraverso” di essa con autorità regale.

Una terza interpretazione è:
C) Come un riferimento all’inviolabilità della missione divina
Non è una fuga magica, ma una manifestazione della sovranità divina di Gesù.

Teologicamente, il passaggio potrebbe suggerire che nessuno poteva impedire a Gesù di compiere la Sua missione prima del “tempo stabilito” - cioè, prima della crocifissione.

Gesù non poteva essere fermato finché non fosse giunta “la Sua ora”: il momento culminante della missione di Gesù, cioè la sua passione, morte e risurrezione (Giovanni 12:23; 13:1; 17:1).

Non che non fosse disposto a soffrire e a morire per i peccatori per salvarli, è per questo che è venuto (cfr. per esempio Marco 10:45; Giovanni 3:16-17; 4:34; 1 Timoteo 1:15), ma non era ancora giunto il momento per Lui di morire. 

Quando sarebbe arrivato il momento, Gesù lo avrebbe fatto di Sua spontanea volontà (Giovanni 10:18), ma non era questo né il momento e né il modo. 

Egli era padrone della situazione, non vittima delle circostanze.

Come dirà più tardi nel Vangelo: “Bisogna che il Figlio dell'uomo soffra molte cose e sia respinto dagli anziani, dai capi dei sacerdoti, dagli scribi, sia ucciso, e risusciti il terzo giorno” (Luca 9:22). 

È come quando in una rappresentazione teatrale l’attore principale esce di scena non perché è stato sconfitto, ma perché ha deciso che quello non è ancora il momento del finale.

Infine, una quarta interpretazione è:
D) Come collegamento con altri temi biblici
L’immagine di Gesù che passa “in mezzo” ai Suoi nemici richiama altri passi dell’Antico Testamento in cui figure divine, o profetiche sono protette da minacce simili.
Per esempio, gli amici del profeta Daniele che furono gettati nella fornace ardente, ma rimasero illesi (Daniele 3), o Daniele stesso nella fossa dei leoni, anche lui rimase illeso (Daniele 6).

Il teologo, poi papa, Joseph Ratzinger ha visto in questo passaggio un’eco dell’Esodo: come Dio ha guidato il Suo popolo attraverso il mare, così Gesù passa attraverso la folla ostile. 

Nessuna opposizione umana può fermare il piano di Dio.

James R. Edwards scrive: “La Sua vita è il compimento dell’opera intenzionale di Dio nella storia, e né le macchinazioni diaboliche, né l'opposizione umana, nemmeno di amici e parenti, possono ostacolare il compimento della volontà sovrana di Dio attraverso di lui.”

La folla cercò di uccidere Gesù gettandolo giù dal precipizio: “Ma egli, passando in mezzo a loro, se ne andò” (v.30).

CONCLUSIONE
Vediamo tre aspetti conclusivi che ci sono sia di grande conforto come anche una grande sfida.

Il primo aspetto è:
1) Dio non ha ostacoli porta il Suo piano a compimento
Il rifiuto di Nazaret non ha interrotto il piano di Dio e nemmeno è stata la fine del ministero di Gesù.

La storia ci racconta di personaggi come, per esempio, nel mondo dello sport, che furono bocciati, ma poi sono diventati campioni.

Mi riferisco a Harry Kane, oggi giocatore del Bayern Monaco.
Kane è entrato nelle giovanili dell’Arsenal all’età di otto anni, nel 2001, dopo aver giocato per un club locale chiamato Ridgeway Rovers. 
Dopo solo una stagione, nel 2002, l’Arsenal decise di non tenerlo. Le ragioni principali, come rivelato in seguito dall’ex direttore dell’Accademia dell’Arsenal Liam Brady, erano che Kane era considerato un pò in sovrappeso e non molto atletico. 
Dopo essere stato rilasciato dall’Arsenal, Kane ha avuto un breve periodo al Watford prima di approdare al Tottenham Hotspur nel 2004, all’età di undici anni. 
Da lì non si è più fermato diventando oggi uno dei migliori attaccanti di calcio del mondo.

Pensate anche a Michael Jordan, tagliato fuori dalla squadra di basket del suo liceo. 
Immaginate la delusione mentre tornava a casa, con le lacrime che gli rigavano il viso. Piuttosto che soccombere a quel rifiuto, si è allenato diligentemente e si è trasformato in uno dei più grandi atleti di tutti i tempi. 

Anche Gesù sperimentò il rifiuto quando predicò a Nazaret, ma come Kane, o Jordan, era motivato a superare gli ostacoli, mostrandoci che il disprezzo iniziale non detta il nostro futuro, specialmente quando ci appoggiamo al piano di Dio per la nostra vita.

Un piano che Dio porterà avanti secondo la Sua tabella di marcia, perché Lui non lascia le cose a metà.

Quando affrontiamo ostacoli, oppure opposizione nel nostro servizio a Cristo, possiamo trarre conforto dal fatto che il piano di Dio non può essere ultimamente fermato. 
Quando le persone cercano di scoraggiarti, di tarparti le ali nel servire Dio, ricorda che Dio porterà avanti il piano della tua vita (cfr. per esempio Isaia 41:10; Geremia 1:5,7-8; 2 Corinzi 4:1,7-9).

Paolo incoraggia la chiesa di Filippi: “E ho questa fiducia: che colui che ha cominciato in voi un’opera buona, la condurrà a compimento fino al giorno di Cristo Gesù” (Filippesi 1:6).

Il secondo aspetto è:
2) Dio ci chiama di piacere a Lui e non alle persone
Un’altra applicazione che possiamo fare riguarda quella di non compiacere i nostri interlocutori quando parliamo del Vangelo.

Anche Paolo seguì l’esempio di Gesù di piacere a Dio e non alle persone (Galati 1:10; 1 Tessalonicesi 2:4,6).

David Guzik scrive: “Gesù non cercò principalmente di compiacere il Suo pubblico e non usò la loro approvazione come misura del Suo successo.”

La fedeltà alla verità, anche a costo dell’impopolarità o della persecuzione, è essenziale per chi vuole comunicare autenticamente il Vangelo e quindi essere fedeli a Dio per la Sua gloria e non per la nostra.

Le parole di David Garland illuminano ulteriormente questa dinamica, quando scrive: “Ciò che accade a Nazaret prepara ciò che accadrà a Gerusalemme. I profeti non predicano a chi è già d’accordo con loro e non si affidano ad adulazioni e fronzoli per ottenere ascolti elevati. Dichiarano ciò che Dio farà e ciò che Egli richiede. Dicono la verità che spesso le persone non vogliono sentire. Questo contrasta con una cultura che tratta la religione come un bene di consumo. Coloro che adattano la Parola di Dio alle tendenze del mercato, dando per scontato che il consumatore abbia sempre ragione, sono semplicemente venditori ambulanti (2 Corinzi 2:17). Chi si avvicina alla religione presumendo che l’obiettivo principale di Dio sia glorificare l’umanità e chiedendosi: ‘Che cosa mi porterà tutto questo?’, riceve solo pula spirituale. Come il raduno di Nazaret, le persone di qualsiasi cultura sono tentate di concentrarsi solo su sé stesse piuttosto che su Dio. I profeti che dicono la verità incontreranno spesso incomprensioni, difficoltà sconvolgenti e violenza sanguinosa, così come un caloroso benvenuto. Possono essere schiacciati, ma il messaggio no.”

L’episodio di Nazaret prefigura le difficoltà che inevitabilmente incontrerà chi proclama la verità di Dio. 
I servi di Dio non cercano consensi facili, ma dichiarano ciò che Dio rivela, anche quando è scomodo, o contrario alla mentalità popolare.

Il paragone con una "cultura che tratta la religione come un bene di consumo" è particolarmente incisivo. Adattare il Vangelo per renderlo più "vendibile" o per compiacere i gusti del momento snatura il Suo messaggio essenziale. 
Come dice Garland, chi agisce in questo modo è un semplice "venditore ambulante."

Dall’altra parte l’atteggiamento di chi si avvicina alla fede con la mentalità del “cosa ci guadagno?” rischia di rimanere superficiale e di non cogliere la vera essenza del rapporto con Dio, che è incentrato su di Lui e sulla Sua gloria, non sulla soddisfazione dei nostri desideri.

In definitiva, il brano ci ricorda che la proclamazione autentica del Vangelo può incontrare reazioni diverse, dall’accoglienza all’ostilità. Tuttavia, la fedeltà al messaggio rimane l’imperativo fondamentale, con la consapevolezza che, come conclude Garland: “Possono essere schiacciati, ma il messaggio no.”

Infine:
3) Dio vuole una risposta da te oggi
Leon Morris scriveva: “Per quanto ne sappiamo, Gesù non tornò mai più a Nazaret. Il rifiuto può essere definitivo”.

Così anche per noi oggi, non sappiamo se Dio ci darà una seconda possibilità di salvezza!
Questo episodio ci mette di fronte alle affermazioni di Cristo e ci costringe a dare una risposta personale. 

Quei Nazareni della sinagoga hanno rifiutato Gesù, non hanno riconosciuto il loro bisogno spirituale, e tu? Riconosci il bisogno della salvezza dai tuoi peccati e dalle conseguenze tragiche come l’andare all’inferno? O ti senti a posto con Dio?

In 2 Corinzi 6:2 leggiamo: “Poiché egli dice: ‘Ti ho esaudito nel tempo favorevole e ti ho soccorso nel giorno della salvezza’. Eccolo ora il tempo favorevole; eccolo ora il giorno della salvezza!”

Paolo sottolinea l’urgenza e l’importanza di rispondere all’offerta della grazia di Dio nel momento presente. 
Il messaggio fondamentale è che non dobbiamo rimandare la nostra risposta a Dio, perché OGGI è il tempo della salvezza.

L'enfasi “ora” è significativa perché indica che il momento presente è quello designato da Dio per ricevere la Sua salvezza. 
Questo versetto ci incoraggia a non procrastinare nelle questioni spirituali, poiché il tempo favorevole di Dio è adesso.




Post popolari in questo blog

Dai frutti si riconosce l’albero (Matteo 7:16-20).

Dai frutti si riconosce l’albero (Matteo 7:16-20). Dai frutti si riconoscono i falsi profeti. Come fai a sapere se qualcuno è un falso profeta? C'è un modo per identificarlo? La risposta è "sì".  Il modo con il quale possiamo discernere un falso profeta, e quindi anche un falso credente è dai suoi frutti.  Infatti, anche se questo paragrafo è dedicato principalmente agli avvertimenti circa i falsi profeti, è anche una prova per tutti i veri credenti! Gesù al v. 15 esorta il suo uditorio, e quindi anche noi a guardarsi dai falsi profeti i quali vengono in veste di pecore, ma dentro sono lupi rapaci. Ora ci dice che i falsi profeti si riconosceranno dai loro frutti. Noi vediamo tre aspetti riguardo i frutti: i frutti sono secondo la specie di albero, dimostrano la qualità dell’albero, segnano il destino dell’albero.

Matteo 6:34: A ogni giorno il suo affanno.

Matteo 6:34: A ogni giorno il suo affanno. Non siate dunque in ansia per il domani, perché il domani si preoccuperà di sé stesso. Basta a ciascun giorno il suo affanno. Gesù conclude il suo discorso sulle preoccupazioni per i bisogni primari riguardo il futuro, dice di non essere ansiosi. Dio si prenderà cura di noi perché fa così con gli uccelli e i campi, non preoccupiamoci del futuro perché il domani si preoccuperà di se stesso, basta a ciascun giorno il suo affanno, cioè viviamo un giorno alla volta con i suoi problemi o difficoltà quotidiani. Molte preoccupazioni riguardano il futuro per paure inesistenti, altre sono reali per problemi economici presenti, ma affrontiamo il presente con la certezza che Dio fin qui ci ha soccorsi (1 Samuele 7:12). Dio non abbandona i suoi figli, li ama e li cura teneramente.

La parabola della stoffa nuova e degli otri nuovi (Luca 5:33-39).

La parabola della stoffa nuova e degli otri nuovi (Luca 5:33-39). Qualcuno ha detto: “Tutti sono a favore del progresso. È il cambiamento che non piace”. Questa frase ci fa capire come a moltissime persone non piacciono i cambiamenti, le novità. Tempo fa il Duca di Cambridge, avrebbe affermato: "Qualsiasi cambiamento in qualsiasi momento e per qualsiasi motivo deve essere deplorato". Questo era anche il problema di molte persone ai tempi di Gesù. Gesù portò qualcosa di nuovo, inconciliabile con certe tradizioni locali, ma molte persone rifiutarono il Suo insegnamento. Continuiamo la nostra serie di predicazioni sulle parabole di Gesù. In questa parabola vediamo la causa, cioè perché Gesù l’ha detto, vediamo il cuore, e poi faremo delle considerazioni finali.