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Bibbia

"La Bibbia, l'intera Bibbia e nient'altro che la Bibbia è la religione della chiesa di Cristo".
C. H. Spurgeon

La preghiera per un risveglio (Salmo 85).

La preghiera per un risveglio (Salmo 85).
Ci sono momenti nella nostra vita spirituale che sembra che abbiamo fatto un passo avanti e due passi indietro.
Questa è la situazione che ha dato origine al Salmo 85.

Questo salmo è una preghiera per la restaurazione, per un risveglio.

Il risveglio è importante perché placa la giusta ira di Dio, manifesta la gloria di Dio, quindi la coscienza consapevole di Dio e rivela la grazia santificatrice e salvifica di Dio.

Noi vediamo il perdono nel passato, la preghiera presente e la prospettiva per il futuro.



I IL PERDONO NEL PASSATO (vv.1-3).
Il salmista comincia riportando alla memoria la passata restaurazione d’Israele da parte di Dio dopo aver punito la loro infedeltà (cfr. Deuteronomio 28-30).
Molto probabilmente si riferisce al ritorno del popolo in patria dall’esilio Babilonese.

Prima di tutto il salmista parla di:
A) Restaurazione (v.1).
Il salmista riconosce e ricorda il bene passato che ha fatto il Signore (Yahweh) al popolo d’Israele, chiamato qui Giacobbe (Isaia 40:27; 41:8; 42:24; 43:1,22,28;44:1,2,5,21,23;45:4,19); il bene di riportarlo nella sua terra dall’esilio.

Il v.1 dice: “ O SIGNORE, tu sei stato propizio alla tua terra, hai ricondotto Giacobbe dalla deportazione”.

“Propiziare” (rātsāh) ha l'idea di base di essere favorevolmente inclini, accettare e trattare favorevolmente (cfr. Genesi 33:10; Deuteronomio 33:24; Ester 10:3).

Il senso è dell'accettazione e del favore divino (per esempio Deuteronomio 33:11,16; Giobbe 33:26; 34:9; Salmo 77:7).
Nel suo senso fondamentale, propiziare è la buona volontà divina che si rivolge al popolo nella benevolenza e nella compassione (Isaia 60:10 - rātsôn).

In questo caso il favore di Dio è stato che ha ricondotto il Suo popolo dall’esilio (per esempio Deuteronomio 30:3; Salmo 14:7; 53:6; 126:4; Geremia 29:13; 32:44; Osea 6:11; Amos 9:14) nella Sua terra ripristinando le sue fortune, il suo patrimonio (Giobbe 42:10), che avevano prima la deportazione.

La “tua terra” è la dimora d’Israele, ma è la terra del Signore (per esempio Levitico 25:23; Osea 9:3) che ha dato al popolo d’Israele (vv.9, 13).

Dio stesso per il Suo giudizio aveva dato il paese ai nemici, ora di nuovo Dio li ha ricondotti nel loro paese per il Suo favore (Salmo 44:3; 77:7; 147:11; 149:4).

La vita spirituale e fisica non sono separati, ma sono intrecciati come espressioni del favore di Dio.

Infatti è menzionata:
B) La remissione (v.2)
Nel v.2 è scritto: “Hai perdonato l'iniquità del tuo popolo, hai cancellato tutti i suoi peccati. Pausa”.
Il salmista usa due parole significative per la remissione, entrambe che si trovano nel Salmo 32:1,5.

(1) Dio ha perdonato l’iniquità del Suo popolo.
“Hai perdonato” (nāsāʾ) è sollevare, togliere, o portare via.
Solo Dio possiede l'autorità di togliere il peccato ed è elencato come una delle Sue caratteristiche particolari (Esodo 34:7; Numeri 14:18; Michea 7:18).

”Iniquità” (ʿāwōn) deriva da un verbo ('āwāh) che significa piegare, distorcere, curvare, deviare, quindi pervertire  e la colpevolezza davanti a Dio.

L'etimologia della parola serve come un vivido promemoria per indicare che il peccato è spesso una torsione, un avvolgimento di qualcosa che è stato inteso come buono.

Le iniquità possono indicare le azioni che sono considerate le peggiori perversioni, ma possono indicare anche il fare qualcosa di buono, ma con una motivazione o atteggiamento sbagliato.

Dio con il perdono ha sollevato la colpa del loro peccato da loro e lo ha portato via.

(2) Dio ha cancellato tutti i peccati del popolo.
“Cancellare” (kāsāh) indica rimuove, coprire, nascondere (cfr. Salmo 32:1)

“Peccato” (chattāʾth) è la trasgressione, un reato contro lo standard, in questo senso della santità e della giustizia di Dio.

Quindi Dio ha nascosto i loro peccati dalla Sua vista, mediante la sua grande misericordia, tutti i loro peccati non erano più davanti al Signore (Salmo 103:11-12).

La “pausa” (Selah) può essere una divisione significativa nel salmo che riguarda la musica, ma è molto più probabile che indichi che una cosa vitale come il perdono dovrebbe essere meditato attentamente.

Per noi oggi, il perdono dei peccati è grazie al sacrificio e alla mediazione di Gesù, se li confessiamo saranno perdonati (Atti 10:43; 13:38-39; Efesini 1:7; 1 Giovanni 1:8-10).

Una tomba in una cittadina americana era segnata con una scritta di una sola parola: “Perdonato”.

Morire avendo questa certezza è una cosa meravigliosa! Perché vai alla presenza di Dio senza paure perché non ci sarà nessuna condanna!

Così nel v.3 troviamo:
C) La rinuncia (v.3).
Nel v.3 leggiamo: “Hai placato il tuo sdegno, hai desistito dalla tua ira ardente”.
Quando pensiamo all’ira di Dio pensiamo che sia una cosa brutta da giustificare a chi non crede!
Molte persone fanno fatica ad accettare questo!

Ma che cos’è l’ira di Dio?
L’ira di Dio è l’espressione che Dio sostiene e promuove la giustizia, esprime l’odio, o l’indignazione, o la repulsione che Dio ha per il peccato (Isaia 6:3; Abacuc 1:13, Efesini 2:1-3).

L’ira di Dio è la rivelazione che Dio respinge ciò che ingiusto e principalmente sostiene e promuove ciò che è giusto, santo, buono, e glorioso secondo la Sua natura!

L’ira di Dio è diretta contro il peccato. È la Sua santa repulsione e reazione contro il peccato, ed è strettamente correlata con la sua santità, giustizia e gelosia e si manifesta con giudizi, anche terribili! È il suo giusto giudizio per la sua gloria.

Ora in questo testo è scritto: “Hai placato il tuo sdegno, hai desistito dalla tua ira ardente”.

Nella sua ira, Dio aveva giudicato il Suo popolo con la deportazione, privandoli delle loro terre, con l’incendio del tempio e dei palazzi, delle mura di Gerusalemme, e la distruzione degli oggetti preziosi (2 Re 17:18; 2 Cronache 36:16-21), ora ha placato il suo sdegno (rimosso, portato via, cessare, ritirare / sdegno ʿeḇrāh- ira); ha ritirato la Sua ira (desistere / šûḇ - indica ritornare, o ritirare la Sua ira -ʾaph).

Quindi c’è stato un cambiamento della condizione del Suo popolo perché Dio ha ritirato la Sua ira su di esso e lo ha riportato a casa.

Questo è avvenuto dopo settant’anni dalla deportazione (Geremia 25:1-14) sotto Esdra e Neemia.

Anche per la chiesa oggi, quindi i veri cristiani, possiamo dire che ha ricevuto il perdono di Dio e non è più sotto la Sua ira grazie al sacrificio di Gesù (Giovanni 3:16,36; Romani 5:1-11).

I vv.1-3 sono la base di fede per la supplica che segue, vediamo allora:
II LA PREGHIERA PRESENTE (vv.4-7).
Molti di noi vivono tra memoria e speranza; ricordiamo ciò che Dio ha fatto in passato con gratitudine e speriamo che lo farà di nuovo.
Questo rende il presente dolore e scoraggiamento sopportabili.

Il salmista non è nostalgico e non brama la gloria passata, non sarebbe da saggi (Cfr. Ecclesiaste 7:10), ma ricorda a Dio le Sue azioni misericordiose passate, e questo stimola alla preghiera per i bisogni presenti.

Nei momenti di difficoltà, quando tutto sembra buio, è importante ricordare come Dio ha operato nel passato (Salmo 77).

In questi versetti ci si rivolge alla bontà e alla potenza di Dio, il quale ha rinunciato alla Sua ira e ha dimostrato il Suo perdono, vi è anche la richiesta del sostegno divino.

Il credente è consapevole della grandezza di Dio, lo conosce e sa cosa si può attendere nella sua sofferenza presente, pertanto prega Dio con fede.

La preghiera è radicata in una fede consolidata, è indirizzata a Dio che ristora e allontana la Sua ira.

Meditiamo riguardo il:
A) Contesto presente.
(1) Prima opinione.
Il grande problema che il popolo di Dio stava affrontando era una devastante siccità a causa del giudizio di Dio per i suoi peccati (cfr. Aggeo 1:10-11; 2:15-19) e prega per la pioggia.

Passiamo ora alla:
(2) Seconda opinione.
Altri pensano che dopo il ritorno in patria c’erano molte cose da fare, vi era distruzione, povertà e fame, paura dei nemici e mancanze di risorse, problemi tipici di un paese devastato dalla guerra.

Comunque sia, la chiesa oggi è in una siccità spirituale, è arida, ha bisogno di un risveglio e come Israele ha chiesto l’intervento di Dio per una restaurazione, così oggi possiamo pregare per un risveglio!

Moltissime chiese stanno vivendo un’aridità spirituale: hanno perso il primo amore, hanno perso la sana dottrina, la santificazione, lo zelo.
Non c’è amore per Dio, per i fratelli e per i perduti, quindi non c’è l’entusiasmo per l’evangelizzazione.

Non c’è l’interesse e la passione per la verità rivelata di Dio, si ama il peccato, il mondo, non c’è passione nel servire Dio.
Di conseguenza è come se Dio avesse abbandonato la chiesa al suo destino di morte, come diverse chiese descritte in Apocalisse.

Passiamo ora al:
B) Contenuto della preghiera.
Il salmista invoca Dio per restaurare Israele come ha fatto quando li ha riportati in Giudea, ma è di nuovo adirato con il popolo perché non metteva Dio al primo posto, ma i loro interessi, erano disobbedienti a Dio (cfr. Aggeo 1:6-11; 2:17-18; Zaccaria 1:3-5,12; 7-8).
Forse erano passati dieci - quindici anni.

Una seconda restaurazione secondo il libro di Aggeo e Zaccaria, dopo la deportazione, era necessaria.

A quanto pare il restauro passato come menzionato nei versetti 1-3 ha ispirato questa preghiera per un altro restauro.

Il salmista prega:
(1) Ristoraci.
Dai vv.4-6 leggiamo: “Ristoraci, o Dio della nostra salvezza, fa'cessare la tua indignazione contro di noi.  Sarai adirato con noi per sempre? Prolungherai la tua ira d'età in età?  Non tornerai forse a darci la vita, perché il tuo popolo possa gioire in te?” (Salmo 80:3,7,19).

Il salmista vede l'attuale crisi come il giudizio di Dio e implicitamente chiede perdono.
Quando Dio è presente in mezzo al Suo popolo c’è la vita, c’è risveglio!

“Ristoraci” è ritornare di nuovo, ritornare indietro (šûḇ), parola già usata nei vv.1,3,6,8.

Il desiderio del salmista è che Dio ritorni, sia presente, affinché li liberi da una situazione difficile e dia prosperità.
Infatti il salmista dice “O Dio della nostra salvezza”, dove “Dio” (ʾelōhiym) richiama la maestà, la preminenza e potenza del Creatore (Genesi 1:1) e “salvezza” (yēšaʿ) indica liberazione, benessere, prosperità, sicurezza, salvezza (dai guai, dal pericolo, dalla calamità).

Allora la chiesa deve pregare che Dio sia presente in mezzo a lei, che Dio dia una prosperità spirituale! Che la liberi da una situazione di coma spirituale!
Il risveglio è una persona o una comunità saturata con la presenza di Dio!
Questa presenza è percettibile!

Il risveglio non è un semplicemente una questione emotiva, o un’eccitazione costruita ad arte, è un'invasione dal cielo che porta all'uomo una coscienza consapevole di Dio.

David Brainerd registra l'inizio di un meraviglioso movimento tra gli indiani americani nel 1745. Lui scrisse: “Il potere di Dio sembrò scendere sull'assemblea come un vento veloce e potente e con una energia sorprendente che toccò tutti. Sono rimasto sorpreso dall'influenza che ha colto quasi tutto il pubblico e potrebbe essere paragonato alla forza irresistibile di un potente torrente”.

Il salmista ha il desiderio e chiede a Dio di far cessare la Sua ira (vv.4-5. “Indignazione” è ira - kaʿas; così come anche “adirato” -ʾā·nǎp̄- del v.4-5, è appunto “ira” - ʾaph v.5) e chiede se sarà adirato per sempre con il popolo d’Israele.

Malgrado il favore del ritorno a casa, la comunità vede l'ira divina continuare nell'afflizione oppressiva.

Quando c’è uno stato di malessere, di distretta, di sofferenza, di flagelli, di problemi di vario genere può essere una dimostrazione dell’ira di Dio (per esempio Numeri 11:33; 32:10-13; Deuteronomio 11:17; 28:15-69; Giosuè 7:10-26; 1 Samuele 28:16-18; 2 Cronache 36:16-17; Salmo 90:7-9; Luca 21:23-24) così lo è anche le pene dell’inferno (Apocalisse 14:10).

Non tornerai forse a darci la vita, perché il tuo popolo possa gioire in te?”

La parola "dare la vita" (chāyāh) indica vivere, avere la vita, o essere vivo, mantenere la vita, rimanere vivo, tornare alla vita, riportare in vita.
Ma non indica solo questo, è anche godere di una vita piena, ricca e felice.

La condizione del popolo è come se fossero morti e hanno bisogno di una rivitalizzazione di colui che dà la vita (cfr. Salmo 71:20; 80:18; 138:7; 143:11; Osea 6:2; 14:8; Ezechiele 18:27).

L'immagine può essere di risvegliare una persona morta come ci ricorda Ezechiele 37:1-14.
In questo passo la nazione è paragonata a una valle di ossa secche, a un cimitero, dove i morti ritornano alla vita.
Questo risveglio avviene attraverso la proclamazione della parola del Signore e la potenza dello Spirito Santo che entra in loro.

L’idea di “dare vita”, allora è quella di recuperare da una condizione come stato di morte da parte del Dio vivente (1 Samuele 17:26; Geremia 10:10) che è sovrano sulla vita e la morte (cfr. Deuteronomio 32:39; 1 Samuele 2:6; 2 Re 5:7; 8:1,5; 13:21).

Ci sono chiese come quella di Sardi che hanno fama di vivere, ma sono morte!
Hanno bisogno di un risveglio (Apocalisse 3:1).

Il motivo del gioire in Dio, potrebbe indicare che il Signore stesso ha molto più piacere nel vedere che il suo popolo gioisca in Lui con lodi.

Quindi il salmista pregava per una liberazione da una sofferenza, da una distretta da un’esistenza dominata dalla morte per poter vivere una vita piena e ricca, per gioire in Dio!

Il secondo aspetto del contenuto della preghiera è:
(2) Mostraci.
Nel v.7 è scritto: ”Mostraci la tua bontà, SIGNORE, e concedici la tua salvezza”.

“Mostrare” (rāʾāh) è vedere con gli occhi, quindi facci vedere, manifestati.

“Bontà” (ḥeseḏ) si riferisce all’amore di Dio, significa amore leale, o amore inesauribile, indica la fedeltà di Dio al patto stipulato con il Suo popolo (cfr. Esodo 20:6; 34:6-7; Deuteronomio 5:10).
Da questa parola lo studioso H.J.Zobel dice che tre sono gli elementi costitutivi: il carattere di atto concreto, il carattere relazionale e la continuità.

Quindi non è solo un sentimento, ma un’azione concreta vitale, un impegno che aiuta un’altra o altre persone in difficoltà.
Per esempio riguardo Dio in Esodo 15:13 leggiamo: “ Tu hai condotto con la tua bontà il popolo che hai riscattato; l'hai guidato con la tua potenza alla tua santa dimora”.

Il Salmo 136 celebra la bontà concreta di Dio per tanti motivi.
La Sua bontà è eterna (Esdra 3:11; Salmo 136; Geremia 31:1-3).

Concedici, cioè donaci la tua salvezza, come aveva detto al v. 4 e dirà ancora al v.9.

Possiamo fare due riflessioni:
1) La prima riflessione è la tensione tra realtà presente e aspettativa: tra fede presente e fede che attende; tra sofferenza e speranza, tra morte e vita.
C’è una tensione tra la situazione difficile che il credente sta affrontando e la fede, tra la realtà di sofferenza e dall’altra parte la fede che attende una trasformazione, una liberazione, una salvezza, che Dio metta da parte la Sua ira e doni un aiuto al Suo popolo, che lo restauri.

Una fede messa alla prova, ma che certamente attinge alle esperienze passate, alla consapevolezza della grandezza di Dio e nella fede del Suo intervento salvifico.

2) La seconda riflessione riguarda il risveglio.
L’uomo non può creare un risveglio!
Il salmista è consapevole di questo e prega Dio che possa ritornare in mezzo al Suo popolo, togliere la Sua ira, e dare la vita a un popolo morto!

Dio è sovrano nel risveglio.
Il risveglio lo produce Dio e non l’uomo!

Benché possiamo pregare per un risveglio, il risveglio non può essere pianificato perché è un’azione sovrana di Dio!

Ken Terhoven dice: “Il risveglio non è altro che un sovrano soffio del cielo. È deciso da Dio, iniziato da Dio, dato da Dio, controllato e glorifica Dio. Nessun uomo può assumere il merito, anche se alcune persone sono state collegate con i risvegli del passato. Nessun uomo può organizzarlo, controllarlo o proteggerlo; è qualcosa che è completamente nelle mani di Dio”.

Nel risveglio dobbiamo aspettarci l’inatteso perché il Dio sovrano fa quello che vuole!

Benché l’uomo è coinvolto nel risveglio, dobbiamo lasciare operare il Dio sovrano come vuole Lui e non secondo i nostri programmi!

Infine in questo salmo c’è:
III LA PROSPETTIVA PER IL FUTURO (vv.8-13).
Studiosi sono convinti che i versetti 8-13 sono la risposta di Dio alla preghiera del suo popolo.
Questa risposta viene consegnata tramite un profeta o un sacerdote nel tempio, o dal salmista stesso.
Al v.8 leggiamo: “Io ascolterò quel che dirà Dio, il SIGNORE”

La preghiera fedele sarà sempre seguita dai fedeli con un’attesa della risposta di Dio.

“Ascoltare” (shāmaʿ) ha il senso di sentire e obbedire (cfr. Esodo 24:7; 1 Samuele 12:14; 2 Samuele 22:45).

“Ascoltare” indica la determinazione di ascoltare il messaggio di Dio.

Lo stato d'animo qui è quello dell'ascolto paziente; di una volontà di ascoltare e obbedire a Dio qualunque cosa avrebbe detto e di avere fiducia che quello che avrebbe detto sarebbe stato favorevole al popolo.
Quindi ascoltare, credere e obbedire alla rivelazione di Dio.

Dio non rimarrà in silenzio e passivo, quando il suo servo si appella a Lui con fede e il riconoscimento delle sue misericordie passate unite al desiderio di obbedirGli.

Nella prospettiva per il futuro c’è:
A) La certezza (v.8).
Nella certezza c’è la:
(1) Certezza di pace.
Al v.8 leggiamo: “Egli parlerà di pace al suo popolo e ai suoi fedeli”

Queste parole sono viste come una promessa della grazia di Dio.
“Parlare” (dāḇar) ha il significato di promessa (per esempio Esodo 12:25; Deuteronomio 1:11; 6:3; 9:28), una promessa per il Suo popolo e ai Suoi fedeli.

“Pace” (shālôm) è l’azione di Dio, radicata in un rapporto restaurato, implica il perdono dei peccati e quindi la cessazione della Sua ira, la prosperità, il benessere totale in ogni suo aspetto: materiale, di salute, spirituale, salvezza e sicurezza, assenza di conflitti (Genesi 28:21; Esodo 18:23; 1 Samuele 1:17; Salmo 38:3; Ecclesiaste 3:8; Geremia 13:19).

In questo contesto “pace” ha un duplice obiettivo: (1) il ripristino della comunione con Dio secondo i vv.1-7 e (2) la prosperità agricola secondo i vv. 10-13 (Salmo 72:3,7; 147: 14).

Passiamo ora a vedere:
(2) La condizione per la pace.
Al v.8 leggiamo: “Purché non ritornino ad agire da stolti!”
“Stolti” (kislāh) è follia, stupidità.
Dio promette la pace a coloro che lui risveglia, a condizione che non tornano alla loro vecchia follia, il riferimento è un comportamento malvagio (cfr. Isaia 57:1-2,18-21), o idolatrico (cfr. Esodo 34:12-17; Geremia 10:1-8).

Ci può essere sempre un grande pericolo di ritornare a un vecchio comportamento (cfr. Salmo 78: 10-11,17-18,31-32) che non onora il Signore!
Nella certezza c’è la:
B) Certezza di salvezza (v.9).
Nel v.9 è scritto: “ Certo, la sua salvezza è vicina a quelli che lo temono, perché la gloria abiti nel nostro paese”.

Il salmista aveva già chiesto la salvezza a Dio (v.7) e ora afferma la verità che la salvezza è vicina a quelli che temono il Signore (Isaia 46:13; 51:5).

La comunità si può aspettare l’aiuto di Dio; può essere sicura che Dio li avrebbe liberati dalla loro distretta.

(1) Il prerequisito della salvezza: è il timore.
“Timore” (yārēʾ) indica rispetto, avere paura, essere terrorizzato.

“Temere Dio” si riferisce alla totale devozione a Dio, con tanta reverenza profonda che si manifesta nel culto e nel servizio solo a Lui (Giousè 24:14-15,19; Ecclesiaste 12:13).

“Temere il Signore” è la consapevolezza di chi è Dio e quanto sia impressionante, e quindi di conseguenza fare uno sforzo per camminare con Lui in un rapporto equilibrato di fedele devozione.

(2) Il piano della salvezza: perché la gloria abiti nel nostro paese.
Dio aveva ritirato la Sua gloria a causa dei peccati del popolo.
Proprio come la gloria del Signore era scesa monte Sinai (Esodo 24:16-17), nella tenda di convegno (Esodo 40:34-35), più tardi nel tempio (2 Cronache 7:1-3) così avrebbe preso residenza in Israele.

La “gloria” (kāḇōḏ) è la presenza visibile rivelata di Dio in mezzo al suo popolo attraverso una nuvola!

“Abiti” (liškon) è in senso attivo!
Dio si manifesta in mezzo a un popolo che lo teme, cioè che adora solo Lui, che è devoto solo a Lui e si manifesta con il servizio e l’obbedienza!

Se vogliamo vedere sperimentare il risveglio nella nostra comunità, se vogliamo sperimentare la presenza di Dio, dobbiamo temerlo!
Dobbiamo adorare e servire solo Lui!

La gloria che non c’era più sarebbe ritornata (Cfr. Salmo 78:59-64).

In molte chiese non si percepisce più la presenza di Dio! Perché non cammina con Dio! Perché non teme Dio!
Il risveglio inizia nella chiesa e si propaga all’esterno nella salvezza dei peccatori, quando la chiesa risvegliata lo dimostra con un comportamento in armonia, o secondo la volontà di Dio, cioè con un comportamento santo e devoto solo a Dio!

C) Il procedimento della salvezza (v.10).
I vv.10-11 dice: “La bontà e la verità si sono incontrate, la giustizia e la pace si sono baciate. La verità germoglia dalla terra e la giustizia guarda dal cielo”.

“La bontà” e “la pace” esprimono l'unione della grazia salvifica di Dio da una parte e “giustizia e verità” esprimono l’ordine del suo regno e la fiducia.

Il riferimento alla bontà e alla verità, giustizia e pace in perfetta armonia tra di loro, sono gli attributi di Dio ed è la caratteristica, o il frutto della salvezza e della presenza di Dio in mezzo al Suo popolo che reagisce abbracciando e praticando queste caratteristiche.
Dunque le virtù umane sono un eco degli attributi divini.

Quando Dio salva porta un cambiamento in una persona, la persona è liberate dai suoi peccati per vivere secondo il carattere e la volontà di Dio!

Dio manifesta all’uomo la Sua bontà, verità, giustizia e pace e l’uomo riceve e pratica: all’iniziativa divina vi è una risposta umana come si può vedere al v.11, dove “giustizia” è la giustizia di Dio che racchiude l’intera Sua volontà salvifica (Isaia 45:8; 51:5; 62:1) e gli uomini producono la verità (ʾěměṯ ), la fedeltà.

La bontà e la pace di Dio, non crea licenza di peccare, ma fedeltà, santificazione (cfr. Romani 6:1-14; Tito 2:11-12).

Cielo e terra così si abbracciano, s’incontrano.
Artur Weiser scrive: “Dio dal cielo si piega sulla terra e la terra si protende verso il cielo incontro a Dio: visione sublime per la sua magnificenza e insieme per la sua profondità!”

Il risveglio avviene perché il Signore versa le benedizioni: la sua bontà, verità, giustizia e pace.
Il risveglio è il popolo di Dio che vive nell'amore incessante per Dio e per gli altri, nella verità, nella giustizia e nella pace.

In questo salmo troviamo:
D) Il prodotto (vv.12-13).
I vv.12-13 dicono: “Anche il SIGNORE elargirà ogni bene e la nostra terra produrrà il suo frutto.  La giustizia camminerà davanti a lui, e seguirà la via dei suoi passi”.

Vediamo prima di tutto:
(1) La generosità di Dio.
Il Signore elargirà ogni bene (Cfr. Salmo 65:11), cioè prosperità, benedizioni, e la terra produrrà il suo frutto (cfr. Salmo 67:6-7).

Per la fedeltà del popolo, Dio manderà dal cielo la sua benedizione sui suoi raccolti in modo che la loro terra produrrà il suo frutto, quindi non solo morale e spirituale (cfr. Salmo 65:4), ma come vediamo in questo versetto anche materiale.

Si riferisce innanzitutto alle piogge cadenti (cfr. Salmo 29; 65:10-14).
Abbondanti piogge che producono abbondanti colture.
La benedizione di Dio che manda la pioggia, senza la quale un raccolto generoso sarebbe stato impossibile.

Il riferimento è ai ricchi raccolti e sulla fertilità che è associata alle promesse del Signore al suo popolo (cfr. Osea 2:21-23; Amos 9:13-15; Isaia 4:2; 30:23-25; Geremia 31:12; Zaccaria 8:11-12).

Anche se il restauro dalla siccità e dalla carestia in senso materiale non è quello di cui abbiamo bisogno, questo, come ho già detto, si può applicare al risveglio di cui molte chiese hanno bisogno.

Troviamo anche:
(2) La giustizia di Dio.
Nel v. 13 è scritto che la giustizia camminerà davanti a lui, e seguirà la via dei suoi passi.
La giustizia camminerà davanti Dio e seguirà la via dei Suoi passi.

La giustizia di Dio può essere interpretata come:
(1) Salvezza (cfr. Isaia 45;8; 46:12-13; 51:1,5-6,8; 62:1).
La giustizia, personificata come messaggero (vv.11, 13), indica la salvezza di Dio (vv. 4, 6, 9, 10-11).
Sui passi di Dio, mentre cammina, la salvezza sorge miracolosamente.
Coloro che lo temono godranno dei benefici del suo regno: perdono (v. 2), riconciliazione, rinnovamento dello status di alleanza (v.8-9) e pienezza del restauro (vv. 9-13).

Nel Nuovo Testamento leggiamo che la fede in Dio è la base della speranza nei nuovi cieli e terra caratterizzata dalla giustizia (Galati 5:5; 2 Pietro 3:13).

“Giustizia” oltre che alla salvezza, insieme alla salvezza può essere associata al giudizio.

Il Signore, il giusto giudice (Deuteronomio 32:4; Salmo 119:137; 145:17), è un Dio di giustizia (cfr. Salmo 97:2,6; Romani 2:5, 11; Efesini 6:9; Colossesi 3:25; 1 Pietro 1:17) è colui che mette le cose a posto (cfr. Genesi 18:25).

La giustizia di Dio è la perfezione del modo in cui vede tutto, valuta, giudica e salva; è la perfezione di colui che, fedele alle sue responsabilità verso la comunità, aiuta tutti coloro che sono oppressi, accusati falsamente, perseguitati o sofferenti e a lui chiedono la liberazione (Salmo 31:2; 71:2).

Giustizia può essere vista anche come:
(2) Scuola.
Come istruzione, insegnamento.
Dio rivela i suoi standard di giustizia a noi attraverso i suoi atti, ma soprattutto attraverso la sua legge rivelata e agisce secondo la sua legge che si basa sulla sua stessa natura (Isaia 33:22; Giacomo 4:12).

La giustizia è la perfetta aderenza alla legge, o la conformità a uno standard, o norma: Dio stesso è la norma che egli non viola mai.

La legge morale è radicata nella stessa natura di Dio; lo standard finale della legge è la natura stessa di Dio.
Egli non è sottomesso a una legge, ma non è senza legge, perché è in se stesso ciò che è giusto!
In base alla legge di Dio va amministrata la giustizia (Numeri 35:24; Salmo 99:4; Ezechiele 44:24; 2 Cronache 19:10).

Dio è il giusto governatore e il giusto giudice del mondo! Amministra ed esegue la Sua legge (2 Samuele 23:3-4; Neemia 9:33; Salmo 9:8; 48:10; 71:15-16; 96:13; 99:4; Isaia 26: 9; 45:21; Geremia 9:23-24; Romani 2:5, 2 Timoteo 4:8).

Dio è imparziale e giusto nel giudizio (Romani 2:6,11; Efesini 6:9; Colossesi 3:25; 1 Pietro 1:17).

In questo senso allora, la giustizia salvifica e giudiziale di Dio mostra all’uomo quale cammino Dio percorre in modo che l’uomo possa seguirlo.
Dio opera e agisce nella giustizia, questa diventa una scuola per l’uomo.

CONCLUSIONE.
Il salmo nel suo complesso è una preghiera per Dio affinché agisca come ha agito nel passato, affinché ritiri la Sua ira sul popolo così il popolo possa prosperare.

Da questo passo possiamo trarre qualche insegnamento per il risveglio spirituale.
Guardando in generale le chiese in Italia, non è sbagliato dire che abbiamo bisogno di un risveglio.

Da questo Salmo possiamo imparare alcune cose sul risveglio spirituale.

In primo luogo:
1) Il risveglio è la restaurazione del popolo di Dio.
Il risveglio è necessario quando la mano di Dio grava sul popolo peccatore.
Una restaurazione di Dio che perdona i peccati del Suo popolo ritirando la Sua ira (vv.1-5).

Quindi la chiesa se vuole un risveglio deve umiliarsi davanti a Dio chiedendo il perdono dei peccati e convertendosi dalle proprie vie malvagie (vv.8-9; cfr. 2 Cronache 7:14).

Dal popolo di Dio il risveglio si allarga poi alla salvezza di chi non appartiene a Dio attraverso la predicazione del Vangelo, come vediamo nel libro degli Atti degli apostoli.

Così la chiesa risvegliata cresce in qualità e quantità!

L'attività di Dio nel mondo, allora in senso generale è duplice.
C’è un’attività santificatrice.
Le qualità gloriose di Dio sono state raccolte nella natura e nella persona del nostro Signore Gesù Cristo.
Quando Lui abita in noi nella Sua pienezza, ogni carne può vedere la gloria di Dio.

Oswald Chambers diceva: "La santificazione permette alle perfezioni del Signore Gesù di esprimersi nella personalità umana".

Questo avviene in modo particolare quando c’è un risveglio.

Inoltre:
C’è un’attività salvifica.
Dio salva uomini e donne in tutto il mondo, anche se può sembrare una goccia di acqua nel grande oceano del bisogno umano.
Ma come vediamo nella storia dei risvegli, quando arriva un risveglio; i pochi salvati diventano molti: le decine diventano centinaia e le centinaia migliaia!

In secondo luogo:
2) Il risveglio inizia con la preghiera.
Nella storia dei risvegli una caratteristica comune è la preghiera.
Dio ha suscitato singole persone, o piccoli gruppi di preghiera che pregavano con fede per un risveglio, e Dio li ha esauditi.
Stiamo parlando di preghiere intense e costanti sulla base delle promesse di Dio!

Non importa quanto sia tenebrosa, scoraggiante la situazione nel mondo, nelle nostre nazioni, e anche nelle nostre chiese, non dobbiamo mai smettere di pregare per un risveglio.

Quando preghiamo per un risveglio dobbiamo attenderlo, dobbiamo credere che Dio lo possa mandare (vv.8-13).
Lo spirito di attesa, nella lettura dei risvegli è un’altra caratteristica del risveglio spirituale.

In terzo luogo:
3) Il risveglio è la presenza di Dio in mezzo al popolo (vv.7,9,13).
Questa è un’altra caratteristica della storia dei risvegli: la presenza di Dio tangibile che tocca i presenti.

Infine:
4) Il risveglio porta prosperità e un rinnovamento sociale.
Nella storia dei risvegli leggiamo che quando arriva un risveglio c’è prosperità, c’è una rivoluzione sociale.
Per esempio l’abolizione della schiavitù avvenne in seguito un risveglio in Inghilterra.
La fine del lavoro minorile è stato il risultato di un risveglio.

Si possono fare altri esempi, ma possiamo concludere dicendo: i periodi più prosperi e gloriosi della storia britannica e americana sono direttamente associati ai risvegli.



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