Luca 4:18: L’unzione dello Spirito Santo su Gesù Nel silenzio di un momento di riflessione, immaginiamo di essere ai margini di un villaggio polveroso della Galilea. Un uomo si alza per leggere le Sacre Scritture in una sinagoga. Le sue parole risuonano con una potenza che travalica i confini del tempo. Non è una semplice lettura: sono parole di speranza, di liberazione, di salvezza. Gesù sta dichiarando la Sua missione divina, per questo motivo lo Spirito, cioè lo Spirito Santo (cfr. per esempio Luca 3:22; 4:1; Atti 10:38) era su di Lui. L’unzione dello Spirito Santo, non era un dettaglio marginale, ma il cuore pulsante della Sua vita. Non era un accessorio, ma l’essenza stessa della Sua identità e del Suo ministerio. Ogni guarigione, ogni insegnamento, ogni momento profetico scaturiva dalla Sua immediata e continua unzione. Lo Spirito Santo non era una presenza passiva, ma una potenza dinamica ed efficace.
Efesini 5:2: La natura della morte di Gesù Cristo.
“Ha dato sé stesso per noi in offerta e sacrificio a Dio quale profumo di odore soave”.
La croce di Cristo è l’unico posto per l’uomo dove Dio perdona i nostri peccati!
Ma perché il nostro perdono dovrebbe dipendere dalla croce di Cristo? Dio non poteva scegliere di perdonarci diversamente? Perché era necessario far morire Gesù e farlo soffrire con una morte orrenda come un criminale?
1) In primo luogo vediamo che la morte di Gesù è stata un sacrificio.
La morte di Cristo è stata un sacrificio, (Efesini 5:2) e viene associata al sacrificio per il peccato dell’Antico Testamento (Esodo 12; Giovanni 1:29, 35; 1 Corinzi 5:7); è il sacrificio propiziatorio (Levitico 16; Romani 3:25; ecc.), sacrificio di sangue (Levitico 17:11; Romani 3:25; 5:9; Efesini 1:7; 2:13; Colossesi 1:20; Ebrei 9:22). I sacrifici sotto l’Antico Patto erano solo ombre del Vero Sacrificio fatto da Gesù una volta e per sempre (Ebrei 10:1-10).
2) In secondo luogo la morte di Gesù ha soddisfatto Dio.
Il sacrificio di Gesù offerto a Dio è gradito, è un odore soave. Solo la morte di Cristo perdona dai peccati (Efesini 1:7). Il perdono di Dio indica due aspetti.
Il primo aspetto è la cancellazione, o la remissione di un debito, o di una condanna per i nostri peccati. Noi abbiamo un grande debito con Dio per i peccati che solo Cristo poteva pagare.
Il secondo aspetto è la riconciliazione, con il perdono si riporta al suo precedente stato una relazione personale interrotta.
Solo Gesù poteva essere lo strumento del perdono dei peccati e solo con la Sua morte in croce poteva soddisfare la natura di Dio! Attraverso il sacrificio di Gesù, Dio ha soddisfatto la Sua santità, giustizia e amore (1 Pietro 1:16; Abacuc 1:13; Esodo 34:7; Giovanni 3:16). Niente d’impuro può avere comunione con Dio. (Apocalisse 21:27). Il peccato doveva essere giudicato, in nessuna maniera Dio può discolpare il colpevole! Ma nello stesso tempo Dio ama il peccatore e desidera salvarlo, ma non poteva farlo violando la propria legge che ci condanna giustamente (1 Giovanni 3:4; Romani 3:10-20). Per questo era necessaria la croce, sulla quale fu pagata l’ammenda prevista dalla legge e fu soddisfatta la santità di Dio! Il sacrificio di Cristo ha soddisfatto Dio perché è stato perfetto, per questo non è necessario farne altri! (Ebrei 7:26-27; 9:12,24-28; 10:1-2,10-14). Gesù è stato un sacrificio perfetto perché la sua è stata una perfetta ubbidienza (Romani 8:1-3).
Inoltre Gesù ha soddisfatto l’ira di Dio e il suo giusto giudizio. Strettamente legata alla Sua santità c’è la Sua ira. Romani 1:18 dice: “L'ira di Dio si rivela dal cielo contro ogni empietà e ingiustizia degli uomini che soffocano la verità con l'ingiustizia”. L’ira di Dio non è altro che la Sua santa reazione al male e la sua ferma opposizione a esso. Quindi per l’ubbidienza e il sacrificio perfetto di Gesù, Dio è stato soddisfatto! La croce perciò ci parla di quanto Dio odia il peccato e di come la sua natura è soddisfatta.
Grazie Gesù per il tuo sacrifico per il quale Dio ci può accogliere e quindi essere salvati dai nostri peccati se crediamo veramente in te e ci pentiamo davanti a Dio (Atti 20:21).