1 Corinzi 12:20-27: Un corpo - molte membra. Viviamo in una cultura “dell’amore liquido” e del “capitalismo emotivo” “dell’insieme ma soli”, della “cultura dell’opportunismo” - dove le relazioni si consumano come prodotti da supermercato. Ma quello che vediamo nella società di oggi, lo constatiamo anche nella chiesa? È una minaccia, o siamo già diventati una “chiesa usa e getta” dove si coltivano amicizie utilitaristiche? Relazioni basate sull’interesse? Dove scegliamo di avere comunione con i membri a nostro piacere? Immaginate per un momento di trovarvi in un’orchestra sinfonica. Ogni musicista ha il suo strumento, ogni strumento ha il suo suono unico, eppure quando suonano insieme creano un’armonia che trascende le singole note. Questo è ciò che Paolo cerca di comunicare alla chiesa di Corinto quando scrive queste parole, incredibilmente attuali anche per noi dopo duemila anni. Siamo un’orchestra dove c’è armonia che glorifica Dio? La chiesa di Corinto era divisa. C’erano...
Isaia 6:3: La santità di Dio è superlativa.
"… Santo, santo, santo è il Signore degli eserciti".
La santità è il principale e il più glorioso attributo di Dio perché: la santità di Dio è superlativa. La ripetizione di una parola nella lingua ebraica è un modo di esprimere un'idea superlativa (2 Re 25:15). Quindi la triplice ripetizione di "Santo" (vedi anche Apocalisse 4:8), è una forma di enfasi e sottolinea la suprema, o la completa santità, un qualcosa di superlativo che va ben oltre ogni immaginazione umana. Pertanto i serafini enfatizzano ciò che Dio è in natura: Santo in modo superlativo, unico, assoluto! Dio non ha pari! Così se Dio nella Sua rivelazione ha dato così tanto importanza a questo attributo, noi non lo dovremmo dimenticare, ma dargli la giusta importanza!
Che cosa implica per noi la santità di Dio?
1) In primo luogo: dobbiamo temere e umiliarci davanti a Dio.
È impossibile stare alla presenza del Dio tre volte santo, senza sentire profondamente l'inadeguatezza morale della nostra natura umana (1 Samuele 6:20; Isaia 6:1-5; Luca 5:6-8; Salmo 2:11; Ebrei 12:28).
2) In secondo luogo dobbiamo essere santi come Dio.
Noi dobbiamo vedere la vita e il peccato per come lo vede Dio e questo lo possiamo realizzare nella consapevolezza della Sua santità! (Levitico 19:1; 1 Pietro 1:15-16). La perfezione di Dio è lo standard per il nostro carattere morale e la motivazione per essere consacrati a Lui. Come appartati per Dio, noi cristiani siamo chiamati a santificarci, ad assomigliare sempre di più a Dio! Siamo chiamati a odiare il male (Salmi 97:10), a separarci dall’impurità sia con le azioni che con i pensieri e le parole (2 Corinzi 6:14-7:1; Efesini 5:3-5; Filippesi 4:8; 1 Tessalonicesi 3:13; 4:7). Noi come credenti apparteniamo a Dio e siamo santi per l’opera di Gesù (Esodo 19:5-6; Esdra 9:2; 1 Corinzi 1:2; 1 Pietro 2:9; Ebrei 10:10-14). Santi sono coloro che Dio ha appartato per sé, che sono stati presi dal mondo per servirlo con zelo! Quindi la santità non esclude solo l'immoralità, ma anche la mediocrità, coinvolge non solo l'obbedienza alla legge, ma anche lo zelo nel servirlo! Essere santi significa dedizione incondizionata al Dio vivente attraverso il servizio e distinguersi dalla società pagana per carattere e comportamento! (Matteo 5:13-16). Indica non solo l'assenza di ogni macchia morale, ma anche la compiacenza in ogni bene morale, non solo il non fare, ma anche il fare secondo il carattere e le azioni di Dio.
3) In terzo luogo dobbiamo adorare Dio.
Quando le creature di Dio comprendono lo splendore della Sua santità esse si inchinano in adorazione, prostrandosi umilmente e con timore dinanzi alla maestà della Sua presenza (Salmo 99:3; 99:9; Isaia 6:3; Apocalisse 4:8).
4) Dobbiamo essere riconoscenti a Dio per Gesù.
Tramite i meriti e il sacrificio di Gesù noi possiamo avere accesso al Padre, entrare alla Sua presenza! (Romani 5:2; Efesini 2:18; Ebrei 10:19; 1 Pietro 3:18). Gesù toglie ogni barriera di peccato tra l'uomo e Dio! Tramite il Suo sacrificio un giorno vedremo Dio in tutta la Sua bellezza e santità! (1 Giovanni 3:2).