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Bibbia

"La Bibbia, l'intera Bibbia e nient'altro che la Bibbia è la religione della chiesa di Cristo".
C. H. Spurgeon

Luca 2:25-35:L’uomo che era in sintonia con Dio.

Luca 2:25-35:L’uomo che era in sintonia con Dio.
Simeone era in sintonia con Dio, che cosa significa?
Quando parliamo di sintonia parliamo di armonia, di accordo, di corrispondenza, ma ci viene anche in mente il sintonizzare il canale televisivo, o la radio, quindi, accordare il circuito ricevente con quello trasmittente, scegliere la stazione trasmittente desiderata accordandosi con la frequenza d'onda corrispondente.
Ora Simeone il ricevente era accordato con la frequenza d’onda di Dio!


Prima di tutto vediamo di Simeone:
I LA CONDIZIONE SPIRITUALE (v.25).
Al v.25 leggiamo: “Vi era in Gerusalemme un uomo di nome Simeone; quest'uomo era giusto e timorato di Dio, e aspettava la consolazione d'Israele; lo Spirito Santo era sopra di lui”.
Dai versetti precedenti, del racconto dell’infanzia di Gesù, Luca si sposta al tempio e verso un uomo: Simeone.

Ciò che viene rivelato di Simeone non è né la sua vocazione, né la sua occupazione,  né la sua età, ma la sua condizione spirituale: Simeone era in sintonia con Dio!

Nella condizione spirituale di Simeone vediamo: 
A) La devozione.
(1) Simeone era giusto.
“Giusto” nella Bibbia è visto come una persona esemplare (Matteo 10:41; 13:17; 23:29,35; 2 Pietro 2: 7-8).

Secondo alcuni studiosi “giusto” (dikaios) è in riferimento agli uomini, Simeone si comportava giustamente nei riguardi degli uomini.

Ma “giusto” può indicare anche che Simeone serviva Dio fedelmente come Dio voleva (Genesi 17:1; Cfr. Atti 23:1; 24:16).
Simeone camminava con Dio, era conforme alle aspettative di Dio, viveva in un giusto rapporto con Dio, e Dio l’approvava, lo considerava positivamente (davanti a  Dio, Genesi 6:8; 7:1; Ezechiele 14:14; Luca 16:15; Atti 4:19; Ebrei 13:21).

(2) Simeone era timorato di Dio.
Nella letteratura profana “timorato di Dio” descrive un uomo ideale, era il termine che si riferiva a chi era spiritualmente sensibile a Dio, che temeva Dio.
Alcuni studiosi vedono questa parola come sinonimo di “giusto”.

Comunque, “timorato di Dio” (eulabēs) significa attento ai doveri religiosi, quindi devoto (Atti 2:5; 8:2; 22:12; cfr. elaubeias Ebrei 5:7; 12:28). 
Simeone era una persona che metteva in pratica la legge di Dio!

“Il figlio di Dio ha un solo timore: offendere il Padre; solo un desiderio: piacere e gioire in lui” (Charles Bridges).
La persona devota, consacrata ha una sola persona in testa: Dio! Pensa, desidera solo Dio!
Ha una sola priorità: Dio!
La sua mente, il suo cuore è preso solo da Dio e lo metterà sopra ogni cosa! (Salmo 73:25).

Nella devozione vediamo:
B) L’aspettazione di Simeone. 
È scritto nel v.25: “E aspettava la consolazione d'Israele”.
Aspettare la consolazione d’Israele è un ulteriore segno di devozione di Simeone (cfr. Luca 6: 23-24; 17: 22-37; 21: 25-36).

Cosa significa consolazione d’Israele?
Questo termine è influenzato da riferimenti che troviamo in Isaia (per esempio 25:9; 40:1; 49:13; 51:3; 57:18; 61:2) dove si parla della consolazione del popolo di Dio.
Questa consolazione (paraklēsin) si riferisce alla venuta del Messia che avrebbe stabilito l’era messianica, o era un altro modo per descrivere il Messia.

Quindi Simeone aspettava la venuta del Messia. 
La venuta del Messia avrebbe portato consolazione a Israele dopo tutte le sofferenze sopportate. 

Si riferisce alla promessa di Dio di salvare Israele dai suoi nemici (cfr. Luca 1:67-79). 
Simeone era in attesa di sperimentare la salvezza che sarebbe venuta attraverso il Messia. 
Ai tempi di Simeone le condizioni erano brutte: non c’era un’indipendenza politica, vi era il crudele re Erode, una religiosità legalistica, formale e apparente, un silenzio profetico.
Ma in mezzo a tutto questo buio, degrado e disperazione c’erano degli uomini devoti che attendevano la consolazione d'Israele (cfr. Luca 2:38; 23:51).

In un modo diverso a quello di Simeone anche i cristiani oggi attendono ardentemente il ritorno di Gesù Cristo! 

In 1 Tessalonicesi 1:9-10 leggiamo: “Perché essi stessi raccontano quale sia stata la nostra venuta fra voi, e come vi siete convertiti dagl'idoli a Dio per servire il Dio vivente e vero,  e per aspettare dai cieli il Figlio suo che egli ha risuscitato dai morti; cioè, Gesù che ci libera dall'ira imminente”.  (1 Corinzi 16:22; Tito 2:12-13; Filippesi 3:20).
Il ritorno di Gesù Cristo è la speranza e l’attesa di tutti i veri cristiani.
Mentre lo aspettiamo lo serviremo con zelo e fedelmente (Matteo 24:44; 25:21).

II LA RELAZIONE (vv.25-27).
Simeone aveva una relazione con lo Spirito Santo, Luca lo ripete per tre volte.
Nei vv.25-27 è scritto: “Lo Spirito Santo era sopra di lui; e gli era stato rivelato dallo Spirito Santo che non sarebbe morto prima di aver visto il Cristo del Signore. Egli, mosso dallo Spirito, andò nel tempio; e, come i genitori vi portavano il bambino Gesù per adempiere a suo riguardo le prescrizioni della legge”.

Noi vediamo nella vita di Simeone:
A) La presenza dello Spirito Santo (v.25).
“Lo Spirito Santo era sopra di lui “.
Simeone ha capito che Gesù era il Messia e poteva parlare profeticamente perché su di lui c’era lo Spirito Santo.

Ai tempi dell’Antico Testamento lo Spirito Santo non scendeva su tutti, scendeva sulle persone in occasioni speciali e non era di solito una presenza continua (per esempio in Sansone- Giudici 13:25 e 16:20; in Saul- 1 Samuele 10:10 e 16:14; in Ezechiele –Ezechiele 2:2; 3:24). 

Secondo alcuni studiosi sembra che la presenza dello Spirito Santo in Simeone sia continua (era- ēn, imperfetto attivo indicativo).
Quindi la presenza dello Spirito Santo in Simeone era davvero speciale.

In tutti i veri cristiani, dopo che hanno creduto in Gesù Cristo, hanno ricevuto lo Spirito Santo e sarà in loro per sempre (Giovanni 14:16-17), ne sono stati suggellati, fino a quando non saranno in cielo. 

Il sigillo indica la realtà della nostra salvezza, cioè di coloro che hanno creduto a Gesù Cristo.
In Efesini 4:30 è scritto: “Non rattristate lo Spirito Santo di Dio con il quale siete stati suggellati per il giorno della redenzione”. (vedi anche Efesini 1:13-14).

Il sigillo era il segno personale del proprietario, o del mittente di qualcosa d’importante, e questo era segno d’identificazione, come per esempio per una lettera che distingueva ciò che era vero da quanto era falso, così il sigillo era simbolo di autenticità.

Il sigillo era anche la garanzia che l’oggetto sigillato forse trasportato intatto. 

Paolo dice: "Siete stati suggellati per il giorno della redenzione", cioè per il giorno in cui saremo salvati completamente in cielo (Romani 2:5-7; 13:11-12; Filippesi 1:6,10; 2:16).

Allora possiamo dire che il sigillo dello Spirito Santo è il segno di appartenenza a Dio e la garanzia che veramente saremo salvati, lo Spirito Santo ci porterà fino al giorno della salvezza e non permetterà che saremo allontanati, o che ci possiamo perdere per strada (cfr. Romani 8:28-39). 

Questo è confermato in Efesini 1:14 dove leggiamo che lo Spirito Santo è il pegno. 
La parola “pegno” (arrhabōn) era un termine commerciale per indicare il pagamento di una parte della merce, un anticipo che comporta l’assicurazione che l’intero pagamento si sarebbe fatto.

B) La rivelazione dello Spirito Santo (v.26). 
Nel v.26 leggiamo: “E gli era stato rivelato dallo Spirito Santo che non sarebbe morto prima di aver visto il Cristo del Signore”.
Il Cristo del Signore è un'espressione dell’Antico Testamento e si riferisce a un re che era stato unto da, o per conto del Signore ( 1 Samuele 24: 7, 11; 26: 9, 11; ecc.), ma qui è usato in senso messianico.

Pieno di aspettative messianiche, Simeone è stato il destinatario di una speciale rivelazione divina relativa alla venuta del Messia. 
Lo Spirito Santo aveva rivelato a Simeone che avrebbe visto il Messia, il Cristo del Signore prima di morire.

Quanto tempo Simeone è stato in attesa? Giorni, mesi, anni? Noi non lo sappiamo, ma lui aspettava che si realizzasse la profezia.

Noi vediamo nella Bibbia che lo Spirito Santo ha rivelato ai profeti e agli apostoli le parole di Dio, la verità (Matteo 22:43; Atti 1:16; 4:25; 28:25; 1 Pietro 1:11; 2 Pietro 1:21; Giovanni 14:26; 15:26; 16:12-14; Efesini 3:5).

Lo Spirito Santo ci rivela la verità che riguarda Dio come rivelato nelle Sacre Scritture!
1 Corinzi 2:9-10: “Ma com'è scritto: ‘Le cose che occhio non vide, e che orecchio non udì, e che mai salirono nel cuore dell'uomo, sono quelle che Dio ha preparate per coloro che lo amano’. A noi Dio le ha rivelate per mezzo dello Spirito, perché lo Spirito scruta ogni cosa, anche le profondità di Dio”.

Con la nostra sapienza non siamo in grado di conoscere Dio, se ci proviamo falsifichiamo la sua natura, creandoci un dio a nostra immagine e somiglianza. 

Lo Spirito Santo da una parte ci fa credere, ci persuade, generando una convinzione sulla natura, valore e autorità della Scrittura; dall’altra ci fa comprendere, ci fa capire la Parola di Dio illuminandoci. 
Aveva ragione Lutero quando diceva: “La Bibbia non può essere compresa con lo studio o con talenti personali; voi non dovete fare affidamento che sull’influenza dello Spirito Santo”.

La rivelazione dello Spirito Santo è necessaria perché Dio è inaccessibile agli uomini per la sua natura (1 Timoteo 6:16; Cfr. Giobbe 11:7; 36:22-37:24; Giovanni 1:18).
La sua grandezza infinita è velata ai nostri occhi e non la possiamo scoprire da noi stessi. 
La rivelazione dello Spirito Santo è necessaria perché l’uomo è morto spiritualmente (Efesini 2:1-5).
Nella sua natura l’uomo è lontano da Dio, a causa del peccato non ha comunione con Dio, è morto nelle colpe e nei peccati, è ribelle, segue il diavolo e i desideri della propria carne, perciò non pensa a Dio, è disinteressato alle cose spirituali (Cfr. 2 Corinzi 4:4).
La rivelazione dello Spirito Santo è necessaria perché l’uomo non è in grado di conoscere Dio con la propria sapienza e intelligenza (Isaia 55:9; 1 Corinzi 1:21).

I pensieri di Dio sono pensieri che l’uomo non ha mai visto, sentito e pensato, ma che ha rivelato per mezzo dello Spirito Santo a coloro che lo amano dice Paolo in 1 Corinzi 2:9-11.

C) L’influenza dello Spirito Santo (v.27).
Nel v.27 leggiamo: “Egli, mosso dallo Spirito, andò nel tempio; e, come i genitori vi portavano il bambino Gesù per adempiere a suo riguardo le prescrizioni della legge”.
Simeone sotto l’influsso dello Spirito Santo, Simeone andò nel posto giusto: nel tempio e al momento giusto per vedere il Messia, Gesù. 
Dio è responsabile di questo incontro, non è casuale.

Il tempio era il centro del patto e della vita religiosa del popolo d’Israele, era il luogo della presenza di Dio, il luogo d’incontro tra il divino e l'umano. 

Giuseppe e Maria portarono Gesù per adempiere le prescrizioni della legge; cioè di consacrare Gesù al Signore; Luca già ne aveva parlato precedentemente (Luca 2:22-23).

La Bibbia fornisce molti esempi della guida dello Spirito Santo a varie persone. 

Gesù fu condotto dallo Spirito Santo nel deserto per essere tentato dal diavolo (Matteo 4:1; Luca 4:1); infatti, così forte era questa guida dello Spirito Santo che Marco scrive: "Lo sospinse Gesù nel deserto" (Marco 1:12).

Lo Spirito Santo disse a Filippo di avvicinarsi e raggiungere il carro del ministro etiope (Atti 8:29), e dopo lo rapì e si ritrovò in Azot, lo ha portato da un posto all’altro (Atti 8:39-40).

Così avveniva anche ai profeti (1 Re 18:12; 2 Re 2:16; Ezechiele 11:1; 37:1; 43:5; Apocalisse 17:3; 21:10).

Lo Spirito Santo disse a Pietro che tre uomini lo cercavano e di andare con loro senza farsi scrupoli (Atti 10: 19-20; 11:12).

Noi vediamo anche che lo Spirito Santo chiama e guida alla missione (Atti 13: 2; 16:6-7).

Lo Spirito Santo guida i figli di Dio (Romani 8:14), e non lasciarsi guidare ribellandosi a Dio, seguendo la propria saggezza, o buon senso è una cosa grave tanto da attirarsi il Suo giudizio, pertanto dobbiamo cercare la guida dello Spirito Santo prima di prendere qualsiasi decisione (Isaia 30:1). 

Infine troviamo:
III LA BENEDIZIONE (vv.28-35).
Dai vv.28 a 35 vediamo la benedizione di Simeone a Dio e alla famiglia di Gesù. 

In primo luogo vediamo:
A) La benedizione a Dio (v.28). 
Trovati nel tempio, Simeone prende in braccio il piccolo Gesù e benedisse Dio.

La benedizione è una risposta gioiosa di lode per l'adempimento della promessa di Dio.
Simeone dice: ” Ora, o mio Signore, tu lasci andare in pace il tuo servo, secondo la tua parola”.
“Ora” (Nun) è enfatico e sottolinea  il momento in cui Simeone prende in braccio Gesù ed è in relazione al fatto che la salvezza è arrivata, è presente con la venuta di Gesù.

“O mio Signore” è anche enfatico. 
“Signore” (despota) indica padrone e “servo” (doulon) significa schiavo.
Queste due parole esprimono il tipo di relazione che Simeone aveva con Dio, indica la sua sottomissione e dipendenza totale e radicale dal Signore al quale è stato fedele durante tutta la sua esistenza, quindi ci parlano ancora della sua devozione.

“Tu lasci andare in pace il tuo servo” è un modo di dire che indica la morte (v.26; cfr. Genesi 15:15; 46:30). 
Simeone è pronto a morire, morire con il conforto di sapere che l'opera di Dio è venuta a compimento, o il morire serenamente perché ha visto il Messia che aspettava secondo la Sua parola, cioè la promessa del v.26 che non sarebbe morto senza prima aver visto il Messia.

Un’altra interpretazione possibile è che ora Simeone è libero dalle sue funzioni di sentinella profetica, dal suo servizio in attesa del Messia, ora con l’arrivo della salvezza di Dio il suo compito è finito.

(1) La benedizione è motivata (vv.29-32).
Questa benedizione ha echi nella visione di salvezza di Isaia 40-66 (in particolare Isaia 40:5; 42:6; 46:13; 49:6; 52:10; 56:1; 60:1-2). 

La benedizione è motivata dalla:
(a) Salvezza (vv.30-31).
Questo lo troviamo nei vv.30-31: “Perché i miei occhi hanno visto la tua salvezza,  che hai preparata dinanzi a tutti i popoli”.
La frase “i miei occhi " sottolinea la realtà della sua visione della salvezza di Dio.

“Tua salvezza”  (sou sōtērion) si riferisce al bambino come mezzo di salvezza che Dio avrebbe attuato a suo tempo.
Con la nascita di Gesù viene la salvezza di Dio, Gesù è la salvezza di Dio! (cfr. Luca 1:69).
Riferendosi alla nascita di questo bambino, Simeone vide la salvezza Dio per il mondo, ha visto il Salvatore.

“Tua salvezza” si riferisce anche alla salvezza del Signore personificata in Gesù Cristo (v.26).
Nel vedere Gesù, Simeone ha visto Dio, poiché Gesù personifica, incarna la salvezza di Dio, ha visto il bambino attraverso il quale Dio avrebbe portato la salvezza.

Dio ha progettato, preparato, predetto e promesso la salvezza nell’Antico Testamento, quindi Simeone l’aspettava.

Questa salvezza ha una portata universale ( Luca 3:4-6; Atti 28:28), infatti dice che è  stata preparata (hētoimasas) da Dio in presenza di tutti i popoli, quindi Giudei e Gentili, quindi la salvezza si estende a tutti i gruppi razziali (Isaia 42:6-7; 49:6; 55:5; 60:5; 61:9; Matteo 28:19; Giovanni 3:16; 4:42; 10:11, 14, 16; Atti 13:47; Efesini 2:13-14; Colossesi 1:27; Apocalisse 7:9-17).

Oppure il significato può essere che si riferisca all’attività di Dio di salvare Israele agli occhi delle nazioni (Salmo 98:1-3; Isaia 52:10; Ezechiele 39:27).

Non possiamo essere salvati in un altro modo (Atti 4:12), ma da che cosa ci salva Gesù Cristo?
Ci salva dai nostri peccati (Matteo 1:21; 1 Giovanni 3:5), e di conseguenza dall’ira di Dio (Romani 5:1,9-11; 1 Tessalonicesi 1:10)

Lo scopo della salvezza è:
(b) Per essere luce da illuminare le genti (v.32).
Questa frase ricorda Isaia 42:6-7: “Io, il SIGNORE, ti ho chiamato secondo giustizia e ti prenderò per la mano; ti custodirò e farò di te l'alleanza del popolo, la luce delle nazioni, per aprire gli occhi dei ciechi, per far uscire dal carcere i prigionieri e dalle prigioni quelli che abitano nelle tenebre”.

Così anche Isaia 49:6: “ Egli dice: ‘È troppo poco che tu sia mio servo per rialzare le tribù di Giacobbe e per ricondurre gli scampati d'Israele; voglio fare di te la luce delle nazioni, lo strumento della mia salvezza fino alle estremità della terra’”.

La luce significa che Gesù è la rivelazione per le genti, cioè per i Gentili, i non Giudei. 
Nel libro degli Atti, ebrei e gentili sono visti come beneficiari della salvezza che viene offerta in nome di Gesù (Atti 9:15, 11:15, 18, 20; 14: 1; 15: 9, 16-18; 18: 4; 19:10, 17; 26:18, 23).
Così anche leggiamo in Efesini 2:11-22 e 3:3-6. 

Gesù è la luce porta salvezza a tutte le nazioni!
Gesù è la luce (Matteo 4:16; Giovanni 1:4-5,9; 8:12; 12:46) che è stato mandato dal Padre per illuminare (rivelare –apokalupsin) le genti che sono nelle tenebre (cfr. Luca 1:79).

Gesù Cristo è la luce che rivela la volontà, la vera conoscenza di Dio, la santità e l'amore ai pagani che sono nelle tenebre dell'ignoranza, del peccato e della morte. 
Gesù rivela alle genti la loro condizione terribile e libera da questa condizione per grazia di Dio!

Quindi, la rivelazione di Dio abita in una persona, è questa persona è Gesù Cristo (cfr. Giovanni 1:18).

Lo scopo della salvezza è la:
(c) Gloria del suo popolo d’Israele (v.33).
Anche in questo senso vediamo un eco in Isaia 46:13 dove troviamo scritto: “Io faccio avvicinare la mia giustizia; essa non è lontana, la mia salvezza non tarderà; io metterò la salvezza in Sion e la mia gloria sopra Israele”. (cfr. anche Isaia 60:1-2,19).

“Gloria” (doxan) può essere intesa come onore, reputazione (Genesi 34:19; 45:13; 41:40-41; Numeri 22:15; 1 Samuele 9:6; 2 Samuele 23:23; 1 Re 3:13; Proverbi 11:16).  

Ciò che rende Israele speciale è che la salvezza viene attraverso di esso. 
Dio aveva benedetto Israele, fra tutti i popoli (Salmo 147: 19, 20; Amos 3:2; Romani 3: 1-2; 9:1-5), ha scelto Israele per lo scopo di testimoniare di Lui fra le nazioni e per far nascere da esso Gesù Cristo (Romani 9: 5). 
In questo senso, Gesù Cristo porterà onore al popolo d’Israele dal momento che Dio ha scelto questa nazione per l’incarnazione di Gesù e quindi il suo piano salvifico.

Oppure “gloria” si riferisce allo splendore e alla presenza visibile del Signore (Esodo 13:20-22; 40:34-35); gloria, infatti, nella Bibbia si riferisce a volte alla presenza visibile del Signore.

Israele vedrà la gloria nel Figlio di Dio com’è scritto in Giovanni 1:14-18: “E la Parola è diventata carne e ha abitato per un tempo fra di noi, piena di grazia e di verità; e noi abbiamo contemplato la sua gloria, gloria come di unigenito dal Padre.  Giovanni gli ha reso testimonianza, esclamando: ‘Era di lui che io dicevo: -Colui che viene dopo di me mi ha preceduto, perché era prima di me. Infatti, dalla sua pienezza noi tutti abbiamo ricevuto grazia su grazia-‘. Poiché la legge è stata data per mezzo di Mosè; la grazia e la verità sono venute per mezzo di Gesù Cristo. Nessuno ha mai visto Dio; l'unigenito Dio, che è nel seno del Padre, è quello che l'ha fatto conoscere”.

(2) La reazione dei genitori di Gesù (v.33). 
La reazione è di meraviglia. 
La descrizione della missione universale di Gesù produce stupore.
Nel v.33 leggiamo: “Il padre e la madre di Gesù restavano meravigliati delle cose che si dicevano di lui”.

Giuseppe e Maria rimasero meravigliati (thaumazontes) delle cose che si dicevano di Gesù, per quale motivo?
Innanzitutto, dopo una rivelazione era normale la meraviglia (Luca 2:18), poi perché Simeone sapeva tutte queste cose, e perché i genitori di Gesù hanno ascoltato da questo sconosciuto l'effetto che Gesù avrebbe avuto sui Gentili, quindi una missione universale e non solo per i Giudei.

Infine vediamo: 
C) La benedizione alla famiglia (v.34-35).
Simeone benedice Giuseppe e Maria (v.34).
“Benedisse” (eulogēsen) significa chiedere a Dio di benedirli, o prega Dio di concedere il suo favore a Giuseppe e Maria (cfr. per esempio Marco 10:16; Romani 12:14; Giacomo 3:10).

La benedizione deve essere stata per i genitori in vista di quello li aspettava, di quello che avrebbero affrontato, soprattutto per Maria.

La salvezza sarà raggiunta a caro prezzo, Simeone invoca la benedizione su questa famiglia.

Simeone si rivolge a Maria forse perché la sua benedizione è motivata dalla nascita verginale, oppure perché Giuseppe sarebbe morto prima della crocifissione e quindi non avrebbe provato lo stesso dolore di Maria.

Alcuni studiosi pensano che la benedizione è anche per Gesù.

Simeone ha anche previsto il tragico rifiuto a Gesù di molti in Israele (cfr. Luca 19:44) e prevedeva anche conseguenze gravi (cfr Luca 20:17-19; 23:28-31). 
In particolare, ha anticipato il dolore di Maria e di Gesù (cfr. Giovanni 19:25-27).  

Gesù è:
(1) Stabilito come caduta e rialzamento (v.34).
Nel v.34 è scritto: “Poi Simeone li benedisse e disse a Maria sua madre: "Ecco, costui è posto per la caduta e per l'innalzamento di molti in Israele e per essere segno di contraddizione”.

Gesù è posto per la caduta e per l’innalzamento di molti in Israele.
“Posto” (keitai-presente passivo indicativo) indica essere stabilito, destinato, scelto (Filippesi 1:16; 1 Tessalonicesi 3:3; 1 Timoteo 1:9).
L'utilizzo del passivo implica che questo è il piano di Dio.

“Caduta” (ptōsis) come per esempio può essere la caduta di un albero (Ezechiele 31:13), inciampare in battaglia (Naum 3:3), qui è in senso figurativo, e indica rovina (Matteo 7:27),  uno stato di cambiamento in peggio, in contrasto con rialzamento.

“Rialzamento” (anastasin) si può riferire a un cambiamento in meglio, o a una modifica, a uno status più elevato.
Questa parola è usata nel Nuovo Testamento per indicare la resurrezione (per esempio Luca 14:14; 20:27-36).

“I molti in Israele” è stato interpretato in due modi diversi.
1) Una prima interpretazione è: si parla di un unico gruppo, quindi una persona non può essere rialzata se prima non cade, cioè non si piega, non si umilia come per esempio il pubblicano della parabola, dove è scritto che chi si abbassa sarà innalzato (Luca 18:9-14; cfr. Proverbi 24:16; Isaia 24:20; Amos 5:2; 8:14; Michea 7:8).

2) Una seconda interpretazione è che si riferisce a due gruppi: Gesù dividerà gli uomini. 
Per coloro che lo respingono Gesù è la pietra d’inciampo (Isaia 8:14-15; 28:13-16; Osea 14:9; Luca 20:17-18; Romani 9:33; 1 Pietro 2:6), quindi cadranno, cioè periranno, saranno giudicati, saranno condannati. 
Mentre coloro che credono in Gesù e lo accettano si rialzeranno, cioè entreranno nel godimento della sua salvezza, saranno accolti nel Suo regno (Efesini 2:6).
Come nel cantico di Maria, l’opera potente di Dio esalta alcuni e umilia gli altri (Luca 1:51-53).

Più probabile questa seconda interpretazione, quindi esistono due categorie di persone con due destini diversi quelli che rifiutano Gesù andranno in rovina e quelli che lo accettano per fede saranno salvati (cfr. Giovanni 3:16-18,36).

Notiamo questo contrasto nel Vangelo di Luca (Luca 6:20-23; 13:28, 29; 16:25; 18:9-14; 23:13-25), anche in quello di Matteo (Matteo 7:24-27; 10:32, 33, 39; 11:25, 26; 13:11, 12; 18: 5, 6; 21: 28-32; 24: 45-51; 25: 1-13, 31-46), e in Giovanni  (Giovanni 1:11-13; 6:66). (cfr. anche Atti 2:23,36).

Quindi la presenza di Gesù porterà a una divisione in Israele e incontrerà opposizione.
Con Gesù, non ci sarebbe alcun campo neutro: o la gente lo accetta con gioia, oppure lo rifiuta (cfr. Matteo 12:30).

Gesù è:
(2) Segno di contraddizione (v.34).
Il v.34 dice: “Come segno di contraddizione”.
“Segno” (sēmeion) è un marchio distintivo, un’indicazione. 
Questa parola è usata anche per i miracoli (Matteo 12:38, 39; 16:1, 4; Marco 8:11, 12; 16:17, 20; Luca 11:16, 29; 23:8; Giovanni 2:11, 18, 23; 3:2; 4:54; 6:2, 14, 26, 30; 7:31; 9:16; 10:41; 11:47; 12:18, 37; 20:30; Atti 4:16, 22; 8:6). 

Gesù ha dimostrato, ha dato prova di essere stato mandato da Dio, ma è stato respinto, ecco perché Luca dice “segno di contraddizione”.

Gesù divide la popolazione in due parti: alcuni lo accoglieranno e altri si opporranno. Questo significa che sarà un segno che sarà di contraddizione.

Quindi “contraddizione “ (antilegomenon) si riferisce al rigetto e all’opposizione, a parlare contro qualcuno (Luca 20:27; Atti 13:45; 28:19-22).

In se stesso, Gesù è colui attraverso il quale Dio indica la sua salvezza e offre la prova della sua realtà, ma il segno non è accettato, è rifiutato, contestato, non è considerato come un vero e proprio segno di Dio.

Inviato come segno di salvezza, di fatto Gesù si scontrerà con la contestazione e l’ostilità di molti dei suoi contemporanei.

Quindi Gesù è una pietra d’inciampo, un segno che crea opposizione e ostilità, nei suoi confronti la gente sarà divisa alcuni cadranno mentre altri si risolleveranno, alcuni saranno giudicati, altri saranno salvati.

Gesù come persona e messaggio è segno di giudizio per coloro che lo rifiutano, ma di salvezza per coloro che credono in Lui.
Anche se Gesù è la speranza di Dio, Simeone sa che non tutti risponderanno positivamente a Lui.

Gli esseri umani resistono a Gesù, per loro, Gesù non sarà una speranza di promessa compiuta, ma una figura che deve essere contrastata (per esempio Luca 4:28-29; Giovanni 6:41, 52; 8:13, 31-59).
Questa resistenza al Salvatore culminerà nella crocifissione! (per esempio Luca 18:31-34; Atti 2:23,36; 4:10).

Anche oggi molti si rifiutano di accettare il segno e di cercare la salvezza per mezzo di Lui; essi resistono e contestano il segno, questo comporterà la loro caduta eterna.
Tu come reagisci davanti a Gesù?

Vediamo lo:
(3) Scopo: pensieri di molti cuori siano svelati (v.35).
Nel v.35  leggiamo: “Affinché i pensieri di molti cuori siano svelati”.
“Affinchè” (hopōs) può essere considerato come scopo per cui Dio ha destinato Gesù, quindi il senso è: Gesù è stato destinato a essere caduta e rialzamento per molti, come segno di contraddizione per rivelare i loro pensieri segreti.

Alcuni pensano che si riferisce al risultato, in questo senso indicherebbe: il risultato di molte persone che si oppongono al segno, il risultato è che i loro pensieri segreti saranno evidenti.

Oppure indica il risultato di tutto ciò che precede, quindi mostrerà ciò che le persone stanno realmente pensando, soprattutto i pensieri ostili, infatti “pensieri” (dialogismoi) in Luca si riferisce ai pensieri ostili (Luca 5:22; 6:8; 9: 46-47; 20:14; cfr. Romani 1:21).

Le persone rivelano quello che sono veramente con il loro atteggiamento verso Gesù e Dio.
La reazione di una persona verso di lui rivela dove lui o lei è davanti a Dio!
Il ministero di Gesù mostra dove i cuori sono davvero di fronte a Dio.

Con l'accettazione o il rifiuto di Cristo, sarà chiaro quale condizione interiore ognuno ha veramente, mostrerà il vero stato del cuore delle persone. 
L’opposizione rivelerà i pensieri ostili verso Dio che erano coperti da forme esteriori di pietà religiosa.

(4) Sofferenza di Maria (v.35).
Il v.35 dice: “A te stessa una spada trafiggerà l'anima”.
La spada (rhomfaia) designa una spada grande e larga, e non una piccola (machaira- Luca 22:36-38), questo ci fa capire quanto grande, penetrante, spaventoso e intenso sarebbe stato il dolore emotivo di Maria.

Simeone svela quale sofferenza Maria dovrà affrontare, una spada trafiggerà la sua anima (psuchēn- sede delle emozioni).
Sono state date diverse interpretazioni, ma la più probabile è la sofferenza emotiva, l’angoscia a causa della dedizione di Gesù al suo ministero e all’ostilità di molti verso di Lui fino a crocifiggerlo (Giovanni 19:25-27).

Quando Gesù cominciò il suo ministero pubblicamente, e man mano che cresceva verso di Lui il rifiuto, l’odio, l’invidia e la persecuzione, Maria provava sempre più dolore. 
Ma è stato soprattutto quando fu inchiodato alla croce che la "spada trafisse la sua anima".

CONCLUSIONE. 
Niente è così desolante come un giorno senza domani, ma Simeone guardava al futuro! 
Simeone era un uomo devoto a Dio e per questo motivo guardava al futuro con luminosità e speranza consapevole che Dio realizza il Suo piano e le Sue promesse perché credeva che Dio è fedele e sovrano in grado di realizzarle.
L’uomo devoto a Dio crede in un domani luminoso e pieno di speranza perché crede che Dio è il Signore del tempo e della storia degli uomini, e realizza i suoi piani!

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