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Luca 4:18: L’unzione dello Spirito Santo su Gesù

 Luca 4:18: L’unzione dello Spirito Santo su Gesù Nel silenzio di un momento di riflessione, immaginiamo di essere ai margini di un villaggio polveroso della Galilea. Un uomo si alza per leggere le Sacre Scritture in una sinagoga.  Le sue parole risuonano con una potenza che travalica i confini del tempo. Non è una semplice lettura: sono parole di speranza, di liberazione, di salvezza. Gesù sta dichiarando la Sua missione divina, per questo motivo lo Spirito, cioè lo Spirito Santo (cfr. per esempio Luca 3:22; 4:1; Atti 10:38) era su di Lui. L’unzione dello Spirito Santo, non era un dettaglio marginale, ma il cuore pulsante della Sua vita. Non era un accessorio, ma l’essenza stessa della Sua identità e del Suo ministerio. Ogni guarigione, ogni insegnamento, ogni momento profetico scaturiva dalla Sua immediata e continua unzione. Lo Spirito Santo non era una presenza passiva, ma una potenza dinamica ed efficace. 
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Salvatore

Giona 2:9: Non confidare negli idoli, sono vani!

Giona 2:9: Non confidare negli idoli, sono vani!
“Quelli che onorano gli idoli vani allontanano da sé la grazia; ma io ti offrirò sacrifici, con canti di lode; adempirò i voti che ho fatto. La salvezza viene dal Signore”.

Oggi giorno le cose non sono molto cambiate dai tempi di Giona.
Vediamo gli idoli che il Signore ha vietato che noi facessimo (Esodo 20:4-5), li vediamo nei luoghi di culto, o portati sulle spalle nelle feste cittadine.
Un idolo è qualcosa realizzato da mani umane mediante uno strumento, scolpito in legno, in pietra, o inciso nel metallo, tagliato e modellato da mani umane, una rappresentazione artificiale di qualche essere divino.

Ma gli idoli ci possono salvare? Ci possono liberare? Sono in grado di ascoltare le nostre preghiere?
Giona scappava dalla chiamata del Signore di andare a predicare a Ninive. Nella sua fuga, Dio s’imbarcò per fuggire a Tarsis, ma il Signore scatenò una così grande tempesta che la nave era sul punto di sfasciarsi. I marinai, secondo il volere di Giona, lo gettarono in acqua e per volere di Dio, un grande pesce lo divorò. Dal ventre del pesce Giona prega il Signore (Giona 1-2).
Nelle parole di questa preghiera Giona ricorda la sua disperazione, come si ritrovò in una condizione angosciante, vicino alla morte nelle profondità del mare. Giona stava sprofondando in quello che temeva fosse il soggiorno dei morti, ma lì ha pregato (2:1-3).
Mentre affondava sempre di più, la pressione dell'acqua aumentava e poteva sentirsi venire meno, ma Dio lo ha fatto risalire da quella condizione prossima alla morte (vv.4-6) salvandolo, Giona era vivo dentro il grande pesce.
Quanto la vita stava venendo meno, Giona si è ricordato del Signore e l’ha invocato per essere salvato, e Dio ha risposto (vv.7-8).
Con le parole del v.9, Giona esalta la salvezza del Signore vivente in contrasto con gli idoli che non possono salvare.
Quindi noi vediamo due aspetti importanti.
1)Gli idoli non salvano, perché non possono salvare.
Solo il Signore, Dio d'Israele, può salvare; e quindi a Lui siamo chiamati a essere fedeli (v.10; Esodo 20:3; Matteo 4:10; 22:37) e pregare (vv.3-8).
2) Chi onora gli idoli allontana da sé la grazia di Dio.
Coloro che seguono gli idoli si tirano fuori dagli aiuti di Dio, loro stessi si privano della grazia di Dio, i loro dolori saranno moltiplicati (Salmo 16:4).
Gli idoli non solo son inefficaci, ma chi li adora si allontano dall’aiuto di Dio!
Giona ha sperimentato la grazia e la salvezza di Dio perché in Lui si è confidato!
C’è stato un cambiamento enorme da quando Giona ha iniziato a pregare con fede!
Quindi è da stupidi e da pazzi onorare gli idoli (cfr. Giona 1:5), perché non possono essere di nessun aiuto, sono vani, cioè vuoti senza sostanza, sono morti, inattivi, non parlano, non vedono, non odono, non odorano, non toccano con le loro mani e non camminano con i loro piedi (Salmo 115:3-8), non sono eterni, sono creati dall’uomo e fatti di materiale modificabile, o deperibile (Geremia 10:8-10; 51:17-18).
Noi dobbiamo confidare solo nel vero,vivente ed eterno Dio che ascolta le nostre preghiere e ci salva (Giona 1:9; 2:3-10; Geremia 10:10).

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