Luca 4:18-19: La missione di Gesù Immagina di entrare in un luogo avvolto dall’oscurità, pieno di disperazione, dolore e sconforto. Un mondo dove gli emarginati vengono dimenticati, dove la speranza sembra un lusso irraggiungibile. È in questo contesto che Gesù proclama la sua missione rivoluzionaria, un messaggio che non è semplicemente un annuncio, ma una trasformazione radicale della realtà umana. In Luca 4:18-19, Gesù proclama di essere venuto per portare la buona novella ai poveri, il recupero della vista ai ciechi e per liberare gli oppressi. Questo brano non è solo un testo storico, ma un manifesto vivente della grazia di Dio. Rivela un Dio che non rimane distante dalla sofferenza umana, ma si immerge nelle nostre fragilità, spezzando le catene che ci tengono prigionieri e ridonando dignità a ogni persona. Non si è limitato a trasmettere un messaggio: era l’incarnazione della speranza stessa. Il contesto di questi versetti è che Gesù si trova n...
3 Giovanni 11: Non imitare il male, ma il bene!
“Carissimo, non imitare il male, ma il bene. Chi fa il bene è da Dio; chi fa il male non ha visto Dio”.
L’apostolo Giovanni esorta Gaio, il destinatario della sua lettera a non imitare il male, ma il bene. Nessuno dei figli di Dio dovrebbe imitare il male! “Imitare” (mimou –presente imperativo) è seguire un modello, comportarsi allo stesso modo (in senso positivo 2 Tessalonicesi 3:7,9; Ebrei 13:7), in questo caso è usare come modello il male.
Il “male” (kakon) è essere socialmente, o moralmente riprovevoli; nel contesto vediamo che un certo Diotrefe aspirava ad avere il primato nella chiesa e non era ospitale verso i fratelli missionari di passaggio, anzi sparlava di loro con parole maligne, e non soltanto faceva questo, ma quelli della chiesa che volevano ospitarli, gli impediva di farlo e li cacciava fuori dalla chiesa (vv.9-10).
Il “bene” (agathon) indica qualcosa che è di elevata qualità quindi che porta beneficio, che è utile. Indica che le azioni della persona sono benefiche per gli altri e di valore sociale.
In questa lettera Giovanni elogia due fratelli Gaio come esempio di ospitalità e lo incoraggia a continuare a farlo (vv.4-8), poi elogia Demetrio (vv.12). Quindi Giovanni ha in vista come male, le azioni di Diotrefe, a non imitare il suo modello. Ogni persona segue un modello, ma dobbiamo scegliere con cura quale modello seguire. Noi dobbiamo seguire i modelli di coloro che fanno il bene! Giovanni dà una spiegazione con una forte enfasi, perché è importante imitare le persone che fanno il bene.
“Chi fa il bene è da Dio; chi fa il male non ha visto Dio” è un principio che vale per tutti, non solo per Gaio. L’origine di ogni comportamento buono viene da Dio. Quando noi facciamo del bene, dimostriamo il nostro rapporto con Dio e l'impegno a respingere modelli di vita malvagi e a ricercare il bene.
Chi imita il bene è nato da Dio (è da Dio - cfr. 1 Giovanni 4:4,6), mentre chi fa il male non ha visto Dio (cfr.1 Giovanni 3:6).
“Non ha visto” (ouch heōraken- perfetto attivo indicativo) indica che il vedere è accaduto in passato, ma i suoi effetti rimangono nel presente. Vedere Dio non significa vederlo in modo letterario (Giovanni 4:12), significa fare esperienza di Lui, appartenere a Dio, e avere una relazione per fede che coinvolge la comunione con Lui. Mentre chi fa il male è un figlio del diavolo (cfr. 1 Giovanni 3:6-10).
Il male è sempre un prodotto delle tenebre del cuore e della cecità spirituale di coloro che non hanno conosciuto Dio!
Il male prova che non si ha mai avuto un incontro spirituale vero con il Dio vivente e di conseguenza non ha mai sperimentato la Sua trasformazione.
Un incontro spirituale e reale con Dio produce un effettivo cambiamento di carattere che si manifesta con un nuovo modo di vivere.
Il comportamento è un'indicazione della condizione spirituale. La persona che fa il male non ha il giusto rapporto con Dio!