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Non arrenderti mai: La perseveranza nella preghiera

Non arrenderti mai: La perseveranza nella preghiera Il tema universale del “non arrendersi mai” risuona profondamente nel cuore umano.  Lo spirito di questa determinazione è stato celebrato da generazioni, e artisti come Bruce Springsteen lo hanno catturato in inni come “No Surrender”, un vero e proprio omaggio alla lealtà, alla resistenza e allo spirito combattivo di fronte alle difficoltà della vita. Questo spirito del “non arrendersi mai” lo vediamo ovunque nella vita umana: l’atleta che si allena per anni per vincere una medaglia olimpica; l’imprenditore che non molla nonostante i fallimenti; lo studente che studia tutta la notte per superare un esame; i genitori che lottano senza sosta per i propri figli. Ma Gesù Cristo ci chiama a un “no surrender” ancora più importante quando insegnò la parabola della vedova e del giudice per mostrare che dobbiamo pregare sempre e non stancarsi (Luca 18:1).  Paolo sapeva qualcosa di questa determinazione quando scrisse ai Romani: “Siate...
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Salvatore

Non arrenderti mai: La perseveranza nella preghiera

Non arrenderti mai: La perseveranza nella preghiera
Il tema universale del “non arrendersi mai” risuona profondamente nel cuore umano. 

Lo spirito di questa determinazione è stato celebrato da generazioni, e artisti come Bruce Springsteen lo hanno catturato in inni come “No Surrender”, un vero e proprio omaggio alla lealtà, alla resistenza e allo spirito combattivo di fronte alle difficoltà della vita.

Questo spirito del “non arrendersi mai” lo vediamo ovunque nella vita umana: l’atleta che si allena per anni per vincere una medaglia olimpica; l’imprenditore che non molla nonostante i fallimenti; lo studente che studia tutta la notte per superare un esame; i genitori che lottano senza sosta per i propri figli.

Ma Gesù Cristo ci chiama a un “no surrender” ancora più importante quando insegnò la parabola della vedova e del giudice per mostrare che dobbiamo pregare sempre e non stancarsi (Luca 18:1). 

Paolo sapeva qualcosa di questa determinazione quando scrisse ai Romani: “Siate lieti nella speranza, pazienti nella tribolazione, perseveranti nella preghiera” (Romani 12:12). 

La parola greca “perseveranti” (proskarterountes – presente attivo participio) qui significa letteralmente “aggrapparsi tenacemente, continuare senza interruzione, perseverare con determinazione, o con ostinazione”, quindi con fede incrollabile, nonostante tutto.

È la stessa parola usata per descrivere un soldato che rimane fedele al suo posto, o un servitore che non abbandona mai il suo dovere.

L’idea è di una devozione ininterrotta alla preghiera - non pregare solo quando ci sentiamo ispirati, o quando abbiamo bisogno di qualcosa, ma mantenere una pratica costante che persiste attraverso ogni circostanza della vita.

La vita cristiana è una battaglia spirituale dove la resa non è un’opzione, specialmente nella preghiera.

Oggi molte chiese e credenti stanno attraversando una crisi di fede nella preghiera, lo vediamo dagli incontri settimanali di preghiera; infatti, molte sedie sono vuote!

Ci possono essere tanti motivi: 
Orari scomodi
Troppe riunioni settimanali
Incontri di preghiera lunghi
Incontri di preghiera ripetitivi 
Incontri di preghiera senza una chiara direzione 
Incontri di preghiera noiosi 
Paura di pregare ad alta voce
Cultura dell’individualismo
Mancanza di risultati visibili
Mancanza di consapevolezza dell’importanza della preghiera comunitaria

Ma forse il vero motivo è che molti non comprendono una verità fondamentale, come disse Alan Walker: “La preghiera è l’attività più difficile e costosa del cristiano.”

Pregare è difficile perché richiede disciplina spirituale, costa emotivamente e ci espone alla nostra povertà davanti a Dio
Infatti, pregare autenticamente significa riconoscere la nostra dipendenza totale da Dio. 
È un atto di umiltà che va contro la nostra natura autosufficiente. 

Questa povertà spirituale non è un difetto da nascondere, ma la condizione necessaria per ricevere la grazia divina. 
Come disse Gesù nelle Beatitudini: “Beati i poveri in spirito, perché di loro è il regno dei cieli” (Matteo 5:3).

Pregare è costoso perché richiede tempo, energia e morte del nostro io. 

Ma è proprio per questo che è così potente! Perché, quando moriamo a noi stessi nel senso di svuotarci, Gesù ci riempie della Sua presenza. 
Paolo dice: “Sono stato crocifisso con Cristo: non sono più io che vivo, ma Cristo vive in me!” (Galati 2:20).
Dio ci chiama a una vita di preghiera che non conosce resa, perché la perseveranza nella preghiera non è solo un suggerimento Biblico - è un comandamento divino (cfr. per esempio Colossesi 4:2; 1 Tessalonicesi 5:17) che può trasformare le nostre vite e le nostre comunità.

Ma come possiamo vivere questo “No Surrender” nella preghiera quando ci troviamo di fronte alle sfide più comuni che minacciano la nostra perseveranza? 

Quanti di voi hanno pensato che Dio fosse in ritardo rispetto alle vostre aspettative, o che le loro preghiere cadessero nel vuoto? 

O vi siete mai scoraggiati vedendo gli incontri di preghiera sempre più vuoti?

Vediamo tre situazioni in cui la tentazione di arrendersi è più forte, iniziando dalla prima:
I NON TI ARRENDERE SE DIO NON ESAUDISCE SUBITO LA TUA PREGHIERA

La vedova non è stata esaudita subito dal giudice, ma per la sua insistenza fu esaudita. 
Così farà Dio non renderà giustizia ai Suoi eletti che giorno e notte gridano a Lui? (Luca 18:7).

Se persino un giudice ingiusto cede alla persistenza, quanto più il nostro Padre celeste risponderà ai suoi figli che “gridano a lui giorno e notte”? 

Gesù non sta parlando di una preghiera educata sussurrata una volta, ma di un grido persistente e appassionato! 

La Bibbia ci parla di esempi di attesa fruttuosa.
Per esempio, Abramo e Sara – attesero circa 25 anni per la nascita di Isacco (Genesi 12:4; 21:5).

Zaccaria ed Elisabetta, attesero la nascita di Giovanni Battista dai 30-40 anni quando erano anziani (Luca 1:7,18).

George Müller (1805-1898), la sua vita di fede e le migliaia di orfani che aiutò attraverso la sola preghiera rimangono una testimonianza straordinaria.
Pregò per 52 anni per la conversione di cinque amici. Quattro si convertirono durante la sua vita, e il quinto dopo la sua morte. 
Il primo amico si convertì dopo 18 mesi di preghiera
Il secondo amico si convertì dopo 5 anni; il terzo amico si convertì dopo 6 anni dall’inizio delle preghiere
Il quarto amico si convertì dopo 25 anni
Il quinto amico rimase non convertito per tutti i 52 anni fino alla morte di Müller nel 1898. Ma si convertì poco dopo il funerale di Müller.

Dio ha i Suoi tempi e motivi per cui non risponde sempre quando noi vogliamo.

Dobbiamo fidarci del Suo piano saggio e perfetto che ha per noi e saper attendere.

Il profeta Abacuc ci insegna qualcosa di profondo sui tempi di Dio: “È una visione per un tempo già fissato; essa si affretta verso il suo termine e non mentirà; se tarda, aspettala; poiché certamente verrà” (Abacuc 2:2-3). 

Abacuc ci fa capire che Dio non arriva sempre quando desideriamo, però quando arriva è sempre puntuale, arriva al momento giusto e farà la cosa giusta! (cfr. per esempio Ebrei 4:14-16).

Di questo dobbiamo fidarci di Dio e rimanere sereni.

Smetti di guardare l’orologio e inizia a guardare “l’Orologiaio” che ha i Suoi tempi con uno scopo!
I contadini cinesi sanno che, quando piantano il bambù, per i primi cinque anni non vedranno nulla emergere dal terreno. Cinque anni di attesa apparentemente inutile! Ma sotto la terra sta accadendo qualcosa di straordinario: l’albero sta sviluppando radici profonde e complesse. Solo dopo questi cinque anni il bambù emerge e cresce 30 metri in sei settimane!

Come disse Andrew Murray: “Quando il Signore vuole condurre un’anima a una grande fede, lascia inascoltate le sue preghiere.”

Nei periodi in cui sembra che nulla stia accadendo, quando le preghiere sembrano inascoltate e il cielo appare di bronzo, è proprio allora che Dio sta lavorando nel profondo del nostro essere, sviluppando radici di fede che ci permetteranno di resistere alle tempeste future.

Come il bambù, la tua fede sta crescendo radici profonde mentre tu vedi solo terra vuota.

Quando le tue preghiere sembrano cadere nel vuoto, ricorda: Dio non sta dormendo, sta preparando radici profonde per un raccolto che supererà ogni tua aspettativa.

Abbiamo visto che Dio a volte ci chiede di aspettare i Suoi tempi perfetti. 

Ma cosa accade quando l’attesa si trasforma in qualcosa di più difficile da accettare? 

Quando Dio non solo ritarda, ma sembra dire un “no” definitivo alle nostre preghiere più sincere? 

Chi di noi non ha mai lottato con questa realtà difficile da accettare?

E allora:
II NON TI ARRENDERE SE DIO NON ESAUDISCE LE TUE PREGHIERE
Dio non sempre esaudisce le nostre preghiere, e ci sono molte ragioni.

Per esempio: il peccato non confessato (Salmo 66:18), le motivazioni sbagliate (Giacomo 4:3), la mancanza di fede (Giacomo 1:6-7), l’orgoglio (Giacomo 4:6), i conflitti relazionali (1 Pietro 3:7).
Altre volte perché semplicemente non è la Sua volontà (cfr. per esempio 1 Giovanni 5:14).

La preghiera deve essere la partecipazione alla volontà di Dio, non il tentativo di cambiarla. 
Spesso vediamo la preghiera come un tentativo di convincere un Dio riluttante a fare quello che vogliamo, quando invece è il processo attraverso il quale noi veniamo trasformati per volere quello che vuole Lui.

Lutero diceva: “La preghiera non è vincere la riluttanza di Dio, ma farci forti della Sua volontà.”

Quando Lutero parla di “farci forti della Sua volontà”, indica che la vera potenza della preghiera non sta nel piegare Dio ai nostri desideri, ma nello scoprire che la Sua volontà è infinitamente migliore dei nostri desideri!

In questo senso, non è la risposta che rende potente la preghiera, ma la resa alla volontà divina!

Le nostre preghiere vanno viste come il mezzo attraverso cui Dio realizza i Suoi piani eterni, non il tentativo di manipolare le Sue decisioni secondo i nostri desideri!

A volte Dio non esaudisce le nostre preghiere perché in quella circostanza è la risposta migliore.

Per esempio, Gesù non fu esaudito, chiese al Padre di non andare in croce, ma Dio non lo esaudì (Luca 22:42).

Paolo pregò tre volte per la sua spina nella carne e Dio non lo esaudì (2 Corinzi 12:7-10).

In entrambi questi esempi vi erano delle ragioni più grandi dell’esaudimento: Gesù doveva salvare i peccatori, Paolo doveva rimanere umile e sperimentare la grandezza di Dio nella debolezza.
Dio è troppo saggio per sbagliare e troppo amorevole per essere spietato! 

Se esaudisce è la cosa migliore, ma anche quando non esaudisce è la cosa migliore secondo i Suoi piani saggi essendo saggio (cfr. per esempio Romani 16:27; Efesini 3:10).

Riguardo la saggezza di Dio J.L. Dagg nel XIX secolo diceva che: “Consiste nell’individuazione del miglior fine dell’azione, e nell’adozione dei mezzi migliori per l’attuazione di tale fine….”

Oppure come scrive Tim Shenton: “La saggezza di Dio è la sua capacità di scegliere, da tutte le possibili alternative e con discernimento perfetto, l’obiettivo più alto, selezionare e dirigere il mezzo migliore per raggiungere tale obiettivo.” 

Quindi la saggezza di Dio fissa il giusto scopo, sceglie i mezzi più adatti e li indirizza al fine più alto.
Il “no” di Dio non è crudeltà, ma saggezza divina che vede oltre l’orizzonte dei nostri desideri.

Il “NO” di Dio non è un muro, è una rampa di lancio verso qualcosa di più grande!

Le risposte di amore di Dio sono spesso travestite del Suo silenzio!

Preghiamo per tanto tempo per un soggetto di preghiera e Dio non risponde, allora cominciamo a dubitare di Lui.

Ma il silenzio di Dio non è assenza, è presenza che opera nel profondo senza che ce ne accorgiamo.

Spesso interpretiamo il silenzio o il rifiuto di Dio come mancanza d’amore, quando invece è la manifestazione più alta della Sua cura per noi! 
Come un chirurgo che deve tagliare per guarire, Dio a volte deve negare per benedire! 

Ora una benedizione per Dio è diversa da quella che pensiamo noi!
Noi identifichiamo il bene con la buona salute, un buon lavoro, la prosperità, mentre per Dio è la buona salute spirituale: essere a immagine di Gesù Cristo secondo quello che dice Romani 8:28-29.

Dio non ci benedice sempre nel modo che vogliamo, ma sempre nel modo di cui abbiamo bisogno per diventare ciò che Lui vuole che siamo secondo Gesù Cristo!

E allora, dietro ogni porta chiusa da Dio, c’è sempre una finestra aperta verso qualcosa di migliore. 

Il segreto è fidarsi del Signore, del Suo cuore anche quando non riusciamo a capire le Sue vie, e sappiamo che i Suoi pensieri e le Sue vie non sono le nostre.

Dio ha una logica diversa dalla nostra e non siamo in grado di capirla sempre! (cfr. per esempio Isaia 55:8-9).

Allora la preghiera più potente non è “dammi quello che voglio” ma “fammi volere quello che dai, sapendo che è la cosa migliore per me”.

La preghiera perseverante matura, quindi, non è insistenza per ottenere ciò che vogliamo, ma perseveranza nel permettere a Dio di formarci secondo ciò che Lui vuole!

È il grido dell’anima che dice: “Trasformami finché i miei desideri diventano i tuoi desideri.”

Come disse Robert Law: “Il potere meraviglioso e soprannaturale della preghiera non consiste nel portare la volontà di Dio giù a noi, ma nel sollevare la nostra volontà fino alla sua.”

Dunque, la preghiera non è per imporre la nostra volontà a Dio, ma per subordinare la nostra volontà alla Sua.

Come Gesù, allora dovremmo imparare a dire: “Sia fatta la tua volontà” e come Paolo: “Mi compiaccio di ogni forma di sofferenza perché diventa un luogo di forza spirituale, della potenza di Cristo”.

La vera fede non insiste, si arrende: “Sia fatta la tua volontà”.
Non cerca vie di fuga, ma abbraccia la croce come strada verso la gloria
Non domanda spiegazioni, ma si compiace della debolezza che diventa forza
Non si aggrappa alla propria volontà, ma si immerge nella sovranità di Dio
Non si ribella al dolore, ma lo trasforma in una testimonianza viva della potenza di Cristo

Se il Figlio di Dio perfetto e l’apostolo Paolo sperimentarono preghiere negate, quanto più dovremmo aspettarci la stessa esperienza che va accettata serenamente.

Ruth Bell Graham, moglie di Billy Graham, disse con saggezza: “Dio non ha sempre risposto alle mie preghiere. Se lo avesse fatto, avrei sposato l’uomo sbagliato, diverse volte!”

Come disse C.S. Lewis: “Se Dio avesse esaudito tutte le preghiere sciocche che ho fatto nella mia vita, dove sarei ora?”
E William Jenkyn osservò saggiamente: “Quanto è buono Dio nel negarci misericordie per misericordia!”

Quante volte abbiamo pregato per cose che, col senno di poi, ci rendiamo conto sarebbero state disastrose:
Il lavoro che pensavamo perfetto, ma che ci avrebbe allontanati da Dio
La relazione che desideravamo ardentemente, ma che si è rivelata tossica
I soldi che chiedevamo e che avrebbero nutrito il nostro orgoglio
Le vie di fuga dalle difficoltà che in realtà ci stavano formando

A questa lista puoi aggiungere ancora altro, ma ringrazia Dio per le preghiere a cui ha risposto “no” - perché era per il tuo bene, era la cosa migliore.
Continua a pregare, ma sii grato che le risposte di Dio sono più sagge delle tue preghiere, ricordando anche che Dio è sovrano.

La sovranità di Dio nella preghiera non dovrebbe scoraggiare, ma incoraggiare la nostra vita di preghiera. 

Dio vede il film completo mentre tu vedi solo una scena - fidati del Regista!

Comprendere che Dio conosce il futuro e orchestra ogni dettaglio per il nostro bene ultimo (Romani 8:28) ci permette di pregare con fiducia anche quando non comprendiamo i Suoi metodi e di ringraziarlo anche se non ci esaudisce.

Fino a ora abbiamo parlato della nostra relazione personale con Dio nella preghiera. 
Ma la preghiera Biblica non è solo un’attività individuale - è anche comunitaria. 

E qui incontriamo una terza sfida che può farci perdere la voglia di pregare:
III NON TI ARRENDERE SE GLI ALTRI CREDENTI NON VENGONO AGLI INCONTRI DI PREGHIERA

Come osserva Paul E. Billheimer: “Quando una chiesa è veramente convinta che la preghiera è dove avviene l’azione, quella chiesa strutturerà le sue attività in modo che il programma di preghiera abbia la massima priorità.”

Quando una chiesa locale comprende davvero che la preghiera non è un’attività marginale o di routine, ma il vero “centro operativo” dove Dio agisce e trasforma le situazioni, questa consapevolezza si riflette concretamente nel DNA e nelle priorità della vita comunitaria (1 Re 18:36-37; 2 Cronache 7:14; Geremia 33:3; Daniele 9:20-23; Giacomo 5:17-18). 

In pratica, significa che la chiesa non relega la preghiera agli spazi residuali del calendario, ma la colloca al centro della programmazione: gli orari migliori, le energie principali, la presenza, le risorse umane più qualificate vengono dedicate ai momenti di preghiera comunitaria. 

La preghiera:
Non deve essere marginale, ma centrale
Non deve essere di routine, ma dinamica
Non deve essere un optional, ma essenziale
Non deve essere residuale, ma prioritaria
Non deve essere un contorno, ma il motore di una chiesa.

Altri programmi e attività, pur importanti, non devono prendere il posto della preghiera comunitaria, e nemmeno deve essere trascurata!
È un ribaltamento di prospettiva: invece di vedere la preghiera come preparazione, o conclusione di altre attività, o riunioni, la si riconosce come il luogo dove si determina l’efficacia spirituale di tutto il resto. 

Una chiesa così orientata struttura calendari, spazi e ministeri partendo da questa convinzione che nella preghiera “avviene l’azione” decisiva di Dio.

Nel libro degli Atti vediamo che la preghiera era una caratteristica della chiesa primitiva la preghiera comunitaria.

Prima della Pentecoste, in una stanza, nella sala di sopra, era abitudine che si trattenessero e pregassero concordi: Pietro e Giovanni, Giacomo e Andrea, Filippo e Tommaso, Bartolomeo e Matteo, Giacomo d'Alfeo e Simone lo Zelota, e Giuda di Giacomo, insieme alle donne e con Maria, madre di Gesú e con i fratelli di lui. (Atti 1:13-14).

In Atti 2:42 i membri di chiesa erano assidui nell’ascoltare l’insegnamento degli apostoli e nella comunione fraterna, nel rompere il pane e nelle preghiere.

Troviamo ancora la chiesa primitiva pregare intensamente per la liberazione di Pietro dal carcere (Atti 12:5), e Dio mandò un angelo per liberarlo. 

Quindi era proprio una caratteristica della chiesa primitiva la preghiera comunitaria; purtroppo, nel nostro tempo questa caratteristica si è persa.

Ma se pensiamo che la preghiera comunitaria è ascoltata da Dio e se pensiamo che Gesù è presente quando i membri si riuniscono, allora dobbiamo essere motivati a pregare come chiesa!

Abbiamo la promessa di Gesù per i piccoli numeri, infatti è scritto: “Poiché dove due o tre sono riuniti nel mio nome, lí sono io in mezzo a loro” (Matteo 18:20). 

La validità e il potere della preghiera comunitaria non dipendono dalla quantità di partecipanti, ma dalla qualità della fede e dall’unità dei membri nel nome di Gesù!

Non dobbiamo essere scoraggiati per i numeri bassi, di chi non si presenta perché ciò che è importante è la presenza di Gesù!

Non aspettare la folla perfetta - inizia con il cuore sincero e pieno di fede. 
Dio preferisce la qualità alla quantità dei presenti!
Il risveglio del 1857-58 iniziò quando Jeremiah Lanphier tenne una riunione di preghiera durante la pausa pranzo a New York con solo SEI partecipanti. Nel giro di mesi, MIGLIAIA si riunivano quotidianamente per pregare in più città, portando a UN MILIONE di conversioni.

Meglio essere in tre, o quattro, o sei con Gesù che in trecento senza di Lui!

Non hai bisogno di una folla per sperimentare la presenza e la potenza - hai bisogno di una fede in chi la dona che ha il potere di trasformare le circostanze!

Una delle cose più brutte della vita non è la preghiera senza risposta, ma la preghiera non offerta, privarsi delle benedizioni della preghiera comunitaria!

Allora smetti di contare le sedie vuote e inizia a riempire il cuore di fede in Colui che fa ancora miracoli!

Le sedie vuote non annullano le promesse e la potenza di Dio!

E ancora non lasciare che l’assenza degli altri diventi la scusa per la tua assenza!

CONCLUSIONE
Ricorda: non arrenderti mai!

La perseveranza nella preghiera è la dimostrazione della fede autentica. 

Come Abramo che negoziò con Dio per Sodoma (Genesi 18:23-32), come Giacobbe che lottò con l’angelo fino all’alba (Genesi 32:24-28), come Anna che versò la sua anima davanti al Signore (1 Samuele 1:10-16), siamo chiamati a pregare con una tenacia che riflette la nostra fiducia nel carattere di Dio.
La preghiera persistente ci trasforma anche quando le circostanze non cambiano. 

Ci allinea con il cuore di Dio, sviluppa la nostra fede, e ci prepara per le Sue risposte quando arrivano. 

Non preghiamo per convincere Dio a essere buono - preghiamo perché sappiamo che è buono, immanente e potente!

Come la canzone di Springsteen risuona nel cuore umano, così il comandamento di Cristo risuona nel cuore spirituale: “Dovete sempre pregare e non perdervi d’animo!”.

Non ti arrendere quando Dio sembra in ritardo - i Suoi tempi sono perfetti
Non ti arrendere quando Dio dice “no” - la Sua saggezza è superiore
Non ti arrendere quando altri non si uniscono a te - la Sua presenza è garantita anche nei numeri piccoli
Chi persevera nella preghiera scopre che Dio non è mai in ritardo, mai sbagliato, mai stolto, mai infedele, mai crudele, mai assente - è sempre perfetto, saggio, fedele e amorevole nei Suoi tempi e nelle Sue vie.

Non arrenderti mai - continua a pregare!

1) Identifica una preghiera che hai “abbandonato” e riprendi a pregare per essa con fede rinnovata.

2) Ringrazia Dio per almeno una preghiera a cui ha risposto “no” - riconosci la Sua saggezza.

3) Partecipa al prossimo incontro di preghiera, anche se sarete in pochi - sii parte della soluzione.

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