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Bibbia

"La Bibbia, l'intera Bibbia e nient'altro che la Bibbia è la religione della chiesa di Cristo".
C. H. Spurgeon

ESODO


ESODO
Esodo è una testimonianza notevole degli atti salvifici di Dio che si è rivelato come il Signore supremo della natura, degli uomini e della storia.

Temi chiave
La supremazia del Signore sulle divinità pagane
L'esodo come un evento di redenzione per l'antico Israele
Il patto Mosaico 
La presenza di Dio

Titolo e nome.
Il titolo della versione greca dell’Antico Testamento (la Septuaginta), di questo libro è appunto “Esodo” (greco éxodos) che significa uscita, andare fuori, partenza. Prende il nome dall’evento centrale descritto in questo libro, vale a dire l’uscita del popolo di Israele dall'Egitto sotto la guida di Mosè (1:1-15:21; 19:1). Nella Bibbia ebraica, il titolo è diverso. 
G.L. Archer: dice:“Il titolo ebraico dell’Esodo è Weēlleh shemōt (e questi sono i nomi di) o più semplicemente shemōt (i nomi di) ed è tratto dalle parole iniziali di Esodo 1:1.  Mentre il titolo in Latino è Exodus, da dove proviene Esodo. Il libro dell'Esodo. Il libro può essere chiamato anche come “ il secondo libro di Mosè”, infatti, Mosè è la figura dominante del libro, dall'inizio alla fine.

Composizione, autore e data.
Secondo la tradizione ebraica e cristiana, Mosè, scrisse il libro dell'Esodo. Noi troviamo almeno quattro ragioni, per affermare che Mosè sia l’autore. 
In primo luogo il libro afferma che Mosè ha scritto le parole di Dio, secondo come Dio stesso gli aveva comandato.  (17:14, 24:4, 34:4,27-29).
In secondo luogo, molti scrittori riportano porzioni di Esodo dicendo la: “legge di Mosè” (1 Re 2:3; 2 Cronache 34:14; 8:1 Neemia 13,1). Gesù fa risalire come autore della legge, Mosè. (Marco 7:10, 12:26; Luca 2:22-23; Giovanni 1:45, 7:19). 
In terzo luogo l'autore mostra una conoscenza approfondita della vita di corte egiziana, costumi e lingua. Mosè non è stato solo commissionato da Dio a scrivere il libro dell'Esodo, ma era anche ben qualificato. Egli è stato “istruito in tutta la sapienza degli Egiziani ed era potente in parole e opere”(Atti 7:22). 
In quarto luogo un’altra prova potrebbe essere, i 40 anni trascorsi nel deserto di Madian e Sinai. Questo avrebbe dato a Mosè, una conoscenza approfondita della geografia e della fauna selvatica delle regioni attraversate dagli Israeliti. Riguardo, la data, secondo la visione tradizionale che Mosè abbia scritto Esodo, il libro deve essere datato al tempo di Mosè. Due date sono generalmente suggerite per l'esodo dall'Egitto intorno al 1447-1440 a.C. o intorno 1300-1250 a.C.

Contesto e ambiente.
Ci sono diversi punti di vista di chi fosse il Faraone dell’esodo ( Thutmose III o Amanhothep II o Ramsess II), questo è in relazione alla data. Dalle prime pagine del libro, leggiamo che il nuovo re d’Egitto, non aveva conosciuto Giuseppe (1:8). Questo re aveva paura degli Ebrei, perché erano più numerosi e più potenti e in caso di guerra si potevano unire con i nemici e lottare contro di loro(1:9-10). Così, questo re ebbe l’idea di opprimere il popolo ebreo e di uccidere tutti i neonati maschi (1:11-16). In  questo periodo, nacque Mosè che, per la provvidenza di Dio, fu risparmiato, adottato dalla figlia del Faraone (1:17-2:10) e istruito in tutta la sapienza degli egiziani (Atti 7:22-23). Una volta adulto fu costretto a fuggire perché aveva ucciso un Egiziano che percoteva un ebreo.  
Visse in esilio per 40 anni fra i madianiti e poi ritornò in Egitto per la chiamata di Dio per liberare il popolo ebreo dalla schiavitù egiziana. Una volta liberato il popolo con una serie di prodigi e dopo una peregrinazione di 40 anni nel deserto, Mosè muore a 120 anni vedendo da lontano la terra promessa senza entrarvi mai. (Deut.34:7).

Analisi letteraria.
Genere letterario
Esodo è una combinazione di generi letterari, dalla narrativa alla poesia, alla legge al materiale cultuale. Secondo lo studioso Tremper Longman III, l’etichetta principale per descrivere il libro dell'Esodo è “Storia profetica o teologica”. 
Questo perché lo scopo del libro è quello di informare i suoi lettori sui grandi atti di Dio nel passato. Questa storia si chiama teologica o profetica perché racconta la storia con lo scopo di rivelare la natura di Dio nei suoi atti; è una narrazione con una funzione teologica e didattica, oltre la sua intenzione storica.  Esodo certamente è diverso dagli altri libri della Bibbia per il ruolo importante che ha all’interno di Essa soprattutto riguardo la legge, infatti, la legge ha uno scopo importante nel piano di redenzione di salvezza di Dio (Galati 3:24)

Struttura
Esodo continua la storia della Genesi. Nel libro dell’Esodo troviamo in primo luogo il racconto storico dell'oppressione di Israele dalla schiavitù in Egitto e la liberazione. In secondo luogo vediamo la parte legale, dove Dio fa un Patto con il Suo popolo dando loro delle leggi e infine l’aspetto cultuale che riguarda la costruzione del tabernacolo. Il libro dell’Esodo, può essere diviso in più modi ed stato diviso in diversi modi. Vediamo solo alcuni esempi. I Israele in Egitto (1:1-13:16); II Israele nel deserto (13:17-18:27); III Israele al Sinai (19:1-40:38). Ci sono stati coloro che hanno diviso in questo modo: I Il Dio che scende: la rivelazione (1-6); II Il Dio che libera: la redenzione (7-19); III Il Dio che richiede: l’istruzione (20-24); IV Il Dio che dimora: la comunione(25-40). Un’altra divisione interessante è la seguente: I Israele in Egitto (1:1-12:36); II Israele in cammino verso il Sinai (12:37-18:37); III Israele accampato al Sinai (19:1-40:38). Ciò che vediamo è che, indubbiamente Esodo ha tre sezioni o al massimo quattro sezioni ben definite.  

Schema del libro
I DIO SALVA ISRAELE DALLA SCHIAVITÙ EGIZIANA (1:1-18:27).
A) La schiavitù e l’infanticidio degli Ebrei (1:1-22). 
B) La nascita di Mosè e l’educazione (2:1-22).
C) La chiamata di Mosè  (2:23-4:31)
D) La negoziazione di Mosè con il Faraone (5:1-7:13) 
E) Le piaghe  (7:14-11:10). 
F) L’istituzione della pasqua e l’esodo dall'Egitto 12:01-15:21) 
G) Il viaggio verso il Sinai (15:22-18:27). 
II DIO STABILISCE LA LEGGE  (19:1-24:18).
A) La rivelazione sul Monte Sinai (19:1-20:21). 
B) Leggi e norme  (20:22-23:33).
C) La ratificazione del Patto (24:1-18).
III DIO COMANDA AD ISRAELE DÌ COSTRUIRE IL TABERNACOLO  (25:1-40:38)
A) Le indicazioni per la costruzione del tabernacolo (25:1-31:18). 
B) La  fabbricazione del vitello d'oro (32:1-34:35).
C) La  costruzione del tabernacolo (35:1-40:38).

Il Contenuto
Dio salva Israele dalla schiavitù Egiziana (1:1-18:27).
La schiavitù e il genocidio (1:1-22). 
Il Libro dell'Esodo comincia con i 70 figli di Giacobbe che si sono uniti a Giuseppe in Egitto a causa di una carestia che affliggeva la terra dove vivevano (Genesi 46-50). Mentre nel giorno di Giuseppe gli israeliti furono accolti calorosamente e gli furono concessi grandi privilegi, dopo più di un secolo di prosperità, nel paese di Goscen, una nuova dinastia salì al potere in Egitto e il loro re non fu amichevole nei confronti di Israele. 
Al fine di arginare la rapida crescita del popolo ebraico, gli egiziani per paura, li rendono schiavi e ricorrono all’infanticidio dei neonati maschi ebrei. Per la prima volta gli Israeliti vengono chiamati popolo (1:9). Israele non è più una grande famiglia, adesso è una grande collettività, comincia a realizzarsi la promessa fatta ad Abraamo di una grande nazione (Genesi 12:1-3). L’aumento demografico, menzionato anche in Genesi  47:27 e riportato nel v.7: "furono fecondi, si moltiplicarono abbondantemente, divennero numerosi", ricordano, ancora la promessa fatta ai patriarchi (Genesi 17:6; 28:3;35:11). 
Le levatrici ebree, temettero Dio e non fecero ciò che il Faraone aveva ordinato, Dio per questo li fece prosperare. Il faraone, scoperta la cosa, ordinò al suo popolo che ogni bambino maschio che nasceva, doveva essere gettato nel fiume. Questo spiega perché la madre di Mosè, lo nascose per tre mesi.  
Gli egiziani saranno puniti nello stesso modo che avevano fatto con gli Israeliti (12:29-30; 14:26-31). La nascita di Mosè e l’educazione 2:1-22. 
La nascita di Mosè è la risposta di Dio alla situazione terribile che vivevano gli ebrei. Questo capitolo racconta come Mosè è stato risparmiato, cresciuto alla corte egizia, istruito con la migliore formazione possibile (Atti 7:22). Da adulto, Mosè s’identifica con il popolo ebraico e non con quello egiziano, benché sia il figlio adottivo della figlia del faraone (Ebrei 11:24-26). 
Mosè pensava che Dio volesse salvare il suo popolo attraverso di lui (Atti 7:23-25) e quindi uccide un egiziano per difendere un fratello ebreo (2:11). Mosè fuggì dalla presenza del faraone che lo voleva uccidere e si stabilì a Madian dove cominciò una nuova vita. Trovò moglie, una nuova occupazione ed ebbe un figlio(2:15-22). Dio non ha dimenticato e abbandonato il suo popolo. 
Il capitolo due si conclude che le grida della schiavitù d’Israele salirono fino a Dio e Dio si ricordò del Suo Patto con Abraamo, Isacco e con Giacobbe. Dio ebbe compassione del Suo popolo per quella situazione drammatica che stavano vivendo (vv. 23-25). Dio si stava impegnando a intraprendere azioni per riscattare il suo popolo dalla schiavitù in Egitto. Mosè può aver dimenticato, ma Dio NO! Inizia così il processo che porterà alla sconfitta del faraone e alla salvezza del Suo popolo che lo legherà con Se con un Patto con Israele. Israele diventerà un’entità politica come promesso ad Abraamo (Genesi 12:1-3).  
Quindi possiamo vedere che la base della salvezza degli israeliti dalla schiavitù era che Dio si ricordò del Suo Patto con i patriarchi d’Israele.  Quando Dio “ricorda”, non è un semplice atto mentale, ma una manifestazione concreta della Sua fedeltà, della Sua parola data. Dio rispetterà la promessa data ai patriarchi, ma anche ciò che aveva detto Giuseppe riferendosi a questa promessa (Genesi 50:24). Il resto dell'Esodo e la Bibbia, è una conseguenza della parola di promessa ad Abraamo.
La chiamata  di Mosè 2:23-4:31. 
In questi versetti vediamo ben definita la missione di Mosè. Dopo il commento sulla sofferenza degli ebrei, delle loro grida che salirono fino a Dio, è scritto che Dio sentì le loro grida e si ricordò del Suo Patto con Abraamo, Isacco e Giacobbe. In questo modo viene sottolineata la compassione di Dio per il Suo popolo. I riflettori si spostano subito sul Monte Oreb, il monte di Dio, il monte dove Dio darà la Sua legge. Dio appare a Mosè in mezzo al pruno ardente che non si consuma, questo indica la santità e l’eternità di Dio. Dio si presenta a Mosè dicendogli di togliersi i calzari dai piedi, perché il luogo dove stava, era un luogo sacro. Mosè si nascose la faccia perché aveva paura di guardare Dio, ciò potrebbe essere funesto (33:20; 1 Timoteo 6:16). 
In questa manifestazione vediamo che Mosè ha una conversazione con Dio intensa come la ebbe con Abraamo (Genesi 15;17; 18:16-33). La natura di questa conversazione non riguarda Mosè, ma “il mio popolo” (3:7). 
Il Signore dichiara il suo piano di salvare il suo popolo dalla schiavitù di Egitto e di portarli nella terra promessa dove scorre “latte e miele”. Mosè avrebbe avuto un ruolo in questo piano, quello di convincere il faraone a lasciar partire gli Israeliti. Dio quindi manda Mosè (3:1-10). “Mandare”(šālaḥ) indica che Dio manda in modo provvidenziale e per uno scopo come Mosè come Suo rappresentante e ambasciatore. Il segno che Dio lo avrebbe mandato, è l’uscita dall’Egitto e il servizio sul monte dove si stavano trovando. Il segno, benché sia in futuro, quindi dovevano accettarlo per fede, è la legittimazione che Mosè era proprio mandato da Dio. 
I segni faranno parte della legittimazione profetica (Deuteronomio 18:21-22; 1 Re 22:28; Geremia 28:8-9). Mosè da una serie di obiezioni o scuse alla sua missione, Dio le smonta tutte e nello stesso tempo chiarisce il ruolo di Mosè. 
La prima scusa è che Mosè non si sente all’altezza, Dio gli risponde che sarà con lui. Questo ricorda come Dio era stato con i patriarchi (Genesi 26:3; 28:15; 31:3; 46:4). 
La seconda scusa è che gli Israeliti, non avrebbero creduto che Dio si fosse davvero rivelato a Mosè e avrebbero chiesto il suo nome a cui Mosè non avrebbe saputo rispondere.
A questo punto Dio, rivela il Suo nome da dire agli Israeliti e il fatto che è il Signore (Yahweh) “il Dio dei vostri padri”… Qualunque sia l'esatto significato del nome, indica comunque, la fedeltà, l’immutabilità e la potenza totale di Dio e garantisce la liberazione del popolo con mano potente (3:11-22). Questo nome vuole indicare l’appartenenza a questo Dio, che da lì in poi sarà un elemento fondamentale dell’identità d’Israele, infatti, Mosè e Aaronne si presentano così al faraone in Esodo 5:1-2: "Dopo questo, Mosè e Aaronne andarono dal faraone e gli dissero: 'Così dice il SIGNORE, il Dio d'Israele: -Lascia andare il mio popolo, perché mi celebri una festa nel deserto'-". Che questo nome indichi questa appartenenza è indicato ancora in Esodo 6:1-8, dove troviamo il collegamento ancora del nome con la promessa della liberazione dalla schiavitù e la loro entrata nella terra promessa. Poi ancora vediamo che Yahweh è il nome del Dio del Patto, con cui Dio si lega a Israele che sarebbe stato il Suo tesoro particolare (19:7-10; 20:2, 24:1-18; Deuteronomio 28:58-59).  
La terza scusa di Mosè è che gli egiziani non gli crederanno che il Signore gli sia apparso. Così ancora Dio per rispondere ai loro dubbi dà loro tre segni per convincerli: il primo segno il bastone gettato a terra che diventa un serpente. Il secondo segno la mano che esce dal petto diventava lebbrosa e quando la rimetteva dentro diventava di nuovo normale. Il terzo segno, l'acqua del fiume versata sul terreno, si sarebbe trasformata in sangue (4:1-9). 
Mosè non è ancora convinto e da una quarta scusa: non è bravo a parlare. Per far fronte a questo problema, Dio nomina Aaronne, fratello di Mosè, per aiutarlo a comunicare da parte sua. Mosè va dal suocero (Ietro) dicendogli di lasciarlo andare in Egitto. Il suocero lo lascia partire. Il Signore esorta nuovamente Mosè a tornare in Egitto, ma lo avverte che il faraone farà molta resistenza nel far partire i figli d'Israele congedo (4:10-23). 
Il Signore, mentre Mosè era in viaggio, con la sua famiglia, cercò di farlo morire. Il motivo, era, perché Mosè non aveva ancora circonciso il figlio (Genesi 17:14; 12:48), cosa che fece la moglie Sefora e Mosè visse ancora. Nel frattempo, il Signore disse ad Aaronne di andare incontro a Mosè e lo incontrò al monte di Dio. Mosè e Aronne andarono e radunarono gli anziani degli Israeliti. Aronne riferì tutte le parole che il Signore disse a Mosè e fece i prodigi in presenza del popolo che credettero e compresero che il Signore li aveva visitati e aveva visto la loro afflizione. S’inchinarono e adorarono(4:24-31). 
La Negoziazione di Mosè con il faraone (5:1-7:13).
Dopo l'incontro con gli anziani del popolo d’Israele, Mosè e Aaronne andarono dal faraone a chiedergli di lasciare andare gli Israeliti a celebrare una festa nel deserto per tre giorni. Il faraone si mostra e si mostrerà antagonista al Signore, si rifiuta di riconoscere il Signore e la Sua potenza, fa di se stesso l’anti-Dio. 
Il faraone non solo respinge questa richiesta, ma trattò ancora più duramente il popolo d’Israele nei lavori. Questo portò recriminazioni, contro Mosè e Aaronne da parte dei sorveglianti dei figli d’Israele, infatti, dissero ai due, che il popolo fu messo in cattiva luce davanti al faraone e ai suoi servi proprio per colpa loro. Mosè si sfogò con Dio, chiedendo come mai al posto di liberarlo, il popolo è stato maltrattato di più (5:1-23). 
Il Signore riafferma le sue promesse di liberazione in termini molto chiari. Egli è il Signore, che Abraamo, Isacco e Giacobbe conoscevano come il Dio Onnipotente. Il Signore risponde ora alla situazione di Israele nel compimento della promessa di Padri di Israele. Il Signore agisce nella liberazione (esodo) in risposta alla sua alleanza con i patriarchi. Egli farà di loro il Suo popolo, li libererà dalla schiavitù e li portare nella terra promessa(6:1-8). 
Mosè parlò con i figli d’Israele, ma questi, a causa, della loro angoscia e della dura schiavitù, non gli diedero ascolto. Mosè si scoraggia e il Signore comandò loro di andare dai figli d’Israele e dal faraone per far uscire il popolo ebraico dall’Egitto (Es.6:10-13). Il Signore incoraggia Mosè, dicendo che renderà ostinato il cuore del faraone e moltiplicherà i segni e i prodigi nel paese d’Egitto e così gli egiziani sapranno che è il Signore. Aaronne e Mosè, in obbedienza al Signore, tornarono dal faraone e dimostrare la loro chiamata divina con il bastone che divenne serpente. I maghi del faraone fecero la stessa cosa con i loro bastoni, ma il bastone di Aaronne inghiottì gli altri bastoni. Il cuore del faraone s’indurì e non diede ascolto a Mosè e ad Aaronne (6:28-7:13).  
Le piaghe  7:14-11:10. 
Il confronto tra Mosè e il faraone è una lotta, non solo tra i rappresentanti di due razze, ma tra gli dèi d'Egitto e il Dio di Israele. Il faraone era ritenuto divino, era colui che garantiva il benessere e la sicurezza in Egitto. Le piaghe dimostrano, invece, il contrario e mostrano la superiorità del Signore. Dio salva il Suo popolo giudicando il faraone e gli egiziani. Le dieci piaghe (l’acqua mutata in sangue (7:14-24), le rane (8:1-16), le zanzare (8:16-19), le mosche velenose (8:20-32), mortalità del bestiame (9:1-7), ulceri sulle persone egli animali (9:8-12), la grandine (9:13-35), le cavallette (10:1-20), le tenebre (10:21-29), la morte dei primogeniti (11:1-10; 12:29-32)  si verificano una dopo l'altra, aumentano di gravità e sembrano divise in cicli da tre fino ad arrivare all’ultima. 
Se mentre gli egiziani sono colpiti duramente, gli israeliti non ne sono toccati. Questo culmina nella decima piaga con la morte dei primogeniti egiziani, mentre gli israeliti festeggiano la Pasqua. L’ostinatezza del faraone iniziale a non lasciar partire gli israeliti, cede, dopo la settima piaga (9:27-28), poi cambia idea indurendosi di nuovo(9:34-35) e cede di nuovo dopo l’ottava piaga (10:8) per poi non lasciarli di nuovo partire (10:27-29). Alla decima piaga, il faraone si arrende lasciandoli partire(12:31-32), poi cambia di nuovo idea e decide di inseguire Israele, ma l’esercito egiziano muore travolto dalle acque del mar Rosso (13:5-31). Il cambiamento del cuore a volte è attribuito al faraone stesso, che indurisce il suo cuore (8:15, 32; 9:34). A volte sembra essere una semplice osservazione (7:13, 22; 8:19, 9:35). A volte il suo cambiamento di cuore è attribuita a Dio (9:12; 10:20, 27; 11:10). 
Le piaghe sono mandate da Dio per convincere il faraone a lasciar partire gli Israeliti. Sono annunciati in anticipo e succedono quando Aaronne o Mosè tendono la mano: sono quindi la prova che Dio è superiore al faraone e che il Dio è il Sovrano, con un potere superiore e non il faraone. Dio stava dimostrando la sua supremazia sopra le divinità politeiste degli oppressori di Israele (12:12; 15:11; 18:8-11; Numeri 33:3-4). 
In definitiva sono cinque le ragioni delle piaghe: 1)Perché il faraone si sarebbe rifiutato di liberare Israele, figlio, primogenito di Dio (4:21-23). 2)Per farsi conoscere come il Signore, la Sua potenza con grandi atti di giudizio(per gli egiziani) e liberazione per essere Suo popolo a motivo del patto con i loro padri (per gli ebrei 6:1-9). 3)Affinché gli Egiziani potessero conoscere che il Signore è Dio (7:26-7:7). 4) Dio voleva mostrare la Sua unicità (9:14-16). 5)Far conoscere alle generazioni successive come Dio ha operato in Egitto (10:1-2). L’istituzione della pasqua e l’esodo dall'Egitto  12:1-15:21. Il capitolo dodici ci parla dell’istituzione della Pasqua da parte di Dio per il popolo d’Israele(12:1-20). Mosè istruisce gli Israeliti come celebrare la Pasqua, in modo che non soffrano il giudizio di Dio(12:21-28). Quindi la narrazione continua con l’ultima piaga, la morte dei primogeniti egiziani e con la partenza dall’Egitto dei seicentomila Israeliti (12:29-42). 
Il racconto  ritorna alle istruzioni sulla Pasqua, la festa del pane azzimo e la consacrazione dei primogeniti (12:43-13:16). La Pasqua celebra, la fuga di Israele dalla schiavitù in Egitto, ma è anche una festa annuale, che doveva essere fatta ogni anno (12:14-27). La Pasqua è la festa più importante, perché segna il momento importante sia per la liberazione del popolo d’Israele e sia come l’inizio per una nuova vita, non solo più come popolo, ma anche come nazione nel momento in cui s’insedieranno nella terra promessa.  
Il popolo di Dio si muove verso il mar Rosso (la via più lunga, il motivo evitare i Filistei 13:17), l’attraversano miracolosamente mentre gli egiziani, che li stavano inseguendo, muoiono affogati dentro il mare.  Si può rimanere meravigliati del panico degli Israeliti, di fronte la minaccia degli egiziani che li stavano inseguendo! Avrebbero dovuto ricordare i terrificanti atti di giudizio e salvezza, e quindi l’avere fiducia in Dio per la loro protezione. Il popolo ebraico, tuttavia, gridò a Mosè che avrebbero preferito rimanere ridotti in schiavitù o morire in Egitto (13:9-14). Questa sezione si conclude  con il canto trionfale d’Israele (13:17-15:21).  Dio libera Israele dalla schiavitù e porta la morte sugli egiziani. Il passaggio del Mar Rosso è la sintesi dell'opera di salvezza di Dio, con un medesimo atto, Dio porta la liberazione agli israeliti dalla divisione del mare e il giudizio sugli egiziani dal ritorno delle acque. In questo caso Dio mostra esplicitamente se stesso come un Guerriero per la prima volta (Es. 15:3), Dio è anche riconosciuto come unico nella santità e nei prodigi che non ha pari (15:11-12); come pastore che conduce il Suo popolo che ha riscattato(15:13).  
Il  Viaggio verso il Sinai 15:22-18:27.
Dopo il canto trionfale (15:1-21), di conseguenza all’esperienza della gloriosa potenza di Dio, manifestata con il passaggio del Mar Rosso (14:31), segue, come spesso accade nel Pentateuco, il dubbio o la disobbedienza (Genesi  12:10-20; Esodo 32; Levitico 10; Numeri 13-14). Il passaggio del Mar Rosso è seguito da tre episodi, in cui il popolo si lamenta contro Mosè e Aaronne e implicitamente contro il Signore. 
La prima lamentela, avviene dopo tre giorni di peregrinazione nel deserto per la mancanza di acqua, giunsero a Mara e non poterono bere l’acqua amara, ma miracolosamente, tramite un pezzo di legno l’acqua divenne potabile. Poi giunsero all’oasi di Elim dove erano dodici sorgenti d’acqua. (15:22-27). 
La seconda lamentela avvenne un mese dopo aver lasciato l'Egitto nel deserto di Sin, dove il popolo mormorò amaramente contro Mosè e Aronne perché non c'era pane e carne da mangiare. Dio provvide quaglie e manna. La manna andava raccolta tutti i giorni secondo il fabbisogno, tranne il sabato, il venerdì ne potevano raccogliere una doppia razione (16:13-36). 
La terza lamentela è a Refidim, Mosè prega il Signore e il Signore gli mostra cosa fare. Da una roccia viene scaturita l’acqua, nel momento in cui, Mosè colpisce la colpisce con il bastone con cui percosse il Fiume, il Nilo (7:17). Così il popolo viene dissetato (17:1-7). 
In queste tre lamentele vediamo la cura e la grazia di Dio, ma anche come il cuore dell’uomo possa essere ostinato, incredulo e ingrato, nonostante abbia sperimentato la grandezza miracolosa di Dio nel liberarli dalla schiavitù. La mancanza di acqua non era l'unico problema di fronte a Refidim. 
Un attacco feroce e apparentemente immotivato da parte degli Amalechiti (Deuteronomio 25:17-19) avrebbe distrutto Israele prima di raggiungere il Sinai. Ma, come in Egitto la potenza divina, per intercessione di Mosè, salvò il popolo. Mosè costruisce un altare a Dio, che chiamò “il Signore è la mia bandiera” (17:8-16). Riappare il suocero di Mosè, sacerdote di Madian. Mosè racconta al suocero tutto quello che il Signore aveva fatto al faraone e agli Egiziani, Ietro benedice il Signore (18:1-12).  
Il capitolo 18 si conclude con Mosè che segue il consiglio del suocero, riguardo l’amministrazione della giustizia per tutto il popolo, quello di scegliere fra tutto il popolo, uomini capaci per stabilirli come capi, in modo tale che il peso non gravasse solo su di lui (18:13-27). 
Dio  Stabilisce la legge 19:1-24:18.
La  rivelazione sul monte Sinai (19:1-20:21). Tre mesi dopo aver lasciato l'Egitto, Israele arriva al monte Sinai. Il fatto che il popolo sia giunto in questo luogo, deve essere attribuito a Dio, Dio porta e conduce il Suo popolo (19:4). La storia della rivelazione di Dio sul monte Sinai è di grandissima importanza. Mosè salì sul monte, mentre il popolo era accampato di fronte al monte. Dio comunica a Mosè il Patto che Egli si accinge a fare con Israele, spiegando la Sua nuova relazione con loro. 
La liberazione dalla schiavitù d’Israele non è basata su qualcosa che il popolo aveva fatto o avrebbe fatto, è stata fatta solo per grazia di Dio per la promessa fatta ai loro padri (2:23-25). Il Patto stabilito con la nazione sul Sinai non fu, quindi la base della loro salvezza dall'Egitto, ma è stato una conseguenza a essa. Dio, dice a Mosè di comunicare al  popolo Esodo 19:4-6: "Voi avete visto quello che ho fatto agli Egiziani e come vi ho portato sopra ali d'aquila e vi ho condotti a me. Dunque,  se ubbidite davvero alla mia voce e osservate il mio patto, sarete fra tutti i popoli il mio tesoro particolare; poiché tutta la terra è mia; e mi sarete un regno di sacerdoti, una nazione santa". Queste sono le parole che dirai ai figli d'Israele". 
Il Patto con il popolo d’Israele è legato alla sua posizione elettiva tra i popoli della terra un popolo consacrato a Dio, come Suoi sacerdoti e come una nazione santa. Mosè scende e riporta agli anziani del popolo ciò che il Signore gli aveva detto di comunicare loro. Tutto il popolo rispose concordemente e disse che avrebbero fatto tutto quello che il Signore aveva detto. Riguardo al Patto o Alleanza (beriyṯ), bisogna fare alcune considerazioni. 
In primo luogo, che l'alleanza si basa su iniziativa di Dio che salva. Egli è intervenuto come una grande aquila e portato il popolo fuori dall'Egitto per farlo proprio. 
In secondo luogo, essi sono tenuti a obbedire alla voce di Dio e a osservare il Suo Patto che sta per essere rivelato (20). 
In terzo luogo, il Suo popolo sarà il Suo tesoro particolare, qualcosa, cioè di speciale valore personale, un patrimonio privato, distinto dal resto da tutto il resto, dagli altri popoli, una scelta fatta tra “tutti i popoli”. In quarto luogo, questo rapporto intimo sarà a beneficio di tutti i popoli del mondo, perché Israele agirà come un sacerdote fra tutte le nazioni. 
I sacerdoti, comunicano la volontà di Dio alla gente, pregano per loro e offrono sacrifici per loro conto. Questo è ciò che Israele avrebbe dovuto fra i popoli circostanti (Deuteronomio 4:5-8). Israele è stato scelto per essere un popolo consacrato a Dio per essere un sacerdozio regale fra le nazioni. 
Il ruolo primario di Israele in questo contesto consiste nell’attirare il mondo per la sua forma di governo (ovvero, il regno di Dio) con la sua santità incarnata. Mosè riferisce a Dio le parole del popolo (19:1-9). Dopo questa introduzione il popolo è chiamato a prepararsi per il loro incontro con Dio. Dio è sommamente santo e le persone non possono incontrarlo se non sono purificati. Così gli Israeliti devono lavare le loro vesti, astenersi dai rapporti sessuali e non toccare la montagna dove si sarebbe rivelato Dio. 
Dopo tre giorni, Dio appare in una terrificante tempesta (tuoni, lampi, fuoco, una fitta nuvola) e terremoto sulla cima del monte Sinai. Il popolo stava davanti il monte, Mosè parlava e Dio gli rispondeva con una voce, poi Dio lo chiamò a salire sul monte e Mosè salì (19:10-20).  Il Signore avvertì solennemente Mosè che il popolo non doveva salire sul monte per guardare, altrimenti molti sarebbero periti. I sacerdoti dovevano santificarsi e anche loro non dovevano salire sul monte altrimenti sarebbero morti anche loro (19:21-24). 
Dio pronunziò i Dieci Comandamenti. I Dieci Comandamenti sono riconosciuti come autorevoli, in tutto l'Antico e Nuovo Testamento. Come, Esodo 19:4, Esodo 20:2:  "Io sono il SIGNORE, il tuo Dio, che ti ho fatto uscire dal paese d'Egitto, dalla casa di schiavitù", indica che, il fondamento del Patto è la grazia salvifica di Dio, l’obbedienza ai comandamenti, perciò non vanno visti come un mezzo per guadagnarsi la salvezza, ma una risposta o riflesso della loro salvezza. 
Inoltre, i Dieci Comandamenti abbracciano i vari aspetti della vita dei singoli individui con Dio e con gli altri individui, quindi è la volontà di Dio per l’umanità. 
L’amore è la causa dell’osservanza dei comandamenti (Giovanni 14:15,21,23), ma anche il timore di Dio ha la sua importanza affinché non si possa peccare. Così Dio vuole che il Suo popolo, lo tema per non peccare. Il popolo chiede, per paura che Mosè sia il mediatore con Dio (20:19-21). 
Leggi e  norme 20:22-23:33. 
Questa sezione contiene una grande diversità di materiale giuridico. Riprendendo il termine di Esodo 24:7, alcuni studiosi, chiamano questa sezione, il libro del Patto. Le varie leggi che compongono il Libro del Patto si basano sui Dieci Comandamenti entrando nei dettagli o in casi specifici. La prima parte (20:22-26) fornisce alcune regole per il culto, il non farsi idoli, costruire un altare sul quale offrire dei sacrifici e non salire sui gradini per non scoprire la nudità. 
La seconda parte (21:1-22:17),  è una selezione di varie leggi, di una raccolta di decisioni giudiziarie in cause civili sulla schiavitù, sugli omicidi, percosse ai genitori, sequestro di persona, offese verso i genitori, danni fisici causati da uomini, animali, leggi relative al furto, danni causati da pura negligenza e restituzioni, sulla seduzione. 
Queste leggi definiscono cosa deve essere fatto, nel caso in cui i Dieci Comandamenti non sono rispettati. Nella terza parte (22:18-23:19), troviamo leggi  morali e leggi religiose, sulle streghe, perversioni sessuali, sull’idolatria, l’amore per lo straniero, vedove, orfani, poveri. Ancora sul non bestemmiare Dio, offerta a Dio del raccolto,ecc., feste nazionali. Molti dei temi affrontati in questa sezione sono discussi più ampiamente in Levitico e in Deuteronomio. Infine vediamo l'epilogo del libro del Patto (23:20-33) minacce e promesse in caso di disobbedienza e in caso di obbedienza. 
La ratificazione del Patto 24:1-18. 
La ratificazione del Patto avviene con un rito di sangue. Mosè, Aronne, i due figli di Aronne, e 70 anziani sono chiamati a salire sul monte. Il popolo si sottomette a Dio, dopo che Mosè riferì a loro le parole e tutte le leggi di Dio. Mosè scrisse tutte le parole del Signore, poi costruì un altare ai piedi del monte con dodici pietre che rappresentavano le dodici tribù d’Israele e offrirono dei sacrifici di riconoscenza. Mosè sigilla il Patto con un sacrificio, prese del sangue e lo sparse sull’altare, poi prese il libro del Patto e lo lesse in presenza del popolo che rispose che sarebbe stato ubbidiente (24:3-7). Mosè, prende  ancora del sangue e ne asperse il popolo dicendo Esodo 24:8: "Ecco il sangue del patto che il SIGNORE ha fatto con voi sul fondamento di tutte queste parole". Dunque, in questa cerimonia, Israele accetta tutti i termini del Patto. Mosè, Aronne, i due figli di Aronne, e 70 anziani salirono di nuovo sul monte, dove ebbero il privilegio di una visione della gloria di Dio e dove mangiarono e bevvero. 
Questa scena è unica e particolare (24:9-11). Una volta che scesero dal monte, Mosè viene chiamato di nuovo a salire sul monte per ricevere le tavole di pietra della legge e i comandamenti. La sezione si conclude con Mosè che salì sul monte. Il monte era avvolto dalla nuvola di gloria e Mosè vi rimase per quaranta giorni e quaranta notti (24:12-18).
Dio comanda  ad Israele di costruire il tabernacolo (25:1-40:38). 
Le indicazioni per la costruzione del tabernacolo (25:1-31:18). Molta attenzione è dedicata al Tabernacolo nel racconto dell'Esodo. Dio dà le indicazioni per costruire il tabernacolo e l'esecuzione di questi piani sono narrati in modo dettagliato. 
La sezione si apre con un appello per i materiali con cui il Tabernacolo sarebbe stato costruito (Esodo 25:1-9). La presenza di questi materiali preziosi nel deserto può essere spiegato dal fatto che furono dati dagli egiziani (12:33-36). La maggior parte del resto del libro, racconta le istruzioni per le varie parti del Tabernacolo, gli arredi del Tabernacolo, e le vesti dei sacerdoti. Ulteriori istruzioni sono stati necessari per il culto. La sezione, si conclude con un richiamo dell’osservanza del sabato e con la consegna a Mosè sul monte delle due tavole di pietra come un segno di quel patto (25:10-31:18).
Ma quale era il significato di questo Tabernacolo? Il tabernacolo era un santuario trasportabile, il suo scopo era di permettere al Signore di abitare in mezzo al Suo popolo e di incontrarlo (25:8,22; 33:7-10). Il santuario era importante come mezzo di comunione tra il peccatore e il Dio santo (29:42-46). 
La fabbricazione  del vitello d'oro (32:1-34:35). Mentre Mosè con Giosuè si trovano sul monte, improvvisamente, c’immergiamo nella crisi più grave nei rapporti tra l’uomo e Dio dopo il diluvio che ci fa capire come l’uomo possa essere stolto e ribelle a Dio, infatti, nonostante abbiamo visto la potenza di Dio in azione, nonostante Dio aveva loro vietato di farsi sculture e immagini, nonostante il loro impegno di consacrazione, loro si fabbricano un idolo! Anche se Aaronne lo fece in onore del Signore, comunque il Signore lo aveva vietato (20:4-6). 
Dio pensò di punirli, di distruggerli, ma Mosè intercede per loro ricordando a Dio il Patto fatto con i patriarchi, questo calma l’ira di Dio (32:1-14). Mosè scende dal monte con Giosuè, si arrabbia con il popolo, rompe le due tavole dei comandamenti e rimprovera Aaronne nel vedere il popolo senza freno. Dio non distrugge la nazione, ma non poteva trascurare il peccato. Gli uomini della tribù di Levi, che erano rimasti fedeli a Dio in mezzo alla ribellione, effettuano il giudizio di Dio. In quel giorno caddero tremila persone (32:15-29). Dopo l’ennesima intercessione di Mosè, Dio promette, di condurre il popolo nella terra promessa,  ma punisce gli individui, che si ribellarono a Lui (32:30-35-33:1-6). 
Il racconto continua con Mosè, che è in comunione con Dio, parla faccia a faccia con Dio nella tenda di convegno. Mosè si rifiuta di portare Israele in Canaan a meno che il Signore non lo accompagni. Il Signore promette che sarebbe stato con lui, così lo rassicura facendosi vedere di spalle (33:12-23. Il Signore, rinnova il Patto con Israele, evidenziando la Sua misericordia, pazienza e fedeltà, ma anche la Sua giustizia e il pericolo dell’idolatria (34:1-17). 
Noi leggiamo, che Dio da varie prescrizioni sulle feste e sul sabato e dà di nuovo le due tavole della testimonianza. Dopo quaranta giorni e quaranta notti senza mangiare e bere, Mosè, dal viso raggiante per la comunione con Dio, scende dal monte e impose ai figli d’Israele tutto quello che il Signore gli aveva detto sul monte Sinai (34:18-35).  
La costruzione del Tabernacolo (35:1-40:38). La sezione finale dell'Esodo narra come ancora una volta, Israele è chiamato a lavorare tutta la settimana tranne il sabato, delle offerte per la costruzione del Tabernacolo e quindi dell’esecuzione dei lavori per mano di Besaleel, figlio di Uri e di Ooliab figlio di Aisamac. Mosè fece fare le cose completamente come il Signore aveva ordinato. 
La posizione, i dettagli e la quantità di spazio dedicato a questo tema dimostrano come per l’autore il Tabernacolo sia la sua preoccupazione principale, di come il culto al vero Dio, abbia un aspetto importante nella vita di redenzione del popolo d’Israele. La gloria del Signore riempiva il Tabernacolo e quando si alzava dal Tabernacolo i figli d’Israele partivano.

Messaggio e scopo.
Il messaggio si può racchiudere nelle parole dello studioso G.L.Archer: “Il tema del libro consiste nel narrare l’inizio d’Israele come nazione del patto. Riferisce come Dio adempì le promesse fatte in antico ad Abramo, quelle cioè di voler moltiplicare i suoi discendenti e di renderli una grande nazione liberi dalla schiavitù egiziana e di rinnovare con essi il suo patto gratuito su base ormai nazionale. Ai piedi della sacra montagna  Egli fa loro le promesse del patto, li provvede di una regola di condotta perché possano trascorrere una vita santa e dà loro un santuario nel quale offrire sacrifici per il peccato e rinnovare così con lui una comunione sulla base della sua grazia misericordiosa che perdona”.
Quindi il libro dell’Esodo racconta l’inizio d’Israele come nazione del Patto, narra  come Dio adempì le promesse fatte ad Abraamo (Genesi 12:3; 15:5), confermate a Isacco (Genesi 26:3-5) e a Giacobbe (Genesi 35:11-12), di una discendenza numerosa (1:7). Inoltre è la realizzazione della profezia che la discendenza di Abraamo sarebbe stata in schiavitù e maltrattata per quattrocento anni in una terra straniera, ma che Dio li avrebbe liberati giudicando quella nazione(Genesi 15:13).
Dio non ha dimenticato il Suo patto con Abramo e, attraverso la mediazione di Mosè, libera il suo popolo dalla schiavitù egiziana.
Riguardo lo scopo forse possiamo dire che: in primo luogo il libro dell'Esodo è stato scritto per descrivere le difficoltà degli Israeliti in Egitto e Dio come Dio li liberò dalla schiavitù, quindi lo scopo è di informare i suoi lettori sui grandi atti di Dio nel passato come è Sovrano su tutto.
In secondo luogo, non solo il Signore li libera dall'Egitto, ma stipula un Patto con il popolo sul monte Sinai per indicare come adorarlo, servirlo e vivere. Dio diede i Dieci Comandamenti, attraverso i quali Dio mostra come avere un giusto rapporto con Lui e tra il genere umano.
In terzo luogo Dio dà loro le istruzioni per il Tabernacolo che mostra come il popolo si può avvicinare a Dio e di come può essere cosciente della Sua presenza in mezzo a loro, quindi come Dio è venuto ad abitare in mezzo al Suo popolo.
Pertanto se volessimo lo scopo del libro, possiamo dire che lo scopo del libro è quello di far conoscere Dio, di mostrare la sua fedeltà e amore che adempie le promesse (2:24;6:5) e quindi di come è Signore assoluto su tutto e tutti, quindi la Sua potenza(6:3-6;7:5,15:11,ecc.) e di come Dio si è legato ad Israele, di come questo popolo divenne nazione e popolo di Dio, come questo popolo potesse avere un rapporto giusto con il Dio Santo e la comunione con Lui attraverso il Patto(6:7-8; 19:5-6;20; 24) e il Tabernacolo dove Dio sarebbe stato presente(25:8; 40:35). 

Approccio del Nuovo Testamento.
1. L’esodo  dall’Egitto (1:1-18:27). 
Nell’Antico Testamento la liberazione dall'Egitto è visto come un grande atto di salvezza di Dio (Salmi 105; 106; 114; Ezechiele 20). Così il nel Nuovo Testamento troviamo diverse allusioni dei fatti dell’Esodo.
Collegato con l’esodo di pasqua, non solo Gesù celebra una cena pasquale il giorno prima di morire in cui ha detto, alludendo Esodo 24:8, dice in Matteo 26:28:  "perché questo è il mio sangue, il sangue del patto". Giovanni chiama Gesù come l’Agnello di Dio che toglie il peccato del mondo (Giovanni 1:29; 19:36) Paolo dice che Gesù è la nostra Pasqua ( 1 Corinzi  5:7).  Alcuni studiosi vedono un riferimento all’Esodo nella morte di Gesù (Luca 9:31 la parola dipartita éxodos è usata per morte di Gesù per la liberazione dei nostri peccati). Paolo cita fatti storici avvenuti nell’Esodo, per far riflettere i cristiani, che nonostante gli Israeliti furono tutti sotto la nuvola, passarono tutti attraverso il mare, furono tutti battezzati nella nuvola e nel mare, mangiarono tutti lo stesso cibo spirituale, bevvero tutti la stessa bevanda spirituale, Dio della maggior parte di loro non si compiacque (13;14;16;17). Paolo mette in guardia i credenti di Corinto a non seguire così il cattivo esempio dei peccati dei loro padri (1 Corinzi 10:1-11). L'epistola agli Ebrei parla dell’esempio di fede di Mosè (Ebrei 11:23-28).

2. La Legge  di Dio (19:1-24:18).
Il Nuovo Testamento, naturalmente, non è privo di commenti sulla legge. Gesù cita la legge nel sermone sul monte (Matteo 5-7). Paolo dice che nessuno sarà giustificato per la legge, perché la legge ci fa vedere la nostra colpevolezza e ci fa conoscere il peccato (Romani 3:19-20). La buona notizia è che Gesù ha liberato i credenti dalla maledizione della legge (Romani 7). La legge nel Nuovo Testamento non è mai stata vista come il mezzo per un rapporto con Dio o per la salvezza, ma sicuramente, i Dieci Comandamenti per i cristiani sono una guida etica per fare la volontà di Dio, un indirizzo morale (Matteo 5:17,27-28; 22:37-39; Romani 3:31; 7:12; 13:8-10; Giacomo 2:8-10). 

3. Il tabernacolo: la presenza di  Dio (25:1-40:38).
Nel Dio tabernacolo Dio era presente in mezzo al Suo popolo. La Sua gloria riempiva il Tabernacolo (Es.40:34). In Giovanni 1:14 è scritto che Gesù ha abitato per un tempo fra di noi( esseri umani). “Ha abitato,” nel greco “Skēnoō” corrisponde all’ ebraico “Šākan” (25:8;29:46; Zaccaria 2:13) letteralmente “è piantare una tenda”, “soggiornare”, “abitare temporaneamente”.
Il verbo “abitato” (gr.skēnoō) ha uno sfondo proprio di Dio che abitava in mezzo al Suo popolo e corrisponde alla parola “Tabernacolo” (miškān gr. skēnē 25:9, 40:34-35), il santuario trasportabile, la tenda (skēnē- āhal) di convegno ( martyriou-testimonianza môēḏ) prima della costruzione del tempio dove Dio si manifestava o era presente (25:8-9; 33:7-34:35; 40:34-35; 1 Re 8:10-11). Mosè incontrava Dio, che scendeva come la colonna di nuvola in questa tenda e Dio parlava con Mosè faccia a faccia come due amici (33:7-11).
In Gesù vi era la gloria di Dio (Giovanni 1:14) che in Esodo scendeva nel Tabernacolo. Nell’epistola agli Ebrei vengono riportati le caratteristiche del primo Patto con le norme per il culto, ma era un’istituzione temporanea, quindi parla del Tabernacolo che presagiva il ministero salvifico di Gesù (Ebrei  9:1-28). Nel Nuovo Patto, inoltre vediamo che Dio è presente nei credenti (1 Corinzi  3:16). 

Teologia. 
1. La Potenza di Dio mostrata nella liberazione. 
Il tema della prima parte del libro (capitoli 1-18)è la liberazione del popolo di Dio dalla schiavitù in Egitto. Il popolo di Dio soffriva sotto la schiavitù pesante degli egiziani. Non avevano una leadership e nessuna speranza di potersi liberare da questo giogo, fino a quando Dio decise di liberarli tramite Mosè e Aaronne, mostrando così fedeltà al Suo Patto fatto in precedenza con i patriarchi a cui aveva promesso che sarebbe diventata una nazione con numerosi discendenti(2:24-25; Genesi 12:1-3, 15, 17; 26:3-5; 35:11-12).
Dio non li aveva dimenticati! Questa liberazione è stata fatta con azioni potenti, sovrannaturali, con dieci piaghe e culminano con il passaggio miracoloso del mar Rosso. In questo modo Dio ha dimostrato il suo controllo Sovrano sugli uomini e sulla natura. Gli Israeliti  impotenti, grazie alla misericordia ( non certamente per loro meriti) e alla potenza sovrana di Dio, diventano liberi. Il Signore fu  il loro Salvatore (15:2) e il loro Guerriero (15:3-4).
L'Esodo è stato il più grande atto di salvezza di Dio nell'Antico Testamento che divenne un modello per liberazioni future come quella babilonese molti anni più tardi (Isaia 35:5-10;43:14-21). L’Esodo ci parla dell’auto-rivelazione di Dio, Dio si può solo conoscere nella misura in cui Lui vuole manifestarsi. Dio si manifesta con interventi miracolosi nella storia degli uomini per far conoscere che Lui è il Signore sia per il popolo d’Israele (3:12-15;6:3,7;10:2) e sia per gli egiziani (7:4-5;14:1-4,18;9:29); quindi per far conoscere la Sua unicità (8:10;9:14).
Il nome Signore (Yahweh) indica che Dio è una realtà attiva e presente nella vita del Suo popolo, quindi indica che Dio è concreto e presente, dinamico e fedele a se stesso e al Suo popolo. Suggerisce la certezza che il potere divino è continuo e che la Sua presenza è duratura con gli Israeliti nel processo della loro liberazione. Egli è Signore su tutto! Egli è il loro Salvatore Sovrano! Più grande di eserciti potenti come quello egiziano e più grande della natura, Signore della vita e della morte come dimostrato con le piaghe, con il passaggio del mar Rosso, con la provvidenza dell’acqua, con la manna e le quaglie! Dio è l’Iddio della provvidenza! 

2. Il Patto.
Dopo l’uscita dall’Egitto, Dio stringe un Patto con Israele sul monte Sinai (capitoli 19-24), il popolo s’impegnava a fare ciò che il Signore aveva detto e tutte le Sue leggi: i dieci comandamenti e il Libro del Patto. (19:5-8; 20:1-17; 20:22-23:33; 24:3). Per confermare il loro impegno, Mosè prese del sangue e ne asperse sul popolo per ufficializzare il Patto (Es.24:8).
Il Patto è una relazione tra Dio è il Suo popolo, serviva a legare questa relazione che richiede fedeltà e la ricezione di benedizioni (19-23).  Hywel R. Jones riguardo la parola “Patto” dice: “La parola ebraica berith(patto) può derivare dal verbo barah (mangiare), riferendosi così al pasto cerimoniale che normalmente accompagnava le cerimonie della ratificazione del patto;si veda Genesi 26:30. L’espressione karat berith(fare-lett. tagliare- un patto, un trattato)sembra confermare quest’opinione facendo riferimento al taglio(uccisione) degli animali per la festa del patto. La parola potrebbe anche derivare da una radice assira, beritu, che significa legame”.
Il Patto non è un accordo tra eguali, ma una scelta della sovrana grazia di Dio. Il Patto del Sinai viene fatto, perciò per iniziativa divina che aveva eletto, liberato e adottato Israele per la Sua grazia (2:25; 4:22; 6:6-8). Esodo 20:2 identifica l'autore della legge come colui che li ha già salvati con la sua grazia (2:25;19:4; 34:6-7).
Così la legge in Esodo 20-24 non è il modo per essere salvati, perché già, il popolo lo era e nemmeno la chiave per istaurare un rapporto con Dio, piuttosto indica la natura, la continuità e il benessere di questo legame (20:5-6; 34:6-7). La legge è come un sigillo su questa relazione.Questo Patto è sovranamente proposto da Dio e il popolo ha degli obblighi, è chiamato a obbedire.
L’obbedienza sincera e completa, sarebbe stato l’elemento distintivo del popolo appartato e leale a Dio, il modo di camminare in comunione con Lui, amandolo sopra ogni cosa e questa sarebbe stata la loro benedizione (19:3-8; 20:3-4).
I Dieci Comandamenti sono una parte naturale del rapporto tra Israele e Dio e il rapporto tra gli esseri umani appunto secondo la legge di Dio. 

3. La Presenza di Dio. 
La Liberazione e il Patto, sono due temi o sezioni principali dell'Esodo (capitoli 1-18 e 19-40). Noi vediamo, la presenza di Dio nel modo come so presenta a Mosè in Esodo 3:14-15, è L’Io Sono, il Signore (Yahweh) una presenza attiva e concreta, così è stato, infatti, Dio è stato presente liberando il popolo dalla schiavitù egiziana (14:19-20), accompagnandoli attraverso il deserto (13:20-22; 16:7-8) quando  ratificò il Patto (24:9-11,15-17) e nel Tabernacolo (capitoli 25-40).  In modo particolare il Tabernacolo, sottolinea la presenza di Dio in mezzo al Suo popolo (25:8-9; 29:42-43; 40:34-38).
Il Tabernacolo è stato la localizzazione della presenza di Dio col suo popolo, un simbolo visibile che Dio era presente in mezzo ad esso. Nel Tabernacolo Israele poteva offrire il culto e fare l'espiazione per le violazioni del Patto stipulato. Il Tabernacolo con le sue immagini e il sistema sacrificale era il mezzo con cui il Santo, Trascendente, Infinito Dio era presente tra di loro.
Il Tabernacolo è stato il mezzo con cui un popolo di peccatori poteva mantenere la comunione con il Dio Santo.
Hywel R. Jones parlando del Tabernacolo dice:“L’intera struttura del Tabernacolo aveva come scopo quello di mettere in risalto il fatto che dio abitava nel mezzo del Suo popolo e nello stesso tempo ne era separato. Egli è invisibile e spirituale, altissimo ed inavvicinabile nella sua santità; il Suo popolo è peccatore e non può essere ammesso alla Sua presenza.
Le Sue benedizioni dovevano essere elargite mediante un sacerdozio per mezzo di sacrifici e potevano essere ricevute solo da coloro che portavano ed offrivano sacrifici cruenti. Tutto ciò ha degli ovvi rapporti con il Nuovo Testamento.” 


Domande di studio. 
1) Perché questo libro è stato chiamato Esodo? Che cosa significa Esodo?

2) Quali sono le ragioni per cui si pensa che l’autore del libro dell’Esodo sia Mosè? 

3) Come si potrebbe definire il genere letterario dell’Esodo?

4) Possiamo dividere il libro dell’Esodo in tre parti? Li puoi elencare? 

5) Perché Dio decise di liberare il Suo popolo dalla schiavitù in Egitto?

6) Qual è il significato della Parola del nome "Signore" (Yahweh)

7) Quali sono i motivi delle piaghe?

8) Qual è il messaggio e lo scopo del Libro dell’Esodo?

9) Qual è l’approccio del Nuovo Testamento riguardo all’Esodo?

10) Quale il significato teologico riguardo la potenza di Dio mostrata nella liberazione, il Patto e la presenza di Dio in Esodo?

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