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Bibbia

"La Bibbia, l'intera Bibbia e nient'altro che la Bibbia è la religione della chiesa di Cristo".
C. H. Spurgeon

Galati 3:13: La sostituzione della salvezza in Cristo

 Galati 3:13: La sostituzione della salvezza in Cristo
John Stott disse: “La croce non è un compromesso tra Dio e il diavolo, ma il trionfo di Dio sulla maledizione della legge".

La croce non rappresenta un accordo tra Dio e il male, come se ci fosse stata una sorta di trattativa; ci fa anche capire che Dio non ha fatto concessioni al peccato, ma lo ha condannato nella persona di Gesù Cristo.

Allora la croce non è un fallimento di Dio, ma la massima espressione del Suo amore, giustizia e santità.
È attraverso la croce che siamo liberati dalla schiavitù del peccato e dalla condanna della legge grazie a Gesù Cristo.

Questa è la terza predicazione da questo versetto.

Nelle precedenti predicazioni abbiamo visto la salvezza in Cristo considerando in modo particolare il significato di “Cristo” e di “riscattati”; poi nella seconda predicazione abbiamo visto la specificazione della salvezza concentrandoci sulla maledizione della legge, cioè Cristo ci ha riscattati dalla maledizione della legge.

Oggi vedremo la sostituzione della salvezza considerando la punizione, la propiziazione e il posto della salvezza.

Iniziamo con:
I LA PUNIZIONE DELLA SOSTITUZIONE
“Essendo divenuto maledizione per noi”. 

Abbiamo visto già che la maledizione è il giudizio di Dio di conseguenza al peccato, con l’implicazione della sofferenza, o danno.

Ora nella punizione della sostituzione vediamo:
A) La soluzione sacrificale
Immaginate di essere in tribunale, condannati per un crimine che avete effettivamente commesso. Il giudice sta per pronunciare la sentenza, quando improvvisamente qualcuno si alza e dice: “Prenderò io la sua punizione”. 

Un fatto veramente accaduto è del frate francescano Polacco, Padre Massimiliano Kolbe, deportato nel campo di concentramento di Auschwitz. 
Quando un certo numero di prigionieri fu selezionato per l’esecuzione, il frate chiese di prendere il posto di un uomo che era sposato e aveva figli, la sua richiesta fu accolta.
Questo frate, in un certo senso, seguì l’esempio di Gesù, prese il posto di un condannato a morte.

Questo è ciò che Cristo ha fatto per noi!

Dio ha fornito la soluzione per liberarci dalla maledizione della legge, e questo è Cristo con il Suo sacrificio!

“Per noi” (hyper hēmōn) può avere il senso “per amore di”, “a vantaggio di “, “a beneficio di” quindi per il bene nostro (cfr. per esempio Galati 1:4; Colossesi 1:7; 2 Timoteo 2:1); o anche “al posto di”, quindi in sostituzione a noi (cfr. per esempio Giovanni 11:50; 1 Corinzi 15:29; 2 Corinzi 5:14,21; Filemone 13).

Comunque sia esiste una connessione intrinseca tra l'idea di fare qualcosa a beneficio di qualcuno e di farlo al posto di qualcuno.

“Per noi” comunque è un linguaggio sacrificale che si riferisce alla morte di Gesù cfr. per esempio Giovanni 6:51; 10:11,15; 18:14; 1 Corinzi 5:7; 15:3; Galati 1:4; 2:20), una morte volontaria (cfr. per esempio Giovanni 10:17-18; Galati 1:4; 2:20).

Paolo non dice che Cristo è stato reso una maledizione per i Suoi peccati, ma che ha preso su di Sé la nostra maledizione! La nostra punizione!

Cristo non prese una parte della nostra maledizione, ma tutta la nostra maledizione, questa era tutta su di Lui!

Cristo prese su di Sé la maledizione che noi peccatori meritavamo, prese il nostro posto e la nostra punizione.

Nella punizione della sostituzione vediamo:
B) Lo stupore sacrificale
Ci sono espressioni che comunicano stupore in italiano:
"Wow!" 
"Incredibile!" 
"Non ci posso credere!" 
"Davvero?!" 
"Ma dai!" 
"Che sorpresa!" 
"Accidenti!" 
"Sono rimasto a bocca aperta!" 
"Pazzesco!" 
"Mamma mia!"

E questo, per esempio, nel vedere un arcobaleno in pieno inverno, vincere alla lotteria, ricevere una sorpresa inattesa da un amico. 

O per una scoperta sorprendente come leggere un libro che ti cambia la prospettiva, assistere a un'esibizione artistica che ti lascia senza parole, visitare un luogo che supera le tue aspettative.

O ammirare un'aurora boreale, osservare un'eclissi solare, sentire il ruggito di un leone in una savana africana, o vedere un bel dipinto.

O assistere a un salvataggio in mare, vedere qualcuno donare tutto ciò che ha ai bisognosi, leggere storie di persone che hanno superato grandi difficoltà.

O avere lo stupore perché hai superato una sfida che sembrava impossibile, hai raggiunto un obiettivo importante, hai imparare qualcosa di completamente nuovo.

A questi esempi se ne possono aggiungere altri.

Ma cosa dire se pensiamo al sacrificio di Gesù Cristo?

Infatti:
(1) Cristo era senza peccato, ma è morto per noi peccatori
Cristo è divenuto maledizione per noi, ha preso su di Sé la punizione che meritavamo per i nostri peccati, morendo sulla croce come un maledetto anche se non lo meritava!!

Phillip Graham Ryken a riguardo scrive: ”La punizione maledetta della legge non si applicava a Gesù personalmente perché non aveva mai infranto la legge, ma Dio imputò i nostri peccati a suo Figlio”.

Poiché Cristo ha preso il posto di altri che erano peccatori, è stato appeso a un legno come qualsiasi altro trasgressore.

La morte di Cristo è stata maledetta per darci una vita benedetta!

Cristo porta la benedizione diventando maledizione, un paradosso che solo l'amore di Dio può spiegare.

Lutero disse: “Tu Cristo sei il mio il peccato e la mia maledizione, o meglio, io sono il tuo peccato, la tua maledizione, la tua morte, la tua ira di Dio, il tuo inferno; e al contrario, tu sei la mia giustizia, la mia benedizione, la mia vita, la mia grazia di Dio e il mio paradiso”.

La maledizione della legge di Dio non è stata abrogata, o attenuata, ma sopportata da Cristo!
Se pensiamo alla natura di Gesù che era senza peccato (Isaia 53:9; Giovanni 8:46; 2 Corinzi 5:21; Ebrei 4:15; 1 Pietro 2:22; 1 Giovanni 3:5), è davvero difficile concepirlo come maledetto, ma così è stato!

Anche se Gesù era nato "sotto la legge" (Galati 4:4), non meritava la maledizione della legge per le trasgressioni che aveva commesso, perché era "come quello di un agnello senza difetto né macchia” (1 Pietro 1:19). 

Cristo non meritava di morire perché non aveva commesso nessun crimine! 

Le Sue sofferenze erano al posto della nostra colpevolezza, non della Sua, perché Gesù non era colpevole di peccato! Non era un peccatore!

Dunque, alla domanda: “Che cosa ha reso il sacrificio di Gesù così meraviglioso, così glorioso, così benedetto per i credenti?”

La risposta è: “Gesù era privo di colpa perché privo di peccato, ma ha acconsentito a essere trattato da Dio e dagli uomini come se fosse il più vile e il più immeritevole!”

(2) Cristo ama i peccatori da morire
Cristo ama i peccatori da morire. Un amore così grande che lo ha portato a morire al nostro posto.

Dalla croce conosciamo la gravità del peccato e la grandezza dell'amore di Dio, e quindi anche di Gesù per noi peccatori!

John Duncan disse che la croce deve essere intesa come "dannazione presa con amore".

Così anche Beth Hutt lo ha espresso questo amore in una canzone che ha pubblicato nel 1987: "L'ira dell'amore lo colpì". 

Le vie di Dio per noi ci possono sembrare strane, certamente vanno al di là dei nostri pensieri: amore e ira, misericordia e giustizia, santità e peccato, maledizione e sostituzione, tutto questo si trova sulla croce.

Gesù Cristo è morto per noi mentre eravamo ancora peccatori, quindi non eravamo amabili, non dopo che ci siamo resi degni, o meritevoli! (cfr. per esempio Romani 5:6-8).

È Dio che ha fatto il primo passo verso l'umanità, non viceversa.

È Dio che ci ha amati per primo (cfr. per esempio 1 Giovanni 4:10)

Questo è il mistero del Suo sacrifico per i peccatori, il mistero dell'espiazione dei peccati; questo mostra le meraviglie la grandezza della grazia di Dio per noi peccatori!

Questa è la natura della pena e del dolore sostitutivo, e questo pone le basi per l'offerta del perdono e per la speranza della salvezza eterna.

Vediamo allora:
II LA PROPIZIAZIONE DELLA SOSTITUZIONE
”Poiché sta scritto: ‘Maledetto chiunque è appeso al legno’”.

Quelle famose parole di Gesù in Matteo 27:46, poco prima di morire: "Dio mio, Dio mio, perché mi hai abbandonato?" esprimono la separazione punitiva della maledizione della legge di Dio che il Cristo prese al posto nostro.

Il Cristo senza peccato è diventato oggetto di maledizione al posto nostro come mezzo di propiziazione (Romani 3:25; 1 Giovanni 2:1-2).

consideriamo:
A) La consistenza 
Cioè, la consistenza della propiziazione.

(1) La propiziazione è stata necessaria perché il peccato suscita l’ira di Dio
Il Signore, è anche un Dio di ira! (cfr. per esempio Esodo 34:6; Deuteronomio 6:15; Salmo 78:31; 89:46; Giovanni 3:36; Romani 1:18; 5:9; Efesini 5:6; 1 Tessalonicesi 1:10; Ebrei 3:11; Apocalisse 19:15).

Non ci piace pensare a una cosa del genere, ma è così!

Ma l'ira di Dio non è ignobile, non è macchiata dal peccato, dall’ingiustizia, dall’imperfezione.

L’ira di Dio è fondata sulla Sua santità, giustizia e gelosia e si manifesta con giudizi terribili.

È la Sua santa indignazione, repulsione e reazione contro il peccato, è il Suo giusto giudizio sui peccatori per la Sua gloria.

Ora come ci ricorda John MacArthur: “La massima e impareggiabile espressione dell’ira di Dio fu la croce, contro il suo stesso Figlio, quando Gesù prese su di sé il peccato del mondo e sopportò tutta la potenza della furia di Dio come pena di questo peccato. Dio odia così profondamente il peccato, di cui richiede la punizione, da permettere che il suo amato e perfetto Figlio sia stato messo a morte come unico mezzo per redimere l’umanità peccatrice dalla maledizione del peccato”.

(2) La propiziazione è stata fatta da Dio
In un contesto pagano sono gli uomini che cercano di allontanare l’ira di Dio con meticolose rappresentazioni rituali, o recitando formule magiche, oppure con l’offerta di sacrifici, per la morte di Gesù, l’iniziativa è stata di Dio per la Sua grazia e per la Sua misericordia. 

Noi con i nostri mezzi non siamo in grado di persuadere, calmare, o corrompere Dio così che Egli ci possa perdonare. 

Come leggiamo in Romani 3:25 è Dio che ha prestabilito Gesù come sacrificio propiziatorio, è Dio che lo ha mandato! 

Dio non ci ama perché Cristo è morto per noi, Cristo è morto per noi perché Dio ci ama!  
L’iniziativa è stata ed è di Dio (cfr. per esempio Romani 5:6-11; 1 Giovanni 4:10), che evidentemente ha usato gli uomini per crocifiggere Gesù (cfr. per esempio Atti 2:22-24; 4:27-29). 

Era l’ira di Dio ad aver bisogno di essere propiziata, ed è stato l’amore di Dio a fare la propiziazione! 
La propiziazione non ha procurato la grazia di Dio, ma è venuta dalla grazia di Dio!

(3) La propiziazione calma l’ira di Dio
Che Gesù sia il sacrificio propiziatorio (hilastērion) indica che il sacrificio di Gesù placa l'ira di Dio. 
Con la Sua morte, Cristo ha placato l'ira santa di Dio contro il peccato. 

Dio ha dato Suo Figlio per placare la Sua stessa ira per il peccato (cfr. per esempio Isaia 53:5-6,10). 

Quindi non è stato un animale, un vegetale, com’era sotto l’Antico Patto, ma Gesù, il Figlio di Dio! 
Dando Suo Figlio, Dio era come se avesse dato se stesso! (cfr. per esempio Atti 20:28; 1 Giovanni 3:16).

Così riepilogando possiamo dire con John Stott: "È Dio stesso che nella sua santa ira ha bisogno di essere propiziato, Dio stesso che nel suo santo amore si è assunto l’onere di fare la propiziazione, ed è Dio stesso che nella persona del Figlio è morto nella per la propiziazione dei nostri peccati. Perciò Dio ha preso egli stesso l’amorevole iniziativa di placare la sua giusta collera portandola egli stesso sul proprio Figlio quando questi ha preso il nostro posto ed è morto per noi".

In secondo luogo, vediamo:
B) La citazione 
Il perché Gesù è divenuto maledizione per noi, è scritto nell’Antico Testamento, infatti: ”Poiché sta scritto: ‘Maledetto chiunque è appeso al legno’”, è una citazione da Deuteronomio 21:23.

“Maledetto” (epikataratos) significa essere sotto la condanna divina.

La maledizione della legge è senza dubbio la sentenza di condanna che Dio ha pronunciato contro i peccatori.

La maledizione della legge è la maledizione di Dio perché la legge è la legge di Dio. Così, Cristo divenne maledetto sia da Dio che dalla Sua legge.

Nell'antico Israele questo testo aveva a che fare con casi in cui i criminali si rendevano colpevoli di reati particolarmente odiosi, si tratta di una persona che commetteva un crimine punibile con la morte.
A causa del suo crimine, la persona incorreva nella maledizione di Dio.

Dopo che l'autore del reato era stato giustiziato, probabilmente con la lapidazione (Deuteronomio 21:21-22), si faceva un secondo passo: il suo cadavere veniva appeso a un albero, per esporlo alla vista del pubblico come un avvertimento, o un deterrente al crimine. 

Quindi il cadavere appeso all’albero non era un metodo di esecuzione, ma qualcosa che veniva fatto dopo l’esecuzione di un criminale, lo stesso giorno. 

C'era, tuttavia, un limite rigoroso al periodo di tempo in cui il corpo poteva essere lasciato sull'albero; doveva essere tirato giù e sepolto prima del tramonto, perché un cadavere appeso a un albero è quello di una persona maledetta da Dio, e lasciare un tale cadavere esposto alla vista a tempo indeterminato significa contaminare la terra data a Israele da Dio.

Peter Craigie dice: “Il corpo non era maledetto da Dio perché era appeso a un albero; era appeso a un albero perché era maledetto da Dio”.

Quell’essere appesi a un albero, era il segno esteriore in Israele di essere maledetti da Dio a causa del peccato.

Un criminale era infatti impiccato, perché aveva infranto la legge, e questa violazione della legge portava sia maledizione che punizione.

Il corpo non era maledetto da Dio solo perché era morto (perché tutti gli uomini muoiono), ma fu maledetto a causa del motivo della morte, cioè il peccato.

La maledizione di Dio si applicava a quella persona non appena aveva commesso il suo crimine, anche prima della sua esecuzione. 
Dunque, Dio non lo maledice perché è morto; è morto perché ha commesso un maledetto crimine capitale contro il Dio santo e giusto. 

Il suo corpo morto sull'albero mostra la maledizione di Dio, ma non crea la maledizione.

Essere maledetti non è il risultato dell'essere appesi a un albero, ma piuttosto la causa di ciò.

Allora la citazione da Deuteronomio 21:23, "maledetto da Dio" significa essere "sotto la maledizione di Dio", mostra la maledizione di Dio contro il peccato.

Ora come scrive Adolph L. Arstadt: “Essere maledetto da Dio è la maledizione più forte possibile, che porta con sé l'idea di ‘completamente maledetto’".

Trasgredire la legge di Dio e vivere come se non importasse, o non esistesse, era in effetti maledirlo, e chi malediceva Dio sarebbe stato maledetto da Dio. 

Così infrangere la legge di Dio significava incorrere nella pena di morte! E il cadavere veniva appeso a un albero!

In questo senso, Cristo prese su di Sé la maledizione della legge, la pena di morte, liberandoci così dalla maledizione della legge.

Dobbiamo fare:
C) Un chiarimento
Cristo, morendo per noi ha assunto la maledizione della legge al nostro posto a causa dei nostri come ci ricorda Phillip Graham Ryken: “Quando Cristo prese i nostri peccati su di sé, fu maledetto, non per i suoi peccati, ma per i nostri. La maledizione che meritavamo fu legalmente trasferita da noi a lui”.

Ci troviamo appunto nella dottrina della sostituzione che John Stott definiva così: “Il concetto di sostituzione si centra sul fatto che una persona prende il posto di un’altra, specialmente nel caso di un castigo, in modo da evitarglielo”.

Ed è quello che ha fatto Gesù per il mondo!

Cristo ha sofferto come sostituto per noi, cioè al posto nostro, con il vantaggio per noi di pagare per i nostri peccati e darci la vita (cfr. per esempio Isaia 53:5-6,12; 1 Pietro 2:24).

Noi troviamo nella Bibbia che Abramo offrì invece del figlio un montone (Genesi 22:13), così l’Agnello pasquale fu sacrificato per la protezione contro il giudizio di Dio (Esodo 12:13-17); anche gli animali venivano sacrificati sotto l’Antico Patto come vediamo nel Levitico (cfr. per esempio Levitico 1:4; 4:13-20; 6:2-7;16:17,30,34). 

Tali sacrifici avevano il senso di espiare (kāp̱ar) i peccati. 

“Espiare” significa coprire il peccato (cfr. per esempio Salmo 51:9; Isaia 38:17; Michea 7:19), coprirlo alla vista di Dio così da non suscitare la Sua ira, ha quindi il senso di riparare, ma anche quello di riconciliare. 

Quindi nell’Antico Testamento l’espiazione avveniva per mezzi di una vittima sostitutiva che prendeva il posto dell’offerente. 

Questo ha fatto Gesù per noi! (Ebrei 2:17). 

Gesù è l’Agnello di Dio che toglie il peccato del mondo! (Giovanni 1:29,36).

Gesù è la nostra pasqua! (1 Corinzi 5:7-8). 

Gesù “ha portato i nostri peccati” nel suo corpo sulla croce!  

1 Pietro 2:24 leggiamo: “Egli ha portato i nostri peccati nel suo corpo, sul legno della croce, affinché, morti al peccato, vivessimo per la giustizia, e mediante le sue lividure siete stati sanati”. (cfr. per esempio Romani 5:8; 2 Corinzi 5:21; Ebrei 9:28; 1 Pietro 3:18). 

“Nella volontà di Dio, Cristo morì non a causa del Suo peccato, ma a causa del peso della colpa che portava come sostituto penale per gli altri” (Roy B. Zuck).

“Egli ha portato i nostri peccati” significa che, benché non avesse peccato, si è fatto peccato prendendo i nostri peccati. 

“Portare i peccati” non significa solidarizzare con i peccati, non significa identificarsi con il dolore, non significa essere perseguitati per i peccati, ma significa portare le conseguenze penali, subire un castigo (cfr. per esempio Esodo 28:43; Numeri 14:34). 

“Portare i nostri peccati” significa che siamo assolti dai nostri peccati, la colpa e quindi il giudizio che meritavamo è caduto sul Figlio. 

"Qualunque peccato io, tu, tutti noi abbiamo commesso o commetteremo, sono peccati di Cristo come se li avesse commessi Lui stesso. I nostri peccati devono essere peccati di Cristo o periremo per sempre" (Lutero).

Il peccato è qualcosa che può essere trasferito da una persona all'altra, e Dio ha trasferito il nostro peccato a Cristo, liberandoci così dal suo effetto (2 Corinzi 5:21).
Dunque vi è una sostituzione penale che J.I Packer definisce così:”…Gesù Cristo nostro Signore, spinto da un amore deciso a fare tutto ciò che era necessario per salvarci, ha sopportato ed esaurito il distruttivo giudizio divino al quale noi eravamo altrimenti ineludibilmente destinati, ed ha quindi conquistato per noi il perdono, l’adozione e la gloria”.

La maledizione della legge preme su ciascuno di noi; quindi, c'è perdono solo attraverso la rigorosa liberazione dalla maledizione. 

Gesù ha compiuto questo diventando una maledizione per conto nostro, cioè, morendo della morte dei maledetti sulla croce.

Questo ci porta a considerare:
D) La croce
“È appeso al legno”. (Cfr. per esempio Atti 5:30; 10:39). 

Gesù fu sottoposto a quella che fu considerata una morte maledetta.
 
Nella Sua morte è stata trattata come se fosse stato un criminale sia da parte Giudaica come abbiamo già visto e sia da parte Romana, coloro che lo hanno giustiziato per volontà dei Giudei (cfr. per esempio Matteo 26:47-27:61; Giovanni 18:15-19:37; Atti 4:27-28). 

Ma Gesù non fu appeso all’albero, ma appeso al legno della croce (cfr. per esempio 1 Corinzi 1:18; Galati 6:14; Efesini 2:16; Colossesi 1:20) secondo l’uso della pena capitale dei Romani.

La croce di Cristo in un certo senso è il fulcro del Nuovo Testamento, su di essa ruota l'intero messaggio del Vangelo e l'intera vita cristiana (cfr. per esempio 1 Corinzi 1:17-18,23; 2:2; Galati 6:14) come ci ricorda Martyn Lloyd-Jones: “La predicazione della croce di Cristo era il centro e il cuore del messaggio degli apostoli, e non c'è nulla che io sappia di più importante del fatto che ognuno di noi si renda conto che questo è ancora il cuore e il centro del messaggio cristiano”.

La croce è probabilmente il metodo di esecuzione più crudele mai praticato perché ritardava deliberatamente la morte al fine di infliggere più dolore possibile; era una grande tortura.
 
La croce era particolarmente offensiva; era un segno di vergogna, i Romani lo consideravano “barbaro”, non adatto ai suoi cittadini, ma agli schiavi, ai criminali, e ai ribelli; per loro era un affare orribile e disgustoso, non l’argomento di una conversazione educata. 

Morire appeso alla croce, era particolarmente crudele e vergognosa, soddisfaceva la primitiva brama di vendetta e la crudeltà sadica.
Anche Cicerone in uno dei suoi discorsi la condannava dicendo: “Una punizione estremamente crudele e ripugnante…Incatenare un cittadino Romano è un crimine, fustigarlo è un’abominazione, ucciderlo è quasi un atto di omicidio, crocifiggerlo cos’è? Non c’è nessuna parola adatta che possa descrivere un atto così orribile”.

Ma Dio la usata con Cristo per liberarci dalla maledizione della legge!

La croce non era solo una morte vergognosa per sia per i Giudei che per i Gentili, ma la sostituzione della maledizione per i credenti dove si scagliava l’ira santa e giusta di Dio, e splendeva la Sua grazia per i peccatori!

La croce di Cristo è il centro dell'opera che Dio ha compiuto in Cristo per riconciliare a Se Stesso l’umanità (2 Corinzi 5:19; Colossesi 1:20; 2:14).

“La croce non è stata un tragico fallimento; fu un salvataggio trionfante” (Vaughan Roberts).

Contrariamente a quanto si potrebbe pensare, la morte di Gesù sulla croce non è stata una fine tragica e inattesa, un incidente di percorso, ma un evento centrale e intenzionale nel piano divino per la salvezza dei credenti prima della creazione!
(Atti 2:23; 4:28; 1 Pietro 1:18-20).

Timothy George dice: “Mentre è vero che essere appesi a un albero non era la maledizione in sé, ma piuttosto la prova pubblica che colui che era stato così impalato era incorso nella maledizione, la chiara deduzione del Nuovo Testamento è che la morte di Gesù per crocifissione non fu uno scherzo del destino, ma piuttosto un disegno deliberato di Dio. Così, nel sermone del giorno di Pentecoste, Pietro dichiarò che Gesù fu consegnato ai suoi carnefici per essere messo a morte mediante crocifissione ‘per il determinato consiglio e la prescienza di Dio’" (Atti 2:23)”.

CONCLUSIONE
Levi Coffin, un noto quacchero abolizionista, raccontò di molti incontri con schiavi che riscattò. Spesso, dopo aver ricevuto i documenti di libertà, la prima reazione era incredulità seguita da gioia profonda. La libertà era qualcosa di così prezioso che molti faticavano a credere fosse vera.

Ed è la stessa reazione che hanno tutti coloro che hanno sperimentato la liberazione dalla maledizione della legge grazie a Gesù Cristo.

Ci chiediamo come questo possa essere possibile visto che siamo peccatori!

Se la legge di Dio richiede la perfezione, la grazia di Dio garantisce la benedizione attraverso Cristo.

Ciò che abbiamo visto in questa predicazione è che Cristo è stato maledetto da Dio, ed è stato maledetto per noi a causa dei nostri peccati, c’è stata una sostituzione penale.

Purtroppo, ci sono ancora molti che oggi negano la sostituzione penale, a questi Leon Morris dice: “Qualunque cosa abbia fatto Cristo per noi, l'ha fatta prendendo il nostro posto. Ha portato ciò che avremmo dovuto portare noi e noi siamo liberi. Coloro che negano questo di solito non riflettono sulle conseguenze della loro negazione. Ma ci sono solo due possibilità. O Cristo ha portato il peso del nostro peccato, o lo portiamo noi. Non esiste una via di mezzo. Quindi negare che in un certo senso Cristo abbia preso il nostro fardello significa che l'intera idea del cristianesimo come religione redentrice deve essere abbandonata”.

Ora quando crediamo e ricordiamo la natura seria del peccato e la nostra condizione senza speranza separata da Cristo, il puro amore e saggezza di Dio nel fornire una soluzione definitiva ci spinge, in tutta la sua grandezza, a riflettere su questo, richiama la nostra attenzione.

Quando ricordiamo che questa soluzione era a costo della morte di Suo Figlio, che ha preso volontariamente il nostro posto, non ci restano parole adeguate per esprimere la nostra gratitudine, ma comunque proviamoci ad adorare, ringraziare Dio in Cristo che libera dalla maledizione Sua legge!
Ma anche di pentirci dei nostri peccati e a rinnovare l’impegno a seguire e servire Dio.

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