Galati 3:13: La specificazione della salvezza in Cristo
Dopo che Harriet Tubman fuggì dalla schiavitù nel 1849, si impegnò immediatamente nel movimento abolizionista, organizzando incontri e parlando contro la schiavitù. Ma non era abbastanza; tornò al Sud per aiutare altri schiavi a trovare la libertà.
Se fosse stata catturata, sarebbe stata ricacciata in schiavitù, o uccisa come esempio per altri fuggitivi.
Tubman tornò al Sud diciannove volte per salvare circa trecento compagni schiavi nonostante i rischi che correva da parte dei cacciatori di schiavi.
In Galati 3:13 però, non si tratta di una libertà dalle altre persone bensì dalla maledizione della legge di Dio!
Nella precedente predicazione abbiamo visto la salvezza in Cristo, parlando della persona e del prezzo della salvezza, oggi vediamo la specificazione della salvezza, cioè da che cosa Cristo ci libera: dalla maledizione della legge.
Ora dobbiamo chiarire un punto come ha detto qualcuno: "Cristo ha redento dalla maledizione della legge non abolendo la legge, ma diventando una maledizione per noi".
Paolo non sta parlando che non siamo più obbligati a osservare la legge morale di Dio, i dieci comandamenti, ma dalla maledizione della legge, che è la conseguenza che non siamo in grado di osservarla costantemente e perfettamente.
Anche se l’osservanza della legge morale di Dio (i dieci comandamenti) non ci salva, rimane comunque uno standard che regola il nostro comportamento informandoci della volontà di Dio e del nostro dovere verso di Lui.
I dieci comandamenti ci mostrano il giusto modo di vivere, perché si basano sulla santità e giustizia di Dio, esprimono la volontà di Dio per la nostra vita!
Gesù non è venuto ad annullare in nessun modo la legge, anzi rafforza notevolmente il nostro obbligo di osservarla (cfr. per esempio Matteo 5:17,27-28) facendoci capire come dirà poi Paolo, che: “… La legge è santa, e il comandamento è santo, giusto e buono” (Romani 7:12).
Non siamo salvati per la legge dice Paolo, ma per fede, poi dice in Romani 3:31: "Annulliamo dunque la legge mediante la fede? No di certo! Anzi, confermiamo la legge".
La fede e il Vangelo non sono in contraddizione con la legge morale di Dio, perché la legge è stata data per rivelare agli uomini gli standard perfetti della giustizia di Dio.
Thomas Watson disse: "La legge morale è la copia della volontà di Dio, la nostra guida spirituale, ci mostra quali peccati evitare e quali compiti da perseguire".
Così anche Benedict Pictet, parlando se la legge morale di Dio si abrogata scriveva: “Tuttavia la legge non è abolita per quanto riguarda la regolamentazione morale; poiché è sempre una regola di condotta perfetta, la trascrizione più luminosa della purezza di Dio, che delinea più chiaramente i tratti della rettitudine interiore ed esteriore, e quindi siamo tenuti a osservarla. È anche una briglia per frenare le passioni degli uomini, che altrimenti scoppierebbero, e uno specchio, in cui vediamo la nostra peccaminosità e debolezza, e il giusto giudizio di Dio contro i peccatori”.
Dunque, noi non dobbiamo fare l’errore di non avere nulla a che fare con i dieci comandamenti perché non ci salvano, lo Spirito Santo come ci convince di peccato perché non siamo in grado di compiere la legge di Dio e ci conduce a Cristo, ci farà sempre vedere quale è lo standard della nostra santificazione sempre attraverso la legge, dandoci la capacità di fare liberamente e con gioia la volontà di Dio rivelata nella Sua legge morale dei dieci comandamenti (Galati 3:21; Ezechiele 36:27).
In Esodo 20 i comandamenti di Dio non sono separati dal Suo atto salvifico; infatti, dopo aver liberato il Suo popolo dalla schiavitù del faraone, gli ha dato una legge da praticare.
Ora dopo aver fatto questa precisazione, concentriamoci sul nostro testo di Galati 3:13, cominciando a considerare:
I LA CONSEGUENZA DELLA VIOLAZIONE DELLA LEGGE DI DIO: LA MALEDIZIONE (Galati 3:10-11,13).
Il credente non è riscattato per l'obbedienza alla legge, ma è riscattato da Cristo dalla maledizione di essa!
L'uomo ha un disperato bisogno della salvezza di Gesù Cristo, perché la maledizione della legge è su di lui.
Consideriamo prima di tutto:
A) Il significato di “maledizione”
La parola greca per “maledizione” (kataras) è l'opposto di “benedizione” (eulogía) (cfr. per esempio Genesi 27:12-13; Giacomo 3:10).
La maledizione arreca danno con la sua stessa espressione a colui contro cui è diretta (Galati 3:10; cfr. per esempio Deuteronomio 27:26; 28:15–68; Giudici 9:57; 2 Cronache 34:24; Proverbi 3:33; Geremia 11:3; Daniele 9:11; Malachia 2:2; Zaccaria 5:1–4; Ebrei 6:8; 2 Pietro 2:14).
La maledizione è l'espressione di un desiderio, o di una preghiera che il male possa accadere a un altro.
Possiamo fare alcuni esempi, come quando il popolo di Israele attraversò Moab sulla via verso la terra promessa, il re di Moab, Balak, assoldò Balaam per maledire gli Israeliti.
Ma il re e Balaam appresero, tuttavia, che non potevano maledire coloro che Dio aveva benedetto (Numeri 22–24).
Oppure, Giosuè maledisse chiunque avesse tentato di ricostruire Gerico (Giosuè 6:26; adempiuto in 1 Re 16:34).
Anche il re Saul lanciò una maledizione che quasi costò la vita a suo figlio Gionatan (1 Samuele 14:24,43–45).
Il Signore poteva rivolgere una maledizione contro chi la pronunciava (Genesi 12:3; 27:29), o trasformare una maledizione in una benedizione (Deuteronomio 23:5), e in un certo senso è quello che ha fatto Cristo per noi: il credente è benedetto dalla maledizione che ha preso Cristo!
Nell'Antico Testamento la maledizione era parte integrante di una relazione di alleanza, tra Dio e la comunità, tra Dio e un individuo o tra i membri della comunità.
Infrangere i termini di un'alleanza significava meritare la maledizione, o le maledizioni dell'alleanza (cfr. per esempio Deuteronomio 27:26; Geremia 11:3).
Galati 3:10 ci fa capire che coloro che basano le loro speranze per l'eternità sul vivere in conformità alla legge, nel cercare di mettere in pratica la legge, o il patto sono sotto la maledizione.
La maledizione che viene pronunciata su coloro che non riescono a fare tutto ciò che Dio richiede secondo la Sua legge, o patto!
La legge richiede una vita di perfetta di obbedienza costante per essere a posto con Dio, ma nessuna persona può soddisfare uno standard così elevato.
Ognuno di noi si trova sotto la maledizione della legge, la legge data dal Signore, il giudice sovrano dell'universo.
Dopo aver parlato che color che hanno fede sono benedetti con il credente Abraamo, poi quando in Galati 3:10 scrive: “Infatti tutti quelli che si basano sulle opere della legge sono sotto maledizione; perché è scritto: ‘Maledetto chiunque non si attiene a tutte le cose scritte nel libro della legge per metterle in pratica’”, voleva affermare che: nessun uomo può essere gradito agli occhi di Dio con i propri sforzi.
Anzi, il meglio che può fare avrà come unico risultato è una tragedia! Perché la Scrittura pronuncia una maledizione su tutti coloro che non osservano la legge nella sua interezza; poiché nessun uomo è in grado di farlo (cfr. per esempio Romani 8:3; Galati 3:21), allora tutti sono sotto la maledizione!
In Galati 3:13 la maledizione è la maledizione della legge Mosaica, poiché la legge la esprime: “Poiché sta scritto: ‘Maledetto chiunque è appeso al legno’” (Deuteronomio 27:26; 21:23).
Tuttavia, è anche la maledizione di Dio, perché la legge è la rivelazione di Dio (cfr. per esempio Esodo 20:1-17).
La parola “maledizione” allora implica sia la sentenza del giudizio divino sia la rovina inflitta, la maledizione manifestata.
Quando Dio pronuncia una maledizione: è una denuncia del peccato (cfr. per esempio Numeri 5:21,23; Deuteronomio 29:19–20); è il Suo giudizio sul peccato (cfr. per esempio Numeri 5:22,24,27; Isaia 24:6); è la persona che sta soffrendo le conseguenze del peccato per il giudizio di Dio è chiamata una maledizione (Numeri 5:21,27; Geremia 29:18).
Come un'ombra oscura proiettata dal peccato, la maledizione divina avvolge l'anima del peccatore, ricordandogli l'amaro frutto della disobbedienza!
Questo dovrebbe portarci a temere il Signore, ad avere, cioè un profondo rispetto e consapevolezza della Sua santità.
Questo timore ci porta all'umiltà e alla ricerca della Sua misericordia, proprio come fece quel pubblicano al tempio che si batteva il petto davanti a Dio senza alzare gli occhi al cielo riconoscendosi di essere un peccatore! (Luca 18:13-14).
Questa è la risposta appropriata alla consapevolezza della maledizione della legge.
L’atteggiamento che ha avuto il pubblicano è importante per la giustificazione di Dio! Infatti, fu giustificato!
Vediamo ora:
B) Il significato di “legge”
La “legge” (nomou) si riferisce alla legge che Dio diede a Mosè, e includeva norme cerimoniali, civili e morali come i dieci comandamenti (Esodo 20:1-17; Matteo 22:37-40); la legge regola ciò che una persona deve fare.
Nell’Antico Testamento, la legge era il criterio in base al quale si determina l'appartenenza al popolo d'Israele (Esodo 19:5-6).
Ma la legge di Mosè, pur essendo santa e giusta, non poteva salvare nessuno (cfr. per esempio Romani 3:20; 8:3).
Al contrario la sua impossibilità di essere perfettamente osservata condannava chiunque a una vita sotto maledizione di Dio.
Il peccato è la trasgressione della legge (1 Giovanni 3:4).
Secondo Galati 3:10,13 nessun uomo è al di fuori la maledizione di Dio, perché tutti siamo peccatori privi della Sua gloria (cfr. per esempio 1 Re 8:46; Isaia 53:6; Romani 3:10,23; 1 Giovanni 1:8-10).
Essere peccatori significa trovarsi già sotto l'ira e la condanna di Dio, non solo procedere verso l’ira di Dio futura, al Suo giudizio definitivo dopo la morte, c’è un’ira di Dio presente oggi su chi non ha Cristo! (Giovanni 3:16,36; Romani 2:5; 5:9-11; Ebrei 9:27).
Ogni peccato merita l'ira e la maledizione del Dio santo (cfr. per esempio Salmo 99:5; Apocalisse 4:8) e giusto (cfr. per esempio Deuteronomio 32:4; Salmo 89:14), sia in questa vita che in quella a venire!
Il peccato non porta benedizioni, ma maledizioni!
John Butler scrive: “Dobbiamo imparare a mettere insieme peccato e maledizione, perché dove c'è l'uno è presente anche l'altro”.
Tuttavia, il mondo non vede la maledizione nel peccato, anzi lo ricerca!
Ma il peccato non ci giova veramente, piuttosto ci mette nei guai con Dio e porta quella terribile maledizione della dannazione eterna sulle nostre anime.
Se ciò che dice la Bibbia sulla gravità del peccato e sulla certezza del giudizio è vero, allora siamo veramente nei guai!
Di fronte a questo stato di cose, siamo spinti a chiedere come hanno fatto i discepoli di Gesù: "Chi dunque può essere salvato?" (Luca 18:26).
La legge di Dio pronuncia una maledizione su ogni peccatore che lo porta alla morte eterna, l’inferno; ma Gesù è venuto per salvarci da questa maledizione (cfr. per esempio Luca 16:19-30; Giovanni 3:16; Romani 6:23; 2 Tessalonicesi 1:9; Apocalisse 20:11-15).
La maledizione della legge è dovuta al peccato! Teniamolo ben presente!
In secondo luogo, vediamo:
II IL COMPITO DELLA LEGGE DI DIO
Prima di tutto possiamo dire che:
A) La legge di Dio è come uno specchio
La legge è stata data per ricordarci che siamo maledetti sotto il giudizio di Dio perché non facciamo tutto ciò che è scritto nel libro della legge.
Dio con la Sua legge richiede un'obbedienza costante e impeccabile, ma non siamo in grado di farlo!
Phillip Graham Ryken dice: “ Non solo dobbiamo rispettare la legge di Dio, ma dobbiamo anche continuare a rispettarla. Dio richiede un'obbedienza coerente e costante alla sua volontà rivelata. Inoltre, la legge deve essere rispettata nella sua interezza. Tutti devono continuare a fare tutto ciò che è scritto nella legge di Dio, fino all'ultimo dettaglio”.
La legge che Dio ha dato a Mosè non ha lo scopo e il potere di salvarci dal peccato e dall’ira di Dio, a causa della sua debolezza e incapacità di superare il potere del peccato e la natura peccaminosa dell'uomo (Romani 8:3).
La legge di Mosè è in grado solo di farci vedere il peccato e condannarlo.
La legge ci rende consapevoli dei nostri peccati e di conseguenza ci mostra che meritiamo il giudizio e l'ira di Dio (cfr. per esempio Romani 4:15; 5:13-14).
La legge rivela la verità sulla nostra condizione umana, e cioè che siamo lontani da Dio e siamo sotto il Suo giusto giudizio!
Romani 3:19-20 dice: “Or noi sappiamo che tutto quel che la legge dice, lo dice a quelli che sono sotto la legge, affinché sia chiusa ogni bocca e tutto il mondo sia riconosciuto colpevole di fronte a Dio; perché mediante le opere della legge nessuno sarà giustificato davanti a lui; infatti la legge dà la conoscenza del peccato” (Romani 7:7,13).
Paolo in questi versetti parla di qualcosa che tutti i cristiani sapevano.
L’apostolo Paolo attraverso queste parole sottolinea come la legge, intesa come l'insieme dei comandamenti divini, non serva solo a indicare la via della giustizia, ma anche a rivelare la nostra condizione peccaminosa.
La legge, in altre parole, è come uno specchio che ci mostra la nostra immagine che è distorta dal peccato.
Attraverso la legge nessuno di noi potrà dire che è degno di essere salvato!
L'espressione "chiusa ogni bocca" indica l'incapacità dell'umanità di giustificarsi di fronte a Dio attraverso le proprie opere, o la legge.
Nessuno può offrire alcuna difesa contro la propria colpa per il peccato! Nemmeno il meglio dei meglio delle persone fedeli a Dio!
La terminologia qui riflette quella di una scena di tribunale in cui l'imputato non ha più nulla da dire in propria difesa per le accuse mosse contro di lui.
Si riferisce al fatto che l'imputato al processo ha esaurito ogni possibilità di confutare le accuse contro di lui, non avendo più prove da sostenere in sua difesa.
Significa che non ci può essere alcun vanto, o dichiarazione della propria innocenza davanti agli altri, o davanti a Dio perché siamo peccatori!
Non importa quanto bene una persona cerchi di fare, o ha fatto, non potrà mai raggiungere la perfezione divina richiesta dalla legge; quindi, tutto il mondo sarà riconosciuto colpevole!
Il motivo è: “Perché mediante le opere della legge nessuno sarà giustificato davanti a lui ".
Per quanto ci sforziamo di seguire alla lettera tutti i comandamenti, non potremo mai guadagnarci la salvezza attraverso le nostre buone azioni! Mancherà sempre qualcosa secondo lo standard di perfezione di Dio!
Nessuna buona azione, o ripetute azioni, per quanto grande possano essere, possono cancellare i nostri peccati, o renderci degni di stare alla presenza di Dio!
Il peccato è radicato nella nostra natura umana e nessuna opera può cancellarlo completamente.
Ed è per questo che altrove è scritto che la giustificazione è per la sola grazia di Dio mediante la fede in Cristo (cfr. per esempio Romani 3:23-25; Galati 2:16; 3:11).
Anche la “giustificazione” è un termine forense, è indica il fatto che Dio dichiara giusto la persona che doveva essere punita, quindi Dio non vede colpevole il peccatore che ha fede in Gesù Cristo, il sacrificio propiziatorio di Dio (cfr. per esempio Romani 3:25).
Se la giustificazione, quindi la salvezza è per grazia non può essere per opere!
Paolo in Romani 11:6 ci ricorda: “Ma se è per grazia, non è più per opere; altrimenti, la grazia non è più grazia”.
L’elezione di Dio e quindi la salvezza (Romani 11:5; Efesini 2:8-9; 2 Timoteo 1:9), è solo un’espressione della Sua grazia, non una ricompensa per l’iniziativa, o per lo sforzo umano.
La “grazia” (charis), per definizione, è un dono gratuito e immeritato; è qualcosa che riceviamo senza averlo guadagnato.
Le opere, invece, implicano un merito, qualcosa che ci si guadagna attraverso le proprie azioni.
Una volta che le opere svolgono un ruolo nell'ottenere la salvezza, allora per definizione la grazia è esclusa.
Quando Paolo dice "la grazia non è più grazia", sta evidenziando questa contraddizione logica: se la salvezza dipendesse anche in parte dalle opere, non sarebbe più un dono gratuito; sarebbe invece qualcosa di guadagnato o meritato. Questo contraddirebbe la natura stessa della grazia come dono immeritato.
È come dire: se devo "pagare" per un regalo, non è più un regalo.
Allo stesso modo, se devo "guadagnarmi" la grazia, quindi la salvezza con le opere, non è più grazia, ma diventa una ricompensa, cioè un pagamento, un premio o beneficio ottenuto in cambio di qualcosa, un contraccambio per una prestazione o un'azione considerata utile o meritevole.
La legge ci fa vedere quanto siamo peccatori davanti la santità di Dio e la nostra incapacità di raggiungerla; dall'altro, ci spinge a riconoscere il nostro bisogno di un Salvatore, come vediamo nel prossimo punto.
Possiamo ancora dire che:
B) La legge di Dio è come un pedagogo
In Galati 3:23-25 leggiamo: “Ma prima che venisse la fede eravamo tenuti rinchiusi sotto la custodia della legge, in attesa della fede che doveva essere rivelata. Così la legge è stata come un precettore per condurci a Cristo, affinché noi fossimo giustificati per fede. Ma ora che la fede è venuta, non siamo più sotto precettore”.
Come già detto, la benedizione della salvezza di Dio è per sola fede! (Galati 3:9,11,14,21-29).
Prima della venuta di Cristo e quindi della fede in Lui, la legge di Mosè, il corpo di comandamenti che Dio ha trasmesso a Israele sul Sinai, era come una prigione spirituale, come una gabbia di ferro (custodito – ephrouroumetha, cfr. per esempio Geremia 21:4; Salmo 77:12; 2 Corinzi 11:32).
La legge teneva le persone sotto la sua autorità, mostrando loro la loro incapacità di osservare perfettamente i suoi comandamenti e, di conseguenza, la loro incapacità di guadagnarsi la giustificazione divina attraverso le opere.
La legge di Mosè, però, non era solo “una prigione”, ma anche un tutore, un pedagogo.
I pedagoghi di solito erano schiavi domestici, ma potevano essere anche persone libere, e si prendevano cura dei bambini fino alla tarda adolescenza.
Insegnavano loro la morale e le buone maniere, prendendosi cura di loro nella loro vita quotidiana.
Come un pedagogo che guida un bambino verso la maturità, la legge ha preparato il popolo di Dio all'arrivo di Cristo, il Messia; ha mostrato loro la necessità indispensabile della grazia.
Lutero riassunse questo quando disse: “Il punto principale della legge è quello di rendere gli uomini non migliori, ma peggiori; vale a dire, gli mostra il loro peccato, affinché mediante la conoscenza di esso possano essere umiliati, terrorizzati, feriti e spezzati, e con questo mezzo possano essere spinti a cercare la grazia”.
Evidentemente la grazia di Dio in Cristo, nostro Salvatore!
Lo scopo della legge secondo Galati 3:24-25 era di portare l'umanità in una situazione oggettivamente disperata, e l'ha tenuta in custodia, dalla quale non c'era via di fuga fino alla rivelazione della fede in Cristo, dove siamo liberi dalla maledizione della legge di Dio.
Quindi, Paolo presenta la legge come una forza positiva ed educativa che porta le persone, rendendole consapevoli del loro peccato, a Cristo.
La salvezza di Dio, non si ottiene allora osservando i Suoi comandamenti, ma attraverso la fede nel sacrificio di Cristo.
Quindi lo scopo della legge era ed è quello di portarci a Cristo di desiderare la salvezza che solo Cristo dona!
Cosa significa questo per noi oggi?
Questi passi ci fanno capire che l’amore di Dio ci dona la salvezza gratis attraverso Gesù Cristo.
Non siamo giustificati per le nostre opere, ma per la fede in Cristo.
Per questo motivo dobbiamo essergli grati!
Affidarsi alle opere della legge come via verso la giustificazione, verso la salvezza e non a Cristo, è in definitiva contrario ai propositi di Dio!
La fede in Gesù Cristo è l'unica via per la salvezza!
La buona notizia è che non siamo più sotto la condanna della legge; quindi, in Cristo siamo liberi dalla maledizione della legge.
È attraverso la morte e la risurrezione di Gesù che siamo riconciliati con Dio.
Sei tu riconciliato con Dio?
Se ti sei pentito dei tuoi peccati e se hai creduto in Gesù Cristo sinceramente certo che lo sei! (cfr. per esempio Giovanni 3:16.36; Atti 3:19).
CONCLUSIONE
Abbiamo esplorato insieme un tema fondamentale della fede cristiana: la liberazione dalla maledizione della legge.
Abbiamo visto come la legge, pur essendo santa e giusta, non può salvarci, non era lo scopo di Dio.
È come uno specchio che rivela la nostra peccaminosità, come un tutore che ci conduce a Cristo, il solo che può liberarci dalla condanna, questo era ed è lo scopo di Dio.
Ma cosa significa tutto questo per noi oggi?
La salvezza è un dono gratuito di Dio, non qualcosa che possiamo guadagnare
Ringraziamolo ogni giorno per averci liberati dalla schiavitù del peccato.
In Cristo, siamo liberi dalla condanna della legge
Non dobbiamo cercare di guadagnarci la salvezza attraverso le nostre opere, ma
possiamo vivere nella gioia della grazia di Dio in Cristo.
Abbiamo veramente compreso la profondità della grazia di Dio?
Abbiamo accettato il dono della salvezza?
Viviamo nella libertà che Cristo ci ha donato?
Vi invito a riflettere su queste domande e a fare una scelta.
Se non avete ancora accolto Gesù come vostro Signore e Salvatore, oggi è il giorno perfetto per farlo.
Se siete già credenti, ringraziate Dio per il Suo dono ineffabile e rinnovate il vostro impegno a seguire Gesù Cristo!