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Bibbia

"La Bibbia, l'intera Bibbia e nient'altro che la Bibbia è la religione della chiesa di Cristo".
C. H. Spurgeon

Luca 1:67-71: La lode profetica di Zaccaria (1)

Luca 1:67-71: La lode profetica di Zaccaria (1)
Vi siete mai sentiti così sopraffatti dalla gioia che le parole non bastavano a descriverla? 
È accaduto a Zaccaria, quando improvvisamente pieno dello Spirito Santo scoppia in un canto gioioso di lode. 
Luca dopo aver parlato della nascita di Giovanni Battista, ora riporta la reazione del padre Zaccaria, ovvero la lode, o com’è stato chiamato: “Il cantico di Zaccaria”, o “Il Benedictus”, chiamato così perché deriva dalla prima parola di questo cantico nella versione latina.
Zaccaria era un sacerdote ed era sposato con Elisabetta, una donna sterile. 
Entrambi erano anziani quando un angelo del Signore apparve a Zaccaria nel tempio, annunciandogli la nascita di un figlio, Giovanni Battista, che sarebbe stato un profeta e precursore del Messia.
A causa della sua incredulità - non credeva che potessero avere un figlio visto la loro tarda età - Zaccaria rimase muto fino alla nascita di Giovanni. 
Quando il bambino fu circonciso, Zaccaria riacquistò la parola e pronunciò un canto di lode a Dio (Luca 1:67-79).
Oggi vediamo i vv.67-71 di questa lode.
Iniziamo a vedere:
I LA BENEDIZIONE (vv.67-68) 
Ci sono molti passi nella Bibbia che ci incoraggiamo a benedire Dio (cfr. per esempio Esdra 7:27; 1 Cronache 16:36; 2 Cronache 2:12; Salmo 28:6; 103:1,20,21,22; 145:2; Efesini 1:3).
Nei primi due capitoli del suo vangelo, Luca riporta sei tributi di lode: quelli di Elisabetta (Luca 1:41-45), di Maria (Luca 1:46-55), di Zaccaria (Luca 1:67-79), degli angeli in cielo mentre un angelo annunciava la nascita di Cristo ai pastori (Luca 2:13-14), dei pastori stessi a cui l’angelo rivelò la nascita di Gesù (Luca 2:20), di Simeone (Luca 2:25-32), e infine anche se le sue parole non furono registrate, Luca scrive della devota profetessa Anna (Luca 2:36), che non usciva mai dal tempio, servendo notte e giorno con digiuni e preghiere (Luca 2:37), lodava Dio e continuava a parlare di Gesù a tutti coloro che aspettavano la redenzione di Gerusalemme (Luca 2:38). 
Tutto questo ci fa capire come afferma John Piper che: "Benedire Dio è il nostro scopo primario sulla terra e sarà il nostro infinito piacere in cielo. È il compimento della nostra creazione e la realizzazione della nostra redenzione. Perché Dio ci ha creati e redenti? Perché possiamo benedirlo per sempre".
Nella benedizione di Zaccaria prima di tutto vediamo:
A) La conseguenza
La benedizione di Zaccaria come anche il profetizzare, sono la conseguenza della pienezza dello Spirito Santo.
Una persona piena di Spirito Santo è una persona che benedice il Signore!
Nel v.67 leggiamo: “Zaccaria, suo padre, fu pieno di Spirito Santo e profetizzò dicendo”.
Farà la stessa cosa Simeone guidato dallo Spirito Santo, benedirà Dio per Gesù bambino quando lo prese in braccio (Luca 2:25-32).
Quindi la verità che ci viene rivelata è: chi è pieno di Spirito Santo benedice il Signore! Non è un'opzione, è una conseguenza inevitabile della Sua presenza!
Lo Spirito Santo, oltre a influenzare la nostra mentalità (cfr. per esempio 1 Corinzi 2:9-16), il nostro carattere e comportamento (cfr. per esempio Romani 8:12-14; 2 Corinzi 3:18; Galati 5:22), la predicazione (cfr. per esempio Luca 4:1,14; Atti 1:8), ci spinge anche nella lode (cfr. per esempio Efesini 5:19-21).
Una persona piena di Spirito Santo è come una fontana che non può trattenere l'acqua - la lode sgorga spontaneamente.
Questa di Zaccaria è una lode particolare, perché era una lode profetica, o loda Dio mentre profetizza, infatti è scritto: “Profetizzò”.
“Profetizzò” (eprophēteusen – aoristo attivo indicativo) indica che Zaccaria ha pronunciato parole ispirate, ha parlato sotto l'influenza dell'ispirazione divina, ispirata dallo Spirito Santo (cfr. per esempio Matteo 7:22; Marco 14:65; Giovanni 11:51; Atti 2:17; 19:6; 21:9; 1 Corinzi 11:4; 13:9; 14:1-2; Giuda 14; Apocalisse 10:11; 11:3).
Joel B. Green commenta così: “Nel passato di Israele, così come nella chiesa primitiva degli Atti, il riempimento dello Spirito Santo era spesso a scopo di profezia, in modo che il profeta fosse riconosciuto come colui che forniva la prospettiva di Dio sugli eventi” (cfr. per esempio Numeri 11:26–27; 2 Samuele 23:2; Atti 2:17–18; 11:27–28). 
Ma in che senso questo canto di Zaccaria è una profezia? 
Lo è in un doppio senso.
Prima di tutto lo è come proclamazione della verità, un messaggio di Dio al popolo; da questo punto di vista, profetizzare significa “annunciare”, “dire”. 
In questo senso i suoi contenuti possono toccare il passato, il presente e/o il futuro. 
Ogni volta che una persona chiamata da Dio, proclama fedelmente il Suo messaggio, sia che si tratti di una parola di giudizio, di rimprovero, di comando, di ammonizione, di consolazione, di predizione, o di qualsiasi combinazione di questi, egli profetizza (cfr. per esempio 1 Corinzi 14:3).
In secondo luogo, è anche una previsione (cfr. per esempio Atti 11:27-30).
Zaccaria ha ricevuto un'ispirazione divina che gli ha permesso di parlare della volontà e dei piani di Dio per il futuro.
Zaccaria stava profetizzando l'imminente arrivo del Messia e la Sua opera di redenzione, stava trasmettendo una rivelazione divina riguardo il futuro.
In questo senso, profetizzare significa predire, questo lo vediamo in modo particolare nei vv.71,76-79.
Allora la lode profetica non è solo celebrazione del presente, ma proclamazione del futuro che Dio sta per rivelare.
Chi loda Dio vede anche oltre il presente - la benedizione è l'occhio della fede che scorge l'invisibile.
La lode non aspetta le circostanze perfette! Crea l'atmosfera per la manifestazione potente di Dio (cfr. per esempio 2 Cronache 20).
Quando la lode precede la manifestazione, la fede vede già l’intervento di Dio! (cfr. per esempio Ebrei 11:6).
Zaccaria prima ancora di vedere l'adempimento della promessa, il suo cuore era pieno di fede, di lode e di gratitudine. 
Allora possiamo affermare che in questo caso, la vera lode nasce prima dell'adempimento - è il grido di fede che celebra la salvezza e la pace ancora non viste (Luca 1:71,77,79).
Questo ci incoraggia a lodare il Signore con fede per promesse ancora non realizzate.
Zaccaria riconoscendo la sovranità di Dio e lodandolo, ci ricorda di riconoscere Dio come l'autorità suprema a cui dobbiamo sottometterci e lodare.
In secondo luogo, vediamo:
B) La concentrazione
La benedizione è concentrata sul Signore, infatti nel v.68 è scritto: “Benedetto sia il Signore, il Dio d'Israele”.
“Benedetto” (Eulogētos) significa “lodato”, si riferisce a una persona di cui si parla bene, che è intrinsecamente degno di essere lodato, (cfr. per esempio Marco 14:61; Luca 2:28; Romani 1:25; 9:5; 2 Corinzi 1:3; 11:31; Efesini 1:3; 1 Pietro 1:3; la Settanta - Genesi 9:26; Esodo 18:10; Deuteronomio 33:24; Rut 2:20). 
Quando benediciamo il Signore, non stiamo aggiungendo qualcosa a ciò che gli manca, stiamo semplicemente riconoscendo la Sua grandezza!
Riconosciamo che è degno di essere lodato!
Il Signore, Dio d’Israele è benedetto in termini comunemente usati nell'Antico Testamento (cfr. per esempio Genesi 9:26; 1 Samuele 25:32; 1 Re 1:48; Salmo 41:13; 72:18; 89:52; 106:48).
"Benedetto sia il Signore Dio", era un modo comune per introdurre la lode nell'Antico Testamento (cfr. per esempio Genesi 9:26; 24:27; Esodo 18:10; Rut 4:14; 1 Samuele 25:32, 39; 2 Samuele 18:28; 1 Re 1:48; 8:15, 56; 1 Cronache 16:36; 29:10; Esdra 7:27; Salmo 28:6; 31:21; 41:13; 66:20; 68:19; 72:18–19; 89:52; 106:48; 113:2; 124:6; 135:21; Daniele 2:19–20).
Questo è un invito a lodare Dio e significa come ci ricorda Lensky: "Che tutte le persone parlino bene di Dio nel modo che merita".
“Signore” (kurios) combina due elementi: la potenza e l’autorità assoluta.
Il Signore è Colui che esercita autorità soprannaturale sull'umanità (cfr. per esempio Matteo 1:20; 1 Corinzi 1:3). 
La Settanta, la traduzione greca dell’Antico Testamento, traduce il nome di Dio con “Yahweh”, un nome che indica una volontà personale che interviene con forza nella storia del Suo popolo.
Il governo e l’autorità di Dio come Signore si basano in ultima analisi sulla sua creazione e proprietà di tutte le cose e di tutte le persone (cfr. per esempio Salmo 24:1–2; Michea 4:13). 
La supremazia totale di Dio sulla natura è sottolineata per esempio dal fatto che è chiamato Signore sui terremoti, sul vento, sul fuoco (1 Re 19:10–14), sulle stelle (Isaia 40:26), sulle bestie e sui mostri marini (Giobbe 40–41). 
Dio è Signore, o Re della storia perché dirige gli affari degli uomini e delle nazioni (cfr. per esempio 1 Re 19:15-18; Isaia 10:5-9; Amos 9:7).
Questo nome trascende ogni definizione umana e indica l'Essere supremo, il Creatore e il Governatore di tutte le cose.
Con il nome “Signore” si è presentato al Suo popolo quando era schiavo in Egitto (cfr. per esempio Esodo 3:13-22; 15) e lo ha liberato.
Così il nome “Signore” (Yahweh) indica che Dio non è un semplice osservatore degli eventi, ma interviene attivamente nella vita del Suo popolo, salvandolo.
“Il Dio d’Israele” (ho Theos tou Israēl) indica una relazione esclusiva e particolare tra il Signore e il popolo d’Israele.
Il Dio d'Israele non è semplicemente una divinità tra molte, ma è il Dio Creatore che ha scelto Israele come Suo popolo (cfr. per esempio Esodo 19:5-6; Deuteronomio 7:6; 1 Samuele 12:22; Salmo 135:4). 
Questa scelta è fondata su un patto (Esodo 19-40), un accordo tra il Signore e il Suo popolo, in cui il Signore promette protezione e benedizioni in cambio di fedeltà (Levitico 26; Deuteronomio 28-30).
Israele è un popolo eletto, separato dagli altri popoli che deve obbedire a Dio e adorare solo Lui (cfr. per esempio Esodo 19:5-6; 20:2-6).
In Cristo tutti coloro che hanno fede in Lui, fanno parte del popolo di Dio, la chiesa di Dio, fatta di Giudei e Gentili secondo la promessa fatta ad Abraamo (cfr. per esempio Genesi 12:1-3; Galati 3:15-29; Efesini 2:11-22).
Allora come cristiani non possiamo che lodare il Signore per questa grande benedizione!
In secondo luogo, vediamo:
II LA MOTIVAZIONE (vv.68-69) 
Nei vv.68-69 leggiamo: “Perché ha visitato e riscattato il suo popolo, e ci ha suscitato un potente Salvatore nella casa di Davide suo servo”.
Il cantico di Zaccaria inizia con una lode, poi passa a elencare le ragioni per glorificare Dio.
La motivazione della lode di Zaccaria sta nell’immanenza del Signore, cioè nella presenza del Signore.
L’immanenza del Signore è una presenza salvifica e la presenza di un Salvatore potente.
Cominciamo a vedere:
A) L’immanenza salvifica
Nel v.68 è scritto: “Perché ha visitato e riscattato il suo popolo”.
L’immanenza salvifica la vediamo dalla parola:
(1) Visitato
“Ha visitato” (epeskepsato - aoristo indicativo medio) indica un'azione di Dio che "viene a vedere" il Suo popolo, cioè lo ha visitato per accertarne le condizioni, e quindi non come semplice osservatore, ma per prendersene cura, per aiutarlo, per intervenire attivamente nella storia del Suo popolo.
Per esempio, questa parola greca è usata nella traduzione della Settanta in Genesi 50:24-25 per indicare l’intervento di Dio nel far salire i fratelli di Giuseppe con le loro famiglie, dall’Egitto alla terra che Dio promise ad Abraamo, Isacco e Giacobbe; quindi, l’intervento del Signore della storia che interviene nella storia del Suo popolo per liberarlo dalla schiavitù d’Egitto (cfr. per esempio Esodo 3:16; 4:31).
Dunque, “visitato” evoca l'idea di Dio che si avvicina al Suo popolo, che non lo abbandona, che è presente per aiutarlo, che si prende cura di lui (cfr. per esempio Matteo 25:36,43; Atti 15:14; Ebrei 2:6; Giacomo 1:27).
È un’azione di misericordia e compassione divina (cfr. per esempio Luca 1:78; 7:16; Ebrei 2:6).
Descrive la salvezza da parte del Messia, di Gesù che sta per rivelarsi (cfr. per esempio Luca 1:78; 7:16; 19:44; Atti 15:14).
L’immanenza salvifica la vediamo dalla parola:
(2) Riscattato
La presenza del Signore non è solo un concetto astratto, ma un'azione concreta di liberazione!
Letteralmente è: “E operato riscatto per il popolo suo” (kai epoiēsen lutrōsin tō laō autou), enfatizzato che il popolo è Suo, appartiene al Signore.
“Per il popolo” (tō laō - dativo di vantaggio) indica a vantaggio del popolo Suo.
Il termine "riscatto" (lutrōsin) è l’esperienza di liberazione da una situazione oppressiva, che può essere la liberazione di un prigioniero, o di uno schiavo, come per esempio il Signore ha fatto con Israele quando lo liberò dalla schiavitù Egiziana (cfr. per esempio Esodo 6:6; Deuteronomio 7:8; 9:26; 13:5; 15:15;24:18).
La redenzione è la liberazione di un Redentore, cioè Gesù Cristo che libera.
Ci sono diverse interpretazioni.
C’è chi dice che questa è una liberazione messianica nei suoi aspetti politici e si riferisce a una liberazione dai nemici (Luca 1:71,74; 21:27-28; 24:21; Atti 1:6; 3:19-26), ma è accompagnata da una riforma morale e spirituale. 
Dio salverà il popolo di Dio tramite il Messia dalle mani di questi nemici. 
Zaccaria prevede la liberazione fisica come parte della salvezza messianica. 
Tale aspettativa appartiene alla prospettiva salvifica di coloro che confidano nel Messia.
Altri credono che la liberazione non sia politica, ma spirituale (Luca 1:77; 2:25,38), e si riferisce alla liberazione da Satana e dal peccato, alla salvezza tramite Gesù Cristo.
E altri ancora, la redenzione ha sia elementi politici che spirituali, poiché l'inno include non solo temi nazionalistici (Luca 1:71,74), ma anche una dichiarazione sul perdono dei peccati (Luca 1:77–78).
Norval Geldenhuys scrive: "Anche se qui ci può essere un riferimento anche alla liberazione politica, si intende qualcosa di molto più glorioso: il servizio sincero del Signore in completa libertà da tutti i legami del peccato, della colpa, della punizione, della maledizione, di Satana e della distruzione".
In questo senso, ciò per cui Zaccaria loda Dio è l'aspettativa di una liberazione totale per il popolo di Dio.
La natura di questa liberazione alla luce della morte e risurrezione di Gesù, sarà chiarita da Gesù stesso (Luca 24:21,25-27,44-49) e attende la consumazione finale (cfr. per esempio Luca 18:7-8). 
"Il suo popolo" sottolinea il rapporto speciale tra Dio e Israele (vv.68,71-73), ma in una prospettiva che si aprirà poi a tutti i popoli in Cristo secondo la promessa fatta ad Abraamo (cfr. per esempio Galati 3:15-29).
C’è una liberazione eterna che Dio ha operato: quella dalla schiavitù del peccato e della morte attraverso la morte e la resurrezione di Gesù Cristo (Ebrei 9:12; cfr. Salmo 111:9; 130:7-8).
Il verbo: “Ha compiuto il riscatto” (epoiēsen lutrōsin -aoristo attivo indicativo) è stato interpretato in due modi, come lo sarà anche dopo: “Ha suscitato un potente Salvatore” ( ēgeiren keras sōtērias).
La prima interpretazione descrive questi due verbi con ciò che Dio ha già fatto, ed è riferito al concepimento e la futura nascita del Messia. 
Il concepimento di Gesù include il futuro adempimento di tutte le promesse di Dio. 
L'opera passata di Dio di redimere Israele si fonde negli eventi presenti.
Un’altra interpretazione descrive ciò che il Signore farà in futuro, ci visiterà e compirà la redenzione con un potente Salvatore. 
Sebbene il concepimento del Messia fosse già avvenuto, questa "visitazione" riguarda ciò che deve ancora accadere tramite il Messia, e la visitazione è anche menzionata al futuro in Luca 1:78. 
Il tempo della salvezza è già giunto negli eventi di Luca 1:5–67 e sebbene la redenzione sarà compiuta nell'opera futura del Messia, la sua certezza è mostrata da questo verbo (ha compiuto - epoiēsen - aoristo profetico). 
Dio ha iniziato la sua opera salvifica attraverso la nascita di Giovanni e il concepimento del Messia, ma l'idea di "visitazione" è resa specifica in termini di "redenzione" e il contenuto dei verbi guarda avanti alla redenzione che deve ancora essere compiuta.
Comunque sia riguarda sempre Gesù Cristo, e questo ci porta a considerare:
B) L’immanenza del Salvatore
Consideriamo prima di trutto:
(1) La particolarità del Salvatore
Nel v. 69 leggiamo: “E ci ha suscitato un potente Salvatore”.
L'idea di Dio che “ha suscitato (ēgeiren – aoristo attivo indicativo) qualcuno, è il modo in cui l'Antico Testamento esprime l'invio di una figura significativa da parte di Dio al Suo popolo: un profeta (cfr. per esempio Deuteronomio 18:15, 18), un giudice (cfr. cfr. per esempio Giudici 3:9,15), un sacerdote (cfr. per esempio 1 Samuele 2:35), o un re (cfr. per esempio 2 Samuele 23:1). 
“Potente Salvatore” letteralmente è: “Corno di salvezza” (keras sōtērias).
Il corno era simbolo di forza, o potere (cfr. per esempio Geremia 48:25; Ezechiele 29:21; Zaccaria 1:18-20).
Era un'immagine molto concreta che rimanda alla forza, o alla potenza degli animali con le corna in grado di sconfiggere i nemici (cfr. per esempio Deuteronomio 33:17; Salmo 22:21). 
Il corno può essere quello di un ariete, di un bue selvatico, o di un toro.
"Corno di salvezza" si riferisce al potere del Salvatore nel salvare, cioè a un Salvatore forte, o potente. 
Nell’Antico Testamento troviamo l’espressione: “Corno di salvezza” (2 Samuele 22:3; Salmo 18:2) per indicare il Signore (Yahweh) come potente Salvatore, quindi una potenza che protegge e libera il Suo popolo dagli attacchi ostili.
Oppure è anche legato alla casa Davidica, che è raffigurata come colei che libera la nazione (cfr. per esempio 1 Samuele 2:10; Salmo 132:17; Ezechiele 29:21).
E ancora la potenza dei giusti sarà accresciuta (Salmo 75:10), o della Nazione d’Israele (Salmo 148:14).
Il "corno di salvezza" nel nostro testo si riferisce a Gesù; rappresenta la potente liberazione e redenzione che Gesù farà al Suo popolo. 
È un'immagine di speranza, potenza e vittoria contro i nemici di Dio e del Suo popolo. 
Zaccaria sta profetizzando che Dio manterrà la Sua promessa di inviare il Messia, il Salvatore che avrebbe riscattato Israele.
Gesù Cristo, è l’unico Salvatore (Luca 2:11; Giovanni 4:42; Atti 4:12; 13:23).
Quindi in questo contesto, il "corno di salvezza" è una metafora per descrivere Gesù Cristo come il liberatore che Dio aveva promesso. 
Rivela la natura forte e potente del Messia che sarebbe venuto per salvare il Suo popolo.
“Salvezza” (sōtērias) è la stessa parola usata nel v.71, si riferisce alla liberazione, o alla preservazione da una perdita, o da un pericolo, sia fisico (cfr. per esempio Esodo 14:13; 2 Cronache 20:17; Luca 1:71; Atti 7:25,27:34; Ebrei 11:7), che spirituale per indicare la liberazione dal peccato e dalle Sue conseguenze spirituali, comportando l'unione al corpo di Cristo e l'ammissione nel Suo regno (cfr. per esempio Matteo 1:21; Luca 1:77; 19:9; Giovanni 4:22; Atti 16:17; Romani 1:16; 1 Timoteo 1:15).
Questa salvezza è un dono di Dio e non è opera di sforzi umani (cfr. per esempio Efesini 2:8-9).
Si tratta della salvezza dell'anima (cfr. per esempio Marco 8:35; 1 Pietro 1:9) dalle tenebre (cfr. per esempio Colossesi 1:12-14), che è già presente per chi crede in Gesù Cristo (cfr. per esempio Luca 19:8; Giovanni 3:15-16, 5:24; 6:47-51; 11:25-26; Atti 2:47; 2 Corinzi 6:2; Romani 8:24; Efesini 2:5, 8; 2 Timoteo 2:10; Tito 3:5; 1 Pietro 1:5; 1 Giovanni 2:18; 3:2; 4:17), ma non sarà che completa e definitiva fino all'ingresso in cielo (cfr. per esempio 2 Corinzi 5:1; Filippesi 3:20; 1 Pietro 1:4-5; Apocalisse 21:3-4), è la vita eterna (cfr. per esempio Giovanni 3:16; 1 Timoteo 1:16; 6:12), che è ancora oggetto di speranza (cfr. per esempio Romani 8:24; Tito 3:7; Ebrei 6:18; 1 Pietro 1:3).
La salvezza non è solo liberazione dalla punizione presente e futura (cfr. per esempio Giovanni 3:18,36; Romani 5:9; cfr. 1 Corinzi 3:15; 5:5; 1 Tessalonicesi 5:9), e quindi dalla vergogna e dall’infamia eterna (Daniele 12:2), l’inferno, il luogo di punizione eterna (cfr. per esempio Matteo 10:28; 23:33; Apocalisse 20:14-15), per coloro che sono sotto il peccato (cfr. per esempio Salmo 53:1,3; Geremia 17:9; Romani 3:10,23).
Ma anche dalla potenza attuale del peccato, attraverso l'unione a Cristo e la nuova vita spirituale (cfr. per esempio Romani 6:2, 8:2, 8:24; 2 Corinzi 5:17; Galati 5:24).
Dio non è un osservatore distante, ma un attore attivo nella storia umana!
La Sua "visita" è un atto di salvezza che libera il Suo popolo dalla schiavitù del peccato e della morte (cfr. per esempio Matteo 1:21; Romani 6:23).
In Gesù, la visita divina diventa la nostra salvezza!
Gesù è il “corno della salvezza” che ha portato la vittoria sulla morte e sul peccato!
Chi ha Gesù Cristo non è più schiavo del peccato e non morirà di morte eterna! (Cfr. per esempio Romani 6). 
Quindi se siamo stati salvati da Dio per mezzo di Gesù Cristo non possiamo che essergli grati per questo!
Dopo aver visto la particolarità del Salvatore, vediamo ora:
(2) La provenienza del Salvatore
“Nella casa di Davide suo servo”.
Dio è il Signore della storia che mette in atto il Suo potere di salvare attraverso il suo Messia Davidico.
“Nella casa di Davide” si riferisce alla promessa dinastica fatta a Davide (cfr. per esempio 2 Samuele 7:12-16; 1 Cronache 17; Salmo 2; 89; 132; Isaia 9:2–7; Matteo 1:1; Romani 1:3).
Gesù uomo discende dal Re Davide, e pertanto avrebbe ricevuto il trono di Davide per sempre (cfr. per esempio Luca 1:32-33; Ebrei 1:8; Apocalisse 11:15).
“Servo” (paidos- nome genitivo apposizione) spiega e chiarisce che cosa fosse il re Davide davanti al Signore! (cfr. per esempio 2 Samuele 3:18; 7:5, 8; 1 Re 8:66; 11:13, 38; 14:8; Salmo 18:1; 36:1; 89:3; Geremia 33:21-22)
Davide era l'uomo secondo il cuore di Dio (1 Samuele 13:14), e il "dolce cantore d'Israele" (2 Samuele 23:1), era devoto a Dio, era servo del Signore.
Anche Gesù sarà servo del Signore, un servo però sofferente nel senso che sacrificherà la Sua vita per espiare i peccati di molti, divenendo un esempio di umiltà e altruismo da seguire per i Suoi discepoli (cfr. per esempio Isaia 52:13-53:12; Marco 10:45; Atti 3:13; Filippesi 2:6-11; 1 Pietro 2:21-25).
Infine, consideriamo ora:
III LA CONFORMAZIONE (vv.70-71) 
Nei vv.70-71 è scritto: “Come aveva promesso da tempo per bocca dei suoi profeti; uno che ci salverà dai nostri nemici e dalle mani di tutti quelli che ci odiano”.
“Come” (kathōs) indica “in conformità con” (cfr. per esempio Luca 11:30; Giovanni 15:9).
Il "come" indica che la salvezza realizzata da Gesù era in linea, in accordo e in adempimento con ciò che Dio aveva promesso attraverso i Suoi profeti nel passato. 
Quindi Luca sta sottolineando che la venuta di Gesù come Messia Salvatore era l'adempimento delle promesse divine fatte nell'Antico Testamento.
John MacArthur commenta così: “Le parole di Zaccaria rivelano chiaramente che il cristianesimo non è una nuova religione, ma piuttosto il compimento di tutto ciò che è stato promesso nell'Antico Testamento attraverso il potere e l'opera del Messia, il Signore Gesù Cristo”.
Nella conformazione vediamo due aspetti.
Prima di tutto:
A) La promessa è stata fatta dai profeti del Signore
Nel v.70 è scritto: “Come aveva promesso da tempo per bocca dei suoi profeti”.
Letteralmente la frase è: “Secondo quanto egli ha detto per bocca dei santi profeti dei tempi antichi Suoi” (kathōs elalēsen dia stomatos tōn hagiōn tōn ap’ aiōnos prophētōn autou).
Il riferimento singolare alla bocca (stomatos) dei profeti (cfr. per esempio Atti 3:18,21) ci fa capire che erano strumenti di Dio, e presenta anche il loro messaggio come unificato: parlano da Dio "con una sola bocca" del Messia.
“Santi” (hagiōn) si riferisce alle persone che sono consacrate a Dio che ha chiamato e messo da parte per i Suoi scopi divini.
“I profeti” (prophētōn) sono le persone che proclamano la rivelazione divina.
Il riferimento ai Suoi profeti dei tempi antichi, o di molto tempo fa (aiōnos) rimanda all'intera tradizione profetica dell'Antico Patto, che avevano annunciato e preparato l'arrivo del Messia liberatore secondo il piano di Dio (cfr. per esempio Luca 24:44-47; Atti 13:27; 1 Pietro 1:10-12).
Luca vuole così mostrare che la salvezza portata da Gesù non è qualcosa di improvvisato, o inatteso, ma l'adempimento di un piano divino a lungo preparato e promesso.
Il Signore non il Dio dell’improvvisazione!
In secondo luogo, vediamo:
B) La promessa riguarda la salvezza dai nemici
Il v.71 dice: “Uno che ci salverà dai nostri nemici e dalle mani di tutti quelli che ci odiano”.
“Salverà” in realtà è “salvezza” (sōtērian – nome accusativo singolare femminile - apposizione) è la stessa parola che abbiamo già vista al v.69.
Il v.71 è in apposizione ai vv.68–69, riprende e sviluppa il pensiero che era stato interrotto nel v.70 come se fosse tra parentesi, spiegando in che cosa consiste la salvezza, o la redenzione.
La “salvezza” portata da Gesù Cristo è una salvezza dai nemici del popolo di Dio, cioè a tutte le forze ostili, sia spirituali che terrene, che si oppongono al popolo di Dio.
"Dalle mani di tutti quelli che ci odiano" è un’espressione che amplia il concetto di "nemici", indicando tutti coloro che sono animati da odio e ostilità verso il popolo di Dio.
“Dalle” (ek – preposizione – genitivo di separazione) indica che Gesù ci separa, ci tira fuori dal potere, o dal controllo dominante dei nostri nemici.
“Mani” (cheiros) è usata figurativamente per alludere al loro potere, o controllo dominante (cfr. per esempio Genesi 32:11; Esodo 18:9-10; Giovanni 10:28-29, 39; Atti 7:50; 12:11; 24:7); quindi, la salvezza è la salvezza dal potere o controllo dominante di tutti coloro che ci odiano. 
“Odiano“ (misountōn) esprime avversione unita a inimicizia, o malizia, o provare intensamente antipatia, o avversione contro qualcuno (cfr. per esempio  Luca 6:22, 27; 19:14; Giovanni 7:7; 15:18-20,23-24; 17:14; 1 Giovanni 2:9,11; 3:13,15;4:20; Apocalisse 17:16; 19:11), in questo caso contro il popolo di Dio.
Quindi in sintesi, questo versetto sottolinea che la salvezza realizzata da Gesù Cristo libera il Suo popolo da ogni tipo di nemico e potenza avversa.
Secondo il Nuovo Patto certamente c’è un odio persecutorio contro i discepoli di Gesù, partecipando così al destino di Gesù (cfr. per esempio Matteo 5:10-12; Marco 13:13; Giovanni 15:18-25; 17:14).
Ma ci sono anche nemici spirituali.
Il credente ha tre nemici spirituali: la sua natura umana peccaminosa (cfr. per esempio Romani 8:5-9; Efesini 4:17-24; Colossesi 3:9-10), il mondo (Giacomo 1:27; 4:4;1 Giovanni 2:15; 5:19); nel senso morale, cioè l’umanità estranea, ostile e ribelle a Dio, irredenta.
Il mondo è sotto il potere di Satana (1 Giovanni 5:19), ne è il principe (Giovanni 12:31; 14:30; 16:11) che acceca le menti agli increduli (1 Corinzi 4:4) e opera negli uomini ribelli (Efesini 2:1-3).
Il diavolo, Satana, dunque è il terzo nemico (cfr. per esempio Matteo 13:36-39;16:23; Atti 13:8-10; Efesini 6:10-19; 1 Tessalonicesi 2:18;1 Pietro 5:18).
Grazie alla Sua potenza, al sacrificio e alla resurrezione di Gesù, in virtù del fatto che li ha vinti (cfr. per esempio Matteo 4:1-11; Giovanni 16:33; Colossesi 2:15; Ebrei 4:15) e la comunione con Cristo, con la Sua potenza in loro e l’armatura spirituale (cfr. per esempio Efesini 6:10-19; Filippesi 4:13), il credente è vincente su questi tre nemici.
1) Non possiamo che lodare ancora Dio per questo, essergli grati.
E ancora:
2) Comprendere che la venuta di Gesù era parte di un piano divino più ampio ci incoraggia a riconoscere la mano di Dio in tutte le circostanze della nostra vita.
Sapendo che Dio ha un piano e che lo sta portando a compimento, possiamo affrontare il futuro con maggiore fiducia e speranza.
3) Possiamo apprezzare la profondità delle Sacre Scritture
La scoperta di come le profezie dell'Antico Testamento si sono realizzate in Gesù ci motiva a studiare la Bibbia in modo più approfondito, cercando di scoprire i tesori nascosti che Dio ha per noi.
C’è una connessione tra Antico e Nuovo Testamento, quindi un'unità della Bibbia e comprendiamo meglio come l'Antico Testamento prepara il cammino per il Nuovo.
Infine:
4) Vivere alla luce delle promesse ci dà speranza e ci aiutano a superare le difficoltà della vita. 
Sapendo che Dio è fedele, possiamo affrontare le sfide con coraggio, e siamo motivati a vivere una vita che sia in accordo con la Sua volontà.
CONCLUSIONE
Quello che abbiamo visto in questo testo è che Dio, in modo particolare il Suo amore, la Sua fedeltà e la Sua potenza non è un'idea astratta, ma una realtà tangibile che si manifesta nella venuta del Salvatore. 
Questo divino intervento, segnato dalla salvezza, è il cuore della nostra fede che ci aiuta a credere, a sperare e ad affrontare con pazienza le avversità, o i periodi di attesa e d’incertezza! 
Infine, per coloro che pensano che siano casi disperati schiavi dei peggiori vizi, o peccati, devono pensare, sperare e credere che Gesù Cristo, è in grado di salvare completamente quelli che per mezzo di Lui si avvicinano a Dio (Ebrei 7:25). 
Chiunque sei, qualsiasi cosa tu abbia fatto, non importa quanto grave, o grande sia il tuo peccato, o i tuoi peccati, Cristo, il "corno della salvezza", può salvarti completamente ed eternamente. 
Affidati a Lui e sperimenterai grandi liberazioni!

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