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Bibbia

"La Bibbia, l'intera Bibbia e nient'altro che la Bibbia è la religione della chiesa di Cristo".
C. H. Spurgeon

Deuteronomio 2:7: Dio è fedele al Patto (2)

 Deuteronomio 2:7: Dio è fedele al Patto (2)
Stiamo meditando su Deuteronomio 2:7.
In questo passo troviamo scritto per due volte “tuo Dio”, ne stiamo studiando il significato.
Nelle precedenti predicazioni, abbiamo esplorato il significato profondo di "tuo Dio" in diversi contesti. 
Innanzitutto, abbiamo riconosciuto la natura personale e relazionale del Signore, evidenziata dal patto stretto con Israele sul monte Sinai. 
Successivamente, abbiamo approfondito la fedeltà di Dio ai patriarchi, Abraamo, Isacco e Giacobbe. 
Fu proprio in virtù di questa fedeltà che il Signore decise di liberare Israele dalla schiavitù d'Egitto. 
La liberazione non fu un evento casuale, ma l'adempimento di una promessa fatta ai patriarchi e un segno tangibile anche della compassione e della potenza di Dio.
Infine, abbiamo analizzato come la liberazione dall'Egitto abbia portato alla formalizzazione del rapporto preesistente tra Dio e Israele come Suo popolo. 
Il patto del Sinai divenne la base di questa relazione, stabilendo le leggi e i principi che avrebbero dovuto guidare il popolo eletto nella sua storia.
In questa predicazione vediamo che il patto del Sinai dimostra la fedeltà ribadendo la promessa di Dio ai patriarchi di dare la terra promessa. 
Che cosa significa che Dio è fedele? (Numeri 23:19; Salmo 36:5; 119:90; Romani 3:3-4; 2 Timoteo 2:13).
La fedeltà di Dio è l’attributo dell’affidabilità, il contrario di tutto ciò che è incostante e fluttuante, quindi inaffidabile!
Come una roccia, il Signore è fermo, stabile, immutabile e inamovibile (Deuteronomio 32:4).
Dio è fedele principalmente a Se Stesso, perché rimane sempre coerente con il Suo carattere e i Suoi piani, e perché mantiene le Sue promesse al Suo popolo.
Come ci ricorda Giovanni Calvino quando disse: “Dio è sempre come se stesso”.
Allora, possiamo avere fiducia in Dio, anche quando le circostanze sono difficili, o confuse.
La fedeltà di Dio è il motivo per cui possiamo avere speranza anche nelle prove più difficili della vita.
La Sua fedeltà ci assicura che il Signore ci aiuterà e ci sosterrà in ogni momento della nostra vita.
John Piper ha detto: "La fedeltà di Dio è il fondamento della nostra sicurezza".
In Deuteronomio 1:8 vediamo tre aspetti in relazione al significato di “tuo Dio”, leggiamo: “Ecco, io ho messo davanti a voi il paese; entrate, prendete possesso del paese che il SIGNORE giurò di dare ai vostri padri, Abraamo, Isacco e Giacobbe, e alla loro discendenza dopo di loro”.
Questo è un versetto chiave all'interno del libro del Deuteronomio, situato all'inizio del discorso di Mosè al popolo d'Israele prima di entrare nella terra promessa. 
Il v.8 funge da punto di svolta, passando dalla rievocazione del passato all'esortazione per il futuro.
Come fondamento del Suo comando che Israele partisse dal Sinai e viaggiasse verso Canaan, il Signore riaffermò la Sua promessa, originariamente fatta ad Abraamo, Isacco e Giacobbe, che avrebbe davvero consentito a esso di prendere possesso questa terra.
Vediamo il primo aspetto in Deuteronomio 1:8 in relazione al significato di “tuo Dio”:
I IL POPOLO D’ISRAELE È CHIAMATO A CONSIDERARE IL PAESE CHE DIO VUOLE DARGLI 
“Ecco, io ho messo davanti a voi il paese”.
 
“Ecco” (rĕʾēh – qal imperativo attivo) in Ebraico è: “Guarda!” (cfr. per esempio Genesi 27:1; 40:6); o “Vedi!” in senso fisico (cfr. per esempio Deuteronomio 34:1-3).
Quindi guardare con attenzione (cfr. per esempio Esodo 3:2,4).
Come anche quello di: “Considera!” (Deuteronomio 11:26; 1 Samuele 12:24; Ecclesiaste 7:13; 8:16), cioè “rifletti bene!” È un comando esclamativo.
Le dichiarazioni riguardo i doni e le nomine sono solitamente precedute da questa parola Ebraica (rĕʾēh - Genesi 41:41; Esodo 7:1; 31:2; Deuteronomio 1:21; Giosuè 6:2; Geremia 1:10; 40:4).
“Io ho messo davanti a voi il paese” implica che il Signore ha reso la terra accessibile e disponibile agl’Israeliti.
“Ho messo” (āntattî – qal perfetto attivo) è “dare”, mettere qualcosa davanti a un'altra persona, per esempio è la stessa parola che troviamo in Genesi 3:6, quando Eva diede un frutto della conoscenza del bene e del male ad Adamo (cfr. Genesi 23:11; 1 Samuele 1:4; Salmo 49:8).
La promessa della terra da parte di Dio dona la terra a Israele molto prima che metta piede sul suo suolo.
Infatti: “ho messo” è la stessa parola di Genesi 12:7 quando il Signore apparve ad Abramo nella terra di Canaan e gli disse: “Io darò questo paese a te e alla tua discendenza”.
“Io ho messo davanti a voi il paese” indica che la terra di Canaan è un dono che viene dato a Israele, quindi il senso è: “Io vi ho dato la terra che sta davanti a voi”, ed evidenzia l’azione di Dio di porre, di mettere a disposizione la terra promessa davanti alla nazione d’Israele per prenderla.
Dio presenta la terra promessa come un dono già pronto per essere preso! 
Il verbo Ebraico “ho messo” (āntattî – qal perfetto attivo) esprime un’azione già completa, esprimendo così certezza; la certezza dell’adempimento della promessa fatta ai patriarchi, la promessa di avere la terra, quindi in quel momento della conquista.
Segnala un’affermazione che non descrive un'azione, ma compie l'azione stessa. Come nella creazione del mondo, l’atto di parlare del Signore realizza l’atto stesso (Genesi 1; Salmo 33:6,9).
Secondo alcuni studiosi, “ho messo” ha una connotazione militare di rassicurazione di conquista (cfr. per esempio Deuteronomio 1:21; 2:31,36; Giosuè 6:2; 8:1; Giudici 1:2; 7:9; Isaia 41:2; Geremia 15:9).
Mentre altri studiosi vedono “ho messo” come una connotazione legale, quindi un contratto che indica un trasferimento di proprietà, in questo senso la terra legalmente è d’Israele che deve solo entrarci e prenderla.
Questo evidentemente è legato al patto di Abraamo e poi quello del Sinai.
In campi legali possiamo fare alcuni esempi come questa parola Ebraica è usata. Per commercio, salari e prezzi: usato nel baratto (1 Re 21:2), prestito (Deuteronomio 15:10; Salmo 37:21), acquisto (Genesi 23:9; 47:16; Deuteronomio 14:25–26; 1 Re 21:15); restituzione di un prestito (Esodo 21:19,30; Numeri 5:7; Proverbi 6:31), salari pagati per i servizi resi (Genesi 30:28; Esodo 2:9).
Per accordi matrimoniali (cfr. per esempio Genesi 16:3; 29:28; 30:4, 9; 34:8, 12)
Per eredità (Genesi 17:8; Levitico 14:34; 25:45–46; Numeri 18:21,24; 27:4-11; 32:5, 29; 36:2) 
Descrive anche la consegna ufficiale di un atto giuridico, sia esso una lettera di divorzio (Deuteronomio 24:13), o un atto di vendita (Geremia 32:12).
Comunque sia, questa parola con tutto il versetto, mostra l'impegno assoluto del Signore nel realizzare ciò che aveva promesso, ma chiaramente Israele riceverà la terra se agirà in obbedienza al Signore per fede secondo la Sua promessa (cfr. per esempio Deuteronomio 1:29-33; Romani 4:20-21; Ebrei 10:35-36), come vediamo nel secondo punto, infatti:
II IL POPOLO D’ISRAELE È CHIAMATO A PRENDERE POSSESSO DEL PAESE CHE DIO VUOLE DARGLI 
“Entrate, prendete possesso del paese”. 
Il punto cruciale che la promessa fatta ai padri venga accolta con fede e obbedienza, cosa che la stragrande maggioranza d’Israele non fece!
Infatti, solo Caleb e Giosuè avevano questo atteggiamento per prendere possesso della terra promessa ai padri, mentre la maggioranza d’Israele si rifiutò di obbedire a Dio; pertanto, solo i loro figli vi entrarono (cfr. per esempio Numeri 14:20-35; Deuteronomio 1:6-7,26-40; Ebrei 3:7-19).
La benedizione che Dio dà al Suo popolo è disponibile, ma il popolo per appropriarsene doveva avere fede e obbedirgli!
Earl Kalland spiega: “La promessa… era irrevocabile, ma l’adempimento in termini di tempo e personale, dipendeva dall’obbedienza del popolo alle direttive del Signore di entrare, conquistare e prendere possesso della terra”.
L’atto sovrano di Dio e l’azione responsabile umana vanno insieme (cfr. per esempio Filippesi 2:12-13).
Il dono della grazia di Dio doveva essere appropriato mediante la fede e l’azione obbediente! (cfr. per esempio Deuteronomio 1:26-33; 5:22-33; 6:10-25; 7:9-11; 10:12-13; 30:19-20).
Nella Bibbia noi vediamo queste due verità: la sovranità di Dio (per esempio Giobbe 42:2; Salmo 33:11; 115:3; Proverbi 19:21; 21:30; Daniele 4:35) e la responsabilità dell’uomo riguardo alle scelte che fa (per esempio  Giovanni 1:12; 3:16; 6:40; Atti 2:38; Giovanni 3:19; 5:40; 8:43-44; Giosuè 24:14-15; Esodo 20:1-17; Matteo 5-7; Levitico 19:1:1-2; 1 Pietro 1:15-16; 1 Corinzi 10:31; 1 Corinzi 9:19-22; Atti 2:40; Matteo 29:18-20; 1 Corinzi 1:21; 9:16; Romani 10:14).
Anche in Deuteronomio ci troviamo davanti questa verità paradossale (cfr. per esempio Deuteronomio 2:31,33; 3:3,12, 18; 6:18-19; 7:1–3; 9:1–3): da un lato leggiamo che il Signore ha dato la terra a Israele liberamente e con grazia, e Israele non può guadagnarsela! 
Ma d’altro canto Israele riceverà la terra solo se vi entrerà con fiducia obbedendo al Signore per prenderne possesso!
Quindi vediamo che c’è una relazione compatibile che s’intreccia tra l'attività sovrana di Dio e l'azione responsabile di fede e obbedienza del Suo popolo.
Il dono del Signore doveva essere preso attraverso la fede e l’obbedienza che si trasforma nell’azione di prendere la terra promessa.
Peter Craigie scrive: “L’incarico che il Signore dà al suo popolo richiede visione, ma ora deve essere la visione a spingere all’azione: andate e prendete possesso della terra”.
Dio comanda agl’Israeliti di agire, a non rimanere passivi, la conquista della terra promessa richiede la loro fiducia in Dio e il loro impegno.
La terra che Dio aveva giurato di dare ai patriarchi, impegnandosi così a donarla a Israele, ora doveva essere presa per fede e obbedienza. 
Così è anche oggi. 
I cristiani hanno ricevuto benedizioni in Cristo da Dio, ma è responsabilità di ciascuno assicurarsi di prenderle per fede (cfr. per esempio Romani 3:23-31; Efesini 1:3-14; 2:8-10).
A.W. Tozer disse: "La fede è il canale attraverso il quale le benedizioni di Dio fluiscono nella nostra vita".
Ma è evidente nella Bibbia che la fede si manifesta con l’obbedienza (cfr. per esempio Matteo 7:21; Ebrei 11:7-8,17-19; Giacomo 2:17).
Martyn Lloyd-Jones affermava: "L'obbedienza è la prova che la nostra fede è genuina".
Il popolo doveva entrare nella terra di Canaan e prenderne possesso dimostrando così fede e obbedienza (cfr. Deuteronomio 1:21; 2:24, 31; 9:23; 33:23).
“Prendere possesso” (ûrĕšû – qal imperativo attivo) è prendere la proprietà, o il possesso di qualcosa come dono del Signore, quindi si riferisce all’eredità del Signore per il Suo popolo (cfr. per esempio Deuteronomio 1:21,39; 4:1,5,38; 6:18; 7:1; 8:1; 11:31; 17:14; Giosuè 1:11,15; 12:1; 13:1; 21:43; 23:5).
Questa eredità era secondo la promessa fatta ai patriarchi d’Israele, e il Signore ne ha tutto il diritto perché è il Creatore il padrone di tutto (Genesi 1:1; Esodo 19:5; Deuteronomio 10:14; 1 Cronache 29:11; Salmo 24:1; 89:11; Isaia 40:28, Apocalisse 4:11) con il diritto di donare e togliere! (cfr. Deuteronomio 2:12; 4:38; 9:4-5; 11:23; 18:12).
Il Signore, Re dei re, Colui che è sovrano, santo e giusto possiede tutta la terra e spetta a Lui concedere ai popoli ciò che vuole!
Il Suo popolo, quindi, non intendeva impossessarsi della terra di altri popoli, ma riceverla in dono dal Suo divino proprietario, rivendicando il proprio legittimo diritto di vassallo che lavora sotto la regalità del Signore suo Dio (cfr. per esempio Deuteronomio 1:39; 3:20; 10:11; Giosuè 1:15; 21:43).
Allora prendere possesso della terra da parte di Dio era visto come analogo al modo in cui un sovrano concedeva la terra a un servitore leale.
Per esempio la terra montuosa di Zippashla era un territorio situato nell'Anatolia centrale, nell'odierna Turchia. La sua esatta ubicazione è ancora incerta, ma si presume che si trovasse nella regione montuosa a nord-est di Hattusa, la capitale Ittita.
Zippashla era una regione contesa nell’età del bronzo. Fu conquistata dagli Ittiti durante il regno di Hattusili I (1680-1650 a.C.) e divenne parte del loro impero. 
La regione era ricca di risorse naturali, come metalli e legname, e aveva un'importante posizione strategica lungo le rotte commerciali.
Zippashla era governata da un vassallo Ittita, che era responsabile del mantenimento dell'ordine e del pagamento dei tributi al re. 
Il vassallo era anche tenuto a fornire truppe all'esercito Ittita in caso di guerra.
Zippashla perse la sua importanza durante il Nuovo Regno Ittita (1400-1200 a.C.). 
La regione fu conquistata dagli invasori Kaska e non fu mai più riconquistata dagli Ittiti.
È degno di nota che un re Ittita (Hattusili III) fece una dichiarazione simile a questo testo di Deuteronomio, a un suo vassallo (Tawagalawa): “Vedi, ti ho dato la terra montuosa di Zippashla, occupala”.
Ed è in questo senso che dobbiamo vedere questo comando del Signore per Israele, cioè come un dono del Re proprietario, di Dio che fa al Suo vassallo Israele!
Eugene Merrill scrive: “La nazione serva di Dio non stava semplicemente prendendo la terra che apparteneva a un'altra nazione, ma stava ricevendo la terra come dono dal suo proprietario divino, rivendicando il proprio diritto come vassalli che lavorano la proprietà reale del Signore loro Dio (cfr.1:39; 3:20; 10:11; Giosuè 1:15; 21:43)”.
Così “entrate, prendete possesso del paese”, come usato in Deuteronomio, è un diritto da parte di Dio e che dipende da Dio, il Creatore e Padrone di tutto, per via di concessione, o per via ereditaria.
“Prendete possesso del paese”, implica anche la necessità di espropriare gli attuali abitanti, che secondo il Signore era un Suo giudizio su di loro(cfr. per esempio Deuteronomio 4:14,26; 6:1; 7:1; 8:1; 9:1-6; 11:8).
Proprio come Dio ha ordinato ad altre nazioni di possedere determinate terre (Deuteronomio 2:12,21–22; cfr. Atti 17:26), Dio ordina ora a Israele di prendere possesso di ciò che ha loro assegnato. 
Infine:
III IL POPOLO D’ISRAELE È INCORAGGIATO DALLA PROMESSA FATTA DAL SIGNORE AI SUOI PADRI A PRENDERE POSSESSO DELLA TERRA 
“Che il SIGNORE giurò di dare ai vostri padri, Abraamo, Isacco e Giacobbe, e alla loro discendenza dopo di loro”.  
(Altri passi dove i tre patriarchi sono menzionati insieme - Deuteronomio 6:10; 9:5,27; 29:12; 30:20; 34:4).
L'affermazione che il Signore ha giurato ai padri di Israele di dare loro la terra di Canaan è un elemento chiave della loro identità e del loro rapporto con Dio.
La promessa di Dio ad Abraamo, si riferiva sia come popolo che come terra, quindi come nazione (Genesi 12:1-3).
Per esempio leggiamo ancora Genesi 12:7: “Il SIGNORE apparve ad Abramo e disse: ‘Io darò questo paese alla tua discendenza”.
Questa promessa ad Abraamo è ripetuta altre volte nella vita del patriarca (cfr. per esempio Genesi 13:14-15; 15:18; 17:8).
In modo particolare Genesi 15:13–21 chiarisce che la promessa si sarebbe adempiuta dopo l'esodo dall'Egitto.
Il patto fatto con Abraamo, e poi con Isacco e Giacobbe (Genesi 26:2-5, 26; 28:10-16; 35:12) che riguardava la terra di Canaan, si applica al patto Sinaitico, o Mosaico (cfr. per esempio Esodo 19:6; 34:10-11), il popolo d’Israele avrebbe ereditato la terra promessa ai padri (cfr. per esempio Genesi 26:3; 50:24; Esodo 3:8; Deuteronomio 6:22-23; 31:23; Giosuè 1:6; Atti 7:5).
Così la promessa è certa perché è stata fatta da Dio con giuramento ai padri (Deuteronomio 1:35; 6:10,18,23; 7:13; 8:1; 10:11; 11:9, 21; 19:8; 26:3, 15; 28,11; 30:20; 31:7,20–21,23; 34:4; cfr. per esempio Genesi 24:7; 50:24; Esodo 13:5; 33:1; Numeri 11:12; 14:16,23; 32:11; Giosuè 1:6; 21:43; Geremia 11:5).
“Giurò” (nišbaʿ-nifal perfetto passivo) si riferisce a una promessa giurata, o fatta con giuramento (cfr. per esempio Genesi 24:7; 50:24; Esodo 33:1; Numeri 14:23; 32:11; Giosuè 5:7).
È una promessa solenne riguardo ai propri atti, o comportamenti futuri, in questo caso il dare la terra di Canaan a Israele.
Il giuramento di Dio è un atto solenne che impegna la Sua persona e la Sua reputazione (cfr. per esempio Numeri 14:15-16; Esodo 32:12; Deuteronomio 9:28-29; Geremia 32: 17-25).
Il verbo “giurò”, qui ha due aspetti importanti.
(1) Il primo aspetto è che è un’azione subita da Israele.
La terra data al popolo d’Israele da Dio, sottolinea che il popolo non ha acquisito la terra con i propri meriti, ma l'ha ricevuta come dono dalla bontà e fedeltà di Dio (Deuteronomio 7:7-8).
(2) Il secondo aspetto è che il giuramento del Signore comunica la certezza che manterrà la Sua promessa.
Il giuramento di Dio sottolinea il Suo amore, la Sua immutabilità e la Sua fedeltà! 
Il riferimento di Dio al Suo giuramento ai patriarchi, mostra al popolo che Egli adempie le Sue promesse e rafforza la legittimità del diritto degl’Israeliti sulla terra di Canaan.
Il Signore aveva annunciato in anticipo la Sua azione e questo annuncio è irrevocabile, obbligatorio anche per Lui!
Mentre il Signore annuncia una promessa con giuramento qualcosa che riguarda al futuro, anche se ancora non è realizzata, è come se già lo fosse! 
Non cambierà quel piano! (cfr. per esempio Salmo 110:4; Ebrei 6:13-18).
Allora quest’affermazione serve a ricordare a Israele che il Signore rimane impegnato a mantenere la promessa fatta al Suo popolo eletto. 
La nazione del patto può contare sul fatto che il Signore, il suo Dio, farà esattamente ciò che ha promesso con giuramento!!
Il Signore appartiene solo a Se Stesso, solo Lui è Dio (Deuteronomio 4:35; 32:39; 1 Re 8:60; Salmo 86:10; Isaia 45:5), al di sopra di Lui non c’è nessun altro (cfr. per esempio Salmo 91:1; Isaia 57:15; Ebrei 6:13-18), e quindi solo Lui ha il controllo su Se Stesso, solo Lui può garantire le Sue promesse al Suo popolo senza essere ostacolato!
Questo è di grande incoraggiamento per il Suo popolo davanti le sfide che lo attendono.
Walter Brueggemann scrive a riguardo: “È questo giuramento che dà a Israele il potere di sopravvivere e prosperare in circostanze impegnative e debilitanti”.
La conquista del territorio, la promessa fatta ai padri e alla loro discendenza, è alla base del sostegno e di ogni azione che il Suo popolo, Israele, è chiamato a compiere con impegno e obbedienza. 
Peter Craigie scrive ancora: “La visione richiesta al popolo del Signore è una visione che va oltre le regioni mondane e fisiche della terra; è il significato della terra nella promessa, che presto si realizzerà, a fornire la forza necessaria per l'impegno e l'obbedienza”.
Non c’è dubbio che Dio mantenga le Sue promesse! Perché e immutabile (Malachia 3:6) e fedele al patto e quindi al Suo popolo (cfr. per esempio Numeri 23:19; Deuteronomio 7:9; 1 Corinzi 1:9; 1 Tessalonicesi 5:24; 2 Timoteo 2:13).
Eppure molte volte perdiamo la speranza, e cerchiamo di ottenere ciò che vogliamo per un’altra strada rinunciando a Dio per la via della disobbedienza!
Abbiamo bisogno di ricordare che Dio è fedele a Se Stesso continuamente come anche verso il Suo popolo, il quale anch’esso deve essergli fedele!
Dunque, Dio è fedele alle Sue promesse e desidera benedire il Suo popolo, ma sono necessarie la fede e l'obbedienza a Dio per ricevere le Sue benedizioni (cfr. per esempio Deuteronomio 7:6-9; 28:1-14; Giosuè 1:8; Matteo 7:21; Giacomo 2:17).
CONCLUSIONE
La fedeltà di Dio è una fonte inesauribile di sicurezza, speranza e conforto. 
Possiamo sempre fidarci del Signore nostro Dio, anche quando le circostanze sembrano crollarci addosso, o insormontabili, o labirintiche e tenebrose senza vie d’uscite!
Se siamo veri cristiani, il Signore, ci condurrà nella terra promessa, che può essere il luogo di benedizione presente (cfr. per esempio Matteo 5:5; 6:25-34; 1 Corinzi 3:21-23; 6:2; 2 Corinzi 6:10;Filippesi 4:19;Giacomo 1:17), come anche le beatitudini eterne della Nuova Gerusalemme (Giovanni 3:16; Apocalisse 21-22).
Proprio come Dio ha guidato il popolo d'Israele nella terra promessa, Egli desidera guidare anche noi oggi nella nostra vita. 
Se vai parte del popolo di Dio, oggi composto da Israeliti e Gentili convertiti a Cristo (cfr. per esempio Efesini 2:11-22), puoi fidarti della fedeltà del Signore che ti condurrà verso il piano che ha prestabilito per te (cfr. Salmo 73:23-24; Romani 8:28-29), e ti darà tutto ciò di cui hai di bisogno in questo tuo viaggio di fede (cfr. Romani 8:31-32).
La fedeltà di Dio è un’àncora solida, inamovibile e sicura nel mare tempestoso della vita!
Non importa quanto “le onde siano alte” o quanto “il vento sia forte”, l'àncora della fedeltà di Dio ti tiene saldo e t’impedisce di essere travolto dalle “tempeste della vita”.
La fedeltà di Dio è il timone che ti fa navigare in sicurezza portandoti nel porto sicuro per te stabilito!
Non importa la vastità “dell’oceano della vita”, il Signore è il tuo capitano sa dove portarti secondo il Suo piano di navigazione!
La fedeltà di Dio è il faro che illumina la tua navigazione!
Il Signore è la luce che illumina la tua via e ti guida a evitare gli “scogli pericolosi” di questo mondo.
Allora sii grato al Signore per tutto questo! Innalzalo per la Sua fedeltà!
Inoltre devi cercare di crescere e vivere nella consapevolezza della fedeltà di Dio, curando la tua relazione con Lui crescendo nella Sua conoscenza con le discipline spirituali della preghiera, della lettura e meditazione della Sua parola, frequentando in modo attivo la chiesa locale.
In questo modo anche la tua fede crescerà!
Prega il Signore:
Padre celeste, ti ringrazio per la Tua fedeltà incrollabile ed eterna. 
Ti prego di aiutarmi a crescere nella fiducia in Te e a vivere nella consapevolezza della Tua fedeltà. 
Rafforza la mia fede e guidami nel mio cammino, donami tutto quello che mi serve per glorificarti, la forza e la saggezza di superare ogni ostacolo. 
In Te confido, o Signore, consapevole che la Tua fedeltà è un’àncora solida, inamovibile e sicura, il timone che mi fa navigare in sicurezza, il faro che illumina il mio viaggio.
Ti prego e Ti ringrazio nel nome di Gesù! Amen!

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