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Bibbia

"La Bibbia, l'intera Bibbia e nient'altro che la Bibbia è la religione della chiesa di Cristo".
C. H. Spurgeon

2 Re 19:19: La supplicazione di Ezechia

 2 Re 19:19: La supplicazione di Ezechia
Vi siete mai sentiti disperati, con le spalle al muro e senza via d'uscita? 
Forse avete perso un lavoro, avete ricevuto brutte notizie di salute, o affrontato una situazione che sembrava impossibile da superare. 
In momenti come questi, come dobbiamo reagire?
La storia di re Ezechia, raccontata in 2 Re 19, ci offre un potente esempio di come possiamo reagire. 
Ezechia e il popolo di Gerusalemme si trovano accerchiati dal temibile esercito assiro, ma il re si rivolse a Dio con un cuore pieno di fede, umiltà e audacia. 
La sua preghiera ebbe un impatto straordinario, salvando la città e dimostrando il potere di Dio di intervenire anche nelle situazioni più disperate.
Così quando ci troviamo di fronte a difficoltà insormontabili, possiamo rivolgerci a Dio certi del Suo aiuto, come ha fatto il re di Giuda Ezechia.
Warren Wiersbe scriveva: “Quando le prospettive sono tristi, provate a guardare in alto. È quello che fece il re Ezechia quando ricevette la lettera blasfema del re di Assiria. Spesso nel mio ministero ho dovuto presentare le lettere al Signore e confidare che Lui risolvesse le cose, e lo ha sempre fatto”.
In un momento difficile, d’impotenza militare, l’Assiria ha invaso la Giudea e la conquista, il re Ezechia si sottomette al re Assiro Sennacherib (2 Re 18:13-16).
L’esercito Assiro entusiasta della vittoria, minaccia Gerusalemme di distruzione. 
Le risorse difensive di Ezechia erano limitate e sembrava impossibile opporre resistenza, e l’aiuto atteso dall’Egitto non è arrivato (2 Re 18:21).
Il re Ezechia è sotto pressione anche perché più volte è stato attaccato verbalmente con parole arroganti e minacciose dagli Assiri, che cercarono di scoraggiare la fede in Dio dei Giudei, dicendo che nessuna divinità ha potuto resistere loro altrove, e così nemmeno il Signore li potrà liberare (2 Re 18:17-35; 19:10-14). 
Tuttavia, Ezechia non si lasciò scoraggiare!
Cercò la guida del profeta Isaia e chiese a lui di pregare in favore del popolo, il re riconosce la necessità dell'intervento divino, il profeta lo rassicurò che Dio avrebbe protetto Gerusalemme (2 Re 19:1-7).
Poi lo stesso Ezechia si rivolse a Dio in preghiera e confidò nella Sua forza, quando salì alla casa del Signore e lesse il messaggio arrogante di Sennacherib che aveva ricevuto del generale Assiro Rabsachè.
Questa lettera ribadisce la potenza militare dell'Assiria, elenca le nazioni che l'Assiria ha conquistato e i loro dèi impotenti, e afferma che il Dio di Ezechia non sarà diverso e che Gerusalemme sarà conquistata.
L'obiettivo era di terrorizzare Ezechia e il suo popolo per indurli alla resa (2 Re 19:8-14).
Mentre l’arrogante Assiro confidava nelle proprie braccia e potenza militare, Ezechia confidava nel Suo Dio!
Ha fatto quello che dice il Salmo 20:7-9: “Gli uni confidano nei carri, gli altri nei cavalli; ma noi invocheremo il nome del SIGNORE, del nostro Dio. Quelli si piegano e cadono; ma noi restiamo in piedi e siamo saldi. O SIGNORE, salva il re! Il SIGNORE ci risponda nel giorno che noi l'invochiamo!”
La fede di Ezechia fu messa alla prova, ma rimase saldo nella sua convinzione che Dio li avrebbe soccorsi.
Un principio biblico che vediamo da Ezechia è: soffermarsi esplicitamente sulle caratteristiche del Dio che preghiamo rafforza la fede.
Tony Merida scrive: “Ezechia prega con una visione elevata di Dio. Riconosce la maestosa presenza di Dio, che è ‘intronizzato al di sopra dei cherubini’. Egli afferma l'esclusività di Dio, che è Dio ‘solo’. Egli afferma la totale sovranità di Dio, che è il Dio di ‘tutti i regni della terra’. E riconosce l'incomparabile potenza di Dio, che ‘fece i cieli e la terra’. Oh, se avessimo una visione di Dio come questa quando preghiamo! La nostra mancanza di preghiera non è spesso radicata in una bassa considerazione di Dio? ‘Meditiamo di nuovo su ciò che l'Onnipotente può fare!’
Così mentre Sennacherib rivendica il potere sulle nazioni, Ezechia dichiara l’unicità, la vitalità e la sovranità del Signore, lo loda riconoscendo che è il solo Dio di tutti i regni della terra, Colui che ha fatto il cielo e la terra, chiede al Signore di considerare gli insulti del re Sennacherib proprio a Lui, il Dio vivente.
David Lamb ci esorta dicendo: “Lodate Dio nelle vostre preghiere, soprattutto all'inizio. La lode sposta la nostra attenzione da noi stessi e dai nostri problemi a Dio e alla sua sovranità. Quando i discepoli chiesero a Gesù di insegnare loro a pregare, egli iniziò la sua preghiera con la lode (Matteo 6:9; Luca 11:2)… Che si tratti di sport, cibo, libri o film, lodiamo ciò che amiamo. Ezechia amava Dio e quindi lo lodava”.
A questo punto ecco il v.19 che conclude la preghiera di Ezechia: “Ma ora, SIGNORE nostro Dio, salvaci, te ne supplico, dalla sua mano, affinché tutti i regni della terra riconoscano che tu solo, SIGNORE, sei Dio!”
Ezechia grida al Signore per la salvezza.
Ezechia prese dalle mani dei messaggeri la lettera offensiva del re Assiro Sennacherib e la spiegò davanti al Signore; un atto che è descritto come: “Una preghiera senza parole, una preghiera in azione, che poi si trasforma in una preghiera parlata” (Delitsch).
Ezechia, riconosce l'utilità e il potere della preghiera, caratteristica di un vero servo del Signore.
La preghiera del giusto ha una grande efficacia (Giacomo 5:16).
“L’eredità del popolo di Dio è un’eredità di preghiere. È una forza per noi che siamo nelle difficoltà sapere che le nostre preghiere sono rafforzate e integrate dalle preghiere degli altri. Ogni agenzia di preghiera che possiamo mettere in funzione è un guadagno positivo. Anche coloro che non pregano traggono beneficio dalle suppliche delle anime che pregano in loro favore” (George Barlow).
Nel v.19 troviamo:
I IL CONTRASTO
La congiunzione “ma” (w) isola la seconda affermazione, creando un forte contrasto con la precedente dei vv.17-18: “È vero, SIGNORE; i re d'Assiria hanno devastato le nazioni e i loro paesi, e hanno dato alle fiamme i loro dèi; perché quelli non erano dèi; erano opera di mano d'uomo: legno e pietra; li hanno distrutti”.
Noi troviamo il contrasto tra gli dèi falsi e il vero Dio: Ezechia riconosce la potenza del Signore di fronte all'arroganza Assira.
Ezechia riconosce che è vero che gli Assiri hanno devastato le nazioni e hanno dato alle fiamme i loro dèi, perché quelli non erano veramente divinità, ma solo opera di mano d’uomo fatti con legno e pietra e sono stati distrutti (2 Re 19:10-18; cfr. per esempio Deuteronomio 4:28).
Affinché tutti i regni della terra conoscano la differenza tra Dio e gli dèi, Ezechia chiede ora che Gerusalemme sia liberata dalla mano degli Assiri (cfr. per esempio per una questione simile 1 Samuele 17:45–47; 1 Re 18:36–37).
Il contrasto serve a sottolineare e a confutare che gli dèi che gli Assiri hanno vinto erano false divinità, e la verità è la dinamicità e la superiorità del Signore Dio unico, Colui che ha fatto il cielo e la terra.
Il Signore è di una natura diversa dagli dèi pagani! È unico nel Suo genere! 
È il Creatore che non è stato creato!
Riguardo la lettera del re Assiro che Ezechia portò davanti al Signore, Richard Nelson scrive: “La logica teologica del re assiro è errata. È vero che gli dèi delle altre nazioni non sono altro che creazioni umane (Deuteronomio 4:28) e che gli Assiri stanno inconsciamente obbedendo alla legge di Dio distruggendoli (Deuteronomio 7:5,25). Ma il Dio d'Israele è ancora un'altra cosa. Poiché il Signore è l’unico Dio di tutte le nazioni, creatore di tutti, il Dio vivente, l’offensiva arroganza di Sennacherib non può rimanere impunita”.
La congiunzione “ma” è anche una svolta narrativa che introduce il grido di aiuto di Ezechia al Signore, con la certezza che il Signore può liberare il Suo popolo dagli Assiri.
La salvezza viene dal Signore (Giona 2:9; Apocalisse 7:10), è l’unico Salvatore! (cfr. per esempio Isaia 43:10-11; 45:21-22)
L’esito della battaglia appartiene al Dio Sovrano (cfr. per esempio 1 Samuele 17:47; 2 Re 5:1; 2 Cronache 13:14-16; 20:15; Proverbi 21:31).
Come Signore degli eserciti combatte per il Suo popolo Dio combatte per il Suo popolo (Salmo 24:7-10; Isaia 31:4-5; 37:16-37), e controlla il destino delle nazioni! (cfr. per esempio Salmo 33:10-11; 47; Atti 17:24-26).
Ezechia non dubita del potere degli Assiri, ma sa che il potere di Dio è infinitamente superiore. 
Egli crede che Dio interverrà per salvare il Suo popolo da un esercito più potente!
Il grido di Ezechia ci ricorda che anche nei momenti più bui, con fiducia possiamo sempre trovare speranza in Dio.
In questa supplicazione c’è:
II LA CONFESSIONE
La parola "confessione" è usata in modi diversi, per esempio nel confessare i peccati, o per ammetter un crimine, o uno scrittore rivela in un libro i propri pensieri, sentimenti ed esperienze intime.
Ma c’è anche di dichiarare la propria fede, Ezechia in un certo senso fa questo.
Mentre gli Assiri erano sprezzanti dicendo che nessuna divinità li ha sconfitti, quindi, videro le nazioni perdere davanti a loro, così sarà anche per i Giudei, il Signore non è diverso dalle altre divinità che hanno vinto; Ezechia invece afferma l’unicità del Signore, il Dio d’Israele è l’unico vero e vivente Dio di tutti i regni della terra, l’unico Creatore.
In 2 Re 19:15 leggiamo: “Ezechia pregò davanti al SIGNORE dicendo: ‘SIGNORE, Dio d'Israele, che siedi sopra i cherubini, tu solo sei il Dio di tutti i regni della terra; tu hai fatto il cielo e la terra”.
La preghiera è un dono prezioso che ci permette non solo di connetterci con Dio, ma riconoscendone la Sua natura troviamo forza e pace anche in momenti brutti!
George Barlow diceva: “La preghiera è il grande rifugio dell'angosciato; è il grido appassionato di un bisogno consapevole. Quanto più ci rendiamo conto del nostro pericolo, tanto più sincera e accorata sarà la nostra preghiera. Nella preghiera, dice Bunyan, è meglio avere un cuore senza parole, che parole senza cuore”.
Davanti la minaccia Assira, Ezechia riconosce la sua impotenza e invoca la potenza unica di Dio, l'unico Creatore e Salvatore!
Ezechia si rende conto che il suo esercito da solo non può sconfiggere l'esercito Assiro… Ha bisogno dell'aiuto di Dio!
Ezechia si sente impotente e quindi porta a Dio i suoi bisogni!
O. Hallesby riguardo la preghiera disse: “L'impotenza diventa preghiera nel momento in cui vai da Gesù e gli parli con sincerità e sicurezza dei tuoi bisogni”.
Se il Signore è il Creatore e Colui che controlla tutte le nazioni, allora Ezechia può sperare nella liberazione da questa situazione apparentemente impossibile.
Così sotto pressione Ezechia ci insegna a concentrarci e ad esaltare ciò che il Signore è e supplicarlo che possa soccorrerci, o proteggerci, o sostenerci!
Questo ci porta a considerare ora:
III IL CONTENUTO DELLA SUPPLICAZIONE
La preghiera di Ezechia ci insegna che la nostra preghiera deve essere basata sulla natura di Dio riconoscendo ciò che Lui è, e quindi è importante conoscerla. 
Solo così pregheremo con audacia, fiducia e speranza come ha fatto Ezechia!
Prima di tutto:
A) Ezechia evidenzia la sovranità del Signore 
Ezechia, nella sua umiltà, riconosce la sovranità di Dio, il Signore del patto, e invoca il suo intervento salvifico, confidando nella Sua potenza e grazia. 
“Signore” (Yahweh) è il nome con cui si è presentato a Mosè in Esodo 3:14-15, significa “Colui che è”.
L’accento principale di questo nome è posto sul messaggio di liberazione, di salvezza. 
“Signore” è considerato il nome del patto e la Sua fedeltà a esso, perché è il nome con cui Dio si è rivelato agli Israeliti per mezzo di Mosè quando entrò in alleanza con loro (Esodo 3:14-15; 6:2-3; 15:1-13; 33:19; 34:6-7).
“Signore” implica essere una realtà dinamica, attiva, presente ed efficace, che subentra in scena, infatti, si è presentato a Mosè per intervenire nella vita del Suo popolo per liberarli dalla schiavitù in Egitto.
Così questo nome sottolinea e vuole ricordare, l’Iddio del Patto con cui il popolo è legato, con benedizioni e maledizioni in relazione al loro comportamento fedele, o infedele (Levitico 26; Deuteronomio 28). 
Nel v.15, vediamo che Ezechia riconosce la grandezza del Signore, e afferma che il Signore “siede sopra i cherubini” (esseri sovrannaturali che servono il Signore), due sculture di oro messi all’estremità del propiziatorio con ali spiegate in alto, che a sua volta era messo sull’arca del patto (cfr. Esodo 25:18-22; 1 Samuele 4:4; 1 Re 6:23-28), dove il Signore incontrava il Suo rappresentante (cfr. per esempio Esodo 25:22), e quindi simbolo della presenza divina che guidava il Suo popolo (1 Samuele 4:21-22; 6:19-20). 
Così oltre il simbolo della presenza di Dio associata all’arca del patto, i due cherubini evidenziano movimento e vitalità, prontezza all’azione accompagnando il Signore nelle Sue azioni (cfr. per esempio Salmo 18:10; Ezechiele 1:5-28), ma anche la protezione del Signore a favore del Suo popolo e di protezione; infatti, un’altra caratteristica dei cherubini è la vigilanza (cfr. per esempio Genesi 3:24).
Ezechia sta dicendo al Signore: “Tu sei un Dio presente, dinamico, pronto all’azione, che agisce in favore del suo popolo proteggendolo e guidandolo, fedele al patto, quindi salvaci!”
Il re Ezechia dimostra umiltà e dipendenza da Dio, ripone tutta la sua fiducia nel Signore!
Apre la porta all'intervento divino, riconoscendo la sua debolezza, Ezechia invita Dio ad agire e a dimostrare la sua potenza nella salvezza del suo popolo.
È un esempio per noi, ci insegna a riconoscere i nostri limiti e a rivolgerci a Dio con umiltà, certi del Suo aiuto e della Sua grazia.
Vediamo che:
B) Ezechia evidenzia la relazione con il Signore
“Nostro Dio”.
Ezechia, nella sua preghiera dice: "Nostro Dio", affermando con forza la sua fede in un legame unico e speciale che li unisce.
“Nostro Dio” è “Dio nostro” (ʾĕlōhênû), sottolinea il legame speciale che esiste tra il Signore e il popolo d'Israele, una relazione di patto, secondo il quale il Signore prometteva di sconfiggere i suoi nemici (cfr. per esempio Esodo 6:7;7:6; Deuteronomio 28:1-14; 31:1-8; 33:29).
Così “Dio nostro” ricorda a Ezechia questo patto e la fedeltà del Signore alle Sue promesse.
Ma “nostro Dio” ricorda anche l’unicità del Signore in contrasto con le molte divinità adorate dalle nazioni vicine.
Con “nostro Dio” Ezechia riconosce il Signore come l'unico vero Dio e la Sua sovranità su tutta la creazione.
Degno di nota è anche il significato della parola “Dio”.
“Dio” (Elōhiym) si riferisce all'essere soprannaturale che ha creato l’universo e lo governa (cfr. per esempio Genesi 1:1; Salmo 65:6; Geremia 27:5; 32:17), il Signore assoluto accanto a cui non esiste nessun altro, nessun’altra volontà!
Si riferisce all’unico vero e vivente Dio Creatore (Genesi 1:1; 5:1; Isaia 42:5; 43:15; Cfr. Salmo 96:5; Geremia 10:10-11); il Re (Salmo 47:7); il Giudice (Salmo 50:6); il Signore (Salmo 86:12); il Salvatore (Osea 13:4). 
Il Suo carattere è compassionevole (Deuteronomio 4:31); misericordioso (Salmo 116:5); fedele (Deuteronomio 7:9). 
“Dio” indica “forte”, “una divinità di grande forza, o potenza”, “l'Uno forte”, “il potente Capo”, o che “Dio è forte e potente”, “la divinità suprema”, “l’essenza trascendente”; si riferisce a un'energia assoluta e illimitata. 
“Dio”, indica, quindi il Suo potere e la Sua maestà che a differenza degli esseri umani, è senza inizio, senza generazione, senza opposizione, o limitazioni di potenza.
“Dio”, benché sia trascendente (1 Cronache 29:11; Isaia 57:15), è un Dio immanente, vale a dire presente e attivo nella creazione, fra gli uomini e in mezzo al Suo popolo, è il Signore della storia (Salmo 104:29-30; 139:7-10; Geremia 23:24; Matteo 5:45; 10:29-30; Atti 17:27-28).
Ecco chi Ezechia stava pregando!
Ezechia, chiamando Dio "nostro Dio", non pronuncia solo parole di supplicazione, ma esprime una profonda fede nella relazione speciale che lega il Signore al popolo d'Israele. 
Questa relazione, basata sul patto, sull'unicità di Dio e sui suoi attributi incomparabili, diventa la fonte di speranza e di forza per Ezechia in un momento di grande crisi. 
La sua supplicazione ci insegna a rivolgerci a Dio con fiducia, certi che Egli è un Dio fedele, potente, misericordioso e sempre presente nella nostra vita che può cambiare le circostanze.
Infine:
C) Ezechia è audace nella supplicazione
“Salvaci te ne supplico”. 
In un momento drammatico, invece di pianificare, complottare, o cercare aiuto esterno, Ezechia guarda con fede e aspettativa a Dio.
“Supplico” (nā – particella enfatica) è una particella enfatica, con un'attenzione al desiderio di chi parla, usato per accentuare un senso di urgenza, di intensità.
Il senso è: “Ti prego salvaci!” 
Oppure: “Sicuramente salvaci!”
O: “Per favore salvaci! “
Il significato della parola “salvare” (yāšaʿ) implica aiutare, difendere, o liberare dal pericolo.
L'idea di fondo di “salvare” è quella di portare in un luogo sicuro, o in un ampio pascolo in contrapposizione a una stretta, simbolo di angoscia e pericolo.
La parola nell’Antico Testamento trasmette il concetto di liberazione dalla tribolazione (cfr. per esempio Giudici 10:13-14); di liberazione da una morte certa (cfr. per esempio Salmo 22:21); di salvataggio dai propri nemici (cfr. per esempio Deuteronomio 28:31; Giudici 6:14); di vittoria in tempo di guerra (1 Samuele 14:6); la salvezza di un pastore delle sue pecore (Ezechiele 34:22; cfr. Giudici 10:1); vendicare i torti (cfr. per esempio 1 Samuele 25:33); l'aiuto compassionevole nel momento del bisogno (cfr. per esempio 2 Re 6:26-27; Salmo 12:1), la salvezza che viene solo da Dio (cfr. per esempio Isaia 33:22; Sofonia 3:17).
È evidente in questo contesto di 2 Re 19, si riferisce alla salvezza dai propri nemici, quindi anche dalla morte.
“Salvaci” (hôšîʿēnû - hifil imperativo attivo), la coniugazione del verbo (hifil), indica “causare qualcosa”, o “fare accadere qualcosa”, in questo caso indica: “causaci la salvezza”, questa è la preghiera del re Ezechia.
Ma la cosa interessante è che Ezechia è audace verso il Signore, perché ordina, comanda al Signore di salvare Israele! Infatti, “salvaci” è un imperativo!
Il che trasmette, o mostra, la serietà e la persistenza della sua richiesta, aspetti che tanto spesso mancano nella preghiera dei credenti oggi.
Come lo sono i verbi del v.16, dove troviamo che Ezechia comanda a Dio di porgere l’orecchio e di ascoltarlo, di aprire gli occhi e guardare, di considerare gli insulti del re Assiro Sennacherib che ha rivolto proprio a Lui, il Dio vivente!
Comandare Dio in preghiera sembra sbagliato, raramente lo facciamo, come fa Ezechia nei vv. 16 e 19 con una serie di comandi, ma come in questo caso, ci sono altre preghiere nella Bibbia che nella loro urgenza comandano a Dio di intervenire! (cfr. per esempio Salmo 54:1; 71:2; 80:14).
Anche lo stesso Gesù insegnò ai discepoli a pregare, dopo aver lodato Dio, a chiedere con un comando a Dio il pane quotidiano e il perdono dei peccati!  (Matteo 6:11–12; Luca 11:3–4). 
David Lamb a riguardo scrive: “Potrebbe sembrare imbarazzante durante l’incontro di preghiera della tua chiesa iniziare a dare a Dio una serie di comandi audaci, ma forse questo aiuterà a mantenere svegli i nostri compagni di preghiera. È facile che la preghiera sembri un'esperienza passiva, quasi noiosa, quando dovrebbe sembrare un incredibile incontro con il re di tutta la terra (2 Re 19:19). Sii coraggioso: comanda a Dio in preghiera”.
Ora dare comandi a Dio richiede audacia e fiducia nel fatto che Egli sta effettivamente ascoltando ed è in grado di esaudire le nostre supplicazioni. 
Ma non si tratta di dettare ordini con prepotenza, senza rispetto e riverenza verso Dio, ma di esprimere con urgenza, con forza la propria necessità, con la convinzione che Dio ha il potere e la volontà di intervenire.
Ezechia crede che Dio sia in grado di salvare lui e il suo popolo, anche da una situazione disperata. 
Ezechia supplica Dio di intervenire, dimostrando la sua completa fiducia in lui. 
La Bibbia ci incoraggia a essere audaci in preghiera, mostrando così fiducia in Dio sovrano! 
Ezechia ci ricorda che la preghiera non è un esercizio di rassegnazione, ma un'arma potente a nostra disposizione per essere sostenuti, o soccorsi da Dio.
La preghiera audace non è presuntuosa, o arrogante, ma piuttosto un'espressione di fede in un Dio potente, misericordioso e fedele e nelle Sue promesse.
È un segno di conoscenza profonda di quello che Dio può fare, e di comunione profonda con Lui!
CONCLUSIONE
Contro ogni speranza, il re Ezechia dimostrò una fede incrollabile di fronte all'invasore Assiro. 
La sua incrollabile fiducia in Dio, tradotta in una preghiera audace, trionfò sull'arroganza del nemico, salvando Gerusalemme da una sicura sconfitta.
Dio ha risposto in modo potente e miracoloso alla supplicazione di Ezechia: un angelo del Signore ha colpito l'accampamento Assiro, uccidendo 185.000 soldati (2 Re 19:35-36), terrorizzato da questo evento, Sennacherib ha ritirato il suo esercito e tornò nel suo paese (2 Re 19:36).
Gerusalemme fu così liberata dall'assedio Assiro e il popolo fu salvato.
La preghiera di Ezechia non è solo un racconto biblico, è una testimonianza viva del potere della fede. 
Pensa un attimo: la preghiera di una sola persona ha fatto bene a un’intera comunità e non solo a se stesso!
Un uomo solo, con la sua preghiera ha cambiato il destino di un'intera comunità.
Dio ha risposto alla sua preghiera (2 Re 19:20).
Che anche noi, come Ezechia, possiamo essere strumenti della potenza divina. Che la nostra preghiera di fede e audace, se sincera e profonda, possa toccare i cuori e muovere le montagne e cambiare le circostanze!
Allora intercedi per la tua famiglia! Per i tuoi amici! Per la tua chiesa! Per la tua città! Per la tua provincia! Per la tua regione! Per la tua nazione! Per tutto il mondo!
Questa testimonianza è anche un potente richiamo ai credenti di oggi sull'importanza della preghiera nella guerra spirituale “contro i principati, contro le potenze, contro i dominatori di questo mondo di tenebre, contro le forze spirituali della malvagità, che sono nei luoghi celesti” (Efesini 6:12).
Preghiamo che possiamo vincere contro le tentazioni, gli ostacoli all’evangelizzazione, affinché il regno della luce di Dio possa dissipare sempre di più il regno delle tenebre!
Così ciò che impariamo dalla preghiera di Ezechia è:
1) Dio è potente e può rispondere a qualsiasi preghiera
Non importa quanto difficile, o disperata sia la situazione che viviamo, Dio ha il potere di intervenire e salvarci.
Impariamo anche che:
2) La fede è fondamentale nella preghiera
Ezechia pregò con fede, credendo che Dio potesse salvarlo. 
La sua fede fu premiata.
Così siamo incoraggiati ad avere fede, perché senza fede è impossibile piacere a Dio (Ebrei 11:6).
3) L'audacia è importante nella preghiera
Ezechia non ebbe paura di chiedere a Dio ciò di cui aveva bisogno. 
Non dovremmo nemmeno avere paura di essere audaci nelle nostre preghiere, di chiedere a Dio cose che sembrano impossibili, perché a Dio ogni cosa è possibile (Matteo 19:26), per Dio niente è difficile (Genesi 18:14; Geremia 32:17) può fare al di là di quello che pensiamo o chiediamo (Efesini 3:20).
La preghiera è un'arma potente!
Come la preghiera di Ezechia fu un'arma potente che lo aiutò a vincere i suoi nemici, così può essere potente anche per noi.
La storia di Ezechia è una testimonianza inconfutabile di un Dio che ascolta le preghiere dei giusti, del potere di Dio e dell'importanza di pregare con fede e audacia. 
Quando ci troviamo ad affrontare sfide insormontabili, possiamo rivolgerci a Dio per avere liberazione, guida e protezione.
Dio è potente, fedele e misericordioso, e non ci abbandonerà mai (cfr. per esempio Isaia 41:10).
Anche quando la speranza sembra perduta, la fede incrollabile in Dio può trionfare su qualsiasi avversità, come dimostrato da questa straordinaria storia del re Ezechia di fronte all'invasione Assira.
Oggi, prenditi del tempo per pregare per qualcosa che ti sta a cuore. 
Prega audacemente con fede audacia e vedrai grandi cose da Dio!



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