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Bibbia

"La Bibbia, l'intera Bibbia e nient'altro che la Bibbia è la religione della chiesa di Cristo".
C. H. Spurgeon

Isaia 6:4-13: La conseguenza della visione della gloria del Signore a Isaia

 Isaia 6:4-13: La conseguenza della visione della gloria del Signore a Isaia
Parlando che questo capitolo descrive Dio travolgente, Bob Fyall scrive: “Questo non è un semplice dio, confinato in una località o sfera di attività. Questo Dio regna mentre i poteri umani vanno e vengono. È il sovrano del cielo e della terra, la cui realtà sfolgorante penetra ovunque, qualunque cosa suggeriscano le apparenze esteriori. È essenzialmente santo e richiede santità dai suoi adoratori. Ciò ha implicazioni per la natura del nostro culto. Viviamo in un’epoca non deferente in cui ci relazioniamo in modo informale gli uni con gli altri. Ma spesso dimentichiamo che Dio è “alto ed elevato” e diventiamo molto disinvolti nel nostro approccio a lui. Tremare davanti a Lui non è un atteggiamento che ci riesce facile. A dire il vero, non vogliamo formalità pompose e tradizionalismo morto, e sappiamo che culture diverse esprimono il culto in modi diversi. Eppure, quando Isaia vede il Signore, non è divertente; al contrario, è terrorizzato e lo lascia quasi morto. Allo stesso modo, anche i nostri cuori dovrebbero esprimere vera riverenza quando ci presentiamo davanti a Dio, qualunque cosa assomigli nella nostra cultura”.

Queste parole di Bob Fyall ci fanno riflettere, descrivono quello che Isaia sperimentò davanti la visione della gloria di Dio.

Nel capitolo 6 d’Isaia vediamo la dinamica della consacrazione, come già detto precedentemente nella predicazione dei vv.1-3.

Dai vv.1-3 abbiamo visto la visione della gloria del Signore a Isaia, in questi versetti, vediamo ancora che siamo in questa visione e la conseguenza alla gloria di Dio, come reagì Isaia.

Prima di tutto nella conseguenza della visione della gloria del Signore vediamo:
I LA PURIFICAZIONE DI ISAIA
A) Isaia conobbe e sperimentò la presenza di Dio
Nel v.4 leggiamo: "Le porte furono scosse fin dalle fondamenta dalla voce di loro che gridavano, e la casa fu piena di fumo". 

La presenza di Dio, in mezzo agli uomini a volte era accompagnata da scossoni; per esempio quando Dio scese sul Sinai il monte tremò (Esodo 19:18). 

Così anche il fumo che riempie la casa è la nuvola della gloria di Dio, la manifestazione della presenza di Dio. 

Quella nuvola che guidò Israele nel deserto (Esodo 13:21; 16:10); quella nuvola che riempì il tempio di Salomone all’inaugurazione (1 Re.8:10-11).

B) Chi conosce e sperimenta Dio ha una forte convinzione di giudizio
Nel v.5 è scritto: "Allora io dissi: ‘Guai a me, sono perduto! Perché io sono un uomo dalle labbra impure e abito in mezzo a un popolo dalle labbra impure; e i miei occhi hanno visto il Re, il SIGNORE degli eserciti!’".

Isaia vede la sua situazione molto disperata! 

Si sente perduto (dāmāh), cioè rovinato, distrutto, annientato, morto (cfr. per esempio Salmo 49:12; 20; Osea 4:9)

Così disperata che non si impegna nemmeno a chiedere di essere purificato, o liberato, ma riconosce di essere in una situazione tragica a causa del proprio peccato e perché ha visto il Re, il Signore degli eserciti (cfr. per esempio Giudici 6:22; 13:22). 

Isaia è convinto del suo peccato e del fatto che per Dio è una cosa seria, come vediamo anche da i tanti giudizi menzionati nella Bibbia.

(1) La convinzione di giudizio nasce perché ci confrontiamo con la maestà di Dio
Confrontandoci con Dio non possiamo che vederci piccoli e peccatori! 

Molte persone fanno l’errore di paragonarsi ad altre persone che eticamente sono peggio di loro e quindi non si sentono peccatori! 

Davanti la gloria di Dio noi siamo un niente, vediamo ciò che siamo in realtà!

(2) La convinzione di giudizio nasce perché siamo sopraffatti dalla Sua santità
Di fronte a questo Dio Santo siamo nettamente mancanti e separati, allora ci si sente sopraffatti, meritevoli e convinti di giudizio.

(3) La convinzione di giudizio nasce dal timore di Dio
a) Il timore di Dio nasce dalla consapevolezza del nostro peccato e dalla consapevolezza di chi è Dio

b) Il timore di Dio è il senso di creaturalità di fronte alla maestà di Dio e alla Sua santità
Perciò possiamo dire con Tozer: "Il timore di Dio è il terrore dell’anima colpevole davanti a un Dio Santo”. 
Se non c’è questo non so fino a che punto una conversione sia vera! 

Ma ancora vediamo che:
c) Il timore di Dio nasce perché siamo alla presenza di Dio e quando questa presenza è tangibile come lo è stato per Isaia
Qui noi vediamo che Isaia vide la gloria di Dio, che non è stata semplicemente un’esperienza fatta in un luogo di culto, nel tempio, ma che Dio aprì la saracinesca del cielo e gli fece vedere la Sua gloria!

C) Chi conosce e sperimenta Dio ha una forte convinzione di peccato
Isaia dice nel v.5: "Sono un uomo dalle labbra impure". 

Il primo passo necessario prima di ogni vera confessione del peccato è avere una comprensione della gloria di Dio, del Dio Onnipotente e santo che governa il cielo e la terra e sperimentare questo. 

Il potere trasformante di questa visione non era perché Isaia per la prima volta aveva compreso che Dio è santo, o che ora finalmente ha capito che Dio è un Re onnipotente che governava il mondo. 
Queste erano le concezioni tradizionali di Dio conosciute dal popolo di Dio come leggiamo nel Pentateuco. 

La cosa sconvolgente, che ha cambiato la vita di Isaia e quindi la sua forte convinzione di peccato, è stato che in questa visione Isaia stesso ha sperimentato un incontro personale profondo e potente con Dio, che gli ha permesso di avere un assaggio in prima persona del regno soprannaturale e quindi la consapevolezza di chi è veramente Dio. 

Possiamo conoscere cose su Dio e credergli, ma senza essere consapevoli di quello che è!

Secondo Raymond Ortlund: “La sua professione di fede è stata ortodossa, ma vuota, con poca consapevolezza della grandezza di Dio”.

Isaia fu sopraffatto dall’esperienza travolgente e sconvolgente della maestà gloriosa di Dio che sperimentò in modo chiaro e reale!

Vedendo tutto questo, Isaia subito fu consapevole della propria indegnità! 

(1) Isaia aveva un peccato di lingua
Forse la maldicenza, le bugie, la critica, non lo sappiamo. 

Se mentre dalla bocca dei serafini uscivano parole di lode, Isaia sa che le sue labbra, essendo state create per lodare Dio, in realtà non lo stava facendo, non stava utilizzando le sue labbra in tale servizio! 

Come stiamo usando la nostra bocca? 
Noi siamo chiamati a essere veri adoratori di Dio e non maldicenti, criticoni, offensivi, scurrili e via dicendo.

(2) Forse le labbra impure designano l’impurità dell’intera persona di Isaia
Ciò che esce dalla bocca viene dal cuore dice Gesù nel Vangelo (Matteo 15:18-20). 

Così le labbra sembrano rappresentare le espressioni di un cuore peccatore che non è puro. 

Fino a quel momento Isaia non era consapevole del suo peccato, il suo incontro con Dio cambiò il suo modo di vedersi. 
Alla luce della grandezza di Dio vediamo quando siamo peccatori. 

Giobbe quando sperimentò Dio si pentì dei suoi peccati (Giobbe 42:5-6). 

Pietro disse Luca 5:8: "Signore allontanati da me perché sono un peccatore". 

Davanti a Dio e solo davanti alla Sua luce riesci a vedere ciò che sei veramente! 

Se non hai una giusta consapevolezza di Dio non l’avrai nemmeno di te stesso!

Giovanni Calvino disse: "L’uomo non perviene mai alla conoscenza pura di se stesso fino a quando non abbia contemplato la faccia di Dio e da questa sia sceso a guardare se stesso”.

D) Chi conosce e sperimenta Dio confessa il proprio peccato ed è purificato (vv.6-7)
Nei vv.6-7 leggiamo: “Ma uno dei serafini volò verso di me, tenendo in mano un carbone ardente, tolto con le molle dall'altare. Mi toccò con esso la bocca, e disse: ’Ecco, questo ti ha toccato le labbra, la tua iniquità è tolta e il tuo peccato è espiato’”.

La purificazione avviene con l’esperienza della gloria di Dio, e grazie all’ammissione e confessione del peccato. 

La purificazione segue la confessione e la confessione viene dalla convinzione di peccato di fronte al Dio Santo e giusto giudice. 

Prima siamo convinti di peccato, poi lo confessiamo e Dio ci purifica.
 
1 Giovanni 1:7-10 dice: “Ma se camminiamo nella luce, com'egli è nella luce, abbiamo comunione l'uno con l'altro, e il sangue di Gesù, suo Figlio, ci purifica da ogni peccato. Se diciamo di essere senza peccato, inganniamo noi stessi, e la verità non è in noi. Se confessiamo i nostri peccati, egli è fedele e giusto da perdonarci i peccati e purificarci da ogni iniquità. Se diciamo di non aver peccato, lo facciamo bugiardo, e la sua parola non è in noi”.

Un serafino toglie con le molle dall’altare un carbone ardente gli toccò la bocca e gli disse che l’iniquità è tolta e il peccato è espiato.

Consideriamo:
(1) Il carbone ardente
Per aiutare a capire concretamente che stava rimuovendo la colpa di Isaia, il Signore voleva che Isaia fosse visivamente consapevole di quello che stava accadendo e lo fece con un’azione simbolica. 

Così un serafino prende un carbone dall’ altare e toccò le labbra impure di Isaia, questo indica che dal Signore avviene l’espiazione dopo la confessione di Isaia.

“I due verbi: “ha toccato” e “è tolta” sono coordinati perfetti, sottolineando che appena l'uno è accaduto è accaduto anche l'altro. Isaia non contribuisce a nulla; tutto è di Dio” (Alec Motyer).

C’è chi dice che questo carbone ardente veniva dall'altare dei sacrifici bruciati. 

Mentre altri pensano che è un carbone tratto dall'altare di incenso, perché era all'interno del tempio.

Mentre altri ancora pensano che è più probabile vedere questi come il carbone da sotto il trono di Dio, i carboni stesso che Ezechiele vide nella sua seconda visione (Ezechiele 10:2). 

Comunque sia questi carboni non erano magici, piuttosto un simbolo, rappresentano figurativamente la realizzazione miracolosa della purificazione gratuita di Dio e del Suo perdono (cfr. per esempio Malachia 3:2-3). 

Quindi un serafino toglie con le molle un carbone ardente:
(2) Dall’altare
Andrew Davis scrive: “Il Signore della gloria è anche il Signore della grazia, e invece di uccidere il peccatore come merita, comanda che Isaia sia purificato”.

L’altare ricorda il luogo dove venivano offerti i sacrifici per l’espiazione dei peccati, i sacrifici venivano bruciati con il fuoco (Levitico 6:2). 

Solo Dio può purificarci dai nostri peccati! 
Questo è stato un atto di grazia di Dio, Isaia non ha fatto nulla per compiere la sua espiazione. 
Solo Dio è l'autore dell’espiazione e il serafino non è che il Suo messaggero!

Il carbone ardente è simbolo di tutto ciò che rappresenta l’altare, si riferisce alla purificazione e al fatto che la pena per il peccato è stata pagata da un sostituto offerto al posto del peccatore, la vittima sacrificale. 

Il sacrifico veniva posto sull’altare e tramite questo sacrificio sostitutivo, Dio veniva soddisfatto ed il peccato espiato (Levitico 17:11). 

L’espiazione (Kipper) è una dottrina importante nella Bibbia e significa nascondere, coprire i nostri peccati e la colpa viene rimossa. 

Tramite l’espiazione Dio restituisce al peccatore la posizione di giusto e lo assicura del Suo perdono e Dio è soddisfatto. 

La rimozione della colpa indica che la punizione conseguente non sarà effettuata come giustamente credeva Isaia. 

L'espiazione significa che l'ira di Dio e il peccato sono rimossi e che la comunione con Dio è ora possibile per servirlo. 

John Mackay scrive: “Il linguaggio sacrificale dell'altare e dell'espiazione non può essere adeguatamente compreso senza Gesù Cristo. Isaia e i suoi contemporanei vissero in un'epoca che conosceva solo la prefigurazione della missione del Messia, ma ora abbiamo il privilegio di una comprensione più profonda di tutto ciò che è coinvolto nel piano divino di salvezza”.

Per noi oggi, Gesù Cristo è la nostra espiazione, è stato dato sull’altare della croce per l’espiazione dei nostri peccati. 

Gesù è il sacrificio propiziatorio! (Romani 3:23:26; 1 Giovanni 2:1-2), Lui giusto è morto per gli ingiusti! (1 Pietro 3:18).

Isaia si vide senza speranza a causa del peccato, come del resto noi, ma vediamo che Dio mostra la Sua profonda e immensa grazia, e questo lo portò insieme alla maestà e alla santità di Dio, alla consacrazione. 

Isaia era ora pronto a servire il Signore. 
Per coloro che pensano che Isaia già serviva il Signore, questo atto di purificazione serve affinché Isaia possa servire Dio in una misura migliore di quanto avesse fatto fino a quel momento, o elevarlo alla dignità superiore in modo tale che avrebbe avuto un’influenza maggiore sul suo popolo. 

Sappiamo che se evangelizziamo, ma non viviamo ciò che predichiamo non ha molta influenza sui nostri ascoltatori!

In secondo luogo vediamo:
II LA CONSACRAZIONE
Sempre John Mackay scrive: “Una volta purificato, il profeta non è più sopraffatto dalla consapevolezza della sua inadeguatezza personale. Egli accetta e riposa nel provvedimento che Yahweh aveva fatto per i suoi bisogni spirituali, e così è pronto a offrire se stesso per il servizio, non con il coro serafico, ma sulla terra”.

Il profeta risponde positivamente e con entusiasmo alla domanda del Signore che non era una chiamata profetica diretta.

Isaia 6 è l'unico caso di una chiamata profetica dove non c'è chiamata diretta da parte di Dio. 

In questo senso sembra che in questa circostanza Isaia fu un soldato volontario e non di leva per una missione importante! 

Ha ceduto la sua volontà a quella di Dio senza sapere ancora che cosa comportasse quella chiamata, quella missione! Il Signore gli è lo rivela dopo.

Isaia non prende scuse come Mosè o Geremia (Esodo 3:11; 4:1,10; Geremia 1:6), ma si dona volontariamente per servire Dio. 


L’esperienza sconvolgente della gloria ha preparato Isaia per il suo difficile compito profetico di richiamare l’Israele peccaminoso di nuovo a un giusto rapporto con Dio. 

Isaia avrebbe avuto da quel momento in poi un ministero di predicare la gloria di Dio, il potere sovrano di Dio e il suo giudizio a un popolo ribelle, ma anche alle nazioni. 

L'intera scena si addice alla solennità del messaggio che darà Isaia, l'attenzione è diretta al Signore, come Colui che solo è sovrano, che può creare e distruggere, e nelle cui mani è la storia di tutti gli uomini e le nazioni. 

Quindi vediamo la consacrazione di Isaia e da questa impariamo che:
A) La consacrazione nasce dalla comunione con Dio (v.8)
Nel v.8 leggiamo: "Poi udì la voce del Signore…".

Isaia udì la voce di Dio e si consacrò nel servizio dopo che mise a posto la sua vita morale. 

Ci sono credenti che chiudono le orecchie alla voce di Dio, ma il vero discepolo apre l’orecchio a Dio e non è ribelle, non si tira indietro dice Isaia 50:4-5. 

Dopo aver risolto il problema del peccato, ora Isaia può sentire la voce di Dio e consacrarsi a Dio, quel Dio che ha conosciuto e di cui è rimasto sconvolto. 

Il peccato c’indurisce ci rende sordi alla voce di Dio. 

Non sto parlando ovviamente di sentire in senso materiale la voce di Dio, ma nel senso che ci fa capire quale è la Sua volontà, la Sua passione. 

Tante volte Dio non ci parla, ma altre volte siamo noi che non lo sentiamo a causa del peccato e non lo serviamo perché siamo induriti dal peccato! 

Geremia si rivolge ai Giudei chiedendo che possano ascoltare e dice tra le altre cose che hanno orecchi, ma non odono. 
Sapete perché? Perché avevano peccato allontanandosi da Dio seguendo altri dèi! (Geremia 5:20-21). 

È impossibile essere consacrati al Signore se non siamo in comunione con Dio, e per essere in comunione con Dio dobbiamo mettere a posto la nostra vita! 

È impossibile avere comunione con Dio se camminiamo nelle tenebre!

1 Giovanni 1:5-6 dice: "…Dio è luce è in Lui non ci sono tenebre. Se diciamo che abbiamo comunione con Lui e camminiamo nelle tenebre, noi mentiamo e non mettiamo in pratica la verità".

B) La consacrazione è donazione di se stessi
Donare se stessi completamente a Dio in un modo vivente!

Paolo in Romani 12:1 dice: "Vi esorto dunque, fratelli, per la misericordia di Dio, a presentare i vostri corpi in sacrificio vivente, santo, gradito a Dio; questo è il vostro culto spirituale". 
Dio vuole che noi andiamo da Lui con il chiaro intento che desideriamo e serviamo solo Lui!

Se lo amiamo veramente ci doneremo a Lui completamente, tutti gli altri desideri saranno sottoposti a questo e a promuovere la gloria di Dio in ogni campo della nostra vita! 
Questa deve essere la motivazione a servire il Signore: l’amore per Lui per la Sua gloria! 

Non è solo quello che fa un uomo che determina se il suo lavoro è sacro o profano, ma perché lo fa. 
Il motivo è tutto! Potremmo avere motivazioni carnali! 

Da quel momento in poi Isaia si donò e servì il Signore, secondo alcuni fu condannato al martirio dal re Manasse. 

Giustino Martire (100-165d.C.) scrisse che Isaia fu tagliato a pezzi con una sega.

C) La consacrazione è identificazione
Ci sono credenti che sono presi da tante preoccupazioni: lavoro, famiglia, sport, e così via, ma non per l’opera di Dio per gli interessi di Dio! 

Identificazione significa sentirsi tutt’uno con un’altra persona, implica che:
(1) Le sofferenze e le gioie dell’uno sono dell’altro
(2) I progetti dell’uno sono dell’altro
(3) C’è fedeltà
(4) L’uno vive per l’altro
(5) Si è preoccupati per l’onore dell’altro

Dio fece una domanda come leggiamo nel v.8: "Chi manderò e chi andrà per noi?".

Dio non ordinò ad Isaia di andare a predicare al Suo popolo, ma Isaia che conobbe Dio e che fu toccato dalla Sua grazia, dalla certezza del Suo perdono, e non dalla fiducia in se stesso, si coinvolse nei piani di Dio e disse: "Eccomi manda me" (v.8).

Ancora John Mackay dice: “Non è un presuntuoso ‘andrò’, ma una richiesta sottomessa che indica che è pronto a eseguire qualsiasi incarico il re gli assegni”.


Dunque:
D) La consacrazione è azione
"Eccomi manda me" implica questo.

Isaia ha conosciuto il Signore, è stato purificato e si mise a servirlo! 

Se abbiamo conosciuto veramente il Signore e se siamo stati purificati da Lui, allora dovrebbe essere una cosa normale servirlo. 

La suocera di Pietro è stata guarita dalla febbre da Gesù e si mise a servirlo. (Matteo 8:14-15). 

Possiamo fare tante preghiere di consacrazione, possiamo sentire il peso delle anime perdute, il peso per Dio, il desiderio che il Suo nome sia conosciuto tra le genti, ma tutto ciò è nullo se non c’è la tua azione là dove Dio ti ha messo! 

Il credente è unito a Cristo, ora se siamo uniti a Cristo dovremmo essere uniti nell’azione con Lui che è quello di salvare le anime per la Sua gloria, perché Lui è impegnato in questa opera! 

Inoltre possiamo dire: "Si Signore manda me! Ti voglio servire!" 

Ma siamo davvero disposti a fare ciò che Lui ci chiama a fare? Siamo disposti a servire il Signore anche senza successo? 

La missione di Isaia era quello di predicare senza che il popolo doveva capire! 

Nei vv.9-13 leggiamo: “Ed egli disse: ‘Va', e di' a questo popolo: -Ascoltate, sì, ma senza capire; guardate, sì, ma senza discernere!- Rendi insensibile il cuore di questo popolo, rendigli duri gli orecchi, e chiudigli gli occhi, in modo che non veda con i suoi occhi, non oda con i suoi orecchi, non intenda con il cuore, non si converta e non sia guarito!’ E io dissi: ‘Fino a quando, Signore?’ Egli rispose: ‘Finché le città siano devastate, senza abitanti, non vi sia più nessuno nelle case, e il paese sia ridotto in desolazione; finché il SIGNORE abbia allontanato gli uomini, e la solitudine sia grande in mezzo al paese. Se vi rimane ancora un decimo della popolazione, esso a sua volta sarà distrutto; ma, come al terebinto e alla quercia, quando sono abbattuti, rimane il ceppo, così rimarrà al popolo, come ceppo, una discendenza santa’”.

Una missione di giudizio senza che nessuno si doveva convertire!

Invece di portare la convinzione, umiltà, e la confessione dei peccati, la predicazione di Isaia doveva avere l'effetto primario di indurimento delle persone

Perché questo? Sembra che queste persone hanno più volte scelto di rifiutare di seguire Dio, dunque, Dio ha deciso che questo è il momento opportuno per punire queste persone indurite. 

Per la maggior parte di loro è passato il tempo del pentimento, il tempo del giudizio è vicino. 
Ora non è più il momento per loro di vedere, capire, e di essere guarito, tale possibilità è stata offerta, ma ora è passata. Ora accadrà il giudizio. 

Coloro che pensano di Dio come Colui che offre solo la grazia e la misericordia può avere difficoltà ad accettare questa immagine di Dio. 

Il popolo aveva avuto molte opportunità di pentirsi in passato, quando il pentimento era possibile, così Dio non è ingiusto nel punire loro a questo punto. 

Ma Dio aveva, da questo giudizio, comunque dei piani quello di tirare fuori una discendenza santa con il giudizio degli Assiri e dei Babilonesi (vv. 11-13; cfr. per esempio 2 Re 17:24-25; 2 Re 24-25; Isaia 36-37). 

Dopo, quando il bosco sarà stato abbattuto e anche i ceppi rimanenti saranno bruciati, uno di quei ceppi avrà ancora vita in esso, una discendenza santa verrà fuori! 
O si riferisce a una parte del popolo secondo la promessa fatta ad Abramo (Genesi 12:1-3), oppure a Gesù (Isaia 4:2; 11:1). 

Isaia accetta un compito difficile, non si tira indietro e noi grazie alla sua fedeltà, abbiamo oggi il suo libro importante ventisette secoli dopo.
 
La nostra chiamata è essere fedeli anche nelle difficoltà (2 Corinzi 6:4-10). 

La nostra chiamata, non è avere successo, ma essere fedeli a Dio! 
1 Corinzi 4:1-2 dice: "Così, ognuno ci consideri servitori di Cristo e amministratori dei misteri di Dio. Del resto, quel che si richiede agli amministratori è che ciascuno sia trovato fedele".

CONCLUSIONE
Da questo esempio si potrebbe proporre il principio teologico che la chiarezza e la consapevolezza della gloria di Dio è direttamente legata alla chiarezza della chiamata e alla disponibilità a sottomettersi umilmente e servire Dio come Dio vuole. 

Se non è chiara e se non siamo consapevoli della gloria di Dio, sarà confusa o compromessa anche il nostro servizio! 

Questo racconto inizia con una visione di Dio (Isaia 6:1-4), in cui viene enfatizzato la sua maestà, la trascendenza e di santità. 

Poi segue il grido di disperazione di Isaia, dovuta alla consapevolezza dei propri peccati davanti l’Iddio glorioso (Isaia 6:5). 

Ma sorprendentemente, Dio nella Sua grazia non è disposto a consumare Isaia, perché uno dei ministri fiammeggiante di Dio viene al profeta con un carbone ardente dall'altare e lo purifica dai peccati (Isaia 6:6-7). 

Solo allora la voce di Dio può essere sentita ed Isaia si coinvolge volontariamente per l’opera di Dio rendendosi disponibile per la missione di Dio (vv.8-10). 

L’esperienza reale e personale della gloria di Dio fu così forte per Isaia nel profondo del suo essere che si consacrò a Dio! 

Abbiamo noi mai avuto un incontro con Dio nel nostro cuore? 
Lo puoi vedere se stai servendo Dio e come lo stai servendo! 
Alcuni pur dicendosi credenti non sono consacrati a Dio, conoscono la verità, ma non hanno avuto una reale esperienza con Dio, i loro cuori sono vuoti. 

Tozer parlando della vera esperienza cristiana che deve includere un reale incontro con Dio dice: “Senza di esso, la religione non è che un’ombra, un riflesso della realtà, una brutta copia di un originale posseduto un tempo da qualcuno di cui abbiamo udito parlare”. 

Noi dobbiamo pregare che possiamo avere un’esperienza profonda con Dio, in modo tale da essere consapevoli della Sua gloria! 

Indubbiamente ci sarebbe più timore, più consacrazione, più santificazione!

Inoltre guardando la Sua gloria possiamo essere rinnovati spiritualmente da Dio! 

Se sei scarico, spiritualmente fiacco guarda alla gloria di Dio e sarai rinnovato, risvegliato, ristabilito! 

Ma dobbiamo stare attenti come oggi viene interpretato il concetto di avere un rapporto intimo e personale con Dio! 

Molti anni fa J. B. Phillips ha scritto un libro dal titolo: “Il tuo Dio è troppo piccolo.” 
Il titolo dice tutto. Phillips sosteneva che soprattutto gli evangelici con il loro accento corretto sulla realtà di un rapporto intimo e personale con Dio, sono in pericolo nel crearsi un Dio che esiste solo per servire loro. 
Nei cinquant'anni successivi dal momento che il libro uscì, la tendenza è andata, sempre più, in senso contrario da quello che Phillips diceva, compreso oggi. 

Abbiamo fatto di Dio il nostro buon amico nel cielo, o di un nonnetto saggio, di una specie di Babbo Natale che dispensa sempre buoni doni, che ci deve sempre servire come noi desideriamo a ogni nostra richiesta!

Ma Dio non viveva per Isaia, Isaia cominciò a vivere per Dio! 

Noi oggi abbiamo bisogno di riscoprire e di fare una vera esperienza, un incontro personale e reale con l’Iddio glorioso che sconvolse Isaia senza confondere, o illudersi che questa esperienza, o rapporto personale significhi che Dio diventi il nostro maggiordomo! 


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