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Bibbia

"La Bibbia, l'intera Bibbia e nient'altro che la Bibbia è la religione della chiesa di Cristo".
C. H. Spurgeon

Salmo 63:5-8: La soddisfazione di Davide

 Salmo 63:5-8: La soddisfazione di Davide
John Piper afferma: "Dio è più glorificato in noi quando siamo più soddisfatti in lui". 
Secondo questa affermazione lapidaria, non dovremmo cercare la soddisfazione nei piaceri di questo mondo, ma in Dio! 
In questo modo Dio è glorificato.
Davide lo stava vivendo! Davide cercava ed era soddisfatto in Dio!
Ricordiamo il contesto.
Davide era nel deserto (v.1), quando era re (v.11), quando fuggiva dal figlio Absalom che si era ribellato a lui per essere il nuovo re (2 Samuele 15:23, 28; 16:2,14; 17:16).
Davide fu costretto a lasciare Gerusalemme, dovette fuggire per salvarsi la vita, e a un certo punto di quella fuga da Gerusalemme, lui e la sua compagnia si trovarono in un deserto. 
Il desiderio suscitato da questo luogo desolato, era un desiderio molto più profondo di qualsiasi altra cosa, il desiderio di Dio, un desiderio ardente e prioritario (vv.1-4).
Nei versetti 5-8 vediamo il desiderio permanente di Davide che aveva di Dio con la sua soddisfazione in Lui.
Cominciamo a considerare:
I LA CERTEZZA DI DAVIDE (v.5) 
Nel v.5 leggiamo: “L'anima mia sarà saziata come di midollo e di grasso, e la mia bocca ti loderà con labbra gioiose”.
Noi vediamo qui la fede di Davide, è certo che la sua anima sarà soddisfatta.
La fede è aspettare con certezza che Dio opererà (cfr. per esempio  Matteo 9:27-30; Marco 5:25-34; Ebrei 11:6).
Vediamo:
A) Il paragone 
Nel v. 5 leggiamo:“L'anima mia sarà saziata come di midollo e di grasso”.
Davide paragona la soddisfazione dei suoi desideri interiori e spirituali, con il banchettare con i cibi migliori.
Metaforicamente, Dio nutre l'anima affamata con cibo ricco e abbondante (cfr. per esempio Deuteronomio 32:14; Salmo 22:26; 23:5; 36:8; Isaia 25:6; 55:2; Geremia 31:14). 
La certezza di Davide si riferisce a una soddisfazione che proviene dal rapporto e quindi dalla presenza di Dio, ed è paragonabile a quella di un uomo affamato che si è seduto a un banchetto di cibo ricco e migliore e una volta finito di mangiare è più che soddisfatto. 
Non c'è soddisfazione più profonda di quella di essere saziati dalla presenza di Dio nella nostra vita!
Nel Salmo 16:11 Davide rivolgendosi al Signore, dice: “Tu m'insegni la via della vita; vi son gioie a sazietà in tua presenza; alla tua destra vi son delizie in eterno”.
Davide parlava di una soddisfazione che pochi conoscono, anche tra i credenti.
Spurgeon diceva: "C'è nell'amore di Dio una ricchezza, una sontuosità, una pienezza di gioia che riempie l'anima, paragonabile al cibo più ricco con cui il corpo può essere nutrito".
Davide, dunque, usa la metafora di un banchetto regale preparato con i cibi scelti, midollo e grasso rappresentano l'alimento migliore. 
“Midollo” (ḥēleb) si riferisce alla parte più fine, migliore, cioè, l'estensione figurata del grasso come porzione scelta, migliore (cfr. per esempio Numeri 18:12,29; Deuteronomio 32:14; Salmo 81:16), di un'offerta (cfr. per esempio Genesi 4:4; Levitico 4:26) che erano gradite al Signore. 
Il grasso era la parte di un'offerta riservata a Dio (cfr. per esempio 1 Samuele 2:15, 16), e non doveva essere mangiato dagli uomini (cfr. per esempio Levitico 3:17; 7:23-25).
Il “grasso” (dešen) è il cibo caratterizzato da ricchezza e pienezza di sapore.
Il grasso, era un taglio di carne, in un tempo in cui la carne era merce rara nella dieta della maggior parte delle persone (allevatori compresi), era considerata particolarmente preziosa e saziante (cfr. Giudici 9:9; Giobbe 36:16; Salmo 22:29; 36:8;65:11; Isaia 55:2; Geremia 31:14). 
Ma questa parola è usata anche per indicare la cenere grassa, ossia la legna bruciata dell'altare imbevuta, o mescolata con il grasso del sacrificio animale (cfr. per esempio Levitico 1:16; 4:12; 6:3-4; 1 Re 13:3,5; Geremia 31:40).
Indica le benedizioni spirituali di Dio come l'abbondanza, la grassezza, la ricchezza del cibo, o della tavola elargite gratuitamente al Suo popolo che risponde (cfr. per esempio Salmo 36:8; Isaia 55:2).
Davide probabilmente ricordava i banchetti maestosi di cui godeva come re d'Israele. 
Con questo sfondo regale, ricordò al proprio cuore che solo Dio poteva soddisfare i veri desideri della sua anima, come ha ricordato anche Gesù alla Samaritana con la metafora dell’acqua (cfr. per esempio Giovanni 4:13–14; 6:35). 
“Saziata” (tiśbaʿ) è in enfasi, Davide sottolinea che la sua anima sarà saziata, cioè soddisfatta, appagata, riempita, come quando ti nutri abbastanza di buon cibo e quindi i bisogni fisici sono soddisfatti in abbondanza.
È uno stato di pienezza, il risultato dell'aver mangiato o bevuto in modo più ceh soddisfacente.
Dio provvedeva il cibo al Suo popolo che mangiava e si saziava (cfr. per esempio Esodo 16:12, 18; Salmo 37:19; 81:16).
Così Israele, aveva abbastanza carne (quaglia) da mangiare nel deserto, più che sufficiente (Esodo 16:8,12); in Canaan Israele sarebbe stato soddisfatto di ogni tipo di cibo e bevanda (Deuteronomio 6:11).
La parola assume un significato teologico come indicazione piuttosto frequente del godimento, o del conferimento dei benefici della salvezza del Signore, vediamo la combinazione “mangiare e saziarsi” e di conseguenza il popolo non dovrà dimenticare il Signore, ma temerlo, servirlo e benedirlo (cfr. per esempio Deuteronomio 6:11-13; 8:10-14; 11:15-16; 31:20; 2 Cronache 31:10; Neemia 9:25; Salmo 22:27; 37:19; 78:29; Gioele 2:26).
Ma qui è l’anima di Davide che sarà saziata.
“Anima” (napšî) come al v.1, si riferisce all’essenza della vita, al sè interiore di una persona, all’essere interiore che pensa, sente, vuole e desidera (cfr. per esempio Genesi 34:3; Giudici 10:16; Proverbi 14:10; Ezechiele 25:6), ai desideri più profondi della sua anima verso Dio che saranno pienamente soddisfatti.
Solo Dio può soddisfare i nostri desideri più profondi!
La soddisfazione della nostra anima non è nelle cose di questo mondo, ma nella presenza di Dio!
Solo Dio soddisfa l’anima nostra! Perché è stata creata da Lui e per Lui!
Agostino pregava: "Il nostro cuore è inquieto finché non trova riposo in te".
Davide aveva sperimentato in passato, la presenza di Dio in potenza e gloria, ora il deserto intensificò il suo desiderio di sperimentarli di nuovo.
Dio era stato l'aiuto di Davide molte volte in passato, ora nel deserto desiderava ancora una volta sperimentarlo nella forma tangibile dell'aiuto.
Poiché Dio è immutabile, chi lo ha trovato sa che è capace di soddisfare i suoi desideri nel presente come ha fatto nel passato e crede che continuerà a soddisfarlo completamente anche nel futuro.
Questa soddisfazione avrà una conseguenza, vediamo quindi:
B) Il prodotto 
Il prodotto dell’anima sua saziata sarà la lode a Dio!
Sempre al v.5 è scritto:”E la mia bocca ti loderà con labbra gioiose”.
Allan Harman scrive: “L'idea è che la presenza di Dio è come il più ricco dei cibi, e un cuore soddisfatto traboccherà di lodi”.
La bocca di Davide che loda Dio contrasta con le bocche dei suoi avversari, dei bugiardi che sarà messa a tacere (Salmo 63:11).
Il verbo “loderà” (yĕhallel -piel imperfetto attivo) esprime l’intensità dell’azione, ed è la risposta entusiasta e naturale alla provvidenza di Dio, e alla soddisfazione della sua anima, di cui Davide è certo che avverrà in futuro.
Willem VanGemeren a riguardo scrive: “La ‘lode’ è la risposta della fede nelle perfezioni di Dio in relazione al suo popolo. Si aspetta che il Signore venga a tempo debito provvedendo abbondantemente ai suoi bisogni”.
Il Dio di grazia e misericordioso, non arriva sempre quando vogliamo noi, ma arriva comunque sempre al tempo giusto, soccorre nel momento opportuno! (cfr. per esempio Ebrei 4:14-16). 
“Loderà” è esaltare la grandezza di Dio, o le Sue opere come atto di adorazione.
Il modo come Davide loderà Dio è: con labbra gioiose (wĕśiptê rĕānnôt), indica un grido gioioso!
Chi ha sperimentato Dio come Davide, sa benissimo che è più soddisfacente del sesso, del denaro, del potere, della lode, della popolarità, del lusso e persino della vita stessa!!
Non c'è da stupirsi che Davide lo cerchi e lo lodi! Così anche tutti coloro che hanno sperimentato Dio!
Anche quando passeremo per “il deserto”, nel senso che saremo dentro i problemi più complicati, o nella sofferenza più dura, Davide c’insegna ad avere fede e ad aspettarci che Dio operi un cambiamento nelle nostre brutte circostanze.
Possiamo credere che la potenza, la gloria, la bontà e l’aiuto di Dio sono lì anche quando non le vediamo! 
Ci possiamo aggrappare a Dio anche quando non vediamo alcuna prova che le Sue forti mani ci tengono saldamente stretti a Lui!
In questi versetti vediamo ancora:
II LA CONSIDERAZIONE DI DAVIDE (v.6) 
Nel v. 6 leggiamo: “Di te mi ricordo nel mio letto, a te penso nelle veglie notturne”.
Davide stava dicendo che quando non dormiva tranquillamente, quando era preoccupato, pensava a Dio.  
Così Davide non solo cercava Dio fin dalle prime luci dell’alba, come leggiamo al v.1, ma anche nelle veglie notturne quando non dormiva (cfr. anche Salmo 119:148).
“Veglie notturne” è un’unità di tempo divisibile della notte, non specificata (cfr. per esempio Salmo 90:4; 119:148; Lamentazioni 2:19).
Il commentatore Warren Wiersbe osserva che "gli ebrei avevano tre veglie notturne, dal tramonto alle dieci, dalle dieci alle due e dalle due all'alba".
Ma la forma plurale di “veglie notturne” è “un'espressione che sottolinea il lento procedere delle ore” (Kidner).
È vero! Quando uno non riesce a riposare, per una preoccupazione, o per sofferenza, sembra che quella notte non passa mai!
È comprensibile che Davide in quel periodo non aveva un sonno facile, perché fuggiva dal figlio ribelle Absalom che voleva il suo trono. 
Ma mentre giaceva sveglio sul letto, si concentrava su Dio, durante le veglie notturne, il re turbato meditava su Dio.
“Il sonno è un momento in cui un essere umano è il più vulnerabile ad attacchi a sorpresa e ferite. È anche soggetto a incubi e terrore. Nel Salmo 6:6, il letto è un luogo inzuppato di lacrime. Ma qui, colui che prega può ricordare e meditare su Dio al riparo delle ali di Dio e trovare riposo” (DeClaissé-Walford, N., & Tanner, B.).
La notte è il momento in cui siamo più vulnerabili, sia fisicamente che emotivamente. 
Per qualche motivo, di notte siamo più soggetti alla paura, all’ansia e all’angoscia, ma possiamo trovare conforto in Dio!
Albert Barnes scriveva: “Spesso quando siamo inquieti sui nostri letti, quando nient'altro cullerà il corpo a riposare, il pensiero di Dio, la contemplazione della sua grandezza, della sua misericordia e del suo amore, il dolce senso di una certezza del suo favore, ci calmerà e ci farà sprofondare in un dolce riposo”.
Nel silenzio e nelle pene della notte (cfr. per esempio Salmo 6:6; 16:7), Davide si ricorda (ricordo - zĕkartî- qal perfetto attivo), cioè richiama alla mente, tiene a mente, pone attenzione, considera e medita (penso - ʾehgeh – qal imperfetto attivo) su Dio, cioè medita, riflette profondamente su Dio.
“Penso”, sottolinea la riflessione su ciò che viene richiamato alla mente.
Il senso di questa parola (penso - ʾehgeh) è quella di mormorare, sussurrare, cioè parlare a bassa voce con se stessi ragionando su Dio; è la stessa parola del Salmo 1:2 dove si parla di meditare giorno e notte sulla legge del Signore.
La meditazione su Dio deve avvenire attraverso la Sua rivelazione, le Sacre Scritture, la Bibbia!
Non è una meditazione immaginaria soggettiva, ma riguarda la meditazione su basi storiche rivelate da Dio su Se Stesso registrate nella Sua Parola, la Bibbia.
Nel ricordare Dio, Davide medita, riflette profondamente e costantemente su Dio, quindi chi è, cosa ha detto e in modo particolare sulle Sue opere potenti, cosa ha fatto nel passato (v.7; cfr. per esempio Salmo 77:11-13; 143:5).
La meditazione è importante come ci ricorda Thomas Watson: “Il cuore è duro e la memoria sfuggente, e senza la meditazione tutto è perduto; la meditazione imprime e fissa una verità nella mente. Senza la meditazione, le verità che conosciamo non influenzeranno mai il nostro cuore".
Così anche Eddie Dobson afferma sull’importanza della meditazione: “Oggi le chiese non insegnano e non predicano la meditazione biblica. Di conseguenza, i cristiani sono deboli, anemici.... La meditazione biblica deve diventare parte integrante della vita di un cristiano se vuole essere un cristiano radioso e vittorioso”.
Quindi, l'intensa devozione a Dio di Davide è quindi dimostrata dal fatto che si ricordava di Dio e meditava su di Lui anche di notte. 
Era un uomo con una mente che cercava il Signore sempre, perché Dio era Colui che soddisfaceva la Sua anima.
In terzo luogo vediamo:
III IL CANTO DI DAVIDE (v.7) 
Nel v. 7 leggiamo: “Poiché tu sei stato il mio aiuto, io esulto all'ombra delle tue ali”.
Davide, benchè fosse molto provato nel deserto in fuga dal figlio, esulta all’ombra delle Sue ali.
Nella sofferenza, nelle prove possiamo lamentarci, oppure lodare Dio!
James Hamilton scrive: “Dio ha aiutato Davide in passato e si è affermato come suo aiuto. Così Davide afferma che continuerà a rifugiarsi sotto le ali di Dio, dove canterà le lodi di Dio nonostante le circostanze difficili che lo hanno spinto a cercare rifugio. Il grande potere e l'amore incrollabile di Dio eclissano le difficoltà di Davide e lo invitano ad adorare”.
Quindi noi vediamo due aspetti in questo versetto.
Il primo aspetto è:
A) Il canto di gioia di Davide
“Io esulto all'ombra delle tue ali” (v.7).
Infatti, “esulto” (ʾărannēn – piel imperfetto attivo) è un'espressione forte di gioia, è cantare di gioia (cfr. per esempio 1 Cronache 16:33; Salmo 5:11; 20:5; 32:11; 33:1; 59:16; Isaia 12:6).
Questa parola indica anche esaltare, o lodare il Signore (cfr. per esempio Isaia 26:19; 35:2; 52:8; Geremia 31:12; 51:48).
Il verbo “esulto” (ʾărannēn – piel imperfetto attivo) indica un’azione intensa.
Dio suscita grida di gioia di lode in Davide in risposta ai Suoi atti di redenzione. 
Come in questo contesto, questa parola in alcuni versetti dell’Antico Testamento, è associata spesso agli atti salvifici, o di liberazione del Signore, queste azioni sono motivo di esultanza, di canto di gioia (cfr. per esempio Salmo 47:1-3; 81:1-6; 98:1-4; 107:19-21; Isaia 44:23; 49:13).
“All'ombra delle tue ali” non significa che Dio ha le ali, ma è un’immagine per indicare la protezione, il rifugio come di una madre uccello che protegge i suoi piccoli, sotto le cui ali cercano rifugio al momento del pericolo (cfr. per esempio Salmo 17:8; 36:8; 57:2; 61:5; 91:4).
Steven Lawson scrive: “Davide stava sicuramente cuocendo sotto il caldo sole del deserto. Trovava sollievo occasionale nell'ombra che portava conforto e pace. Questa ombra rinfrescante era esattamente ciò che Dio era per la sua anima turbata. Sotto il calore infuocato delle prove, trovò sollievo all'ombra della presenza di Dio. Questa ombra divina, in grado di proteggerlo da ogni paura e ansia, è paragonata al modo in cui una madre uccello protegge i suoi piccoli sotto le sue ali. Dio era la forza e l'incoraggiamento di Davide in questa dura prova”.
Inoltre, la parola “ombra”, oltre all’immagine di protezione, era nelle nazioni intorno a Israele, ma anche in Israele stesso, un’immagine di “regno” (cfr. per esempio Giudici 9:15; Isaia 30:2-3; Lamentazioni 4:20).
Quindi “l'ombra delle tue ali” potrebbe quindi unire le idee del Signore come “Re” e come protezione per chi fa parte del Suo regno (cfr. per esempio Deuteronomio 32:10-11). 
Così come anche “le ali” salvifiche del Signore che liberò Israele dal tiranno faraone e lo portò con “le sue ali” attraverso il deserto fino al Sinai (Esodo 19:4; Deuteronomio 32:11).
Se appartieni a Dio, se fai parte del Suo regno, puoi certamente contare sul Suo aiuto in mezzo ai tuoi problemi, alla tua sofferenza.
Dio si prende cura di te come una madre uccello fa con i suoi piccolo e ti porta in un luogo di sicurezza.
Quindi vediamo:
B) La causa del canto
La gioia è in Dio, che ama in modo fedele come dimostrato dal Suo aiuto.
Davide ha sperimentato l’aiuto di Dio nelle crisi precedenti.
Sempre nel v.7 leggiamo:“Poiché tu sei stato il mio aiuto”.
“Aiuto” (ʿezrātâ) è assistenza, sostegno, soccorso, il provvedere ciò che è necessario a un altro (cfr. per esempio Giudici 5:23; 2 Cronache 28:21; Giobbe 6:13; Salmo 22:19; 38:22; 40:17; 60:11; 70:1; 71:12; 108:12; Isaia 10:3; 20:6; 31:1-2; Geremia 37:7; Lamentazioni 4:17).
Secondo lo studioso John Goldingay, questa parola in passaggi come il Salmo 44:26 e 46:1,5, mostra come aiutare non denota assistere le persone che stanno facendo la loro parte, ma liberare le persone quando sono indifese, persone come i bisognosi e i deboli, che non hanno potere né risorse (cfr. anche Salmo 72:12). 
Così "aiuto" suggerisce una persona potente che intraprende un'azione decisiva per conto di una persona debole e impotente che ha un disperato bisogno di lui, in questo caso Dio.
Allen Ross scrive: “Dio fa per lui ciò che lui non può fare per se stesso: Dio è l'aiutante per eccellenza! Senza l'aiuto divino il salmista sarebbe lasciato ad appassire nell'arido deserto”.
Così ciò che vediamo è: Dio non è un’idea, ma una realtà, un aiuto pratico sempre pronto nelle nostre difficoltà! (Salmo 46:1).
È interessante che quando il termine è usato in un contesto in cui l'aiuto viene dagli uomini e dalla potenza militare, il risultato è sempre negativo, o inefficace (cfr. per esempio Giudici 5:23; Isaia 20:6).
Invece l’aiuto di Dio, è l’aiuto potente ed efficace di Colui che ha fatto il cielo e la terra (Salmo 121:1-2).
Pertanto affidiamoci a Dio e in nessun altro!
Infine vediamo:
IV LA CONSACRAZIONE DI DAVIDE (v.8) 
v.8: “L’anima mia si lega a te per seguirti”.
Questa è davvero una frase che ogni credente dice, una conseguenza di chi ha sperimentato Dio, di coloro che sono soddisfatti in Lui e sanno di dipendere da Lui!
Prima di tutto vediamo:
A) L’attaccamento
“Anima” (napšî) come abbiamo già visto si riferisce al sè interiore.
“L'anima ‘si attacca’ con tutte le sue forze vitali ed emotive, con tutta la forza e la passione del suo amore, al suo Dio” (Hossfeld F.-L., & Zenger, E.).
Se per molti Dio è un peso, qualcosa da evitare, da cui stare lontano, per Davide, e quindi per i veri credenti, non lo è come vediamo dalla frase: “L’anima mia si lega a te”.
“Si lega” (dobĕqâ – qal perfetto attivo) si riferisce a un’azione completa e totale. 
Riflette un impegno che non verrà meno!
“Si lega” indica "aggrapparsi saldamente a", "attaccarsi a", “tenersi stretto a”.
Questa parola nell’Antico Testamento viene utilizzata sia per le cose fisiche, per esempio le ossa attaccate alla pelle e alla carne (Giobbe 19:20), la spada tenuta stretta in mano tenacemente (2 Samuele 23:10), e sia per le relazioni interpersonali improntate sulla lealtà e sull'affetto come Rut con la suocera Naomi (Rut 1:14), o per indicare un’unione intima come quella di Adamo ed Eva (Genesi 2:24), affettiva come Sichem con Dina (Genesi 34:3), quindi spiritualmente anche il tenersi stretto a Dio (Deuteronomio 10:20; 11:22), come in questo caso.
Così “si lega” indica il tenersi stretti, aggrappati, attaccati saldamente a Dio come se due parti di qualcosa fossero incollate (cfr. per esempio Deuteronomio 4:4; 10:2; 11:22; Giobbe 38:38; 41:9), e questo esprime l'esclusiva fedeltà a Dio, la consacrazione assoluta, radicale e totale! 
Questa frase è la lealtà di un credente che dichiara: "O Dio, tu sei il solo mio Dio!"
Così legato a Dio, Davide in questo modo non lo avrebbe lasciato né si sarebbe separato da Lui! Questo era il Suo impegno.
In tutta la sua angoscia, privazione e persecuzione, Davide nel deserto, si aggrappa tenacemente ancora a Dio.
Oggi, in Cristo colui, o colei che sono stati salvati da Dio mediante Gesù Cristo, è unito spiritualmente al Signore, e quindi sono un solo spirito con Lui (cfr. per esempio 1 Corinzi 6:17); e questo significa che la Sua visione è la nostra, che la Sua forza è la nostra, c’identificheremo con Lui e non lo tradiremo!
In secondo luogo nel v.8 troviamo:
B) L’aspirazione
“Per seguirti”.
Eugene Peterson, nel suo libro “The Pastor: A Memoir”, racconta la storia degli inizi della chiesa che lui e sua moglie, Jan, fondarono nel Maryland negli anni '60. Dopo essersi incontrati per due anni e mezzo nel seminterrato della loro casa, costruirono una chiesa, incoraggiata e resa possibile dal grande entusiasmo della congregazione. 
Dopo l’inaugurazione, Peterson notò che la partecipazione cominciava a diminuire, anche da parte di alcune delle persone che erano state più entusiaste e coinvolte nel progetto. 
Ciò gli provocò molta angoscia e li visitò uno per uno, sperando di capire cosa stesse accadendo, e scoprì che l'entusiasmo evidente che vi era all’inizio del progetto cessò dopo questo fu realizzato. 
Anche il presidente del comitato edilizio andava a pescare la domenica mattina piuttosto che andare in chiesa; si giustificò dicendo che c'erano altre cose nella vita che gli mancavano, e il fatto di essere fuori con una canna da pesca in mano e la tranquilla pace della natura tutt'intorno, era qualcosa che stava scoprendo di recente. 
Senza giudicare persone come queste, possiamo dire che quando ci leghiamo al Signore, dobbiamo capire ciò che significa! 
Significa seguirlo mettendolo al primo posto! (cfr. per esempio Salmo 73:25; Matteo 6:33; Luca 14:26).
Molte persone hanno un entusiasmo iniziale nella fede, ma poi questo entusiasmo, si perde! (cfr. per esempio Matteo 13:1-23; Apocalisse 2:4).
“Per seguirti” (aḥreykā) è “andare dietro di te”, cioè dietro a Dio!
In Deuteronomio 13:4 Mosè esorta il popolo d’Israele dicendo: “Seguirete il SIGNORE, il vostro Dio, lo temerete, osserverete i suoi comandamenti, ubbidirete alla sua voce, lo servirete e vi terrete stretti a lui” (vedi anche 1 Re 14:8; 18:21; 2 Re 23:3; 2 Cronache 34:31; Geremia 2:2; Osea 11:10).
Il contesto è di non seguire gli idoli!
Quindi siamo chiamati a seguire il Signore con tutto il cuore, e non il 50% per Lui e l’altro 50% per gli idoli! (cfr. per esempio Deuteronomio 6:5; 1 Re 14:8; Matteo 22:37).
Se non vogliamo sbagliare strada, dobbiamo seguire Dio, dobbiamo obbedirgli al 100%!
Fernando Ajith scrive: “Il modo per evitare di seguire strade sbagliate è seguire Dio. Questo descrive un atteggiamento di obbedienza, quando la persona vuole fare la volontà di Dio”.
Il Nuovo Testamento non dice mai la frase: "Seguire Dio", ma "seguire Gesù" (cfr. per esempio (Matteo 8:22; Luca 18:22).
La parola greca per “seguire” (akolouthéō) Gesù significa impegno di sé in un senso che rompe ogni altro legame (Matteo 8:22; Luca 9:61-62).
“Seguire Gesù” indica essere Suoi discepoli, seguire le Sue orme, il Suo carattere e il Suo comportamento!
È la resa personale alla Sua chiamata, l'accettazione della Sua guida e quindi obbedirgli (cfr. per esempio Matteo 28:18-19; Luca 6:46), e partecipare alla Sua sofferenza (cfr. per esempio Matteo 8:19–22; Marco 8:34; Giovanni 12:25-26).
Ora, dobbiamo sottolineare che tutti coloro che sono stati salvati da Gesù sono discepoli di Gesù! 
Non sono due aspetti della vita cristiana separata! (cfr. per esempio Matteo 28:18-20; Atti 5:42; 6:1-2,7; 9:10,19; 14:20-22; 15:10). 
Pertanto se sei un vero credente, sei anche un discepolo di Gesù!
CONCLUSIONE
Nel 1600 (1614 circa - 12 febbraio 1691) ha vissuto un uomo chiamato “Fratello Lorenzo”.
Quest’uomo prestò servizio come fratello laico in un monastero carmelitano a Parigi. 
I cristiani lo ricordano per l'intimità che esprimeva riguardo al suo rapporto con Dio.
Nonostante la sua umile posizione nella vita e nel monastero, il suo carattere e la sua spiritualità, attiravano molte persone a lui per cercare la sua guida spirituale.
I consigli che dava loro, sono poi diventati la base per il libro “La pratica della presenza di Dio”. 
Ci sono tre frasi che mi hanno colpito della soddisfazione del fratello Lorenzo nel praticare la presenza di Dio:
o Non c'è al mondo vita più dolce e deliziosa di quella di un continuo colloquio con Dio.
 
o Che il peggio che poteva capitargli era di perdere quel senso di Dio di cui aveva goduto così a lungo.
o Non riesco a immaginare come le persone religiose possano vivere soddisfatte senza la pratica della presenza di Dio. Per parte mia mi apparto con Lui nel fondo o centro dell'anima mia quanto posso; e mentre sono così con Lui non temo nulla; ma il minimo allontanamento da Lui è insopportabile.
Davide in questo salmo, prima del fratello Lorenzo, ha sperimentato tutto questo.
Non c’è niente di più importante in questo mondo che avere la comunione con Dio, il parlare con Lui, avere il senso della presenza di Dio e di soffrire quando questa non c’è!
Il fratello Lorenzo, come Davide e tanti altri cristiani oggi come nel passato, cercano Dio, perché hanno sperimentato cosa significhi avere comunione con Lui!
Hanno il desiderio permanente di Dio!
Le loro anime sono soddisfatte solo da Dio e in Dio!
Questo mondo non soddisfa pienamente la nostra anima, perché è siamo stati creati per Dio e la nostra anima è a forma di Dio e non potrà mai essere riempita da nessun’altra cosa o persona, e fino quando non avremo una relazione con Lui e la curiamo ogni giorno, non sarà mai soddisfatta! 
Allora non dare la tua anima a ciò che non soddisfa la tua anima!



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