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Bibbia

"La Bibbia, l'intera Bibbia e nient'altro che la Bibbia è la religione della chiesa di Cristo".
C. H. Spurgeon

La spiegazione della parabola del giudice ingiusto e della vedova insistente (Luca 18:6-8).

La spiegazione della parabola del giudice ingiusto e della vedova insistente (Luca 18:6-8).
A volte ci stanchiamo di pregare quando non vediamo una risposta.

In un immagine di un fumetto c’è un ragazzino inginocchiato in preghiera. È scontento di Dio e stava dicendo: “La zia Harriet non si è sposata, lo zio Hubert non ha lavoro e i capelli di papà cadono ancora ... Sono stanco di pregare per questa famiglia senza ottenere risultati ”.

Questa parabola è stata detta da Gesù per incoraggiare i discepoli a pregare sempre e senza stancarsi, anche senza vedere risultati.

Questa parabola è simile a quella di Luca 11:5-8: “All’amico di mezzanotte”, dove viene messo in evidenza di pregare incessantemente.
Ma se consideriamo i vv.6-8, la spiegazione della parabola, questa a un significato diverso.  

La Bibbia ci parla di diversi soggetti di preghiera per cui pregare, ma quella della giustizia di Dio che farà al ritorno di Gesù Cristo è quella che trascuriamo di più.

Preghiamo per gli ammalati, per i capi politici, per la conversione di qualcuno, per qualsiasi altra cosa, ma trascuriamo di pregare per il ritorno di Gesù e della giustizia che farà.

In questa spiegazione della parabola vediamo due contrasti: il contrasto tra il giudice e Dio, il secondo contrasto tra il Figlio dell’uomo e le persone sulla terra.


Cominciamo a vedere:
I IL PRIMO CONTRASTO È: TRA IL GIUDICE E DIO (vv.6-8). 
Nei vv.6-8 leggiamo: “Il Signore disse: ‘Ascoltate quel che dice il giudice ingiusto.  Dio non renderà dunque giustizia ai suoi eletti che giorno e notte gridano a lui? Tarderà nei loro confronti? Io vi dico che renderà giustizia con prontezza”.

Questi versetti sono collegati alla parabola.

“Il Signore” si riferisce a Gesù, che spiega la parabola con le parole finali del giudice, è un commento conclusivo applicativo.

Prima di tutto vediamo:
A)Il comando del contrasto.
Nel v.6 leggiamo:”Ascoltate quel che dice il giudice ingiusto”.  

“Ascoltate” (akousate – aoristo attivo imperativo) è un comando e si riferisce “a prestare attenzione”, quindi ad ascoltare per imparare una lezione.

Il giudice è chiamato “ingiusto” (adikia- genitivo attributivo); letteralmente è “giudice dell'ingiustizia” (kritēs tēs adikia) a causa della sua mancanza di timore di Dio e di rispetto verso la donna come indicato nei vv.2,4.

“Giudice dell'ingiustizia” indica  che egli appartiene all’epoca malvagia in cui viveva (cfr. Luca 16:9,11).

Consideriamo:
B)Il contenuto del contrasto.
Nei vv.7-8 leggiamo:”Dio non renderà dunque giustizia ai suoi eletti che giorno e notte gridano a lui? Tarderà nei loro confronti? Io vi dico che renderà giustizia con prontezza”.

Gesù non stava paragonando Dio a questo giudice ingiusto, come se trattasse i credenti nel modo che faceva il giudice.

Questa parabola mostra che se un uomo malvagio si è occupato di una donna persistente, quanto più Dio si prende cura delle preghiere del Suo popolo.

Ragionando dal minore al maggiore, Gesù ci porta a dedurre, che se questa vedova, contro ogni previsione, ha ricevuto ciò che aveva chiesto in modo persistente, quanto più riceveranno giustizia gli eletti (eletti -eklektōn), i credenti, i discepoli di Gesù, cioè quelli che Dio ha scelto e salvato per appartenergli, per essere Suo popolo  (Romani 8:33-34; 2 Timoteo 2:10; 1 Pietro 2:9), che lo supplicano giorno e notte, quindi che sono persistenti come la vedova, perché Dio è diverso dal giudice.

“Gridano” (boōntōn - presente attivo participio) è chiedere aiuto a Dio (Esodo 8:12; 15:25; Numeri 12:13), quindi supplicare, pregare Dio, in questo contesto (Luca 17:22-37; Matteo 24:3-51), che li liberi dalla persecuzione, o dall'oppressione. 

“Giorno e notte” significa in continuazione (Luca 2:37; Atti 9:24; 20:31; 26:7, 1 Tessalonicesi 2:9, 3:10; 2 Tessalonicesi 3:8).

Il punto della parabola, allora è il contrasto tra il giudice che è ingiusto e crudelmente indifferente e Dio che giusto e compassionevole.

Se un giudice ingiusto risponde a una donna persistente, quanto più il giusto Dio risponderà ai Suoi eletti che ama! 
Un giudice ingiusto si arrese alle suppliche insistenti di una vedova sconosciuta,  quanto più Dio sarà pronto a esaudire i Suoi eletti che gridano giorno e notte a Lui. 

Se un personaggio così insensibile risponde alle ripetute richieste da parte di qualcuno che non conosce, quanto più il Dio giusto e misericordioso risponderà ai Suoi figli.

Così troviamo un contrasto tra Dio e il giudice, come sottolineato dall’avversativo “ma” (de) che c’è nel testo greco nel v.6, ponendo il giudice ingiusto in contrasto con il Dio pienamente giusto, in modo che tutto sia opposto tranne il fatto di fare giustizia che è uguale sia nella parabola che nella realtà.

Quindi vediamo:
C)Il conforto del contrasto.
I discepoli di Gesù possono imparare dalle parole del giudice ingiusto riguardo il comportamento di questa vedova: essere persistenti nel chiedere giustizia con la certezza che Dio risponderà alle preghiere degli eletti, questo è il nostro conforto.

Nei vv.7-8 leggiamo:”Dio non renderà dunque giustizia ai suoi eletti che giorno e notte gridano a lui? Tarderà nei loro confronti? Io vi dico che renderà giustizia con prontezza”.

Queste due domande hanno l’implicazione di una risposta positiva enfatica e cioè: “Sì, certo che lo farà”.

(1)Dio renderà giustizia ai suoi eletti che pregano in modo persistente, instancabilmente.

Dio è come il giudice in quanto sente le suppliche dei Suoi figli e gli risponde, ma a differenza del giudice, non è riluttante a farlo. 

Se un giudice indolente e immorale fa finalmente la cosa giusta, quanto più Dio, che è giusto, compassionevole e misericordioso, renderà giustizia ai suoi figli! 

“Renderà giustizia” (poiēsē aoristo attivo congiuntivo- ekdikēsin) è l’applicazione della parabola (vv.3,5) significa che Dio renderà giustizia, farà la cosa giusta.

Può significare che Dio difenderà la causa contro gli offensori (cfr. Giudici 11:36; 2 Samuele 22:48; o vendicherà gli eletti (cfr. Deuteronomio 32:34-38; Salmo 18:47; 94:1) punendo i colpevoli che gli hanno fatto male, quindi una retribuzione penale (Romani 12:19; 2 Tessalonicesi 1:6-10; Ebrei 10:30).
Dio giudicherà coloro che perseguitano i giusti, farà giustizia ai Suoi eletti.

(2)Dio non tarderà nei loro confronti.
“Non tarderà” (makrothumei – presente attivo indicativo) è “essere paziente”, quindi “aspettare pazientemente” (cfr. Giacomo 5:7), o “essere lento”; o “essere tollerante", specialmente nel senso di essere paziente con le persone ribelli (Matteo 18:26, 29; 1 Corinzi 13:4; 1 Tessalonicesi 5:14; 2 Pietro 3:9). 

È usato soprattutto per Dio che rimanda la Sua ira nella speranza che i peccatori si pentiranno prima che sia troppo tardi. 

Questa frase è stata interpretata in diversi modi.

Un interpretazione è Dio non tarderà a rispondere i Suoi eletti che gridano a Lui per avere giustizia.

Il significato è che agli eletti sarà fatta presto, rapidamente giustizia come confermato al v.8

Il contrasto con il giudice ingiusto è che il giudice è stato lento nell'agire, ma Dio agirà rapidamente. 

Il Signore non è lento nell'adempiere la Sua promessa e, una volta arrivato il momento opportuno, agirà rapidamente.

Un’altra interpretazione è Dio è paziente nel punire coloro che perseguitano i Suoi eletti fino al giudizio finale. 

Infine un’altra interpretazione è che ci sarà un ritardo prima che faccia giustizia ai Suoi eletti; ma per quanto a lungo Dio ritarderà, non sarà per sempre.
Il senso è: “Dio farà giustizia ai Suoi eletti, anche se nei loro riguardi si farà attendere”.

Oppure "sicuramente Dio farà giustizia ai Suoi eletti, sebbene rinvii la Sua ira contro i suoi avversari". 

Dio farà sicuramente giustizia per i Suoi eletti, non subito, ma al tempo stabilito, al momento giusto.

Nel contesto, i farisei chiedono a Gesù quando verrà il regno di Dio (Luca 17:20), e alcuni pensavano che sarebbe arrivato presto (Luca 19:11). 

Gesù si era rivolto ai Suoi discepoli e avverte che sta arrivando il momento in cui desidereranno ardentemente vedere i "giorni del Figlio dell'uomo" e non li vedranno (Luca 17:22), il che implica un ritardo. 

La parabola conclude questa sezione con un incoraggiamento a continuare a pregare con fede nonostante il periodo difficile come la persecuzione,o l’oppressione, e gli eletti sono provati,  e gridano a Dio per avere giustizia, con il rischio  che giorno dopo giorno in queste condizioni il dubbio può rosicchiare la fede e si porrà la domanda se il ritorno del Signore arriverà mai per la loro salvezza. 

Gli eletti devono aspettare ancora un po', fino al momento prestabilito da Dio, quando raccoglierà altri eletti (cfr. Romani 2:4; 9:22, 1 Timoteo 1:16, 1 Pietro 3:20; 2 Pietro 3:9; Apocalisse 6:11). 

(3)Dio renderà loro giustizia con prontezza. 

Chiaramente non significa che coloro che persistono nella preghiera otterranno sempre ciò che chiedono. 

Gesù si riferisce alla preghiera del suo ritorno (cfr. Luca 17:23-25), del Suo regno che viene, come insegnato nel “Padre nostro” (Matteo 6:10; Luca 11:2).

La promessa: “Renderà giustizia con prontezza” (tachei) è stata interpretata diversamente.

La prima interpretazione è:
1) Rapidamente.
Dio lo farà presto(Atti 25: 4; 1 Timoteo 3:14), dopo un breve intervallo di tempo, o immediatamente (Giosuè 8:18, 19; Atti 12:7; 22:18); 

Dio non è come il giudice ingiusto che doveva essere infastidito prima di cedere alla persistenza della vedova, Dio risponderà presto, agirà in fretta, velocemente, rapidamente, senza indugio, anche se sembra che stia ritardando. 

Sebbene Dio ritardi, e alcuni dubitano della promessa del ritorno del Signore (2 Pietro 3:1-7), quando verrà secondo i Suoi piani, agirà rapidamente. 

Una volta arrivato il momento giusto, il Signore si muoverà molto rapidamente.

“Rapidamente” va visto  nel modo come lo intende Dio come ci dice 2 Pietro 3:8: “Ma voi, carissimi, non dimenticate quest'unica cosa: per il Signore un giorno è come mille anni, e mille anni sono come un giorno”.

Secondo come Dio calcola il tempo, la venuta di Gesù e quindi la Sua giustizia, sarà presto.

L’altra interpretazione:
2) Improvvisamente.
La venuta di Gesù sarà improvvisa e inaspettata (Matteo 24:27; Luca 17:24).

E quando verrà il momento, Dio agirà improvvisamente in un brevissimo spazio di tempo.

Gesù sta parlando della certezza di un’azione rapida, improvvisa, al momento opportuno.

Dio farà giustizia all'improvviso. 

Quando verrà il momento giusto, Dio agirà improvvisamente, inaspettatamente (Salmo 2:12; Ezechiele 29:5; Atti 25:4; Romani 16:20; Apocalisse 1:1; 22:6).

Alla sua venuta, i vari eventi della fine dei tempi si svolgeranno rapidamente.

La terza interpretazione, che comunque è implicita nelle altre due è:
3) Certamente.
La certezza della giustizia che Gesù farà agli eletti.

Gesù assicura che farà giustizia agli eletti al Suo ritorno. (cfr. Deuteronomio  11:17; 28:20; 1 Samuele 23:22; Romani 16:20; Apocalisse 1:1; 22:6).

Il punto è che Dio non dimentica i Suoi eletti; agirà certamente per conto degli eletti per stabilirli e affrontare i loro nemici.

La giustizia per Dio non è una questione secondaria, è principale, perché Dio è giusto!(per esempio Deuteronomio 32:4; Isaia 45:21).

Ma farà giustizia al momento opportuno, al ritorno di Gesù Cristo! (Cfr. Matteo 25:31-33; 1 Corinzi 4:5; 2 Tessalonicesi 1:6-7; 2 Pietro 3:9-15; Apocalisse 19:11).

La Sua pazienza attuale è perché vuole condurre i peccatori al pentimento (Romani 2:4; 2 Pietro 3:8-9). 

Ancora un brevissimo tempo e verrà (Ebrei 10:37).

Noi esseri umani, promettiamo tante cose, ma molte volte non manteniamo le promesse: lo facciamo nel matrimonio, le nazioni lo fanno con i trattati di pace, o economici, nei contratti sportivi, di lavoro, e così via.

Ma Dio ciò che promette farà perché non è un uomo dice Numeri 23:19: “ Dio non è un uomo, da dover mentire, né un figlio d'uomo, da doversi pentire. Quando ha detto una cosa non la farà? O quando ha parlato non manterrà la parola?”

La Parola di Dio è sempre vera (Giovanni 17:17; Giacomo 1:18), Dio è sempre fedele (1 Corinzi 1:9; 1 Tessalonicesi 5:24), è immutabile (Malachia 3:6). 

Tutto questo è un grande incoraggiamento per la preghiera!
C’incoraggia a pregare sempre! 

C’è un: 
II SECONDO CONTRASTO: TRA IL FIGLIO DELL’UOMO E LE PERSONE (v.8). 
Nel v.8 leggiamo: “Ma quando il Figlio dell’uomo verrà, troverà la fede sulla terra?”

Il Figlio dell’uomo è Gesù (Luca 5:24; 6:5, 22; 7:34; 9:22,26, 44; 11:30; 12:8,40; 17:22,24,26; 18:31; 19:10; 21:27,36; 22:22,48, 69; 24:7).  

Può sembrare per un periodo che le grida dei discepoli di Gesù non siano ascoltate. 

Ma un giorno, nel momento prestabilito da Dio, gli eletti avranno giustizia quando Gesù ritornerà come aveva detto Gesù precedentemente in Luca 17:24-35.

Gesù Cristo non è ancora ritornato, nel frattempo gli eletti devono attendere il Suo ritorno servendolo per il progresso del Suo regno. 

In questo tempo i discepoli di Gesù devono essere sempre pronti al Suo ritorno, devono vigilare (cfr. Matteo 24:36-50; 25:1-13; Luca 12:35, 40, 43, 46, 17:24, 26-30; 1 Corinzi 15:58; 16:22; Apocalisse 22:17,20) devono continuare a credere e a pregare che venga il Suo regno (cfr. Matteo 6:10; Luca 11:2).

Anche se il ritardo può sembrare lungo, Gesù arriverà e allora metterà subito ogni cosa a posto, farà giustizia.

Il ritorno di Gesù è certo e ci è di grande conforto se siamo veri cristiani!

Gesù per bocca del giudice ingiusto chiede:“Ma quando il Figlio dell’uomo verrà, troverà la fede sulla terra?”

Questa domanda senza risposta con un tono di avvertimento vuole evidenziare se il cristiano sarà pronto al ritorno di Gesù Cristo, vuole incoraggiare il cristiano alla vigilanza e alla perseveranza.

I veri cristiani vivono nella speranza, aspettando la promessa del ritorno di Cristo (cfr. 1 Tessalonicesi 1:3,10; 2:12,19; 3:13; 4:13-18;  5:1-11,23; 2 Tessalonicesi 1:5-10).

Mentre aspettano lo servono (Matteo 25:14-30; 1 Corinzi 15:58) e si comportano fedelmente (cfr. 2 Pietro 3:11, 14; 1 Giovanni 3: 1-32).

“Fede” (pistin) è usata nel senso di vera devozione e autentica religione, la fede cristiana pratica posta in Gesù Cristo come Messia, Signore e Salvatore che ritornerà di nuovo e farà giustizia agli eletti.

Questa fede sarà sempre persistente come quella della vedova, anche se i discepoli vivono in un mondo dove la caratteristica delle persone è che non hanno la fede. 

La domanda nel suo complesso presuppone che ci saranno tempi difficili, di tribolazione per i discepoli in cui possono essere tentati di abbandonare la fede perché le loro preghiere non ricevono risposta.

Così vi è un'esortazione a prendere sul serio la lezione della parabola che Dio certamente agirà per far loro giustizia.

Questa domanda (v.8) è intesa come un avvertimento a cui i credenti dovrebbero fare attenzione a non lasciare che la loro fede vacilli, nonostante il Suo apparente ritardo nella venuta e si trovano in un tempo difficile. 

Così Gesù, conclude la parabola con un potente appello ai Suoi discepoli per perseverare nella fede in Lui, nonostante la persecuzione (cfr. Matteo  24:9-13).

Il pensiero di Gesù è la perseveranza della fede in mezzo alle pressioni di questo mondo, all’ingiustizia diffusa come ai tempi di Noè e di Lot (cfr. Matteo 10:22; 24:13; Marco 13:13; Luca 17:26-30,32). 

Un vero cristiano, per la fedeltà e la grazia di Dio (1 Corinzi 1:8-9; Filippesi 1:6; 1 Pietro 1:3-5; Giuda 24) non si tirerà indietro (Ebrei 10:37-39), è nelle mani di Gesù e del Padre (Giovanni 10:27-30; Romani 8:28-39).

La volontà di Dio è che Gesù, il Salvatore non perda nessuno di coloro che Dio gli ha dato per salvarli (Giovanni 6:37-39), pertanto è impossibile che colui, o colei che Gesù ha salvato si perda.

Christopher Love scrive: “Se gli eletti perissero, allora Gesù Cristo sarebbe molto infedele verso suo Padre, dal momento che Dio Padre gli ha affidato il compito di tenere al sicuro e di condurre in cielo tutti coloro che egli ha eletti”.

Chi ha la vera fede in Gesù Cristo, avrà anche una fede persistente, non si tirerà indietro (Ebrei 10:37-39; 1 Giovanni 2:18-19).

La perseveranza dei santi ci ricorda con forza che solo chi persevera fino alla fine è davvero un credente, una persona che Dio ha veramente salvato.

Chi ha la vera fede avrà la certezza che Gesù Cristo farà giustizia.

È la fede che ispira la preghiera persistente in tempo di tribolazione e quest’affermazione intende chiamare i discepoli alla vigilanza e alla preghiera persistente nel Suo ritorno e nel chiedere giustizia al Signore. 

Con questa domanda Gesù vuole stimolare la riflessione se siamo veri credenti in attesa della Sua venuta e dice questo per esortarli a continuare a guardare avanti a quel giorno, a continuare a essere fedeli fino alla fine (cfr. Matteo 7:21-23; 2 Timoteo 4:7; Ebrei 10:25-26; 12:1-2,14) e ci vuole incoraggiare a pregare continuamente come la vedova, a non perderci d’animo.

I discepoli mostreranno una fede tanto persistente quanto quella della vedova?

Troverà la fede sulla terra quando ritornerà?
La perseveranza sarà difficile da raggiungere se non si è veri credenti! 

CONCLUSIONE. 
Questa parabola riguarda la preghiera perseverante. 

Lo scopo della parabola come indicato dal v. 1 è perseverare nella preghiera.
(cfr. Romani 12:12; Efesini 6:18;  Colossesi 4:2; 1 Tessalonicesi 5:17).

Possiamo fare alcune applicazioni.
1)In primo luogo dobbiamo pregare il Dio compassionevole e giusto.
La vedova che insiste per ottenere giustizia è il cuore della parabola, e alla fine sarà esaudita.

Come questa vedova gli eletti di Dio, i Suoi figli devono perseverare nella preghiera, sebbene non vi sia subito una risposta da parte di Dio, per certo non tarderà, evidentemente è per il ritorno di Gesù Cristo e la giustizia che porterà.

Quindi facciamo attenzione a pensare erroneamente che dobbiamo insistere a pregare fino a logorare Dio e così poi risponderà.

Il messaggio non è tormentare Dio, se mai ci si possa riuscire così poi  risponderà alla nostra persistenza. 

Il punto è pregare per il ritorno di Gesù, che venga il Suo regno, che faccia giustizia.

La parabola, dunque è sia un'esortazione che una promessa.

Dobbiamo pregare e continuare a guardare a Dio per la giustizia che un giorno porterà.

Il servo di Dio guarderà al cielo da dove verrà il Signore Gesù per la sua salvezza e lo porterà in cielo, nella sua casa (Giovanni 14:1-3; Filippesi 3: 20-21).

Non così per i non credenti, infatti quando il Signore ritornerà per esercitare il giudizio, non ci sarà una seconda possibilità di salvezza.

Quelli che appartengono a Dio in Gesù, saranno salvati, mentre quelli che in questa vita hanno rifiutato la Sua salvezza in Cristo, saranno perduti per sempre; non avranno una seconda possibilità (cfr. Giovanni 3:16,36; Luca 16:19-31, 2 Tessalonicesi 1:8-10).

Così questo testo invita ogni persona a fare una scelta saggia!

2) In secondo luogo non dobbiamo farci le nostre vendette.
Come ci esorta Romani 12:19, non dobbiamo farci le nostre vendette, ma dobbiamo cedere il posto all’ira di Dio!

Noi dobbiamo affidare le ingiustizie che subiamo a Dio e Lui farà giustizia!

Il Dio di giustizia ci ricorda che non dobbiamo vendicarci, ma di affidare la nostra vendetta a Lui!

3) In terzo luogo dobbiamo rimanere fedeli a Dio.
Mentre aspettano il ritorno di Gesù Cristo, gli eletti devono rimanere sempre fedeli al Signore e sempre pronti al Suo ritorno (cfr. Luca 12:35-48; 1 Tessalonicesi 1:9-10), anche quando sono sotto pressione, quando ci sono problemi, quando si è perseguitati.

Dobbiamo dare sempre una buona testimonianza del Signore anche nella persecuzione (cfr. 1 Pietro 2:11-12; 3:8-17).

Dobbiamo tenere gli occhi concentrati sulla speranza del ritorno di Gesù Cristo.

Aspettiamo il suo ritorno con fiducia, zelanti nelle buone opere (Tito 2:11-14). 

La preghiera, inoltre è anche un’evidenza della fede.

I discepoli di Gesù Cristo pregheranno sempre fiduciosamente, non devono mai arrendersi, mentre guardano e aspettano il ritorno di Gesù Cristo!

Lo scopo di questa parabola è chiamare i discepoli a pregare costantemente per il ritorno di Gesù Cristo!

Ora nello stesso tempo, la preghiera rafforza la nostra fede, ci rende più forti sotto le prove, o sotto le persecuzioni e dovremmo seguire l’esempio della chiesa di Gerusalemme sotto persecuzione, che unita pregava che Dio gli desse franchezza nella predicazione (Atti 4:23-31).




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