Ebrei 11:5: La fede di Enoc.
Dopo l’esempio di Abele, l’autore dell’epistola agli Ebrei, ci parla della fede di Enoc.
Enoch era il settimo da Adamo (Genesi 5:6-18; Giuda 14).
Il suo nome appare nel registro biblico di Genesi 5:1-31, dove appaiono brevi resoconti dei discendenti di Adamo.
Alla conclusione di ogni resoconto, è scritto che questi discendenti di Adamo morirono, tranne Enoc (Genesi 5:24).
Ebrei 11 presenta gli eroi della fede in ordine cronologico così come sono trovati nella Bibbia, ma diversi commentatori sottolineano che probabilmente viene messo in evidenza la natura della progressione della vita di fede per quanto riguarda Abele, Enoc e Noè, tre uomini che vissero prima del diluvio.
Andrew Murray descrive Abele come il sacrificio della fede; Enoc come il cammino della fede; e Noè come l'opera della fede.
Quindi per prima cosa siamo portati in una giusta relazione con Dio attraverso il sacrificio; secondo, avendo una relazione con Dio, camminiamo con Lui per fede; e terzo, solo allora eseguiamo le opere di fede, le buone azioni pratiche che seguono come risultato della grazia di Dio.
Oppure l'adorazione della fede in Abele, il cammino della fede in Enoc e la testimonianza della fede in Noè.
Comunque sia vediamo più da vicino la fede di Enoc e la sua ricompensa.
Qualcuno ha detto: “La fede vede Dio e Dio vede la fede”.
Dio non è indifferente verso chi ha fede in Lui!
“La fede in Dio sarà sempre incoronata” disse William S. Plumer.
Cominciamo a vedere:
I IL RAPIMENTO DI ENOC.
Enoc fu rapito (metetethē - aoristo passivo indicativo), cioè è stato portato via da questa vita, da questa terra e portato in un altro luogo, in un’altra vita, in un altro posto: in cielo, in paradiso.
Enoc non è stato portato da una posizione geografica a un'altra in questa terra, o che morì e non è stato più trovato, Enoc è stato portato via dalla vita terrena alla vita celeste, alla presenza di Dio.
Anche se non è scritto, probabilmente anche il suo corpo cambiò perché il corpo fisico non è compatibile con la dimora celeste (Esodo 33:20; 1 Corinzi 15:48-53; 1 Timoteo 6:16).
A) Il perché del rapimento.
“Perché non vedesse la morte”.
Per fede Enoc fu rapito perché non vedesse la morte.
“Non vedesse la morte” il senso è non gustare la morte (Ebrei 2:9), che non sarebbe morto (Luca 2:26;) che non avrebbe sperimentato la morte.
Lo scopo di Dio per Enoc era che lui non morisse.
Enoc è uno dei due personaggi dell'Antico Testamento che non è mai morto, l'altro è Elia (2 Re 2:11-12).
B) La prova del rapimento.
“E non fu più trovato”.
Questo passaggio vuole sottolineare che Enoc è stato rapito dalla terra.
Dopo il rapimento di Elia, i discepoli dei profeti mandarono cinquanta uomini a cercarlo, ma non lo trovarono, perché Dio l'aveva preso (2 Re 2:17).
E così, sembra, anche, che sia il caso di Enoc.
I suoi amici e parenti, fecero probabilmente, una ricerca diligente, ma fu tutto inutile!
“Non fu più trovato” indica, in modo enfatico, che non è mai stato trovato, non c’era alcuna traccia di lui.
Il suo corpo non è stato trovato e non poteva essere trovato perché sulla terra non c’era più!
Enoc non ha vissuto la morte come è normale per tutti gli uomini, ma è stato miracolosamente liberato, forse nello stesso modo in cui lo saranno i cristiani in vita alla seconda venuta di Cristo.
Enoc è visto come una sorta di prototipo degli uomini e delle donne di fede in vita che saranno rapiti nel momento in cui Gesù Cristo ritornerà, infatti Gesù Cristo ritornerà e rapirà i cristiani (1 Tessalonica 4:15-17).
C) Il promotore del rapimento.
L’autore è Dio!
“Perché Dio lo aveva portato via”.
Enoc non è stato trovato perché Dio lo ha rapito dall’esistenza terrena.
“Dio” (Theos) è enfatico.
In ogni pagina della Bibbia, Dio è presente, è l’artefice della creazione (Genesi 1:1) ed è anche il Sovrano di tutta la creazione (per esempio Genesi 24:3,7; Deuteronomio 4:39; 10:17; Giosuè 2:11; 1 Re 20:28; 2 Cronache 36:23; Neemia 2:4,20; Isaia 37:16; 54:5; Geremia 32:27).
La Sua sovranità è universale ed efficace, raggiunge tutto e tutti (per esempio Salmo 33:10-11; 47; Proverbi 16:33; Matteo 8:23-27; Atti 17:26) e realizza lo scopo che si è prefissato! (Giobbe 42:2; Proverbi 21:30; Isaia 14:24-27; 46:10; 55:11; Matteo 19:26).
Dio è incomparabile (Esodo 15:11; Isaia 40:25); è l’incomprensibile (Isaia 55:8-9).
L'idea di Dio supera il potere della ragione e della logica umana; proprio com’è impossibile per la mente umana cogliere l'infinità del tempo e dello spazio, è altrettanto impossibile per gli uomini spiegare, o cogliere pienamente l'essere di Dio.
Possiamo conoscere Dio, ma comprenderlo pienamente no!
Così anche riguardo le sue azioni a volte sono incomprensibili (Romani 11:33-36).
Ma riguardo a Enoc possiamo capire il perché è stato rapito, così se c’è lo ha rivelato vuol dire che per noi è importante saperlo affinché impariamo certe verità importanti per la nostra relazione con Dio.
Quindi vediamo:
II LE RAGIONI DEL RAPIMENTO.
In primo luogo vediamo la:
A) Relazione con Dio.
Nella relazione con Dio c’è:
(1) La convinzione.
“Per fede Enoc fu rapito”.
La fede è stata la causa principale del rapimento di Enoc.
Tozer disse: “La fede è soggettiva, ma è sana solo quando corrisponde alla realtà oggettiva”, in questo caso in Dio.
La fede non è ottimismo, sebbene possa generare ottimismo; non è allegria, anche se l'uomo di fede sia allegro; non è un vago senso di benessere, la fede è la fiducia nella rivelazione di Dio come troviamo nella Bibbia!
Se la nostra fede deve avere una base solida e sicura, dobbiamo essere convinti, al di là di ogni possibile dubbio, che Dio è del tutto degno della nostra fiducia.
La convinzione, la fede, deve essere più di un semplice assenso con le parole a un credo della nostra religione; deve penetrare nella profondità più intima del nostro cuore, deve andare al di là dell’esteriorità della nostra religione.
La fede è portare le nostre menti ad allinearsi con la verità; chi ha fede in Dio si allinea e s’identifica con la Sua volontà!
Chi ha fede in Dio cammina con Dio! Quindi per fede Enoc:
(2) Camminò con Dio.
Enoc perché camminava con Dio, non morì!
Il camminare con Dio era una dimostrazione che era un uomo di fede!
Dio non ha mai inteso le opere come un modo per salvare gli uomini, ma come una prova, o una dimostrazione di salvezza, e non una via di salvezza, perché la salvezza è per la sola grazia di Dio e sola fede (Efesini 2:8-10).
In Genesi 5: 22-24 dice: “Enoc, dopo aver generato Metusela, camminò con Dio trecento anni e generò figli e figlie. Tutto il tempo che Enoc visse fu di trecentosessantacinque anni. Enoc camminò con Dio; poi scomparve, perché Dio lo prese”.
Nel v.22 è scritto che Enoc camminò con Dio trecento anni! Non un giorno, una settimana, un anno! Ma trecento anni!
In questo vediamo proprio la costanza in un tempo lungo.
“Camminò con Dio" indica che Enoc aveva uno stile di vita caratterizzato dalla sua comunione con Dio, una relazione intima con Dio e dalla consacrazione a Dio!
Ci si aspetta che tutti coloro che appartengono a Dio camminino con Dio (Malachia 2:6; Michea 6:8).
Come Enoc, ogni credente dovrebbe camminare con Dio ogni giorno sulla terra.
Quindi camminare con Dio ha diverse implicazioni.
La prima implicazione è la:
(a) Comunione.
In Amos 3:3 leggiamo: “Due uomini camminano forse insieme, se prima non si sono accordati?”
Due persone non possono camminare insieme, se prima non si sono accordati, se non c’è armonia.
Enoc camminava con Dio perché era in accordo con Dio, era in armonia, in pace con Dio, non era nemico di Dio, non era ribelle a Dio.
Noi nasciamo, cresciamo e agiamo nel peccato e il peccato ci separa da Dio (Isaia 59:1-2); quindi per natura siamo figli d’ira (Efesini 2:3), sotto l’ira di Dio (Giovanni 3:36).
Per ristabilire questo rapporto con Dio è stato necessario la venuta, la morte, la resurrezione e l’ascensione di Cristo, per fede chi crede in Lui è riconciliato con Dio (Per esempio Romani 5:1-11).
A causa della sua fede, Enoc era riconciliato con Dio; e poiché era riconciliato con Dio, poteva camminare con Dio, quindi avere comunione, intimità con Dio.
Un pastore cinese che era stato imprigionato in un campo di lavoro per la sua fede, fu incaricato di pulire e svuotare il contenuto della latrina del campo. Ogni giorno prendeva gli escrementi e li distribuiva in un campo come fertilizzante. L'odore era così cattivo che le guardie si allontanavano da lui e gli davano molta libertà mentre faceva il suo lavoro. Per questo motivo, il pastore amava la sua umile occupazione, perché nella solitudine poteva parlare e cantare a Dio ad alta voce, azioni che erano proibite. Chiamava con gioia il mucchio di letame in cui ha lavorava il suo giardino e cantava:
“Vengo in giardino da solo,
mentre la rugiada è ancora sulle rose ....
E cammina con me e parla con me,
e Lui mi dice che sono suo,
e la gioia che condividiamo mentre siamo lì,
nessun altro ha mai conosciuto”.
Quando c’è la comunione con Dio, c’è la Sua presenza e questa trasforma anche le peggiori circostanze in un giardino profumato di pace semplicemente perché Dio è lì con noi!
Essere un cristiano è camminare con Dio, conoscerlo e vivere alla luce della sua presenza.
La seconda implicazione è la:
(b) Consacrazione.
Riguardo la consacrazione vediamo:
• La santificazione.
In 1 Giovanni 1:6-7 è scritto: ”Se diciamo che abbiamo comunione con lui e camminiamo nelle tenebre, noi mentiamo e non mettiamo in pratica la verità. Ma se camminiamo nella luce, com'egli è nella luce, abbiamo comunione l'uno con l'altro, e il sangue di Gesù, suo Figlio, ci purifica da ogni peccato”.
Se una persona dice di avere comunione con Dio, ma abitualmente cammina nelle tenebre, cioè nella menzogna, nel peccato, in una vita malvagia sta dicendo una bugia, non sta mettendo in pratica ciò che Dio ha rivelato!
Chi invece cammina nella luce, come Dio è nella luce, cioè nella verità che ha rivelato e nella santificazione ha comunione con gli altri cristiani, oltre che con Dio!
Riguardo la consacrazione vediamo:
• La sottomissione.
Una volontà arresa a Dio.
“La consacrazione è consegnare a Dio un foglio bianco da riempire con il tuo nome firmato in basso” (M. H. Miller).
Romani 12:1-2 dice: “Vi esorto dunque, fratelli, per la misericordia di Dio, a presentare i vostri corpi in sacrificio vivente, santo, gradito a Dio; questo è il vostro culto spirituale. Non conformatevi a questo mondo, ma siate trasformati mediante il rinnovamento della vostra mente, affinché conosciate per esperienza quale sia la volontà di Dio, la buona, gradita e perfetta volontà”.
La consacrazione è la risposta del cristiano a Dio, una risposta di gratitudine per la misericordia di Dio, per quello che ha fatto per noi in Cristo!
Dio non vuole solo una parte di noi stessi! Dio vuole tutta la nostra persona!
La consacrazione è offrire tutto se stessi a Dio, Dio vuole la nostra anima, il nostro cervello, i nostri occhi, le nostre orecchie, la nostra bocca, le nostre mani e piedi, come Suoi strumenti.
Il sacrificio di cui scrive Paolo non è la morte, ma la piena energia della vita, una vita attiva al servizio di Dio, santo come Lui gradisce, non lasciandoci plasmare, influenzare dai valori, filosofia, standard dell’epoca malvagia, o peccaminosa in cui viviamo!
Chi è consacrato a Dio, il suo io è morto (Matteo 16:24), è stato crocifisso con Cristo, e sarà Cristo a vivere in lui!
In Galati 2:20 Paolo afferma: “Sono stato crocifisso con Cristo: non sono più io che vivo, ma Cristo vive in me! La vita che vivo ora nella carne, la vivo nella fede nel Figlio di Dio il quale mi ha amato e ha dato sé stesso per me”.
Tozer disse: “La croce che pose fine alla vita terrena di Gesù pone ora fine al peccatore; e il potere che ha resuscitato Cristo dai morti ora lo porta a una nuova vita insieme a Cristo”.
Chi è unito a Cristo vive una vita diversa da come la viveva prima di conoscerlo!
Una vita sottomessa Dio, una vita di obbedienza!
Proprio come camminare con Dio presuppone la fede, presuppone anche la volontà, una volontà arresa a Dio per amore nell’osservare i Suoi comandamenti.
“L'obbedienza a Dio è la prova più infallibile dell'amore sincero e supremo per lui” (Nathaniel Emmons).
Gesù in Giovanni 14:15 dice: “Se voi mi amate, osserverete i miei comandamenti”.
“L'amore per Dio non è amore per lui a meno che non si esprima in modo pratico” disse John Benton.
Enoc ha camminato con Dio per trecento anni! Non c'è da stupirsi che il Signore sia andato a trovarlo un giorno e lo abbia portato su in cielo!!
Noi dobbiamo amare Dio sopra ogni cosa, in modo totale e radicale (Matteo 22:37).
Qualcuno ha detto: “La cosa più grande e migliore che si possa dire di un uomo è che amava il Signore”.
Riguardo la consacrazione vediamo:
• Il servizio.
Romani 12:11 esorta: “ Quanto allo zelo, non siate pigri; siate ferventi nello spirito, servite il Signore”.
Questo versetto esprime l’urgenza (zelo e ferventi) che il cristiano dovrebbe avere per il Signore, a essere laboriosi, attivi, diligenti (zelo) nell’opera del Signore, e non pigri, a essere ferventi, cioè essere ripieni di ardore, di passione, di entusiasmo per Dio, e quindi servirlo.
“Servite” (douleuontes – presente attivo participio) viene da una parola che significa compiere il servizio dello schiavo (doulos), perciò significa servire come uno schiavo con dedizione totale.
Tutti i credenti in Cristo sono servi di Dio e quindi chiamati a servirlo (Romani 6:22).
Enoc:
(3) Comunicò Dio (Giuda 14-15).
In Giuda 14-15 leggiamo: ”Anche per costoro profetizzò Enoc, settimo dopo Adamo, dicendo: ‘Ecco, il Signore è venuto con le sue sante miriadi per giudicare tutti; per convincere tutti gli empi di tutte le opere di empietà da loro commesse e di tutti gli insulti che gli empi peccatori hanno pronunciati contro di lui’”.
La domanda è: si può vivere con costanza fedelmente a Dio per tanti anni in mezzo a una generazione perversa e parlando anche del giudizio di Dio? La risposta è sì!
Enoc lo fece e non solo, come riporta Giuda, predicò con franchezza della venuta del Signore, del Suo giudizio su tutti e per convincere (exelenxai, cioè rivelare i peccati e riprenderli per i peccati) tutti gli empi, cioè di coloro che vivono senza Dio, di tutte le loro azioni peccaminose e delle loro parole contro Dio.
Nessuna azione malvagia è cancellata dall’archivio di Dio, così anche le parole, quegli insulti contro Dio che derivano dalla ribellione contro di Lui.
Non sappiamo se la predicazione di Enoc fu efficace, ma quello che possiamo dire è: Enoc era fedele a Dio! Era coraggioso e si identificava con Dio!
Ecco perché Dio era contento di Enoc, ecco perché lo gradiva! Perché aveva una vera fede che si vedeva nel fatto che camminava con Dio e lo predicava.
Nelle ragioni del rapimento di Enoc vediamo:
B) L’approvazione di Dio.
“Infatti prima che fosse portato via ebbe la testimonianza di essere gradito a Dio”.
Prima di essere preso da Dio e portato in cielo, per fede, dimostrata da un cammino pratico con Dio, Enoc è stato approvato da Dio, era gradito a Dio.
Certo che la stragrande maggioranza delle persone, oggi non è gradita a Dio, perché è più preoccupata di piacere a se stessa, o a qualcun altro, ma non a Dio!
“Testimonianza” (memarturētai – perfetto passivo indicativo) indica che Enoc è stato riconosciuto, approvato.
Il tempo del verbo in greco (perfetto) indica la permanenza, la continua esistenza della testimonianza, che dura nel tempo.
“Gradito” (euarestēkenai) significa piacere, diletto, essere contento, soddisfatto.
Il punto principale qui è: Enoc ricevette l'approvazione divina come un uomo che era gradito a Dio prima della sua esperienza di essere portato via da Dio!
Dio scelse di prendere Enoc e di non farlo morire perché visse, la sua lunga vita camminando con Dio per fede, da quando aveva sessantacinque anni (Genesi 5:21,22) fino alla sua dipartenza, a trecentosessantacinque (Genesi 5: 23,24).
Quindi per trecento anni Enoc, camminò con Dio in tempi morali duri e difficili (Giuda 15) ed è stato ricompensato da Dio.
Così anche come Noè (Genesi 6) era in grado di vivere una vita integra in mezzo alla malvagità, noi oggi, non abbiamo scuse: possiamo vivere in modo santo in mezzo alla nostra generazione storta e perversa (Filippesi 2:14-16).
I cristiani possono vivere una vita santa e consacrata a Dio nelle loro attività quotidiane, benché siano pressati dalla filosofia peccaminosa di questo mondo!
Chi ha fede ha una relazione con Dio, cammina con Dio e sperimenta il favore e la benedizione di Dio.
Prima che Enoc, fosse portato via da Dio, era gradito da Dio per la sua fede; questo è un principio universale per tutti: senza fede è impossibile piacere a Dio (Ebrei 11:6).
CONCLUSIONE.
Noi possiamo applicare l’esempio di Enoc alla nostra vita in diversi aspetti.
1) Per fede una persona è salvata.
La fede di Enoc era così forte e il suo rapporto con Dio così intimo da impedirgli di morire.
Così Enoc diventa un modello di fede per tutti i cristiani.
Come Enoc, anche se moriremo fisicamente, per fede in Gesù Cristo possiamo essere salvati dai nostri peccati e avere la vita eterna (per esempio Giovanni 3:16; Romani 5:1-11; Efesini 2:8-9).
2) La fede porta all’azione.
Non conosciamo la ragione per cui Dio ha aspettato trecento anni prima di prendere Enoc per portarlo in paradiso; forse per essere una testimonianza sia con la sua vita in senso morale e spirituale e sia con la predicazione.
(a) La fede porta con sé l’azione della consacrazione.
Enoc era un rimprovero spirituale e morale alla sua generazione! Era moralmente e spiritualmente distaccato dalla generazione perversa in cui viveva!
Siamo moralmente distaccati dalla filosofia di questo mondo?
Se Enoc poteva camminare con Dio per fede in mezzo alla sua generazione peccaminosa, vuol dire che anche noi possiamo farlo per la potenza dello Spirito Santo che vive nei veri cristiani!
Molte volte, noi cristiani, parliamo di risveglio spirituale, di quell’intervento speciale, occasionale di Dio che avviene di tanto in tanto, in una chiesa, o in credente che è in letargo spirituale.
Enoc non aveva bisogno di un risveglio occasionale, straordinario, periodico per andare avanti, come certi credenti, certe chiese oggi!
Quando un cristiano segue l’esempio di Enoc, non è necessario un risveglio! Perché cammina già ogni giorno per fede con Dio!
Dio non ha mai inteso la relazione con Lui con alti e bassi a livello morale e spirituale, ma desidera che camminiamo nel risveglio ogni giorno, cioè con un comportamento fedele e in comunione con Lui!
Se camminassimo costantemente e fedelmente con Dio, non avremmo mai bisogno di chiamare un predicatore per riportarci alla normalità della consacrazione della vita cristiana, perché il vero risveglio è semplicemente il cristianesimo normale descritto nella Bibbia, un cristianesimo caratterizzato dal cammino con Dio che si esprime con la santificazione, la sottomissione a Dio e il servizio a Dio, in altre parole con la consacrazione.
Se vivessimo un risveglio quotidiano non avremmo bisogno di un risveglio occasionale.
(b) La fede porta con sé l’azione della predicazione.
Enoc non solo era distaccato dal mondo eticamente, ma era un predicatore; così Dio vuole che mentre attendiamo il ritorno di Gesù Cristo, o prima che ci chiami da questa terra con la morte, possiamo testimoniare di Lui con tutte le forze che abbiamo.
Benché ci sono alcuni nella chiesa che hanno il dono di evangelizzare (Efesini 4:11), è sbagliato pensare che l’evangelizzazione personale aspetti solo a questi, infatti tutti coloro che appartengono a Dio, grazie a Gesù Cristo, sono chiamati a testimoniare di Dio (1 Tessalonicesi 1:9; 1 Pietro 2:9-10).
Chi ha creduto parla! (Salmo 116: 10; 2 Corinzi 4:13).
L'evangelizzazione è il compito di tutta la chiesa, e non solo di alcuni dei suoi membri.
Ogni singolo credente è chiamato da Dio a proclamare il Vangelo!
Ogni cristiano è come postino che lavora per Dio. Il suo compito è quello di distribuire buone notizie dall'alto, di proclamare le virtù di Dio!
J. I. Packer afferma: “Sempre e ovunque i servi di Cristo sono sotto l'ordine di evangelizzare”.