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Visualizzazione dei post da dicembre, 2017

Luca 4:18: L’unzione dello Spirito Santo su Gesù

 Luca 4:18: L’unzione dello Spirito Santo su Gesù Nel silenzio di un momento di riflessione, immaginiamo di essere ai margini di un villaggio polveroso della Galilea. Un uomo si alza per leggere le Sacre Scritture in una sinagoga.  Le sue parole risuonano con una potenza che travalica i confini del tempo. Non è una semplice lettura: sono parole di speranza, di liberazione, di salvezza. Gesù sta dichiarando la Sua missione divina, per questo motivo lo Spirito, cioè lo Spirito Santo (cfr. per esempio Luca 3:22; 4:1; Atti 10:38) era su di Lui. L’unzione dello Spirito Santo, non era un dettaglio marginale, ma il cuore pulsante della Sua vita. Non era un accessorio, ma l’essenza stessa della Sua identità e del Suo ministerio. Ogni guarigione, ogni insegnamento, ogni momento profetico scaturiva dalla Sua immediata e continua unzione. Lo Spirito Santo non era una presenza passiva, ma una potenza dinamica ed efficace. 
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Salvatore

Giovanni 5:35: Lampada splendente.

Giovanni 5:35: Lampada splendente. “Egli era la lampada ardente e splendente”. Giovanni Battista non è stato solo una lampada ardente, ma anche splendente. Se una lampada arde, è accesa, nello stesso tempo illumina. Se non stiamo illuminando, vuol dire che non stiamo ardendo per il Signore!!! Giovanni Battista alla domanda di alcuni, se fosse Elia, o il profeta, rispose di no, lui è stato mandato da Dio per rendere testimonianza al Messia (Giovanni 1:19-27). Giovanni splendeva predicando Gesù Cristo, il giudizio di Dio, e il ravvedimento, e lo faceva con zelo e franchezza. Come cristiani dovremmo distinguerci come quelli che hanno zelo per la predicazione della Parola di Dio. Tutti i credenti sono chiamati a splendere in questo mondo di tenebre di Satana (Giovanni 12:31; 16:11; Atti 26:18; Colossesi 1:13). Come discepoli di Gesù, siamo la luce del mondo che non può rimanere nascosta (Matteo 5:14-16; Filippesi 2:15-16). Dall’analogia della luce noi possiamo imparare alcuni principi...

Giovanni 5:35: Lampada ardente.

Giovanni 5:35: Lampada ardente. “Egli era la lampada ardente e splendente”.  Gesù elogia Giovanni battista, mettendo in evidenza il fatto che era una lampada ardente e splendente. Il verbo “era” potrebbe indicare che Giovanni era morto, oppure era in carcere a causa di Erode (Matteo 14:1-12).  “Lampada” (luchnos) indicava una piccola lampada a olio portatile. Nell’antichità la lampada era fatta in terra cotta, o di metallo, era con uno stoppino alimentata con olio, poteva essere appesa a un sostegno, o esser posta su un lucerniere. È interessante che Gesù dice: “la lampada”! Questo indica una persona, o un fenomeno noto. L’articolo “la” (ho) definisce il ruolo di Giovanni che è stato preparato per il ministero di testimoniare del Messia (cfr. Salmo 132:17). Cosa indica ardente? “Ardente”, ha un significato metaforico, significa dato alle fiamme, accendere un fuoco...  Giovanni era infuocato per Dio!  Ardente indica che:

Giovanni 5:35: Credere tutto e sempre a ciò che dice la Bibbia!

Giovanni 5:35: Credere tutto e sempre a ciò che dice la Bibbia! “Egli era la lampada ardente e splendente e voi avete voluto per breve tempo godere alla sua luce”. Il motivo per cui il Signore Gesù Cristo pronunciò il discorso che leggiamo a partire dal versetto 17, fu il mormorio e il progetto di omicidio di certi Giudei, probabilmente i capi religiosi, dopo che ebbe guarito un paralitico alla vasca di Betesda in giorno di sabato. Gesù Cristo si difese affermando la propria comunione col Padre, sia riguardo alla sua natura e sia alle sue opere (vv. 18-29), dimostrando di essere così “Signore del sabato” (Giovanni 5:17).  Il Signore Gesù, poi fa riferimento alla testimonianza di Giovanni il Battista riguardo a Lui, in quanto, generalmente, essi lo consideravano come un grande profeta. Sembra che per un certo periodo, questi Giudei, fossero stati toccati e compunti profondamente dal fatto che Dio, dopo un lungo periodo in cui non aveva più mandato profeti, avesse suscitato ...

La parabola del gran convito. Le scuse ingiustificabili (Luca 14:15-24).

La parabola del gran convito. Le scuse ingiustificabili (Luca 14:15-24). Il contesto di questa parabola, ruota attorno al pasto, alla cena di Gesù con certi Farisei.  Gesù è stato invitato a pranzo da uno dei principali Farisei (v.1), è l’occasione di parlare dell’umiltà, a non scegliere i primi posti al pranzo delle nozze e poi dice di invitare le persone che non possono contraccambiare: poveri, storpi zoppi e ciechi, il contraccambio sarà reso alla resurrezione dei morti e così sarà beato dice Gesù.  Uno degli invitati, probabilmente un Fariseo, udite queste cose, riguardo la cena, dice beato chi mangerà pane nel regno di Dio futuro, quindi dopo la resurrezione (v.14).  L'idea di benedizione alla risurrezione dei giusti porta uno degli invitati all’affermazione: "Beato chi mangerà pane nel regno di Dio!" (v.15). L’uomo probabilmente credeva come la maggior parte dei suoi connazionali, che solo i Giudei sarebbero stati invitati al banchetto in ciel...

Ebrei 11:5: La fede di Enoc.

Ebrei 11:5: La fede di Enoc. Dopo l’esempio di Abele, l’autore dell’epistola agli Ebrei, ci parla della fede di Enoc. Enoch era il settimo da Adamo (Genesi 5:6-18; Giuda 14). Il suo nome appare nel registro biblico di Genesi 5:1-31, dove appaiono brevi resoconti dei discendenti di Adamo.  Alla conclusione di ogni resoconto, è scritto che questi discendenti di Adamo morirono, tranne Enoc (Genesi 5:24). Ebrei 11 presenta gli eroi della fede in ordine cronologico così come sono trovati nella Bibbia, ma diversi commentatori sottolineano che probabilmente viene messo in evidenza la natura della progressione della vita di fede per quanto riguarda Abele, Enoc e Noè, tre uomini che vissero prima del diluvio. Andrew Murray descrive Abele come il sacrificio della fede; Enoc come il cammino della fede; e Noè come l'opera della fede.  Quindi per prima cosa siamo portati in una giusta relazione con Dio attraverso il sacrificio; secondo, avendo una relazione con Dio, ...

Elohim.

Elohim. Studiare i nomi di Dio è importante perché rivelano la Sua natura, così conoscere i nomi di Dio significa conoscere qualcosa della sua natura. Elohim è il nome più usato per Dio nell'Antico Testamento, si verifica nel senso generale per la divinità, circa 2.570 volte, 2.310 delle quali si riferisce al nome per il vero Dio. Partiamo con la: I DEFINIZIONE. In primo luogo vediamo il: A) Significato Alcuni studiosi ritengono che il nome tradotto con “Dio” sia derivato dal nome più breve “El”, che significa potente, forte, preminente.