Luca 4:28-30: La conclusione drammatica Abbiamo visto in Luca 4:23-27 come Gesù abbia portato alla luce i veri pensieri che avevano nel cuore le persone che erano presenti nella sinagoga di Nazaret dove Lui aveva appena parlato. Il Suo intervento è stato provocatorio, sfidando profondamente le convinzioni nazionalistiche ed esclusiviste dei Suoi ascoltatori. Ora in Luca 4:28-30, vediamo la conclusione drammatica di questa storia. Fu come un terremoto che scosse le fondamenta delle certezze religiose: dal celebrare Gesù (Luca 4:22), si passa al tentativo di ucciderlo! La verità di Dio sfidò i loro confini mentali, culturali e teologici, ora vediamo come reagirono a questa verità che non corrispondeva alle loro aspettative. Questo momento finale del testo è come un dramma in tre atti che si consuma con la velocità di un fulmine. Prima di tutto troviamo:
2 Samuele 7:27: La preghiera è la risposta alla Parola di Dio.
“Poiché tu, o SIGNORE degli eserciti, Dio d'Israele, hai fatto una rivelazione al tuo servo e gli hai detto: ‘Io ti edificherò una casa!’ Perciò il tuo servo ha avuto il coraggio di rivolgerti questa preghiera”.
Quando il re di Davide era al culmine del suo potere, decise di costruire un tempio per Dio (2 Samuele 7:1-7). Dio mandò al re il messaggio per mezzo del profeta Natan che non doveva costruire lui il tempio, ma che lo avrebbe fatto il Signore tramite il figlio di Davide (2 Samuele 7:4-11). In 2 Samuele 7:11-13 leggiamo: “…In più il Signore ti annunzia questo: sarà lui che ti fonderà una casa. Quando i tuoi giorni saranno compiuti e tu riposerai con i tuoi padri, io innalzerò al trono dopo di te la tua discendenza, il figlio che sarà uscito da te, e stabilirò saldamente il suo regno. Egli costruirà una casa al mio nome e io renderò stabile per sempre il trono del suo regno”.
Dunque, Davide voleva costruire a Dio una casa, ma Dio disse che non sarebbe stato lui, ma il figlio. Così Davide, dopo aver sentito le parole del messaggero di Dio, il profeta Natan, prega Dio in risposta al Suo messaggio (2 Samuele 7:18-29). Il v.27 rivela la dinamica interiore di come funziona la preghiera, il testo dice: “Perciò il tuo servo ha avuto il coraggio di rivolgerti questa preghiera”. “Il coraggio” (ʾēṯ libbô) è “trovare il cuore”, il cuore di pregare. È alla luce e all’ascolto della rivelazione della promessa di Dio che avrebbe stabilito la sua discendenza e costruito il tempio, che Davide ha avuto il coraggio di pregare, altrimenti poteva sembrare presuntuoso, soprattutto quando il re rivendica queste promesse (vv.28-29). La preghiera allora è la risposta alla Parola di Dio. La rivelazione di Dio ha creato in Davide il desiderio, la guida e la forza per pregare e quindi rivendicare le promesse di Dio. Il principio è: Dio ci parla attraverso la Sua Parola e gli rispondiamo con la preghiera, entrando in conversazione e in comunione con Lui, e in questo caso rivendicare anche le promesse di Dio. Così la nostra vita di preghiera dipende dalla relazione che noi abbiamo con la Parola di Dio: la Bibbia. La Bibbia è la Parola di Dio scritta (Deuteronomio 18: 15-20; Geremia 1:9-10; 2 Timoteo 3:16; 2 Pietro 1:20-21), e non solo ci fa conoscere Dio e il Suo piano di salvezza, ma è viva e dinamica (Isaia 55:10-11; Ebrei 4:12) mediante la quale Dio ci parla, è il mezzo per cui noi possiamo ascoltare Dio e parlare con Lui stesso avendo la certezza che ci ascolta! (Deuteronomio 4:7; Salmo 145:18). Pertanto una relazione piena, viva e attiva con Dio è possibile con la preghiera che dipende dalla relazione che abbiamo con la Sua Parola, la Bibbia. La natura della relazione con Dio riguardo la Bibbia è: leggerla, ascoltarla, memorizzarla, meditarla, studiarla ogni giorno (cfr. Giosuè 1:8; Salmo 1:1-2).
Quindi se vuoi avere una relazione profonda e intima con Dio con la preghiera devi avere una relazione profonda e intima con la Sua Parola ogni giorno.