2 Corinzi 1:3: Il carattere consolatore di Dio In un mondo che offre mille forme di consolazione temporanea, dove possiamo trovare un conforto che dura davvero? Dove possiamo aggrapparci quando tutto sembra crollare? Una bambina cresciuta in una famiglia atea aveva imparato dal padre ateo che Dio non esisteva. La bambina si ammalò di una grave malattia, e suo padre e sua madre cercavano di incoraggiare questa bambina malata. Cercavano di confortare la figlia morente, i genitori non credevano in Dio, e nemmeno la bambina credeva in Dio. Il padre era al suo fianco, dicendole: “Tesoro, non ci vorrà molto. Tieni duro. Papà ti ama. Non ci vorrà molto. Tieni duro.” Lei rispose: “Papà, mi dici di tenere duro, ma non c’è niente a cui aggrapparmi.” Questa storia racconta la tragedia di chi cerca consolazione senza avere una speranza eterna. Ma grazie a Dio, Paolo ci presenta una realtà completamente diversa in 2 Corinzi 1:3: “Benedetto sia il Dio e Padre del nostro Signor...
Marco 10:45: Gesù ha dato la sua vita come prezzo di riscatto per molti.
“Poiché anche il Figlio dell'uomo non è venuto per essere servito, ma per servire, e per dare la sua vita come prezzo di riscatto per molti”. (Cfr. Ebrei 9:26; 1 Giovanni 3:5).
Gesù ha volontariamente velato la sua gloria come Figlio dell'uomo (Marco 8:38; 13:26; 14:62) per assumere la forma di uno schiavo servendo fino alla morte perché questa era la volontà di Dio (Filippesi 2:6-8). Il suo servizio fino alla morte deve essere considerato un atto volontario (Giovanni 10:11,15,17) come indicato dalla frase: “Per dare la sua vita”. La morte di Gesù è un atto di obbedienza a Dio e vicaria per i molti (cfr. Isaia 53:11-12; Marco 14:24, cfr. Matteo 1:21; Giovanni 10:11,15; 17:9; Efesini 5:25; Atti 20:28; Romani 8:32-35), infatti, la preposizione “per” (anti) significa “in cambio di”, o “al posto di”.
Gesù in questo versetto sta parlando della sua missione sulla terra, del suo sacrificio. La sua morte non fu un ripensamento, né un incidente, ma la realizzazione di uno scopo ben definito in relazione con l'incarnazione: salvare i peccatori attraverso la croce.
La morte di Cristo è rappresentata come il pagamento di un riscatto (lutron). Nell’Antico Testamento troviamo i riscattati in riferimento al popolo d’Israele liberati dalla prigionia babilonese dal Signore (Isaia 35:10; 51:11), o dalla morte (Osea 13:14). Ci può anche essere un’allusione al Servo del Signore di Isaia 53:10-12 dove si parla che ha dato in sacrificio la sua vita caricandosi dei peccati di molti rendendoli giusti (cfr. Isaia 53:5,6,8,10-12).
L'idea di riscatto è quella del pagamento di un prezzo, al fine di liberare chi è in schiavitù, infatti, nel primo secolo questa parola era usata per la liberazione di schiavi, o di prigionieri, la liberazione implica una servitù, o una prigionia da cui l'uomo non riesce a liberarsi.
Il prezzo della libertà del peccatore, dunque, non è stato il denaro, la ricchezza materiale, ma è stata la morte di Gesù, il sangue prezioso di Cristo! (Levitico 5:14-6: 7; 7:1-7; Numeri 5:5-8; Giovanni 3:16; 1 Pietro 1:18-20).
Ma attenzione il riscatto non è stato pagato a Satana, perché non è un sovrano da compiacere, ma a Dio per soddisfare la sua giustizia!!
I credenti, una volta riscattati appartengono a Dio (Tito 2:14) con grandi benefici: 1)Gesù libera dalla condanna della legge (Galati 3:13). 2) Libera dagli obblighi della legge che l’uomo non riesce a soddisfare (Romani 6:14). 3) Gesù libera dal potere del peccato (Romani 8:3-4; Tito 2:14). 4) Libera dal potere di Satana (Atti 26:18; 2 Timoteo 2:26; Ebrei 2:14-15). 5) Gesù libera dall’ira futura di Dio (1 Tessalonicesi 1:10; 5:9).
Ora, anche se il sacrificio di Gesù è unico e incomunicabile (solo lui può compiere questo servizio), tuttavia, è un modello di umiltà, altruismo, sottomissione da seguire, siamo chiamati a essere servitori di Dio e degli altri e non a essere serviti (vv.43-44; 1 Giovanni 3:16), siamo chiamati a mettere Dio al primo posto e a servire gli altri in Sua obbedienza.