Luca 4:18-19: La missione di Gesù Immagina di entrare in un luogo avvolto dall’oscurità, pieno di disperazione, dolore e sconforto. Un mondo dove gli emarginati vengono dimenticati, dove la speranza sembra un lusso irraggiungibile. È in questo contesto che Gesù proclama la sua missione rivoluzionaria, un messaggio che non è semplicemente un annuncio, ma una trasformazione radicale della realtà umana. In Luca 4:18-19, Gesù proclama di essere venuto per portare la buona novella ai poveri, il recupero della vista ai ciechi e per liberare gli oppressi. Questo brano non è solo un testo storico, ma un manifesto vivente della grazia di Dio. Rivela un Dio che non rimane distante dalla sofferenza umana, ma si immerge nelle nostre fragilità, spezzando le catene che ci tengono prigionieri e ridonando dignità a ogni persona. Non si è limitato a trasmettere un messaggio: era l’incarnazione della speranza stessa. Il contesto di questi versetti è che Gesù si trova n...
1 Corinzi 6:20: Dio ha redento i credenti.
“Poiché siete stati comprati a caro prezzo. Glorificate dunque Dio nel vostro corpo”.
Paolo precedentemente aveva parlato di astenersi dalla fornicazione; chi si unisce a una prostituta è un solo corpo con lei e un cristiano non può farlo perché è unito al Signore (v.15), ed è anche il tempio dello Spirito Santo (v.19), questo gli ricorda l'autorità di Dio sulla sua vita (cfr. 1 Tessalonicesi 4:8). Pertanto, il credente non deve considerarsi indipendente e appartenente a se stesso. Paolo, nel v.20 spiega la ragione fondamentale per cui un vero cristiano non è padrone di se stesso: è stato comprato a caro prezzo, e di conseguenza il Signore ha pieni diritti di proprietà. “Siete stati comprati” (ēgorasthēte) indica la redenzione, significa “acquistare al mercato “, “essere tirato fuori dal forum”, cioè dal mercato degli schiavi (agorázō; 1 Corinzi 7:23, Apocalisse 5:9, ecc.). L’immagine, dunque, deriva dalla vendita all'asta degli schiavi.
L'immagine dello schiavo acquistato, in primo luogo, sottolinea e rafforza il punto che i cristiani appartengono a un nuovo padrone al quale devono rendere conto di tutto. L'immagine non è solo di uno schiavo liberato da una schiavitù pagando un prezzo, un riscatto, ma di essere trasferito da un proprietario all'altro. In precedenza i Corinzi, (quindi tutti i credenti), erano schiavi del peccato; ora in Cristo sono schiavi di Dio per fare la sua volontà (Giovanni 8:34; Romani 6:16-23; 7:6,23). Così l’immagine della redenzione non è solo un movimento dalla schiavitù alla libertà, ma da un livello inferiore, o cattivo di schiavitù (schiavo del peccato) a un livello superiore, o buono di schiavitù (schiavo di Dio). Nell’Antico Testamento vediamo che Dio è Colui che libera dalla schiavitù come per esempio dal faraone, dall’Egitto (Esodo 6:6; Deuteronomio 7:8;2 Samuele 7:23; Isaia 43:1).
Dio ha acquistato la chiesa a caro prezzo! (cfr. Atti 20:28), quindi il cristiano è di Sua proprietà!
Benché l’enfasi è sulla liberazione e non sul mezzo, l'immagine sottolinea, in secondo luogo, un atto costoso da parte del nuovo proprietario che rende il credente legittimamente e contrattualmente interamente Suo. Paolo non menziona né l’occasione e nemmeno il prezzo, ma è chiaro che il riferimento è a Gesù che sulla croce ha offerto se stesso affinché i peccatori potessero essere redenti (1 Pietro 1:18-19; Apocalisse 5:9). Il cristiano comprato a caro prezzo è chiamato a glorificare Dio nel proprio corpo. “Glorificate” (doxate-aoristo attivo imperativo) è un comando! Paolo non vuole che questa esortazione sia presa alla leggera, o che sia in qualche modo ritardata, ma che venga messa in pratica subito, vi è un’urgenza! “Glorificate Dio” significa onorarlo e comportarsi in modo tale che gli altri lo onoreranno (cfr. Matteo 5:16; 1 Pietro 2:12). Il corpo è la sfera, o il mezzo all'interno del quale, il cristiano glorifica Dio. Le persone osservando come il cristiano usa il corpo, vedranno che è il tempio dello Spirito Santo e che quindi appartiene a Dio!Quindi, come cristiani cercheremo di usare il nostro corpo non per atti peccaminosi, ma per fare la volontà di Dio.