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Bibbia

"La Bibbia, l'intera Bibbia e nient'altro che la Bibbia è la religione della chiesa di Cristo".
C. H. Spurgeon

Matteo 6:10: Venga il Regno di Dio.

Matteo 6:10: Venga il Regno di Dio.
“Venga il tuo regno”
Questo è il secondo soggetto di preghiera del Padre nostro. Che cosa si intende con la preghiera venga il tuo regno? Ha due significati.
1) Il primo significato è il regno di Dio nel presente.
“Il regno di Dio” indica il dominio, la signoria regale di Dio.   “Regno” (Basileia) significa, in primo luogo l'autorità di governare come un re e in secondo luogo il regno su cui si esercita tale autorità. Il regno di Dio è una società sulla terra dove Dio regna nel cuore delle persone che fanno la Sua volontà di Dio in Cristo. È una preghiera affinché possiamo amare ciò che Dio comanda e chiedergli di regolare la nostra vita in relazione alla Sua volontà, di obbedirgli con tutto il nostro cuore. “Venga il tuo regno” è una supplica che chiede a Dio di estendere il suo potere reale su ogni parte della nostra vita: emozioni, desideri, pensieri e volontà. Si riferisce anche al desiderio di chi prega che il regno di Dio, iniziato con il ministero di Gesù sulla terra nei cuori delle persone (Luca 17:21), con la conversione e il pentimento (Matteo 18:1-4; Marco 1: 14-15), cresca oggi in tutto il mondo, che sempre più persone entrino nel regno di Dio, attraverso la testimonianza dei Suoi servi.

L’amico a mezzanotte (Luca 11:5-13).

L’amico a mezzanotte (Luca 11:5-13).
Il contesto immediato di questa parabola è costituito da una serie di episodi e di precetti sulla preghiera. Gesù dava priorità alla preghiera e come era solito fare, andò in disparte per pregare (v.1; cfr. Marco 1:35; Matteo 14:23; Luca 5:16; 6:12;9:18); egli aveva il piacere e sentiva il bisogno di avere comunione con il Padre!
Gesù era “Gesù”, eppure non trascurava la preghiera, perché conosceva l’importanza di questo prezioso strumento. 
Se Gesù il Figlio di Dio pregava tanto, noi lo dovremmo fare a maggior ragione?
Quando Gesù ebbe finito, un discepolo gli chiese di insegnare loro a pregare. 
Questa parabola, infatti, s’inserisce proprio tra il modello che Gesù dà della preghiera, cioè il Padre nostro, e la promessa dell’esaudimento alle richieste (vv.9-11). 
Questa parabola sottolinea la libertà e la persistenza nella preghiera, ed è quindi un incentivo a pregare, a chiedere.
Come Gesù, quindi, anche noi dobbiamo dare alla preghiera la priorità nella nostra vita e pertanto dedicare a essa il nostro tempo.
A conferma di ciò si possono elencare svariati motivi:

Matteo 6:9: Sia santificato il nome di Dio.

Matteo 6:9: Sia santificato il nome di Dio.
“Sia santificato il tuo nome”.

Questo è il primo soggetto di preghiera del “Padre nostro”. Prima di tutto vediamo cosa indica “nome”. C'è una stretta associazione tra il nome e la persona; in ebraico, il nome rappresenta il carattere e la personalità di qualcuno, così riguardo a Dio rappresenta il Suo carattere, la Sua natura, la Sua autorità come si è rivelato all’uomo e che si può conoscere (cfr. per esempio Malachia 1: 6; Isaia 29:23; Ezechiele 36:23; Giovanni 12:28; 17:6). Il nome di Dio è un termine ricorrente nell’Antico Testamento, ed è spesso descritto come "santo" (Salmo 30:4; 97:12; 103:1; 111:9; ecc.). La santità è il principale e il più glorioso attributo di Dio (Esodo 15:11; Salmo 89:35; Isaia 6:3; Apocalisse 4:8). 
“Santificato” (hagiasthētō) è rendere santo; ora la domanda è: perché dobbiamo pregare che il nome di Dio sia santificato visto che è già santo?  
Troviamo due significati.

Atti 1:14: La preghiera di attesa per il risveglio.

Atti 1:14: La preghiera di attesa per il risveglio.
La storia dei risvegli ci dice che molti sono nati dalla preghiera.
Per esempio Ken Terhoven scrive: “Nel 1857 Jeremiah Lanphier si presentò al suo appuntamento con la ‘Chiesa Riformata Olandese’ come missionario cittadino della città di New York. La chiesa stava soffrendo di una perdita di membri, freddezza e apatia. Preoccupato dai bisogni della chiesa e della città, egli decise di invitare altri a condividere il suo peso e a organizzare un incontro di preghiera a mezzogiorno che si tenesse una volta a settimana. Il 23 settembre 1857 solo sei persone vennero a pregare. Il mercoledì seguente ne vennero venti. Durante la settimana successiva c’erano quaranta intercessori e nel giro di sei mesi diecimila persone erano riunite per pregare in ciascun edificio disponibile. In due anni un milione di convertiti furono aggiunti alla chiesa senza che la maggior parte di loro avesse mai sentito un sermone. Le preghiere continuarono fino a che il risveglio si era diffuso per tutta l’America”.

Matteo 6:9: Ciò che dobbiamo ricordare!

Matteo 6:9: Ciò che dobbiamo ricordare!
“Padre nostro che sei nei cieli”.
Gesù insegna ai Suoi discepoli come pregare. Gesù inizia col dire “Padre nostro”. “Nostro” includeva solo i suoi discepoli, ma non Gesù stesso, perché aveva un rapporto unico (Matteo 3:17; 11:27). Che cosa significa questo indirizzo di preghiera? 
Prima di tutto “Padre nostro che sei nei cieli” indica:
1) Intimità.
“Padre” (Pater) si riferisce a una parola ebraica (Abbà) che indica un affetto speciale, calore, rapporto intimo nella sicurezza della cura di un padre amorevole. “Padre” allora ci parla della vicinanza di Dio che si prende cura dei Suoi figli e ascolta le loro preghiere. Così un figlio di Dio può andare alla Sua presenza senza paura, con libertà e fiducia in preghiera sapendo che Dio lo ama, lo accoglie e si prende cura di lui ogni giorno! Sapere che Dio è nostro Padre ci dà sicurezza e speranza, ci libera dalla solitudine, e anche se fossimo rifiutati e abbandonati dalla nostra famiglia, dagli amici, e dal resto del mondo, il nostro Padre celeste non ci lascerà e non ci abbandonerà mai (Salmo 27:10; 68:5-6; Isaia 49:15; Ebrei 13:5-6).
“Padre nostro che sei nei cieli” indica:
2) Comunità.
Questa è una preghiera che solo i veri cristiani possono fare! Secondo la Bibbia, Dio non è il Padre di tutti nel senso spirituale; certamente è Padre di tutti come Creatore (Malachia 2:10; Atti 17:28; Efesini 3:14-15), ma non nel senso spirituale. Nel senso spirituale o si è figli del diavolo (Giovanni 8:42-44; 1 Giovanni 3:10), o si è figli di Dio, e questi si diventa per volontà di Dio per la fede in Gesù Cristo. Sempre grazie a Gesù possiamo andare alla presenza di Dio con la certezza che ci accoglie (Giovanni 1:12; 14:6; cfr. Romani 8:14-17; Galati 3:26; 4:6; 2 Corinzi 6:18; 1 Giovanni 3:1-2).  La forma plurale di “Padre nostro” indica anche pregare in compagnia di altri cristiani (per esempio Matteo 18:19; Atti 1:14; 2:41-42) e ci ricorda che la nostra preghiera dovrebbe riflettere l'unità, i desideri e i bisogni dell'intera chiesa. Non dobbiamo solo pregare per noi stessi, ma per il resto della famiglia di Dio!
“Padre nostro che sei nei cieli” indica:
3) Maestà.
Indica trascendenza, sovranità, splendore, potere con le inesauribili risorse per esaudire le richieste dei Suoi figli secondo la Sua infinita saggezza. Il fatto che il Padre è nei cieli indica una natura diversa dalla nostra, e quindi ci avvicineremo a Lui con umiltà e timore (Esodo 3:5; Isaia 6:1-5; Luca 18:9-14; Salmo 2:11; Ebrei 12:28). In secondo luogo “nei cieli” indica che la casa dei figli di Dio è in cielo (per esempio Giovanni 14:1-3; Filippesi 3:21), dove desiderano andare; il cristiano su questa terra è pellegrino. (Salmo 73:23-24; 2 Corinzi 4:16-5:8; 1 Pietro 2:11). 
Quindi prima di pregare Dio dovremmo ricordare che Lui è il nostro Padre che è nei cieli e come siamo diventati Suoi figli, poi gli chiederemo di infondere in noi ciò che significhi “Padre” affinché possiamo essere consapevoli del Suo amore e cura, trovare conforto e ci liberi da ogni diffidenza.

Galati 4:3-7: Adottati per essere figli di Dio.

Galati 4:3-7: Adottati per essere figli di Dio.
“Così anche noi, quando eravamo bambini, eravamo tenuti in schiavitù dagli elementi del mondo;  ma quando giunse la pienezza del tempo, Dio mandò suo Figlio, nato da donna, nato sotto la legge, per riscattare quelli che erano sotto la legge, affinché noi ricevessimo l'adozione.  E, perché siete figli, Dio ha mandato lo Spirito del Figlio suo nei nostri cuori, che grida: ‘Abbà, Padre’. Così tu non sei più servo, ma figlio; e se sei figlio, sei anche erede per grazia di Dio”. (Romani 8:15, 23; 9,4; Galati 4:5; Efesini 1:5).

Grazie a Gesù il credente viene adottato come figlio di Dio. “Adozione” (huiothesía) era un termine legale secondo le leggi greco-romane. Secondo questa legge un padre era libero di adottare individui non appartenenti alla famiglia naturale e di dar loro lo status di figli nello stesso modo dei figli naturali con gli stessi diritti e privilegi.

Salmo 27:4: Una preghiera su tutte.

Salmo 27:4: Una preghiera su tutte.
“Una cosa ho chiesto al SIGNORE, e quella ricerco: abitare nella casa del SIGNORE tutti i giorni della mia vita, per contemplare la bellezza del SIGNORE, e meditare nel suo tempio”.

Il genere umano ricerca la felicità, e molti pregano per questo. Ma che cosa porta alla felicità? Per molti è la comodità, i piaceri della vita, le ricchezze, le cose materiali, ma queste cose sono solo fugaci, o una volta raggiunte non danno la felicità tanto agognata perché manca ciò che è più importante per noi per cui siamo stati creati (Romani 11:36): il Dio della Bibbia da cui provengono tutte le cose, da cui dipendiamo per vivere (per esempio 1 Samuele 2:6-8). Una persona è felice perché ha una relazione con Dio, gode della pienezza di Dio e pertanto ha una ricompensa da parte di Dio: l’approvazione di Dio, o come ha detto qualcuno il sorriso di Dio (per esempio Matteo 5:1-12).

La parabola del buon Samaritano (Luca 10:25-37).

 La parabola del buon Samaritano (Luca 10:25-37).
Guardando i telegiornali, o dei reportage, o leggendo i giornali, ci rendiamo conto che la sofferenza è grande nel mondo. 
Ci sono molte associazioni umanitarie onlus (senza scopo di lucro) in diversi campi e così ci sono molte associazioni di filantropia. 
La parola “Filantropia” indica un sentimento di amore (filìa) nei confronti degli esseri umani (ànthropos). 
Nell'uso corrente un filantropo è una persona generosa che fa attività di beneficenza. 
Uno di questi è Bill Gates il fondatore di Microsoft si è ritirato dagli affari per dedicarsi a un’associazione da lui fondata nel Gennaio del 2008 la “Bill & Melinda Gates Foundation”, oggi, rappresenta l’istituzione filantropica più ricca al mondo, con circa 37,3 miliardi di dollari è considerata la fondazione più grande del mondo ed è attiva nella ricerca medica, nella lotta all'AIDS e alla malaria, nel miglioramento delle condizioni di vita nel terzo mondo e nell'educazione.
Molti forse non hanno i mezzi economici come Gates e perciò non hanno la capacità di aiutare gli altri, forse anche tu rientri in questo cerchio, ma anche se non sei ricco, puoi fare qualcosa nel tuo piccolo per aiutare gli altri.

Matteo 26:39: Il modello di preghiera nella sofferenza.

Matteo 26:39: Il modello di preghiera nella sofferenza.
“E, andato un po'più avanti, si gettò con la faccia a terra, pregando, e dicendo: ‘Padre mio, se è possibile, passi oltre da me questo calice! Ma pure, non come voglio io, ma come tu vuoi’”.

Il racconto dell’agonia di Gesù nel giardino del Getsemani ci fa capire la sua umanità, quale fosse il costo della sua missione e anche il rapporto intimo che aveva con il Padre. Gesù era triste e angosciato per la sua morte in croce che doveva patire (vv.36-38) e per questo prega con la faccia a terra, per portare la sua angoscia e la sua preoccupazione al Padre.  “Padre mio” indica il rapporto intimo che Gesù aveva con Dio. Il soggetto di preghiera di Gesù era se era possibile che Dio allontanasse da lui questo calice.

Ebrei 11:3 La comprensione della fede.

Ebrei 11:3 La comprensione della fede.
Nel v.3 è scritto: “Per fede comprendiamo che i mondi sono stati formati dalla parola di Dio; così le cose che si vedono non sono state tratte da cose apparenti”.

Questa è la più importante delle intuizioni, quello che distingue i credenti e gli atei: il mondo non è nato da solo, non si è autoderminato, ma deriva da un potere superiore a se stesso.

Di solito, la fede è considerata l'opposto della ragione, o contraria, o indipendentemente un pensiero razionale.

Anche alcuni cristiani pensano che la fede sia qualcosa di irrazionale.

Ma la fede e la ragione non sono percorsi alternativi alla conoscenza, la ragione accompagna la fede.
La fede usa la ragione e la ragione non riesce a trovare la verità senza fede; la fede aiuta la ragione ad accettare le cose che non vediamo.

2 Samuele 7:27: La preghiera è la risposta alla Parola di Dio.

2 Samuele 7:27: La preghiera è la risposta alla Parola di Dio. 
“Poiché tu, o SIGNORE degli eserciti, Dio d'Israele, hai fatto una rivelazione al tuo servo e gli hai detto: ‘Io ti edificherò una casa!’ Perciò il tuo servo ha avuto il coraggio di rivolgerti questa preghiera”.

Quando il re di Davide era al culmine del suo potere, decise di costruire un tempio per Dio (2 Samuele 7:1-7). Dio mandò al re il messaggio per mezzo del profeta Natan che non doveva costruire lui il tempio, ma che lo avrebbe fatto il Signore tramite il figlio di Davide (2 Samuele 7:4-11). In 2 Samuele 7:11-13 leggiamo: “…In più il Signore ti annunzia questo: sarà lui che ti fonderà una casa. Quando i tuoi giorni saranno compiuti e tu riposerai con i tuoi padri, io innalzerò al trono dopo di te la tua discendenza, il figlio che sarà uscito da te, e stabilirò saldamente il suo regno.  Egli costruirà una casa al mio nome e io renderò stabile per sempre il trono del suo regno”.

Apocalisse 3:20: La preghiera è comunione con Dio.

Apocalisse 3:20: La preghiera è comunione con Dio. 
“Ecco, io sto alla porta e busso: se qualcuno ascolta la mia voce e apre la porta, io entrerò da lui e cenerò con lui ed egli con me”.

Questo passo di solito è applicato nell’evangelizzazione, ai non credenti, ma in realtà dal contesto si riferisce alla chiesa di Laodicea. Questo passo si riferisce alla mancanza di comunione della chiesa di Laodicea con Gesù, era una chiesa tiepida, aveva perso lo zelo eppure questa chiesa si sentiva a posto, autosufficiente, compiacente e orgogliosa. Gesù li esorta allo zelo e al ravvedimento. Gesù non forza l’entrata, ma piuttosto si rende disponibile; il credente tiepido deve prendere la decisione di fare entrare Gesù, nel senso di ristabilire la comunione con Gesù. Quindi Gesù chiede una risposta, invita il credente a pentirsi e ad avere comunione con Lui. 

Salmo 73:17: Come avere una chiara e oggettiva interpretazione della realtà.

Salmo 73:17: Come avere una chiara e oggettiva interpretazione della realtà.
“Finché non sono entrato nel santuario di Dio, e non ho considerato la fine di costoro”.

Nella prima parte (vv.1-14), il salmista ammette che è quasi caduto nel dubitare nella bontà del Signore nel vedere i malvagi prosperare, non avere problemi come gli altri (vv.4-5); che sono superbi, violenti e malvagi (vv. 6-7), dai discorsi sprezzanti, maligni e arroganti, come se fossero padroni della terra (vv. 8-9), hanno le persone dalla loro parte (v.10), e dubitano che Dio conosca il loro peccato (v. 11); questi empi sono sempre tranquilli e accrescono le loro ricchezze (v.12). Il salmista è amareggiato e confuso (vv. 13-14), più tardi dirà che è anche ferito, insensato, di fronte a Dio come una bestia (vv.21-22).

Ebrei 5:8: Imparare l’ubbidienza attraverso la sofferenza.

Ebrei 5:8: Imparare l’ubbidienza attraverso la sofferenza.
“Benché fosse Figlio, imparò l'ubbidienza dalle cose che soffrì”.

Mi ha sempre meravigliato questo versetto! Com’è possibile che Gesù dovesse imparare l’ubbidienza, visto che Lui era il Figlio di Dio, quindi di natura divina?
Gesù scelse d’imparare l’ubbidienza come uomo e come uomini non possiamo che imparare a ubbidire a Dio attraverso la sofferenza.
Questo versetto è una conferma molto importante dell’umanità di Gesù, e presuppone una crescita nel senso umano di Luca 2:52; questo apprendimento culminerà nella Sua ubbidienza fino alla morte sulla croce (Filippesi 2:4-11).
Gesù incarnando la vita umana, ha conosciuto il dolore, le limitazioni e la fragilità degli esseri umani. Così, Gesù, condividendo la nostra natura umana, doveva fare l’esperienza di soffrire con l’umanità per soffrire per essa. L’ubbidienza imparata attraverso la sofferenza, era necessaria per il Suo sacrificio perfetto e anche per la Sua intercessione come Sommo Sacerdote eterno per la nostra salvezza (Ebrei 7-10). Avendo imparato l'ubbidienza con la sofferenza, Gesù era perfettamente qualificato per essere il sacrificio e Sommo Sacerdote per la garanzia della nostra salvezza. Per Gesù, il Figlio incarnato, era assolutamente necessario che imparasse l'ubbidienza, poiché la Sua ubbidienza ha compensato la nostra disubbidienza, per la Sua ubbidienza molti saranno costituiti giusti (Romani 5:19); Gesù giusto che muore per gli ingiusti per condurci a Dio (1 Pietro 3:18).
Ovviamente imparò l'ubbidienza dalle cose che soffrì non significa che Gesù fosse disubbidiente e ribelle, Egli ha obbedito in modo perfetto al Padre in tutte le cose, è stato tentato, ma non ha peccato (Giovanni 8:46; 2 Corinzi 5:21; Ebrei 4:15; 7:26;1 Pietro 2:22; 3:18). Come uomo, Gesù ha imparato per esperienza- come nella tentazione - quanto sia difficile ubbidire alla volontà di Dio in mezzo alle difficoltà, oppure ha appreso il livello più profondo di ubbidienza perfetta attraverso la sofferenza, e ciò avvenne durante tutta la sua vita terrena e in particolare nella notte angosciosa nel Getsemani (Matteo 27:36-46; Luca 22:39-46) che culminerà nell'agonia sulla morte in croce (Matteo 27:32-50).
Se Gesù doveva imparare l’ubbidienza, a maggior ragione noi e Dio usa la sofferenza anche per noi (Ebrei 12:4-11). Molte volte, preghiamo come Gesù (Ebrei 5:7), che Dio ci liberi dalla sofferenza, ma Dio non lo fa perché vuole cambiare noi! Vuole che cresciamo, vuole che assomigliamo sempre di più a Gesù (Romani 8:28-29; Giacomo 1:2-4). La sofferenza è un dono di Dio affinché possiamo imparare a ubbidirgli! La sofferenza è un’insegnante molto qualificata perché imparassimo a obbedire a Dio! Pertanto quando soffriamo chiediamo a Dio cosa ci vuole insegnare riguardo l’obbedienza, che cosa deve cambiare nella nostra vita! Cosa dobbiamo fare e non fare! “Il dolore fa pensare agli uomini e ci obbliga a fare domande” (Brian Edwards). Questo esempio di ubbidienza di Gesù Cristo voleva incoraggiare i lettori, e quindi anche noi oggi, a rimanere fermi e non allontanarci dalla fede nei momenti di sofferenza. Proprio come Cristo è stato perfezionato attraverso la sua sofferenza, così anche noi oggi lo saremo.
Aristotele diceva: “Non possiamo imparare senza dolore”.

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