1 Samuele 7:9-10: Gli strumenti della vittoria
“Samuele prese un agnello da latte e l'offrì intero in olocausto al SIGNORE; e gridò al SIGNORE per Israele, e il SIGNORE l'esaudì. Mentre Samuele offriva l'olocausto, i Filistei si avvicinarono per assalire Israele; ma il SIGNORE in quel giorno fece rimbombare dei tuoni con gran fragore contro i Filistei e li mise in rotta, tanto che essi furono sconfitti davanti a Israele”.Seneca disse: "La speranza è il più grande bene che l'uomo possegga".
Seneca sottolineava come la speranza sia un bene inestimabile per l'essere umano.
Una forza che ci sostiene e ci motiva ad andare avanti, anche nelle situazioni più difficili. È l'antidoto alla disperazione.
Ci permette di mantenere viva la fiamma dell'ottimismo, anche quando tutto sembra perduto come nella storia di questi versetti.
“Non si può vivere senza speranza. Vivere senza speranza significa cessare di vivere” diceva Fëdor Dostoevskij.
Perdere la speranza ha lo stesso effetto su di noi quando il nostro cuore smette di respirare, o quando non abbiamo l’aria.
Allora la speranza è un elemento essenziale per la nostra esistenza!
La perdita della speranza è una sorta di morte interiore.
Quando perdiamo la speranza, perdiamo la voglia di vivere, la motivazione ad andare avanti, la capacità di sognare e di progettare il futuro.
La speranza è ciò che ci spinge a superare le difficoltà, a cercare soluzioni e a credere in un domani migliore.
Quanti di voi si sono mai sentiti come gl’Israeliti, circondati da nemici più forti e sopraffatti dalla paura?
1 Samuele 7:9-10 ci ricorda che anche nei momenti più bui dobbiamo sempre sperare nel Signore.
In un'epoca in cui Israele era tormentato dalle continue incursioni dei Filistei, Samuele, offrì un agnello in sacrificio e pregò presso il Signore per il suo popolo.
Questa storia ci insegna che la preghiera, unita alla fede, ha il potere di muovere montagne e di trasformare le situazioni più disperate.
Oggi, mentre affrontiamo le nostre personali battaglie, possiamo trovare conforto e incoraggiamento nell'esempio di Samuele.
Prima di tutto consideriamo:
I LA SITUAZIONE
C’è una guerra in corso tra Filistei e gl’Israeliti, ci si prepara a una battaglia.
I soldati d’Israele hanno paura dei loro nemici e chiedono al profeta (1 Samuele 3:20, 21; 4:1), giudice d’Israele (1 Samuele 7:15–17) e sacerdote Samuele, di non cessare di pregare per loro affinché Dio li salvi (cfr. per esempio 1 Samuele 4:3; Esodo 14:13; Giudici 2:18; 6:37; 7:7; 10:12-13) dalle mani dei Filistei (1 Samuele 7:8).
Anche se non stiamo vivendo situazioni di guerra, comunque noi oggi affrontiamo situazioni difficili; ecco alcuni esempi:
A) Malattie gravi
Come gli Israeliti temevano la morte in battaglia, noi possiamo temere malattie gravi che mettono a rischio la nostra salute, o quella dei nostri cari.
Un’altra situazione difficile può essere:
B) Perdite economiche
La perdita del lavoro, debiti ingenti, o difficoltà economiche possono creare un senso di impotenza e paura per il futuro.
E ancora:
C) Relazioni difficili
Conflitti familiari, amicali, sentimentali, lavorativi, condominiali, possono causare grande sofferenza.
Un’altra situazione difficile può essere:
D) L’incertezza sul futuro
Di fronte a scelte importanti, cambiamenti significativi, o eventi imprevisti, possiamo provare ansia e paura per l'ignoto.
Infine:
E) Le ingiustizie e sofferenze nel mondo
Siamo testimoni di guerre, disastri naturali, povertà e violazioni dei diritti umani; queste situazioni ci possono creare smarrimento, ansie, paure.
Allora cosa possiamo imparare dall'esempio degli Israeliti da questi versetti?
Prima di tutto:
• Dobbiamo riconoscere la nostra debolezza davanti a Dio
Come gl’Israeliti, anche noi abbiamo bisogno di Dio.
Ammettere la nostra impotenza e fragilità è il primo passo per affidarci completamente a Dio.
Poi:
• Dobbiamo chiedere aiuto a Dio
La preghiera è un potente strumento per comunicare con Dio e chiedere il suo aiuto.
Non dobbiamo vergognarci di esprimere le nostre paure e le nostre preoccupazioni.
Preghiamo per la guarigione, per la forza di affrontare le cure e per la pace interiore.
Preghiamo per saggezza nelle decisioni finanziarie, per opportunità lavorative e per la provvidenza divina.
Preghiamo per la riconciliazione, per la guarigione delle ferite e per la forza di perdonare.
Preghiamo per chiarezza, per guida divina e per la fiducia nel futuro.
Preghiamo per la pace, per la giustizia, per la consolazione delle vittime e per la forza di coloro che si impegnano per un mondo migliore.
In terzo luogo:
• Dobbiamo avere fede
Anche se le circostanze sembrano disperate, la fede ci permette di sperare in un futuro migliore.
Infine:
• Dobbiamo chiedere aiuto ad altri nella comunità e unirsi in preghiera
Pregare insieme rafforza il senso della propria comunità e ci dà la forza di affrontare le sfide.
Allora possiamo affermare: "La voce della fede, quando è unita alla comunità, diventa un inno di speranza che risuona fino al cielo, invitando la divina provvidenza ad agire in nostro favore".
Dopo la situazione difficile vediamo:
II LA SOLUZIONE (v.9)
Nel v.9 leggiamo: “Samuele prese un agnello da latte e l'offrì intero in olocausto al SIGNORE; e gridò al SIGNORE per Israele, e il SIGNORE l'esaudì”.
A) Gli strumenti della soluzione
Gli strumenti della soluzione sono stati il sacrificio di un agnello e la preghiera.
Samuele offrì un sacrificio al Signore e pregò il Signore con grande intensità e insistenza (gridò - yizʿaq) per chiedere aiuto per il popolo, e il Signore lo esaudì.
Samuele stava supplicando Dio come intercessore, era come un generale a capo dell’esercito di Dio che affrontava la guerra con il sacrificio e la preghiera!
Così Samuele offrì interamente un agnello da latte (non prima degli otto giorni - Esodo 22:30; Levitico 22:27) in olocausto e pregò il Signore per Israele e il Signore l’esaudì.
Il grido di Samuele, non era solo un grido di angoscia, ma un grido di dipendenza solo dal Signore.
Non viene pregato nessun altro dio!
Non si fa affidamento su nessun altro mezzo umano per la vittoria!
Non vengono elaborate strategie di guerra, o di difesa!
Nessuna reliquia religiosa viene portata sul campo di battaglia!
L'arma d’Israele era la preghiera!
Paul S. Evans scrive: “Spesso ci dimentichiamo di pregare quando dimentichiamo quanto dipendiamo da Dio. Quando pensiamo di avere tutto sotto controllo, dimentichiamo che ogni bene che abbiamo viene da Dio (Giacomo 1:17). Poi, quando le cose si fanno difficili, dimentichiamo di rivolgerci all'unico che può salvarci. In altre parole, la nostra autosufficienza fuorviante porta ironicamente a risultati insufficienti. Quando riconosciamo la nostra insufficienza e ci appelliamo al nostro Creatore, egli può agire in modi del tutto sufficienti”.
Israele si appella solo a Samuele, il loro leader spirituale e mediatore, affinché gridi a Dio in loro favore, proprio come Mosè intercedette per Israele (Esodo 32:11–13).
Come Giacomo affermerà molti anni dopo: "La preghiera del giusto ha una grande efficacia" (Giacomo 5:16), così Dio risponde alla preghiera di Samuele.
Dio è fedele al Suo patto e risponde ai bisogni del Suo popolo.
Ma non dobbiamo dimenticare le lezioni che Israele ha imparato dalla loro precedente battaglia con i Filistei (1 Samuele 4), cioè che Dio non può essere manipolato; non può essere costretto ad aiutare Israele.
Quindi, dobbiamo evitare di pensare alla preghiera in termini magici, o automatici.
Dio è fedele e agisce per il Suo popolo, ma il Suo popolo non può manipolare Dio attraverso la preghiera.
Come scrive Brueggemann riguardo questa storia: "La risposta decisiva di Yahweh alla preghiera di Samuele non è una reazione automatica a un prevedibile gesto religioso".
Paul S. Evans a riguardo scrive: “Dio è sovrano e non sarà manipolato. Mentre la Bibbia parla spudoratamente dell'efficacia e della necessità della preghiera, le nostre richieste a Dio non lo obbligano a rispondere nel modo che riteniamo opportuno. Siamo nella posizione di gridare a Dio e chiederglielo, ma la risposta dipende da Lui. Quando preghiamo lasciamo il resto a Dio”.
Nell'Esodo vediamo che la risposta al grido di Israele si basa sul patto dei loro antenati con il Signore, poiché si fa spesso riferimento a loro (cfr. per esempio Esodo 2:24-25; 3:6,15,16).
Dio risponde al Suo popolo perché è fedele al patto (cfr. per esempio Deuteronomio 7:9), e quindi alle promesse che fece ad Abrahamo e alla sua progenie (cfr. per esempio Esodo 6:2-8).
La preghiera accompagnava i sacrifici.
I sacrifici venivano offerti per l’espiazione dei peccati (cfr. per esempio Levitico 1:4).
B) Il simbolo dell’agnello
Non c’è benedizione senza sacrificio, ed è quello che vediamo anche nel Nuovo Testamento; infatti, grazie al sacrificio di Gesù i credenti sono benedetti (cfr. per esempio Efesini 1:3-7; Colossesi 1:13-14; Ebrei 9:11-12).
Ora l’agnello era una prefigurazione di Gesù Cristo (cfr. per esempio Giovanni 1:29; Apocalisse 5:6,9; Ebrei 9:9-12).
Gesù è venuto per espiare i peccati del popolo (Ebrei 2:17); è il sacrificio che ci rende Dio favorevole (cfr. per esempio Romani 3:25, 1 Giovanni 2:2).
Grazie al sacrificio di Gesù i nostri peccati possono essere perdonati (cfr. per esempio Atti 10:43; 13:38-39; Efesini 1:7; Ebrei 9:28; Apocalisse 1:5).
Grazie all’intercessione di Gesù alla destra di Dio possiamo avere una relazione con Lui (cfr. per esempio Giovanni 14:6; Romani 8:32-34; 1 Timoteo 2:5; Ebrei 7:25).
La preghiera fu esaudita perché Samuele si avvicinò a Dio attraverso un sacrificio, noi possiamo essere esauditi grazie al sacrificio e all’intercessione di Gesù, ecco perché, quando preghiamo dobbiamo pregare Dio nel nome di Gesù per essere esauditi.
Infatti, Gesù in Giovanni 14:13-14 dice: “E quello che chiederete nel mio nome, lo farò; affinché il Padre sia glorificato nel Figlio. Se mi chiederete qualche cosa nel mio nome, io la farò”.
Pregare “nel nome di Gesù” significa accettare la Sua autorità come unico Salvatore dei peccatori (cfr. per esempio Matteo 1:21; Giovanni 4:42; Atti 4:12; 1 Timoteo 1:15); accettare la Sua autorità come il Signore (cfr. per esempio Atti 2:36; Romani 10:9; 1 Corinzi 8:6); accettare la Sua autorità come Sommo Sacerdote (cfr. per esempio Ebrei 4:14-16; 9:11-14).
Gesù come Sommo Sacerdote è autore di una salvezza eterna (Ebrei 2:16-17; 5:9).
Per la Sua opera propiziatoria sulla croce siamo perfettamente giustificati e santificati (cfr. per esempio Romani 3:24-26; 1 Corinzi 6:11), e non solo, ma Gesù agisce anche come nostro unico intercessore (cfr. per esempio Romani 8:34; Ebrei 7:25; 9:24) e unico avvocato davanti a Dio (1 Giovanni 2:1).
Gesù come Sommo Sacerdote ci dà il diritto e la libertà di andare alla presenza di Dio (cfr. per esempio Ebrei 10:19-23; Giovanni14:6).
Pensate, Dio è il Creatore (cfr. per esempio Genesi 1:1) è trascendente (Isaia 57:15), non si può vedere (Esodo 33:20); si nasconde (Isaia 45:15; Romani 11:33-34), è inavvicinabile per la Sua natura (cfr. per esempio 1 Timoteo 6:16), eppure noi possiamo avere una relazione con Lui per mezzo di Gesù Cristo e per mezzo di Gesù Cristo possiamo andare a Lui in preghiera tutte le volte che vogliamo per essere esauditi!
“Pregare nel nome di Cristo non significa basare la mia speranza e aspettativa di essere ascoltato sui meriti delle mie ‘buone’ preghiere. Piuttosto, è pregare mettendo tutta la mia fiducia nei meriti di Gesù Cristo e nella Sua intercessione” (James W. Beeke; Joel R. Beeke).
Ma pregare “nel nome di Gesù” significa anche allinearsi alla Sua persona.
Preghiere in Suo nome, sono preghiere che vengono offerte in accordo completo con la Sua persona.
Significa pregare in modo coerente, in conformità al carattere, alla volontà e ai desideri di Gesù secondo come è rivelato nella Bibbia!
Ricordiamo che il nome nella Bibbia, indica, o rappresenta ciò che è una persona, in questo caso Gesù stesso come si è rivelato!
Perciò per familiarizzare con il Suo carattere, volontà e desideri, dobbiamo familiarizzare con la Parola di Dio (cfr. 1 Giovanni 5:14-15; è lo stesso di Giovanni 15:7) attraverso la lettura, la meditazione, lo studio e la memorizzazione.
La ragione per cui molte preghiere si fermano sotto il tetto è perché non preghiamo secondo il carattere, la volontà e i desideri di Gesù, non sono secondo il Suo nome!
Quindi pregare nel nome di Gesù, in altre parole significa identificarsi con Lui.
Il Suo carattere, la Sua volontà e i Suoi desideri diventano i nostri!
I Suoi interessi, quelli del regno sono anche i nostri!
Pertanto, noi vediamo tutto quello che riguarda la nostra vita, necessità, circostanze nella prospettiva dei piani di Dio secondo la rivelazione della sua parola! Uscire da questo contesto, come dice Martinez, significa correre il rischio di profanare il santuario della preghiera.
Non possiamo chiudere una preghiera “nel nome di Gesù” se abbiamo un comportamento che non onora Gesù, che non è secondo il Suo carattere, i Suoi desideri e la Sua volontà!
Finire una preghiera “nel nome di Gesù” implica riconoscere la Sua autorità e la sua Signoria nella nostra mente, nei sentimenti, nelle decisioni e in tutto ciò che facciamo, in questo modo pregheremo come pregherebbe Gesù.
Se non c’è questo allineamento con la persona di Cristo profaniamo la preghiera!
Così chiedere “nel nome di Gesù” significa chiedere in modo coerente con il Suo carattere, con i Suoi desideri e la Sua volontà!
E ancora “nel nome di Gesù” indica anche l’amore per la Sua persona.
Perché, se amiamo veramente Gesù agiremo e pregheremo desiderando che il nome di Dio sia glorificato, perché questo è il desiderio di Gesù come dice al v.13 ed è lo scopo anche della nostra esistenza (cfr. per esempio Romani 11:36; 1 Corinzi 10:31; 1 Pietro 4:11).
Se ami Gesù sei più interessato a Lui che a te stesso, perciò le tue preghiere saranno fatte per gli interessi di Gesù e non per i tuoi! (Giovanni 14:15).
Dunque, ringraziamo Dio per la salvezza che abbiamo in Gesù, se abbiamo fede (cfr. per esempio Efesini 2:3-10) e se ci siamo pentiti sinceramente (cfr. per esempio Atti 3:19) dei nostri peccati, e ringraziamolo perché grazie a Gesù possiamo andare alla Sua presenza.
Così quando siamo in una crisi, o in pericolo, o in qualsiasi altra situazione difficile, alla preghiera di supplicazione dobbiamo aggiungere la preghiera di adorazione nella consapevolezza che grazia alla mediazione di Gesù, grazie alla Sua morte, resurrezione e ascensione, le nostre preghiere saranno ascoltate (cfr. per esempio Romani 8:34; 1 Timoteo 2:5; Ebrei 4:14-16).
Infine vediamo:
III LA SCONFITTA (v.10)
Nel v. 10 è scritto: “Ma il SIGNORE in quel giorno fece rimbombare dei tuoni con gran fragore contro i Filistei e li mise in rotta, tanto che essi furono sconfitti davanti a Israele”.
“La disperazione, tuttavia, non è mai in difficoltà quando si appoggia all’onnipotenza” (Dale Ralph Davies).
I Filistei si stavano avvicinando per attaccare Israele mentre Samuele offriva il sacrificio dell'olocausto a Dio, ma proprio in quel frangente critico, il Signore stesso intervenne in modo soprannaturale facendo rimbombare dei tuoni così con gran fragore contro i Filistei che furono sconfitti davanti Israele che li seguirono e li batterono fin sotto Bet-Car (1 Samuele 7:10-11).
L’atto di adorazione e sottomissione del sacrificio, accompagnato dalle preghiere, portò alla liberazione dalle mani dei nemici.
Nella sconfitta vediamo prima di tutto:
A) Il tempismo del Signore
“In quel giorno” indica il tempismo del Signore, il Suo pronto intervento mentre veniva offerto il sacrificio.
“In quel giorno” indica un intervento divino preciso e puntuale.
Come affermava Spurgeon: “Dio non è mai in ritardo, né è mai in anticipo. Egli arriva sempre al momento giusto”.
Questo è in linea con Ebrei 4:14-16: “Avendo dunque un grande sommo sacerdote che è passato attraverso i cieli, Gesù, il Figlio di Dio, stiamo fermi nella fede che professiamo. Infatti non abbiamo un sommo sacerdote che non possa simpatizzare con noi nelle nostre debolezze, poiché egli è stato tentato come noi in ogni cosa, senza commettere peccato. Accostiamoci dunque con piena fiducia al trono della grazia, per ottenere misericordia e trovare grazia ed essere soccorsi al momento opportuno”.
Il tempismo del Signore è una fonte di grande conforto per i credenti.
Come scriveva A.W. Tozer: “La presenza di Dio è la nostra forza. Quando sentiamo la Sua presenza, le nostre paure svaniscono”.
Dio è sempre pronto per aiutare il Suo popolo in difficoltà, perciò, se ne facciamo parte, non dobbiamo temere (Salmo 46:1-3; 121:1-2).
In questa sconfitta finale dei Filistei, è dimostrato e affermato ancora una volta la potenza di Dio.
A Dio appartiene la vittoria! (cfr. per esempio Deuteronomio 2:33; 3:3; 2 Samuele 23:10; Proverbi 21:31).
Qualunque sia la sfida che stiamo affrontando, o affronteremo, Dio è sempre con noi e la vittoria è Sua.
Consideriamo ora:
B) La tecnica del Signore
Dall’Antico Testamento vediamo che il Signore utilizzava fenomeni naturali per combattere le Sue guerre: i fulmini (2 Samuele 22:15; 1 Re 18 :38), grandine (Giosuè 10:14), tenebre (Giosuè 24:7), stelle (Giudici 5:20), o anche malattie (1 Samuele 5:6).
Dio stesso facendo rimbombare quei potenti tuoni contro i Filistei, li mise letteralmente in fuga disordinata, tanto che essi furono sconfitti davanti a Israele.
Dio è il Creatore e Signore di tutti e di tutto, anche della natura che la usa per portare a compimento i Suoi piani!
“Li mise in rotta” è mettere in movimento e in confusione.
Era accaduto anche con il potente esercito Egiziano, quando il Signore combatté contro di loro in favore d’Israele e li vinse (Esodo 14:24; cfr. Esodo 23:27; Giosuè 10:10; Giudici 4:15).
Rinvigoriti dall'intervento potente di Dio, gl’Israeliti si lanciano in un nuovo slancio, uscirono da Mispa, inseguirono i Filistei e li colpirono, consolidando così la sconfitta dei Filistei (1 Samuele 7:11).
Che differenza rispetto alla paura d’Israele quando chiesero a Samuele di pregare! (1 Samuele 7:7).
Anna lo sapeva già da anni, una parte del suo canto dice: “Gli avversari del SIGNORE saranno frantumati; egli tuonerà contro di essi dal cielo; il SIGNORE giudicherà l'estremità della terra e darà forza al suo re; innalzerà la potenza del suo unto” (2 Samuele 2:10).
1 Samuele 7:10 ribadisce con forza come l'azione divina, innescata dal sacrificio e dalla preghiera di Samuele, rovesciò totalmente le sorti della battaglia imminente.
I Filistei, che stavano per attaccare, furono invece messi in rotta e sconfitti in modo schiacciante davanti agl’Israeliti.
È un potente esempio di come i sacrifici fedeli e le preghiere ardenti possano scatenare la potente mano Dio di aiuto e protezione soprannaturale, ribaltando completamente situazioni che sembravano disperate.
Ma come già detto, noi oggi, non dobbiamo più offrire nessun più nessun sacrificio, perché Dio stesso lo ha dato, ha dato Gesù per salvarci dai peccati (cfr. per esempio Matteo 1:21; Giovanni 3:16; Romani 8:32), ma ciò che possiamo fare è di ribadire nell’adorazione e nel ringraziamento questa verità.
Quindi, quando il popolo del Signore si rivolge umilmente a Lui attraverso il sacrificio di Gesù Cristo, e prega con fede, gli mostrerà la Sua potenza salvifica secondo la Sua volontà!
Quindi possiamo fare le seguenti implicazioni per noi oggi credenti
1) L’episodio di Samuele ci insegna l'importanza della preghiera e del sacrificio
Quando il popolo di Dio si rivolge a Lui con umiltà e fede, Egli interviene in modo potente.
2) Dio è il nostro rifugio e la nostra fortezza
Possiamo confidare nella Sua protezione in ogni circostanza della vita.
3) Anche noi, come gli Israeliti, affrontiamo battaglie spirituali
La fede in Dio ci dà la forza di vincere ogni tentazione e ogni ostacolo.
CONCLUSIONE
“Quando dici che una situazione o una persona sono senza speranza, stai sbattendo la porta in faccia a Dio” (Charles Allen).
Noi non vogliamo sbattere la porta a Dio vero?
Non vogliamo farlo dicendo, o credendo che una persona, o una situazione è disperata!
Questo perché crediamo che il Signore è il Dio della speranza (Romani 15:13); che fa rivivere i morti e chiama all’esistenza le cose che non esistono ancora (Romani 4:17).
Pertanto, possiamo sperare contro ogni speranza, come fece Abraamo che aveva fede nella promessa di Dio di avere una discendenza anche se il suo corpo era svigorito e la moglie Sara non era più in grado di avere figli (Romani 4:18-21).
La storia di Samuele ci ricorda che Dio è sempre pronto ad ascoltare le nostre preghiere e a intervenire nelle nostre vite; pertanto, dobbiamo sempre credere e sperare in Lui!
Quando ci sentiamo piccoli, deboli e impotenti davanti una situazione, possiamo rivolgerci con fiducia, sapendo che il Signore è un Dio potente e misericordioso.
Inoltre, come Samuele, anche noi possiamo diventare strumenti nelle mani di Dio, intercedendo in preghiera per gli altri e portando speranza in un mondo spesso tenebroso e incerto.
Continuiamo a pregare, a credere e a sperare, perché la promessa di Dio è per tutti coloro che lo invocano con cuore sincero (Salmo 145:19, Geremia 29:13; Matteo 5:8).