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Bibbia

"La Bibbia, l'intera Bibbia e nient'altro che la Bibbia è la religione della chiesa di Cristo".
C. H. Spurgeon

Giudici 10:16: La rimozione degli idoli da parte d’Israele

 Giudici 10:16: La rimozione degli idoli da parte d’Israele
A causa dei peccati d’idolatria, la sua tendenza costante a fare ciò che è male agli occhi del Signore, come dice Barry Webb: “Sta andando di male in peggio!” (Giudici 10:6), Israele fu punito da Dio consegnandolo nelle mani dei Filistei e degli Ammoniti che li angariarono e oppressero per ben diciotto anni! (Giudici 10:6-8).

Il peccato ha le sue conseguenze (cfr. per esempio Genesi 3:1-6;16-17; Romani 6:23), c’è un prezzo da pagare quando pecchiamo contro il Signore, e in questo caso il costo per Israele è stato alto.

Secondo la loro consapevolezza della compassione del Signore, Israele è convinto che Egli esaudirà la loro richiesta di liberazione; allora gridarono al Signore per essere liberati, lo ha sempre fatto nonostante i peccati del popolo.

Ma Dio in un primo momento disse loro di andare a gridare agli dèi che avevano scelto!

I figli d’Israele non si scoraggiarono e riconobbero che avevano peccato (Giudici 10:13-15), e tolsero di mezzo a loro gli dèi stranieri che avevano adorato e ritornarono a servire il Signore che si era addolorato per l’afflizione d’Israele. 

Ora in questo versetto vediamo il cambiamento del popolo, la consacrazione del popolo, e il cuore di Dio.

Prima di tutto vediamo:
I IL CAMBIAMENTO DEL POPOLO
“Allora tolsero di mezzo a loro gli dèi stranieri”. 

Nel v.15 è scritto che gl’Israeliti avevano pregato il Signore riconoscendo di aver peccato e riconoscendo la Sua Signoria, nel senso che gli dicono di fare loro tutto ciò che gli piace, dimostrando così che si erano arresi completamente a Dio e gli chiesero urgentemente la liberazione dai nemici.

Israele dimostrò la genuinità del suo ravvedimento rimuovendo gli idoli che stava adorando e la disposizione a tornare al Signore alle Sue condizioni divine.

Quando c’è un vero ravvedimento c’è un vero cambiamento!

Una persona veramente ravveduta, è una persona veramente cambiata!

Con C. Macaulay possiamo affermare che: “Il ravvedimento può essere antiquato, ma non è datato finché c'è il peccato”.

Finché c’è il peccato, il ravvedimento “non passerà mai di moda!”

Alcuni, nei nostri tempi moderni, pensano che il ravvedimento sia qualcosa passata, arretrata, di altri tempi, superata.

A queste persone che la pensano così, possiamo dire secondo la Bibbia: “Ma siccome siamo tutti peccatori allora anche oggi c’è bisogno di ravvedimento se vogliamo essere perdonati da Dio!” 

Infatti se ci ravvediamo sinceramente davanti a Dio dei nostri peccati, Dio ci perdona!

È davvero confortante sapere che quando ci ravvediamo dei nostri peccati, Dio ci perdona nella fede in Cristo! (cfr. per esempio Atti 10:43; 13:38-39).

In Atti 13:38-39 è scritto: “Vi sia dunque noto, fratelli, che per mezzo di lui vi è annunciato il perdono dei peccati; e, per mezzo di lui, chiunque crede è giustificato di tutte le cose, delle quali voi non avete potuto essere giustificati mediante la legge di Mosè”.

Il “perdono” (aphesis) denota la rimozione della colpa derivante da un atto illecito, denota l'atto di liberazione da un obbligo, colpa o punizione dovuta al peccato, e questo è mediante solo al Cristo crocifisso, risorto e asceso in cielo alla destra di Dio dove intercede per noi (cfr. per esempio Romani 8:31-34).

E ancora in Atti 3:19 è scritto: “Ravvedetevi dunque e convertitevi, perché i vostri peccati siano cancellati” (cfr. per esempio Atti 2:38).

La parola greca per “cancellare” (exaleíphō) era usata per la pratica di "lavare" una scritta su papiro, affinché il foglio potesse essere utilizzato per altri scopi.

Ma Dio quello che cancella, quello che lava sono i nostri peccati con cui lo abbiamo offeso!

Che cos’è il ravvedimento?
Il ravvedimento non è solo confessare i propri peccati al Signore (cfr. per esempio 1 Giovanni 1:8-10), ma c'è anche il coinvolgimento del comportamento e del cuore.

Boda, M. J., & Conway, M. L. scrivono: “Le tre dimensioni del ravvedimento e del ripristino della relazione con YHWH sono quella verbale, quella comportamentale e quell’affettiva. A volte uno o due sono evidenti, ma è l'allineamento di tutti e tre che costituisce il ravvedimento ideale”. 

A) Il ravvedimento è riconoscere di aver peccato davanti a Dio e di volgere la propria persona verso Dio!

Per natura siamo tutti peccatori (cfr. per esempio Salmo 51:5; Romani 3:9-19,23; Efesini 2:1-3) incapaci di cambiare la nostra natura umana peccaminosa (cfr. per esempio Genesi 6:5; Geremia 13:23; 17:9; Romani 7:14-23), e sottomessi al peccato diamo le spalle a Dio; ma con il ravvedimento giriamo le spalle al peccato per andare verso Dio!

Nella parabola del figliol prodigo vediamo proprio questo: uno dei figli se ne va via dalla casa del padre, vivrà nella dissolutezza, ma poi rientrato in sé, riconosce il suo peccato, abbandona la via del peccato e ritorna al padre (Luca 15:11-21).

Quindi:
B) Il ravvedimento è la disposizione ad abbandonare il peccato e a prendere una nuova direzione quella di Dio (cfr. per esempio Salmo 51:1-2,7,10; Geremia 3:12; 4:1; Luca 15:11-21).

In Isaia 55:7 troviamo questa esortazione: “Lasci l'empio la sua via e l'uomo iniquo i suoi pensieri; si converta egli al SIGNORE che avrà pietà di lui, al nostro Dio che non si stanca di perdonare”.

Il peccatore è esortato a lasciare il comportamento e i calcoli e schemi peccaminosi che vanno contro la volontà di Dio per ritornare a Dio, quindi per camminare nella Sua via incoraggiati dal fatto che non si stanca di perdonare!

Molti non vogliono lasciare il peccato, o la loro vita ribelle contro Dio come quel ragazzo che rimase con la mano intrappolata in un vaso costoso. 
I suoi genitori sconvolti cercarono in tutti i modi di liberarlo senza rompere il vaso: applicarono schiuma di sapone e olio da cucina, ma senza successo. 
Quindi erano pronti a rompere il vaso come unico modo per liberare la sua mano, il ragazzo spaventato disse: "Sarebbe d'aiuto se lasciassi i soldi che ho nella mano chiusa?".

In terzo luogo:
C) Il ravvedimento non è solo un cambiamento di direzione in termini di azione, ma anche un cambiamento nell'orientamento del cuore 
Questo cambiamento di cuore si vede nel riconoscere, nel rammaricarsi, nel dispiacersi, nell’addolorarsi e vergognarsi sinceramente per i propri peccati (cfr. Geremia 7:3–7; Osea 7:14; Luca 15:21; 18:13; Romani 6:21).

Ed è quello che vediamo per esempio nella confessione di Davide nel Salmo 51 per il peccato di adulterio che aveva commesso con Batsceba (cfr. per esempio Salmo 51:4,10), era davvero dispiaciuto e addolorato per il suo peccato!

Il ravvedimento è un cambiamento personale interiore, un cambiamento mentale dal male al bene, o di bene in meglio (Matteo 3:8,11; Luca 5:32; 15:7; Romani 2:4; 2 Pietro 3:9).

È un allontanamento radicale da tutto ciò che ostacola la propria devozione sincera a Dio e al corrispondente volgersi a Dio nell'amore e nell'obbedienza (cfr. Deuteronomio 30:6,8,10; Isaia 55:7; Giovanni 14:15,21).

Significa riconoscere che non si ha alcuna pretesa su Dio e sottomettersi senza scuse, o tentate giustificazioni alla misericordia di Dio come fece quel pubblicano nel tempio che battendosi il petto, umiliato, invocava la pietà di Dio (Luca 18:13).

Così il ravvedimento non è la semplice accettazione di una nuova filosofia, o di una nuova idea; è un volgersi a Dio che si traduce in un cambiamento radicale e totale della propria vita.
Ti sei mai ravveduta, o ravveduto dei tuoi peccati in questo modo?
Stai vivendo lontana, o lontano da Dio?
Vedi i segni del ravvedimento nella tua vita, cioè un cambiamento radicale e totale?

Ci sono ancora idoli nella tua vita? 
Non saranno i Baal, ma ci sono idoli nel cuore! (Ezechiele 11:21; 14:4).
Allora sradicali dal tuo cuore!

L’idolo è ciò che ammiri, che ami più di Dio, che per te è più importante di Dio, in cui confidi al posto di Dio e a cui sei sottomesso perché non ne puoi fare a meno!
Origene nel III secolo osservava che il primo comandamento, cioè “Non avere altri déi oltre a me” (Esodo 20:3) è in relazione con ciò che si ama. 
Egli scrisse: "Ognuno onora prima di tutto, quello che prima di tutte le cose lui ammira e ama, questo per lui è Dio". 

Martin Lutero disse: "Qualunque cosa il tuo cuore si aggrappa e si basa è propriamente il tuo dio". 

Tim Keller scriveva: “Secondo la Bibbia, gli idolatri fanno tre cose con i loro idoli. Li amano, si fidano di loro e gli obbediscono”.

La Bibbia ci esorta a ravvederci e quindi a convertirci, lasciando i nostri idoli per servire il Dio vivente e vero! (per esempio Isaia 10:20–21; 19:22; 44:21–22; 55:6–7; 65:1–2; Geremia 3:10; 4:1; 1 Tessalonicesi 1:9).

Consideriamo ora:
II LA CONSACRAZIONE DEL POPOLO 
“E servirono il SIGNORE”.

Amy Carmichael diceva: “Liberami buon Dio, da ogni cosa deviante”.

Questa è la preghiera di una persona ravveduta e consacrata a Dio, la richiesta di non deviare da Dio e dalle Sue vie per prendere altre strade che deviano dalla via di Dio!

Anche il Salmista diceva qualcosa del genere: “Guidami per il sentiero dei tuoi comandamenti, poiché in esso trovo la mia gioia. Inclina il mio cuore alle tue testimonianze e non alla cupidigia. Distogli gli occhi miei dal contemplare la vanità e fammi vivere nelle tue vie” (Salmo 119:35-37).

Dove c’è un reale ravvedimento, c’è consacrazione!

La consacrazione indica essere messo a parte per Dio donandosi a Lui e servendolo praticamente ogni giorno senza riserve, in modo radicale, totale e assoluto! (cfr. per esempio Matteo 22:37; Romani 6:13; 12:1-2,11; 1 Corinzi 6:19-20).

Ogni giorno dobbiamo prendere un nuovo impegno per mettere Dio al primo posto, confidando in Lui e a combattere il buon combattimento della fede (1 Timoteo 6:12). 

Ogni giorno dobbiamo rinnovare la nostra consacrazione a Gesù Cristo morendo a noi stessi! (cfr. per esempio Matteo 6:33; Luca 14:26-27).

Tozer diceva: “Con un atto di consacrazione totale di noi stessi a Dio, possiamo fare in modo che ogni atto successivo esprima quella consacrazione”.

Quando noi diciamo con la bocca che ci consacriamo a Dio, i fatti la devono confermare!

Ci deve essere una consacrazione dopo l’altra! Momento dopo momento, da luogo a luogo, da circostanza a circostanza, di giorno in giorno!

La consacrazione deve essere sempre rinnovata!

Non ci viene detto che forma avesse quel servizio degli Israeliti, ma presumibilmente comportava il culto, la presentazione di sacrifici e altre espressioni cultuali di devozione, di adorazione (cfr. per esempio Esodo 3:12; 23:24-25; Salmo 100:2; Isaia 19:21; Malachia 3:14).

La parola “servire” (ʿāḇaḏ) Ebraica, non implica solo la natura esclusiva della relazione, ma l'impegno totale e l'obbedienza dell'adoratore.

Gesù in Matteo 6:24 ammonisce: “Nessuno può servire due padroni; perché o odierà l'uno e amerà l'altro, o avrà riguardo per l'uno e disprezzo per l'altro. Voi non potete servire Dio e Mammona”.

La parola greca per “servire” (antéchō) significa “essere devoto”, cioè donarsi interamente a una persona, essere unito e fedele a quella persona!

Servire un padrone richiede un impegno totale e indivisibile, e molte volte contrastanti con qualcun altro, o qualcos’altro, come in questo caso Dio e le ricchezze, ma si può applicare ad altro, ecco perché non si possono servire due padroni! 

Sono due padroni totalizzanti, e questo significa che richiedono la nostra totale obbedienza, per cui se sei obbediente a un padrone non lo puoi esserlo con l’altro!

Dio è disposto a mostrare compassione, ma non dobbiamo pensare che la consolazione, arrivi se diciamo semplicemente che siamo dispiaciuti per i nostri peccati!

Il peccato persistente deve essere affrontato in modo sincero!

Il popolo deve essere sincero nella sua devozione a Dio (cfr. per esempio Deuteronomio 6:5; 30:1-3; Salmo 119:2; Geremia 29:13; Matteo 22:37).

Per esempio in 1 Samuele 16:7 è scritto: “Ma il SIGNORE disse a Samuele: ‘Non badare al suo aspetto né alla sua statura, perché io l'ho scartato; infatti il SIGNORE non bada a ciò che colpisce lo sguardo dell'uomo: l'uomo guarda all'apparenza, ma il SIGNORE guarda al cuore’”.

Vediamo la sincerità e l’integrità del cuore quando Gesù in Matteo 5:8 afferma: “Beati i puri di cuore, perché vedranno Dio”.
Il servizio al Signore andava e va fatto con tutto il cuore e tutta l’anima!

Per esempio in Deuteronomio 10:12 leggiamo: “E ora, Israele, che cosa chiede da te il SIGNORE, il tuo Dio, se non che tu tema il SIGNORE, il tuo Dio, che tu cammini in tutte le sue vie, che tu lo ami e serva il SIGNORE, il tuo Dio, con tutto il tuo cuore e con tutta l'anima tua” (cfr. 1 Samuele 12:20,24).

Ma fino a questo momento il popolo aveva servito i vari Baal, idoli pagani, e Dio non era contento di questo, tanto da dirgli di andare da loro per essere salvati (Giudici 10:10-14), mentre solo il Signore doveva essere servito! (1 Samuele 7:3; cfr. Esodo 20:3-5).

Qualche anno prima, Giosuè aveva detto a un’altra generazione del popolo d’Israele, che servire il Signore doveva essere assoluto perché è un Dio santo e geloso, e la loro infedeltà avrebbe portato un giudizio su di loro e li esorta a togliere gl’idoli in mezzo a loro, e il popolo si consacrò al Signore (Giosuè 24:18- 24). 

Ma questo non è che uno dei tanti avvertimenti di non servire altri dèi nell’Antico Testamento (cfr. per esempio Deuteronomio 4:19; 7:4, 16; 8:19; 11:16; 12:30; 13:2, 7-11, 13; 28:14).

E nel Nuovo Testamento, Gesù riportando le parole di Deuteronomio 6:13 dov’è scritto di servire Dio, in Matteo 4:10 risponde a Satana dicendogli: “Vattene, Satana, poiché sta scritto: ‘Adora il Signore Dio tuo e a lui solo rendi il culto’”.

Stai servendo solo il Signore ogni giorno con sincerità e integrità, con tutto il tuo cuore e tutta l’anima tua?

Infine c’è:
III LA COMPASSIONE DI DIO 
“Che si addolorò per l'afflizione d'Israele”.

La compassione del Signore è l’unica speranza del peccatore!

Nella Bibbia vediamo che Dio è sia severo che compassionevole, ed è quello che vediamo in modo particolare anche in questo libro dei Giudici.

Riepilogando, quando il popolo grida al Signore sotto l'oppressione dei nemici, e il Signore gli dice in un primo momento di rivolgersi agli dèi che adoravano, il popolo non si scoraggia, prega, confessa i propri peccati, rimuove gli dèi stranieri e serve il Signore che si dimostra compassionevole. 

Dio nella Sua perfetta saggezza, santità e giustizia ci disciplina dolorosamente e non fa nulla per cambiare la situazione finchè non siamo consapevoli dei nostri peccati, poi nel momento in cui lo ritiene necessario manifesta la Sua compassione liberatrice.

Chisholm Robert Junior scrive a riguardo: “Il peccato porta la disciplina divina e rende il popolo di Dio vulnerabile ai loro nemici. Ma questa volta la risposta di Dio al dolore del suo popolo è diversa, ricordandoci che non è prevedibile e non può essere manipolato. Dio è compassionevole, ma a volte tratterrà tale compassione finché il suo popolo non si renderà conto di quanto sia grave il suo peccato. Il suo rifiuto iniziale di rispondere al loro grido, anche se era accompagnato da una confessione di peccato, costrinse Israele ad affrontare il cuore della questione e dimostrare la loro lealtà in modo tangibile liberandosi dei loro idoli. Nonostante la sua iniziale riluttanza a rispondere al grido di Israele, il Signore mostrò ancora una volta compassione”.

Una descrizione simile della compassione di Dio la troviamo in Osea 11:7-9: “Il mio popolo persiste a sviarsi da me; lo s'invita a guardare a chi è in alto, ma nessuno di essi alza lo sguardo.’Come farei a lasciarti, o Efraim? Come farei a darti in mano altrui, o Israele? Come potrei renderti simile ad Adma e ridurti allo stato di Seboim? Il mio cuore si commuove tutto dentro di me, tutte le mie compassioni si accendono. Io non sfogherò la mia ira ardente, non distruggerò Efraim di nuovo, perché sono Dio, e non un uomo, sono il Santo in mezzo a te, e non verrò nel mio furore’” (cfr. Neemia 9:31; Salmo 78:38; Isaia 63:9).

Quanto è confortante ricordare che quando cadiamo il Signore non ci tratta secondo i nostri peccati, e non ci castiga in proporzione alle nostre colpe, come ci ricorda il Salmo 103:10.

I credenti possono attendersi da Dio la compassione, perché altrimenti sarebbe drammatico e devastante per noi se Dio ci desse ciò che veramente meritiamo! (Salmo 103:8-10).

La compassione di Dio è più grande dei nostri peccati e delle nostre afflizioni a causa dei peccati!

Come non esiste compassione troppo grande che Dio non possa concederci, così non esiste compassione troppo piccola che non possiamo desiderare da Lui!

L’idolatria allontana da Dio, ma Dio è predisposto a mostrare compassione, e porterà consolazione al peccatore quando ripudia radicalmente il proprio peccato!

Il Signore soffre come una mamma per un figlio (cfr. Geremia 31:20), rimane compassionevole anche quando lo disciplina, ma non lo dimentica. 

In un momento difficile di sofferenza, Gerusalemme credeva che il Signore l’avesse abbandonata.

Attraverso il profeta Isaia il Signore dice: “Una donna può forse dimenticare il bimbo che allatta, smettere di avere pietà del frutto delle sue viscere? Anche se le madri dimenticassero, non io dimenticherò te” (Isaia 49:15).
L’immagine di questo, secondo lo studioso Albert Barnes: “È mostrare che l'amore che Dio ha per il suo popolo, è più forte di quello prodotto dai legami più teneri creati da qualsiasi relazione naturale. L'amore di una madre per il suo bambino è l'attaccamento più forte che esiste in natura. La domanda qui implica che era insolito che una madre non si preoccupasse di quel legame e abbandonasse il bambino che avrebbe dovuto nutrire e amare”.

Una donna sana di mente non dimentica, o non smette di avere pietà del suo piccolo bambino, ma anche se questo dovesse accadere il Signore non dimenticherà mai il Suo popolo!

L'attaccamento di Dio è più di quello di una madre!

Ritornando a Giudici 10:16, anche se la punizione era meritata, Dio non poteva più sopportare la sofferenza d’Israele.

Infatti il senso di “si addolorò” (tiqŏṣar) è “essere impaziente”, “stancarsi”, “non sopportare più”, cioè avere un sentimento, o un atteggiamento di mancanza di tolleranza (cfr. per esempio Numeri 21:4; Giudici 16:16; Giobbe 21:4; Michea 2:7; Zaccaria 11:8-9).

La Bibbia “CEI” traduce: “Il quale non tollerò più la tribolazione d'Israele”.

Mentre la Bibbia “San Paolo” traduce: “Il cui animo non poté più resistere alle sofferenze d'Israele”.

Non so se ti è mai capitato di vivere una certa situazione di stress, o che vedi atteggiamenti sbagliati, sopporti e sopporti ancora, ma poi a un certo punto non tolleri più.

Ebbene qui è un senso positivo, nel senso che Dio non poteva più sopportare, tollerare l’afflizione d’Israele!

Forse ci sono stati momenti nella tua vita che hai visto un tuo familiare, o un parente, o un amico, o un’amica soffrire per un qualche motivo, e ti sei detto “basta devo fare qualcosa” e hai agito per fare qualcosa per lei, o per lui, per aiutarlo, o consigliarlo.

Dio ha detto “basta” alla sofferenza del Suo popolo!

“Si addolorò” suggerisce l’inquietudine di Dio di fronte alla sofferenza del Suo popolo.

È l’irrequietezza del Suo amore, della Sua compassione per l’afflizione d’Israele! 

La parola Ebraica per “afflizione” (ʿā·māl) indica che il popolo era in uno stato di miseria, di sofferenze, in una situazione sgradevole, infatti era angariato e oppresso dai Filistei e dagli Ammoniti (Giudici 10:8).

Come quando molti anni prima, udì e vide la sofferenza del Suo popolo oppresso e schiavo in Egitto (Esodo 2:23; 3:7; Deuteronomio 26:6-9), Dio intervenne chiamando Mosè per liberarlo (Esodo 3:1-22), ora in questo periodo dei Giudici, Dio non poteva più sopportare la miseria d’Israele, anche se il Suo popolo aveva peccato d’idolatria!

Il Dio santo, giusto e geloso è anche compassionevole e non sopportava più la sofferenza del Suo popolo, che dopo il suo ravvedimento susciterà Iefte mediante il quale il Signore vinse i suoi nemici (Giudici 11).

David Guzik commenta così riguardo Dio: “La sua anima non poteva più sopportare la miseria d’Israele: Dio guardò all'Israele disobbediente con compassione, non con odio. Era ‘difficile’ per Dio permettere a Israele di rimanere nella loro miseria, anche se per loro era meglio. Come il perfetto genitore amorevole, Dio odiava vedere Israele soffrire, anche quando era un bene per loro. Desiderava salvarli, ma non lo avrebbe fatto finché non fosse stato un bene per loro”.

Dio pensa e agisce sempre per il nostro bene sia quando non siamo, o siamo sotto la Sua dolorosa e necessaria disciplina! (cfr. per esempio Romani 8:28; Ebrei 12:4-11).

CONCLUSIONE
Jonathan Edwards scriveva: “Oggi sono stato davanti a Dio e ho dato me stesso - tutto ciò che ho e sono - a Dio; così che non sono in alcun modo mio. Ho dato via tutto me stesso”.

Se sei un cristiano non appartieni a te stesso, ma a Colui che ti riscattato dal peccato a caro prezzo con il Suo sangue: Gesù! (Atti 20:28; 1 Corinzi 6:20)

Come tale allora ogni giorno sei chiamato a rinnovare la tua consacrazione a Dio! (cfr. per esempio Romani 12:1-2,11).

Il Signore ci chiama a non condividere il nostro amore, la nostra fede e la nostra sottomissione con gli idoli!

Il Signore vuole che lo amiamo in modo assoluto, totale e radicale come ci esorta Gesù in Marco 12:30: “Ama dunque il Signore Dio tuo con tutto il tuo cuore, con tutta l'anima tua, con tutta la mente tua, e con tutta la forza tua".

Fai tua questa preghiera del teologo Giovanni Calvino: ”Concedi Dio Onnipotente, che poiché ti sei compiaciuto d’invitarci a te e hai consacrato la tua Parola per la nostra salvezza, concedi che possiamo obbedirti volentieri e di cuore, e diventare così malleabili, che ciò che hai progettato per la nostra salvezza non può volgersi alla nostra perdizione; ma quel seme incorruttibile, con il quale ci rigeneri nella speranza della vita celeste, metta così le sue radici nei nostri cuori e porti frutto, affinché il tuo nome sia glorificato. E possiamo noi essere così piantati nei cortili della tua casa, affinché possiamo crescere e fiorire, affinché i frutti possano apparire durante tutto il corso della nostra vita, finché alla fine godremo quella vita beata che è riservata per noi in cielo, per Cristo nostro Signore. Amen”.

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