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Bibbia

"La Bibbia, l'intera Bibbia e nient'altro che la Bibbia è la religione della chiesa di Cristo".
C. H. Spurgeon

2 Corinzi 12:8-9: La supplicazione di Paolo riguardo la sua sofferenza

 2 Corinzi 12:8-9: La supplicazione di Paolo riguardo la sua sofferenza
Spurgeon diceva: “La maggior parte delle grandi verità di Dio devono essere apprese con i problemi; devono essere bruciate in noi con il ferro rovente dell'afflizione, altrimenti non le riceveremo veramente”.

Ci sono verità o aspetti caratteriali, o comportamentali, che impariamo solo con la sofferenza, per esempio lo scopo della sofferenza cronica di Paolo era che rimanesse umile (2 Corinzi 12:7) e imparare, per poi applicare, verità spirituali profonde come quella che vedremo in questa predicazione.

Come abbiamo già visto nel v.7, Paolo aveva una sofferenza cronica che lui chiamava una spina nella carne, con questa predicazione vediamo come ha reagito.

Quindi iniziamo con il vedere:
I LA RAGIONE DELLA SUPPLICAZIONE
Nel v.8 è scritto: “Tre volte ho pregato il Signore perché l'allontanasse da me”.

La ragione della supplica è la liberazione della sofferenza cronica che Paolo aveva.

A) La supplicazione è pronta per un credente
C’è molta sofferenza in questo mondo, anche i cristiani soffrono, non sono esenti dalla sofferenza di vario genere. 
Forse anche tu stai soffrendo da tanto tempo.

A nessuno di noi piace soffrire, nemmeno piaceva all’apostolo Paolo! E che cosa ha fatto? Ha pregato per una guarigione!

Paolo, come altri passi della Bibbia (cfr. per esempio Salmo 30:2; 50:15; Filippesi 4:6-7; Giacomo 5:14; 1 Pietro 5:6-7), c’insegna a pregare in queste circostanze di preoccupazioni e sofferenze!

Se siamo veri credenti, la nostra reazione immediata alla sofferenza, è chiedere al Signore di allontanarla da noi, dai nostri familiari, dai membri della nostra chiesa, dai nostri parenti, dai nostri amici e dai nostri conoscenti.

John MacArthur riguardo la reazione di Paolo scrive: “Non cercò una soluzione rapida al suo problema attraverso una tecnica escogitata dalla saggezza umana. Né tentò di legare Satana, o di scacciare i demoni che assalivano la chiesa di Corinto. Paolo seguì l'esempio del Signore Gesù Cristo, il quale, nel periodo di intensa sofferenza del Getsemani si appellò tre volte a Dio perché lo liberasse (Matteo 26:36–44)”.

B) La supplicazione è persistente per un credente
Paolo specifica ed enfatizza che ha pregato tre volte per la guarigione, che il Signore risolvesse questo suo problema.

Non è chiaro se Paolo abbia pregato in un'unica occasione, o i in tre momenti diversi, se sia quindi letterale, o metaforico il numero “tre”, cioè un numero approssimativo, o arrotondato per indicare metaforicamente un'urgenza, un’intensità e una persistenza nella preghiera, una preghiera incessante, continuativa, ancora e ancora! 

Certo tra gli Ebrei il numero “tre” era come un numero sacro (cfr. per esempio Numeri 22:28; 24:10; 1 Samuele 3:8; 20:41; 1 Re 18:44; Proverbi 22:20; Geremia 7:4; 22:29; Giovanni 21:17).

Inoltre vengono alla mente le preghiere offerte tre volte al giorno di Davide (Salmo 55:16–17) e di Daniele (Daniele 6:10,13).

Prima di loro Elia si distese tre volte sul figlio della vedova per riportarlo in vita e invocò il Signore (1 Re 17:21).

Anche Gesù pregò tre volte nel Getsemani affinché non morisse sulla croce (Matteo 26:39-44). 

Paolo, dunque, ha pregato il Signore più di una volta perché il Signore allontanasse (apostē) da lui la sofferenza, cioè che la tenesse lontana, che la togliesse, che la facesse sparire, che lo liberasse una volta per tutte da lui. 

“Ho pregato” (parekalesa - aoristo attivo indicativo) è “implorare urgentemente”, “chiedere con insistenza”, “fare una forte richiesta” come per esempio fece il centurione a Capernaum quando implorò Gesù di guarire il suo servo paralitico che stava soffrendo tantissimo e in questa occasione Gesù esaudì la supplicazione del soldato Romano (Matteo 8:5).

Oppure quel lebbroso che in ginocchio pregò Gesù di essere guarito, e anche questa richiesta Gesù esaudì (Marco 1:40).

Vediamo:
II LA RISPOSTA ALLA SUPPLICAZIONE
Nel v.9 leggiamo la risposta del Signore: “Ed egli mi ha detto: ‘La mia grazia ti basta, perché la mia potenza si dimostra perfetta nella debolezza’”.

Come abbiamo visto, a volte il Signore esaudisce le preghiere, che operi una liberazione, o una guarigione (cfr. per esempio Salmo 34:4; 91:14-16; 2 Corinzi 1:10), come per esempio ha dato la vista a quel cieco che ha gridato a Lui con fede (Luca 18:35-43), altre volte non lo fa come in questo caso di Paolo!

“Ed” (kai) è contrastivo, ha il senso di “ma” contrapponendo la supplica di Paolo alla risposta di Dio, in altre parole la richiesta dell'apostolo fu respinta con una risposta diversa di quello che si aspettava.

Come accade anche oggi, preghiamo e molte volte il Signore risponde diversamente da quello che desideriamo!
In alcuni ambienti religiosi cristiani, c'è la convinzione che sia volontà di Dio che tutti siano sani e felici, e se la guarigione non avviene in risposta alla preghiera è perché una persona manca di fede, o non rivendica la sua posizione spirituale davanti a Dio, che è quella di non avere nessuna sofferenza. 

Questo modo di pensare è chiaramente contrario all'esperienza di Paolo. 
Non è scritto che abbia rivendicato la sua posizione spirituale in Cristo, o che non avesse fede!

Pensate che Paolo non fosse consapevole della sua identità spirituale in Cristo, o che non avesse fede?
Senza dubbio Paolo aveva una grande fede, ma la sua richiesta di rimuovere la spina nella carne, la sua sofferenza cronica, non fu esaudita perché la volontà del Signore per lui era un’altra!

Infatti la preghiera esaudita è la preghiera secondo la volontà del Signore! 
Il Signore esaudisce solo le preghiere che sono in accordo con la sua volontà! 

In 1 Giovanni 5:14-15 leggiamo: “Questa è la fiducia che abbiamo in lui: che se domandiamo qualche cosa secondo la sua volontà, egli ci esaudisce. Se sappiamo che egli ci esaudisce in ciò che gli chiediamo, noi sappiamo di aver le cose che gli abbiamo chieste”.

Dio non guarisce, o non ci libera sempre dai guai perché ha altri piani per noi attraverso la sofferenza! Questo c’insegna 2 Corinzi 12:7-10!

Anche se il Signore non allontanò la spina nella carne di Paolo, non significa che non gli rispose alla sua preghiera, la risposta fu semplicemente diversa da quella che l'apostolo aveva chiesto.

Certamente era una risposta di buoni doni, cioè quelli che portano beneficio, che ci sono utili dal punto di vista del Signore (cfr. per esempio Matteo 7:11; Luca 11:13).

Il Signore ha spesso in serbo per noi qualcosa di meglio della risposta immediata alla nostra preghiera!

Non esiste dolore senza uno scopo nella vita di un figlio, o servo di Dio!

La rimozione della sofferenza potrebbe essere apparentemente una benedizione, ma potrebbe anche essere accompagnata da un pericolo per il nostro benessere spirituale che per Paolo era l’orgoglio!

Mentre la grazia del non esaudimento può avere un valore permanente e può essere connessa con lo sviluppo di alcuni dei tratti più amabili del carattere cristiano secondo il carattere di Cristo.

Per Paolo era che potesse rimanere umile e che imparasse a dipendere dal Signore.

Questi versetti ci fanno capire che lo scopo del Signore è di promuovere il nostro benessere spirituale!

Così quando le nostre preghiere non ricevono sempre la risposta che ci aspettiamo, quando il Signore non sempre esaudisce le nostre preghiere, tra i diversi motivi c’è perché ha una benedizione più grande per noi, o attraverso di noi per gli altri!

Anche la preghiera di Gesù per non soffrire sulla croce non è stata esaudita (Matteo 26:39), la benedizione più grande era la salvezza dei peccatori!

Noi vediamo:
A) La risposta definitiva del Signore
“Ha detto” (eirēken – perfetto attivo indicativo), è un modo convenzionale nel riportare decreti solenni, specialmente quelli di Dio (cfr. per esempio Atti 13:34; Ebrei 1:13; 4:3-4; 10:9; 13:5), e indica che ciò che è stato detto una volta ha un significato duraturo; infatti il verbo in questione (perfetto) indica qualcosa che è accaduto nel passato, ma è valido ancora nel presente. 

Ciò che il Signore disse a Paolo non era soggetto a cambiamenti, o a revisioni!

Ciò allora suggerisce una decisione che è considerata definitiva dal Signore e che Paolo accetta serenamente e in sottomissione, era per lui una fonte presente di forza e conforto.

Nella risposta del Signore a Paolo vediamo che:
B) La grazia del Signore è sufficiente
“La mia grazia ti basta” dice il v.9.
“Mia” (mou - genitivo) può riferirsi alla qualità, o alla sorgente, o alla possessione, cioè di chi è la grazia.

Mentre “ti” (soi - dativo) indica che la grazia del Signore è a beneficio di Paolo, e così anche per tutti i cristiani! 

Nel caso di Paolo, la potenza di Dio non ha eliminato la sofferenza umana; "in essa raggiunge tutta la sua piena forza" (Linda Belleville).

La grazia del Signore è sufficiente per farci affrontare qualsiasi tipo di sofferenza, circostanze, o impegni! 

David Garland scrive: “Impariamo dal messaggio dato a Paolo che la grazia di Dio non è solo il favore immeritato che ci salva, ma una forza che ci sostiene anche per tutta la vita”.

La grazia del Signore non solo ci salva dai peccati, ma ci sostiene anche nella sofferenza e nel servizio per Lui!

La grazia del Signore è perennemente sufficiente ogni giorno per tutta la nostra vita per tutti i tipi di problemi, di sofferenza, di opposizioni, di stanchezza e così via!

John Wesley (1703-1791) predicò 42.000 sermoni nella sua vita. Percorreva dai novanta ai centodieci chilometri al giorno e predicava in media tre sermoni al giorno. All'età di 83 anni, scrisse nel suo diario: "Sono una meraviglia per me stesso. Non mi stanco mai, né di predicare, né di scrivere, né di viaggiare'. 
Questo perché la grazia del Signore è sufficiente!

“La mia grazia ti basta” indica appunto che la grazia del Signore è sufficiente (basta – arkei - presente attivo indicativo - cfr. per esempio Matteo 25:9; Giovanni 6:7; 14:8), cioè è abbastanza, è adeguata sia in termini di qualità che di quantità per la vita di Paolo come anche per tutti i cristiani!

Nel greco l’accento è su: “Ti basta” (ti basta la mia grazia), che con il tempo presente attivo ha il senso di: "Completamente adeguata ogni giorno".

La grazia del Signore è sufficiente ogni giorno!

Il senso della risposta del Signore a Paolo è:"In realtà non hai bisogno che la spina ti venga rimossa. Tutto ciò di cui hai bisogno è la mia grazia per affrontarla".

La grazia del Signore è sufficiente per sopportare la sofferenza cronica e per servire il Signore nonostante la sofferenza cronica!

Lo studioso Bruce riguardo la preghiera di Paolo diceva: "La sua preghiera fu davvero esaudita, non con la sua liberazione dall'afflizione, ma con il fatto che ricevette la grazia necessaria per sopportarla".

Nessuna sofferenza (cfr. per esempio Romani 8:38-39) può sopraffare coloro che sono in Cristo!

Non abbiamo bisogno di altro che della grazia del Signore!

Anche se la "spina" era una sofferenza, un problema per Paolo, l'immeritato favore di Dio, la sua grazia, era più grande della difficoltà causata dalla spina!

Che cos’è la grazia? 
La “grazia” (charis) evoca gioia e piacere, spesso in modo del tutto immeritato e inaspettato. 

Possiamo dire che la grazia è un atteggiamento favorevole, di benevolenza e di buona volontà verso qualcuno (cfr. per esempio Luca 1:30; Atti 2:47).

La grazia significa che il Signore è favorevolmente disposto verso di noi nonostante siamo peccatori immeritevoli!

La grazia descrive l'immeritato favore di Dio all'umanità decaduta nel peccato.

La venuta del Regno di Dio è un dono immeritato e misericordioso (cfr. per esempio Matteo 18:14; Luca 2:14; 12:32).

Tra i destinatari della grazia ci sono gli indegni (cfr. per esempio Matteo 5:5; 11:5; Luca 18:13, 14), i perduti (Luca 15) e i peccatori (Matteo 9:13). 
La grazia del Signore riguarda il favore e la bontà di Dio verso i peccatori liberandoli dalla Sua ira (cfr. per esempio Romani 5:2,8-11), mediante l’espiazione (cfr. per esempio Romani 5:6-9; Ebrei 2:17) e la propiziazione in Cristo (cfr. per esempio Romani 3:23-25) per i peccati del mondo.

In virtù dello spargimento del Suo sangue, Gesù stabilì il Nuovo Patto assicurando la redenzione per i peccatori perdonati (Matteo 26:28).

A causa della Sua grazia, Dio giustifica gli indegni e gli immeritevoli; concede il Suo perdono ai peccatori e li riconcilia a Sé (cfr. per esempio Romani 3:24; 5:2; 1 Corinzi 15:10; 2 Corinzi 1:12; 9:14; 12:9; Galati 1: 15; Efesini 1:6; Ebrei 2:9; 1 Pietro 4:10).

La grazia del Signore è una grazia su grazia (Giovanni 1:16); l’immagine potrebbe essere come quella delle onde del mare che non si esauriscono, una volta che un’onda sbatte sulla spiaggia, poi ne arriva un’altra e un’altra ancora in continuazione, così è della grazia del Signore sull’umanità.

Se la grazia del Signore è stata sufficiente nel passato, lo sarà ancora oggi, lo sarà domani e dopo domani e per sempre!

Iniziamo la vita cristiana per grazia di Dio, continuiamo per grazia di Dio e finiamo per grazia di Dio! 

Così il perdono e il sostegno del Signore sono costanti e inesauribili!

La grazia del Signore, è una forza dinamica, che trasforma totalmente la vita dei credenti, a partire dalla salvezza (cfr. per esempio Atti 15:11; 18:27; Romani 3:24; Efesini 1:7; 2:5, 8; 2 Timoteo 1:9; Tito 2:11; 3:7) e continuando attraverso la santificazione (cfr. per esempio 2 Pietro 3:18) fino alla glorificazione (cfr. per esempio Efesini 2:7).

Per grazia di Dio noi possiamo essere e fare quello che Egli vuole per noi!
Questa grazia è la via attraverso la quale ogni credente diventa il tipo di cristiano che è e anche quello che fa per la gloria di Dio! (cfr. per esempio 1 Corinzi 15:10; 2 Corinzi 3:5).

Così la grazia del Signore qui potrebbe ricordare la realtà del perdono e della salvezza di Paolo nonostante fosse un peccatore (cfr. per esempio 1 Timoteo 1:12-15), come anche quella che rimanesse umile, che sopportasse la sofferenza cronica e che fosse potente nella missione affidatagli dal Signore nonostante la sua debolezza fisica!

La grazia rende tollerabile le sofferenze più acute e croniche e permette a Paolo di continuare il suo ministero apostolico.


Non so che tipo di sofferenza tu stai vivendo, hai anche pregato più volte per il tuo serio problema, ma non hai avuto nessuna risposta, ricorda la grazia del Signore è sufficiente, è adeguata per sopportare qualsiasi circostanza!

Non solo:
C) La potenza del Signore è perfetta nella debolezza  
Sempre nel v.9 leggiamo: “Perché la mia potenza si dimostra perfetta nella debolezza’”.

Il Signore spiega a Paolo la ragione (perché - gar) per cui la grazia del Signore è sufficiente per lui.

La grazia e la potenza del Signore s’intrecciano nelle vite deboli dei Suoi servi!

Il Signore mostrò a Paolo che la Sua grazia era sufficiente a sostenerlo e che avrebbe utilizzato l’afflizione per scopi spirituali significativi nella sua vita.

Prima di tutto vediamo:
(1) La potenza 
“Potenza” (dunamis) è un tema messo in enfasi in questi versetti, Paolo lo sottolinea tre volte (vv.9-10).

Anche per Gesù lo è stato: ”…Egli fu crocifisso per la sua debolezza; ma vive per la potenza di Dio” (2 Corinzi 13:4).

R. Leivestad dice: "Come la potenza di Dio è stata rivelata attraverso le debolezze del Signore crocifisso per la salvezza del mondo, così la vita e la potenza del Cristo risorto si stanno rivelando attraverso i suoi deboli apostoli in mezzo alle umiliazioni e alle afflizioni".

La potenza è una caratteristica di Dio (cfr. per esempio Deuteronomio 3:24; Giosuè 4:24; Geremia 16:21; Luca 1:35; Romani 1:20; Efesini 1:19; 3:7; 1 Pietro 1:4).

Dio ha una potenza incommensurabile che si è manifestata e si manifesta per esempio nella creazione (cfr. per esempio Isaia 40:26; Geremia 27:5; 32:17) come anche nella storia della salvezza del Suo popolo (cfr. per esempio Esodo 9:13–16; Romani 1:16; 9:17; 1 Corinzi 1:18). 

Thoralf Gilbrant scrive: “Tutta la storia di Israele – l’esistenza del popolo eletto, il suo sviluppo e il suo influsso sulle altre nazioni – è la prova della potenza di Dio (cfr. Esodo 15:6,13; 32:11; Deuteronomio 9:26,29; 26:8)”. 

Nel Nuovo Testamento la parola “potenza” (dunamis) si riferisce a Dio con enfasi sulla sua forza, o capacità (Matteo 26:64; Marco 14:62).

Inoltre la parola “potenza” (dunamis) è usata come termine per i miracoli, sia quelli compiuti da Gesù (cfr. per esempio Matteo 13:54; Marco 6:14) sia quelli compiuti dagli apostoli e da altri cristiani (cfr. per esempio Atti 8:13; 1 Corinzi 12:10).

Quindi la potenza di Dio è per i Suoi servi!

In 2 Corinzi 4:7 Paolo aveva detto parlando della gloria di Dio che risplende nel volto di Gesù: “Ma noi abbiamo questo tesoro in vasi di terra, affinché questa grande potenza sia attribuita a Dio e non a noi”.

Noi cristiani benchè siamo come vasi di terra, cioè deboli, fragili e insignificanti, rispetto a quello che può essere un vaso più pregiato e resistente come quello di oro, o di argento, eppure la potenza di Dio risiede in noi!

Il grande messaggio di Gesù Cristo è stato portato nel mondo da esseri umani comuni e deboli per dimostrare che la potenza che avevano proveniva da Dio e non era la loro!

John MacArthur scrive: “La prova del successo di Paolo nel ministero fu il potere del Vangelo di trasformare la vita delle persone che condusse alle chiese da lui fondate ed edificate. Erano un monumento alla sua fedeltà e alla potenza di Dio che operava attraverso di lui”.

Possiamo dire che la parola “potenza” è quella capacità di svolgere il compito di testimonianza di Gesù Cristo che viene dallo Spirito di Dio (Atti 1:8) per servirlo in modo efficace che si manifesta nel salvare i peccatori (cfr. per esempio Romani 1:16; 1 Corinzi 1:18) che a volte accompagnata da segni sovrannaturali (cfr. per esempio Atti 10:38; Romani 15:19; 1 Corinzi 2:4; 2 Corinzi 12:12; 2 Tessalonicesi 2:9).

Anche se Paolo aveva una spina nella carne, una sofferenza cronica, poteva portare avanti efficacemente la missione ardua che il Signore gli aveva affidato!

Per la potenza del Signore la sofferenza cronica che aveva non avrebbe ostacolato la sua missione!

Paolo ricevette non solo la grazia per sopportare la sofferenza cronica, ricevette anche la potenza di Dio per servirlo potentemente!

Consideriamo ora:
(2) La debolezza
“Perché la mia potenza si dimostra perfetta nella debolezza’”.

Plinio diceva: "Siamo migliori dove siamo deboli". 

Così anche Seneca: "La calamità è l'occasione della virtù". 

E Marco Minucio Felice: "La calamità è spesso la disciplina della virtù". 

Questi scrittori Romani vedevano nella debolezza, nella disgrazia, un aspetto positivo in termini umani, per Paolo invece era in relazione al Signore.

Dio si diletta nel mostrare la Sua potenza in situazioni in cui la forza umana è debole (Giudici 7; 1 Samuele 14:6–15). 

In Paolo, la potenza del Signore si dimostrava “perfetta” (teleioutai – presente passivo indicativo), cioè adempiuta perfettamente (cfr. per esempio Luca 22:37; Giovanni 19:28), era completa, non mancava di niente, era sufficiente ogni giorno per Paolo nella sua sofferenza cronica e missione!
Il verbo presente indica che il Signore ci lavorava ogni giorno.

Oppure il senso potrebbe essere di realizzare, completare, portare a termine: "Portare qualcosa a un fine desiderato" (Matteo 7:28; Giovanni 19:30; Apocalisse 20:3), e quindi il Signore ci stava ancora lavorando per portarlo a compimento.

La “debolezza” (astheneia) è letteralmente “essere senza forza”.

Parlando della parola greca R. Brannan dice che è: “La compromissione della normale funzione fisiologica che colpisce parte, o tutto l'organismo; soprattutto inteso in base alla conseguente debolezza causata da una malattia”.

La parola italiana “astenia” deriva da questa parola greca.

Con il termine “astenia” si vuole indicare più di una semplice stanchezza, è il grado massimo di stanchezza, una condizione dove si avverte una forte mancanza di energia fisica e mentale e non si riesce più a fare nemmeno le azioni più semplici ed elementari.

Così la parola greca indica la mancanza di forza dovuta a una malattia (cfr. per esempio Matteo 8:17; Giovanni 5:5; Atti 28:9).

Paolo aveva una malattia che lo rendeva senza forza! 
Aveva una sofferenza fisica molto debilitante!

Ma questa debolezza lo rendeva umile e potente per la grazia del Signore!

Il Signore dice a Paolo che la potenza sia nell’affrontare la malattia come nel suo ministero era nella sua debolezza!

“La debolezza è il presupposto dell'azione del potere divino” (W. Grundmann).

La debolezza, è la condizione in cui il Signore manifesta la Sua potenza.

Oppure la debolezza è il luogo della rivelazione della potenza del Signore.

“Questo è il mistero, lo stupore, la gloria del cristianesimo apostolico: la nostra debolezza attrae, non respinge, la potenza stessa di Dio” (Dane Ortlund).

Ed è contrario al pensiero di oggi di molte persone! 
Infatti si è attratti più dai potenti che dai deboli!

Quando il popolo di Dio è debole, allora la potenza di Dio diventa evidente!

Philip Hughes scrisse: “In effetti, l’abietta debolezza dello strumento umano serve a magnificare e mettere in risalto la perfezione del potere divino in un modo che qualsiasi suggerimento di adeguatezza umana non potrebbe mai fare. Quanto maggiore è la debolezza del servo, tanto più evidente è il potere della grazia onni-sufficiente del suo Signore”.

Lo scopo di Dio è di glorificare Se Stesso! (cfr. per esempio Isaia 42:8; 43:7; Efesini 1:6,11,14).

Calvino commenta: "La potenza di Dio è resa perfetta solo quando risplende abbastanza chiaramente da ottenere la lode che gli è dovuta". 

In 1 Corinzi 1:26–31 Paolo disse ai cristiani di Corinto che Dio non aveva scelto molti saggi, né molti potenti, né molti nobili, ma aveva scelto le cose pazze del mondo per svergognare i saggi, le cose deboli del mondo per svergognare le forti, e gl’ignobili e le cose disprezzate, anzi le cose che non sono considerate nel mondo per ridurre a nulla coloro sono considerate. 
E lo ha fatto e lo fa affinché nessun essere umano si vantasse davanti a Lui, ma che si vantassero nel Signore!

Il principio che impariamo è: quanto più deboli si sentono, o sono consapevoli i servi del Signore davanti a Lui, tanto più il Signore gli dimostra la Sua potenza nella sua vita come anche nella missione che ha affidato loro!

Spurgeon a riguardo disse:"La grande tribolazione fa emergere la grande forza di Dio. Se non provate mai conflitti interiori e sprofondamenti dell'anima, non conoscete molto della potenza sostenitrice di Dio; ma se scendete, scendete, negli abissi dell'anima, se l'abisso minaccia di chiudere la bocca su di voi, e allora il Signore cavalca un cherubino e vola, sì, cavalca le ali del vento e libera la vostra anima, e vi cattura fino al terzo cielo di delizia, allora percepite la maestà della grazia divina. Oh, la debolezza dell'uomo deve essere sentita, riconosciuta e compianta, altrimenti la forza del Figlio di Dio non sarà mai perfezionata in noi".

Infine vediamo:
(3) La dipendenza
David Garland parlando della risposta del Signore a Paolo scrive: “Questa risposta fu molto più grande e più profonda di qualsiasi cosa Paolo sapesse chiedere al Signore. Dio dà al suo orgoglio un colpo da KO che lo rende completamente dipendente dal potere divino, non dal suo”.

Le debolezze ci ricordano che dipendiamo e dobbiamo dipendere da Dio per essere efficaci!

Neil Wilson dice: “Le debolezze ci ricordano la nostra dipendenza da Dio. Quando siamo forti in capacità o risorse, siamo tentati di svolgere l’opera di Dio da soli e questo può portare all’orgoglio. Quando siamo deboli e permettiamo a Dio di riempirci della sua potenza, allora siamo più forti di quanto potremmo mai essere da soli. Dio non intende che cerchiamo di essere deboli, passivi o inefficaci: la vita fornisce abbastanza ostacoli e battute d’arresto senza che noi li creiamo. Quando arrivano questi ostacoli, dobbiamo dipendere da Dio. Solo il suo potere ci renderà efficaci per lui e ci aiuterà a svolgere un’opera che ha valore duraturo”.

Gesù nella similitudine della vite e dei tralci disse che senza di Lui non possiamo portare frutto! 

Gesù ci esorta a dimorare in Lui come il tralcio nella vite se vogliamo portare frutto dando la motivazione dicendo enfaticamente: ”Perché senza di me non potete far nulla” (Giovanni 15:5).   

Filippesi 4:13 ci fa capire ancora che Paolo dipendeva dal Signore quando dice: “Io posso ogni cosa in colui che mi fortifica”.

L’apostolo si riferiva ai momenti di povertà e fame.

E comunicando a Timoteo un periodo difficile della sua vita, quando era sotto processo e i suoi collaboratori lo abbandonarono, in 2 Timoteo 4:17 Paolo dà gloria al Signore dicendo: “Il Signore però mi ha assistito e mi ha reso forte, affinché per mezzo mio il messaggio fosse pienamente proclamato e lo ascoltassero tutti i pagani; e sono stato liberato dalle fauci del leone”.

Se ti senti autosufficiente, non sentirai mai il bisogno di Gesù Cristo; ma sei consapevole della tua debolezza allora griderai al Signore e il Signore ti darà la potenza per vivere la vita cristiana e per servirlo efficacemente!

Non possiamo ricevere la sufficienza della grazia e della potenza del Signore finché non riconosciamo la nostra insufficienza e debolezza e il bisogno di Lui!

CONCLUSIONE 
La spina nella carne, vale a dire la sofferenza cronica, era per il bene spirituale di Paolo e per la manifestazione della potenza del Signore.

Quella sofferenza cronica fu un'opportunità per il Signore di dimostrare la Sua potenza, e quindi Paolo imparò una lezione di vita importante che non avrebbe mai imparato se non avesse sofferto, e ce lo ha trasmesso a noi, e cioè che la grazia di Dio è sufficiente perché la potenza di Dio si dimostra perfetta nella debolezza! 

Nella Bibbia vediamo che quando ci avviciniamo al Signore dobbiamo avere fede (Ebrei 11:6), quindi dobbiamo pregare con fede senza dubitare che il Signore ci esaudirà (cfr. per esempio Matteo 9:27-30; 21:22; Giacomo 1:6-7), ma non sempre ci esaudisce come ha fatto con Gesù (Matteo 26:36-46) e con Paolo, questo perché la buona, gradita e perfetta volontà di Dio (Romani 12:2) è diversa da quello che sono le nostre richieste (1 Giovanni 5:14-15).

Allora, quello che vediamo in questo testo è: la preghiera non riceve sempre la risposta che noi vogliamo!

Paolo c’insegna ad accettare la volontà di Dio serenamente anche se questa è diversa da quello che noi vogliamo come gli abbiamo comunicato in preghiera!

Il Signore non sempre cambia le nostre circostanze, non sempre esaudisce le nostre preghiere perché ha qualcosa di meglio per noi, perché vuole cambiare noi, vuole perfezionarci nel carattere come ha fatto con Paolo (cfr. per esempio Romani 8:28-29; 2 Corinzi 12:7; Giacomo 1:3-4).

D.A. Carson scrive: “Nel cammino cristiano una grande grazia e un grande privilegio spesso vanno di pari passo con una grande sofferenza”.

Ma abbiamo la certezza che il Signore ci darà la grazia per affrontare qualsiasi tipo di situazione e di servirlo in modo efficace nonostante la nostra debolezza, i problemi, o le sofferenze che stiamo vivendo!

Tutto questo appartiene alla condizione umana, anche a quella salvata!

Sapendo tutto questo affrontiamo quello che il Dio sovrano ci fa vivere con serenità e gioia!

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