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Luca 4:18: L’unzione dello Spirito Santo su Gesù

 Luca 4:18: L’unzione dello Spirito Santo su Gesù Nel silenzio di un momento di riflessione, immaginiamo di essere ai margini di un villaggio polveroso della Galilea. Un uomo si alza per leggere le Sacre Scritture in una sinagoga.  Le sue parole risuonano con una potenza che travalica i confini del tempo. Non è una semplice lettura: sono parole di speranza, di liberazione, di salvezza. Gesù sta dichiarando la Sua missione divina, per questo motivo lo Spirito, cioè lo Spirito Santo (cfr. per esempio Luca 3:22; 4:1; Atti 10:38) era su di Lui. L’unzione dello Spirito Santo, non era un dettaglio marginale, ma il cuore pulsante della Sua vita. Non era un accessorio, ma l’essenza stessa della Sua identità e del Suo ministerio. Ogni guarigione, ogni insegnamento, ogni momento profetico scaturiva dalla Sua immediata e continua unzione. Lo Spirito Santo non era una presenza passiva, ma una potenza dinamica ed efficace. 
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Salvatore

1 Cronache 29:3: Un segno di una vera devozione a Dio

 1 Cronache 29:3: Un segno di una vera devozione a Dio

“Inoltre, per la devozione che porto alla casa del mio Dio, siccome io posseggo in proprio un tesoro d'oro e d'argento, io lo do alla casa del mio Dio, oltre a tutto quello che ho preparato per la casa del santuario”.

La qualità di un discepolo, o di un cristiano spirituale può essere misurata in diversi modi: dalla qualità della sua vita di preghiera, dal suo rapporto con la Bibbia, dalla sua passione per le anime perdute, ma c’è un’altra prova importante e cioè il suo rapporto con i soldi, o con i propri averi.  La Bibbia parla molto di come gestire i nostri soldi, o i nostri averi, e il modo come li amministriamo mostra la nostra spiritualità. Questo capitolo di 1 Cronache è uno dei tanti passi che parlano del donare a Dio, in questo caso per la costruzione del Suo tempio. Davide dedicò i suoi ultimi anni di vita alla preparazione della costruzione del tempio sapendo che non sarebbe vissuto a lungo per vederlo. Davide per la devozione che portava verso il tempio di Dio, donò anche i suoi tesori d’oro e di argento dal valore di milioni e milioni di euro (vv.4-5) per la costruzione del tempio. Dopo aver dato il buon esempio con la sua donazione generosa, Davide sfida tutta l’assemblea a donare (vv.1,5) e così i capi delle case patriarcali, i capi delle tribù d’Israele e così via seguirono il suo esempio con le loro offerte volontarie per un valore di milioni e milioni di euro (vv.6-9). Dai vv.10-13 Davide benedisse il Signore in presenza di tutta l’assemblea riconoscendo che ciò che hanno dato in realtà è ciò che hanno ricevuto dalla mano del Signore (vv.10-14,16).

Davide ha capito che fondamentalmente che ciò che una persona possiede, non è per la propria bravura, intelligenza, capacità, perché tutto alla fine viene da Dio (v.14). Tutto ciò che una persona possiede è per grazia di Dio! (cfr. 1 Samuele 2:7; 1 Corinzi 16:2; 2 Corinzi 8:1-5). Quindi, Davide e l’assemblea riunita, stavano semplicemente restituendo una parte di ciò che avevano ricevuto da Dio. Fu per la grazia di Dio che potevano costruire il tempio, che potevano avere le risorse per farlo. Così la consapevolezza che tutto ciò che abbiamo è un dono di Dio mette a tacere il nostro orgoglio. Inoltre Davide si rese conto che "i nostri giorni sulla terra sono come un'ombra" (v.15; cfr. Giobbe 7:6; 8:9; Salmo 144:4), cioè la vita è breve. Come un'ombra, che passa così rapidamente, sono i nostri giorni sulla terra. Nemmeno la ricchezza e la sicurezza che erano state concesse a Davide avrebbero cambiato la sua sorte riguardo la sua morte (cfr. Salmo 49:6-9). Dunque Davide ci fa capire che è una follia accumulare i tesori sulla terra che Dio ci ha donato, ed è una follia conservarli per se stessi visto che comunque moriremo, siamo di passaggio e non porteremo le ricchezze con noi (cfr. Salmo 49:6-13). Quindi donare ciò che Dio ci ha donato per l’opera Sua è l'unico modo sicuro per non sprecarli. Se noi pensiamo che non porteremo niente con noi dopo la morte, se noi pensiamo (i veri cristiani) che la nostra patria è in cielo, se pensiamo che quello che Dio ci ha dato qui su questa terra può essere usato per il progresso del Suo Regno, se noi pensiamo che dipendiamo completamente dalla provvidenza di Dio, allora saremo donatori generosi!! Il donare i nostri soldi non ci fa guadagnare la vita eterna, perché è per grazia (cfr. Efesini 2:8; 2 Timoteo 1:9), ma mostra dov’è il nostro cuore! La generosità conferma che la nostra speranza è in Dio e non in noi stessi e nel nostro denaro. Donare le nostre ricchezze a Dio, mostra quanto prendiamo seriamente la nostra consacrazione a Dio. Il donare a Dio indica quanto siamo veramente consacrati a Lui, soprattutto quando è a rischio il nostro benessere materiale come la vedova che ha dato tutto quello che aveva, mentre poteva tenere per se uno spicciolo, il pezzo più piccolo di moneta, e l’altra darla al Signore (cfr. Marco 12:41-44). “Dare con generosità sembra un atto molto azzardato a chi ha assai poco da dare; ma si tende a dimenticare il rischio quando sia ben fermo nella mente il pensiero della grandezza di Dio. Tutte le nostre risorse, grandi o piccole che siano, provengono in ultima analisi da Dio; e Dio è potente…”.   (R.V.G. Tasker). L’azione della vedova è stata un atto di fede e non solo di generosità, perché ha dato tutto quello che aveva sapendo che Dio avrebbe provveduto ai suoi bisogni. Questa storia c’insegna a rinunciare concretamente a tutte le nostre sicurezze per affidarci completamente alla misericordia e alla provvidenza di Dio. Questa povera vedova era disposta a dare tutto, tutto quello che aveva per vivere, perché credeva che Dio avrebbe provveduto per lei. Perciò una verità che salta fuori da questa storia è: daremo nella misura in cui noi crediamo Dio provvederà per noi. Quanto più noi crediamo che Dio provvederà riguardo ai nostri bisogni tanto più saremo disposti a rischiare dando a Lui; tanto meno ci fidiamo di Dio, tanto meno daremo a Lui. Quindi la percentuale di quello che diamo a Dio è un’indicazione chiara e netta di quanto siamo consacrati a Lui e ci fidiamo di lui. Il dare a Dio riflette la nostra consacrazione come anche la fede nella provvidenza di Dio. Il nostro dare può essere un segno tangibile di quanta fede abbiamo in Dio che provvederà ai nostri bisogni. Davide e l’assemblea riunita c’insegnano anche il modo come donare. Davide è consapevole che Dio conosce le nostre intenzioni e si compiace della rettitudine, pertanto non guarda a quanto diamo, ma a come diamo, cioè dobbiamo dare generosamente, volenterosamente, con tutto il cuore e con rettitudine (vv.9,14,17). Che Dio ci aiuti a essergli devoti anche con i soldi e con tutto ciò che ci ha dato per la Sua grazia. “Ma quanto dobbiamo dare a Dio?”, qualcuno potrebbe chiedere. La domanda come dice giustamente Donald S. Whitney non è: “‘Quanti dei miei soldi dovrei dare a Dio?”, ma piuttosto: “Quanti dei soldi di Dio dovrei tenere per me?’ ” Il cristiano è un amministratore dei beni che Dio ha dato a lui, dovremmo allora riflettere su quanto dobbiamo dare a Lui per il progresso del Suo regno. Dio possiede ogni cosa e ci fa la grazia di avere, di amministrare e di dare a Lui ciò che Egli ci dà, tu come stai amministrando i beni che Dio ti ha dato? 


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